marea
progetto editoriale dell’hub culturale marea a cura di plx ovvero Paola Ghiano [supporto emotivo e spirituale di un trait d’union fonte di energia, amore e disagio]
indice introduzione 05 i murazzi nella storia 09 il progetto 19 marea rivista occasionale di comunità e arte prima edizione - stampata a Torino, giugno 2023 progetto grafico ed editoriale di Paola Ghiano testi di Paola Ghiano introduzione, testo critico sul progetto e sulle opere esposte di Giuditta Alessandra Mottura e Arianna Sollazzo riproduzioni dei manifesti di Michele Turbanti riproduzione dei quadri originali di Daniela Di Lullo stampa e rilegatura in collaborazione con l’Archivio Tipografico di Torino fonti storiche iconografice reperite presso l’Archivio storico di Torino contatti mail lines.plx@gmail.com instagram @plx_lines mail untraitdunioncollectif@gmail.com instagram @untraitdunion web site www.untraitdunion.it
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introduzione | marea | 05
introduzione a cura di Giuditta Alessandra Mottura e Arianna Sollazzo L’ ambiente e la vivibilità dello spazio urbano sono tematiche centrali in materia di evoluzione urbana. Lə cittadinə sembra essere al centro di questo dibattito e viene individuatə come lə protagonistə di ogni forma di riqualificazione dello spazio pubblico che mira, da una parte, al suo benessere e, dall’altra, al miglioramento della qualità di vita della collettività, tutto in chiave neoliberale e consumistica. Si stima che entro il 2030, circa tre persone su cinque vivranno in una città. I grandi centri urbani si trovano obbligati ad adattarsi a questo costante cambiamento: si evolvono e si espandono, a volte scelgono di dismettere alcune aree e altre volte invece attraversano fasi di crescita esponenziale della popolazione. La natura di questi centri brulicanti ci suggerisce che gli spazi si modificano senza soluzione di continuità: ciò che era residenziale è ora commerciale e ciò che era industriale è un nuovo quartiere alla moda. Date tali trasformazioni l’impiego degli spazi pubblici si trova obbligato a mutare. Raramente, nella progettazione urbana e paesaggistica dello spazio pubblico viene dato rilievo agli aspetti relativi al benessere sociale e fisiologico dell3 cittadin3. Gli spazi urbani aperti troppo spesso sembrano rispondere più a criteri quantitativi (requisiti normativi degli standard urbanistici) che ad obiettivi di qualità ambientale, comfort, vivibilità e
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accessibilità, quando in realtà, seguendo il più generale obiettivo di sostenibilità dell’ambiente urbano, la riqualificazione degli spazi pubblici (open space) dovrebbe creare un ambiente più salutare migliorando, di conseguenza, il benessere della popolazione che vive gli edifici adiacenti a tali aree. Per trovare una metodologia da applicare in un settore dove non esistono prassi operative e dove non vi sono indici di comfort outdoor o sistemi di classificazione degli spazi pubblici da un punto di vista del benessere, appare necessario tenere fermamente sempre in considerazione il miglioramento del benessere della collettività. Riappropriarsi degli spazi diventa un dovere etico e una possibilità per la costruzione di una controcultura che richiede sforzo e assenza di giudizio, di un luogo che dona spazio a chi non lo ha, di un margine di rivoluzione e sito di resistenza, luogo di radicale apertura e possibilità, espressione di un punto di vista su un mondo in lotta e in continua evoluzione. “I make a definite distinction between that marginality which is imposed by oppressive structures and that marginality one chooses as the site of resistance - as the location of radical openness and possibility. This site of resistance is continually formed in that segregated culture of opposition that is our critical response to domination” bell hooks “Choosing the margin as a space of radical openness.” The Journal of Cinema and Media, 1989, No. 36 (1989), pp. 15-23
Fare controcultura è una modalità di azione che ci spinge ad abbracciare le nostre complessità ricordandoci che siamo liber3 di essere ciò che sentiamo di essere, e che le etichette, utili per affermarsi e conoscerci, sono costruzioni sociali e non rifletteranno mai la realtà. Da qui nasce la necessità di cooperare e di combattere avvalendosi dell’attivismo e all’artivismo. Martínez, Norell. “Femzines, Artivism, and Altar Aesthetics: Third Wave Feminism Chicana Style.” Chiricú Journal, Vol 2.2 (2018): 45-76.
