Rivista Ucodep Aprile 2008

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qualità progettuale e gestionale certificata

gestione trasparente ed efficace dei fondi raccolti

CAMBIARE CLIMA I cambiamenti climatici devastano l'ambiente, ma anche le comunità. Come affrontarli?

SUDAFRICA L'intervento di Ucodep per il decentramento

Aprile 2008 - Direttore responsabile: Laura Meini - Trimestrale - Anno 2008, n°1

ANALISI Social Watch: la fine della sicurezza sociale?

DOSSIER Clima sociale: la povertà climatica e l'azione di Ucodep

Iscrizione Registo Stampa c/o Tribunale di Arezzo n. 9/85 - Autorizzazione n. 909 del 29.09.97. Variazione del 13.03.07. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/67/2004 Arezzo.


in collaborazione con

Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite

CENTRO UNESCO AREZZO MEMBRO DELLA FEDERAZIONE MONDIALE DEI CLUBS E CENTRI UNESCO

110 artisti a sostegno del diritto all'acqua nel mondo 16 maggio - 4 giugno 2008 Galleria di Arte Contemporanea Piazza San Francesco, 4 - Arezzo

Serata d’asta 22 maggio 2008 14 - 22 giugno 2008 Palazzo Panciatichi Via Cavour, 2 – Firenze

Col patrocinio di: Ministero degli Esteri, Ministero della Solidarietà Sociale, Regione Toscana, Comune di Arezzo, Comune di Firenze, Provincia di Arezzo, Provincia di Firenze, Agenzia per le ONLUS, Associazione delle ong, Accademia Petrarca di Lettere Arti e Scienza – Arezzo Con il contributo di: Ente Cassa di Risparmio di Firenze, Comune di Arezzo, Provincia di Arezzo, Consiglio Regionale della Toscana, Aboca Un ringraziamento speciale a: Bruna Giovannini, Paolo Sabatini, Liletta Fornasari, Luisa Festa, Giovanna Carli

Informazioni: Ucodep - Via Masaccio, 6/a - 52100 Arezzo - Tel +39 0575 907826 - Fax +39 0575 909819


Editoriale

SE IL CLIMA CAMBIA… CAMBIAMO IL CLIMA di Francesco Petrelli - Presidente di Ucodep

Se il clima cambia, cambiamo il clima: questa parola d’ordine efficace, proposta dai contadini delle reti del sud del mondo impegnati nella difesa dei loro diritti, della terra che abitano, sintetizza, come forse meglio non si potrebbe, il tema del dossier che proponiamo in questo numero della rivista di Ucodep. Cambiare il clima vuol dire innanzitutto riconoscere l’esistenza di un debito ecologico che riguarda l’ambiente e l’ecosistema, che affonda le sue radici nella mancanza di equità determinata dai modelli di crescita senza qualità e prospettiva di futuro. Negli ultimi due decenni, come affermano tutti i rapporti scientificamente fondati, la cosiddetta impronta ecologica prodotta supera la biocapacità della terra del 25%. Il Rapporto sullo stato del pianeta vivente del WWF sostiene che “l’umanità non vive più utilizzando gli interessi della natura, ma ne sta, irreversibilmente, dilapidando il capitale”. Gli impatti ambientali, a partire dal mutamento climatico, come cerchiamo di dimostrare nel dossier, sono causa ed effetto degli impatti sociali. Il riscaldamento globale è già oggi una causa di povertà. Secondo l’agenzia del Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), negli ultimi 20 anni la desertificazione ha causato 10 milioni di profughi ambientali nella sola Africa. Ma gli effetti non conoscono frontiere: accanto agli Tsunami dei paesi poveri, potremo assistere perciò al moltiplicarsi di quei fenomeni che, come per l’uragano Katrina, arrivano nel cuore degli Stati Uniti, producendo devastazioni inimmaginabili. Come dimenticare poi che solo nella scorsa primavera la crisi idrica ha messo a rischio la nostra economia agricola o che in Italia negli ultimi 20 anni 10 milioni di ettari (un terzo del territorio nazionale) sono a rischio desertificazione? Ma sappiamo dove cominciare se vogliamo fermare questa deriva. Basta considerare che l’uso di combustibili fossili incide per il 48% sulla nostra impronta ecologica e perciò sulle origini strutturali del nostro debito ecologico. Abbiamo i mezzi tecnologici per farlo, ma la parte più difficile riguarda l’idea stessa del nostro sviluppo, quelle concezioni e paradigmi che impediscono la realizzazione di un'equità fondata sul limite e su una'idea di sostenibilità che assomiglia sempre di più ad un sano, improrogabile, buonsenso. Infatti, mentre troppe persone vivono sotto il livello di sussistenza e possono avere bisogno di incrementare i loro consumi per uscire dalla povertà, la nostra parte di mondo può ridurre i consumi e cambiare modi

di produrre migliorando, al tempo stesso, la qualità del nostro vivere. Se fare questo è possibile e necessario, dobbiamo chiedere e chiederci coerenza. Promuovere informazione, campagne pubbliche, collegare una azione costante di sensibilizzazione ad azioni concrete. Educare alla sostenibilità significa agire anche sulle molte piccole cose che dipendono da noi: dalla nostra famiglia, al nostro condominio, dal luogo di lavoro, alla nostra comunità. E’ necessario allargare le alleanze di e fra cittadini che si propongono e propongono il criterio della responsabilità. Crediamo che, forti di questa azione diffusa basata su molte piccole, ma importanti buone pratiche di cambiamento, sia possibile con maggiore efficacia rivolgersi ai decisori politici, a chi governa il nostro territorio, il nostro paese, le istituzioni internazionali e chiedere loro una visione lungimirante e soprattutto coerente. n

In ricordo di Franco Bettoli Venerdì 4 aprile 2008 si è spento Franco Bettoli, storico leader della Comunità di Emmaus internazionale e responsabile della comunità di Arezzo. Ci fa piacere ricordare colui che ha contribuito alla nascita di Ucodep in Italia, ad Arezzo, negli anni ’70. Franco resta tutt’oggi una figura di stimolo costante per chi, come noi, è impegnato a lottare contro la povertà e difendere la giustizia per tutti i popoli. L'anno scorso, ricordando l'Abbé Pierre (suo amico personale e fondatore di Emmaus internazionale) in un'intervista sulla rivista di Ucodep, Franco disse: “[...] non ci si può limitare ad assistere la gente, ma bisogna anche lottare contro le cause della sofferenza: siano politiche o sociali, non si può agire solo da una parte. L’Abbé vide i limiti della politica, ma non la disprezzava: diceva ai giovani di impegnarsi e di prepararsi nell'azione politica.” A questa visione Franco ha ispirato la sua vita e il suo impegno a fianco degli esclusi dalla società, offrendo a chi ha avuto la fortuna di lavorare con lui, come è successo a noi, la passione, l’onestà e la professionalità per andare avanti. Grazie Franco, per tutto quello che hai fatto e ci hai insegnato.

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SOMMARIO EDITORIALE 3

di Francesco Petrelli

PRIMO PIANO 5 9 Ucodep - per un mondo a dimensione umana Notiziario periodico Aprile 2008 anno 2 numero 1 Registro stampa c/o Tribunale di Arezzo n. 9/85 - Autorizzazione n. 909 del 29.09.97. Variazione del 13.03.07. Editore Ucodep onlus Via Madonna del Prato 42 – Arezzo T. +39 0575 401780 F. +39 0575 401772 info@ucodep.org www.ucodep.org Direttore responsabile Laura Meini Capo redattore Jason Nardi jason.nardi@ucodep.org Hanno collaborato Elisa Bacciotti, Marco Galiero, Elisabetta Gasperini, Ilaria Lenzi, Lorenzo Luatti, David Mattesini, Anna Pasquale, Francesco Petrelli, Paolo Pezzati, Carlo Simonetti Progetto grafico Demostenes Uscamayta Ayvar Impaginazione Pierluigi Fabiano, Demostenes Uscamayta Ayvar Copertina Viaggio nella Riserva naturale di Cuyabeno, Amazzonia Ecuadoriana di Andrea Cianferoni/Ucodep© Illustrazioni Patricia García Vélez, Paolo Bucci, Daniela Giglio,Demostenes Uscamayta Ayvar Stampa LitografEditor - Citta di Castello (PG) Tiratura Questo numero è stato stampato in 4.000 copie E’ consentita la riproduzione totale o parziale dei soli articoli, purchè venga citata la fonte. La rivista Ucodep è stampata su carta ecologica certificata

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Sudafrica al bivio - interviste a Attilio Bordi e Stefania Spapperi a cura di David Mattesini Sudafrica - La scommessa sul decentramento - intervista a Chris Gilmore, a cura di David Mattesini

ATTUALITA’ 10

Kossovo indipendente intervista a Giuseppe del Castillo a cura di David Mattesini

ANALISI 11

Verso la fine della sicurezza sociale? di Jason Nardi

DOSSIER CLIMA SOCIALE 13 14 16 19 21 22

Cambiamenti climatici: l'impatto sociale di Elisa Bacciotti Alleanze per il clima di Jason Nardi 2 gradi, una sola opportunità Per un'educazione trasformatrice di Marco Galiero Educare alla sostenibilità di Anna Pasquale Vivere dopo la tempesta intervista a Riccardo Capocchini a cura di David Mattesini Clima latinoamericano intervista a Francesco Torrigiani a cura di Anna Pasquale Bibliografica sul tema a cura di Lorenzo Luatti

25 26 COMMERCIO EQUO 29 Un viaggio di solidarietà di Carlo Simonetti INIZIATIVE 30 L'agenda delle iniziative di Ilaria Lenzi VOLONTARIATO 31 Volontari di tutto il mondo... di Paolo Pezzati SOSTENERE UCODEP 33 Contiamo su di te intervista a Elisabette Gasperini a cura di Jason Nardi 34 5 x 1000 - Un gesto che non ha prezzo di Elisabetta Gasperini Nota sulla Privacy

La presente pubblicazione vi è stata recapitata in quanto il vostro nominativo risulta inserito negli archivi di Ucodep–Onlus, la quale provvede all’informativa prevista dall’art. 13 del D.Lgs. n. 196/2003, comunicando che i dati sono raccolti per il perseguimento degli scopi individuati nello statuto dell’associazione. Un eventuale rifiuto comporterà per Ucodep l’impossibilità di informarla sulle attività dell’associazione. Il trattamento dei dati personali avviene mediante strumenti cartacei, informatici e telematici. Potranno venire a conoscenza dei suoi dati gli operatori dell’Unità Comunicazione, dell’Unità Amministrazione di Ucodep e il personale dell’azienda incaricata per la spedizione. Ucodep garantisce, nel contempo, la sicurezza e la riservatezza dei dati. E’ possibile richiedere chiarimenti e informazioni circa l’origine dei dati, le finalità e le modalità del trattamento cui sono destinati i dati. E’ possibile richiedere la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge, nonché l’aggiornamento, la rettificazione o, se vi è interesse, l’integrazione dei dati. Titolare del trattamento è l’Associazione Ucodep in persona del legale rappresentante Francesco Petrelli. Ogni richiesta di informazioni in materia di protezione dei dati personali può essere rivolta alla Responsabile del trattamento dati, Ilaria Comanducci, inviando una raccomandata a/r presso la sede di Ucodep: Via Madonna del Prato, 42 – 52100 Arezzo o inviando un fax al numero: 0575 401772.


Primo piano

SUDAFRICA AL BIVIO Interviste a Attilio Bordi e Stefania Spapperi, a cura di David Mattesini - Ufficio Brand, Identità e Comunicazione Ucodep

Tra un anno in Sudafrica si svolgeranno le elezioni generali, le terze a quindici anni dalle prime elezioni realmente democratiche e post-apartheid. Tra antiche rivalità politico-tribali, fragilità del processo democratico, corruzione, crisi energetica e la pandemia HIV/Aids, il paese si trova davanti a una difficile trasformazione. Ecco il Sudafrica oggi, nel racconto di Attilio Bordi e Stefania Spapperi, operatori Ucodep.

“Dalla fine del regime di segregazione razziale il potere politico è passato nelle mani della popolazione nera”, spiega Attilio Bordi,responsabile paese di Ucodep in Sudafrica. ”Eppure, il termine apartheid, che in teoria sarebbe dovuto scomparire dal vocabolario di uso comune, continua a far sentire tutta la sua pervasività. Nei fatti non esiste più tra la popolazione bianca e quella nera, mentre permane tra le etnie nere. Si è costituito un nuovo ceto ricco, che si sta dimenticando progressivamente non solo delle proprie zone di appartenenza, ma del resto del popolo sudafricano. Il candidato favorito è Jacob Zuma di etnia Zulu, naturalmente inviso alla maggioranza della popolazione che proviene dalla tribù Xhosa”. Anche perché Zuma, da dicembre 2007 presidente dell’ANC, il partito di governo, è sotto processo per corruzione. La crisi politica e la crisi energetica La situazione è dunque particolarmente critica. “Al momento c’è una gravissima crisi politica in corso”, dice Bordi. “Il ceto politico è altamente corrotto, così come le pubbliche Amministrazioni funzionano ancora male. Non c’è legame tra livello locale e nazionale e molti dei cosiddetti tecnici coinvolti nel settore pubblico sono scarsamente preparati. Il risultato si è visto ai primi di marzo con un collasso del sistema energetico, che ha comportato la chiusura di diverse miniere di diamanti e metalli preziosi. Ci sono state forti mobilitazioni di protesta, a seguito dei licenziamenti avvenuti”.

