Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

Page 1

GUIDA AL RECUPERO DEI CIABÒT IN ALTA LANGA Studenti: ANDREA OTTAVIANI MARTINO PEZZOLLA MANUEL PISCIONERI

Relatore: ANDREA BOCCO Corso di Laurea magistrale: ARCHITETTURA COSTRUZIONE CITTÀ

1

VOLUME



SOMMARIO PREMESSA Perchè una guida al recupero? Sviluppo della guida

4 5 5

1 CONTESTO TERRITORIALE, CULTURALE E SOCIO-ECONOMICO

9

1.1 Contesto ambientale, socio-economico della società contadina tradizionale ed evoluzione storica

9

1.2 Contesto architettonico tradizionale locale e sua evoluzione Terrazzamenti Nuclei rurali (borghi) Cascine Scau (seccatoi) Pozzi e forni Ciabòt (“casotti”)

13 15 17 18 22 23 24

1.3 Contesto e problematiche contemporanee

25

2 I CIABÒT

32

2.1 Analisi tipologica legata alla funzione Ciabòt seccatoi Ciabòt stalla Ciabòt legato alla vigna Ciabòt deposito attrezzi

33 34 36 38 40

2.2 Rilievi Rilievo Ciabòt n° 77 Rilievo Ciabòt n° 25 Rilievo Ciabòt n° 57 Rilievo Ciabòt n° 43

42 44 52 58 66

2.3 Materiali e prodotti impiegati Pietra di Langa Legno di castagno Malta

72 72 72 73

PAG 1


2.4 Analisi unità tecnologiche Murature controterra Murature Strutture di copertura Manti di copertura Nodi di gronda Comignoli Aperture Finestre Porte Solai e volte Scale esterne 3 POSSIBILI RIUSI 3.1 Nuove possibili funzioni per i ciabòt Funzioni legate all’agricoltura Funzioni legate al turismo Funzioni legate alla preservazione della cultura e della storia Funzioni legate alla residenza

74 75 75 77 78 81 81 82 83 84 85 86 92 94 94 96 98 99

4 QUADRO NORMATIVO Norma per il recupero funzionale dei rustici Norme igienico-sanitarie Norme per il superamento delle barriere architettoniche Norme per il risparmio energetico Normativa antisismica

104 106 106 107 109 111

5 LINEE GUIDA

120

5.1 Sensibilità e rispetto

120

5.2 Diminuzione dei consumi energetici e impronta ecologica

121

5.3 Schemi d’intervento Blocco servizi interno Distribuzione verticale interna Scatola nella scatola Ampliamento

123 123 124 125 126

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


5.4 Linee guida per unità tecnologiche Copertura Murature Inserimento del solaio contro terra Solai interpiano Aperture Distribuzione verticale Impianti 6 BUONE PRATICHE

130 130 136 140 141 143 146 148 154

6.1 Nazionali Sextantio Albergo Diffuso Rifugio Paraloup

156 156 158

6.2 Internazionali E / C House Pavillon Roly The Barn Toms Hutte Lyset paa Lista

160 160 162 164 166 168

7 PROGETTI Progetto Ciabòt n° 77 Progetto Ciabòt n° 25 Progetto Ciabòt n° 57 Progetto Ciabòt n° 43

174 175 190 200 212

BIBLIOGRAFIA

222

PAG 3


PREMESSA

La voce “ciabòt”, nel vocabolario Piemontese Italiano di Michele Ponza da Cavour, viene tradotta come “Casina, casoccia, casotto, casupola, casuccia, casa da contadino”. Tale definizione esprime il carattere popolare, semplice e modesto di queste costruzioni, tipiche del panorama dell’Alta Langa. La funzione di questi edifici, legata da sempre alla vita contadina, con il progresso tecnologico e la conseguente modifica delle abitudini, è venuta meno; la maggior parte di questi, infatti, è in stato di abbandono. In questo contesto, il futuro dei ciabòt può evolversi in due situazioni opposte: l’abbandono totale con conseguente scomparsa, o il recupero a favore di un nuovo utilizzo. Con l’intento di perseguire quest’ultima possibilità, l’Associazione Parco Culturale Alta Langa ha richiesto di censire e mappare i ciabòt presenti lungo la GTL (Grande Traversata delle Langhe), un percorso turistico che attraversa la maggior parte dei comuni di quest’area, con l’obiettivo di coglierne le effettive possibilità di recupero e le eventuali opportunità, sociali ed economiche, che ne deriverebbero.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Perchè una guida al recupero?

A nostro avviso, dunque, è possibile attribuire Le finalità di una guida al recupero sono mol- uno sviluppo ai ciabot, non più legato solo all’ateplici: dare ai ciabòt un nuovo ruolo all’interno gricoltura, ma anche al turismo, alla cultura e dell’economia del territorio; sensibilizzare e in- all’accoglienza. formare la comunità sull’importanza di questo patrimonio; offrire un supporto a chi voglia recu- Ogni intervento atto alla rifunzionalizzazione perare rispettosamente questi edifici; suggerire dev’essere attentamente valutato in funzione nuove funzioni e garantire loro una nuova vita. delle necessità e delle prestazioni richieste all’edificio, per garantire la valorizzazione, l’uso e la Sviluppo della guida sopravvivenza di questa particolare tipologia di architettura rurale. Sta a noi saper recuperare L’ inizio del nostro lavoro si è svolto percorrendo questo patrimonio utilizzando il passato come la GTL a piedi, osservando, in questo modo, il opportunità per il futuro. territorio in maniera più diretta. È seguita, poi, un’analisi storica dell’Alta Langa, per comprendere l’evoluzione di questi edifici. A questa prima fase, che ci ha permesso di identificare e classificare le funzioni originali dei ciabòt e i loro tratti distintivi, è seguita la scelta e il rilievo di alcuni edifici a titolo d’esempio per ogni funzione. Il rilievo è stato fondamentale per la comprensione delle principali unità tecnologiche e il loro funzionamento. In seguito, ci siamo interrogati su quali potessero essere le nuove funzioni insediabili e su come intervenire in maniera sostenibile a livello sociale, culturale ed economico rispettando, con le giuste misure, la natura del ciabòt. Abbiamo così definito delle linee guida al recupero e applicandole agli edifici rilevati sono stati elaborati quattro progetti che propongono altrettanti riusi.

PAG 5




Fig. 1. Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

Inquadramento generale


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi Quadro normativo

stilenze e disagi. Una terra dove più realtà si scontravano continuamente e per ciò politicamente instabile. Qui, il feudalesimo sopravvivrà fino alla fine del ‘700 ma poche famiglie di nobili o notai, spesso non i veri proprietari dei feudi ma loro delegati, s’ impegneranno a gestire e plasmare il territorio.

Linee guida

Guardando le valli Bormida, Uzzone e Belbo si può osservare un mare di colline puntinate da borghi e cascine di pietra, terrazzate e coltivate sui versanti rivolti a sud e selvagge su quelli opposti. Qui intervento antropico e natura sembrano convivere in armonia da sempre. Quest’ immagine sembra darci l’idea che tutto sia sempre stato così, che cento o cinquecento anni fa ci si sarebbe trovati davanti a un identico panorama. Le stesse terre, attorno all’anno 1000, erano chiamate deserta Langorum rileva Lorenzo Mamino (Paesaggio Architettura e Pietra di Langa, 2008). Nel diploma di donazione del 967 di parte di queste terre ad Aleramo si parlava di località poste in “desertis locis”, mentre Arcangelo Ferro (Ceva e la sua Zona, 2001) racconta di marchesi del Vasto o del Guasto e di una zona decaduta e “guastata”, rappresentata nelle antiche carte geografiche come difficilmente accessibile e orograficamente infelice. Un’area in seguito modellata lentamente da famiglie testarde e illuminate, che hanno saputo continuamente rialzarsi nonostante guerre, pe-

Buone pratiche

1.1 Contesto ambientale, socio-economico della società contadina tradizionale ed evoluzione storica

Progetti

1 CONTESTO TERRITORIALE, CULTURALE E SOCIO-ECONOMICO

PAG 9


Fig. 2. Le langhe nella carta a stampa di Jacopo Gastaldi, 1564. Interessano qui i fiumi, le località e la pronunciata variazione altimetrica che è di impedimento agli spostamenti veloci. Lorenzo Mamino (Paesaggio, Architettura e pietra di Langa, 2008) p. 18 Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi Quadro normativo Linee guida Buone pratiche

un orizzonte allargato è difficilmente individuabile dagli abitanti delle Langhe, perché raramente si scostano dalle loro abitudini quotidiane. Passata la catastrofe o l’esercito, si ricostruisce e si continua con i ritmi consueti. Il senso di appartenenza a una regione non è sentito in quanto non necessario, questo per via dell’economia delle Langhe, basata sulla policoltura di sussistenza che permette l’autosostentamento. Sono quindi l’orizzonte relativo e circoscritto, e il loro equilibrio, a determinare la sopravvivenza di questa cultura. L’orizzonte allargato compare solo nell’800, durante il dominio francese, quando i vari comuni richiedono di essere inclusi in un arrondissement piuttosto che in un altro, a seconda dei propri interessi. È in questo periodo che s’introduce l’immagine aulica della Langa nella visione collettiva, quella fatta di carri di legno, buoi aggiogati, fiere di bestiame, povertà contadina, fatica e distanza dal resto del Paese. Un’immagine che ha “ingoiato” e nascosto quella precedente formata di sentieri percorsi a piedi o su muli, di vera povertà, di carestie e guerre incessanti, che prova, però, che sia le due grandi guerre che l’industrializzazione non sono le prime avversita a cui è andato in contro questo popolo, e nemmeno le più distruttive.

Progetti

Un territorio avaro e difficile da coltivare, soggetto a piene e smottamenti, nel quale l’uomo vive in piccole realtà cascinali e si sposta solo per commerciare in fiere o per feste di paese. In una realtà del genere com’è possibile la formazione di un’ identità collettiva? Come nascono i Langhetti? Come diventano una comunità definita? Lucia Carle (Oltre l’ACNA: identità e risorse per la rinascita della valle Bormida, 1993), per spiegare la formazione di questa identità, individua tre orizzonti di percezione applicabili agli abitanti delle Langhe: un orizzonte relativo, uno circoscritto e uno allargato. Il primo nasce dalle relazioni che si formano all’interno della propria cascina o borgo, sono relazioni di condivisione quasi totale. Il secondo è frutto di rapporti finalizzati a esigenze precise e vitali: acquisto, scambio, fiere, feste e matrimoni, e si sviluppa su una rete di collegamenti che unisce i vari punti d’ interesse. Quest’orizzonte circoscritto è forse il più importante promotore della cultura delle Langhe, una cultura che nasce e si sviluppa a piedi, fatta di piccoli commerci e relazioni. Non si hanno padroni stabili, né frontiere definite, l’abitato è sparso, il territorio è continuamente soggetto ad alluvioni e smottamenti. La sua fertilità è incostante e carestie, pestilenze e guerre sono all’ordine del giorno. Questa realtà è comune a tutti gli abitanti ed è proprio il condividere una vita tanto mutevole ad aver formato il senso di comunità. Per più di tre secoli, dal 1500 alla fine del 1700,

PAG 11


Si può parlare quindi di un popolo della Langa, costruito non da un confine geografico o da un regnante ma dalla condivisione delle piccole cose. Vivere nella Langa significa mangiare un certo tipo di cibo, coltivare in un certo modo, abitare piccoli agglomerati costruiti secondo tecniche locali. È quindi questa identità invisibile il primo e più grande patrimonio di questo territorio, nel quale i suoi abitanti, tramite le più moderne conoscenze, hanno il dovere di sfruttarlo per superare, ancora una volta, come sempre, l’ennesimo momento di crisi.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico Quadro normativo

l’agricoltura. Questa, a causa della conformazione collinare del terreno ha richiesto una forte modellazione e antropizzazione del paesaggio, attraverso la realizzazione di architetture minori, edificate senza maestranze specifiche ma concepite dalle stesse comunità che le hanno poi abitate e usufruite. Questo ha portato a un’unitarietà delle forme e dei tipi che ben rispondeva alle esigenze degli agricoltori. Tutto ciò ha contribuito a costituire un abaco di regole tecniche, e un’identità ben determinata del luogo. Tali regole tecniche sono riscontrabili nel prevalente utilizzo della pietra, materiale proprio delle Langhe, che ben si prestava alle particolari tecniche costruttive tramandate nel tempo, derivanti da quelle utilizzate per l’edificazione di torri e castelli.

Linee guida

La volontà di fare un excursus delle tipologie edilizie, presenti in Langa, deriva primariamente dalla singolarità di queste in rapporto al patrimonio architettonico rurale piemontese e, più in generale, a quello nazionale. L’uso del termine “singolare” non è casuale, tale patrimonio possiede un carattere basato sull’uso di figure semplici, proporzioni elementari e unitarietà di linguaggio architettonico dettato da necessità economiche, sociali e territoriali, nonché culturali e funzionali. Il patrimonio, di cui si sta trattando, è composto prevalentemente da borghi o nuclei rurali, cascine, casotti (ciabòt nel dialetto di Langa), seccatoi, pozzi, forni e terrazzamenti; costruzioni che dalla loro concezione alla loro esecuzione offrono ausilio all’attività principale di queste terre,

Buone pratiche

Cascina Croce, Castelletto Uzzone

Progetti

Fig. 3.

Possibili riusi

I Ciabòt

1.2 Contesto architettonico tradizionale locale e sua evoluzione

PAG 13


La pietra di Langa, copiosamente presente nel territorio, un’arenaria compatta e calcarea, è un segno evidente della trasformazione del paesaggio in quanto utilizzata sia per l’elevazione di edifici civili, rurali e religiosi, sia per la realizzazione dei terrazzamenti agricoli che tanto caratterizzano i pendii. Questa pietra veniva utilizzata, per i diversi elementi componenti l’edificio (muri perimetrali, manto di copertura, elementi di imposta, decorazioni), garantendo ad esso un particolare senso armonico. La diversificazione dei suoi metodi di utilizzo ha portato allo sviluppo delle tecniche costruttive proprie delle Langhe. Di seguito è proposta una descrizione del principale patrimonio architettonico rurale da noi considerato in questo territorio.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Terrazzamenti

alluvionali e di humus, e condizioni ideali alla coltivazione. A tale condizione, si è ovviato mediante un sistema di terrazzamenti, scaloni composti di muri di contenimento in pietra a secco intervallati da zone pianeggianti, che adattavano il territorio a un utilizzo agricolo, rispondendo al sostentamento di una popolazione in crescita. Questi, oltre a diminuire le pendenze dei versanti, aumentavano le profondità dei suoli, mi-

Buone pratiche

I terrazzamenti costituiscono il più importante sistema di organizzazione del paesaggio nell’area mediterranea. Fanno parte della Banca mondiale dei saperi tradizionali, (Traditional Knowledge World Bank - TKWB), promossa dall’UNESCO. I pendii, prima delle modifiche da parte dell’uomo, non si prestavano ad accogliere le colture in quanto erano poveri e pietrosi, a causa della forte inclinazione che non permetteva depositi

Linee guida

Terrazzamenti, Cortemilia

Progetti

Fig. 4.

PAG 15


gliorandone il rendimento. Inoltre, favorivano un miglior irraggiamento solare e miglioravano le condizioni microclimatiche, grazie al rilascio di calore da parte della pietra durante la giornata. In queste opere non ci si trova di fronte a geometrie definite ma a forme adattate al territorio. Come scrive Silvia Belforte (Pezzolo Valle Uzzone, 2003): La presenza dei terrazzamenti testimonia un gigantesco lavoro di costruzione di mura di contenimento, che ha conosciuto nell’Europa Mediterranea la sua massima estensione tra XVIII e XIX secolo. […] Lo studioso francese [Paul Raybaut] calcola che la costruzione di un muro lungo 2,50 m e alto 1 m necessita in media 1,5 mq di pietre per il rivestimento esterno, 1 mq di pietre più piccole, 0,25 mq di terra a cui si devono aggiungere 5 ore di lavoro per la realizzazione durante le quali vengono movimentate circa 6 tonnellate di materiale. Al lavoro di costruzione bisogna aggiungere quella per la distribuzione dello strato di “coltivo” necessario per utilizzare a fini agricoli le superfici recuperate.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Nuclei rurali (borghi)

Buone pratiche

Gli insediamenti rurali dell’Alta Langa variano in relazione alla morfologia del terreno su cui sorgono, alla loro estensione e al tipo di coltura presente. Oltre a residenze e edifici a servizio di attività agricole sono riconoscibili chiese o cappelle, forni, pozzi e talvolta anche edifici scolastici. Questi borghi sono contornati da numerosi casotti e cascinali di minore consistenza.

Linee guida

Nucleo rurale, Cortemilia

Progetti

Fig. 5.

PAG 17


Cascine Il legame tra terrazzamenti e agricoltura è tanto accorpati in differenti schemi insediativi: cascine forte quanto quello tra le cascine e l’attività agri- in linea, cascine a “L”, cascine a “C”. cola, la quale richiedeva la costruzione di manufatti più o meno complessi come stalle, fienili, forni, pozzi e cantine. Questi erano solitamente

Fig. 6.

Cascina Flambò, Camerana

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

Cascine in linea

Buone pratiche

Cascina in linea - Assonometria

Progetti

Fig. 7.

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Le cascine in linea sono presenti soprattutto nei poderi di mezzacosta e posti lungo i crinali secondari delle Langhe. Sono costituite da un unico corpo di fabbrica che si sviluppa in maniera longitudinale con forma parallelepipeda, accorpando le principali funzioni elementari: l’abitazione, la cantina, la stalla e il fienile. In questi volumi composti di geometrie semplici è evidente la netta separazione degli ambienti annessi alle funzioni residenziali da quelli annessi all’attività contadina. Questa separazione è risolta attraverso una differenziazione di altezza tra i due corpi e da un maggior grado di finiture per la residenza. Lo schema strutturale, con setti longitudinali, si riflette nell’organizzazione dell’impianto distributivo interno, il quale non presenta muri di spina paralleli ai setti portanti. I collegamenti verticali si collocano nella parte mediana dell’edificio permettendo di servire una o più cellule abitative.

PAG 19


Cascine a “L” Questo schema insediativo è composto da un unico volume con pianta a “L”. Il lato lungo è disposto parallelamente al declivio e ospita la stalla e il fienile; il corpo di fabbrica secondario, disposto perpendicolarmente alla pendenza del terreno, ospita, in genere, l’abitazione. Questa configurazione permette una maggiore accessibilità al piano primo e la possibilità di conservare, a temperature adeguate, i prodotti alimentari nel piano sottostante.

Fig. 8.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

Cascina a "L" - Assonometria


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

Cascine a “C”

Cascina a "C" - Assonometria

Progetti

Fig. 9.

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Le cascine presenti nei fondovalle, legate alla coltura del frumento e del mais, sono spesso organizzate con una disposizione dei corpi di fabbrica a “C”, ad abbracciare una vasta aia centrale. Probabilmente questa tipologia nasce dalla successiva addizione di volumi a nuclei iniziali con impianto in linea o a “L”.

PAG 21


Scau (seccatoi) Anche in questo caso, ci si trova davanti figure semplici realizzate in funzione delle necessità agricole. Costruiti in un territorio in cui era copiosa la presenza di castagneti, gli scau servivano per la seccatura delle castagne. Questa durava circa 40 giorni, si alimentava un debole fuoco all’interno della costruzione e il fumo prodotto, salendo tra i listelli della grata, posta a un livello intermedio, avvolgeva con il suo calore i prodotti da essiccare. Nei paesaggi dell’Alta Langa, queste costruzioni assumono una caratteristica particolare rispetto a quelli dei territori limitrofi: la forma circolare. In accordo con Lorenzo Mamino (Paesaggio, Architettura e pietra di Langa, 2008), il profilo non è legato esclusivamente alla funzione (la forma circolare facilita la movimentazione dei frutti) ma più propriamente alla sacralità di tale forma. La sacralità, riferita al raccolto di fine stagione, è qui descritta attraverso l’uso della geometria elementare. I materiali utilizzati per l’edificazione di questi manufatti sono gli stessi adoperati per gli edifici rurali del territorio già citati. Le dimensioni in pianta variano da un minimo di 4 metri di diametro a un massimo di 6; in elevazione da un minimo di 4 metri a un massimo di 8.

Fig. 10. Scau - Assonometria

Fig. 11.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

Scau restaurato, Cortemilia


Fig. 12.

Fig. 13.

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

I forni erano spesso inglobati nel volume del portico del rustico, o posti in un fabbricato isolato, in prossimità dell’abitazione principale. Sono stati rilevati anche forni abbinati a seccatoi o posti in adiacenza a una costruzione di servizio. Anche questi sono edificati in pietra di Langa, con tecniche costruttive identiche a quelle degli edifici di maggior rilievo.

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I pozzi sono costruzioni accessorie, presenti in grande numero in Langa. Questi testimoniano la presenza di acqua, elemento essenziale per la scelta del sito insediativo. Possono trovarsi all’interno del nucleo costruito, a lato dell’aia, oppure all’interno dei campi o in prossimità dei terrazzamenti, quando servono alla funzione d’ irrigazione.

I Ciabòt

Pozzi e forni

Forno - Ciabòt n° 71

Progetti

Pozzo annesso a cascina, Monesiglio

PAG 23


Ciabòt (“casotti”)

Fig. 14. Ciabòt n° 24

Il ciabòt o casot rappresenta la costruzione più Questa categoria edilizia verrà analizzata in maelementare del patrimonio architettonico qui niera dettagliata nei successivi capitoli. trattato. Consiste di un’unica cellula funzionale sviluppata su due piani ed è di solito costruito in pendio, a mezzacosta o al limitare del podere di fondovalle. In base alla collocazione varia la funzione a cui l’edificio è dedicato.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi

nesiglio, Camerana, Saliceto, S. Benedetto Belbo, Monbarcaro, Niella Belbo, Feisoglio, Cravanzana, Torre Bormida, Gorzegno, Pezzolo Valle Uzzone, Castelletto Uzzone, Gottasecca. Come si può notare, la popolazione subisce una forte diminuzione tra il 1961 e il 1991; in particolare i comuni di Gottasecca, Monbarcaro, Levice e Bergolo vedono allontanarsi più del 60% dei propri abitanti.