Opere, esposizioni, installazioni di artist3 e gruppi di artist3 che usano l’arte come metodo di ricerca e lotta creando una rete di relazioni e trasformazioni dinamiche e concentriche che dichiarano l’importanza dell’arte visiva e della collettività come veicolo di pensieri e urgenze, sottolineando e sbandierando il peso dell’arte e della condivisione come veicoli per la comprensione del mondo. Attivismo e artivismo per la comprensione della contemporaneità.
i murazzi nella storia
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L’origine etimologica Murazzi è collegata alla loro morfologia,
questi imponenti argini vennero costruiti per contenere la città rispetto al fiume Po. Fin dalle origini, la loro conformazione si è contrapposta a quella dinamica del fiume che, ciclicamente, invadeva i limiti definiti dall’uomo. Questa condizione rappresenta per i Murazzi sia il punto di forza che di debolezza dell’intera infrastruttura: ancora oggi, situazione aggravata dalla crisi climatica, ci sono problemi di gestione degli spazi legati ai momenti di piena del corso d’acqua, da cui marea trae energia ed ispirazione, sottolineando la condizione positiva delle contaminazioni.
Breve storia della loro edificazione
Vedute di Torino, 1850 ca.-1913 ca.
I Murazzi lungo il Po vennero edificati tra il 1873 e il 1890, realizzando solo in parte il progetto originale che prevedeva la sistemazione anche della sponda opposta a quella attualmente visitabile. L’integrazione della fascia fluviale del Po nel paesaggio urbano prese avvio solo agli inizi dell’Ottocento, durante la dominazione napoleonica, iniziata con la costruzione de “Il ponte di pietra”, l’attuale ponte Vittorio Emanuele II, che venne inserito nel disegno urbano, e venne concepito come costruzione urbana, caratterizzata dagli estesi murs de quai risvoltati su entrambe le sponde. I murs de quai vennero realizzati su
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progetto dell’ingegnere Carlo Bernardo Mosca, e poi trasformati, per come li vediamo ora secondo il progetto dell’ingegnere Edoardo Pecco. I primi vennero costruiti tra il 1834 e il 1835 come opera indispensabile di sistemazione della sponda sinistra del fiume, strettamente legata alle opere di funzionalizzazione che stava occupando la piazza Vittorio Emanuele II. La realizzazione dei Murazzi venne stabilita nel 1860 come parte di un più ambizioso programma di “opere straordinarie” per l’abbellimento della città, voluto dagli amministratori comunali nell’illusione di vedere Torino in quanto capitale di una nazione unificata. Il trasferimento della capitale determinerò l’abbandono, fra gli altri, anche del progetto per la costrizione dei Murazzi, che venne ripreso solo nel 1872 in concomitanza con i piani di ristrutturazione urbana e di “risanamento”.
L’immagine dei Murazzi
Data la posizione dei Murazzi centrale ma simultaneamente periferica rispetto alla città di Torino, vi sono diverse documentazioni fotografiche che raccontano le funzioni che hanno occupato questi spazi. Inizialmente furono spazi per deposito delle
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Panorama dal Monte dei Cappuccini, 1885 ca. nella pagina precedente: Lavandaie di Borgata Bertolla sul fiume. 1939.
L’approdo della vita notturna imbarcazioni e di stoccaggio del materiali dei pescatori, funzione che rimarrà fino a quando il fiume Po era elemento trainante per il commercio della città. A inizio del 900 i Murazzi sono stati frequentati e contaminati dalle lavandaie che si recavano sulle sponde del Po per poter lavare i propri capi. Questa cosa nel tempo venne impedita e indirizzarono le lavandaie presso altre zone, meno vicine al centro. Nell’iconografia storica i Murazzi fanno la loro apparizione anche nelle manifestazioni sportive sull’acqua, che hanno contribuito a rafforzare l’immagine di un muraglione in grado di trasformarsi a seconda della funzione dalla quale entra in contatto.