Ma come si è arrivati a questo punto? “Le maggiori responsabilità sono state attribuite, in gran parte, all’attuale Ministro degli Interni, responsabile della distribuzione energetica nel paese”, spiega Bordi, “che già due anni fa aveva la possibilità di intervenire e invece non ha ammesso l’esistenza del problema. I fatti gli hanno dato torto”. Esiste però una parte del Governo sudafricano che non si rassegna a questo stato di cose. L’intervento italiano Nel luglio 2007, in occasione della visita del Ministro degli Esteri italiano Massimo D’Alema, la collega e omologa sudafricana Diamini Zuma, ex moglie dell’attuale candidato alle presidenziali, formula la richiesta di un sostegno italiano per il rafforzamento delle politiche di

Si è costituito un nuovo ceto ricco, che si sta dimenticando progressivamente non solo delle proprie zone di appartenenza, ma del resto del popolo sudafricano.

Zimbabwe Namibia Mozambico

Botswana

Swaziland

SUDAFRICA Lesotho Oceano Atlantico

Lusikisiki

Oceano Indiano

Città del Capo

Durante un corso di formazione, Sudafrica Foto: Attilio Bordi/Ucodep ©

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primo piano Durante la visita in Sud Africa il Ministro D'Alema si era impegnato a sostenere il processo di decentramento in corso decentramento, utili al consolidamento del processo di democratizzazione e pacificazione del paese. La risposta italiana non tarda ad arrivare. “Durante la visita in Sud Africa”, racconta Stefania Spapperi, Desk officer Africa Subsahariana di Ucodep, “il Ministro D’Alema si era impegnato a sostenere il processo di decentramento in corso. A novembre il Ministero degli Esteri ha organizzato una missione esplorativa per identificare un eventuale intervento in questo settore. Ha così invitato la Regione Toscana, in ragione dell’esperienza maturata nell’ambito del programma di cooperazione decentrata Seenet nei Balcani, a partecipare attivamente al programma in corso. Così, dato che Ucodep aveva già svolto un ruolo di segretariato nell’ambito del programma Seenet, Roberto Barbieri, direttore dell’Unità cooperazione internazionale di Ucodep, è stato invitato a partecipare in veste di consulente esterno alla missione”.

“Sono state identificate due aree: Eastern Cape e Gauteng”, precisa Spapperi. “La prima Provincia è stata identificata anche in ragione della presenza precedente di Ucodep ed è una Provincia in gran parte di natura rurale, dove i tassi di povertà sono molto alti. La seconda, Gauteng, è al contrario un’area molto sviluppata nella quale sono presenti la maggior parte delle principali città del paese. All’interno delle aree metropolitane sono però riscontrabili forti contrasti sociali, in ragione dello squilibrio fortissimo nella distribuzione della ricchezza”. Decentrare per migliorare i servizi “L’obiettivo principale è di lavorare su tutto ciò che riguarda lo sviluppo del decentramento amministrativo”, continua Spapperi. “Ad esempio, cooperando con le Provincie, che sono ad oggi degli enti abbastanza vuoti dal punto di vista delle competenze ripartite tra livello

Ad oggi in Sud Africa la popolazione affetta da HIV/Aids è circa il 19 per cento del totale. Gli ammalati sono aumentati dai circa 3,75 milioni del ‘99 ai 6 milioni del 2006

Donne al lavoro negli orti comunitari, Lusikisiki, Sudafrica Foto: Attilio Bordi/Ucodep ©

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...il risultato è che ragazzine di 15 anni preferiscono farsi mettere incinta da partner sieropositivi, prendere il sussidio e smettere di andare a scuola 2006 nazionale e locale. Per questo motivo sono state identificate due Province che dovrebbero fungere da progetto pilota per poi, nel caso di esito positivo, estendere l’esperienza maturata in altri contesti. In sintesi si prevedono interventi che mirino alla riduzione della povertà, agendo però sempre dal lato del miglioramento dei servizi offerti dallo Stato. Lo spettro temporale per questa prima fase dell’intervento, dovrebbe essere all’incirca di tre anni”. L’emergenza sanitaria Se questa è la cornice “istituzionale” e politica di una democrazia ancora molto fragile e in via di consolidamento, dal contesto sociale emerge una crescente emergenza sanitaria, da sempre realtà drammatica della Repubblica sudafricana, così come di gran parte dell’Africa subsahariana. Ad oggi in Sud Africa la popolazione affetta da HIV/Aids è circa il 19 % del totale. Gli ammalati sono aumentati dai circa 3,75 milioni del ‘99 ai 6 milioni del 2006.


SUDAFRICA “Attualmente il Governo sta mettendo in pratica misure sostanzialmente assistenziali”, afferma Attilio Bordi, “tramite un sussidio alla popolazione che ne crea dipendenza ai fini della stessa sussistenza. Se si tiene presente che lo stipendio medio mensile è di circa 1500 rend, ossia 150 euro, e che ad una persona affetta da Hiv/Aids lo Stato dà circa 850 rend (mentre ad una donna dà circa 250 rend a figlio), il risultato è che ragazzine di 15 anni preferiscono farsi mettere incinta da partner sieropositivi, prendere il sussidio e smettere di andare a scuola”. La situazione è molto allarmante: “alcune stime dicono che se non ci sarà una brusca inversione di tendenza attraverso l’uso di farmaci retrovirali”, avverte Bordi, “entro il 2015 l’intera popolazione nera del Sudafrica rischia di essere infetta”. Povertà diffusa Il tasso di povertà nel 2007 si attesta attorno al 45%: oltre 20 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà, ossia quel dollaro al giorno che le Nazioni Unite hanno dichiarato come limite teoricamente invalicabile. L’altissimo livello di disoccupazione rende poi elevatissimo il tasso di delinquenza, soprattutto nelle aree urbane e suburbane dove le bande armate dilagano. Ucodep in Sudafrica Dal 2006 Ucodep opera nella provincia dell’Eastern Cape, una delle Province più povere del paese. Sfruttata per lungo tempo per la raccolta del legname, adesso si caratterizza per un’economia a prevalenza agro-pastorale. Fondamentale è l’allevamento di bovini e ovini: i primi usati a scopo commerciale, i secondi più per lo status sociale che ne garantisce il possesso, nell’ambito di un contesto culturale che ancora risente degli influssi tribali dell’etnia Xhosa, maggioritaria nella Provincia.

ad un acuirsi del banditismo, con la conseguenza diretta di un incremento esponenziale dei casi di abusi e violenze su minori. Ucodep ha deciso di intervenire in favore di quei minori e, in particolare, di quelle famiglie affidatarie di minori rimasti orfani a causa della pandemia Hiv/Aids, o con parenti non in grado di sostenerli, dato che molti degli abusi avvengono spesso all’interno dei nuclei familiari. “Abbiamo scelto una delle Municipalità più disagiate”, prosegue Bordi, “ossia quella di Lusikisiki nel Transkei, identificando 5 aree particolarmente disagiate, ovviamente avvalendoci del sostegno delle Autorità amministrative locali e di controparti locali che già operavano in questo settore. Grazie al finanziamento della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, siamo riusciti a partire.” I primi risultati “Sono stati così allestiti 5 orti comunitari, due nella prima e tre nella seconda fase, sostenendoli sia nell’allestimento del sistema idrico che nella distribuzione dei semi. Abbiamo inoltre fornito loro il sostegno legislativo necessario per il riconoscimento dei terreni.. Il significato ultimo sta proprio nel dar loro la possibilità di crescere non solo a livello familiare, quanto comunitario - tenendo presente che l’età media è davvero molto bassa e che ciascuna famiglia è composta in media da sette o otto bambini”, conclude Bordi.

Dal 2006 Ucodep opera nella provincia dell’Eastern Cape, una delle Province più povere del paese Ad oggi hanno beneficiato della produzione dei 5 orti comunitari 98 famiglie, per un numero complessivo di circa 800 persone. Nell’ultima e terza fase del progetto è prevista la creazione di una vera e propria Cooperativa Agricola, grazie anche all’apporto di LegaCoop e di AccdtT [Associazione Cooperative di consumatori del Tirreno]. Tenendo ben presente che la creazione di cooperative di produttori rappresenta la vera sfida non solo del progetto, ma del programma nazionale di lotta alla povertà, che ha identificato in ciò lo strumento per la fortificazione di meccanismi autogestiti di sviluppo e di creazione di benessere con ricadute su tutta la comunità. Il progetto si concluderà nel maggio 2009. n

Ad oggi hanno beneficiato della produzione dei 5 orti comunitari 98 famiglie, per un numero complessivo di circa 800 persone

“Il Governo dell’apartheid”, spiega Bordi, “aveva messo gli uomini a lavorare nelle miniere di oro e diamanti di Kimberly, lasciando nella regione solo donne, bambini e anziani, ossia la parte non produttiva della popolazione. Questo ha portato per un lungo periodo ad uno sviluppo agricolo pressoché nullo. Quando poi le miniere sono state chiuse e gli uomini sono tornati, si sono trovati senza lavoro”. Tutto ciò ha portato rapidamente Donne e bambini in pausa negli orti comunitari, Lusikisiki, Sudafrica Foto: Attilio Bordi/Ucodep © UCODEP | APRILE 2008


primo piano

L'IMPEGNO IN AFRICA DELLA FONDAZIONE MONTE DEI PASCHI Intervista ad Emanuele Cecchetti a cura di David Mattesini - Ufficio Brand, Identità e Comunicazione Ucodep La Fondazione Monte dei Paschi di Siena è parte integrante, come finanziatore, del progetto di sicurezza alimentare di Ucodep in Sud Africa, nella municiplità di Eastern Cape. Da sempre impegnata nello sviluppo locale, specialmente nell'area senese, da diversi anni è impegnata anche nell'erogazione di finanziamenti rivolti alla cooperazione internazionale. Nel 2007, la fondazione MPS ha incrementato a livello generale le donazioni a 172 milioni di euro, rispetto ai 158 del 2006. È di oltre 4 milioni di euro la cifra stanziata lo scorso anno per la cooperazione internazionale, oltre ai circa 16 milioni complessivi destinati ad interventi di volontariato, welfare, assistenza anziani e categorie deboli. Ne abbiamo parlato con Enrico Cecchetti del Cda della Fondazione Mps. Perché avete scelto di intervenire assieme ad Ucodep in Sud Africa? “Era molto interessante sia il progetto che il partenariato, grazie alle garanzie che dà una Ong come Ucodep. Siamo infatti già al terzo anno di finanziamento consecutivo. La nostra scelta si è svolta, quindi, oltre che sulla base della bontà del progetto in sé, anche su una valutazione complessiva, tenendo ovviamente conto delle tempistiche di attivazione, impianto e gestione del progetto”.

Ci può dare una sua valutazione sulle ricadute del progetto? “Per quello che ho visto nella missione che ho svolto la mia impressione è stata molto positiva, sia per la scelta delle aree, sia per la prima parte di attivazione strutturale e d'impianto del progetto. Ovviamente adesso si tratta di lavorare molto sulla parte di gestione sostenibile e strutturazione della cooperativa che ci si prefigge di realizzare, soprattutto per riuscire ad essere all'altezza di una sfida complessa, visto anche il contesto in cui si inserisce lo stesso progetto”. Dove altro è impegnata in Africa la vostra Fondazione? “Al momento la stragrande maggioranza dei nostri interventi a sostegno di progetti in Africa sono in materia di cooperazione internazionale. E si tratta ogni anno di alcune decine di progetti, per un importo complessivo vicino ai tre milioni di euro. Ad oggi sono in fase di avvio una serie di progetti che per la prima volta vedono impegnate assieme le più grandi Fondazioni bancarie italiane, ossia Monte dei Paschi, Cariplo, Gruppo San Paolo e CariParma, in Uganda e in Senegal. Questa volta però non solo in forma di soggetti erogatori, ma anche come soggetti che fanno coprogettazione assieme ad alcune Ong a livello nazionale”.

Formazione e aggiornamenti per i beneficiari del progetto di Ucodep a Lusikisiki, Sudafrica Foto: Attilio Bordi/Ucodep ©

Sudafrica: cosa puoi fare tu? Sostieni le campagne di Ucodep per l'accesso ai servizi essenziali. L'acqua potabile è un bene prezioso Foto: Attilio Bordi/Ucodep ©

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Richiedi come fare a: sostenitori@ucodep.org


SUDAFRICA

SudAfrica

La scommessa sul decentramento Intervista a Chris Gilmore, a cura di David Mattesini - Ufficio Brand, Identità e Comunicazione Ucodep

La situazione politica sudafricana è oggi spostata sempre più verso il consolidamento della giovane democrazia nata nel ‘96, nonché sul progressivo rafforzamento delle istituzioni di governo locale. Abbiamo raccolto la testimonianza in merito di Chris Gilmore, consulente per lo sviluppo economico del Ministero sudafricano degli Enti locali.

un Premier ed un esecutivo. Un anno dopo si svolgono invece le elezioni per le municipalità, che si esprimono con un Sindaco e un Consiglio municipale; per le città più grandi esistono invece dei Consigli metropolitani, che sono sei in tutto. Il dato interessante è che così il Paese è governato ad ogni livello dai vari Consigli elettivi”.

