ISSN 2723-9934
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PANTEON maggio 2020
1/billboards PALAZZO DELLA CIVILTÃ ITALIANA Giovanni Guerrini, Ernesto Lapadula, Mario Romano | CASA DEL GIRASOLE LUIGI MORETTI | PALAZZO ENI MARCO BACIGALUPO, UGO RATTI | complesso per uffici DI via Morgagni VENTURINO VENTURA | PIEZOMETRO DI PIAZZA ROSOLINO PILO Ettore Verducci, Luigi Pediconi, Amerigo Tocci, Enrico Pesci
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PANTEON maggio 2020
PALAZZO DELLA CIVILTÃ ITALIANA QUADRATO DELLA CONCORDIA, 3 | CASA DEL GIRASOLE VIALE BRUNO BUOZZI, 64 | PALAZZO ENI Piazzale Enrico Mattei, 1 | complesso per uffici di via
Morgagni VIALE REGINA MARGHERITA, ANGOLO VIA MORGAGNI | PIEZOMETRO DI PIAZZA ROSOLINO PILO PIAZZA ROSOLINO PILO
MANIFESTO
Let us now imagine Rome as a mental entity, not a habitat fit for humanity. Panteon was born in this way. It is a systematic investigation, collected on papers that taste of the 20th century.
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Panteon asks the questions, while the answers emerge from the Roman environment. The architecture analyzed is scattered in the tangle of this large city, in which different styles – old and new – exist and mingle together. We are convinced we’ll be able to reveal elements that are still untold, investigating an apparently measurable horizon: 1911-1989. Like a team of haruspices, we’ll interpret the guts of Rome, following real or hypothetical issues and urgencies. Disguised as anachronistic, Panteon’s action is, in fact, now – the only possible time.
MANIFESTO
Facciamo ora l’ipotesi che Roma non sia un abitato umano ma un’entità psichica. Così nasce Panteon. Un’indagine sistematica, raccolta per mezzo di un cartaceo dal sapore novecentesco.
Sotto mentite spoglie anacronistiche, l’azione di Panteon è al presente, l’unico tempo possibile.
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Panteon pone le domande, dal palinsesto di Roma emergono le risposte. Le architetture trattate sono disseminate nell’intrico di una grande città nella quale, insieme alla più recente fase di sviluppo, continuano a sussistere tutte le fasi precedenti. Persuasi di poter rintracciare elementi non ancora disvelati, investighiamo un orizzonte finito e apparentemente misurabile: 1911-1989. Al pari di una squadra di aruspici, interpretiamo le viscere di Roma, seguendo temi e urgenze reali o ipotetiche.
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Sede legale Via Nomentana 331 00162 Roma +39 06 94518358 panteonmagazine.com panteonmagazine@gmail.com
Direttore responsabile della pubblicazione Jacopo Costanzo _ WAR Coordinamento editoriale Valeria Guerrisi _ WAR Coordinamento redazionale Stefano Cazzaniga Redazione numero 1 Iacopo Benincampi Stefano Cazzaniga Jacopo Costanzo Isidoro Galluccio Valentino Danilo Matteis Antonio Schiavo Emiliano Zandri Contributi numero 1 Andrea Bentivegna Giulia Ines Bianchi Jacopo Costanzo Pier Luigi Ortolani Giovanni Romagnoli Marco Russo Antonio Schiavo Progetto grafico Valeria Guerrisi _ WAR
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Coordinamento del disegno Gabriele Corbo _ WAR Progetto fotografico Isidoro Galluccio Filmografia Matteo Anastasi Copy editor Claudia Romagnuolo Segreteria e website Angela Tanzola _ WAR Da un’idea di Warehouse of Architecture and Research (WAR)
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Panteon è pubblicato semestralmente.
Panteon è prodotto da APAD Associazione Per l’Architettura Digitale
Finito di stampare nel maggio 2020 da O.Gra.Ro.Srl Officine Grafiche Roma.