A partire dagli anni 70 i Murazzi hanno iniziato a movimentarsi e a colorarsi grazie ai locali che venivano aperti all’interno delle arcate. Con il tempo sono diventati un vero e proprio luogo di aggregazione sociale e di coltivazione di nuovi generi musicali e di forme di comunità. Le proposte musicale erano variegate e con un contenuto di protesta, favorendo la sperimentazione e la ricerca avanguardista che ha caratterizzato Torino negli anni 90. Rapidamente questo luogo di transizione divenne il porto culturale e underground torinese, in cui era possibile immaginare una città europea e innovativa culturalmente, che andasse in contro alle esigenze dei suoi viaggiatori alla ricerca di un luogo di
espressione, pienamente democratico. Come ogni manifestazione spontanea e creativa, vi sono degli aspetti che non sono governabili con le regole della società in cui siamo inseriti. Era un vero e proprio luogo di aggregazione senza che venissero rispettate le etichette che si avevano al di fuori della società. La marcata identità dissidente specifica di questo fenomeno, porta con se dei rischi che non erano evitabili. Molte furono le difficoltà contro le quali i pionieri interessati a costruire una controcultura si dovettero scontrare, fino alla definitiva chiusura degli spazi avvenuta nel 2012. Le motivazioni erano molteplici: i residenti limitrofi ai muri si lamentavano dei fruitori poco raccomandabili che frequentavano le sponde del Po,
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nella pagina seguente: Raduno di imbarcazioni della Società Canottieri Esperia, Torino, 1934
andando a minare la serenità notturna cittadina; problemi economici legati all’amministrazione comunale, in quanto vi erano dei mancati pagamenti degli affittuari come atto di protesta dopo i danni provocati dalle esondazioni del Po e che non sono mai state mai risarcite dalla municipalità; infine ci furono anche problemi di estetica architettonica che condussero il comune a perpetuare e inasprire le azioni contro i dehor tutti diversi e i suoi gestori.
La ripresa
I Murazzi furono non gestiti e sostanzialmente abbandonati dal 2012 fino ad oggi. Ci sono stati alcuni esempi di dissidenza sociale che sono sfociati con l’occupazione del bar storico dei muri, da Giancarlo ma che ebbe vita breve. Rimanendo un luogo di riferimento per la cittadinanza torinese, nell’estate del 2014 venne anche simulata e creata una spiaggia cittadina, introducendo una vita balneare all’interno della città. L’esperimento venne accolto positivamente dalla cittadinanza, i quali erano ben contenti di poter andare in
spiaggia e riutilizzando, anche se solo all’esterno, i Murazzi. Purtroppo questo esperimento non venne replicato nel tempo e fu, come altre manifestazioni proposte nel tempo, delle esperienze estemporanee che avevano lo stesso obiettivo: riattivare anche di giorno i Murazzi, cercando di lavar via lo stigma negativo che era oramai impresso nelle pietre dei muri. Sono un’eccezione e grande esempio di resistenza sociale sia i Magazzini sul Po, collocati nella parte sinistra delle arcate e sia lo spazio in gestione al csoa, estensione del centro sociale Askatasuna collocato di fianco allo spazio Contrada. Solo recentemente si è voluta fare un’operazione di recupero e bonifica dei Murazzi che prevede, tramite concessione e gestione degli spazi a degli imprenditori, l’apertura degli spazi in cui ci possano essere anche delle attività culturali, sociali e creando degli spazi per la collettività. Lungo ambo i lati dei Murazzi sono già attivi spazi aggregativi come le aule studio, sportelli dello psicologo oltre a quelle che ci saranno quali spazi aggregativi e talk.
Un oppositore costante
Un occhio di riguardo va dedicato al grande protagonista di questo spazio: il Po, il vero e proprio motore dei Murazzi. Questa vitale arteria è stata spesso rincorsa e, a tratti, contenuta, rimanendo la grande registra di tutte le manifestazioni sociali che si sono susseguite nel tempo. Anche il corso d’acqua è stato trascurato, così com’è successo agli spazi urbanizzati: il Po già nella primavera del 2023 era in allerta per il suo livello molto basso dell’acqua, di fatto si sono registrati valori minimi storici dal 1991, con cifre assimilabili a quelli rilevati in estate. La condizione precaria ambientale che stiamo vivendo non risulta essere un elemento a “vantaggio” della gestione degli spazi,
perchè le esondazioni rimangono un fattore che si possono ripresentare, senza che vi sia un modo di contrastarle. Data la forte prossimità con il corso d’acqua non rimane che accettare la sua condizione e la sua irregolarità, senza che ci sia opposizione ma bensì accettazione. Il fermento artistico che caratterizza i Murazzi è strettamente legato alla sua innata precarietà, condizionata appunto dal Po. I suoi fruitori riconoscono questa condizione e si confrontano con essa ogni qual volta che si voglia esprimere un’arte all’interno delle arcate. Di fatto stiamo parlando marea: il dinamismo, la continuità e le contaminazioni sono sempre esistiti, ora assumeranno un aspetto culturale e sociale.