Buone pratiche

Linee guida

In quest’ultimo secolo, il territorio dell’Alta Langa è stato caratterizzato da un rilevante fenomeno di spopolamento, provocando l’abbandono e il degrado del patrimonio agricolo e architettonico. Le cause principali di questo fenomeno sono diverse, non solo nazionali, ma soprattutto legate alla situazione socio-economica locale. Gli anni del dopoguerra, quelli del boom economico, caratterizzati da una sempre più fiorente industrializzazione nei maggiori centri abitati, spinsero gran parte della popolazione contadina verso le città, alla ricerca di condizioni di vita migliori. I grafici sottostanti rappresentano l’andamento demografico dei seguenti comuni dell’Alta Langa: Castino, Cortemilia, Bergolo, Levice, Prunetto, Mo-

Quadro normativo

1.3 Contesto e problematiche contemporanee

Progetti

Fig. 15. Andamento demografico in Alta Langa

PAG 25


Fig. 16. Variazione percentuale dell'andamento demografico

A riprova di questo, è possibile notare che l’andamento demografico è in controtendenza rispetto a quello dei maggiori centri urbani limitrofi, nei quali è evidente l’aumento della popolazione. L’Alta Langa è stata inoltre condizionata dall’inquinamento ambientale causato da insediamenti industriali, che hanno provocato un collasso dell’attività agricola. Il caso più rappresentativo è quello della Valle Bormida e dell’ACNA di Cengio, sito industriale dedito prima alla produzione di esplosivi e in seguito convertito in colorificio, protagonista di uno

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

dei più grandi disastri ecologici italiani. Secondo Ilvo Barbiero (Oltre l’ACNA: identità e risorse per la rinascita della valle Bormida, 1993) i fattori determinanti l’incompatibilità dello stabilimento di Cengio con il territorio erano i seguenti: - Il tipo di sostanze utilizzate nei cicli di produzione, composti tossici con un numero vastissimo di possibilità di ricombinazione capaci di creare altre sostanze, i cui effetti sull’uomo e sull’ecosistema sono tuttora sconosciuti; - Il tipo di processi impiegati nella lavorazione, che generavano un’immensa quantità di rifiuti


Fig. 17.

Proteste locali sulla questione ACNA

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi Quadro normativo Progetti

Buone pratiche

Linee guida

solidi e di reflui difficilmente smaltibili; - la localizzazione dello stabilimento, in prossimità della sorgente del fiume Bormida, che si estende per più di 100 km lungo un fondo valle geologicamente alluvionale e permeabile. L’incompatibilità ambientale delle produzioni ACNA ha provocato la dichiarazione di zona ad alto rischio di crisi ambientale per un’area di 1550 kmq, creando disagi che oltrepassano il contesto economico poiché influenzano l’intera collettività della valle. La popolazione, anche quella non direttamente coinvolta nell’attività produttiva, ha subito danni alla salute non quantificabili. Il fiume contaminato ha causato conseguenze disastrose al settore primario; i vapori del Bormida carichi di sostanze tossiche hanno reso incommestibili i raccolti e obbligato i contadini ad abbandonare vigneti e altre colture, frutto del lavoro di generazioni.

PAG 27


L’ACNA ha, quindi, accentuato le tendenze migratorie dell’area. Il massiccio spopolamento che ha investito questa zona ha coinvolto la popolazione in grado di tramandare le conoscenze e le tecniche dell’agricoltura locale, minando seriamente un’eredità culturale costruita nei secoli. La stessa sorte ha colpito anche il patrimonio edilizio tradizionale che, perduta quella sedimentazione culturale realizzatasi attraverso la sperimentazione diretta, non possiede più quel repertorio di regole tecniche e unitarietà di lin-

guaggio trasmesse nel tempo. L’abbandono delle abitazioni ha determinato, quindi, un rapido degrado, che in mancanza delle maestranze non potranno più esprimere il loro autentico carattere.

Fig. 18. Degrado a causa di mancata manutanzione - Ciabòt n°60

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


PAG 29

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico




2 I CIABÒT

“Cavar fuori pietre dai fiumi e dai torrenti; […] ammucchiare le pietre, le ciapèle per i tetti, […] preparare la malta, il legno; trascinare fuori i massi dai solchi, dalle cave, dai ritani, con il rabel, lo slittone di legno tirato da buoi, è stato per secoli un’attività indispensabile per costruire case con strutture complesse, dotate di pozzi, di forni e di quant’altro potesse garantire una certa autonomia di sostentamento”. (D. Bosca, Le case di Langa, in “Natura Mundi”). Si descrive la complessità degli edifici rurali. Questi non sono espressione di un’architettura colta, ma il prodotto dell’“autocostruzione” popolare. La sensibilità con cui il contadino progetta e costruisce questi manufatti e il delicato approccio con la natura circostante è espressione della sua straordinaria abilità, la cui trasmissione è avvenuta da padre in figlio, attraverso pratiche quotidiane. Il progetto di un edificio rurale parte da un’attenta analisi del luogo in cui sorgerà: la direzione dei venti, la piovosità, la morfologia del terreno, la presenza di zone alberate o disboscate. Questa analisi preliminare è tuttora riconoscibile alla vista di un ciabòt in cui corretta esposizione, giusto uso delle proporzioni, esatta disposizione delle aperture, evidenziano la grande attenzione

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

verso le caratteristiche del luogo. Le caratteristiche dei ciabòt, come delle altre architetture rurali, sono determinate dalla natura dei materiali, dalla loro reperibilità e dalle tecniche d’impiego. I materiali utilizzati nella costruzione sono principalmente ottenuti dall’ambiente circostante, che offre pietra arenaria e legno.


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

I Ciabòt Possibili riusi Quadro normativo Linee guida

La classificazione funzionale dei ciabòt risulta spesso difficile, in quanto non esiste una documentazione esaustiva sul loro passato e sul loro utilizzo. Come già detto i costruttori di queste strutture erano i contadini stessi che tramandavano le proprie conoscenze oralmente. Per questa ragione è indispensabile affidarsi alle testimonianze di quei residenti dell’Alta Langa, che hanno avuto la fortuna di apprendere, dai più anziani, quelle caratteristiche in grado di rivelare la loro funzione originale. In seguito all’osservazione di un numero consi-

derevole di ciabòt, è stato possibile riconoscere dei caratteri comuni e individuare delle classi di attività che si svolgevano in essi. Di seguito, si cercherà di descrivere questi elementi, determinanti la funzione.

Buone pratiche

Il “ciabòt” è un piccolo edificio isolato, legato alla conduzione del fondo nel quale è inserito. Nonostante la sua semplicità può essere considerato un elemento fondante il territorio dell’Alta Langa e, in quanto tale, meritevole di essere preservato e valorizzato. Costituito solitamente da un’unica “cellula” funzionale, sviluppata su uno o due piani, è utilizzato come edificio di supporto all’attività contadina. Il ciabòt può assumere diversi caratteri in relazione al terreno e alla coltura cui è asservito; è costruito nella parte mediana della collina quando è legato al podere coltivato a vite, mentre sorge al limitare dei boschi, vicino ai sentieri interpoderali, quando fornisce appoggio all’attività silvicola.

Progetti

2.1 Analisi tipologica legata alla funzione

PAG 33


Ciabòt seccatoi

Fig. 19. Seccatoio - Ciabòt n°40

Sono legati alla conduzione dell’attività silvicola: servivano, infatti, per essiccare le castagne prodotte dagli alberi circostanti. La presenza di questi ciabòt testimonia una tradizione di coltivazione della castagna, essiccata per ottenere la cosiddetta “castagna bianca”. I seccatoi si sviluppano su due piani: al piano terra veniva alimentato costantemente un fuoco, che rimaneva acceso per tutto il periodo dell’essiccazione; questo livello era dotato anche di

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

vani accessori nei quali venivano posti gli attrezzi e le fascine per l’accensione. Il secondo piano è caratterizzato da un graticcio (grâ) in listelli di castagno, posto all’altezza di 2,20/2,50m, sul quale venivano appoggiati i frutti da essiccare, costruito in modo che i listelli di legno, posizionati con un interasse di 3-5 cm, facessero passare i fumi di combustione provenienti dal livello sottostante, per un’essiccazione lenta e continua che poteva avere una durata di


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico Linee guida

Quadro normativo

Fig. 20. Graticcio (grâ) per l’essicazione - Ciabòt n° 82

Possibili riusi

I Ciabòt

30-40 giorni. Alcuni seccatoi non sono sempre edifici isolati ma addossati ad altri corpi di fabbrica. La conformazione del manto di copertura, costituito da piccole lastre di pietra (ciape) semplicemente sfalsate e sovrapposte fra loro, combinata con piccole aperture presenti sotto il manto stesso, permetteva la fuoriuscita del fumo.

Progetti

Buone pratiche

Fig. 21. Vista dal basso del graticcio, muri anneriti dai fumi Ciabòt n° 82

PAG 35


Ciabòt stalla

Fig. 22. Stalla - Ciabòt n° 79

I metodi della coltivazione tradizionale prevedevano l’ausilio della forza animale per arare e dissodare il difficile terreno di Langa. Questo comportava la necessità di un ricovero temporaneo per il bestiame, vista la distanza dei campi dall’abitazione principale. La presenza di animali comportava la necessità di stipare il fieno, per

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

questo motivo questi ciabòt presentano sempre due piani fuori terra: il piano terra era destinato a stalla, riconoscibile dalla presenza delle mangiatoie e dalla maggiore luce delle aperture, mentre il piano superiore, costituito da un solaio ligneo, al quale si accedeva tramite una scala a pioli in legno oppure sfruttando il dislivello del


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

I Ciabòt Buone pratiche

Fig. 24. Camino - Ciabòt n°86

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

Fig. 23. Mangiatoia tipica di un ciabòt stalla - Ciabòt n° 86

Progetti

terreno, conteneva il foraggio, che veniva introdotto tramite le aperture presenti sul lato corto del casotto. Il bestiame poteva sostare nel ciabòt anche per un intero inverno, vista l’immediata reperibilità di risorse per il loro nutrimento. Quando l’attività agricola costringeva il contadino a soffermarsi nei campi per più giorni, il piano superiore poteva essere utilizzato come abitazione temporanea. In questo caso era presente un camino che, unitamente al calore generato dagli animali, garantiva un minimo confort. Vista la natura dell’attività, questi edifici prevedevano spesso la presenza di nicchie o vani porta-attrezzi.

PAG 37


Ciabòt legato alla vigna

Fig. 25. Ciabòt legato alla vigna - Ciabòt n° 76

Il territorio dell’Alta Langa è caratterizzato dalla terrazzamenti, sfruttando la differenza di altezza presenza di vigneti, e di ciabòt accessori a que- per avere un doppio accesso. Questi ciabòt erano sta particolare attività agricola. utilizzati come deposito per gli attrezzi utili alla Questi sono posti a mezzacosta, sulle linee dei coltivazione del vigneto, ma anche come cantina.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico Progetti

Fig. 27. Interno di un ciabòt adibito a cantina, rialzo per l’appoggio dei tini - Ciabòt n° 69

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Fig. 26. Ciabòt legato alla vigna - Ciabòt n° 16

Possibili riusi

I Ciabòt

Uno degli elementi comuni che rendono riconoscibile tale funzione è la presenza di un rialzo in pietra per l’appoggio dei tini, che permetteva una minore esposizione di questi all’umidità del terreno.

PAG 39


Ciabòt deposito attrezzi

Fig. 28. Deposito attrezzi - Ciabòt n° 8

possiedono la struttura più semplice tra quelli rilevati, non è legata a un particolare utilizzo del fondo in quanto poteva essere presente ovunque vi fosse necessità di custodire attrezzi e qualunque altro utensile, a volte difficilmente trasportabile, utile allo svolgimento delle attività. Questi ciabòt si sviluppano su un unico piano fuori terra in quanto la funzione a cui servivano

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

non richiedeva ampie superfici. Questo permetteva una struttura di copertura più semplice che, sfruttando un interasse minore della prima orditura di travi, garantiva stabilità senza l’ausilio della seconda orditura.


Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Fig. 29. Struttura del tetto di un ciabòt deposito attrezzi con un’unica orditura di travi - Ciabòt n°8

PAG 41

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


2.2 Rilievi

Fig. 30. Abaco dei rilievi effettuati Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


PAG 43

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Rilievo Ciabòt n° 77

Inquadramento

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Località e quota

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

Coordinate

44.493820 8.177320 77 Castelletto Uzzone

597

2

Parete contro terra (sì/no)

si

seccatoio

Degradato a rudere (sì/no) Presenza forno o pozzo (sì/no) Manto di copertura Stato di utilizzo Accessibilità Elementi degni di nota

no si

no ciape lose

saltuario

Linee guida

Funzione originale

accorpato ad altro

strada asfaltata Buone pratiche

Contesto

Quadro normativo

Numero piani fuori terra

Possibili riusi

I Ciabòt

Stato conservativo

Progetti

Foto dell’ immobile

PAG 45


Pianta piano terra

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Progetti

Pianta piano primo

PAG 47

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Pianta della struttura di copertura

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Buone pratiche

Linee guida

Prospetto Nord-Est 0 1 2 Quadro normativo

+ 5,30

5m Progetti

Prospetto Sud-Est

+ 3,10

Âą 0,00

PAG 49

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Prospetto Nord-Ovest

Prospetto Sud-Ovest

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


PAG 51

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Rilievo Ciabòt n° 25

Inquadramento

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Località e quota

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

Coordinate

44.431601 8.125217 25 Camerana

743

2

Parete contro terra (sì/no)

si

stalla/fienile

Degradato a rudere (sì/no) Presenza forno o pozzo (sì/no) Manto di copertura Stato di utilizzo Accessibilità Elementi degni di nota

no no

no ciape lose

abbandono scarsa accessibilità

Buone pratiche

Funzione originale

isolato

Linee guida

Contesto

Quadro normativo

Numero piani fuori terra

Possibili riusi

I Ciabòt

Stato conservativo

Progetti

Foto dell’ immobile

PAG 53


Pianta piano terra

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Progetti

Pianta della struttura di copertura

PAG 55

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Prospetto Nord

Prospetto Sud

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


Buone pratiche

Linee guida

Prospetto Est

Prospetto Ovest Quadro normativo

Âą 0,00

0 1 2 Possibili riusi

I Ciabòt

+ 1,90

5m Progetti

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

+ 5,52

PAG 57


Rilievo Ciabòt n° 57

Inquadramento

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Località e quota

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

Coordinate

44.585574 8.182030 57 Cortemilia

372

2

Parete contro terra (sì/no)

si

legato alla vigna

Degradato a rudere (sì/no) Presenza forno o pozzo (sì/no) Manto di copertura Stato di utilizzo Accessibilità Elementi degni di nota

no no

si ciape lose

saltuario strada asfaltata

Buone pratiche

Funzione originale

isolato

Linee guida

Contesto

Quadro normativo

Numero piani fuori terra

Possibili riusi

I Ciabòt

Stato conservativo

Progetti

Foto dell’ immobile

PAG 59


Pianta piano primo

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Progetti

Pianta della struttura di copertura

PAG 61

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


+ 6,92

+ 3,43

± 0,00

Prospetto Nord

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


Prospetto Sud 0 1 2 5m Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Prospetto Est

PAG 63

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Prospetto Ovest

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


PAG 65

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Rilievo Ciabòt n° 43

Inquadramento

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Località e quota

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

Coordinate

44.549114 8.175515 43 Bergolo

541

2

Parete contro terra (sì/no)

si

stalla/fienile

Degradato a rudere (sì/no) Presenza forno o pozzo (sì/no) Manto di copertura Stato di utilizzo Accessibilità Elementi degni di nota

si no

no assente

abbandono strada asfaltata

Buone pratiche

Funzione originale

isolato

Linee guida

Contesto

Quadro normativo

Numero piani fuori terra

Possibili riusi

I Ciabòt

Stato conservativo

Progetti

Foto dell’ immobile

PAG 67


Pianta piano terra

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Buone pratiche

Linee guida

Prospetto Sud

Prospetto Nord Quadro normativo

Possibili riusi

Âą 0,00

0 1 2 5m Progetti

I Ciabòt

+ 5,04

PAG 69

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Prospetto Est

Prospetto Ovest

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


Fig. 31.

Ciabòt n° 24

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

La semplicità delle forme e delle strutture di questi edifici minori e l’assenza di una suddivisione interna, data anche dalle dimensioni ridotte, porta a credere che la funzione di questi possa aver subito variazioni nel corso del tempo, in relazione alle esigenze e alle trasformazioni del territorio, senza che le modifiche funzionali abbiano comportato evidenti cambiamenti fisici.

PAG 71


2.3 Materiali e prodotti impiegati

L’architettura rurale è il prodotto di un complesso processo di antropizzazione che racchiude vincoli ambientali e tecnologici. Le risorse materiali (pietra, legno) vincolano e costringono i connotati di tali strutture. I materiali dell’architettura rurale sono quelli disponibili nel suolo in cui essa è sita, la loro scelta segue il principio di economia costruttiva che ricorre alle risorse più facilmente reperibili a corto raggio. Il ciabòt, essendo un’architettura povera costruita per rispondere a necessità funzionali, s’inserisce perfettamente all’interno di queste logiche costruttive.

Pietra di Langa Il materiale che più caratterizza la percezione di questo territorio è sicuramente la “Pietra di Langa”. Un’arenaria compatta e calcarea caratterizzata da una colorazione ocra chiaro, dovuta principalmente ala presenza di ossidi ferrosi. Questa veniva reperita in loco, tramite il dissodamento del terreno coltivo, recuperata da edifici precedenti in rovina, presso cave locali o raccolte nei letti dei torrenti dagli stessi agricoltori, i quali, successivamente, si occupavano della realizzazione del manufatto. La Pietra di Langa è stata utilizzata per erigere edifici pubblici, religiosi, rurali e per modellare le

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

scoscese colline di Langa attraverso la costruzione dei terrazzamenti. Nella costruzione di un ciabòt, il materiale lapideo era impiegato nella quasi totalità degli elementi costruttivi: il terreno di fondazione era spesso composto da un giacimento di pietra, già presente nel sito di costruzione; le murature perimetrali, sempre edificate con la tecnica di costruzione a secco, erano costituiti da blocchi di arenaria squadrati o minimamente lavorati; i manti di copertura erano realizzati con lastre di pietra di dimensioni non regolari che venivano facilmente estratte a mano durante le attività agricole. L’utilizzo di questo materiale garantiva un’assoluta compatibilità con l’ambiente circostante. La diffusione dell’impiego della pietra nella costruzione dei ciabòt ha reso possibile lo sviluppo di abilità e tecniche costruttive specifiche di questo territorio.

Legno di castagno I castagneti ebbero una notevole diffusione a partire dal XVIII secolo data l’importanza delle castagne per l’alimentazione umana e animale. Il legname prodotto da questa coltura veniva impiegato per diversi usi della tradizione contadina (pali di sostegno delle viti, botti) ma soprattutto


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

I Ciabòt Possibili riusi Quadro normativo Linee guida

I componenti della malta erano reperiti in loco. Si trattava di un impasto estremamente semplice, composto per lo più da fango, sabbia calcarea e acqua, a volte con l’aggiunta di calce, utilizzato per chiudere le fessure tra i corsi delle pietre. L’utilizzo di questo legante grezzo testimonia il carattere rurale di queste architetture e la sua osservazione può permettere di azzardare un’ipotesi sulla datazione del ciabòt. Essendo questo un edificio a uso lavorativo, l’intonacatura delle murature non era pratica comune, a differenza di comuni limitrofi come, ad esempio, la zona del Roero. I rari casi in cui l’apparato murario era ricoperto da un sottile strato d’intonaco caratterizzavano un utilizzo residenziale, anche se temporaneo.

Buone pratiche

Malta

Progetti

come materiale da costruzione per le sue caratteristiche di robustezza e resistenza agli agenti atmosferici, garantita dalla presenza di tannini all’interno della fibra legnosa. All’interno dei ciabòt era adottato per la realizzazione delle strutture di copertura, dei solai interni e degli infissi.

PAG 73


2.4 Analisi unità tecnologiche

I materiali e le tecniche utilizzati per la realizzazione del patrimonio architettonico rurale dell’Alta Langa, insieme con il paesaggio naturale e le imponenti modifiche antropiche apportate nei secoli, concorrono a definire i tratti caratteristici di questo territorio. Per questo motivo di seguito è riportato lo studio delle unità tecnologiche impiegate per la realizzazione di tale patrimonio.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Pietra di ammorsamento

Pietra di collegamento

Fig. 32. Muro di sostegno del terreno, realizzato in pietra a spacco posta in opera “a secco”. Si notano pietre trasversali di ammorsamento

La tecnica costruttiva prevalente per i ciabòt è quella delle murature “a sacco”. Questa è realizzata mediante due paramenti in pietra a spacco, distanziati tra loro e racchiudenti un nucleo costituito da materiale inerte (fango), schegge o

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

I Ciabòt Possibili riusi Quadro normativo

Gli elementi murari variano secondo la zona considerata, in funzione della forma e delle dimensioni dei blocchi di pietra utilizzati, ma sono quasi sempre caratterizzati da corsi irregolari di elementi lapidei con l’irrobustimento e la regolarizzazione dei cantonali e delle mazzette laterali delle aperture, ottenuti con l’impiego di pietre smussate o squadrate e di dimensioni maggiori. Questo tipo di muratura presenta, secondo la provenienza delle pietre, colorazioni dal grigio-azzurro all’ocra chiaro, dovute sia alla presenza di ossidi di ferro nel materiale lapideo, sia alle malte utilizzate nei giunti di allettamento, ricche di sabbia calcarea e povere di calce. Sono state osservate murature nelle quali la zona cantonale è risolta tramite una forma arrotondata, dovuta alla vicinanza con strade o passaggi stretti. Non di rado è possibile osservare paramenti murari tradizionali con inserti, o intere parti, realizzate in laterizio. Queste modifiche, effettuate principalmente a causa del dissesto o del degrado di queste strutture, si discostano notevolmente dalla tradizione per forma e dimensione, ma ancor più per l’elevata differenza cromatica.

Linee guida

La presenza di queste unità tecnologiche è dovuta al posizionamento morfologico del ciabòt. Come detto, questo era spesso posto sui declivi collinari, permettendo un accesso diretto al piano superiore, agevole per le attività agricole e silvicole. Ciò prevedeva, quindi, la realizzazione di muri di contenimento controterra, la cui realizzazione non si discostava dalle tecniche tradizionali adottate per la realizzazione dei restanti apparati murari. I muri di contenimento erano posti in opera utilizzando blocchi di pietra di dimensioni notevoli, in grado di sostenere la spinta ricevuta dal terreno retrostante.