Come valuta il processo di decentramento amministrativo in atto? “Il decentramento amministrativo in Sudafrica è uno dei più interessanti di tutto il continente africano. Esistono tre livelli di Governo, nazionale, provinciale e municipale; questi ultime vengono poi raggruppati nei vari distretti. Le Province sono l’equivalente delle Regioni italiane e le tornate elettorali si svolgono in contemporanea sia per i nove Parlamenti provinciali che per il Parlamento nazionale, che a sua volta elegge il Presidente della Repubblica. Dalle elezioni provinciali emergono poi

Come funziona l’erogazione dei servizi essenziali? “Un sistema così complesso e con un estensione geografica così ampia in cui il governo del territorio è in mano alle

Distribuzione di materiali per l'allestimento degli orti comunitari, Lusikisiki Foto: Attilio Bordi/Ucodep ©

Il problema non è quindi il dibattito democratico, che è molto ricco, quanto le competenze tecniche per l’erogazione dei servizi essenziali, da quello idrico a quello elettrico

Municipalità, necessita di professionalità che a volte abbiamo appena e altre volte invece non abbiamo. Il problema non è quindi il dibattito democratico, che è molto ricco, quanto le competenze tecniche per l’erogazione dei servizi essenziali, da quello idrico a quello elettrico. A volte siamo al limite della capacità per il mantenimento del livello di servizi che giustamente la cittadinanza richiede”. Pensa che il sostegno della Regione Toscana e della cooperazione italiana siano utili? “Il progetto che è stato illustrato sia dal rappresentante della Regione Toscana che dal Ministero degli Esteri così come da Ucodep è davvero interessante ed è stato accolto con molto entusiasmo, soprattutto per il confronto e lo scambio di metodologie e professionalità che permetterebbe al sistema degli enti locali”. n

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attualitÀ

Kossovo indipendente Intervista a Giuseppe Del Castillo, responsabile dell’Ufficio Ucodep a Belgrado a cura di David Mattesini - Ufficio Brand, Identità e Comunicazione Ucodep

Il 17 febbraio il Parlamento kossovaro ha proclamato unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia. Immediate sono seguite le reazioni: la Serbia tramite il Presidente Tadìc ha dichiarato che “non ne riconoscerà mai l’indipendenza”, forte del pieno appoggio russo. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è trovato ovviamente diviso, in seguito alla constatazione della fine di un processo che “aveva esaurito tutte le vie di uscita”. Per meglio comprendere l’atmosfera che si respira in queste settimane a Belgrado, abbiamo raccolto la testimonianza di Giuseppe Del Castillo, responsabile del nostro ufficio nella capitale serba.

Al di là delle tensioni e degli incidenti isolati, come appare la situazione dalla Serbia? “La proclamata secessione del Kossovo è una cosa che la gente già si aspettava e credo che quello che maggiormente oggi caratterizza lo stato d’animo delle persone sia più amarezza che rabbia per l’ingiustizia subita. Amarezza dovuta essenzialmente al comportamento tenuto in questa situazione dalla Comunità internazionale e più in particolare dall’Unione Europea, ossia da parte di quella famiglia di cui la maggior parte dei serbi vorrebbe entrare a far parte. Queste sono cose che non aiutano il processo di integrazione della Serbia nella Unione Europea. Di fatto il Kossovo è stato perso già diversi anni fa e di ciò mi sembra che la gente, anche se forse inconsciamente, ne sia consapevole.” Come hanno reagito i cittadini Serbi? “A Belgrado c’è stata una grande manifestazione pacifica, alla quale hanno partecipato circa 200 mila persone, contro la decisione unilaterale di indipendenza da parte degli albanesi del Kossovo. La stessa sera poi ci sono stati quei disordini di cui si è parlato molto in Italia, che però rispetto alla manifestazione generale hanno rappresentato solo una piccola parte. La cosa preoccupante, invece, è il rischio forte che a breve la comunità serba che

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vive in Kossovo possa cominciare a ritirare i propri rappresentanti dalla polizia e dalle istituzioni kossovare e che di fatto possano crearsi delle istituzioni parallele che faranno riferimento a Belgrado più che a Pristina”. Quali sono state e prevedi saranno le reazioni del Governo e delle Istituzioni serbe? “La contrarietà è piuttosto unanime sia da parte dei partiti più radicalmente nazionalisti che da parte di quelli più filoeuropei, soprattutto per quello che concerne la forma, ovvero l’assenza, di un mandato, da parte delle Nazioni Unite, che si pone in modo sostanzialmente contrario a quelle stesse norme del diritto internazionale in passato imposte in modo giustamente inflessibile alla Serbia”.

E per quanto riguarda il ruolo giocato dalla Russia? “Appare evidente come la Russia abbia strumentalizzato la cosa, così come hanno fatto gli americani. Non credo che abbiano tutto questo interesse per la Serbia, se non in funzione di obiettivi più grandi. Tra la gente permane invece una fetta minoritaria, soprattutto tra i partiti più conservatori, che guarda di buon occhio ad una partnership con la Russia, anche in funzione di una posizione europea che è apparsa poco credibile e assolutamente frammentaria”. [Il Kossovo ha una popolazione di circa 2 milioni di abitanti, il 90% dei quali è albanese. Rimangono circa 120.000 serbi, metà dei quali nel nord del paese. Circa 30 paesi hanno riconosciuto l’indipendenza del Kossovo, inclusi gli Stati Uniti e gran parte dei paesi della UE.] n


ANALISI

Verso la fine della sicurezza sociale? a cura di Jason Nardi - Ufficio Brand, Identità e Comunicazione Ucodep

Privatizzazione dei servizi pubblici, investimenti dei fondi pensione nel mercato finanziario, protezione sociale inesistente per oltre metà della popolazione mondiale. Le politiche di welfare nel mondo, secondo il rapporto Social Watch 2007 “Diritti e dignità: come rendere reale il diritto universale alla sicurezza sociale”, rischiano di essere fortemente ridotte o cancellate. “La questione è se un’esistenza globale civile sia possibile senza l’implementazione del diritto alla sicurezza sociale per tutti”, afferma Roberto Bissio, coordinatore internazionale del Social Watch. Invece di aiutare i lavoratori ad assicurarsi una pensione, i meccanismi finanziari internazionali sono oggi un ostacolo alla realizzazione del diritto umano universale alla sicurezza sociale. Il Rapporto affronta la questione della sicurezza sociale in senso ampio, analizzando non solo i sistemi pensionistici, ma anche i servizi sociali, sanitari, educativi, le politiche abitative e sul lavoro. Protezione sociale nel mondo L’asimmetria delle differenti situazioni nel mondo è evidente: in gran parte dei paesi europei in transizione la copertura assicurata varia dal 50% all’80%, mentre è molto più alta nell’Europa dei 25, anche se le politiche degli ultimi anni stanno invertendo la tendenza. In America Latina, per alcuni paesi la situazione è peggiore: in Paraguay, per esempio, il 78,5% della popolazione non ha alcuna forma di protezione sociale e solo il 30% degli anziani riceve regolarmente una pensione. In molti paesi dell’Africa subsahariana e dell’Est asiatico appena il 10% della popolazione ha accesso a una copertura o assistenza sociale. Solo il 20% della popolazione mondiale ne gode a pieno titolo.

In molti paesi il dibattito sulla sicurezza sociale è intrinsecamente legato ai tentativi di costruire degli stati democratici. Il rapporto della Regione Araba sottolinea come “la sicurezza sociale dovrebbe essere percepita come parte di un sistema generale di strategie pubbliche, economiche, sociali e culturali che proteggano la sicurezza nazionale – inclusa la sicurezza umana e la stabilità politica nella società. La mancanza di libertà impedisce alle persone di associarsi, di sindacalizzarsi e di lottare per i propri diritti di sicurezza sociale”.

Un diritto “privatizzato” Il diritto alla sicurezza sociale è stabilito in molti trattati, risoluzioni e convenzioni internazionali sui diritti umani. Ciò nonostante, anche dopo aver ratificato queste convenzioni, i governi tendono sempre più a trasferire le proprie responsabilità al settore privato che evade dal controllo cittadino, o semplicemente abbandonarle e smantellare i sistemi di welfare e l’erogazione di servizi sociali come l’assistenza sanitaria e l’educazione. Gli esempi a sostegno, purtroppo, sono innumerevoli.

Lavoratrice in piazza, Roma Foto: Demostenes Uscamayta Ayvar/Ucodep © UCODEP | APRILE 2008

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La situazione dei migranti Oltre alla precarizzazione del lavoro e la crescente insicurezza sociale che ne deriva – tendenza generalizzata in gran parte dei paesi - vi sono altri due fenomeni che il Social Watch analizza: le migrazioni e l’invecchiamento della popolazione in molte società. “Come risultato dei movimenti migratori durante il XX secolo,” afferma il rapporto, “ci sono oggi 191 milioni di persone (il 3% della popolazione mondiale) che vivono fuori dal loro paese di origine. Tra il 2000 e il 2005, le regioni maggiormente sviluppate hanno ricevuto 13,1 milioni di migranti. Le conseguenze economiche, sociali e politiche di questi movimenti sono diventate una delle questioni centrali nelle agende dei governi di quei paesi che hanno accolto massicci influssi di migranti”. L’altro processo demografico (l’invecchiamento delle popolazioni) ha un altrettanto diretto rapporto con il futuro dei sistemi di welfare, dal momento che le proiezioni più accreditate predicono che “entro il 2050 il numero di persone al mondo di età superiore ai 60 anni – attualmente intorno al 700 milioni – raggiungerà i 2 miliardi. Quando ciò avverrà, la popolazione anziana avrà superato quella dei bambini sotto i 14 anni per la prima volta nella storia dell’umanità”. Italia: una riforma mancata Per il rapporto italiano, “il bisogno di una riforma radicale del sistema pensionistico pubblico a causa della sua insostenibilità finanziaria è una questione che ha cominciato ad avere risonanza negli anni

‘90. Ci sono essenzialmente tre fattori usati come prova di questa necessità: sbilanci seri ed eccessivi per l’INPS, l’invecchiamento della popolazione e il pensionamento a breve della cosiddetta generazione “baby boom”. Questi sono fra i fattori che possono giustificare la riduzione dei benefici garantiti dal sistema pubblico e il passaggio a un sistema pensionistico privato. Il dibattito nel Paese è tuttora aperto e il prossimo governo dovrà affrontare il nodo centrale: se abbandonare un sistema basato sul principio della solidarietà intergenerazionale, dove i lavoratori attivi pagano per sostenere i lavoratori in pensione, che hanno contribuito alla loro crescita, educazione e che hanno costruito le infrastrutture essenziali per il loro lavoro. Che genere di politiche sociali? Se si osserva poi la questione della sicurezza sociale dal punto di vista delle politiche di genere, il Social Watch offre una lettura solitamente poco considerata: “poiché il lavoro domestico non pagato delle donne conta poco nel sistema pensionistico pubblico e nulla negli schemi di gestione privati, oltre tre quarti degli anziani poveri sono donne. Inoltre, il lavoro di cura delle donne per altri membri della famiglia continua spesso fino ad età avanzata, quando si devono prendere cura dei mariti, dei nipoti e dei malati.” Dal rapporto dagli Stati Uniti, si apprende che la questione di politica pubblica più dibattuta nel paese – dopo la guerra in Iraq – è la mancanza di un sistema di protezione della salute universale. Soprattutto “le minoranze di origine afro-

BCI 2007 - indice di capacità basica del Social Watch

americana, ispanica, i poveri e le donne sono maggiormente esclusi nell’attuale sistema sanitario." Un nuovo patto sociale globale “Serve un nuovo patto sociale a livello nazionale e globale per bilanciare i diritti individuali e i diritti sociali riconosciuti universalmente, così come regole globali con uno spazio nazionale in cui il dibattito democratico dà forma alle priorità di ogni paese”, dice Bissio. La grande sfida, secondo il rapporto, è di raggiungere un equilibrio tra la giustizia sociale e la sostenibilità economica dei sistemi di sicurezza sociale, inclusi i casi cui ci sono grosse limitazioni finanziarie. n

SOCIAL WATCH Social Watch è una rete di oltre 500 organizzazioni della società civile, presente in più di 70 paesi, che monitora il progresso e l’implementazione degli impegni internazionali sulla lotta alla povertà e per l’equità di genere. Il suo rapporto annuale è riconosciuto come una delle analisi indipendenti più importanti al mondo sui temi dello sviluppo umano e sociale. Ucodep è membro della coalizione italiana del Social Watch. I rapporti in italiano si possono richiedere a Ucodep o in libreria (edizioni EMI). www.socialwatch.it info@socialwatch.it

Acceptable Medium Low Very low Critical No data

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Il rapporto 2007 verrà presentato il 24 Maggio 2008 a Terra Futura, presso la Fortezza da Basso di Firenze. www.terrafutura.it


CLIMA SOCIALE Zona semiarida, Brasile Foto: Salvatore Maio /Ucodep ©

“La volontà politica è quello che manca... ma è una risorsa rinnovabile” Al Gore

la povertà climatica e l'azione di Ucodep Sommario • Cambiamenti climatici: l’impatto sociale • Alleanze per il clima • 2 gradi, una sola opportunità • Per un'educazione trasformatrice • Vivere dopo la tempesta • Clima latinoamericano • Bibliografia sul tema

Dossier UCODEP | APRILE 2008

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DOSSIER

Cambiamenti climatici: l’impatto sociale di Elisa Bacciotti - Ufficio Campagne Oxfam International e Ucodep

Dalla metà dell’Ottocento - e particolarmente negli ultimi 50 anni - la temperatura media del pianeta è aumentata di 0,76°C. Questo fenomeno, che la maggioranza degli scienziati attribuisce all’attività dell’uomo, ha avuto un impatto sempre più significativo sull’ambiente, dando luogo a veri e propri fenomeni di cambiamento climatico: aumento di piogge e conseguenti inondazioni in alcune zone del pianeta e, in altre, siccità, estensione dei deserti, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello del mare, intensificarsi di cicloni e uragani. Gli effetti del cambiamento climatico sono noti a una vasta parte dell’opinione pubblica da tempo: si inizia però a porre attenzione solo negli ultimi anni alle conseguenze che questi fenomeni hanno sulle popolazioni e, in particolare, su una grande parte degli abitanti del pianeta. Se nel Nord del mondo il cambiamento climatico può avere effetti in parte positivi come l’aumento della produttività agricola (conseguente a un clima più temperato – salvo poi sperimentare ondate di calore come quella dell’estate 2003, che è costata la vita a migliaia di anziani e persone più deboli anche in Europa), gli effetti nefasti del cambiamento climatico colpiscono

Gli effetti dello Tsunami, Foto: Francesca Bertoli/Ucodep ©

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soprattutto le persone più povere che vivono in paesi del Sud del mondo che dipendono principalmente dall’agricoltura. Disastri ordinari Numerose testimonianze provenienti da America Latina, Africa e Asia evidenziano come ormai , nelle zone rurali, ondate di calore, periodi di siccità più lunghi e più caldi, inondazioni più numerose e più intense e precipitazioni concentrate non siano più eventi straordinari. L’impatto sociale è evidente e quotidiano: basti pensare alla scarsità d’acqua che obbliga intere comunità a sforzi sempre più importanti per trovarla e trasportarla, o al danneggiamento delle colture che spinge

Segni del passaggio della tormenta Noel, Repubblica Dominicana Foto: Marta Cossato/Ucodep

molti contadini a modificare le proprie pratiche agrarie senza averne i mezzi, o, infine, alla diffusione di malattie come la malaria.