lo spazio Contrada
Lo spazio Contrada, situato nella campata 31 di via Murazzi del Po Gipo Farassino, è uno spazio ibrido associativo, incubatore di molteplici realtà, terreno fertile in cui far nascere e crescere nuove forme di comunità. Questo spazio diventa il palcoscenico migliore per poter immaginare nuovi mondi: una tela bianca su cui poter disegnare e rappresentare diversi scenari e prospettive di collettività. Uno spazio affine allo spirito originario dei Murazzi ma con una consapevolezza maggiore del proprio potenziale, ambendo a crescere e accrescere l’identità del luogo, inseguendo la versione migliore di noi stessi.
contro corrente
verso la comunità
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marea è il progetto di un nuovo hub culturale per i Murazzi. A partire dal movimento ripetitivo e perpetuo della piena del Po, lo spazio di marea diventa fertile com’è la battigia: un luogo di scambio, di contaminazione e di contrasti, rimanendo sempre fertili e vitali. I Murazzi sono sempre stato luogo di confronto e contaminazioni, come un vero e proprio porto in cui i residenti accogliono i forestieri, così come chi compra e chi vende merce o chi semplicemente cerca un posto in cui perdersi e ritrovarsi.
Il porto urbano
La storia di Torino legata ai Murazzi è a tratti discontinua, ovvero presenta momenti di grande vitalità alternati a momenti di decadimento. Tuttavia possiede sempre un elemento in comune alle diverse epoche: rappresentare un punto di attracco per i suoi cittadini. Sia che si risale alle origini della loro edificazione, sia che si pensi agli usi più recenti, questi ambienti, che sono ricavati all’interno del muraglione stradale e che affacciano sul Po, rappresentano un punto da cui poter salpare, verso l’altro. Il concetto di porto calato nella nostra contemporaneità, si può descrivere tramite alcune contrapposizioni: si tratta di un luogo di arrivo e di partenza; di stati per i residenti e di dinamismo per i forestieri; ci si sente in terra ospitale ma anche in terra straniera, tutti elementi che
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visioni di marea
concorrono ad un dialogo tra le parti. Questo confronto viene rafforzato dall’azione fisica del Po che, ciascuna volta che esonda, va ad invadere i locali dei Murazzi, danneggiando i materiali e gli interni. La forza indomabile del Po che esonda va a uniformare qualsiasi diseguaglianza presente all’interno dei locali, facendo retrocedere ogni avanzamento tecnologico o miglioria tecnica. La vitalità che stiamo cercando di dare si oppone nettamente alla situazione di quasi morte o decadimento accelerato che sta interessando il Po. E questo fatto non può essere ignorato: torniamo a vivere i Murazzi anche perchè le esondazioni sono più rade e quando avvengono sono legate a episodi puntuali di grandi piogge. La consapevolezza con cui andiamo a utilizzare le arcate deve fare la differenze: sarà un luogo in cui poter creare cultura, connessioni e contaminazioni, accrescendo il valore del luogo. Così marea sorge in un terreno fertile di scambi e di contaminazioni, come sulla battigia, dopo una marea, il terreno
ne risulta distrutto ma contaminato da colori, materiali, striature che prima non erano possibili e nemmeno riproducibili. Proprio com’è sempre successo ai Murazzi fino al 2012, anno in cui sono stati chiusi i locali, i commercianti recuperavano forze e materiali per poter continuare a diffondere e a costruire lo spirito di libertà e creatività che volevano far crescere.