Buone pratiche

Murature

Progetti

Murature controterra

PAG 75


scaglie di ridotta pezzatura. Sono generalmente presenti alcuni elementi lapidei disposti trasversalmente per connettere tra loro i due paramenti esterni e assicurare, così, una maggiore stabilità e compattezza della parete. Il grado di coibenza termica della pietra, i caratteri di una lavorazione grossolana dei singoli pezzi e le tecniche di posa in opera impiegate, imponevano, in ogni caso, la realizzazione di muri di notevole spessore (almeno 50 cm), anche per assicurare la stabilità del manufatto. La posa dei corsi è orizzontale; il contatto tra gli elementi è diretto o mediato dall’interposizione di scaglie; i giunti verticali sono sfalsati per impedire distacchi e fessurazioni.

Fig. 34. Corsi orizzontali - Ciabòt n° 79

Fig. 35. Pietre di dimensione maggiore per i cantonali Ciabòt n° 40

Fig. 33. Muratura costituita da due paramenti distinti, legati tra loro grazie all’inserimento di blocchi lapidei trasversali; il muro viene fondato direttamente sul terreno o su affioramenti rocciosi, senza una vera e propria struttura di fondazione Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

Fig. 36. Muratura curva - Ciabòt n° 50


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

Struttura primaria - Ciabòt n° 88

Quadro normativo

Possibili riusi

Fig. 37.

Buone pratiche

Linee guida

Fig. 38. Struttura di copertura - Ciabòt n° 88

Fig. 39. Vista interna della struttura - Ciabòt n° 8

Progetti

La struttura portante dei tetti di queste strutture rurali è sempre in legno e varia in funzione della geometria e della dimensione della copertura. I tetti in lastre di pietra (ciape) richiedevano una struttura robusta, composta di elementi lignei di sezione notevole adatti a sostenere il carico degli elementi lapidei, cui andava aggiunto quello della neve nei periodi invernali. L’orditura principale era generalmente composta da una trave di colmo, incastrata nei muri di testata o sorretta da capriate semplici o da “false capriate” (prive di monaco e di saette), e da travi parallele longitudinali. La pendenza di queste strutture era generalmente contenuta per evitare lo slittamento delle pietre. Con l’aumentare dell’altitudine, però, si rendeva necessaria una pendenza maggiore, per limitare il carico nevoso. Per ovviare al problema dello slittamento, sui calanti della copertura erano collocati dei robusti listelli di legno (bironet), lunghi una cinquantina di centimetri, che sostenevano il manto mantenendo in posizione gli elementi lapidei.

I Ciabòt

Strutture di copertura

PAG 77


Manti di copertura Le tecniche di costruzione tradizionale prevedevano la realizzazione del manto di copertura tramite la sovrapposizione ordinata di lastre di pietra (ciape) ricavate in loco o da cave locali. Le ciape sono realizzate lavorando grandi blocchi di pietra arenaria scistosa, per ricavarne pezzi piani irregolari e piuttosto grandi (circa 70 cm di lato e 4 cm di spessore). Questi elementi sono appoggiati sull’orditura secondaria, accostati e parzialmente sovrapposti tra loro, in modo da evitare la corrispondenza tra i giunti dei diversi filari e quindi eventuali infiltrazioni. La pendenza è predisposta per evitare che lo scivolamento del carico nevoso, il cui strato inferiore congela a contatto con la pietra, trascini, nella sua caduta, gli elementi del manto. Lo strato di neve trattenuto sulle falde del tetto aumenta la coibenza della copertura. A causa della manualità richiesta e dei lunghi tempi di posa questa tecnica costruttiva sta lentamente scomparendo. Ciò ha causato il diffondersi di coperture “miste”, ossia composta di elementi tradizionali e tegole in laterizio (coppi o marsigliesi), molto spesso visibili, ad esempio, nel caso di manutenzioni o ampliamenti. Più rare, ma presenti, sono sostituzioni con lamiere.

Fig. 40. Manto di copertura con sporto - Ciabòt n° 77

Fig. 41. Ciape di maggiori dimensioni - Ciabòt n° 76

Fig. 42. Manto di copertura recuperato - Ciabòt n° 88

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Progetti

Fig. 43. Sistema di copertura tradizionale

PAG 79

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Trave di colmo Manto di ciape

Ciapa di sporto

Terzera

Passafuori

Calanti

Fig. 44. Dettaglio dello sporto con passafuori

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Comignoli

Fig. 46. Comignolo - Ciabòt n° 88

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

I Ciabòt Possibili riusi Progetti

Buone pratiche

I comignoli costituiscono l’elemento terminale delle canne fumarie che fuoriescono dalla copertura. Nel caso dei ciabòt, dove sono presenti coperture lapidee, sono costituiti da una base parallelepipeda in pietra, che termina con un coronamento di lastre sporgenti dello stes-

Quadro normativo

so materiale, a formare una sorta di colletto, a partire dal quale sono impostati sei od otto soPer i tetti con manti lapidei, generalmente, lo stegni composti di pietre poste in verticale, che sporto della falda in corrispondenza della linea sorreggono la copertura sommitale realizzata in di gronda è quasi inesistente. Questo è risol- lastre lapidee. La presenza di questo elemento to con l’uso di lastre più grandi e regolari, così nel ciabòt sottolineava la funzione di forno o reda costituire una base di partenza stabile per sidenza temporanea. la posa dei successivi strati di ciape. Le lastre montate lungo la linea di gronda, denominate bastarde, sono per questo poste in opera in posizione pressoché orizzontale, per allontanare dalle sottostanti murature l’acqua piovana che scorre lungo la falda. In alcuni casi il manto viene prolungato a coprire un ballatoio o un piccolo spazio esterno coperto. Allora la falda corrispondente può presentare uno sporto che richiede sistemi di sostegno costituiti da mensole e saette di legno incastrate nella muratura. Una particolarità, rilevata per la costruzione di questi aggetti, è l’impiego di elementi lignei ricurvi (passafuori) incastrati nella Fig. 45. Nodo di gronda - Ciabòt n°77 muratura, stabilizzati dal peso delle pietre, che ne contrastano la tendenza alla rotazione o al ribaltamento.

Linee guida

Nodi di gronda

PAG 81


Aperture Le aperture dei ciabòt si dividono in: aperture per accedere alle stalle o al piano superiore, feritoie e piccole finestre che danno luce e permettono l’areazione dei locali interni di servizio e porte che danno accesso a un eventuale piano residenziale. Le ridotte dimensioni delle aperture rispondono a problemi climatici, costruttivi e d’uso e rappresentano per tanto un elemento d’identità di questo patrimonio edilizio. Le aperture al piano terra hanno dimensioni legate al tipo di bestiame ospitato nella stalla, con una larghezza del vano porta che varia tra gli 8090 cm, mentre l’altezza varia tra i 150-190 cm. Le aperture di accesso al piano superiore, sono generalmente simili a quelle del piano sottostante, ma non mancano esempi di aperture di dimensioni ridotte per evitare l’intrusione di animali e per riparare l’ambiente dalle intemperie. Gli ambienti al piano terra sono illuminati da feritoie o da piccole finestre normalmente prive di infissi; al piano superiore, nei ciabòt con funzione di residenza temporanea, si riscontra la presenza di aperture di maggiori dimensioni. I vani sono spesso chiusi superiormente da architravi monolitici in pietra se di piccole dimensioni, con elementi lignei, incastrati nell’apparato murario, se di dimensioni maggiori. Spalle e mazzette delle aperture sono generalmente realizzate impiegando blocchi più regolari e di dimensioni maggiori rispetto a quelli pre-

senti nella muratura.

Fig. 47.

Aperture - assonometria Fig. 48. Aperture - sezione architrave costituito da elementi lignei accostati a coprire lo spessore della muratura

Fig. 49. Aperture - pianta

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

Finestra a 3 scomparti - Ciabòt n° 83

Possibili riusi

Fig. 51.

Quadro normativo

I serramenti, quando presenti, sono generalmente in legno, arretrati di 20-25 cm rispetto al filo di facciata. Sono realizzati con profili essenziali, composti da elementi a spessore limitato, dell’ordine di 3-4 cm, connessi fra loro a incastro, mentre i vetri sono fissati al telaio mobile mediante mastice o listelli chiodati, posti sul lato esterno. La finestra a due battenti è la più ricorrente nel territorio. Le due ante mobili, connesse mediante semplici cerniere a un telaio fisso ancorato alla muratura, sono generalmente suddivise in tre scomparti di forma tendenzialmente quadrata. La presenza di questi elementi è ormai rara visto lo stato di degrado in cui versa buona parte di questo patrimonio.

I Ciabòt

Finestre

Fig. 50. Esempio finestra

Fig. 53. Finestra con inferiate - Ciabòt n° 53

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Fig. 52. Finestra a 2 scomparti - Ciabòt n° 77

PAG 83


Porte

Nicchie e piccole aperture

I vani delle porte sono realizzati in modo analogo a quelli delle finestre. Quasi sempre è assente una soglia. Le porte sono generalmente semplici, ad anta singola priva di partitura e formata semplicemente da assi di legno parallele, generalmente poste in verticale, accostate e connesse mediante chiodatura regolare a un telaio di legno, visibile dall’esterno, costituito generalmente da tre traversi.

Nell’osservazione di un ciabòt spesso si possono notare piccole aperture di forma quadrata (più raramente di forma triangolare composte da elementi in laterizio) poste al di sotto della copertura lapidea. Queste potevano avere funzioni differenti in base all’utilizzo previsto per la costruzione. Nella maggior parte dei casi, comunque, queste aperture garantivano una ventilazione del sottotetto, necessaria soprattutto nel caso in cui la funzione era di seccatoio. All’interno delle costruzioni in pietra sono spesso presenti piccole nicchie, utilizzate per riporre gli strumenti necessari all’attività agricola.

Fig. 54. Porta - Ciabòt n° 66

Fig. 55. Nicchia - Ciabòt n° 88

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico Possibili riusi Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Fig. 56. Solaio tradizionale - Ciabòt n° 82

Fig. 57.

Volta a botte - Ciabòt n° 47

Progetti

Gli orizzontamenti intermedi in queste strutture rurali sono costituiti da solai in legno, a orditura semplice, realizzati con travi di castagno. Le travi sono costituite da tronchi semplicemente scortecciati, qualche volta sbozzati. Le travi, che generalmente coprono luci variabili tra i 3,5 e i 4,5 metri, hanno un diametro medio piuttosto esiguo, pari a 15/20 cm. Le teste delle travi sono in genere direttamente inserite nella muratura in pietra, predisposta per accoglierle: è infatti realizzato nella muratura un vano di dimensioni leggermente superiori a quelle della testa della trave, costituito da lastre di pietra che regolarizzano il piano di appoggio della trave. Molto spesso le travi dei solai hanno un andamento non perfettamente rettilineo, a causa della natura del tronco di origine o per evidenti fenomeni di deformazione, quali imbarcamenti, torsioni e inflessioni anomale. In pochissimi casi sono stati riscontarti orizzontamenti voltati: si tratta generalmente di volte a botte con strutture a morfologia e apparecchiatura semplice, realizzate in pietra lasciata a vista.

I Ciabòt

Solai e volte

PAG 85


Scale esterne Gli elementi di collegamento verticale esterno, spesso assenti, sono strutture molto semplici composte di pietre analoghe a quelle utilizzate per le murature. Queste sono sovrapposte, a formare pedata e alzata, fino al raggiungimento del dislivello richiesto. In rari casi è stata rilevata la presenza di un corrimano, realizzato tramite incastro o chiodatura di elementi lignei.

Fig. 58. Solaio tradizionale

Fig. 59. Graticcio per l’essiccazione

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

Fig. 60. Scale esterne - Ciabòt n° 65


Travi del solaio Architrave principale dell’apertura Architravi secondari dell’apertura Muratura controterra Pietre di ammorsamento

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

6 7 8 9 10

Trave di colmo Architrave finestra Terzera Calanti Passafuori

11 Ciapa di sporto

12 Pavimentazione

I Ciabòt

1 2 3

7

8

Linee guida

12

6

Buone pratiche

5

Quadro normativo

Possibili riusi

4

Progetti

1 2 3 4 5

PAG 87


1

3 4

3

11

6

9

10

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

12


PAG 89

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico




3 POSSIBILI RIUSI

Il ciabòt, a causa delle sue dimensioni minute, si presta difficilmente a rifunzionalizzazioni e riusi che si allontanino molto dalla sua natura agricola; nonostante ciò è importante ipotizzare nuovi scopi per questi oggetti che, visti i cambiamenti nei metodi di coltivazione odierni e la diminuita importanza dell’attività contadina sono destinati a essere velocemente dimenticati e abbandonati. La maggior parte delle proposte di riuso, che seguiranno in questo capitolo, non riguarda il singolo ciabòt o il singolo proprietario, ma vanno lette con un ottica generale a favore dell’intero patrimonio di casotti dell’Alta Langa. Per questo motivo alcune di queste potranno sembrare irrealizzabili, in quanto la loro attuazione dovrà trovare il consenso di diverse generazioni e potrà dare risultati solo nel lungo termine.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


PAG 93

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


3.1 Nuove possibili funzioni per i ciabòt

Funzioni legate all’agricoltura

Ripristinare la funzione originale del ciabòt, ossia come casotto di servizio al contadino, rappresenta la sfida più grande nell’ottica globale del recupero della principale ricchezza della Langa: la sua agricoltura e i prodotti che da essa derivano. I nuovi macchinari hanno snellito e velocizzato il lavoro agricolo rendendo obsoleti e poco utili questi depositi di campagna che una volta ospitavano gli strumenti necessari al contadino. In alcuni casi, però, l’uso del ciabòt come deposito attrezzi ancora perdura. Questa condizione permette un controllo nel tempo delle condizioni dell’immobile. È importante, in questi casi, assicurarsi che la copertura non presenti perdite o infiltrazioni e che la struttura portante lignea non marcisca. Un controllo attento e continuo può evitare impegnativi lavori di restauro. Nel caso in cui le condizioni della copertura siano già compromesse e ammettendo che non tutti siano disposti a ricostruire un tetto in ciape, per un edificio utilizzato solo come deposito, con i costi che questo comporta, è ammissibile l’utilizzo della lamiera in copertura. Questa soluzione

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

va però considerata come temporanea: se non si interviene sul tetto subito il casolare è destinato a diventare rovina, se però si interviene costruendo una copertura in marsigliesi o con altri materiali attuali, si rischia di inserire, non solo un oggetto estraneo all’immagine dei ciabòt, ma anche qualcosa di difficilmente reversibile. La lamiera d’altro canto, se usata con lungimiranza, ha il pregio di essere economica e facilmente sostituibile. In agricoltura l’ingegno batte la crisi e sono gli agricoltori di nuova generazione a distinguersi nel saper reinventare la propria professione. Attualmente è possibile conoscere le più svariate realtà imprenditoriali, da cui è facile prendere spunto per far sì che la propria azienda agricola sia unica nel suo genere. Un esempio, tra tanti, è quello di entrare a far parte di associazioni di volontariato quali Wwoof, Helpx e Workaway che si occupano di mettere in contatto l’azienda agricola (host) con chi voglia, viaggiando, offrire il proprio aiuto in cambio di vitto e alloggio. I benefici dell’impresa ospitante sono molti, oltre alla conoscenza di nuove persone e lingue e allo scambio d’idee e tecniche, si ha l’opportunità di realizzare i progetti più disparati.


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt

Possibili riusi Linee guida

adibire i ciabòt a stanze per ospitare agrituristi. È importante in questi casi preservare la copertura in ciape, per mantenere l’estetica bucolica dell’edificio, rendendola, se necessario, performante secondo le necessità contemporanee. I problemi principali che comportano tali recuperi sono quelli legati agli allacci (acqua e elettricità) e ai servizi igienici. Il problema dei rifornimenti idrico ed elettrico sarà affrontato nei successivi capitoli. Per quanto riguarda i servizi igienici, in generale, si può affermare che è meglio evitare di inserirli all’ interno del ciabòt. Quando questo si trova a poca distanza da una cascina è preferibile dedicare parte di questa a tale scopo. Nel caso di un ciabòt isolato, si può ragionare sul costruire un piccolo ampliamento dove inserire i servizi che sia il meno invadente possibile e non per forza unito al corpo principale. Nel caso in cui si voglia inserire il vano all’interno, si consiglia di utilizzare tecniche a secco e/o di costruire contro-pareti nelle quali contenere gli impianti, evitando così interventi invasivi sulla muratura.

Buone pratiche

2 Con un investimento maggiore si potrebbero

nufatti, riguarda la loro conversione in punti di degustazione dei prodotti dell’azienda. Il commercio a chilometro zero offre al cliente un alimento garantito dal produttore nella sua genuinità, privo di costi aggiuntivi legati al trasporto, anche in termini d’inquinamento. Questa rifunzionalizzazione permette un intervento minimo sull’immobile che può essere limitato al consolidamento della struttura e dei solai interni e alla sua resistenza agli agenti atmosferici. Il casotto adibito a questi usi può essere semplicemente ripulito e se necessario intonacato all’interno, inseriti gli infissi, le ciape del tetto possono essere lasciate a vista anche dall’interno. Con questo tipo di restauro si può creare una rete di ciabòt “punti di degustazione” utilizzabili ad esempio per tour enogastronomici lungo tutto il territorio dell’Alta Langa.

Fig. 61.

Logo Wwoof

Progetti

particolare dedicando i propri ciabòt all’accoglienza stagionale di questa manodopera; potrebbe addirittura impiegarla per una possibile ristrutturazione. Gli interventi sull’edificio, in questo caso, andrebbero ragionati secondo il periodo dell’anno di accoglienza e le spese relative al raggiungimento del comfort interno limitate alla reale necessità degli ospiti.

Quadro normativo

1 L’agricoltore potrebbe offrire un’esperienza 3 Un’altra opzione, per il recupero di questi ma-

PAG 95


Funzioni legate al turismo

4 Un altro grande settore capace di fornire

nuovi utilizzi ai ciabòt è quello del turismo. Molti casotti, infatti, erano destinati già in origine ad abitazione temporanea o di fortuna e perciò si prestano bene, in alcuni casi, a essere recuperati a fini residenziali provvisori. Gli interventi edilizi in questi casi vanno progettati con cura limitandosi principalmente al risanamento dell’edificio dall’umidità, magari con la realizzazione di un vespaio aerato, al miglioramento del benessere ambientale, per esempio con l’ isolamento termico della copertura, e al collegamento interno dei diversi livelli, quando non sia presente il doppio accesso esterno e con scale anche a pioli, secondo la tradizione. Per quanto riguarda l’inserimento dei servizi minimi (un angolo cottura e un servizio igienico) è preferibile localizzarli al di fuori dell’edificio, per evitare interventi invasivi sulle pareti. Si può quindi immaginare una piccola cellula poco distante, magari collegata da una copertura leggera, o a un ampliamento molto misurato, preferibilmente non sull’intera altezza, per evitare di occludere la vista dell’edificio principale. Nel caso si intenda, invece, inserire i servizi mi-

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

nimi all’interno è allora importante costruire contro-pareti indipendenti dalla muratura, dove inserire gli impianti e gli scarichi. È preferibile conservare la copertura tradizionale, in ciape e legno, particolare che identifica il ciabòt come oggetto architettonico unico di questa zona. Per i fini turistici-residenziali, va considerato, caso per caso, se isolare o meno l’edificio. Se questo, ad esempio, sarà utilizzato solo di estate, allora gli interventi dediti all’isolamento termico invernale possono essere tralasciati per dedicarsi principalmente a quegli interventi utili nel periodo di effettivo utilizzo. Il D.Lgs. 192/2005, relativo al rendimento energetico nell’edilizia, inoltre, non è cogente sui “fabbricati isolati con una superficie utile totale inferiore a 50 metri quadrati”, quindi, qualsiasi intervento legato alla riqualificazione energetica di un ciabòt risulta discrezionale. Le associazioni locali potrebbero creare un marchio identificativo dei ciabòt dell’Alta Langa, qualcosa di simile ai trulli di Alberobello. Ipotizziamo che un privato abbia uno o più ciabòt che vuole mettere a rendita: questa persona avrebbe allora la possibilità di ottenere il marchio “Ciabòt dell’Alta Langa”, che implica un approccio alla rifunzionalizzazione dettato dai caratteri dell’architettura tradizionale. Il privato, quindi, interviene sulla proprietà secondo le regole tecniche e concettuali dettate dall’associazione promotrice del marchio, che in cambio si


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Quadro normativo

5 La GTL è pensata per essere percorsa a piedi

Possibili riusi

senso di uno dei proprietari, si potrebbero coinvolgere la comunità, o le scuole nell’esecuzione del progetto. La realizzazione di posti di ristoro e punti panoramici sarebbe molto semplice: ci si limiterebbe, infatti, a un lavoro di pulizia dalle piante infestanti e a una messa in sicurezza delle pareti del rudere, e basterebbero pochi oggetti di arredo urbano per rendere il percorso molto più attrattivo agli occhi di un turista. Coinvolgere la comunità, inoltre, fortifica i legami al suo interno, e rende le persone più consapevoli delle possibilità del proprio territorio.

Buone pratiche

Linee guida

o in bicicletta, per questo si può immaginare ancora un’altra funzione per questi edifici. Lungo il percorso si incontrano moltissimi ruderi che spesso hanno perso solo il tetto, è invece raro trovare luoghi di ristoro e punti di osservazione che aggiungerebbero valore al percorso. Si potrebbe perciò ovviare a questa mancanza utilizzando ciò che non serve più a nessuno. È ovvio che per quanto inutilizzati questi ruderi restano oggetti di proprietà, è importante quindi promuovere il percorso per poi chiedere ai privati proprietari di permettere interventi, per realizzare qualcosa di attrattivo per i turisti e quindi portare ricchezza nella Langa. Ottenuto il conFig. 62. Albergo diffuso, S. Stefano di Sessanio

Progetti

occupa di gestire le richieste dei clienti e quindi affittare i locali in questione. Questo discorso può essere collegato al lavoro che sta svolgendo l’associazione Parco Culturale Alta Langa che ha già provveduto all’identificazione, bonifica e promozione della GTL (Grande Traversata delle Langhe). Gran parte dei ciabòt che si trovano lungo questo percorso sono stati censiti da noi per l’associazione e chi ha la fortuna di possedere uno di questi casolari ha buone possibilità di entrare a far parte di questo sistema di ciabòt “stanze d’albergo”. Scopo finale è la promozione di un albergo molto diffuso in grado di attrarre turisti che amino la vita nella natura, la semplicità della campagna e il piacere della gastronomia langarola.