...un impegno che per Ucodep viene esplicitato sia nelle proprie attività di sensibilizzazione e di educazione alla sostenibilità, sia nei programmi realizzati nel Sud del mondo

Dopo lo Tsunami, migliai di famiglie sono rimaste senza casa Foto: Francesca Bertoli/Ucodep ©


clima SOCIALE Il cambiamento climatico quindi è già Cattivo esempio una minaccia globale alla sicurezza L’Italia, ad esempio, per la mancanza di umana. La siccità e la desertificazione una politica energetica nazionale - oltre riducono le quantità di acqua e cibo che di politiche climatiche incisive - ha disponibili e stanno già obbligando molti visto le proprie emissioni aumentare contadini e pastori a emigrare all’interno del 13% rispetto ai livelli del 1990, del loro paese in aree più mentre avrebbe abitabili o addirittura in altri dovuto diminuirle L’Italia... per la paesi. Secondo la Croce Rossa del 6,5%. Nel mancanza di una internazionale, attualmente si settore dei trasporti, verificano più spostamenti a l’Italia continua a politica energetica causa dei disastri ambientali nazionale ... ha visto risultare il paese che per le guerre, e l’ONU con la maggiore le proprie emissioni stima che nel 2010 potrebbero concentrazione aumentare del 13% esserci 50 milioni di persone di automobili per in fuga dalle conseguenze del rispetto ai livelli del abitante e persevera deterioramento ambientale. schiacciante 1990, mentre avrebbe nella preferenza per il dovuto diminuirle del trasporto su gomma. Emergenza globale Queste cifre da “emergenza Il pacchetto sulla 6,5% globale” hanno stimolato politica energetica una risposta da parte della lanciato dalla Comunità internazionale, che si è Commissione europea nel gennaio impegnata a fermare il riscaldamento 2008, che propone l’adozione per gli globale stabilizzando e riducendo le Stati Membri di piani d’azione volti emissioni di gas serra prima con la a raggiungere obiettivi vincolanti Convenzione ONU sul Cambiamento in materia, sarà fonte di discussioni climatico del 1992 e, successivamente, soprattutto nella strada che porterà al con il Protocollo di Kyoto del 1997. Summit sul Clima di Copenhagen nel Quest’ultimo prevede l’implementazione dicembre del 2009. In quell’occasione, di meccanismi di finanziamento che come stabilito alla Conferenza di Bali possano servire ai paesi in via di del dicembre scorso, si dovranno fissare industrializzazione per adattarsi agli ulteriori obiettivi rispetto al Protocollo di effetti del cambiamento climatico. Il Kyoto per i paesi del Nord e forse anche Protocollo è entrato però in vigore per quelli del Sud del mondo. soltanto nel 2005: nel frattempo l’azione su questo tema è stata lasciata alle Combattere la povertà climatica iniziative di singoli attori, come l’Unione Il percorso da Bali a Copenhagen Europea. I progressi europei sono stati sarà attivamente seguito da molte in una prima fase soprattutto attribuibili organizzazioni e reti globali e nazionali all’azione di Germania, Regno Unito e attive: da quelle tradizionalmente Lussemburgo, mentre gli altri paesi sono attente all’ambiente alle grandi Ong stati meno attivi.

che, avendo potuto toccare con mano durante l’esecuzione dei loro programmi all’estero gli impatti sociali del cambiamento climatico, sono determinate a “combattere la povertà climatica”, chiedendo alla comunità internazionale di agire seriamente per la riduzione delle emissioni di gas serra e di fornire adeguati finanziamenti e tecnologie ai paesi in via di sviluppo perché possano contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Molte di loro, tra le quali Oxfam International, sono riunite a livello globale nel “Climate Action Network”. L’impegno della società civile Anche in Italia molte organizzazioni della società civile stanno lanciando iniziative sul rapporto tra cambiamento climatico e povertà. In particolare, all’inizio del 2007 tante associazioni, inclusa Ucodep, hanno firmato la “Carta per il Clima, l’Equità e la Lotta alla Povertà” impegnandosi a battersi “perché i mutamenti climatici indotti dall’uomo siano controllati e tenuti al di sotto dell’aumento dei 2°C rispetto al periodo preindustriale” e ritengono questo fine strettamente connesso al loro impegno di “promuovere la giustizia sociale, ambientale ed economica a livello globale.” Si tratta di un impegno che per Ucodep viene esplicitato sia nelle proprie attività di sensibilizzazione e di educazione alla sostenibilità, sia nei programmi realizzati nel Sud del mondo, coerentemente con l’idea di sviluppo umano che da sempre connota la sua azione. n

Zona desertica, Cisgiordania Foto: Alberto Conti/Ucodep ©

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DOSSIER

Alleanze per il clima a cura di Jason Nardi - Ufficio Brand, Identità e Comunicazione Ucodep

Lo scorso 18 marzo a Reggio Emilia si è svolto il convegno annuale di Alleanza per il Clima Italia. Abbiamo intervistato Karl-Ludwig Schibel (presidente) e Gotelind Alber (esperta di politiche del clima).

Qual’è il ruolo delle città nel contrastare il cambiamento climatico? Se guardiamo al ruolo dei Comuni, degli enti locali e territoriali, va prima di tutto tenuto conto che dal 1° gennaio 2008 conta ogni tonnellata [di CO2] che noi mettiamo nell’aria. Gli effetti concreti dipendono da come i vari stati nazionali gestiranno gli obiettivi di riduzione: se introdurranno una ripartizione per regioni o addirittura fino al livello comunale, poi nascerà un obbligo vero e proprio. Per l’attuazione di programmi nazionali i Comuni hanno un ruolo preminente e spesso raggiungono eccellenze di buone pratiche, ma nelle trattative internazionali vengono sempre considerati un po’ come campi da gioco. Gli studiosi non si rendono conto che le città non sono semplicemente un insieme di fonti di

emissione ma anche delle entità culturali, sociali e politiche che seguono delle dinamiche complesse Questa mancanza di comprensione è un problema anche di politici, economisti, industriali... E’ un problema di egemonia culturale, per cui nel dna di tutti quelli che si occupano di efficienza energetica vale ancora “più è meglio: più alto, più forte e più veloce...” Invece, va proprio cambiato il punto di vista culturale: per risolvere la questione del clima, la tecnologia non è sufficiente. Cosa significa in termini di cambiamento di stile di vita? Se vogliamo parlare di equità, allora un individuo – qualsiasi – per essere “sostenibile” deve “emettere” al massimo

2 tonnellate di CO2 all’anno. Dopodiché come li vuole “spendere” è totalmente a sua scelta: fino a quando sta dentro a quel tetto, va bene. Può fare una cena con le candele e un fine settimana sul gocart: basta che alla fine torni il conto. In altre parole, i paesi che oggi si stanno “sviluppando” possono spendere la loro “quota d’inquinamento” come vogliono? La Cina oggi ha già superato il livello con 4 ton. di CO2 a persona all’anno. Ma noi – che lo abbiamo fatto da tempo – non possiamo impedirglielo. Possiamo però cercare di dare l’esempio – quale forma culturale questo poi assuma può essere vario. L’importante è non cadere nell’ecotecno-tirannide.n

Foto: Demostenes Uscamayta Ayvar/Ucodep ©

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clima SOCIALE

I primi (timidi) passi dell’Italia verso una politica energetica Intervista a Giovanni Bellini* a cura di Jason Nardi - Ufficio Brand, Identità e Comunicazione Ucodep Nel disegno di legge n. 786 del 2006 a firma sua, di Edo Ronchi e altri (Norme per l’attuazione del protocollo di Kyoto), era prevista l’istituzione di un’Agenzia nazionale per l’energia. Cosa dovrebbe fare? L’agenzia nazionale per l’energia era stata pensata in seno all’ENEA per divulgare le nuove opportunità di fonti energetiche che possono essere acquisite dagli enti pubblici, dai cittadini, ecc. Ma il disegno di legge non è passato ed è stato presentato un analogo provvedimento dal ministro Bersani sulle energie rinnovabili. Successivamente però neanche quello è andato a buon fine, ma è stato stralciato e votato solo in parte nella liberalizzazione dell’energia elettrica, mentre il pacchetto delle energie rinnovabili è entrato nella finanziaria 2008. Come mai non è passato un provvedimento complessivo che poteva essere un primo passo per un piano energetico nazionale che in Italia manca del tutto? A causa della mancanza di consapevolezza che non si tratta solo di una questione settoriale, ma di una nuova, complessiva politica energetica e di sviluppo. E’ che non esiste un vero disegno organico di una politica che non sia solo frutto di iniziative di alcuni buone proposte. Manca un’adeguata politica permanente, una svolta irreversibile che miri a misure che riguardanti non solo la riduzione di

gas inquinanti, ma anche un piano per il futuro. Oggi, senza strumenti adeguati, è impossibile stabilire effettivamente quale sia il fabbisogno energetico nazionale e quindi non si mette in discussione questo sistema di sviluppo. Cosa occorre fare? Quello che potremmo fare con la prossima legislatura è una conferenza nazionale dell’energia che stabilisca una volta per tutte questo quadro organico, assegnando dei compiti precisi – per far si che le politiche dello stato possano effettivamente orientare lo sviluppo, definire una politica industriale che ponga tutti di fronte alle proprie responsabilità, compresi i cittadini che devono confrontarsi con la necessità di cambiare abitudini e consumi. E’ una bella scommessa – costruire una vera identità culturale che non può essere limitata solamente alla sensibilità degli ambientalisti. Cosa va evitato? Il ritorno al carbone e al nucleare ci riporterebbe indietro di 20 anni, bloccando qualsiasi sviluppo verso il futuro nel campo delle rinnovabili. Se le nostre maggiori imprese energetiche investono in queste “vecchie” tecnologie, a cominciare dall’Enel in centrali nucelari all’estero, non avremo la possibilità di sviluppare le nuove tecnologie rinnovabili che sono l’unica strada per il futuro.n

* Senatore (SDSE), membro della Commissione Territorio, ambiente, beni ambientali del Senato

FINANZIARIA 2008 Le norme introdotte dalla finanziaria di quest'anno contengono novità interessanti: oltre ad aver ripristinato il bonus per le ristrutturazioni edilizie, sono incentivate misure che oltre ad essere mirate all'eco-efficienza, fanno risparmiare i cittadini: dalla coibentazione, all'approvvigionamento dell'acqua con riduzione dei consumi, al sistema di auto-produzione di energia elettrica e norme che obbligano a installare pannelli solari sui tetti delle nuove case. Inoltre è stato potenziato il conto energia, un sistema che consente di far produrre anche ai privati energia elettrica, facendola integrare nel sistema nazionale e ricevere per questo un incentivo. Il conto energia è stato esteso anche ad altri settori di produzione: eolico, biomasse, marina (maree, moto ondoso), fotovoltaico, solare termico, geotermico, idraulico. L'ultima finanziaria ha anche introdotto un fondo rotativo per misure che vadano a ridurre le emissioni: 200 milioni l'anno per 3 anni, con cui il ministero dell'ambiente andrà a finanziarie con propri bandi molte iniziative. L'obiettivo è di arrivare al 20% di utilizzo di energia elettrica prodotta da energie rinnovabili entro il 2020 .

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DOSSIER

2 gradi, una sola opportunità Pubblichiamo qui un estratto del documento basato sulla versione spagnola del rapporto “Two degrees, one chance - The urgent need to curb global warming”, pubblicato nel Regno Unito da Tearfund, Oxfam GB, Christian Aid e Practical Action (scaricabile in italiano sul sito di Ucodep). Il rapporto spiega perché l‘incremento medio della temperatura globale deve mantenersi il più lontano possibile dai 2°C rispetto ai livelli preindustriali e

mostra come al di sopra di questa soglia le conseguenze sulle risorse idriche, la produzione alimentare e gli ecosistemi saranno catastrofiche, e in che modo

aumenterà la probabilità che i pericolosi meccanismi di retroazione producano un riscaldamento ancora più rapido.

Le conseguenze del cambiamento climatico Gli effetti del riscaldamento globale diventano sempre più ovvi e assumono la forma di cambiamenti stagionali, anomalie climatiche, ondate di calore, siccità, inondazioni o chiari cambiamenti nel comportamento di animali e piante.