Il progetto
La marea diventa quindi occasione per accogliere una ventata di aria fresca, qualche cosa di nuovo, inaspettato e creativo che ti invade e che ti lascia una nuova versione di te, variandoti ciascuna volta. La contaminazione, il movimento di espansione e ritrazione della marea saranno fisicamente presenti grazie alla struttura che verrà installata all’interno dello spazio Contrada: questa struttura modulare e ripetitiva, diventa palcoscenico e platea per le diverse manifestazioni culturali che si confronteranno con essa. Un telaio su cui sarà possibile disegnare diversi mondi e permettere a questi di potersi esprimere
nelle diverse forme. Trattandosi di un progetto evolutivo che asseconda le richieste dei suoi utenti vi saranno alcune funzioni di base che serviranno a far conoscere questa nuova realtà, quali spazi espositivi, spazi aggregativi e per organizzare diversi talk. Lo spazio verrà così utilizzato durante le ore diurne, e con una programmazione autogestita si potranno organizzare eventi e giornate di contaminazione anche tra le diverse associazioni presenti sui Murazzi. L’ideazione di questo spazio è stata resa possibile grazie alla residenza proposta da Paratissima Factory, la quale richiesta principale era una restituzione artistica per gli spazi dei Murazzi e che sarebbe potuto essere motivo di innesco per nuove realtà aggregative. Il telaio modulare permette di fatto, una forte adattabilità alle attività che si verranno a sovrapporre nello spazio e che ambiscono a convivere, fino a creare e riproporre nuovi stili di vita, ambendo a diventare un baluardo sociale per la comunità, un porto verso il quale dirigersi per scoprire altri mondi.
La rivista
Questa rivista è stata ideata, progettata e rilegata ai fini di poter far conoscere il progetto e il collettivo. Attraverso questo strumento reale e tangibile, verranno raccontate tutte le manifestazioni sociali e creative che inizieranno a sbocciare a partire dallo spazio Contrada. marea non è rilegato ad un luogo ma è un movimento che può essere riproposto e occupare tutti gli spazi che hanno esigenze aggregative e di collettività. Così la rivista potrà diffondere le buone pratiche di vita comunitaria, coltivando le contaminazioni e accogliere nuovi utenti in cerca di uno spazio d’espressione libero. marea, noi siamo. “La marginalità di un luogo radicale di possibilità, uno spazio di resistenza. un luogo capace di offrirci la condizione di una prospettiva radicale da cui guardare, creare, immaginare alternative e nuovi mondi. Non si tratta di una nozione mistica di marginalità. É frutto di esperienza vissute.” bell hooks Insegnare a trasgredire
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vademecum per la rigenerazione urbana la rigenerazione urbana è un concetto ma anche un fenomeno, da disambiguare costantemente, poliformico e polisemico, multidimensionale e complesso poichè pluramente inteso.
+ attivare le comunità + favorire lo sviluppo locale + riattivare gli spazi abbandonati di un territorio + curare e cogestire i beni comuni + un nuovo modello di sviluppo urbano + creare nuovi spazi pubblici + attivare progetti locali di miglioramento ambientale + creare nuovi servizi di welfare di prossimità + riqualificare gli edifici dismessi + migliorare la qualità del verde urbano + attaccamento al proprio territorio + una passione o un’attività per il tempo libero fonte who R U ?
Testo critico sul progetto
a cura di Giuditta Alessandra Mottura e Arianna Sollazzo marea sorge in un terreno fertile di scambi e contaminazioni. Struttura accessibile e condivisa, spazio pubblico e privato capace di mutare a seconda del luogo e degli obiettivi. Scheletro installativo neutro che permette di creare condivisioni, approfondimenti e dialoghi in costante mutamento per disegnare mondi e permettere a questi di potersi esprimere nelle più svariate forme. marea, con il suo andamento di espansione e ritrazione, diventa palcoscenico e platea per manifestazioni culturali, spazio autogestito di aggregazione diurna. marea trae energia ed ispirazione dall’originaria morfologia dei Murazzi contrapposta a quella dinamica del fiume Po che, esondando ciclicamente, invadeva i limiti definiti dallə esserə umano, forza e debolezza dell’intera infrastruttura che sottolinea la condizione positiva delle contaminazioni. Come sulla battigia, dopo una marea, il terreno si trova distrutto e pieno di colori, materiali e striature che prima non erano né possibili né riproducibili diventando fertile luogo di contaminazioni, un porto in cui perdersi e ritrovarsi.