PAG 97


Funzioni legate alla preservazione della cultura e della storia

6 Quando si parla di ciabòt, si parla di testi-

monianze della cultura di una zona ben precisa. Le tecniche costruttive che hanno permesso la loro realizzazione sono, con il passare degli anni, sempre più a rischio di essere dimenticate, e per quanto si cercherà con questo lavoro di rappresentare le unità tecnologiche di base e il loro funzionamento, non ci sarà mai miglior modo di apprenderle se non attraverso il confronto diretto. Si può immaginare quindi di dedicare alcuni ciabòt a laboratori di restauro continui. I possibili destinatari variano per età e professione. Si potrebbero coinvolgere studenti, professionisti, tecnici, costruttori e perfino privati che intendono intervenire personalmente sui propri beni. L’esercizio del fare e disfare un tetto in ciape o una muratura a secco, oltre a salvaguardare queste conoscenze, ne permette la diffusione e ne stimola il riutilizzo.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

Possibili riusi Quadro normativo Linee guida Buone pratiche

Fig. 63. Ciabòt rifunzionalizzato a residenza - Ciabòt n° 4

Progetti

7

Rifunzionalizzare un ciabòt a scopo residenziale può essere rischioso per diversi motivi. Per quanto alcuni ciabòt nascano come ricoveri temporanei, nessuno di questi è stato mai immaginato con uno scopo residenziale continuo. Per quanto un ampliamento minimo possa essere una buona soluzione per inserire i servizi, c’è sempre il rischio di snaturare l’equilibrio strutturale e la geometria semplice dell’edificio. Il ciabòt può prestarsi al massimo come casa di vacanza. Gli accorgimenti da prendere per inserire i servizi sono gli stessi già enunciati in precedenza. La metratura minima richiesta dalle normative per un utilizzo residenziale è pari a 28 Mq, perciò non tutti i ciabòt si prestano ad essere adibiti a tale funzione. È consigliabile ipotizzare un utilizzo residenziale solo nel caso in cui la metratura di partenza sia almeno vicina a quanto richiesto dalle norme. Va inoltre detto che per quanto si possa intervenire per raggiungere standard abitativi contemporanei, il riadattamento di tali strutture porta con sé l’accettazione di uno stile di vita che si distacca da quello urbano. Abitare un ciabòt, soprattutto nel caso in cui questo sia isolato, significa ammettere determinate condizioni e ri-

nunciare ad alcuni comfort tipici dell’abitazione residenziale progettata come tale. In compenso però si ottiene un rifugio immerso nella natura come una tenda da campeggio ma più spaziosa e confortevole.

I Ciabòt

Funzioni legate alla residenza

PAG 99


Residenza di vacanza

7

residenza secondaria, ad uso saltuario

Laboratori di restauro

laboratori di restauro continuo per tramandare tecniche e conoscenze

Sosta GTL

5

6

soste di riposo e ristoro lungo il percorso GTL (Grande Traversata delle Langhe)

Stanze d’albergo

creazione di una rete di stanze d’albergo diffusa

Punti di degustazione

3

4

degustazione di prodotti a “chilometro zero”

Stanze per agrituristi

Stanze per manodopera

1

stanze per l’accoglienza di manodopera in cambio di vitto e alloggio

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

stanze per l’accoglienza di agrituristi occasionali

2


PAG 101

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico




4 QUADRO NORMATIVO

In questo capitolo vengono riportati stralci e sezioni delle principali norme nazionali e regionali in vigore riguardo la trasformazione e il recupero edilizio. Nell’intervento su un ciabòt queste dovranno essere confrontate o affiancate alle NTA (Norme Tecniche di Attuazione) del P.R.G.C. in vigore nel Comune dove è collocato l’edificio. Per i vincoli idrogeologici, ad esempio, non vi sono norme sovracomunali, fatta eccezione per la classificazione delle zone a rischio, ma solo locali interne alle NTA del PRG comunale.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi

Quadro normativo Linee guida Buone pratiche Progetti

Definizione delle tipologie di intervento edilizio degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio. _ DPR 380/2001 Testo unico per l’edilizia Art. 3 (L) - Definizioni degli interventi edilizi Interventi di ristrutturazione edilizia (Legge 5 agosto 1978, n. 457, art. 31) Gli interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere Interventi di manutenzione ordinaria che possono portare ad un organismo edilizio in Gli interventi edilizi che riguardano le opere di tutto o in parte diverso dal precedente. Tali interriparazione, rinnovamento e sostituzione delle venti comprendono il ripristino o la sostituzione finiture degli edifici e quelle necessarie a inte- di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, l’eligrare o mantenere in efficienza gli impianti tec- minazione, la modifica e l’inserimento di nuovi nologici esistenti. elementi e impianti. Nell’ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia sono ricompresi anInterventi di manutenzione straordinaria che quelli consistenti nella demolizione e ricoLe opere e le modifiche necessarie per rinnova- struzione con la stessa volumetria e sagoma di re e sostituire parti anche strutturali degli edi- quello preesistente, fatte salve le sole innovaziofici, nonché per realizzare ed integrare i servizi ni necessarie per l’adeguamento alla normativa igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non antisismica. alterino i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari e non comportino modifiche delle Interventi di nuova costruzione destinazioni di uso. Quelli di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio non rientranti nelle categorie defiInterventi di restauro e di risanamento conser- nite alle lettere precedenti. Sono comunque da vativo considerarsi tali: Gli interventi edilizi rivolti a conservare l’orga- 1) la costruzione di manufatti edilizi fuori terra o nismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità interrati, ovvero l’ampliamento di quelli esistenti mediante un insieme sistematico di opere che, all’esterno della sagoma esistente; nel rispetto degli elementi tipologici, formali e 2) gli interventi di urbanizzazione primaria e sestrutturali dell’organismo stesso, ne consentano condaria realizzati da soggetti diversi dal Comudestinazioni d’uso con essi compatibili. Tali in- ne; terventi comprendono il consolidamento, il ripri- 3) la realizzazione d’infrastrutture e d’ impianti, stino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’e- anche per pubblici servizi, che comporti la tradificio, l’ inserimento degli elementi accessori e sformazione in via permanente di suolo inedi-

PAG 105


ficato. Norma per il recupero funzionale dei rustici Legge Regionale Piemonte 29 aprile 2003. Norme per il recupero funzionale dei rustici (a solo scopo residenziale). “Gli interventi di recupero non possono prevedere la demolizione del rustico e successiva ricostruzione. Gli interventi di recupero sono consentiti purché gli edifici interessati: risultino realizzati; siano serviti da opere di urbanizzazione primaria (oppure le possiedano in forma diretta e autonoma) e siano reperiti spazi a parcheggio privato e pubblico (art. 41 sexies della legge urbanistica 1942, LR 56/ 1977, LR 61/1984, LR 12 novembre 1999); non siano situati in aree a rischio idrologico. Il recupero è soggetto a concessione edilizia. Il recupero dei rustici agricoli realizzati prima del 1967 avviene nel rispetto delle tipologie preesistenti e con l’suo di materiali tradizionali e compatibili con quelli originari. Gli interventi di recupero dei rustici avvengono senza alcuna modificazione delle sagome esistenti, delle altezze del colmo e di gronda e delle linee di pendenza delle falde. Il recupero dei rustici è ammesso in deroga alle destinazioni d’uso, agli indici o parametri urbanistici ed edilizi.”

t L’intervento è soggetto a concessione edilizia, a titolo oneroso. t Non è permessa la modifica della linea formale dell’edificio. Norme igienico-sanitarie Dall’articolo 1 del D.M. Sanità 9 giugno 1999, pubblicato sulla G.U. n. 148 del 26 giugno 1999: “Le altezze minime previste possono essere derogate nel caso di recupero edilizio e di miglioramento delle caratteristiche igienico sanitarie quando l’edificio presenti caratteristiche tipologiche specifiche del luogo meritevoli di conservazione ed a condizione che la richiesta di deroga sia accompagnata da un progetto di ristrutturazione con soluzioni alternative atte a garantire, comunque, in relazione al numero degli occupanti, idonee condizioni igienico-sanitarie dell’alloggio, ottenibili prevedendo una maggiore superficie dell’alloggio e dei vani abitabili ovvero la possibilità di una adeguata ventilazione naturale favorita dalla dimensione e tipologia delle finestre, dai riscontri d’aria trasversali e dall’impiego di mezzi di ventilazione naturale ausiliaria.”

Punti chiave: t Le altezze minime previste (2,7 m/2,4 m Punti chiave: per disimpegni, bagni, corridoi) possot Divieto di demolizione del fabbricato e no non essere rispettate nel caso in cui la successiva riedificazione. l’edificio presenti caratteristiche che lo

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi

Quadro normativo

Il D.M. 236/89 definiva il proprio campo di applicazione negli edifici privati, compresi quelli di edilizia residenziale convenzionata e sovvenzionata, di nuova costruzione o sottoposti a ristrutturazione totale. Restavano pertanto esclusi dall’ambito di applicazione di tale norma tutti gli edifici pubblici, indipendentemente dal tipo di intervento effettuato, nonché gli edifici privati sottoposti ad interventi minori rispetto a quelli soprarichiamati, quali la ristrutturazione parziale, i vari tipi di restauro e la manutenzione straordinaria. Il quadro legislativo veniva modificato dall’art. 24 della Legge quadro n. 104 del 1992 che, limitatamente _ D.M. 236/1989 agli edifici pubblici e privati aperti al pubblico, “art. 3.4 - Ogni unità immobiliare, qualsiasi sia stabiliva i seguenti concetti: la sua destinazione, deve essere visitabile, fatte

Linee guida

_ Legge 13/89 Barriere architettoniche. _ D.M. 236/1989, Regolamento di attuazione della Legge 13/89 _ Legge 104/1992 Le seguenti indicazioni sono tratte dalla “Guida alla corretta applicazione della normativa sull’abbattimento delle barriere architettoniche” del Comune di Parma.

Buone pratiche

Norme per il superamento delle barriere architettoniche

- indipendentemente dall’entità dell’intervento, risultano vietate tutte quelle opere di nuova realizzazione suscettibili di limitare la visitabilità e l’accessibilità; - l’autorizzazione al cambio di destinazione d’uso con uso finale come luoghi pubblici o aperti al pubblico è subordinata all’abbattimento delle barriere con le modalità previste dal D.M. 236/89. La legge 104/92 quindi ampliava il campo di applicazione della norma, sia in riferimento alla tipologia degli edifici, che rispetto alle categorie di intervento. In sostanza, la legge 104/92 prende in considerazione gli edifici pubblici, che non rientravano fra quelli considerati dalla legge 13/89, e sia per tali edifici sia per quelli privati ma aperti al pubblico introduce, già a partire dalla manutenzione straordinaria, l’obbligo del rispetto del D.M. 236/89, anche se limitatamente alle opere che si intendono eseguire. Quello che la legge 104/92 non definisce con chiarezza, lasciando quindi ampio margine di discrezionalità e di interpretazione, è il concetto di edificio privato aperto al pubblico: infatti, se non vi sono dubbi che il bar, il ristorante, il cinema, rientrino a pieno titolo in tale classificazione, non pare così scontato inserire in tale categoria gli studi professionali, gli esercizi commerciali di vendita all’ingrosso o di tipo misto-laboratoriale (es. riparazione e vendita).

Progetti

rendano meritevole di conservazione. t La deroga deve essere accompagnata da un progetto di recupero che garantisca comunque la salubrità dell’alloggio.

PAG 107


salve le seguenti precisazioni: a) negli edifici residenziali non compresi nelle precedenti categorie il requisito di visibilità si intende soddisfatto se il soggiorno o il pranzo, un servizio igienico ed i relativi percorsi di collegamento interni alle unità immobiliari sono accessibili; b) nelle unità immobiliari sedi di riunioni o spettacoli all’aperto o al chiuso, temporanei o permanenti, compresi i circoli privati, e in quelle di ristorazione, il requisito della visibilità si intende soddisfatto se almeno una zona riservata al pubblico, oltre a un servizio igienico, sono accessibili; deve essere garantita inoltre la fruibilità degli spazi di relazione e dei servizi previsti, quali la biglietteria e il guardaroba; c) nelle unità immobiliari sedi di attività ricettive il requisito della visitabilità si intende soddisfatto se tutte le parti e servizi comuni ed un numero di stanze e di zone all’aperto destinate al soggiorno temporaneo determinato in base alle disposizioni di cui all’art. 5, sono accessibili; […] e) nelle unità immobiliari sedi di attività aperte al pubblico, il requisito della visitabilità si intende soddisfatto se, nei casi in cui sono previsti spazi di relazione nei quali il cittadino entra in rapporto con la funzione ivi svolta, questi sono accessibili; in tal caso deve essere prevista l’accessibilità anche ad almeno un servizio igienico. Nelle unità immobiliari sedi di attività aperte al pubblico, di superficie netta inferiore a 250 mq., il requisito della visitabilità si intende soddisfatto

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

se sono accessibili gli spazi di relazione, caratterizzanti le sedi stesse, nelle quali il cittadino entra in rapporto con la funzione ivi svolta; f) nei luoghi di lavoro sedi di attività non aperte al pubblico e non soggette alla normativa sul collocamento obbligatorio, è sufficiente che sia soddisfatto il solo requisito dell’adattabilità. g) negli edifici residenziali unifamiliare ed in quelli plurifamigliari privi di parti comuni, è sufficiente che sia soddisfatto il solo requisito dell’adattabilità.” Art. 5.3 – Strutture ricettive “Ogni struttura ricettiva (alberghi, pensioni, villaggi turistici, campeggi, etc.) deve avere tutte le parti e servizi comuni ed un determinato numero di stanze accessibili anche a persone con ridotta o impedita capacità motoria. Tali stanze devono avere arredi, servizi, percorsi e spazi di manovra che consentano l’uso agevole da parte di persone su sedia a ruote. Qualora le stanze non dispongano dei servizi igienici, deve essere accessibile sullo stesso piano, nelle vicinanze della stanza, almeno un servizio igienico. “ […] Punti chiave: t È vietata la costruzione di un nuovo edificio che limiti la visitabilità e l’accessibilità di un edificio precedente con caratteristiche pubbliche. t Nel cambio di destinazione d’uso, l’autorizzazione è garantita solo previo abbattimento delle barriere architettoniche.


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi

Quadro normativo Linee guida Buone pratiche Progetti

modalità e le eccezioni previste ai commi 2 e 3. Nel caso di ristrutturazione di edifici esistenti, e per quanto riguarda i requisiti minimi prestazionali di cui all’art. 4, è prevista un’applicazione graduale in relazione al tipo di intervento. A tale fine sono previsti diversi gradi di applicazione: […] b) un’applicazione limitata al solo ampliamento dell’edificio nel caso che lo stesso ampliamento risulti volumetricamente superiore al 20% dell’ intero edificio esistente; c) un’applicazione limitata al rispetto di specifici parametri, livelli prestazionali e prescrizioni, nel caso di interventi su edifici esistenti, quali: 1) Ristrutturazioni totali o parziali e manutenzione straordinaria dell’involucro edilizio all’ infuori di quanto già previsto alla lettera a), numero 1); 2) nuova installazione di impianti termici in edifici esistenti o ristrutturazione degli stessi impianti; Norme per il risparmio energetico […] Sono escluse dall’applicazione del presente decreto le seguenti categorie di edifici: _ Legge 10/91 Risparmio energetico […] _ D.Lgs. 19 agosto 2005 n° 192 attuazione della c) i fabbricati isolati con una superficie utile todirettiva europea 2002/91/CE relativa al rendi- tale inferiore a 50 metri quadrati.” mento energetico nell’edilizia _ D.Lgs. 29 Dicembre 2006, N.311, disposizioni Art.3. Ambito di intervento correttive ed integrative al decreto legislativo 19 agosto 2005 n° 192 “Salvo le esclusioni di cui al comma 3, il presente _ DPR 2 aprile 2009 n° 59, regolamento di attuadecreto si applica agli edifici di nuova costruzio- zione dell’art. 4, lettere a e b, del decreto legislane e agli edifici oggetto di ristrutturazione con le tivo 19 agosto 2005 n° 192, concernente attuaziot Non viene specificato chiaramente cosa si intenda per edificio privato aperto al pubblico. t Per uso residenziale viene richiesta l’adattabilità. t Per edifici sede di attività aperte al pubblico con superficie inferiore a 250 mq, devono risultare accessibili gli spazi in cui viene svolta la funzione pubblica. Per i servizi igienici è sufficiente l’adattabilità. t Per edifici sedi […] di ristorazione deve essere accessibile la zona in cui viene svolta la funzione pubblica, tutti gli spazi accessori a questa e un servizio igienico. t Per edifici sedi di attività turistiche/ alberghiere deve essere garantita l’accessibilità e la vicinanza di un servizio igienico.

PAG 109


ne della direttiva europea 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia. Art. 4. Criteri generali e requisiti delle prestazioni energetiche degli edifici e degli impianti “4. Nei casi di ristrutturazione o manutenzione straordinaria, previsti all’articolo 3, comma 2, lettera c), numero 1), del decreto legislativo, consistenti in opere che prevedono, a titolo esemplificativo e non esaustivo, rifacimento di pareti esterne, di intonaci esterni, del tetto o dell’impermeabilizzazione delle coperture, si applica quanto previsto alle lettere seguenti: a) per tutte le categorie di edifici, così come classificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del d.P.R. 26 agosto 1993, n. 412, il valore della trasmittanza termica (U) per le strutture opache verticali, a ponte termico corretto, delimitanti il volume riscaldato verso l’esterno, ovvero verso ambienti non dotati di impianto di riscaldamento, deve essere inferiore o uguale a quello riportato nella tabella 2.1 al punto 2 dell’allegato C al decreto legislativo, in funzione della fascia climatica di riferimento. Qualora il ponte termico non dovesse risultare corretto o qualora la progettazione dell’ involucro edilizio non preveda la correzione dei ponti termici, i valori limite della trasmittanza termica riportati nella tabella 2.1 al punto 2 dell’allegato C al decreto legislativo, devono essere rispettati dalla trasmittanza termica media, parete corrente più ponte termico; nel caso di pareti opache verticali esterne in cui fossero previste aree limitate oggetto di riduzio-

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

ne di spessore, sottofinestre e altri componenti, devono essere rispettati i limiti previsti nella tabella 2.1 al punto 2 dell’allegato C al decreto legislativo, con riferimento alla superficie totale di calcolo; b) per tutte le categorie di edifici, così come classificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del d.P.R. 26 agosto 1993, n. 412, ad eccezione della categoria E.8, il valore della trasmittanza termica (U) per le strutture opache orizzontali o inclinate, a ponte termico corretto, delimitanti il volume riscaldato verso l’esterno, ovvero verso ambienti non dotati di impianto di riscaldamento, deve essere inferiore o uguale a quello riportato nelle tabelle 3.1 e 3.2 del punto 3 dell’allegato C al decreto legislativo, in funzione della fascia climatica di riferimento. Qualora il ponte termico non dovesse risultare corretto o qualora la progettazione dell’involucro edilizio non preveda la correzione dei ponti termici, i valori limite della trasmittanza termica riportati nelle tabelle 3.1 e 3.2 del punto 3 dell’allegato C al decreto legislativo, devono essere rispettati dalla trasmittanza termica media, parete corrente più ponte termico. Nel caso di strutture orizzontali sul suolo i valori di trasmittanza termica da confrontare con quelli di cui alle tabelle 3.1 e 3.2 del punto 3 dell’allegato C al decreto legislativo, sono calcolati con riferimento al sistema struttura-terreno.” _ D.M. 19 febbraio 2007 “Disposizioni in materia di detrazioni per le spese di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, ai sensi dell’art.1, comma 349, della legge 27 dicembre


Normativa antisismica

_ Ordinanza PCM 3274 (20/03/2003) primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione del territorio nazionale e di normative tecniche (G.U. n. 105 del 08/05/2003)

_ Legge 2 febbraio 1974, n° 64 “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche”.

_ Ordinanza PCM 3519 (28/04/2006) criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone (G.U. n. 108 del 11/05/2006)

Art. 6 Edifici in muratura

_ D.G.R. n. 61- 11017 del 17 novembre 2003-11-25

“S’ intendono per costruzioni in muratura quelle nelle quali la muratura ha funzione portante. Esse devono presentare adeguate caratteristiche di solidarietà fra gli elementi strutturali che le compongono e di rigidezza complessiva secondo le indicazioni delle norme tecniche di cui al precedente art. 3.”

“La giunta ha deliberato: 2) di non introdurre, per la zona 4, l’obbligo della progettazione antisismica, ad esclusione di alcune tipologie di edifici e costruzioni rientranti tra quelli di interesse strategico di nuova costruzione che verranno individuati con successivo atto deliberativo, come previsto dall’art. 2, comma 4

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi

Quadro normativo

“Possono essere concesse deroghe all’osservanza delle norme tecniche di cui al precedente art. 3 dal Ministero per i lavori pubblici previa apposita istruttoria da parte dell’ufficio periferico competente del Ministero dei lavori pubblici e parere favorevole del consiglio superiore dei lavori pubblici, quando sussistano ragioni particolari, che ne impediscano in tutto o in parte l’osservanza, dovute all’esigenza di salvaguardare le caratteristiche ambientali dei centri storici. Tali deroghe devono essere previste nei piani particolareggiati.”

Linee guida

Punti chiave: t Per edifici con superficie utile minore di 1000 mq non viene calcolato l’indice EPI ma è sufficiente il rispetto dei valori limite di trasmittanza previsti. t Nel caso di ampliamenti con volume superiore al 20% del volume esistente, le norme del Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n° 192 vengono applicate in maniera limitata al solo ampliamento. t Queste norme non valgono per edifici isolati con superfice inferiore a 50 mq. Queste normative non vengono quindi applicate ai ciabòt data la loro contenuta dimensione.

Buone pratiche

Art. 12 Deroghe

Progetti

2006, n. 296 (legge finanziaria 2007)”.