Questo numero è realizzato grazie al contributo del «Premio Creature» promosso da Open City Roma nell’ambito di «Contemporaneamente 2019», iniziativa di Roma Capitale - Assessorato alla Crescita Culturale in collaborazione con SIAE.
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PALAZZO DELLA CIVILTÃ ITALIANA Giovanni Guerrini, Ernesto Lapadula, Mario Romano | LA CASA DEL GIRASOLE LUIGI MORETTI | PALAZZO ENI MARCO BACIGALUPO, UGO RATTI | complesso per uffici DI via Morgagni VENTURINO VENTURA | PIEZOMETRO DI PIAZZA ROSOLINO PILO Ettore Verducci, Luigi Pediconi, Amerigo Tocci, Enrico Pesci
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Naturalmente questo quartiere diventa bellissimo proprio perché sta vicino a Roma. Cioè, a un chilometro c’è poi la città più antica, più viscerale, più placentare, più confusa, più caotica, più paludosa del mondo. C’è l’India. A un chilometro dall’Eur c’è l’India.
Federico Fellini
INDICE
2.
Manifesto
8.
Palazzo della CiviltĂ Italiana
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editoriale di Jacopo Costanzo, Antonio Schiavo
Casa del Girasole di Giovanni Romagnoli
24.
Palazzo Eni di Giulia Ines Bianchi, Pier Luigi Ortolani
32.
Complesso per uffici di via Morgagni di Andrea Bentivegna
38.
Piezometro di piazza Rosolino Pilo di Marco Russo
46.
Panteon #2: Acquedotti Call for papers
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18.
Complesso per uffici di via Morgagni Venturino Ventura
di ANDREA BENTIVEGNA trad. di Valentino Danilo Matteis
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ensiamo alla Roma del dopoguerra, la città della febbre edilizia in cui interi quartieri sorgevano nello spazio di pochi mesi mentre le inchieste giornalistiche portavano alla luce i torbidi piani dei costruttori; quando cioè, secondo i più, ebbero origine molti dei mali atavici che ancora oggi affliggono questa città e, nondimeno, l’epoca in cui – sostengono – la sua antica bellezza venne sfigurata. Del resto, a partire da Italo Insolera (1929-2012) e dal suo imprescindibile Roma moderna1, la palazzina viene descritta esclusivamente come risultato di un compromesso per favorire gli speculatori, indicandola sommariamente come colpevole in quanto tale. Annotava Paolo Portoghesi (1931) come essa fosse «responsabile di una parabola distruttiva nei confronti della città, sostituendo al tessuto continuo tipico della città antica, un tessuto discontinuo»2. Per comprenderlo basta ricordare che, da allora e per decenni, la parola “palazzinaro” veniva pronunciata con disprezzo, sottintendendo che si trattasse non tanto di un architetto quanto piuttosto di un professionista senza scrupoli desideroso di guadagno.
Let’s imagine Rome in the post-war period, a city undergoing a construction boom, where entire blocks were built in the span of few months and journalists exposed the shady plans of constructors and builders; a time when, according to many, most of the social diseases were born and Rome was literally defaced, its ancient beauty disfigured. After all, beginning with Insolera and his book Roma Moderna1, the residential building, the palazzina, is heavily hinted as the result of a compromise to favour speculators, indicating it summarily as guilty as such. Paolo Portoghesi dedicated an article to the transition from the small villa to the palazzina in the 8th issue of «Metamorfosi», writing how the latter was responsible for the destruction of the urban fabric, by opposing separate elements to the continuous density of the city 2. It must be noted that, since then and for decades, the very word “palazzinaro” referred to those professional builders who were interested in quick money without showing any architectural quality.
