PERIFERIA CONSTANTE - ROSARIO

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R E P

E IF

A I R

O C

T N A T S N


La mia città ha due orizzonti, uno di terra a ovest, un altro d'acqua a est, è una mezza città costruita sulla riva del fiume. Il centro della città è concentrato proprio lì davanti al fiume, si riconosce dalla presenza di antichi edifici che oggi fanno parte del patrimonio della città, anche se purtroppo molto spesso questi vengono abattuti e gradualmente sostituiti da nuove costruzioni che obbediscono al mercato immobiliare e alle mode architettoniche. Il centro si riconosce anche perché è composto da lotti stretti e profondi, le costruzioni prendono sempre più altezza perche gli edifici fanno di tutto per vedere il fiume, si allungano fino a irritare il codice urbano, si affiancano e litigano con quello accanto, si danno fastidio, schermano il sole, si appoggiano alle parti comuni con presunta solidarietà.


• Allontanandoci dal fiume e dal centro in qualsiasi direzione, in pochi minuti si raggiunge la prima periferia. Si riconosce perché l'altezza degli edifici diminuisce, il cemento a vista e le grandi finestre scompaiono: non c'è più fiume da guardare. È una parte della città che conserva ancora una dignità cittadina con strade lastricate, piazze e semafori. Si riconosce anche perché qua e là compaiono delle tettoie spioventi e cornicioni, riappaiono le finestre ritagliate nei muri con i loro davanzali e compare anche il colore, con tonalità accese e suggestive. Le forme degli edifici sono completamente fuori dal tempo, non possono essere classificate in stili o mode architettoniche, celebrano un eclettismo non accademico. Sono in un presente costante con un lungo passato e un futuro incerto perché le forme delle case cambiano permanentemente, la modalità è: lo faccio come voglio e aggiungo piani con scale a chiocciola man mano che arriva un nuovo membro della famiglia. La precisione metrica scompare, le proporzioni si liberano dei pregiudizi, le forme inutili si ripetono e rinasce l'essenza di una classicità sconosciuta. Bassamento, corpo e coronamento si mescolano e talvolta sovvertono il loro ordine. Qui l'occhio salta perché le prospettive sono molteplici e c'è gioia eclettica, i copi francesi blu o verdi danno alle case un'aria signorile, le ringhiere in stile inglese proteggono fruttivendoli e chioschi con tende a strisce fucsia, verdi, arancioni. Le ultime “case chorizo” (“case salsiccia”) ​nella retroguardia della città si adagiano sui marciapiedi che risplendono a forza di secchiate, hanno le pareti rivestite in pietra e tettoiette di policarbonato e alluminio anodizzato. La Regina della periferia è la religione periferica e i suoi templi e il Re è il calcio, gialloblù o rossonero, che ti piaccia o no. Questi quartieri non si preoccupano molto della loro condizione periferica perché a loro volta hanno il loro centro, il loro carattere e il loro orgoglio.


Se continuiamo ad allontanarci ancora di più in pochi minuti è probabile che appaia un binario in disuso o un cavalcavia, raggiungeremo l'ultima periferia. Si riconosce perché il colore scompare, non ci sono più semafori, ne piazze, ne fermate dell'autobus, non ci sono fognature, i marciapiedi hanno limiti incerti, cavi sciolti e cani randagi si moltiplicano. Le costruzioni sono leggere, senza colonne, travi o solai, non ci sono piu balconi, non ci sono più tetti di tegole. Le costruzioni sono fatte degli avanzi della città: fango e aria, cartone, lamiera, giornali e plastica. Questa è l'ultima fermata: più in là c'è solo la discarica all aperto, gli scarti degli scarti processati e rigettati dall’intero intestino urbano.


ROSARIO






























































































































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