PAG 111


dell’Ordinanza P.C.M. n. 3274/03; 3) di non introdurre, per la zona 4, l’obbligo del rispetto dell’art. 89 del D.P.R. 06/06/2001 n. 380 “Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia”, fatta salva la permanenza dell’obbligo relativamente agli abitati da consolidare”;

Si individuano le seguenti categorie di intervento: - interventi di adeguamento atti a conseguire i livelli di sicurezza previsti dalle presenti norme; - interventi di miglioramento atti ad aumentare la sicurezza strutturale esistente, pur senza necessariamente raggiungere i livelli richiesti dalle presenti norme; _ DM 14 01 2008 “Norme tecniche per le costru- - riparazioni o interventi locali che interessino zioni” elementi isolati, e che comunque comportino un miglioramento delle condizioni di sicurezza preStralcio Cap. 9 sulle costruzioni esistenti. esistenti. “Le costruzioni esistenti devono essere sottopo- Gli interventi di adeguamento e miglioramento ste a valutazione della sicurezza quando ricorra devono essere sottoposti a collaudo statico. anche una sola delle seguenti situazioni: - riduzione evidente della capacità resistente e/o 8.4.1 Intervento di adeguamento deformativa della struttura o di alcune sue parti È fatto obbligo di procedere alla valutazione deldovuta ad azioni ambientali (sisma, vento, neve la sicurezza e, qualora necessario, all’adeguae temperatura), significativo degrado e decadi- mento della costruzione, a chiunque intenda: mento delle caratteristiche meccaniche dei ma- a) sopraelevare la costruzione; teriali, azioni eccezionali (urti, incendi, esplosio- b) ampliare la costruzione mediante opere strutni), situazioni di funzionamento ed uso anomalo, turalmente connesse alla costruzione; deformazioni significative imposte da cedimenti c) apportare variazioni di classe e/o di destinadel terreno di fondazione; zione d’uso che comportino incrementi dei ca- provati gravi errori di progetto o di costruzione; richi globali in fondazione superiori al 10%; re- cambio della destinazione d’uso della costru- sta comunque fermo l’obbligo di procedere alla zione o di parti di essa, con variazione significa- verifica locale delle singole parti e/o elementi tiva dei carichi variabili e/o della classe d’uso della struttura, anche se interessano porzioni lidella costruzione; mitate della costruzione; - interventi non dichiaratamente strutturali, qua- d) effettuare interventi strutturali volti a trasforlora essi interagiscano, anche solo in parte, con mare la costruzione mediante un insieme sisteelementi aventi funzione strutturale e, in modo matico di opere che portino ad un organismo consistente, ne riducano la capacità o ne modi- edilizio diverso dal precedente. fichino la rigidezza. In ogni caso, il progetto dovrà essere riferito

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi

Quadro normativo Linee guida

8.7.1 Costruzioni in muratura “Nelle costruzioni esistenti in muratura soggette ad azioni sismiche, particolarmente negli edifici, si possono manifestare meccanismi locali e meccanismi d’insieme. I meccanismi locali interessano singoli pannelli murari o più ampie porzioni della costruzione, e sono favoriti dall’assenza o scarsa efficacia dei collegamenti tra pareti e orizzontamenti e negli incroci murari.

Buone pratiche

8.4.2 Intervento di miglioramento “Rientrano negli interventi di miglioramento tutti gli interventi che siano comunque finalizzati ad accrescere la capacità di resistenza delle strutture esistenti alle azioni considerate. È possibile eseguire interventi di miglioramento nei casi in cui non ricorrano le condizioni specificate al paragrafo 8.4.1. Il progetto e la valutazione della sicurezza dovranno essere estesi a tutte le parti della struttura potenzialmente interessate da modifiche di comportamento, nonché alla struttura nel suo insieme.”

I meccanismi globali sono quelli che interessano l’intera costruzione e impegnano i pannelli murari prevalentemente nel loro piano. La sicurezza della costruzione deve essere valutata nei confronti di entrambi i tipi di meccanismo. Per l’analisi sismica dei meccanismi locali si può far ricorso ai metodi dell’analisi limite dell’equilibrio delle strutture murarie, tenendo conto, anche se in forma approssimata, della resistenza a compressione, della tessitura muraria, della qualità della connessione tra le pareti murarie, della presenza di catene e tiranti. Con tali metodi è possibile valutare la capacità sismica in termini di resistenza (applicando un opportuno fattore di struttura) o di spostamento (determinando l’andamento dell’azione orizzontale che la struttura è progressivamente in grado di sopportare all’evolversi del meccanismo). L’analisi sismica globale deve considerare, per quanto possibile, il sistema strutturale reale della costruzione, con particolare attenzione alla rigidezza e resistenza dei solai, e all’efficacia dei collegamenti degli elementi strutturali. Nel caso di muratura irregolare, la resistenza a taglio di calcolo per azioni nel piano di un pannello in muratura potrà essere calcolata facendo ricorso a formulazioni alternative rispetto a quelle adottate per opere nuove, purché di comprovata validità. In presenza di edifici in aggregato, contigui, a contatto od interconnessi con edifici adiacenti, i metodi di verifica di uso generale per gli edifici di nuova costruzione possono non essere ade-

Progetti

all’intera costruzione e dovrà riportare le verifiche dell’ intera struttura post-intervento, secondo le indicazioni del presente capitolo. Una variazione dell’altezza dell’edificio, per la realizzazione di cordoli sommitali, sempre che resti immutato il numero di piani, non è considerata sopraelevazione o ampliamento, ai sensi dei punti a) e b). In tal caso non è necessario procedere all’adeguamento, salvo che non ricorrano le condizioni di cui ai precedenti punti c) o d).”

PAG 113


guati. Nell’analisi di un edificio facente parte di un aggregato edilizio occorre tenere conto delle possibili interazioni derivanti dalla contiguità strutturale con gli edifici adiacenti. A tal fine dovrà essere individuata l’unità strutturale (US) oggetto di studio, evidenziando le azioni che su di essa possono derivare dalle unità strutturali contigue. L’US dovrà avere continuità da cielo a terra per quanto riguarda il flusso dei carichi verticali e, di norma, sarà delimitata o da spazi aperti, o da giunti strutturali, o da edifici contigui strutturalmente ma, almeno tipologicamente, diversi. Oltre a quanto normalmente previsto per gli edifici non disposti in aggregato, dovranno essere valutati gli effetti di: spinte non contrastate causate da orizzontamenti sfalsati di quota sulle pareti in comune con le US adiacenti, meccanismi locali derivanti da prospetti non allineati, US adiacenti di differente altezza.” Punti chiave: t Per i comuni dell’Alta Langa siti in zona 4 non vi è l’obbligo di progettazione antisismica. t Le costruzioni esistenti devono essere sottoposte a valutazione della sicurezza quando siano presenti caratteristiche di degrado, errori di progettazione o costruzione, cambi di destinazione d’uso con modifiche dei carichi.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


≤ 0,2

2,5

2,5

4,5

4,5

7,5

7,5

12

12

16

16

≥ 0,9

11

11

17

17

23

23

30

30

41

41

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

Zona climatica C D E F a a a a a a oltre 901 1400 1401 2100 2101 3000 3000 GG GG GG GG GG GG GG

I Ciabòt

Rapporto di forma A B dell’edificio fino a a a S/V 600 601 900 GG GG GG

Fig. 65. Tabella 3.1 Valori limite della trasmittanza termica U delle strutture opache orizzontali o inclinate di copertura espressa in W/m2K

Zona climatica A B C D E F

U (W/m2K) 0,65 0,49 0,42 0,36 0,33 0,32

Quadro normativo

0,38 0,38 0,38 0,32 0,30 0,29

Linee guida

U (W/m2K)

Buone pratiche

Zona climatica A B C D E F

Possibili riusi

Fig. 64. Tabella 2.1 - Valori limite, dell’ indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, espresso in kWh/m3 anno

Progetti

Fig. 66. Tabella 3.2 Valori limite della trasmittanza termica U delle strutture opache orizzontali di pavimento espressa in W/m2K

PAG 115


Legenda Limiti provinciali Zona 3 Zona 3S Zona 4

Fig. 67.

Mappa relativa al rischio sismico - Regione Piemonte

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


PAG 117

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico




5 LINEE GUIDA

5.1 Sensibilità e rispetto

Si riscontra una scarsa conoscenza delle tecniche costruttive e di conseguenza una limitata comprensione architettonica dei ciabòt; Fattore più grave è lo scarso apprezzamento, da parte delle comunità locali, delle soluzioni costruttive tradizionali. Per queste ragioni, prima di pensare di recuperare questi edifici bisognerebbe attuare un processo di sensibilizzazione della comunità. L’attività di sensibilizzazione ha la priorità di accrescere la consapevolezza riguardo alla singolarità dell’architettura rurale, in modo che questa diventi un patrimonio collettivo da preservare e recuperare. Il ciabòt come simbolo dell’architettura rurale del territorio dell’Alta Langa, merita la massima attenzione e cautela in un intervento di recupero, nel rispetto della cultura contadina che esso possiede. Nonostante ciò, non va considerato come monumento, ma come oggetto con un carattere adattabile alle esigenze di chi lo utilizza. Il restauro di un edificio commemorativo, finalizzato principalmente al ripristino dei connotati originali, si differenzia dall’operazione di recupe-

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

ro, la quale è un processo di trasformazione funzionale e architettonico. Quindi non comprende solo l’eliminazione del degrado ma la creazione di una nuova idoneità d’uso e il conseguente adeguamento dell’immagine fisica. “Un contadino l’avrebbe fatto?”: questa potrebbe essere la domanda da porsi davanti a una scelta progettuale; una modifica non va esclusa a priori perché rischiosa di alterare “l’immagine” del manufatto, ma può essere considerata come operazione per aumentare il valore (anche economico ma soprattutto d’uso) di un ciabòt. L’edificio esistente, con i suoi caratteri storici, non deve essere un limite al progetto, ma al contrario, uno stimolo alla ricerca per un miglior recupero. Il progettista, rispettoso di questi edifici, progetta caso per caso. Il principio generale è di adattarsi all’esistente, per questo è preferibile la scelta di un “semplice” intervento di manutenzione straordinaria. Inoltre il minimo intervento, se soddisfa le esigenze, ha la piacevole conseguenza di una minima spesa. L’uso delle tecniche locali, con le tecnologie tra-


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi Quadro normativo

Linee guida

Per comprendere il concetto di limitazione dei consumi c’è bisogno di capire, prima di tutto, che il consumo non dipende dall’edificio ma dagli individui che in esso svolgono attività. “La prima strategia nei confronti delle variazioni climatiche stagionali dovrebbe essere adattarsi, vestendosi e svestendosi […] La temperatura interna di confort dipende tanto dal clima quanto dalla cultura.” Andrea Bocco, Gianfranco Cavaglia (Flessibile come di pietra, 2008). Una casa che non viene utilizzata non consuma nulla. L’individuo, invece, impiega energia per qualsiasi azione svolga: così, una persona può vivere in una casa super performante nella foresta, nutrendosi dei propri ortaggi, ma se percorre ogni giorno 100 chilometri per andare a lavorare consumerà comunque quanto il collega che abita nel condomino in città. Raggiungere un consumo sostenibile implica, necessariamente, cambiamenti nello stile di vita. Non basta vivere “a contatto con la natura”: bisogna, prima di tutto, attuare dei comportamenti diversi da quelli energivori tipici del nostro secolo. Se un edificio è utilizzato in modo non continuativo durante l’anno, allora le scelte tecniche possono essere adattate in funzione delle reali condizioni d’uso.

Buone pratiche

5.2 Diminuzione dei consumi energetici e impronta ecologica

Progetti

dizionali perfezionate dal punto di vista energetico e antisismico, deve essere associato all’utilizzo di risorse locali. Si può considerare l’idea di procurarsi i materiali come si faceva una volta (le ciape erano procurate da cave locali o da altre costruzioni in rovina). Se si decide di utilizzare la pietra nel recupero di un ciabòt, questa deve essere pietra di Langa. Il suggerimento non si riferisce solo alle tecniche tradizionali: nella zona potrebbero esistere produzioni industriali pronte a soddisfare i nuovi bisogni. Si incoraggia a tener conto dell’impronta ecologica dei materiali scelti e considerare la durabilità di questi. Gli edifici antichi sono realizzati con materiali e tecniche durevoli (la conferma è data dalla loro attuale permanenza sul territorio) che non richiedono manutenzione costante. Questo approccio deve essere valutato in ogni tipologia d’ intervento. Questa serie di “consigli” cerca di mantenere quell’equilibrio edificio-paesaggio realizzato dalla tradizione, che oggi, siamo chiamati a preservare.

PAG 121


Nel caso dei ciabòt l’adeguamento energetico non è obbligatorio. Il D. Lgs. 192/2005 sugli standard termici dell’involucro si applica nelle operazioni di ristrutturazione parziale o totale, solo nel caso in cui ci sia un ampliamento maggiore del 20% della volumetria esistente e va applicato solamente sull’ampliamento. Inoltre se l’edificio esistente ha una superficie utile inferiore ai 50 mq allora la normativa non è cogente. Gli interventi di adeguamento energetico vanno, quindi, in gran parte considerati come volontari e per questo possono essere ragionati in base all’effettivo utilizzo che si farà dell’immobile. Il caso estremo è quello di non posare alcun isolante su un ciabòt che sarà utilizzato solo in estate. Se la funzione data all’edificio, invece, necessità di un intervento che ne riduca i consumi globali, ci si potrà dedicare alla riduzione della trasmittanza termica dell’involucro. Si agirà, quindi, in ordine di priorità: sulla copertura, sulle aperture, sul solaio e sulle pareti contro terra, sulle pareti perimetrali. L’ intervento finalizzato all’aumento delle prestazioni igrotermiche di un involucro deve tenere conto della compatibilità costruttiva, dell’aspetto esterno dell’edificio, della durabilità dei nuovi componenti e della loro posa in opera. Il costo non deve essere considerato un problema perché questi interventi si ripagano da soli nel tempo in termini di risparmio, sempre a patto che ne sia garantita la durabilità. Il materiale isolante deve essere, prima di tutto,

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

resistente termicamente, affidabile e durevole; è poi preferibile un isolante di origine naturale o di produzione locale. Nel caso dei ciabòt si consiglia un isolamento interno, questo tipo di intervento permette di riscaldare l’aria interna molto rapidamente e quindi si presta bene per case di vacanza o per spazi utilizzati in modo intermittente e per brevi periodi. Qualora si ampli l’edificio, è anche ipotizzabile la realizzazione di sistemi passivi di captazione dell’energia solare. Un ampliamento vetrato, ad esempio, si presta quale “serra solare”. Sono preferibili i materiali con minore energia grigia, ossia quelli che impiegano meno risorse per essere prodotti, trasportati e messi in opera. Una volta ridotti i consumi, si può infine ragionare sull’inserimento di impianti che utilizzano fonti rinnovabili. Nell’Alta Langa, l’utilizzo delle foreste “giovani”, quelle che infestano i terrazzamenti ad esempio, per produrre legna da ardere può portare diversi benefici: si offre un combustibile ottimo per il riscaldamento invernale, si da vita a una produzione locale e si ripuliscono i campi che possono essere, quindi, riutilizzati per l’agricoltura.


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

5.3 Schemi d’intervento

Blocco servizi interno

Fig. 68. Schema di intervento - blocco servizi interno

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Nell’approcciarsi alla riqualificazione di un ciabòt, la prima opzione da prendere in considerazione è mantenere le strutture originali senza l’addizione di nuovi volumi, non rischiando così di alterare le proporzioni, le forme e l’aspetto di queste architetture. Là dove il manufatto presenti delle caratteristiche adatte a tale intervento (una dimensione interna sufficiente e strutture murarie e coperture in buono stato o recuperabili con interventi manutentivi) è ipotizzabile l’inserimento di un divisorio nel quale inserire gli impianti dei servizi di base (cucina e bagno). Questa si presenta come soluzione più economica e rispettosa dell’immagine dei ciabòt dell’Alta Langa per l’inserimento di una nuova funzione che preveda l’abitabilità della struttura.

PAG 123


Distribuzione verticale interna

OPZIONE B

OPZIONE A

minore accessibilità. L’opzione C fa coincidere l’inserimento della parete del blocco servizi con l’appoggio della scala, creando sotto di questa un vano usufruibile.

OPZIONE C

La distribuzione verticale tradizionale del ciabòt è prevalentemente esterna, poiché il dislivello su cui di solito è sito permette l’accesso diretto ai piani. Spesso, infatti, gli ambienti presentavano funzioni diverse che non richiedevano collegamenti diretti (es. stalla-residenza). Mantenere tale caratteristica nel recupero di questi edifici non solo garantisce un maggior rispetto della tradizione ma permette di risparmiare spazio interno, che andrebbe perso con l’inserimento di un collegamento verticale. Il collegamento esterno può essere risolto tramite un semplice pergolato con funzione di filtro con l’esterno. Solo nei casi in cui la funzione a cui era destinato il ciabòt lo richiedeva (es. stalla-fienile), era presente una connessione interna, realizzata attraverso semplici scale a pioli in legno. Nel recupero di un ciabòt composto da due livelli fuori terra, quando si ha la necessità di un collegamento interno, è quindi consigliabile proporre una distribuzione tra i piani di questo tipo. Qualora si voglia inserire una scala più agevole, è importante evitare di ancorarsi alle pareti perimetrali, sia per la reversibilità dell’intervento, sia per evitare sovraccarichi alle murature. A questo scopo è opportuno utilizzare materiali leggeri quali, ad esempio, legno o acciaio. Il collegamento verticale può essere quindi addossato al solaio superiore oppure a una contro-parete interna. Di fianco sono riportati alcuni schemi d’inserimento dei collegamenti verticali di maggiore o

Fig. 69. Esempi di distribuzione interna

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

Scatola nella scatola

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

L’ intervento di recupero denominato “scatola nella scatola” consiste nell’inserimento, all’interno di un involucro esistente, di un volume prefabbricato coerente per dimensione e forma. Questo è in grado di garantire il raggiungimento del comfort bioclimatico interno grazie agli strati isolanti che compongono le pareti. Permette inoltre di istallare tutti gli impianti necessari senza intaccare i paramenti originali, che non rimangono visibili dall’interno. Nel caso specifico questo intervento è possibile se il ciabòt considerato si trova allo stato di rudere (murature perimetrali integre anche non nella loro interezza, struttura di copertura mancante o irrecuperabile) e che la dimensione interna sia sufficiente.

Fig. 71.

Schema di intervento - “scatola nella scatola” Progetti

Fig. 70. Intervento di recupero con il metodo “scatola nella scatola”, Naumann Architekture

PAG 125


Ampliamento Nella riqualificazione di un ciabòt sarebbe meglio evitare un’operazione di ampliamento poiché ciò porta con sé il rischio di snaturare l’immagine tradizionale di queste architetture. Se, però, il cambiamento della funzione prevede l’inserimento di servizi che non possono essere collocati internamente è plausibile la creazione di un ampliamento purché questo rispetti alcuni principi di base: - mantenere un approccio reversibile senza addossarsi alla struttura originale; - sfruttare l’ampliamento per localizzare i servizi e gli impianti; - approcciarsi in modo sensibile alla preesistenza, senza occluderne la vista e la natura formale. - se desiderato progettare con tecniche, materiali e linguaggi contemporanei, fermo restando la richiesta di qualità architettonica; - utilizzo delle aperture esistenti, evitando, se possibile, la creazione di nuovi vani; - il posizionamento dell’ampliamento va studiato a seconda della collocazione del ciabòt. Se, ad esempio, si è in presenza di un terrazzamento è consigliabile sfruttare il dislivello per inserire il nuovo volume, cercando di dare la giusta importanza al manufatto esistente; - la sopraelevazione è fortemente sconsigliata in quanto non coerente con i criteri precedenti. Di seguito vengono proposti degli schemi volumetrici di ampliamento sviluppati a partire dalla Fig. 72. Schema di intervento - ampliamento

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico Possibili riusi

I Ciabòt

Ampliamento - Pavillon Roly (Belgio)

Buone pratiche

Fig. 74.

Linee guida

Quadro normativo

Fig. 73. Ampliamento - Ciabòt n° 88

Fig. 75. Ampliamento - Torispardon (Scozia)

Progetti

collocazione del ciabòt. Tramite l’osservazione diretta sono state individuate alcune posizioni ricorrenti: a mezza costa con falde parallele all’andamento del terreno, a mezza costa con falde perpendicolari all’andamento del terreno, all’interno del terrazzamento con falde parallele, all’interno del terrazzamento con falde perpendicolari. In base a queste si è cercato di proporre delle posizioni di ampliamento basate sui criteri di conservazione e preservazione del ciabòt. Questi schemi vanno considerati come semplici suggestioni che possono essere di ausilio a chi interviene. Recuperare un ciabòt è un’operazione complessa che richiede un’analisi caso per caso.

PAG 127


OPZIONE A

OPZIONE B OPZIONE C

Ampliamento staccato dalla struttura originale collegato attraverso una struttura leggera, posizionato al di sotto del terrazzamento alterando al minimo l’immagine del ciabòt. Può essere prefabbricato. Sfrutta le aperture esistenti.

Assonometria

Ipotesi d’ingombro

Ampliamento addossato alla struttura originale collegato attraverso la creazione di un’apertura. Permette una continuità formale tra i due corpi. Può essere prefabbricato. L’altezza deve essere diversa da quella dell’edificio originale. Assonometria

Ipotesi d’ingombro

Ampliamento addossato alla struttura originale, parzialmente interrato. Sfrutta il dislivello per la distribuzione. Può essere prefabbricato. E’ poco reversibile. Offre uno spazio esterno praticabile (terrazza).

OPZIONE D

Assonometria

Ampliamento addossato alla struttura originale, parzialmente interrato. Sfrutta il dislivello per la distribuzione. Può essere prefabbricato. E’ poco reversibile. Offre uno spazio esterno praticabile (terrazza). Risolve le problematiche della muratura Assonometria contro terra.

Fig. 76. Schema riassuntivo di possibili ampliamenti

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

Ipotesi d’ingombro

Ipotesi d’ingombro


Buone pratiche

Possibili riusi

Pianta Prospetto

Pianta Prospetto

I Ciabòt

Prospetto Quadro normativo

Pianta

Linee guida

Prospetto

Progetti

Pianta

PAG 129

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


5.4 Linee guida per unità tecnologiche

Copertura Caratteristiche architettoniche Vedi capitolo “2.4 Analisi unità tecnologiche strutture di copertura, manti di copertura, nodi di gronda, comignoli”

Fig. 77.