È precisamente questo il periodo storico in cui si trovò a lavorare Venturino Ventura (1910-1991), uno degli esempi più interessanti di “palazzinaro”, un progettista che merita di essere osservato con uno sguardo diverso e riscoperto, per comprendere che, in fin dei conti, quella era l’unica Roma plausibile e anzi, talvolta, non era nemmeno poi così male. Erano gli anni Cinquanta e Sessanta, quando si passò dalla Balilla alla Coca-Cola; il famoso boom economico che trasformò l’Italia in un paese industriale, invogliandola in men che non si dica a inseguire il modello consumistico americano. Parallelamente a questi nuovi valori si affermò, a Roma più che altrove, un’inedita borghesia, conseguenza diretta della febbre edilizia capitolina nata assieme alla nuova capitale e che accompagnerà la sua storia fino ai nostri giorni. Ebbene, questa peculiare categoria sociale sembrava legittimarsi e anzi celebrarsi proprio con la costruzione delle palazzine, veri e propri variegati cartelloni autopubblicitari che delimitavano le strade dei nuovi quartieri residenziali. Per alcuni questa caratteristica tipologia romana – puntiforme e immersa, almeno in teoria, nel verde – ha, come detto, frammentato irrevocabilmente l’unitarietà urbana della città storica. Eppure, a ben guardare, è anche prova di quella complessità – tutta romana – che, se opportunamente interpretata, affascina per la sua capacità di stratificarsi e di testimoniare la storia di una città, da sempre estranea a qualsiasi sviluppo industriale, in cui l’edilizia è l’unico fattore economico costantemente rilevante e la palazzina ne rappresenta il simbolo e il manifesto pubblicitario, un po’ come le insegne sulla Strip di Las Vegas.
This is the historical period in which worked one of the most interesting examples of palazzinaro, Venturino Ventura (1910-1991). He is a designer who deserves to be rediscovered, by accepting that, “that Rome” was the only possible one and, after all, it wasn’t so bad. During the ‘50s and the ‘60s the famous economic boom moved Italy from Balilla to Coca-Cola, turning the nation into an industrial country following the American consumerist model. Along with that, in Rome more than in other cities, a brand-new middleclass developed as a direct consequence of the construction fever, marking its history until the present days. This specific social category seemed to legitimize or rather celebrate itself through the construction of palazzine, as if they were decorated billboards flanking the roads of the new residential districts. For some, this characteristic Roman typology – isolated and, at least in theory, surrounded by green – has, as mentioned, irrevocably fragmented the urban fabric of the historic city. However, this is also a proof of Rome’s complexity, that, if interpreted correctly, through its layerings can tell a fascinating story of a city that, despite being unfamiliar with any industrial development, found in the housebuilding its main economical resource. Construction has been the only permanently relevant economic driving force, and the palazzina represents its symbol and manifesto, just like those in Las Vegas Strip.
Venturino Ventura fu protagonista di questa epoca, lontano dalla ribalta eppure capace di firmare alcuni interessanti edifici di quel periodo, a cominciare dalle due palazzine di via Ciro Menotti, nel
Venturino Ventura (1910-1991) was protagonist of this period even though he stood far from the spotlights. He designed very interesting
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ACQUEDOTTI Call for papers
PANTEON #2: ACQUEDOTTI
PANTEON #2: AQUEDUCTS
Dai miti di fondazione in avanti, l’infrastruttura è un concetto cardine per la città di Roma.
From the myths of foundation further on, great infrastructures have always been a fundamental theme for Rome since its inception.
La consueta incuria in cui versano, sommata a un numero crescente di picconate provenienti dai guru delle «smart city 2.0», anche per via di una probabile incomprensione del loro esito architettonico, racconta di un repentino cambio di prospettiva sulle infrastrutture metropolitane. La Tangenziale Est (ideata da Kenzo Tange), in corso di demolizione, grande arteria moderna che taglia la città come gli acquedotti facevano in epoca antica, è lo specchio di questo slittamento concettuale.
Their state of neglect, together with the common attacks coming from the new gurus of the «smart city 2.0», probably deriving from lack of understanding of their architectural quality, tells the story of a change in perspective about the urban infrastructures. Tangenziale Est (designed by Kenzo Tange), now under demolition, a huge arterial road that runs through the city just like ancient aqueducts did, is the symbol of this conceptual shift.