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Foto: © Crispin Hughes/Oxfam UCODEP | APRILE 2008


clima SOCIALE Le popolazioni più povere del pianeta che vivono in luoghi in cui il clima è estremo, come gli Inuit all’Artico, i pastori del nord del Kenia e del Sahel, o le comunità indigene e altre popolazioni dell’Amazzonia occidentale, ne stanno già subendo le conseguenze sulla loro vita e sui loro mezzi di sussistenza. Sono le comunità che hanno la responsabilità minore nell’emissione di gas a effetto serra, ma la povertà, l’isolamento e l’emarginazione politica fanno sì che, molto frequentemente, siano anche quelle meno preparate ad adattarsi alle alterazioni del clima. Tutto ciò sta accadendo senza che l’aumento medio delle temperature globali abbia superato 1°C. Benché non tutti questi cambiamenti possano essere attribuiti ancora in maniera rigorosa al cambiamento climatico provocato dall’uomo, essi coincidono con le previsioni e ci obbligano a considerarli chiari segnali d’allarme. I rischi aumentano considerevolmente con l’incremento della temperatura. Una volta che l’aumento di temperatura avrà superato i 2°C, circa 4 miliardi di persone potrebbero soffrire la mancanza d’acqua. In alcune zone del mondo l’agricoltura potrebbe non essere più praticabile, soprattutto ai tropici, e milioni di persone correrebbero il rischio di sommarsi a quelle che già soffrono la fame. In Africa il numero di persone esposte alla malaria potrebbe aumentare di 40-60 milioni. Con un maggior aumento di temperatura, la riserva di ghiaccio della

rischi per sistemi unici e minacciati

rischi per alcuni

rischi provocati dai fenomeni climatici estremi

aumento

distribuzione dell'impatto

negativo per alcune regioni

negativo per la maggior parte delle regioni

impatti aggiuntivi

impatti sul mercato positivi o negativi: effetti avversi per la maggior parte delle persone

impatto negativo netto su tutti i parametri

rischi derivati da discontinuità su grande scala nel futuro

molto bassi

-1ºC

0ºC

rischi per molti

grande aumento

1ºC

più elevati

2ºC

3ºC

4ºC

5ºC

6ºC

GRAFICO 1. Cinque motivi di preoccupazione per l'aumento crescente delle temperature provocato dal cambiamento climatico. Fonte: IPCC, 2001

Groenlandia si scioglierà più rapidamente, accelerando così l’innalzamento del livello del mare. Al di sopra dei 2°C, il rischio che la riserva di ghiaccio della parte occidentale dell’Antartide si sciolga aumenta significativamente, così come il pericolo che aumenti la quantità di CO2 liberata dal suolo e che venga distrutto l’equilibrio della foresta amazzonica. 2°C

è il limite che non può essere superato, il mondo deve agire con urgenza. Gli effetti del riscaldamento globale diventano sempre più ovvi e assumono la forma di cambiamenti stagionali, anomalie climatiche, ondate di calore, siccità, inondazioni o chiari cambiamenti nel comportamento di animali e piante.

Foto: © Brendan Cox/Oxfam UCODEP | APRILE 2008

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DOSSIER Il futuro immediato: 1 - 2ºC Le proiezioni sulle emissioni di gas a effetto serra non lasciano dubbi sul fatto che anche prendendo dei provvedimenti drastici sin da ora, l’aumento delle temperature al di sopra di 1°C è inevitabile. Le conseguenze si intensificheranno e provocheranno maggiori effetti di retroazione. Le persone, specialmente i gruppi più vulnerabili, hanno bisogno di aiuto per prepararsi a questi cambiamenti.

ACQUA • Centinaia di milioni di persone saranno esposte a una crescente mancanza di acqua7. • Nelle Ande, con aumenti tra 0,5-1,5°C, spariranno completamente i piccoli ghiacciai, minacciando la fornitura di acqua di circa 50 milioni di persone2. • In Asia si prevede l'intensificazione dei monsoni estivi. Il clima diventerà più caldo e umido e avrà ripercussioni su milioni di persone. Nel sud-est asiatico le piogge monsoniche hanno un ruolo fondamentale nell'agricoltura e nella produzione industriale. In India queste piogge costituiscono il 75-90% delle precipitazioni annuali2. Per circa 2 miliardi di persone potrebbe aumentare la disponibilità di acqua, ma con l'incremento dell'intensità delle piogge aumenterebbero anche i rischi di inondazioni.

SALUTE Alle latitudini settentrionali in inverno il riscaldamento può far diminuire le morti causate dal freddo. Ma a livello globale ci si aspetta che questo beneficio sia ampiamente superato dagli impatti negativi sulla salute, soprattutto nei paesi in via di sviluppo7. In ambienti più caldi e più umidi proliferano malattie come la malaria e la dengue. Si calcola che in Africa circa 450 milioni di persone sono oggi esposte alla malaria, il che provoca la morte di un milione di individui l'anno. Con temperature più alte, gli insetti che trasmettono le malattie si possono spostare ad altitudini e latitudini più elevate. Come conseguenza dei cambiamenti nella distribuzione e nella quantità di zanzare, varie regioni del mondo sarebbero esposte alla malaria.

2. Stern et al (2006) Stern Review of the Economics of Climate Change, HM Treasury. 7. IPCC (2007) Contributo del Gruppo di Lavoro II al QuartoRapporto di Valutazione del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico. Riassunto per responsabili politici.

Foto: © Shafique Alam/Oxfam

I GOVERNI DEL MONDO DEVONO...

• Giungere a un accordo affinché l'aumento globale delle temperature non superi i 2°C, impegnandosi in modo vincolante nei confronti degli obiettivi necessari alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. • Stabilire modelli d'azione e meccanismi che forniscano finanziamenti e sostegno sufficienti e accessibili ai paesi e alle comunità più vulnerabili, affinché questi possano adattarsi alle conseguenze inevitabili del cambiamento climatico. • Non assumersi questo impegno implica destinare il pianeta e tutti i suoi abitanti a un riscaldamento accelerato con conseguenze catastrofiche. I paesi ricchi industrializzati, che hanno la responsabilità storica e la capacità di agire, devono guidare questo processo.

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clima SOCIALE

PER UN’EDUCAZIONE TRASFORMATRICE Il cambiamento climatico come contenuto strategico di Marco Galiero - Responsabile Conectando Mundos

Una buona parte del lavoro che Ucodep svolge in Italia riguarda l’ambito educativo formale (in particolare la scuola). Il contributo che cerchiamo di dare è quello di spingere affinché la scuola tratti sempre più argomenti che abbiano forte attinenza con la contemporaneità del mondo globalizzato, e lo faccia in modo da formare generazioni di cittadini capaci di immaginare un mondo diverso, per costruirlo migliore di questo (più giusto, più equo, più solidale).

Il cambiamento climatico costituisce un tema che a livello educativo e formativo ha una grandissima rilevanza. Esso mette infatti in evidenza l’interconnessione che ci rende responsabili di ciò che avviene lontano da noi (oltre che vicino a noi). In particolare, è un contenuto strategico in quanto: • offre l’opportunità di riflettere sull’interdipendenza fra i popoli e su quanto sia comune il destino di tutti noi, rilevando l’ingiustizia di alcune dinamiche della (o meglio di questa) globalizzazione. I paesi ricchi hanno contribuito ampiamente alla creazione del problema con decenni di eccessive emissioni di gas ad effetto serra, e i paesi impoveriti ne subiscono le principali conseguenze dirette: siccità, carestie e malattie; • permette di mettere in relazione fenomeni come le migrazioni con le questioni economiche, ambientali e con le cause indirette; • costituisce un’occasione per rendersi conto di quanto il cambiamento sia alla nostra portata, sia al livello individuale, sia grazie alla possibilità di organizzarsi, decidere, fare pressione.

Foto: Ilaria Lenzi/Ucodep ©

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DOSSIER Inoltre, essendo un contenuto che può tirare in ballo svariate materie scolastiche (dalla storia alle scienze, dalla geografia all’economia, ecc.), permette un lavoro interdisciplinare. Conectando Mundos Per tutti questi motivi, nell’anno scolastico 2007/2008, Ucodep ha deciso di dedicarsi in modo particolare al tema del cambiamento climatico. Lo ha fatto attraverso un corso di formazione (in presenza e a distanza) per insegnanti ed educatori extrascolastici e attraverso la proposta didattica on-line di Conectando Mundos (www.conectandomundos.org), una piattaforma telematica plurilingue che permette il lavoro in rete e che costituisce uno sperimentato spazio di partecipazione e scambio tra classi (insegnanti e alunni) di svariati paesi del mondo. Una proposta partecipativa Quest’anno l’attività di Conectando Mundos coinvolge oltre 13.000 alunni di più di 700 classi (con circa 500 insegnanti) di diversi paesi europei (Italia, Spagna, Portogallo e Malta), del continente americano (Repubblica

Dominicana, Messico, Colombia, Ecuador, Honduras, Cile, Perù, Brasile, Argentina e Paraguay) e africano (Marocco, Kenya e Tanzania), con una proposta didattica partecipativa incentrata sull’impatto del cambiamento climatico. Essendo proposto quasi sempre (specie in TV) come un tema meramente ambientale, abbiamo deciso di sottolineare come invece si tratti di qualcosa di molto più ampio e complesso. Punto cruciale di questa proposta – che considera l’educazione come un potente strumento di trasformazione – è quello di passare dal reale al virtuale e viceversa. Nel senso che viene incentrata su un tema reale (il problema concretissimo del cambiamento climatico) una proposta ludica virtuale (giocata on-line, ma anche in classe e sul territorio) che alla fine del percorso porta gli alunni a scoprire che non si tratta soltanto di un gioco, e li invita quindi a mettere realmente a frutto la consapevolezza che hanno sviluppato nell’ambito dell’attività, cercando insieme un modo per incidere nel cambiamento necessario. Per esempio attraverso la sensibilizzazione via blog, via newsletter, via mostre fotografiche e attraverso i propri comportamenti quotidiani.

Un corso per insegnanti Per insegnanti ed educatori extrascolastici, abbiamo organizzato un corso su cause, conseguenze e strategie di risposta rispetto al cambiamento climatico, che si è svolto tra ottobre e dicembre del 2007. Si è trattato di un corso in cui formatori e operatori di Ucodep si sono alternati a formatori esterni (dal giornalista Alessandro Farruggia a Maria Grazia Midulla del WWF, da Karl-Ludwig Schibel di Alleanza per il Clima a Piera Hermann del CRES-Manitese, da Francesca Benassai dell’ARPAT a Beppe Croce di Legambiente al Senatore Bellini della Commissione parlamentare su Territorio, Ambiente e Beni ambientali), affrontando il tema da vari punti di vista: l’approccio al problema in generale, il modo di affrontarlo da parte dei media, la politica internazionale rispetto al tema, le risposte della politica nazionale, i limiti del nostro modello di sviluppo, la possibilità di contribuire alla soluzione (anziché alla causa) da parte dei cittadini, le opportunità didattiche per inserire il tema nelle attività in classe. Il corso si è svolto per una parte in presenza (sia frontale che laboratoriale) e per un’altra a distanza (lavoro on-line). n

Conferenza sul clima, novembre 2007, Arezzo Foto: Ilaria Lenzi/Ucodep ©

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clima SOCIALE

EDUCARE ALLA SOSTENIBILITÀ di Anna Pasquale - Ufficio Brand, Identità e Comunicazione Ucodep

La scuola ha e può ancor più avere un ruolo rilevante nell’educazione ambientale. La questione metodologica è cruciale per riuscire a incidere realmente sul piano degli atteggiamenti e dei valori. Se non si cambia la “relazione educativa” dell’insegnante con gli allievi, di questi tra di loro e dell’intera comunità scolastica è impensabile realizzare cambiamenti efficaci e duraturi. I laboratori sul cambiamento climatico che abbiamo organizzato lo scorso inverno, nell’ambito del Corso di formazione sui cambiamenti climatici destinato a insegnanti ed educatori, hanno presentato metodologie didattiche orientate a promuovere forme di impegno e atteggiamenti di fiducia nelle possibilità di cambiamento. Siamo partiti dalla consapevolezza che allarmismi e minacce non portano ad attivarsi, ma hanno spesso effetti contrari: ci si sente infatti impotenti o paralizzati di fronte a problemi che appaiono troppo complessi e pressanti. E’ stato quindi proposto il modello metodologico elaborato dallo psicologo svedese Lennart Parknäs, particolarmente interessante perché nasce proprio dalla riflessione su come promuovere il cambiamento sociale. Dall’allarme all’azione La proposta di Parknäs conferma la possibilità di passare dall’allarme all’azione, ma solo attraverso ulteriori e necessari passaggi intermedi che comprendono una prima fase di dialogo, una seconda detta di “interconnessione”, in cui si sperimenta il senso di appartenenza a una comunità, da cui scaturisce un senso di fiducia e potere, seguita dalla “ricarica”, dove si orienta l’energia che è appena emersa mettendo a fuoco le proprie risorse, le possibili soluzioni e i propri scopi, per passare quindi all’azione vera e propria.

Durante gli incontri che hanno preceduto i laboratori, sono state ascoltate le voci, allarmanti e talvolta provocatorie, di giornalisti ed esperti che hanno illustrato cause ed effetti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi naturali, soffermandosi sulle conseguenze di ordine ambientale, economico e sociale. Dal problema si è poi passati alla soluzione, sottolineando le potenzialità dell’azione comune da parte degli organismi della società civile, o di singoli cittadini, uniti in comunità o gruppi organizzati. Impronte e impegno Dopo una fase di acquisizione di consapevolezza, in cui sono state affrontate le conseguenze ambientali e sociali dei consumi, attraverso la misurazione dell’impronta ecologica e carbonica dei prodotti che normalmente

consumiamo, ci siamo concentrati sull’importanza di presentare ai ragazzi progetti ed esperienze che abbiano contribuito a contrastare e a risolvere le problematiche in questione. Sono azioni concrete e immediate: ridurre i consumi energetici, ad esempio, o consumare prodotti locali. Si esplorano le risorse e le capacità presenti all’interno del gruppo, mettendo quindi a fuoco le strategie e gli obiettivi e poi, finalmente, si passa all’azione. Quello che è importante comunque, a prescindere dal modello, è la finalità di incidere sulla passività delle persone: è proprio la passività, infatti, a costituire il principale ostacolo alla piena realizzazione di scelte, di valori e di atteggiamenti all’insegna dell’etica della responsabilità. n

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VIVERE DOPO LA TEMPESTA Intervista a Riccardo Capocchini, a cura di David Mattesini - Ufficio Brand, Identità e Comunicazione Ucodep

Tra il 28 e il 29 ottobre 2007, la tormenta Noel si è abbattuta sulla Repubblica Dominicana cogliendo del tutto impreparati popolazione e Governo locale, continuando poi la sua corsa verso le Bahamas e il resto della regione caraibica. Ad essa è seguita Olga, formatasi dieci giorni dopo la fine della stagione degli uragani. Nell’arco di pochi mesi, sono centinaia i morti e i senza tetto: 101 le vittime lasciate da Noel tra Dominicana, Haiti e Bahamas, 14 quelle causate da Olga. Secondo uno studio stilato dal Centro nazionale di ricerche atmosferiche di Boulder in Colorado, come conseguenza del riscaldamento globale, in particolare a causa dell’aumento delle temperatura superficiale del mare, il numero medio di uragani e tempeste tropicali nel nord Atlantico sarebbe raddoppiato nel 20simo secolo. Se dal 1905 al 1930 la media era di circa 6 tempeste tropicali all’anno, dal ‘31 al ‘94 si passa a dieci, arrivando a 15 nel periodo ‘95 – 2005.