Mancata manutenzione - Ciabòt n° 60

Degradi ricorrenti - Manto di copertura: può presentare sconnessioni, rotture, lacune e mancanze degli elementi; può verificarsi la presenza di vegetazione infestante; può considerarsi degrado un errato intervento di manutenzione precedente che ha creato una copertura mista. - Orditura lignea: può presentare fenomeni di marcescenza, innescati da infiltrazioni d’acqua; deformazioni; rotture e mancanze di elementi; crolli parziali fino all’instabilità strutturale; - Comignoli: mancanze o rotture degli elementi; depositi superficiali di fuliggine; erosione degli elementi lapidei; crolli parziali; mancanza delle lastre di chiusura superiore. Le cause principali di questi fenomeni di degrado, sia per il manto sia per la struttura portante, sono la mancata manutenzione e l’attacco degli agenti esterni.

Fig. 78. Errata manutenzione - Ciabòt n° 59

Fig. 79. Vegetazione infestante - Ciabòt n°69

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


ࡄ ࡄ

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi Quadro normativo

Linee guida

Buone pratiche

ࡄ se la struttura del tetto non è più leggibile, perché mancante, è possibile utilizzare se il tetto è in buone condizioni è consigliala tipologia di copertura più favorevole alle ta un’attenta manutenzione, conservare la nuove esigenze, anziché ipotizzare l’originale struttura lignea esistente, riparandola, rinforconformazione del tetto. zandola ed eventualmente sostituendo singoli elementi non risanabili; Adeguamento prestazionale se il tetto è in pessimo stato di conservazione, oppure è stato sostituito da coperture non Al fine di adeguare l’edificio ai livelli prestaziocompatibili: è consigliato ricostruire, mante- nali richiesti dagli usi contemporanei, per il sodnendo la pendenza originale e gli elementi disfacimento di requisiti (coibentazione interna, autentici in buone condizioni; tenuta all’aria, ecc.) diversi da quelli dettati al tempo della costruzione, e per la riduzione delle in questi casi non è consigliabile modificare dispersioni di calore è possibile integrare uno la geometria della copertura, l’inclinazione strato di isolamento sotto falda rispettando le delle falde, l’aggetto degli sporti e l’altezza strutture esistenti. della linea di gronda; Nel caso in cui il manto di copertura esistente, in evitare di sostituire il manto di copertura in lastre di pietra, sia in buone condizioni e garanciape con materiali estranei alla tradizione tisca un’adeguata tenuta all’acqua, è consigliaquali coppi, marsigliesi ecc; bile inserire uno strato isolante all’intradosso è consigliabile il recupero di comignoli e can- delle falde di copertura operando la messa in ne fumarie esistenti, nel caso siano assenti opera senza rimuovere il manto né la struttura il loro inserimento è possibile, evitando di di sostegno del tetto. Le modalità di intervento intaccare le murature originali, per non com- variano in funzione della struttura di sostegno prometterne la solidità strutturale; e del materiale isolante, selezionato anche in è consigliabile inserire grondaie e pluviali, funzione delle caratteristiche geometriche e cocompatibili per forma e materiale con il resto struttive della copertura e del sistema di messa dell’edificio. in opera dei singoli componenti. In generale, è opportuno impiegare prodotti che presentino, oltre a buone caratteristiche di isolamento termico, anche resistenza agli sbalzi ter-

Morfologia della copertura leggibile: ࡄ

Morfologia della copertura non leggibile:

Progetti

Linee guida al recupero

PAG 131


mici e buona lavorabilità, in modo che si prestino a essere adattati alla struttura esistente, spesso molto irregolare. È possibile utilizzare pannelli multistrato prefiniti costituiti da un doppio tavolato in legno con interposto lo strato isolante. Se il tetto va ricostruito, sotto le ciape si può collocare un manto impermeabile all’acqua ma permeabile al vapore. In questo modo, se si danneggia una ciapa (sollecitazioni di neve e gelo, microfessurazioni) il manto protegge dalle infiltrazioni.

Fig. 80. Tetto freddo recuperato tradizionale- Ciabòt n° 77

Fig. 81. Tetto freddo recuperato moderno - Ciabòt n° 79

Fig. 82. Tetto isolato recuperato moderno - Ciabòt n° 88

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi Quadro normativo

Linee guida Buone pratiche

Ogni intervento di recupero deve essere dettato dal buonsenso. L’obiettivo è il raggiungimento di un equilibrio tra conservazione ed esigenze. Una copertura tradizionale non raggiungerà mai gli standard odierni di confort senza l’inserimento di elementi che ne alterino i caratteri. Se questi vogliono essere conservati, allora bisognerà intervenire sul nostro spirito di adattamento. Quando si è in campeggio, si è disposti a dormire in situazioni molto meno confortevoli di quelle che possono offrire questi edifici, ma ci si adatta. Perché lo stesso principio non può essere adottato a un ciabòt? In fondo questo offre un riparo sicuramente più confortevole e una coperta di lana protegge dal freddo quanto uno strato isolante. Realizzare un manto in ciape può risultare oneroso, quindi se la disponibilità economica non lo permette è possibile inserire una copertura in lamiera, intesa come temporanea, con un’orditura dimensionata e posizionata in modo da poter ospitare in futuro un manto in ciape. Questa soluzione, anche se più economica, deve avere una qualità architettonica accettabile. È consigliabile evitare lamiere riflettenti o cromaticamente incompatibili con l’aspetto degli edifici esistenti. Se vi è la possibilità di realizzare un manto in ciape, allora è importante affidarsi a imprese locali e utilizzare le risorse del territorio. Questa scelta non è dettata solo da fattori culturali, ma anche e soprattutto dalla durabilità e dalla faci-

le reperibilità della pietra di Langa, presente nel terreno o prelevabile da costruzioni degradate.

Progetti

Parliamone

PAG 133


Coibentazione del tetto senza rimozione del manto

Sostituzione di travetti

L’intervento consiste nell’inserimento, all’intradosso delle falde del tetto, di strati di coibentazione, senza rimozione del manto e della struttura di copertura. Tale intervento è possibile nel caso in cui il manto esistente garantisca una buona tenuta all’acqua e non sia richiesta l’impermeabilizzazione del tetto. Il manto in ciape genera notevoli variazioni di temperatura e umidità al suo intradosso. I prodotti termoisolanti devono quindi essere indeformabili e resistenti agli sbalzi termici. Devono inoltre essere facilmente lavorabili per essere adattati alla struttura esistente, spesso con scansione irregolare.

L’intervento consiste nella sostituzione, parziale o totale, dei travetti lignei del tetto e presuppone lo smontaggio e la rimozione degli strati sovrastanti della copertura e, talvolta, anche delle sottostanti strutture portanti . Si consiglia l’utilizzo di materiale tradizionale (legno di castagno) con buona resistenza all’umidità. Occorre porre particolare attenzione alla connessione tra travetto e struttura muraria, per evitare che la testa dell’elemento sia aggredita dall’umidità (inserimento di una guaina impermeabile o di un dormiente all’apice della muratura). Occorre poi far sì che le connessioni tra nuovi elementi e strutture esistenti non indeboliscano queste ultime.

Fig. 83. Applicazione di materiale coibente all’intradosso delle falde, senza rimozione del manto e della struttura di copertura

Fig. 84. Esempio di sostituzione di travetti della struttura di copertura

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

L’Intervento consiste nell’inserimento di un dormiente per consentire un miglior appoggio degli elementi della copertura e per evitare che questi siano posti a diretto contatto con la muratura, evitando i rischi di deterioramento indotti dall’umidità in essa naturalmente presente. Il dormiente è impiegato solo per consentire un miglior appoggio della copertura sui muri, distribuendone parzialmente i carichi su tutto lo sviluppo. Quest’elemento può essere realizzato in legno massello o in acciaio. È fortemente sconsigliato l’uso di elementi in calcestruzzo armato prefabbricato.

I Ciabòt

Inserimento di un dormiente all’apice delle murature

Progetti

Fig. 85. Schema di inserimento di un nuovo dormiente all’apice delle murature

PAG 135


Murature Caratteristiche architettoniche Vedi capitolo “2.4 Analisi unità tecnologiche muratura in pietra faccia a vista” Degradi ricorrenti - Dissesto strutturale: complessivo o localizzato (lesioni, fratture, spanciamenti). Talvolta, le lesioni compaiono in corrispondenza dei cantonali e denunciano movimenti a livello di fondazione o eccessi di spinte oblique. Le lesioni più pericolose sono quelle recenti e ancora in movimento, riconoscibili controllandone la forma (se recenti sono “pulite” e a bordi taglienti) e lo stato (per esempio con fessurimetri). - Dissesto superficiale: erosione, scagliatura, mancanze, fratture. - Presenza di vegetazione infestante e attacchi da parte di agenti biologici (muschi, licheni eccetera).

Fig. 86. Fasi del fenomeno di spanciamento

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

Fig. 87.

Esempio di spanciamento - Ciabòt n°57

Fig. 88. Crepa su scatola muraria - Ciabòt n° 25


Possibili riusi

Fig. 89. Confronto di due paramenti murari: il primo con rabbocco dei giunti a coprire gli elementi lapidei, il secondo a secco.

ࡄ Per gli interventi di carattere strutturale è sempre consigliabile ricorrere a specialisti nel settore del consolidamento; ࡄ per riparazioni, integrazioni e sostituzioni

Linee guida

ࡄ si consiglia di chiudere nicchie e cavedi per migliorare la capacità strutturale delle pareti; ࡄ se ritenuto opportuno, intonacare l’ interno con malte di calce idraulica naturale o terra cruda per migliorare l’igiene ed evitare infiltrazioni, correnti d’aria e ospiti spiacevoli. Un’intonacatura bianca conferisce luminosità all’ambiente; ࡄ evitare l’uso di intonaci falso rustici (lacrimati, graffiati, appallottolati, ecc.) e intonaci plastici, i primi perché leziosi e poco sobri, gli altri perché impediscono la naturale traspirazione dei muri.

Quadro normativo

Interventi interni:

Buone pratiche

ࡄ ripulire superficialmente le pareti; ࡄ evitare di intonacare l’esterno della muratura garantisce vantaggi: economici (si riducono quantitativi e quindi costi di materiali e manodopera), prestazionali (si evita di sovrapporre alla pietra uno strato impermeabile vanificante la capacità traspirante della muratura originaria) e visivi (si salvaguardano trama e colore); ࡄ nel caso di smontaggio, conservare i blocchi di pietra più importanti per aspetto e disposizione (pietre cantonali, architravi lapidei, ecc.) e riutilizzarli possibilmente nelle stesse posizioni dalle quali sono stati rimossi; ࡄ sono da escludere i rivestimenti esterni di qualsiasi tipo (lastre di pietra, tavolette di legno, materiali sintetici, ecc.) perché mai presenti nella tradizione costruttiva locale e perché occultano la vista delle superfici in pietra molto più peculiari e distintive; ࡄ i giunti tra le pietre possono essere risarciti e stilati con malte di calce idraulica naturale o terra cruda, perché permeabili al vapore e poco rigide; ࡄ evitare le malte cementizie o di calce-cemento, perché impermeabili al vapore e rigide; ࡄ evitare l’uso di conci di pietra tagliati a macchina o a mano con forme squadrate, tranne nel caso di cantonali e di inserimenti di re-

I Ciabòt

Interventi esterni:

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

stauro filologico.

Progetti

Linee guida al recupero

PAG 137


parziali utilizzare materiali locali; ࡄ per risanare le murature contro terra si possono creare intercapedini o cunicoli aerati. Nello scavare va prestata massima attenzione agli elementi di pietra sporgenti dalla muratura che servivano da collegamento al terreno (vedi capitolo “2.4 Analisi unità tecnologiche – murature contro terra”). Questi elementi vanno conservati e, possibilmente, integrati al nuovo intervento.

offra prestazioni più adatte a un uso residenziale continuativo, è da escludere in quanto nasconderebbe la vista della trama lapidea; - l’isolamento interno riduce lo spazio abitabile, ma ha il pregio di conservare l’aspetto esterno, di essere più facile da posare e più protetto dal degrado.

In generale è sconsigliato: ࡄ l’uso di elementi in calcestruzzo, strutturalmente incompatibili; ࡄ diminuire lo spessore delle pareti: sarebbe pregiudizievole per la statica dell’edificio e inverosimile dal punto di vista attuativo; ࡄ il rifacimento o l’aggiunta di porzioni murarie realizzate con pietre squadrate posate a corsi paralleli e/o con giunti larghi e profondi; ࡄ rabbocco dei giunti di malta a coprire gli elementi lapidei.

Alcuni interventi per risolvere problemi strutturali (crolli parziali, riparazione di crepe molto estese, spanciamenti) possono essere molto onerosi e di difficile attuazione; non è sbagliato pensare di smontare (togliendo le pietre una ad una, lasciandole intere) e ricostruire l’intera muratura, seguendo i principi elencati in precedenza. Non essendo questi monumenti, l’autenticità degli elementi non è data dal quando sono stati costruiti ma dall’utilizzo delle tecniche tradizionali e dei materiali locali.

Adeguamento prestazionale L’elevato spessore delle murature in pietra, legate con malte, consente uno sfasamento termico esterno-interno molto elevato. Inserendo anche solo uno strato di intonaco isolante, l’ambiente interno riscaldato resterà tale a lungo. Nel caso si intenda, comunque, inserire uno strato isolante, va considerato che: - l’isolamento esterno “a cappotto”, per quanto

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

Parliamone


Fig. 90. Le pietre nella zona tratteggiata, interessata dalla lesione devono essere rimosse per consentire la riparazione del muro con la posa dei nuovi elementi

Fig. 91. Sezione esemplificativa di realizzazione di una sottomurazione

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

L’intervento prevede il rinforzo della struttura di fondazione esistente, aumentandone sezione o profondità d’imposta, tramite la realizzazione di una nuova struttura al di sotto, o ai lati, di essa. Per le nuove fondazioni possono essere usati materiali tradizionali o conglomerato cementizio armato. In questo caso, è bene isolare la muratura esistente dal nuovo elemento con opportune guaine, per evitare reazioni d’incompatibilità tra vecchi e nuovi materiali. Occorre evitare che tra nuove opere e vecchie murature si generino vuoti, anche limitati, capaci di causare cedimenti strutturali. Gli scavi devono svilupparsi per sezioni limitate considerando il rapporto costruzione-suolo, per evitare fenomeni di sprofondamento.

I Ciabòt

L’intervento consiste nella riparazione di limitati tratti di una muratura esistente, quando essa abbia perso in modo irreparabile la sua continuità e stabilità, e può essere eseguito previo smontaggio della parte degradata. È obbligatorio l’utilizzo della pietra di Langa in quanto materiale tradizionale, facilmente reperibile e con caratteristiche di resistenza e durabilità ottime. È tuttavia possibile riutilizzare anche gli stessi elementi smontati, dopo averli puliti con spazzole di ferro e lavati, in modo da rimuovere ogni impurità, sempre che non abbiano subito alterazioni. La muratura deve essere legata, per tutto il suo spessore, da pietre di collegamento trasversali (dette “diatoni” o “chiavi”): dalla regolarità e dalla frequenza di questi pezzi dipende in gran parte la stabilità del muro.

Possibili riusi

Realizzazione di sottomurazioni

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Riparazione puntuale con tecniche tradizionali

PAG 139


Inserimento del solaio contro terra Al piano terra i ciabòt presentano solitamente uno strato di terra battuta e ghiaia. Sia per la difesa dall’umidità di risalita capillare che per rispettare i requisiti igienico-sanitari potrà essere opportuno, a seconda delle destinazioni d’uso dell’ambiente inferiore, progettare un solaio contro terra.

Realizzazione trincee drenanti e solaio contro terra Le dimensioni dell’intercapedine della trincea variano in relazione alle caratteristiche del sito; è importante dotarla, sul fondo, di un canale che convogli e allontani l’acqua dalla costruzione e, sulle pareti, di opportuni dreni per evitare l’effetto diga. L’intervento offre migliori prestazioni se associato alla realizzazione di un canale drenante a monte della costruzione.

Linee guida all’inserimento ࡄ creare un vespaio per controllare l’umidità di risalita, eventualmente isolato per ridurre le dispersioni termiche. Un intervento possibile è l’utilizzo di argilla espansa in sacco che ottimizza le operazioni di cantiere, per la facilità di posa; ࡄ realizzare, sul perimetro esterno (per tutto il suo sviluppo o per una sua limitata porzione), una trincea drenante che permetta l’allontanamento delle acque e l’aerazione del vespaio. Parliamone La creazione di una trincea drenante, pur essendo un’ottima soluzione, può risultare onerosa e invasiva. Per la pavimentazione, può essere consigliabile utilizzare lo stesso tipo di pietre del manto di copertura perché durevoli e facilmente reperibili.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

Fig. 92. Sezione esemplificativa di realizzazione di una trincea drenante


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

Solai interpiano Caratteristiche architettoniche

Degradi ricorrenti

I fenomeni di degrado sono innescati dalla presenza di umidità dovuta, per esempio, a infiltrazioni d’acqua.

Buone pratiche

Fig. 94. Crollo parziale - Ciabòt n° 24

Linee guida

Quadro normativo

Fig. 93. Deformazione - Ciabòt n° 82

Fig. 95. Marcescenza - Ciabòt n°82

Progetti

-Attacchi biologici; -marcescenza delle teste delle travi e dei tavolati; -deformazioni e rotture delle travi o dei travetti, talvolta crolli parziali; -sfilamento delle teste delle travi dalle murature.

Possibili riusi

I Ciabòt

Vedi capitolo “2.4 Analisi unità tecnologiche - solai”

PAG 141


Linee guida al recupero

Parliamone

ࡄ in presenza di solai in legno, si consiglia di attuare interventi poco invasivi, che utilizzino tecniche e materiali tradizionali, senza l’uso del calcestruzzo armato nelle opere di consolidamento che irrigidisce il sistema e non è compatibile con i materiali della tradizione; ࡄ si consiglia di conservare sempre gli orizzontamenti a struttura lignea. Sono possibili interventi di rinforzo, con la sostituzione delle parti totalmente degradate, utilizzando elementi in legno dello stesso tipo o acciaio, escludendo elementi in calcestruzzo armato; ࡄ nuovi solai nelle costruzioni tradizionali possono essere realizzati con elementi in legno, in acciaio o altri materiali compatibili, purché consentano una posa in opera a secco che non interferisca con le parti esistenti dell’edificio; ࡄ è da evitare la realizzazione di solai con struttura in calcestruzzo armato o in laterocemento a sostituzione o completamento di solai lignei esistenti.

È consigliabile accettare l’altezza interpiano per come è, per evitare tutta una serie di interventi di adeguamento legati ad essa (chiusura delle sedi esistenti delle travi e apertura di nuove, modifica delle soglie e delle architravi delle aperture al piano superiore).

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

Aperture Caratteristiche architettoniche

Degradi ricorrenti

Quadro normativo

Dissesto - Ciabòt n° 60

Linee guida

Fig. 97.

Buone pratiche

- Aperture e stipiti: possono presentare forme di degrado superficiale, come patine, esfoliazioni, scagliature e perdite di frammenti, ecc., che non richiedono interventi radicali. Le cause principali di questi fenomeni di degrado sono la mancata manutenzione e l’attacco degli agenti esterni. A ciò si associano talvolta forme di dissesto denunciate da fessure o fratture, provocate da eccessive sollecitazioni o da movimenti della parete, con conseguente perdita di efficienza degli elementi.

Fig. 96. Fessurazioni degli architravi - Ciabòt n° 22

Progetti

- Architravi, serramenti e scuretti: presentano spesso fenomeni di marcescenza, soprattutto in corrispondenza degli innesti nella muratura o in punti esposti all’azione degli agenti atmosferici. Eventuali fessure lungo le fibre del legno non sono generalmente preoccupanti a meno che, associandosi a deformazioni e sfibramenti, non determinino l’inefficienza dell’elemento.

Possibili riusi

I Ciabòt

Vedi capitolo “2.4 Analisi unità tecnologiche aperture, finestre, porte”

PAG 143


Linee guida al recupero L’ inserimento o l’ampliamento di un’apertura, se non ben calibrato, è sufficiente a rompere l’e- ࡄ quilibrio tra i vuoti delle aperture e i pieni delle murature. ࡄ La situazione di fatto delle aperture dovrebbe essere accettata anche quando queste si trovano in posizioni inconsuete rispetto agli ambienti della nuova distribuzione interna, derivando anzi da queste condizioni l’incentivo a creare soluzioni alternative ai consueti ࡄ modelli abitativi; ࡄ non è consigliato ipotizzare modifiche finalizzate a unificare la dimensione o a creare allineamenti, condizioni che riducono edifici pieni di carattere a brutte copie di casette anonime; ࡄ quando indispensabile per ragioni aeroilluminanti è plausibile l’inserimento di nuove ࡄ aperture anche di forma e dimensione non tradizionali ma di proporzioni e posizione appropriate alla composizione della facciata; ࡄ ࡄ per mantenere l’effetto chiaroscurale proprio dei profondi tagli delle aperture originarie, posizionare serramento e scuretti in buona profondità rispetto al piano di facciata; ࡄ in termini di prestazioni energetiche il doppio infisso è una buona soluzione: in tale caso si può mantenere l’infisso originale verso l’esterno, e montarne un altro a filo interno; ࡄ se necessario, riparare, consolidare o sostitu-

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

ire gli architravi, utilizzando elementi in pietra, legno o acciaio, escludendo l’impiego di calcestruzzo armato; i telai delle nuove finestre e portefinestre saranno preferibilmente in legno, trattato con oli o cere naturali, o in acciaio, nel caso non siano richieste prestazioni energetiche. Quest’ultima possibilità è giustificata dal fatto che in questo modo i telai possono avere sezioni inferiori di quelli tradizionali e pertanto consentire un aumento dell’illuminazione naturale; l’infisso esistente può essere sostituito da un infisso ad anta unica con il quale, con l’assenza dei montanti centrali, non si altera il rapporto originario tra orizzontalità e verticalità del taglio dell’apertura e non si perde in luminosità nonostante l’uso di telai a più forte sezione, indispensabili per l’alloggiamento di doppi vetri con camera d’aria; la ferramenta (cerniere, maniglie, cremonesi, etc.) deve essere di tipo moderno e di dimensioni appropriate alle esigenze funzionali; è sconsigliata la modifica delle dimensioni delle aperture rimuovendo gli architravi lignei o lapidei esistenti e parti di muratura sovrastante, a meno che questi non siano elementi di tamponamento successivo;


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Quadro normativo

Possibili riusi

1.