Panteon chiama a un’indagine critica sul concetto di acquedotto/ infrastruttura, sia dal punto di vista semantico, linguistico-compositivo, nonché paesaggistico, sia da quello più strettamente logistico e urbanistico.
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CALL FOR PAPERS
CALL FOR PAPERS
Panteon vuole essere una piattaforma di dibattito architettonico utilizzando la città di Roma come un pretesto, come un deposito infinito dal quale attingere risposte a un numero potenzialmente infinito di domande.
Panteon aims to be a platform for architectural debate using the city of Rome as a pretext, as an infinite warehouse to draw on answers to a potentially infinite number of questions.
Per ogni numero è prevista una call for papers per ognuna delle quali verranno scelti fino a quattro articoli, selezionati dal board editoriale. Panteon è interessato alla pubblicazione di articoli che parlino di un edificio scelto tra quelli costruiti a Roma all’interno del GRA tra il 1911 e il 1989. L’interpretazione del tema è libera. L’edificio dovrà essere facilmente ed efficacemente fotografabile nella maggior parte dei suoi ambienti (facciate, cortili, interni). PANTEON maggio 2020
Panteon calls for a theoretical exploration of the concept of the aqueduct/infrastructure, on a semantic, compositional and landscape level, but also on the more direct logistic and urbanistic point of view.
For each issue there is a call for papers from which the editorial board will choose up to four articles. Panteon is interested in the publication of articles that are consistent with the subject, and cover buildings erected within the GRA between 1911 and 1989. The interpretation of the subject is free. The building must be easy to be well photographed in most of its elements and parts (façades, courtyards, interiors).
I contributi proposti verranno selezionati sulla base di un abstract di 500 parole, da consegnare in italiano e in inglese in formato .PDF salvato come Titolo_NomeCognome.pdf. I file dovranno essere inviati tramite mail a panteonmagazine@gmail.com indicando titolo, nome, cognome e contatti nel corpo del testo e indicando come oggetto Aqueducts_titolo. Gli abstract dovranno pervenire alla redazione entro il 31 luglio 2020. I testi selezionati verranno comunicati ai singoli partecipanti e sulla pagina ufficiale www.panteonmagazine.com. Gli articoli dovranno essere di massimo 14.000 caratteri spazi inclusi, salvati digitalmente in formato .rtf e redatti secondo le norme redazionali inviate contestualmente alla mail di selezione.
Contributions will be selected on the basis of a 500-word abstract, in Italian and English, saved in .PDF format (Title_NameSurname. pdf), and including a short but significant selection of pictures and/ or images. Files shall be sent to panteonmagazine@gmail.com specifying title, name, surname, and contacts in the text of the email and indicating as object Aqueducts_title. The deadline for the pre-selection is July 31st, 2020. Papers selected will be communicated to each participant and on the official page www.panteonmagazine.com. Articles shall not exceed 14,000 characters including spaces. They shall be saved and edited according to the regulations given. Each article shall include an axonometric image saved as .dwg which will be included in Panteon map.
Panteon prevede il coinvolgimento di un fotografo per raccontare gli edifici. È però possibile inviare una propria selezione di fotografie che verrà valutata dal board ed eventualmente inserita contestualmente all’articolo. Gli autori dell’articolo, del disegno e di eventuali foto verranno segnalati nel colophon della rivista.
Panteon has its own photographer and photo editor. Nonetheless, it is possible to send a selection of pictures. The board will take it into consideration and decide whether to use one or more pictures for the article. Credits for texts, drawings, and pictures will be aknowledged in the colophon of the magazine.
1. Via Giovanni Giolitti, angolo via Guglielmo Pepe, Street View, Google Maps, dati cartografici 2020. 2. J. Krupa, Cities of Tomorrow, in «Amazing Stories», Vol. 13, n. 8, Ziff-Davis Editore, Chicago, Agosto 1939. 3. T. Ashby, The Aqueducts of Ancient Rome, Oxford University Press, Oxford 1935, pp. 244-245. 4. Fantozzi, Luciano Salce, 1975.
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