Oltre 64.000 persone sono state sfollate a causa della tormenta Noel Foto: Marta Cossato/Ucodep ©

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A sei mesi di distanza, la situazione post emergenza in Repubblica Dominicana è ancora critica. Ne parliamo con Riccardo Capocchini, responsabile paese di Ucodep. "Il Paese sta vivendo la frenesia della campagna elettorale presidenziale, si voterà il 16 maggio, e i due candidati principali, l’attuale presidente Leonel Fernandez del Partido de la Liberacion Dominicana e l’oppositore Manuel Vargas del Partido Revolucionario Dominicano si stanno dando battaglia a colpi di

pubblicità e campagne di screditamento reciproche. In questa atmosfera, menzionare le emergenze del mese di novembre, con il passaggio della tormenta Noel e dicembre, con il passaggio della tormenta Olga, appare quasi stonato. Peccato però che i lavori di ricostruzione siano ancora lontani da ristabilire una situazione normale: le case non saranno mai ricostruite, le persone che hanno perso la casa in molti casi continuano a vivere nei rifugi diventati permanenti e in attesa di avere le risorse proprie per ricostruire una baracca accanto ai fiumi,


clima SOCIALE molti usano quei terreni per piantarci un po’ di banano, manioca o lenticchia".

mitigazione dei disastri naturali. Ad oggi l’unica cosa che il comune cittadino può notare di nuovo è la maggior informazione diffusa attraverso le radio sull’avvicinarsi di fenomeni metereologici potenzialmente pericolosi".

Quali conseguenze ci sono state sull’economia del Paese? "I prezzi dei beni alimentari che compongono la dieta alimentare dominicana (banana fritta, manioca, Ucodep opera in Repubblica riso e fagioli) sono secondo i casi Dominicana dal 1994 anche a difesa del raddoppiati o quintuplicati ed il Paese patrimonio naturalistico locale. Quali sta importando per la prima volta in vita strategie ritieni che vadano adottate sua banane (dall’Ecuador) e manioca nel prossimo futuro per reagire alle (da Haiti). L’influenza aviaria inoltre, di conseguenze dei sempre più repentini recente arrivata nel Paese, ha bloccato cambiamenti climatici? l’esportazione dei polli ed i mercati "In Repubblica Domenicana, così come frontalieri con Haiti. I sussidi postin tutti i Paesi del mondo, occorre tormente dati agli agricoltori in molti casi proteggere le zone marginali montagnose sono effettivamente arrivati nelle loro dall’erosione dei suoli e conservare i mani, ma non si è dato seguito boschi e le all’utilizzazione degli stessi". I lavori di ricostruzione acque, rendendo produttive le sono ancora lontani da risorse ambientali. E la situazione sanitaria? ristabilire una situazione Servono "Dal punto di vista sanitario, un’ondata, a detta di molti mai normale... le persone ovviamente vista, di influenze ha colpito e che hanno perso la casa politiche tutta la popolazione del Paese strategie adeguate. in molti casi continuano Come Ucodep, ed in particolari i bambini. Nelle scuole si registrano siamo impegnati a vivere nei rifugi assenze continue per lunghi diventati permanenti nell’incentivare periodi dovuti a malattie delle la produzione di vie respiratorie". cafè bajo sombra (sotto ombra), Come si sta muovendo ad oggi il nel migliorare la diversificazione agricola, Governo per scongiurare il ripetersi di sviluppando filiere produttive considerate simili emergenze? secondarie al fine di ottenere bio"Il Governo dominicano non ha mai messo combustibili da piante che crescono in in piedi una politica di prevenzione zone marginali come la Jatropha Curcas, disastri, affidando per lo più alle agenzie e poi naturalmente nello sviluppare l’ecodelle Nazioni unite la prevenzione e la turismo.

Il Governo della Repubblica domenicana, così come quello di molti altri Paesi dell’America Latina e del mondo, ha ratificato di recente la nuova politica di produzione di energie alternative al petrolio ed ha dato particolare risalto alla produzione di bio-combustibili». I bio-combustibili non rappresentano però la soluzione a lungo termine: sono sostanzialmente neutrali rispetto alle emissioni di CO2 (tra il 20 e il 40 per cento), ma possono al contempo risultare dannosi per i livelli di sussistenza delle popolazioni locali, se la loro produzione prende il posto delle coltivazioni alimentari." n

Il Governo dominicano non ha mai messo in piedi una politica di prevenzione disastri, affidando per lo più alle agenzie delle Nazioni unite la prevenzione e la mitigazione dei disastri naturali.

Le popolazioni colpite da Noel hanno ancora bisogno del tuo sostegno. Per dare il tuo contributo, dona subito on line su www.ucodep.org

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DOSSIER

L’INSOSTENIBILE SVILUPPO DEL BIODIESEL di Davide Mattesini e Riccardo Capocchini

Al pari della Repubblica Dominicana, anche il Guatemala si sta candidando a divenire uno dei maggiori produttori ed esportatori di biodiesel ed etanolo del continente latino americano. Dopo la visita del presidente George Bush di un anno fa, attraverso il Brasile e lo stesso Guatemala, il biodiesel sembra il punto di approdo a cui in particolare gli Usa e molti paesi industrializzati vorrebbero giungere per liberarsi progressivamente dalla dipendenza dal petrolio. Ma i rischi che ne derivano sono molto alti. Cibo o carburante? Per le economie agricole latino americane,la produzione di bio diesel presenta molteplici problemi: dal ritorno alla monocoltura con gravi rischi connessi al mantenimento delle biodiversità, al pagamento di altissime royalties sui semi, dato che troppo spesso le colture proposte sono transgeniche. Sino a giungere anche in questo caso ad un aumento esponenziale dei prezzi per quelle che da colture base per l’alimentazione della popolazione locale divengono nel tempo preziose materie prime. Popolazioni a rischio In Guatemala un esempio su tutti è legato al prezzo del mais, che negli ultimi due anni è passato da 10 a 15 dollari al quintale. Per un contadino guatemalteco la tortilla di mais è come per noi il pane. Secondo la FAO, per poter produrre bio-combustibili a

Acqua inquinata dal petrolio, Reserva Cuyabeno, Amazzonia, Ecuador Foto: Andrea Cianferoni/Ucodep ©

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partire da queste piante occorrerebbe aumentare del 10% le superfici coltivate del pianeta, superfici purtroppo inesistenti, perché per produrre queste nuove enormi quantità occorrerebbe mettere a coltura terreni marginali inadatti a questo tipo di produzione. Per questo motivo diventa indispensabile l’individuazione di colture che in quelle stesse zone marginali crescano senza problemi di sorta. L’alimentazione e il mantenimento delle biodiversità non sono però gli unici settori che saranno minacciati nel prossimo futuro. Sulla Costa Sur del Guatemala, dov’è altissima la concentrazione di aziende impegnate nella produzione di canna da zucchero e palma africana per derivarne etanolo, si è provocata un forte migrazione delle popolazione indigene.


clima SOCIALE

CLIMA LATINOAMERICANO L’intervento di Ucodep per mitigare e constrastare i cambiamenti climatici Intervista a Francesco Torrigiani* a cura di Anna Pasquale - Ufficio Brand, Identità e Comunicazione Ucodep

Perché un’organizzazione come Ucodep si interessa al fenomeno del cambiamento climatico? A mio parere, gli effetti del cambio climatico non sono “democratici”, nel senso che non considero corretto dire che gli effetti colpiscono in maniera equa tutte le popolazioni del mondo: quelle dei paesi impoveriti infatti sono molto più vulnerabili ai suoi effetti. Questo è un primo motivo per il quale lo sforzo di Ucodep deve orientarsi a mitigarne le conseguenze e a preparare le popolazioni locali ad affrontarle. Come si manifesta il fenomeno nei paesi in cui Ucodep lavora? La Repubblica Dominicana nel mese di novembre e in quello di dicembre, è stata colpita da due violente tormente tropicali. Storicamente, questo è un’anomalia e perciò anche causa di una ulteriore mancanza di preparazione da parte delle strutture governative e della popolazione. In particolare, la tormenta Olga ha colpito il paese quando la stagione degli uragani era considerata finita (cioè nel mese di dicembre). Per quanto riguarda l’Ecuador, negli ultimi 10 anni è stata rilevata una diminuzione della piovosità, almeno a

livello della zona nord delle Ande, oltre ad un aumento dei fenomeni estremi e delle temperature che, oltre a ridurre il rischio di gelate, portano anche a un aumento della presenza di zanzare (culex pipiens). Al momento, tuttavia, questo non sembra portare a un incremento delle malattie trasmesse da questi insetti (come la febbre dengue, ad esempio). Cosa stanno facendo o possono fare, da sole, le popolazioni locali? Le popolazioni locali hanno le capacità di adattarsi ai cambiamenti del loro ambiente. Generalmente parlando, però, i cambiamenti cui stiamo assistendo hanno dei ritmi e una velocità mai riscontrati prima. Notiamo che, ad esempio, nelle aree andine dell’Ecuador, le comunità indigene tendono a modificare le date di semina (per quanto possibile), a utilizzare colture maggiormente resistenti alla siccità e a usare sistemi irrigui a maggior risparmio idrico. Cosa fa Ucodep per aiutarle a far fronte a questi problemi? Oltre a lavorare nelle comunità locali per aumentare la consapevolezza delle cause e dei rischi legati al cambiamento climatico, Ucodep in America Latina tenta di intervenire a vari livelli.

Per ridurre le cause del cambio climatico: • Attraverso attività di riforestazione e di lotta alla deforestazione illegale. • Promuovendo attività agricole e forestali maggiormente integrali: ad esempio, la riduzione dell’uso di prodotti agrochimici in favore di prodotti organici. • Promuovendo l’uso di fonti energetiche rinnovabili: ad esempio delolio di Jatropha Curcas come combustibile domestico e nel breve futuro anche per il funzionamento di macchine agricole (spolatrici per il caffè) in Repubblica Dominicana. Facilitando l’adattamento delle popolazioni locali ai cambiamenti in atto, in particolare: • Promuovendo l’uso di tecniche a risparmio idrico per affrontare la riduzione della piovosità, come lamicroaspersione o l’irrigazione a goccia. • Promuovendo la raccolta e lo stoccaggio di acqua piovana sia per uso irriguo che per uso umano. • Contribuendo alla preparazione e incentivando la capacità di risposta delle popolazioni locali ai fenomeni estremi come le inondazioni e le loro conseguenze. n * Responsabile Ufficio America Latina Ucodep

Fornitura di materiali per la costruzione di cisterne d'acqua potabile, Reserva Cuyabeno, Amazzonia, Ecuador Foto: Andrea Cianferoni/Ucodep © UCODEP | APRILE 2008

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Bibliografia sul tema: cambiamenti climatici a cura del Centro di Documentazione “Città di Arezzo” e di Lorenzo Luatti, ricercatore del Centro di Documentazione Città di Arezzo e di Ucodep

UNDP, Lo sviluppo umano rapporto 2007-2008 (Vol. 18). Resistere al cambiamento climatico, Rosemberg & Sellier, Torino, 2007, 444 pp. Come sempre ricco di dati, informazioni e analisi, il Rapporto Undp sullo sviluppo umano stimola i responsabili politici e le persone che vivono nelle nazioni ricche a riconoscere la propria responsabilità storica all’origine del problema dei cambiamenti climatici e a introdurre tagli profondi e rapidi alle emissioni di gas serra.

Pasini A. (a cura di), Kyoto e dintorni. I cambiamenti climatici come problema globale, FancoAngeli, Milano, 2006, 224 pp. Partendo dai negoziati internazionali sul clima e dal Protocollo di Kyoto, il volume fornisce una rassegna divulgativa sullo stato della ricerca climatica attuale. Cosa realmente si sa sui cambiamenti del clima e sul loro impatto? Quali sono i cambiamenti climatici del passato? Come comprendere e prevedere il comportamento del clima?

Acot P., Catastrofi climatiche e disastri sociali, Carocci, Roma, 2007, 168 pp. Esperto di fama mondiale di scienze climatiche e ambientali, Acot approfondisce il tema del suo precedente libro, la “Storia del clima”, in un’ottica rivolta alle conseguenze sociali e politiche delle evoluzioni climatiche cui si sta assistendo negli ultimi anni.

Iacomelli A., Oltre Kyoto. Cambiamenti climatici e nuovi modelli energetici, Muzzio, 2007, 361 pp. Il libro propone un aggiornato punto d’osservazione sui mutamenti climatici, analizzando il Quarto Rapporto sullo Stato del Clima dell’lntergovernmental Panel on Climate Change (IPPC) delle Nazioni Unite, pubblicato nel 2007, e la letteratura scientifica.