Fig. 98. Esempi di nuovi telai su aperture esistenti: 1. telaio con schema tradizionale a 3 scomparti; 2. telaio a unica anta senza montanti, permette un’illuminazione naturale maggiore e garantisce un carattere moderno; 3. suddivisione a 2 ante, sconsigliata perchè in conflitto con l’orizzontalità dei corsi della muratura.

Progetti

3.

Buone pratiche

Linee guida

2.

PAG 145


Distribuzione verticale Caratteristiche architettoniche Vedi capitolo “2.4 Analisi unità tecnologiche scale esterne” Degradi ricorrenti - Scale esterne: composte esclusivamente da elementi lapidei, possono presentare forme di degrado superficiale, come patine, esfoliazioni, scagliature e perdite di frammenti che non richiedono interventi radicali. I fenomeni di degrado sono innescati, di solito, dall’azione dell’acqua, della neve, dalle escursioni termiche e dai ripetuti cicli di gelo e disgelo. - Scale interne: la distribuzione interna, dove presente, è risolta mediante scale a pioli in legno. Queste possono presentare rotture o fenomeni di marcescenza che determinano l’inefficienza dell’elemento. La causa principale di questi fenomeni di degrado è la mancata manutenzione.

Fig. 99. Deformazioni - Ciabòt n° 77

Fig. 100. Vegetazione infestante - Ciabòt n° 34

Fig. 101. Rottura - Ciabòt n° 25

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


ࡄ manutenzione degli elementi, senza cambio della forma e del materiale; ࡄ se necessario, inserimento di un parapetto. Il suo disegno deve essere improntato a estrema semplicità; ࡄ è fortemente sconsigliata la riparazione o l’ integrazione di strutture e pedate in pietra con elementi in calcestruzzo e la realizzazione di parapetti pieni in elementi di calcestruzzo, in muratura grigliata o in alluminio anodizzato.

È meglio cercare di sfruttare la distribuzione esterna (vedi capitolo “5.3 Schemi d’intervento – distribuzione verticale interna”). Se ritenuto necessario un collegamento verticale interno, è incoraggiato l’utilizzo di una scala a pioli, in quanto garantisce un inserimento non invasivo con un notevole risparmio di spazio.

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

Parliamone

I Ciabòt

- Scale esterne:

Possibili riusi

Vedi capitolo “5.3 Schemi d’intervento – distribuzione interna”.

ࡄ è consigliabile evitare la sostituzione di elementi in legno esistenti con altri in metallo e l’ancoraggio di nuove strutture ai paramenti murari originari.

Quadro normativo

Linee guida al recupero

Buone pratiche Progetti

ࡄ è suggerita la riparazione, il consolidamento e il rinforzo utilizzando materiali e tecniche tradizionali; ࡄ dove mancante, l’inserimento di un nuovo elemento di collegamento verticale, in legno o acciaio, che dovrebbe avere caratteristiche dimensionali coerenti con quello tradizionale; ࡄ se ritenuto necessario, e dove lo spazio interno lo permetta, è possibile l’inserimento di un corpo scale, in legno o acciaio, non ancorato alle murature originali;

Linee guida

- Scale interne:

PAG 147


Impianti

Sistemi di raccolta dell’acqua piovana

La riduzione del fabbisogno e dei consumi di energia e il miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio si ottengono principalmente attraverso azioni che interessano: - il comportamento e le abitudini degli utenti; - il miglioramento delle prestazioni energetiche dell’involucro edilizio; - il miglioramento dell’efficienza e del rendimento degli impianti di climatizzazione invernale. La valutazione dei fattori di contesto (ambientali, presenza di risorse, ecc.) e l’individuazione della funzione a cui servirà il manufatto sono necessarie e imprescindibili per comprendere quanto e come intervenire sull’edificio. In linea generale, evitare, esternamente, di addossare alle pareti qualsiasi conduttura. Nel caso sia necessario, è preferibile lasciarle a vista. Internamente, considerare la possibilità di lasciare a vista cavi elettrici opportunamente rivestiti, con le loro scatole di derivazione, interruttori, prese, e tubi dell’acqua, del gas e del riscaldamento. Concentrare tubazioni e scarichi in pochi punti, cercando di inserirli in partizioni o contropareti a secco ispezionabili. Ricavare “tracce” nelle pareti in pietra è fortemente sconsigliato.

Gli insediamenti rurali collocati in zone povere d’acqua utilizzano da sempre la raccolta dell’acqua piovana. I sistemi di recupero odierni permettono di utilizzare l’acqua raccolta per il risciacquo dei wc, le pulizie e il bucato e l’irrigazione del giardino. L’uso potabile è escluso. Sono generalmente composti da: - un sistema di gronde, pluviali e condotte; - uno o più pozzetti di filtraggio; - una cisterna o un serbatoio di stoccaggio; - un impianto che preleva l’acqua dal serbatoio e la distribuisce agli apparecchi che la utilizzano. Linee guida all’inserimento dei sistemi di raccolta dell’acqua piovana ࡄ La grondaia e il pluviale devono essere compatibili con le forme, i materiali e i colori dell’edificio esistente; Impianti solari termici

Sono sistemi che captano l’energia termica solare e la utilizzano per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria. Di seguito sono riportati alcuni tipi di impianti e Sono generalmente composti da: di sistemi passivi applicabili ai ciabòt con il fine - un modulo che capta l’energia solare; di raggiungere migliori prestazioni energetiche. - uno scambiatore dove circola il fluido che trasferisce l’energia termica; - un accumulatore dove si immagazzina l’ener-

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Linee guida all’inserimento degli impianti a Linee guida all’inserimento degli impianti so- biomassa lari termici e fotovoltaici ࡄ se possibile utilizzare le canne fumarie esiࡄ È sconsigliabile posizionare i pannelli capstenti; tanti sulle coperture in pietra dei ciabòt; è ࡄ stufe e camini possono essere utilizzati anpossibile inserirli in copertura se il tetto non che per cottura. è in ciape o su eventuali ampliamenti; ࡄ è importante ricordare che nel caso del solare termico più ci si allontana dall’edificio più

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi

La biomassa vegetale può derivare da residui e sottoprodotti di produzioni agricole, forestali, agroalimentari e della lavorazione del legno. È la scelta migliore per riscaldare un edificio quando la produzione della biomassa è locale. Nelle zone rurali e montane ad esempio si presta perfettamente per impianti a combustione diretta per utenze domestiche di piccole o medie dimensioni. Termo-caminetti, stufe, termo-stufe e caldaie sono impianti di piccole dimensioni che riescono a riscaldare un ambiente o a fornire acqua calda sanitaria. I principali combustibili utilizzati per questi impianti sono ciocchi di legno, cippato di legna e pellet, quest’ultimo da evitare perché raramente di produzione locale.

Quadro normativo

Gli impianti fotovoltaici permettono di trasformare l’energia solare in energia elettrica, che può essere utilizzata direttamente, accumulata o immessa in una rete di distribuzione. La modularità degli impianti ne permette un facile dimensionamento e quindi un’adattabilità anche a utenze isolate. Sono composti da: - un modulo che capta l’energia solare; - una struttura di sostegno indipendente o integrata nell’edificio; - un regolatore di carica; - un inverter, se si usa elettricità a corrente alternata; - a volte un accumulatore;

Linee guida

Impianti a biomassa

Buone pratiche

Impianti fotovoltaici

Progetti

gia. si disperde il calore captato; Possono avere circolazione naturale o forzata: ࡄ è possibile posizionare i pannelli su eventuain questo secondo caso presentano, quindi, una li strutture esterne che possono essere sfrutpompa. tate, come pergolati o gazebi.

PAG 149


Impianti di fitodepurazione

no previsti elementi schermanti per proteggere dalla radiazione solare estiva. Piante e vegetaUn impianto di fitodepurazione sfrutta la depura- zione possono essere utilizzate a questo scopo. zione biologica per ripulire le acque grigie o nere Il passo dei telai va rapportato alla geometria di un edificio. Il sistema è composto da condotte del fabbricato. che attraversano diversi pozzetti filtranti fino a una vasca che contiene terreno e piante che fil- Linee guida all’inserimento di serre solari trano l’acqua e la rendono riutilizzabile per usi non potabili quali ad esempio: il risciacquo dei Per quanto riguarda il posizionamento del nuovo wc o l’ irrigazione. Si prestano molto bene anche volume e la sua geometria, guardare il capitolo perché non richiedono superfici eccessive per il “5.3 schemi di intervento – ampliamento”. loro funzionamento, e creano una zona verde, piacevole alla vista. Linee guida all’ inserimento degli impianti di fitodepurazione ࡄ La costruzione di questi impianti non richiede una manodopera altamente specializzata; basta una buona progettazione: è bene quindi rivolgersi a imprese locali per i lavori; ࡄ eventualmente, questo tipo di impianto può essere unito all’installazione di una piscina fitodepurata che non avrà quindi bisogno di manutenzione e cloro.

Parliamone

Quando si interviene per riqualificare energeticamente un edificio è necessario prima di tutto contenere i consumi energetici (ridurre il fabbisogno e gli sprechi), successivamente è possibile valutare l’opportunità di inserire sistemi di produzione di energia a partire da fonti rinnovabili. L’inserimento di qualsiasi impianto va valutato Serre solari secondo le esigenze a cui questo dovrà rispondere; il ciabòt potrebbe essere vissuto come un Aggiungere un volume vetrato ad un edificio esi- riparo in cui la luce è data da una candela, l’acstente apporta benefici, sia facendo da spazio qua dalla pioggia, il calore dalla legna. cuscinetto tra l’ambiente interno ed esterno, sia captando energia solare radiante. Il volume va esposto preferibilmente a sud. Nel sistema van-

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


PAG 151

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico




6 BUONE PRATICHE

Di seguito sono riportati esempi di interventi su strutture esistenti realizzati in Italia e all’estero, considerati validi in funzione della loro coerenza rispetto alle tematiche trattate nella guida. L’obiettivo non è la descrizione dell’intervento ma la focalizzazione su punti chiave, quali il rispetto dell’esistente, l’adeguamento alle esigenze contemporanee, l’impatto sociale, la valorizzazione del luogo. Le riflessioni che si vogliono trasmettere sono legate solo ad alcune scelte o strategie che crediamo possano essere adatte anche per i ciabòt. Tuttavia, non è detto che questi interventi siano completamente riproponibili nel contesto dell’Alta Langa; si dovrebbero considerare solo le indicazioni presentate come positive. Parte di questi interventi non rispetta alcune delle nostre linee guida, che comunque, non vanno intese come divieti assoluti, sono però validi perché rappresentano il giusto equilibrio tra l’applicazione di queste e la ricerca di qualità architettonica.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

PAVILLON ROLY ampliamento

Sami arquitectos Isola di Pico, Portogallo 2013

Daniele Regis, Valeria Cottino, Dario Castellino, Giovanni Barberis Cuneo, Italia 2013

I Ciabòt

E/C HOUSE “box in the box”

RIFUGIO PARALOUP intervento riconoscibile

SEXTANTIO ALBERGO DIFFUSO conservazione

Linee guida

Quadro normativo

Lelio Oriano Di Zio, Antonietta Di Clemente Santo Stefano di Sessanio, Italia 2013

Possibili riusi

Bruno Erpicum Roly, Belgio 2006

TOM’S HUT off the grid

Raumhochrosen Wienerwald, Austria 2012

nazionali internazionali

THE BARN rifunzionalizzazione

Alex Nielsen, Liz Walsh Hobart, Tasmania 2013 Progetti

TYIN tegnestue Architects Lista, Farsund, Norvegia 2013

Buone pratiche

LYSET PAA LISTA sviluppo sociale

PAG 155


Obbiettivi del progetto

6.1 Nazionali

ࡄ Sviluppo sostenibile ࡄ Nuove forme di ospitalità ࡄ Trasformare l’abbandono in risorsa Cosa considerare Il Borgo di Santo Stefano di Sessanio è stato convertito in albergo diffuso trasformando gli edifici in disuso in alloggi. È composta da una struttura centrale, la reception, che funge da centro accoglienza per i clienti e da una serie di unità abitative, le camere, dislocate in edifici diversi nel paese. Il progetto ha un forte impatto socio-economico, in quanto riattiva botteghe dell’artigianato tradizionale e promuove eventi culturali e artistici. Il progetto conserva le complesse articolazioni spaziali dei vani, le loro dimensioni, i materiali, le cromie e le patine.

1. Vista di insieme

Sextantio Albergo Diffuso Progettisti: Lelio Oriano Di Zio, Antonietta Di Clemente Località: Santo Stefano di Sessanio (Italia) Anno: 2013

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt

5.

3.

6.

4.

7.

2. Strada principale 3. Camera con camino 4. Ristorante 5. Vista del borgo 6. Servizi interni alla stanza 7. Arredi tradizionali

Progetti

Fonti: - www.orianoassociati.com

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

2.

PAG 157


Obbiettivi del progetto ࡄ Sviluppo sostenibile ࡄ Intervento dichiaratamente moderno ࡄ Sostenibilità economica ed ecologica Cosa considerare Le nuove murature poggiano su una propria struttura portante, realizzata con telai metallici internamente all’impianto murario esistente, e composte da un rivestimento esterno in tavole di castagno; la discontinuità con il paramento storico è quindi evidente. Il nuovo volume mantiene le aperture originali, mentre le altre aperture sulle pareti in legno sono realizzate in funzione delle nuove destinazioni d’uso. Della copertura storica non vi è più traccia; per il nuovo tetto i materiali utilizzati non sono tradizionali, in linea con il principio di riconoscibilità del nuovo intervento attuato.

1. “scatola nella scatola”

Rifugio Paraloup Progettisti: Daniele Regis, Valeria Cottino, Dario Castellino, Giovanni Barberis Località: Cuneo (Italia) Anno: 2013

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt

N

5.

1

2

3m

6.

0

1

2

3m

Fonti: - www.constructivealps.net - Regis D., Giancarlo A., Oliviero R., Atlante dei borghi rurali alpini, il caso Paraloup, Fondazione Nuto Revelli, 2012

2. Vista dell’esterno 3. Vista d’insieme 4. Contrasto antico-nuovo 5. Pianta piano terra - edificio n°12 6. Sezione trasversale - edificio n°12

Progetti

4.

Buone pratiche

Linee guida

3.

0

Quadro normativo

Possibili riusi

2.

PAG 159


Obbiettivi del progetto

6.2 Internazionali

ࡄ Rispetto per il rudere ࡄ Intervento dichiaratamente moderno ࡄ Compatibilità formale Cosa considerare Il rudere è stato il punto di partenza per il progetto. I nuovi volumi si inseriscono all’interno del vecchio perimetro dell’edificio senza mai danneggiarlo, con la tecnica “box in the box”. Le nuove pareti in calcestruzzo sono distaccate dai muri in pietra, per rispetto della preesistenza e per l’incompatibilità dei due materiali. La scelta del calcestruzzo permette di identificare l’intervento, che appare riconoscibile e distinguibile rispetto all’antico. La geometria della copertura è in parte rispettata e in parte modellata sui resti dell’edificio per trarne beneficio. La creazione della copertura piana e delle terrazze genera nuovi spazi sui quali è possibile osservare il panorama e rilassarsi.

1. Vista di insieme

E / C House Progettisti: Sami Arquitectos Località: Isola di Pico (Portogallo) Anno: 2013

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico 0

2

4

6m

3.

6.

0

1

2

3m

4.

7.

0

1

2

3m

2. Vista dell’esterno 3. Vista dell’interno 4. Contrasto antico-nuovo 5. Planimetria generale 6. Sezione trasversale 7. Prospetto ovest

Progetti

Fonti: - Boundaries, n° 12 pp. 76-79

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

5.

I Ciabòt

N

2.

PAG 161


Obbiettivi del progetto ࡄ Intervento dichiaratamente moderno ࡄ Leggerezza dei materiali usati per l’ampliamento Cosa considerare Il progetto prevedeva la realizzazione di un soppalco e di un’estensione. L’ampliamento si accosta all’edificio esistente, con un carattere indipendente, senza replicare forme o materiali della preesistenza. Peso e solidità dell’edificio sono contrastati dalla trasparenza dell’intervento. L’orizzontamento e il collegamento verticale interno sono entrambi in acciaio, aggiunti senza intaccare le strutture originali. Il volume vetrato aumenta il confort interno, grazie all’irraggiamento solare, fungendo da serra.

1. Vista dell’ampliamento vetrato

Pavillon Roly Progettisti: Bruno Erpicum Località: Roly (Belgio) Anno: 2002

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt

5.

3.

4.

N 1

2

3m

7.

0

1

2

3m

2. Vista dal fronte principale 3. Contrasto antico-nuovo 4. Vista interni 5. Pianta piano terra 6. Pianta piano primo 7. Sezione trasversale

Progetti

Fonti: - Catalogo ‘13 BigMat International Architecture Award, pp. 44- 49

Buone pratiche

Linee guida

6.

0

Quadro normativo

Possibili riusi

2.

PAG 163


Obbiettivi del progetto ࡄ Utilizzo di materiali e tecniche locali ࡄ Rifunzionalizzazione di un edificio vernacolare Cosa considerare Trasformazione di un vecchio fienile in un’accogliente dimora. La riqualificazione utilizza materiali locali e tecniche tradizionali. Il tetto è stato conservato, mantenendo la scansione dei travetti, mentre all’esterno è stato posato un manto in lamiera. Le finestre sono state sostituite con infissi a un’unica anta, fornendo maggiore illuminazione per l’ambiente interno. Una delle stalle interne è stata recuperata per alloggiare il bagno, la mangiatoia dei cavalli ne è diventata il lavatoio.

1. Veduta del fronte principale

The Barn Progettisti: Alex Nielsen, Liz Walsh Località: Hobart (Tasmania) Anno: 2013

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt

5.

3.

6.

Fonti: - wp.architecture.com.au

2. Vista del fronte principale 3. Cortile interno 4. Particolare infisso 5. Scala interna 6. Aperture sul fronte principale

Progetti

4.

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

2.

PAG 165


Obbiettivi del progetto ࡄ Off the grid ࡄ Inserimento compatibile nel contesto Cosa considerare Il progetto prevede la costruzione di una capanna nei boschi austriaci. Senza elettricità e con solo un rubinetto, nonostante sia off the grid, fornisce tutto ciò di cui si ha bisogno: un luogo dove dormire, un camino esterno e uno interno, una stufa dove cucinare e riscaldarsi. La forma dell’edificio sfrutta il dislivello del terreno per un doppio accesso. L’esterno appare rustico e, grazie all’uso di tavole di larice grezzo, ben integrato con il contesto; l’interno, invece, ha un taglio contemporaneo suddiviso in due livelli: uno spazio centrale al piano terra, e un soppalco da cui si raggiunge l’accesso sul retro.

1. Vista esterna

Toms Hutte Progettisti: Heike Schlauch, Robert Faback, Thomas Hopfner Località: Wienerwald (Austria) Anno: 2011

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt

5.

Quadro normativo

Possibili riusi

2.

N 1

2

3m

6.

4.

0

1

2

3m

7.

2. Vista di insieme 3. Pianta piano terra 4. Sezione longitudinale 5. Vista esterna 6. Passerella 7. Interno

Progetti

Fonti: - Boundaries, n° 13 pp. 24-25

Buone pratiche

Linee guida

3.

0

PAG 167


Obbiettivi del progetto ࡄ Attività di sviluppo sociale ࡄ Utilizzo di materiali locali Cosa considerare Il progetto è localizzato in una regione che vive il problema della migrazione e nasce dalla volontà di combattere questo fenomeno, sfruttando le bellezze naturali, nella speranza di attirare investitori e finanziamenti. I clienti sono un gruppo di 50 proprietari terrieri della zona, con forte passione per il proprio territorio. Il gruppo che ha lavorato al progetto era composto da studenti di architettura. Si è pensato di realizzare una struttura fisica nel mezzo delle dune di sabbia che dominano il paesaggio. “Abbiamo iniziato con un approccio a mani vuote, senza sponsor, né approvazione governativa, senza un terreno su cui lavorare, né alloggio per i partecipanti”. Un prerequisito stabilito dall’amministrazione locale era di astenersi dall’uso di materiali e di tecniche permanenti, tutto ciò che veniva realizzato doveva essere reversibile. Tutta la comunità della zona si è lanciata nel progetto, aiutando e ospitando gli studenti, fornendo cibo, materiali e strumenti.

1. Vista frontale

Lyset paa Lista Progettisti: Students, TYIN tegnestue Località: Lista (Norvegia) Anno: 2013

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt

N

5.

3.

6.

4.

7.

1

2

3m

0

1

2

3m

2. Vista laterale 3. Vista della passerella 4. Vista interni 5. Pianta 6. Sezione longitudinale 7. Prospetto sud-ovest

Progetti

Fonti: Boundaries, n° 13, pp. 54-57

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

2.

0

PAG 169




CIABÒT 77

stanza albergo diffuso

CIABÒT 25

casa di vacanza

CIABÒT 57

spazio per eventi

CIABÒT 43

alloggio lavoratori

- inserimento blocco servizi - minimo intervento - distribuzione esterna - materiali locali

- ampliamento - off the grid - materiali locali - serra solare

- servizi igienici dislocati - minimo intervento - promozione attività sociali

- box in the box - conservazione esistente - materiali locali - energia rinnovabile

Fig. 102. Abaco dei progetti Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


PAG 173

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


7 PROGETTI

La nostra intenzione iniziale era quella di produrre diversi progetti di rifunzionalizzazione per uno stesso ciabòt; presto ci siamo accorti, però, di quanto una simile strategia potesse essere rischiosa da consigliare e onerosa da realizzare. Ogni ciabòt, come del resto ogni immobile, ha caratteristiche uniche legate alla sua localizzazione e alla sua funzione originale, saper riconoscere queste caratteristiche e capire quale nuova funzione può trarne maggior vantaggio, è indispensabile per una buona progettazione. Si è deciso quindi di proporre quattro linee di intervento, una per ogni ciabòt rilevato, per altrettante destinazioni d’uso, scelte in base alla propensione dell’edificio nell’ospitarle. I progetti ottenuti nascono dalla volontà di adattare il nuovo all’esistente: nei primi tre casi ciò avviene limitando gli interventi e i bisogni al minimo necessario a riattivare queste strutture, nell’ultimo caso attraverso l’inserimento di un oggetto dichiaratamente moderno e molto prestante. Ogni proposta dimostra che il recupero dei ciabòt è possibile e non necessariamente complicato se si progetta a partire dalle reali esigenze a cui dovrà rispondere l‘edificio.

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi Quadro normativo Linee guida

Il progetto prevede un recupero che mantenga i caratteri tradizionali, con l’utilizzo di materiali locali. L’obiettivo è rispettare l’edificio esistente, senza toccare la perfetta compatibilità ambientale che questo possiede. Non si è ragionato con una divisione convenzionale (soggiorno, cucina, bagno, antibagno, camera) ma si è cercato di creare spazi di vita per differenti momenti del giorno e dell’anno. Non vi è, infatti, una distribuzione interna. Questa mancanza permette di vivere maggiormente l’ambiente esterno del ciabòt, grazie alla creazione di una piattaforma scoperta in legno di castagno, dove è possibile cucinare all’aria aperta e godere del panorama offerto dalla valle. Uno dei prerequisiti del progetto era creare una stanza lontana dalle normali camere di hotel, che si discostasse dalle consuete abitudini urbane, regalando al fruitore un’emozione singolare e un relax ricercato. La scelta progettuale del minimo intervento garantisce la particolare suggestione di dormire sotto un tetto di ciape, di cucinare con il fuoco, di vivere in uno spazio “insolito”. Il progetto può seguire due vie differenti in base al periodo di utilizzo:

Buone pratiche

Destinazione d’uso: stanza d’albergo diffuso Schema d’intervento: inserimento blocco servizi Superficie: < 25 m2

- Se si suppone un uso estivo/primaverile, l’intervento è quasi nullo; l’immagine è di una tenda da campeggio, ma in pietra, e di una qualità architettonica considerevole. Questo metodo permette di utilizzare il ciabòt nella sua originalità e di valorizzare i caratteri principali (manto di copertura in ciape, muro in pietra a vista). - La scelta di un utilizzo autunnale/invernale prevede un adeguamento alle condizioni di queste stagioni; ciò implica l’uso di uno strato isolante per la copertura, un vetro prestante per gli infissi, una stufa interna per il riscaldamento. È evidente che tale intervento, anche se attuato in maniera compatibile, difficilmente riuscirà a riprodurre i caratteri originali del ciabòt.

Progetti

Progetto Ciabòt n° 77

PAG 175


Interventi sull’esistente: ࡄ

ࡄ ࡄ ࡄ

ࡄ ࡄ

ne dello sporto a sud con mantenimento del passafuori esistente. Posizionamento di un Sistemazione del manto di copertura con ridormiente in legno per uniformare il carico mozione e sostituzione delle ciape dannegderivante dalla copertura sulle murature5, giate al fine di garantire la corretta tenuta nuova struttura secondaria in travetti di leall’acqua;1 gno di castagno (sezione 10 x 10 cm)6 con insistemazione del solaio interpiano, regolarizserimento di strato coibente mediante l’ imzazione delle travi esistenti creando un appiego di isolante in canapa nell’interasse; poggio orizzontale e inserimento di pavimen- ࡄ stesura di una membrana traspirante; tazione in assi di legno di castagno;2 ࡄ risistemazione del manto di copertura con sostituzione del ballatoio d’ingresso al piano sostituzione delle ciape danneggiate al fine primo con elementi di legno di castagno; di garantire la corretta tenuta all’acqua.1 riadattamento dell’apertura esistente al piano terreno sul fronte nord, attualmente dis- Nuovi interventi: sestata e inagibile;3 riapertura fino al piano di calpestio del vano ࡄ Inserimento di una contro-parete in gessofipresente sul fronte est, dove è attualmente bra per l’alloggiamento degli impianti di scapresente una tamponatura con finestratura rico e l’ancoraggio dei sanitari;7 3 lignea; ࡄ inserimento dei sanitari (WC, lavabo, vasca); riapertura fino al piano di calpestio del vano ࡄ inserimento di nuovi infissi in legno di castad’ ingresso al piano primo (fronte sud);3 gno con vetri 4+4;3 rimozione della pavimentazione esistente in ࡄ realizzazione di una piattaforma esterna in pietra, scavo per l’inserimento di un sottolegno di castagno con struttura portante in fondo costituito da speciale argilla espansa travetti dello stesso materiale; trattata antirisalita di umidità fornita in sac- ࡄ realizzazione di una postazione cucina esterchi di polietilene e posta in opera confeziona in pietra di langa (fronte sud). nata, riposizionamento e integrazione della pavimentazione esistente.4 Integrazione prestazionale

ࡄ Inserimento di una stufa/cucina a legna con annessa realizzazione di una canna fumaria ࡄ Sostituzione della struttura di copertura prein acciaio inox. via rimozione del manto, esclusa la porzio-

Integrazione prestazionale

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi Quadro normativo Linee guida Buone pratiche

Progetti

1) Vedi “Capitolo 5.4 Linee guida – Copertura” 2) Vedi “Capitolo 5.4 Linee guida – Solai interpiano” 3) Vedi “Capitolo 5.4 Linee guida – Aperture” 4) Vedi “Capitolo 5.4 Linee guida – Solai controterra” 5) Vedi “Capitolo 5.4 Linee guida – Copertura – Inserimento di un dormiente all’apice delle murature” 6) Vedi “Capitolo 5.4 Linee guida – Copertura – Sostituzione di travetti” 7) Vedi “Capitolo 5.3 Schemi d’intervento – Blocco servizi interno”

PAG 177


N Inquadramento Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

2

5

10

20 m


PAG 179

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


4,65

4,38

± 0,00

± 0,00

4,16

4,29

N

Integrazione invernale

Pianta piano terra

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


Buone pratiche

Integrazione invernale

N

Pianta piano primo

0 1 2 Linee guida

Âą 0,00

5m Progetti

+ 3,10

PAG 181

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Integrazione invernale

Prospetto nord-est

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


Prospetto sud-ovest

0 1 2 5m Progetti

Integrazione invernale

PAG 183

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Prospetto nord-ovest

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Sezione A-A’ - ipotesi non coibentata

0 1 2 5m

Possibili riusi

+ 3,10

Progetti

I Ciabòt

+ 5,00

± 0,00

PAG 185

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Sezione B-B’ - ipotesi non coibentata

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


Sezione A-A’ - ipotesi coibentata

0 1 2 Progetti

5m PAG 187

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Sezione B-B’ - ipotesi coibentata

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


PAG 189

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Progetto Ciabòt n° 25

raccolta dell’acqua piovana e fornisce una doccia e un lavabo; Destinazione d’uso: casa di vacanza ࡄ è inserito un compost toilet per evitare invaSchema d’intervento: ampliamento sivi sistemi di scarico; 2 Superficie: < 30 m ࡄ un piccolo letto di fitodepurazione posto al di fuori dell’ampliamento permette lo smaltiIl progetto sull’edificio si limita al recupero delle mento delle poche acque grigie prodotte. parti degradate della muratura e del manto di copertura, all’adeguamento degli spazi interni e Il ciabòt è visto come un rifugio dove sfidare la all’integrazione dei servizi attraverso un amplia- propria adattabilità. Gli interventi si limitano a mento di dimensioni minime. essere una base sulla quale, in un futuro, nessuIl fulcro dell’intervento è una parete in pietra no nega l’inserimento delle normali tecnologie di Langa, costruita con le tecniche tradizionali, edilizie; inserire un pannello solare o allacciarsi contenente una cisterna, per la raccolta dell’ac- alla rete elettrica, è possibile, ciò che ci chiediaqua piovana, e una stufa a legna per cucinare e mo, prevedendo un utilizzo saltuario dell’edificio, riscaldarsi; consente, inoltre, il doppio accesso è se sia realmente necessario. mediante un sistema di gradini in pietra, posizionati a incastro nella muratura secondo le tecniche utilizzate per le scale dei terrazzamenti, e funge da appoggio per le travi dell’ampliamento. Tra il ciabòt e la nuova muratura, in contrasto con la pesantezza dei corpi in pietra, si inserisce l’ampliamento, leggero e trasparente, in legno di castagno e policarbonato. Il progetto è off the grid, non ha né acqua corrente né elettricità, utilizza però tecnologie passive e sostenibili per risolvere i bisogni primari: ࡄ l’ampliamento trasparente funge da serra solare riscaldando gli ambienti interni; ࡄ la massa della parete in pietra garantisce un’elevata inerzia termica; ࡄ l’approvvigionamento idrico (per un uso non potabile) è risolto mediante un sistema di

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


ࡄ Inserimento di un nuovo infisso, non apribile, in legno con lastra di policarbonato di 1,5 cm di spessore, nell’apertura esistente a est del piano primo;4 ࡄ Inserimento di un nuovo infisso in legno con lastra di policarbonato di 1,5 cm di spessore, nell’apertura riaperta a est del piano primo;4 ࡄ Realizzazione dell’ampliamento in legno, policarbonato e pietra di Langa.

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi Quadro normativo Linee guida

Nuovi interventi:

Vedi “Capitolo 5.4 Linee guida – Copertura” Vedi “Capitolo 5.4 Linee guida – Murature” Vedi “Capitolo 5.4 Linee guida – Solai interpiano” Vedi “Capitolo 5.4 Linee guida – Aperture” Vedi “Capitolo 5.4 Linee guida – Solai controterra”

Buone pratiche

ࡄ Sistemazione del manto di copertura con rimozione e sostituzione delle ciape danneggiate al fine di garantire la corretta tenuta all’acqua;1 ࡄ smontaggio e ricostruzione della parete sud danneggiata;2 ࡄ sistemazione del solaio interpiano, regolarizzazione delle travi esistenti creando un appoggio orizzontale e inserimento di pavimentazione in assi di legno di castagno;3 ࡄ riapertura del vano presente sulla parete est al primo piano;4 ࡄ scavo per l’inserimento di un sottofondo costituito da speciale argilla espansa trattata antirisalita di umidità fornita in sacchi di polietilene e posta in opera confezionata, posizionamento di una pavimentazione in pietra.5

1) 2) 3) 4) 5)

Progetti

Interventi sull’esistente

PAG 191


N Inquadramento

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

2

5

10

20 m


PAG 193

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


5,49

4,84

- 0,30

± 0,00

± 0,00

4,62

4,35

N Pianta piano terra

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


Pianta piano primo

0 1 2 5m Progetti

Buone pratiche

Linee guida

+ 2,55 + 2,55

± 0,00

± 0,00

N

PAG 195

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Prospetto sud

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


Prospetto est

0 1 2 Progetti

5m PAG 197

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


+ 5,66

+ 2,55

± 0,00

Sezione A-A’

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


PAG 199

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Progetto Ciabòt n° 57 Destinazione d’uso: spazio per eventi enogastronomici Superficie: < 30 m2 Il progetto prevede la creazione di uno spazio d’ incontro allo scopo di valorizzare i sapori e la qualità dei prodotti delle Langhe. L’approccio utilizzato per questo progetto è estremamente morbido; le modifiche apportate sono minime, un esempio di come un ciabòt può ospitare una funzione senza invasive alterazioni. Il percorso progettuale si è incentrato prima sulla funzione da assegnare e i metodi per metterla in atto e poi sugli interventi fisici per recuperare il ciabòt. La posizione è molto favorevole. L’edificio è inserito in un sistema di terrazzamenti con terreni coltivati a vite, e gode di uno splendido panorama. Queste caratteristiche hanno influenzato il modo di progettare, mirando a valorizzare queste qualità apportando il minor numero di modifiche. Il progetto prevede uno spazio esterno caratterizzato da un pergolato leggero in legno dove sarà possibile ammirare le colline delle Langhe e i terrazzamenti decorati da copiosi vigneti. Per il rispetto dell’edificio esistente, si è deciso di collocare i servizi igienici staccati dal ciabòt. Il modulo dei servizi contiene un sistema di raccolta dell’acqua piovana e un compost toilet, che

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

sfrutta il dislivello del terreno per gli scarichi.


ࡄ ࡄ ࡄ ࡄ

Nuovi interventi: ࡄ Inserimento di un nuovo infisso scatolare, in acciaio con vetri 4+4, nella finestra a sud del piano primo e quella a nord;2 ࡄ inserimento di un nuovo infisso, non apribile, in acciaio con vetro 4+4 nella finestra a est;2 ࡄ inserimento di un nuovo infisso in alluminio con vetri 4+4 nella porta d’ingresso a est, nella porta di accesso alle vigne a ovest e nella porta di accesso al piano terra;2 ࡄ creazione di una toilet compostante con WC e sistema di raccolta dell’acqua piovana per

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico I Ciabòt Possibili riusi Quadro normativo

Linee guida

Buone pratiche

il lavaggio mani, realizzata in legno di castagno ricoperta da un rivestimento leggero; Sistemazione del manto di copertura con ri- ࡄ creazione di un pergolato, composto da elemozione e sostituzione delle ciape dannegmenti grezzi di castagno, per la copertura a giate al fine di garantire la corretta tenuta verde dello spazio antecedente l’ ingresso all’acqua;1 dell’edificio; sistemazione del solaio interpiano con inse- ࡄ realizzazione di una strada bianca di accesso rimento di una pavimentazione in pietra di all’edificio; langa; ࡄ regolarizzazione dell’andamento del terreno apertura di un vano nella parete a ovest, per nel terrazzamento posto a est. permettere un accesso diretto alle vigne, Vedi “Capitolo 5.4 Linee guida – Copertura” dove è presente una nicchia già parzialmente 1) 2) Vedi “Capitolo 5.4 Linee guida – Aperture” aperta verso l’esterno a causa del degrado;2 regolarizzazione dell’apertura di ingresso al piano terra;2 riparazione della porta di accesso al pozzo;2 sostituzione della gronda per la raccolta dell’acqua piovana; ricostruzione del comignolo.

Progetti

Interventi sull’esistente:

PAG 201


N Inquadramento

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

2

5

10

20 m


PAG 203

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Pianta piano terra

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


0 1 2 5m Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Âą 0,00

PAG 205

N

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


2 2

5,75

5,58

+ 3,43

Pianta piano primo

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


+ 3,43

0 1 2 5m Progetti

Buone pratiche

6,45

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

4,15

PAG 207

N

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


+ 6,92

+ 3,43

Âą 0,00

Prospetto nord

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


0 1 2 Progetti

5m PAG 209

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Prospetto est

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


0 1 2 5m Progetti

Prospetto nord - compost toilet Prospetto ovest - compost toilet

PAG 211

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Progetto Ciabòt n° 43

ࡄ la copertura è provvista di un sistema di raccolta dell’acqua piovana che viene utilizzata Destinazione d’uso: alloggio per lavoratori staper usi non potabili; gionali e ostello ࡄ le acque grigie e nere sono trattate in una vaSchema d’intervento: box in the box sca di fitodepurazione per essere poi riutilizSuperficie: < 50 m2 zate per lo scarico del wc e per l’irrigazione. Il progetto si inserisce all’interno delle murature del rudere, senza intaccarle e rispettandone le aperture e gli accessi, si sviluppa su piani a differenti altezze, progettati a partire dalla posizione dei vuoti, per garantire un’adeguata luminosità ai nuovi ambienti. Nonostante la complessità della disposizione interna, l’esterno appare semplice lasciando al ciabòt il ruolo di protagonista. I piani sono collegati internamente da una scala a pioli centrale, mentre esternamente viene sfruttato il dislivello del terreno. Gli spazi interni sono definiti dalle diverse altezze dei piani, che creano svariate possibilità di vivere lo spazio. La struttura, i pavimenti, i rivestimenti e la copertura sono in legno di castagno. Il nuovo edificio utilizza sistemi passivi per l’approvvigionamento energetico e idrico: ࡄ L’ involucro è ricoperto da uno spesso strato isolante che ne riduce le dispersioni; ࡄ una parte della copertura ospita pannelli solari, per la produzione di acqua calda sanitaria, e fotovoltaici per generare energia elettrica; ࡄ una stufa provvede al riscaldamento interno e in inverno supporta la produzione di acqua calda sanitaria;

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa


Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

ࡄ Messa in sicurezza delle pareti perimetrali del ciabòt; ࡄ abbassamento della soglia di ingresso del piano terra;1 ࡄ rimozione della vegetazione infestante.

I Ciabòt

Interventi sull’esistente:

Quadro normativo Linee guida

Vedi “Capitolo 5.4 Linee guida – Aperture”

Buone pratiche

1)

Progetti

ࡄ scavo per l’ inserimento delle fondazioni del nuovo volume; ࡄ costruzione del nuovo edificio all’interno del rudere.

Possibili riusi

Nuovi interventi:

PAG 213


N Inquadramento Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

2

5

10

20 m


PAG 215

Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


6,40

Âą 0,00 + 0,30

5,60

N Pianta piano terra

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


Pianta piano primo

0 1 2 5m Progetti

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

+ 3,68

+ 2,65

N

PAG 217

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


+ 3,68

+ 2,65

+ 4,50

N Pianta piano secondo

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


Prospetto sud

0 1 2 Progetti

5m PAG 219

Buone pratiche

Linee guida

Quadro normativo

Possibili riusi

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico


Sezione A-A’

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

0

1

2

5m


+ 0,30

± 0,00

Sezione B-B’

0 1 2 Buone pratiche

Linee guida

+ 3,68

+ 2,65

Quadro normativo

Possibili riusi

+ 4,50

5m Progetti

I Ciabòt

Contesto territoriale, culturale e socioeconomico

+ 6,90

PAG 221


BIBLIOGRAFIA

ne Nuto Revelli, Mondovì, 2007

Libri

Letteratura grigia

Belforte S. (a cura di), Oltre l’ACNA: identità e risorse per la rinascita della Valle Bormida, Franco Angeli, Milano, 1993

Battaglio N., Bocco A., Linee guida, indirizzi tecnici e prescrizioni per gli interventi di recupero e di nuova costruzione nel comune di Premia, 2007

Bocco A., Cavaglià G., Flessibile come di pietra. Tattiche di sopravvivenza e pratiche di costruzione nei villaggi montani, Celid, Torino, 2008 Castellano A., La casa rurale in Italia, Electa, Milano, 1986 Franco G., Gnone M. , Musso S. F. , Architettura rurale del parco del Beigua. Guida alla manutenzione e al recupero, Marsilio, Venezia, 2006 Friedman Y., L’architettura di sopravvivenza. Una filosofia della povertà, Bollati Boringhieri, Torino, 2009 Mamino M., Paesaggio, Architettura e pietra di Langa. Comunità montana Langa delle Valli, Arti Grafiche Dial, Mondovì, 2008 Maurino R., Doglio G., Recupero: Come fare?, L’arciere, Cuneo, 1995 Simonis G., Costruire con la pietra, Tararà, Verbania, 2012 Simonis G., Costruire sulle Alpi. Storia e attualità delle tecniche costruttive alpine, Tararà, Verbania, 2005 Paludi G., Zeppetella P. (a cura di), Valorizzare le risorse della montagna. L’esperienza del progetto CA-PACities, L’artistica editrice, Savigliano, 2011 Regis D., Giancarlo A., Oliviero R., Atlante dei borghi rurali alpini, il caso Paraloup, Fondazione Nuto Revelli, 2012 Revelli M., Costruire nel paesaggio rurale alpino, Fondazio-

Guida al recupero dei ciabòt in Alta Langa

Bosia D., Manuale per il recupero, la tutela e la salvaguardia del patrimonio naturale e degli elementi tipici del territorio, 2006 Bosia D., Guida al recupero dell’architettura rurale del G.A.L. Langhe Roero Leader Vol. I, Blu edizioni, Torino, 2006 Bosia D., Guida al recupero dell’architettura rurale del G.A.L. Langhe Roero Leader Vol. II, Blu edizioni, Torino, 2012 Bosia D., Franco G., Musso S., Marchiano R., Manuale per il recupero di elementi di tipicità nell’architettura locale, 2003 Franco G., Musso S., Guida alla manutenzione e al recupero dell’edilizia e dei manufatti rurali, Marsiglio editori, Venezia, 2000 Sampò L., Boundaries, Compact Living, n° 12, 2014 Sampò L., Boundaries, Tiny houses self built – off the grid, n° 13, 2014

Sitografia Associazione Parco Culturale, Parcoculturalealtalanga, www.parcoculturalealtalanga.org Gwind s.r.l., tuttaitalia.it, www.tuttitalia.it Istat, Istituto Nazionale Di Statistica, www.istat.it


Disegni e fotografie Disegni: n°61 eseguiti dagli autori Fotografie: n°65 eseguite dagli autori e n°54 come indicato di seguito: Fig. 2: tratta da Mamino M. , Paesaggio, Architettura e pietra di Langa. Comunità montana Langa delle Valli, Arti Grafiche Dial, Mondovì, 2008 Fig. 17: scaricata da www.ejolt.cdca.it, Atlante italiano dei conflitti ambientali Fig. 61: scaricata da www.wwoof.it Fig. 62: scaricata da www.architecturendesign.net Fig. 70: scaricata da www.naumannarchitektur.de Fig. 74: scaricata da ww.archiportale.com Fig. 75: scaricata da www.detailsdarchitecture.com

Toms Hutte 1., 2., 5., 6., 7. : scaricate da www.heikeschlauch.com 3., 4. : tratte da Boundaries, n° 13 pp. 24-25 Lyset paa Lista 1., 2., 3., 4. : scaricate da www.tyinarchitects.com 5., 6., 7. : tratte da Boundaries, n° 13, pp. 54-57 Grafici e tabelle: n°5 eseguiti dagli autori

N.B. La numerazione dei ciabòt che compare nelle didascalie fa riferimento all’ordine presente nel “volume 2 Censimento” di questa guida.

Buone pratiche:

Sextantio Albergo Diffuso 1., 2. : scaricata da www.google.com 3., 4., 6., 7. : scaricata da www.orianoassociati.com 5. : scaricata da www.viaggiamoinsieme.it Rifugio Paraloup 1., 2. : scaricata da www.barberisaldo.com 3. : scaricata da www.paraloup.it 4. : scaricata da www.dislivelli.eu 5., 6. : scaricata da www.constructivealps.net E/C House 1., 2., 3., 4., 5., 6., 7. : scaricate da www.dezeen.com Pavillon Roly 1., 2., 3., 4., 5., 6., 7. : scaricate da www.aabe.be, Atelier d’Architecture Bruno Erpicum & Partners The Barn 1., 2., 3., 4., 5., 6. : scaricate da www.jeanphilippeguignard. tumblr.com

PAG 223


Un grazie a tutti coloro che ci hanno accompagnato, sostenuto e sopportato durante questi anni, siete una parte del nostro lavoro...


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.