Ferrara V., Farruggia A., Clima: istruzioni per l’uso. I fenomeni, gli effetti, le strategie, Ed. Ambiente, Milano, 2007, 308 pp. Articolato in 3 parti, questo volume offre gli elementi di base del clima, ovvero di tutte le cause che determinano, condizionano e regolano la macchina climatica; l’evoluzione del clima, ovvero ai cambiamenti provocati dall’uomo e alle risposte da parte dell’atmosfera, dell’acqua e del mondo vivente; un commento alle strategie in atto e quelle da avviare (di cosa si discute a livello internazionale, quali sono gli organismi responsabili delle politiche globali, quali le linee d’azione promosse...). Al Gore, La Terra in bilico, Bompiani, Milano, 2008, 564 pp. Al Gore presenta dati e teorie sullo sviluppo della terra e del suo inquinamento, affrontando problemi all’ordine del giorno fra cui l’effetto serra, l’esplosione demografica, la sostenibilità dei diversi stili di vita, le risorse energetiche, la desertificazione e lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento Salvarani, direttore delle*Brunetto acque. Per Al Gore,teologo, è necessaria una delle rivistemondiale Cem Mondialità OL. Educare al mobilitazione senzae precedenti che pluralismo religioso, il suo più recente libro incida anche sulle tendenze demografiche, pubblicato da EMI. sulle scelte tecnologiche, sull’educazione.

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Evans K., Il clima furioso. Tutto quello che dovete sapere sui cambiamenti climatici, Aracne, Milano, 2007, 109 pp. Il libro illustra con chiarezza cos’è l’effetto serra, quali sono le ripercussioni di questo fenomeno in tutto il globo, cosa succederà a breve, cosa possiamo fare per rallentare questa tendenza. Flannery T., I signori del clima. Come l’uomo sta alterando gli equilibri del pianeta, Corbaccio, 2006, 398 pp. Che cosa significa l’espressione “cambiamenti climatici”? In che modo il riscaldamento globale influenzerà la nostra vita? È questo la causa di uragani sempre più frequenti alternati a periodi di siccità? Il processo che si è messo in moto è inevitabile? Sono domande urgenti e complesse a cui Flannery risponde con efficacia e chiarezza, inserendole nel contesto di una storia del clima che ha inizio milioni di anni fa e che negli ultimi decenni ha subito brusche alterazioni, inimmaginabili su periodi così brevi. Sbordoni M.V., Cambiamenti climatici. Tempi duri per lo sviluppo sostenibile, SEI, Torino, 2006, 113 pp.

Un libro che nasce dalla preliminare constatazione che se nulla in sé è più globale del clima e che dagli eventi estremi non si salva nessuno, le conseguenze peggiori dei cambiamenti ambientali le stanno pagando i Paesi e le comunità più deboli, come evidenziano qui le testimonianze raccolte in giro per il mondo. Sicurelli D., Divisi dall’ambiente. Gli USA e l’Unione europea nelle politiche del clima e della biodiversità, Vita e Pensiero, Milano, 2007, 150 pp. Perché l’Unione europea e gli Stati Uniti appaiono così divisi sui temi della politica ambientale, tanto che mentre l’UE ha assunto la guida dei negoziati sull’ambiente, gli USA rifiutano di ratificare accordi internazionali su temi cruciali come il clima o gli organismi geneticamente modificati? Daniela Sicurelli cerca di illuminarne le ragioni più profonde, e per farlo rilegge i recenti episodi che hanno visto coinvolti USA ed Europa sulle questioni ambientali attraverso le teorie delle relazioni internazionali.

La biblioteca del Centro di Documentazione Città di Arezzo ha circa 13 mila volumi sulle tematiche dell’interculturalità, immigrazione, sviluppo, diritti, cooperazione internazionale… Ospita una Sezione ragazzi e una sezione di libri nelle lingue albanese, araba, punjabi, bangla. I libri sono disponibili per il prestito bibliotecario e interbiblitoecario. La biblioteca è aperta tutti i pomeriggi, dal lunedì al venerdì. Il catalogo è online: www.cddarezzo.org L’abuna copto Mina, Gerico - Palestina www.provincia.arezzo.it/biblioteche Foto: Andrea Semplici/Ucodep 2006 ©


Commercio Equo

Un viaggio di solidarietà Di Carlo Simonettii - Direttore della Cooperativa Wipala

Introduciamo qui una nuova rubrica, dedicata interamente al commercio equo e solidale, in collaborazione con la cooperativa Wipala – collegata a Ucodep – che gestisce tre Botteghe del Mondo. Parli di Commercio Equo e pensi ai colori e ai profumi delle Botteghe del Mondo, in cui vive la magia di mondi lontani; o all’entusiasmo dei volontari, al loro impegno per la promozione della giustizia sociale e della dignità dei popoli: gesti piccoli ma concreti, che diffondono nelle piazze d’Italia il valore di un’esperienza a cui tutti possono prendere parte. Un banchetto del Commercio Equo è una testimonianza a favore dell’altro mondo possibile, un mondo di fratellanza, di pace, di lavoro. Nel centro di Arezzo, durante i fine settimana prima di Pasqua,

Ucodep e Wipala hanno accompagnato i cittadini in un viaggio di solidarietà. La partenza era presso gli stand dell’associazione, dove si potevano acquistare le Uova Pasquali del Commercio Equo e Solidale, con materie prime provenienti dai paesi del Sud del mondo: il cacao prodotto dalla Cooperativa Conacado della Repubblica Dominicana, lo zucchero di canna del Paraguay (progetto Manduvirà); le sorprese, preziosi oggetti lavorati a mano da artigiani peruviani, filippini, indonesiani e dello Sri Lanka, i teli in carta seta realizzati da donne del Bangladesh. n

Wipala e le Botteghe del Mondo La Cooperativa Wipala è nata nell'estate del 2001, ma il nostro cammino era iniziato molto tempo prima. Il 26 giugno 1995 veniva inaugurata ad Arezzo la prima Bottega del Mondo gestita dall'Associazione "Il Mandorlo", che operava già da oltre 10 anni quale ramo di attività di Ucodep nel campo del commercio equo e solidale e del consumo responsabile. Allora come oggi, il nostro obiettivo non era solo "vendere", ma formare una consapevolezza nuova tra i cittadini-consumatori. Nell'estate del 2001, l'Associazione "Il Mandorlo" si è trasformata nella Cooperativa Wipala, una cooperativa di consumo le cui finalità e modalità di lavoro sono specificate nello Statuto della Cooperativa. Alla fine di ottobre dello stesso anno abbiamo inaugurato la nuova Bottega del Mondo di Arezzo, in Via Vittorio Veneto, a cui si Reserva Cuyabeno, Amazzonia, Ecuador Foto: Andrea Cianferoni/Ucodep ©

Informazioni e contatti: www.wipala.org info@wipala.org

sono aggiunte nella primavera del 2002 la Bottega del Mondo di S. Casciano Val di Pesa (FI) e nel 2003 quella di San Giovanni Valdarno (AR). Attualmente la cooperativa Wipala effettua attività di promozione, vendita e informazione sia tramite le proprie Botteghe sia grazie all'opera dei numerosi gruppi di volontari dislocati nelle varie zone della provincia di Arezzo. Inoltre svolge attività educativa avvalendosi dell'esperienza di Ucodep, cura progetti di importazione diretta da Ecuador, Vietnam e Palestina, distribuisce il caffè Jamao prodotto in Repubblica Dominicana. Wipala è associata ad AGICES (Associazione Assemblea Generale Italiana Commercio Equo e Solidale) ed a CTM Altromercato, il più grande consorzio italiano di settore.

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INIZIATIVE

AGENDA DELLE INIZIATIVE aprile – luglio 2008

a cura di Ilaria Lenzi - Responsabile Ufficio Brand, Identità e Comunicazione Ucodep

23 aprile, ore 17.00 A scuola di intercultura. Cittadinanza, partecipazione, interazione: le risorse della società multiculturale, di S. Giusti, A. Tosolini, G. Papponi Morelli (Erickson 2007) S. Giusti presenta il libro. c/o Biblioteca del Centro di Documentazione Città di Arezzo Via Masaccio, 6/a – Arezzo in collaborazione con Centro di Documentazione Città di Arezzo

23 aprile – 7 maggio Asta di beneficenza su ebay In asta, a partire da 1,00 € capi di abbigliamento di grandi firme italiane (Roberto Cavalli, Versace..) per sostenere i progetti di Ucodep. http://pages.ebay.it/charity 08 maggio, ore 17.00 La libertà religiosa come diritto a cura di Ucodep, Manitese Firenze, Cospe (Regione Toscana, 2007) Intervengono: M. C. Manca, F. Berti; coordina L. Spallacci. c/o Biblioteca del Centro di Documentazione Città di Arezzo – Via Masaccio, 6/a – Arezzo in collaborazione con Centro di Documentazione Città di Arezzo

09 maggio Giornata dell’Europa Arezzo

in collaborazione con Centro di Documentazione Città di Arezzo e Comune di Arezzo

16 maggio – 04 giugno ore 10.00 – 19.00 Acqua in arte. Mostra collettiva a sostegno del diritto all’acqua nel mondo. Durante l’esposizione sarà possibile prenotare, attraverso una promessa di donazione, una delle oltre 100 opere donate da altrettanti artisti toscani e nazionali. I fondi raccolti saranno utilizzati per sostenere i progetti di Ucodep per il diritto all’acqua ed alla salute in numerosi paesi del mondo. Galleria di arte contemporanea – Piazza San Francesco, 4 - Arezzo in collaborazione con Centro Unesco Arezzo e UNRIC - Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite

18 – 19 maggio Equomondo Fiera del commercio equo e solidale. San Gimignano (SI)

in collaborazione con Comune di San Gimignano

21 maggio Interazione. Per una cittadinanza interculturale. Evento conclusivo e di presentazione dei risultati del progetto, con particolare attenzione ai percorsi formativi per insegnanti. c/o Centro di Documentazione Città di Arezzo – Via Masaccio, 6/a – Arezzo in collaborazione con Centro di Documentazione Città di Arezzo

23 - 25 maggio, ore 9.00 – 20.00 Terra Futura 2008. Mostra convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità. Ucodep sarà presente con un proprio stand di materiali informativi, gadget e pubblicazioni. Fortezza da Basso – Firenze

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24 maggio, ore 9.00 – 20.00 Presentazione del rapporto Social Watch 2007 c/o Terra Futura, Fortezza da Basso – Firenze in collaborazione con la Coalizione italiana Social Watch 25 maggio Migrazioni, cooperazione economica e rimesse: buone prassi ed esperienze vincenti. Seminario di approfondimento c/o Terra Futura, Fortezza da Basso – Firenze in collaborazione con Cespi, Acli, Arci, Banca Etica, Etimos, Ipsia, Arcs, Wwf Italia 28 maggio, ore 10 – 18.00 Il ruolo del sistema Italia nel promuovere l’accesso universale alla salute nel mondo. Per tutti. Seminario internazionale. c/o Expo Sanità – Quartiere fieristico - Bologna 30 maggio Seminario nazionale sul tema salute e immigrazione c/o Expo Sanità – Quartiere fieristico - Bologna 14 giugno Assemblea dei soci di Ucodep Firenze 12, 13, 14 giugno Music Contest Concorso di band giovanili musicali sostegno dei progetti di Ucodep in Camerun Bucine (AR) 14 giugno Music Contest Concorso di band giovanili musicali sostegno dei progetti di Ucodep in Camerun Civitella Val di Chiana (AR)

19, 20 giugno Music Contest Concorso di band giovanili musicali sostegno dei progetti di Ucodep in Camerun Montevarchi (AR) 13 – 22 giugno Acqua in arte. Mostra collettiva a sostegno del diritto all’acqua nel mondo. Durante l’esposizione sarà possibile prenotare, attraverso una promessa di donazione, una delle oltre 100 opere donate da altrettanti artisti toscani e nazionali. I fondi raccolti saranno utilizzati per sostenere i progetti di Ucodep per il diritto all’acqua ed alla salute in numerosi paesi del mondo. Pinacoteca del Consiglio Regionale della Toscana – Via Cavour, 4 - Firenze in collaborazione con Centro Unesco Arezzo e UNRIC - Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite

05 luglio Concerto promosso dal Comune di Montevarchi a sostegno del progetto di Ucodep in Camerun. Ucodep sarà presente con un proprio stand. Stadio – Montevarchi (AR) 20 luglio R.E.M. in concerto a Umbria Jazz Ucodep sarà presente con un proprio stand per sostenere la campagna di Oxfam International For all per il diritto alla salute e all’educazione. Perugia

Maggiori informazioni e aggiornamenti su: www.ucodep.org


VOLONTARIATO

Volontari di tutto il mondo... di Paolo Pezzati - Responsabile Volontari Ucodep

Da febbraio 2008 sono iniziati i primi incontri per i costituendi gruppi territoriali di Ucodep. L’associazione ha deciso di partire con questa esperienza, oltre che ad Arezzo, anche a Firenze, a Roma, in Valtiberina e in Valdarno. Durante l’anno si prevede che si formino gruppi anche a Bologna, Pisa e Perugia. I primi incontri per i volontari hanno essenzialmente l’obiettivo di rendere partecipi della storia e delle attività di Ucodep le persone che intendono avvicinarsi all’associazione. Questa è una fase importantissima, dal momento che le esperienze da cui provengo i nostri volontari sono delle più varie, come varia è la percezione che hanno della nostra associazione. Una base comune Costituire una base identitaria comune è importante per porre le fondamenta di un gruppo solido capace di portare

avanti le finalità dell’organizzazione e di proporsi in maniera coerente. Lo schema scelto è stato il seguente: una prima riunione per concordare la struttura degli incontri e il loro contenuto, una seconda riunione con la presentazione generale dell’associazione, infine negli altri incontri, approfondimenti circa le nostre attività in Italia e sui nostri progetti di cooperazione. Da aprile in poi presenteremo anche l’attività dell’ufficio campagne Ucodep - Oxfam International. Per quanto riguarda le attività, al momento ci concentreremo su un'azione a sostegno delle nostre campagne entro l’estate.

Discorso a parte per il Valdarno dove il gruppo potrà sperimentarsi nel sostegno diretto al progetto “Valdarno for Camerun” che prevede una serie di azioni dirette a sensibilizzare il territorio valdarnese e a coinvolgerlo nelle numerose iniziative pubbliche in programma. All’interno di Ucodep Parallelamente all’attività di sviluppo territoriale, Ucodep si sta spendendo per facilitare un percorso di inserimento di volontari regolari (volontari che si impegnano a collaborare con continuità per almeno 9-12 mesi) all’interno degli

Visitatori allo stand di Ucodep a Terra Futura 2007, Firenze Foto: Ilaria Lenzi/Ucodep ©

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VOLONTARIATO sos uffici operativi. Sono state fatte delle riunioni interne per informare gli operatori del nuovo corso che si vuol dare per il coinvolgimento attivo di persone volontarie, promuovendo un cambiamento di approccio sia nella gestione delle nostre attività sia nella progettazione futura. Il Ciclo del Volontario Dopo avere predisposto il documento generale circa la definizione,il ruolo e l’organizzazione del volontariato (la Carta del Volontariato), Come Ucodep ci stiamo adesso concentrando sulla definizione e formalizzazione del “Ciclo del volontario”. Si tratta di individuare, cioè, le linee guida operative delle fasi attraverso le quali si sviluppa il percorso di volontariato all’interno della nostra associazione: dall’individuazione del profilo, alla formalizzazione dell’accordo di volontariato dove si specificano preventivamente i compiti e i tempi da dedicare, all’orientamento, alla verifica intermedia, al piano di sviluppo, fino all’eventuale uscita dall’organizzazione del volontario. I campi di volontariato all’estero Per quanto riguarda il volontariato internazionale, quest’anno ci sarà una doppia proposta di campi di volontariato in Repubblica Dominicana: dal 19 luglio al 2 agosto a Salcedo e dal 3 agosto al 24 agosto a Bonao. Il primo campo è incentrato nella ristrutturazione di una scuola di campagna e nella costruzione di un parco giochi scolastico, mentre il secondo sarà incentrato sull’appoggio alla messa a punto dei sentieri naturalistici inseriti all’interno di “La Ruta del Cafè Atabey”, proposta di turismo responsabile di Ucodep. I programmi dettagliati sono disponibili su www.ucodep.org L’Ufficio volontariato sta inoltre lavorando all’organizzazione di un nuovo campo di volontariato inpalestina. Per saperne di più, nei prossimi giorni venite a visitare il sito di Ucodep! n

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Volontaria a Terra Futura 2007, Firenze Foto: Daniela Giglio/Ucodep ©

A.A.A. Volontari cercasi

Si ricercano volontari disponibili per le numerose iniziative in programma in questo trimestre. Gli annunci di ricerca volontari sono pubblicati e aggiornati su: www.ucodep.org (sezione Ucodep cerca).

Sportello del volontariato Per conoscere il mondo Ucodep e le possibilità che offre a coloro che vogliono rendersi utili per costruire insieme un mondo a dimensione umana. Arezzo Via Masaccio, 6/a Lunedì 09.30 - 12.30 Mercoledì 15.00 - 18.00 Firenze c/o Punto Giovani in Via degli Alfani, 54 Martedì 14.30 – 17.30 Info: paolo.pezzati@ucodep.org T. +39 0575 902488

Mirando al Sur: campi di volontariato in Repubblica Dominicana Quarta edizione dei campi di conoscenza organizzati in Repubblica Dominicana in collaborazione con Viaggi Solidali. Tre settimane di turismo responsabile nel cuore dell’isola caraibica: vita di gruppo, scambi con le comunità di cafetaleros con cui lavora Ucodep, attività manuali di ristrutturazione di case e scuole, scoperta della Ruta del cafè e delle spiagge di Samanà. Due campi attivi: • 19 luglio – 03 agosto 2008 • 03 – 24 agosto 2008

Le ultime pubblicazioni di UCODEP La libertà religiosa come diritto: dialogo tra credenti e non credenti, a cura di Ucodep, Manitese Firenze, Cospe, Regione Toscana, Firenze, 2007, 122 pp. Distribuito all’XI edizione del Meeting sui diritti umani (Firenze11/12/2007), il librodossier affronta il tema delicato della libertà religiosa articolato su 6 capitoli e numerosi box di approfondimento. Si va dagli aspetti storico-giuridici della libertà religiosa al principio di laicità nella società plurale, dalla libertà religiosa nella prospettiva delle grandi religioni al dialogo interreligioso, dalla nuova visibilità del pluralismo religioso prodotta dalle migrazioni internazionali al tema spinoso dell’insegnamento religioso a scuola. Intervengono noti esperti, tra i quali Enzo Bianchi, Stefano Allievi, Marco Aime, Brunetto Salvarani, Marco Ventura, Adel Jabbar e molti altri ancora.

Il libro sarà presentato l’8 maggio 2008, ore 17.00, presso il Centro di Documentazione Città di Arezzo. I piatti del re e altre storie del Vietnam/Die Speinsen des Konigs und andere Geschichten aus Vietnam, a cura di UCODEP, Sinnos Editrice, Roma, 2007, 60 pp. ill. Mook (bilingue italiano-tedesco). Un libro che apre ai colori di un paese asiatico ancora poco conosciuto in Italia, il Vietnam, e a una cultura per decenni adombrata dalle guerre che hanno martoriato questa terra. Storie tradizionali, avventurose e ironiche che narrano le origini del Vietnam e la sapienza popolare. Realizzato con il contributo della Provincia Autonoma di Bolzano e l’Istituto Pedagogico Italiano.


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Contiamo su di te Intervista di Jason Nardi a Elisabetta Gasperini - Responsabile della Raccolta Fondi Ucodep

Da quest’anno Ucodep ha scelto di promuovere presso i propri donatori l’utilizzo del RID, o domiciliazione bancaria, come modalità di donazione.

Operatrice di Ucodep, Cotacachi, Ecuador Foto: Demostenes Uscamayta Ayvar/Ucodep ©

Cos’è il rid? Il Rid è una modalità di pagamento automatica e regolare. Come già accade per le bollette del telefono o della luce, il donatore autorizza Ucodep ad attivare la procedura con la propria banca e ad incassare automaticamente, a cadenza regolare, la propria donazione. Quali sono i vantaggi per il donatore? Il rid offre al donatore diversi vantaggi. L’addebito avviene in maniera automatica sul proprio conto corrente bancario, senza inutili code alla posta o in banca; inoltre è una scelta molto pratica: è il donatore stesso che decide liberamente quale cifra donare e con quale cadenza, anche una piccola somma mensile, ad esempio di soli 8 euro ed è libero di sospendere i versamenti in qualsiasi momento. Le donazioni con RID sono comunque deducibili dal reddito? Si, come per le altre modalità di donazione, grazie alla legge 80/05 chi decide di donare a una Onlus può scegliere l’agevolazione fiscale di cui beneficiare nella dichiarazione dei redditi. La domiciliazione bancaria è possibile anche per chi sottoscrive un’adozione a distanza? Assolutamente si, per coloro che hanno scelto l’adozione a distanza il Rid è la modalità che più indicata per dare continuità al proprio impegno e avere la certezza della sostenibilità del progetto di cui è sostenitore. Quali sono i vantaggi per l’associazione? Il vantaggio principale è di poter contare su un contributo regolare che consente all’associazione di pianificare al meglio e in autonomia il finanziamenti ai progetti. Inoltre riducendo i costi amministrativi è possibile destinare ancora maggiori risorse ai progetti. Il donatore che sottoscrive un RID deve sostenere costi aggiuntivi? No, al contrario: grazie alla campagna Rid anch’io il donatore ha la totale gratuità delle operazioni presso gli sportelli di 136 Istituti bancari, circa il 70% del totale. L’iniziativa è possibile grazie alla disponibilità dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana) che è stata promotrice dell’iniziativa presso gli istituti bancari italiani: sul sito www.abi.it è possibile trovare l’elenco delle banche che hanno aderito. n

Compila il modulo e rispediscilo in busta chiusa a Ucodep, via Masaccio, 6/a - 52100 Arezzo.

# Nome Cognome Via n° CAP Città______________________________Prov.______________ Codice fiscale Coordinate bancarie: IstitutoBancario______________________________________ n° conto corrente° ABI CAB Telefono____________________________________________ Email_______________________________________________ Scelgo di sostenere Ucodep a cadenza Annuale con euro: ®20 ®30 ®50 ®100 quota libera_______ Mensile con euro: ®8 ®10 ®15 ®20 quota libera_________ Autorizzo Ucodep ad incassare la quota indicata accreditandola sul proprio conto corrente secondo le norme d’incasso del servizio R.I.D. fino a revoca di questa autorizzazione. Data_______________________ Firma________________________________________ __

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UCODEP | APRILE 2008

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5 x 1000

Un gesto che non ha prezzo di Elisabetta Gasperini - Responsabile Raccolta Fondi Ucodep

Anche quest’anno ogni contribuente che compila la dichiarazione dei redditi può destinare il 5 per mille dell’IRPEF a una organizzazione non profit senza alcun onere aggiuntivo. L’iniziativa introdotta in via sperimentale nel 2006 ha avuto negli anni scorsi grande consenso da parte dei cittadini italiani: oltre 16 milioni hanno espresso la preferenza a favore di un’organizzazione non profit cogliendo l’opportunità di fare una scelta sulla destinazione delle proprie tasse ed esprimendo la volontà di contribuire direttamente ad un’organizzazione. Nei due anni precedenti, Ucodep è stata scelta da un numero crescente di persone, a testimonianza della fiducia nei confronti dell’associazione e dell’importanza sempre maggiore rivolta dai cittadini a una gestione dei fondi trasparente ed efficace.

in Italia e all’estero e arrivando oggi a vantare una serie di importanti riconoscimenti come il premio Oscar di Bilancio 2006, l’attestazione di trasparenza ed eccellenza gestionale dall’IID (Istituto Italiano della Donazione fino alla scelta da parte di Oxfam International, principale network mondiale nel campo della cooperazione, di Ucodep come partner italiano per avviare in Italia l’attività di lobby e campaigning sui temi della povertà e dell’ingiustizia globale. “I risultati raggiunti, grazie alla fiducia di Istituzioni e privati cittadini, ci consentono di proseguire il nostro impegno in maniera efficace e trasparente, ed è per questo che chiediamo a chi ha già avuto fiducia in noi

di continuare a sostenerci anche quest’anno destinando ad Ucodep il proprio 5 per mille, ma anche di fare un passo in più diventando testimonial del nostro lavoro parlando di noi, amici, parenti e colleghi di lavoro. Dal nostro sito web è anche possibile scaricare i materiali promozionali con i quali parlare di noi e diffondere il nostro impegno in Italia e nel Sud del Mondo”, commenta Pietro Nibbi, Direttore di Ucodep. Destinare a Ucodep il 5x1000 è molto semplice: Basta firmare il riquadro dedicato alle Organizzazioni non lucrative di utilità sociale nella dichiarazione dei redditi e indicare il nostro codice fiscale 92006700519. n

Dall’Oscar a Oxfam International Infatti nel corso degli anni Ucodep si è impegnata nel raggiungimento di obiettivi di trasparenza e qualità di gestione ottenendo la certificazione Uni Iso 9001:2000 su tutti i processi di progettazione e gestione, delle attività

Richiesta di materiale informativo Ucodep, Terra Futura 2007, Firenze Foto: Ilaria Lenzi/Ucodep ©

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UCODEP | APRILE 2008


Bambine in un orto scolare, Cotacachi - Ecuador Foto: Demostenes Uscamayta Ayvar/Ucodep ©

Adotta un bambino a distanza sostieni la sua comunità Con solo 0,66 € al giorno contribuisci a garantire cibo, acqua e istruzione a un bambino e a costruire uno sviluppo per il futuro della sua famiglia e della sua comunità. # Per attivare il tuo sostegno a distanza o richiedere informazioni, compila e spedisci questo modulo a Ucodep, via Masaccio, 6/a - 52100 Arezzo. Riceverai la documentazione sul progetto e la comunità beneficiaria e tutte le informazioni per rendere efficace il tuo sostegno. Nome___________________________________ Cognome____________________________________ Indirizzo_______________________________________________________________________n. _____ CAP_______________________Città__________________________________________Prov._________ Tel.__________ / __________________________Email________________________________________ Autorizzo Ucodep Onlus al trattamento dei miei dati personali in conformità all’art.13 del D.lgs 196/2003

Info: sostenitori@ucodep.org www.ucodep.org


Bambini nella scuola La Ceiba - Bonao, Repubblica Dominicana

Progetto grafico: Demostenes Uscamayta Ayvar / Ucodep ©

Foto: Demostenes Uscamayta Ayvar/Ucodep©

C . F. 9 2 0 0 6 7 0 0 5 1 9

Donare il 5 x 1000 a Ucodep è un gesto semplice che a te non costa nulla, ma che dà l’opportunità ad oltre 200.000 donne, uomini e bambini in Italia e Sud del Mondo di migliorare le proprie condizioni di salute, istruzione e reddito.

Come fare

Inserisci il codice fiscale di Ucodep (92006700519) e firma l’apposita casella del tuo 730, Unico o CUD

Per maggiori informazioni: www.ucodep.org sostenitori@ucodep.org www.ucodep.org

qualità progettuale e gestionale certificata

gestione trasparente ed efficace dei fondi raccolti


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