cosa sarà marea Per ciascuna realtà che vediamo, ne possiamo immaginare altrettante. La nostra mente è in grado di illustrarci, colorarci e portarci in mondi che non sapevamo nemmeno fossero possibili. Così, a partire da un progetto per due campate di uno spazio vuoto e minimamente decorato, possiamo immaginarci nuovi mondi aggregativi e sociali, con al centro la comunità che più ci rappresenta. La vita comunitaria che ci immaginiamo e a cui vogliamo ambire può diventare reale perchè reale è il bisogno di avere luoghi che ci facciano sentire parte di un complesso, che sia in grado di unire invece che di dividere, di insegnare invece che di criticare. Ne abbiamo bisogno perchè l’esser3 uman3 sono in grado di comprendere se stess3 dal rapporto con gli altri invece che arroccarsi all’interno delle proprie convinzioni e assurdità, escludendo l’altr3.
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Gli artisti presenti a questa prima esposizione inaugurativa dello spazio Contrada sono: Michele Turbanti Questo spazio è condiviso del quarto ciclo di Paratissima Factory,
Guido Nosari De Daniele SUPERMOTHERFUCKERBITCH del primo ciclo di Paratissima Factory Murazzi, Daniela Di Lullo Can our humanity save humanity? e Paola Ghiano marea del secondo ciclo di Paratissima Factory - Murazzi. Questa esposizione, come detto, sarà la prima della programmazione annuale prevista per spazio Contrada nel quale si avvicenderanno mensilmente appuntamenti che andranno ad attivare diversi contenuti tra cui talks tematici, proiezioni, dibattiti, workshops, esposizioni, presentazioni di libri ed esposizioni a cui marea si adatterà e che a sua volta rimodulerà in base alla sua natura. Ogni proposta culturale offerta si allineerà con i principi identitari di marea, mirando all’obiettivo di creare uno spazio di ritrovo, di collettività e di confronto aperto e utile alla cittadinanza.
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Michele Turbanti Questo spazio è condiviso
in questa pagina: Installation view, Cavallerizza Reale, Torino. ph. F. Mambrni. nella pagina seguente: Manifesti, Murazzi sul Po, Torino.
Un manifesto è un foglio di carta esposto in un luogo pubblico con lo scopo di comunicare qualcosa, solitamente per fare pubblicità. E se invece diventasse un atto politico pensato al fine di portare le persone ad interagire con l’ambiente urbano? Intervenire sulla realtà creando manifesti fotografici, individuare i punti nevralgici e inutilizzati della vita urbana creando nuovi spazi di libera espressione e interazione, e fornendo un elemento di valorizzazione architettonica. Il punto di partenza del progetto è stato lo slogan affisso nel luogo in cui questo è nato: La Cavallerizza è per tutti. Questo spazio è condiviso ha come obiettivo l’interazione e indagine di quegli ambienti urbani che sono caduti in disuso e che, di conseguenza, sono stati
sottoposti ad una consistente riqualifica, privata o pubblica, esplorando quelle pratiche trasformative che si dichiarano concentrate sul coinvolgimento attivo della collettività. In questi luoghi scelti, viene chiesto alla cittadinanza di identificarli e definirli attraverso frasi selezionate dall’artista e tratte da articoli e comunicazione generica riferita a questi. L’artista, per questo nuovo capitolo del progetto, realizza sei riproduzioni dei portoni dei Murazzi e del nuovo spazio Contrada, ricreando un waterfront su cui la collettività è libera di creare immagini che configurano una realtà possibile o vagheggiata o anche priva di ogni senso logico. Siamo davvero liber3 di immaginare?
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Daniela Di Lullo Can our humanity save humanity? Can our humanity save humanity? è il risultato di una ricerca fotografica portata avanti grazie all’archivio storico della città di Torino. L’artista interviene sulle stampe fotografiche, tagliando ed eliminando le figure fino ad ottenere i particolari desiderati: passaggio cruciale nella trasposizione ragionata dallo spunto fotografico al dipinto, che segna lo spazio della libera creatività e dell’ interpretazione. Le fotografie selezionate vengono ritagliate, ingrandite, incollate e rielaborate attraverso la pittura che permette di aggiungere particolari ed estrapolarle dal contesto. Colori forti e luminosi a riempire il grande vuoto che circonda le figure, assenze ricreate con la pittura acrilica che simboleggiano ricordi di presenze passate.
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tecnica: pittura acrilica e collage fotografico su tela
Voglia di comunità e condivisione tra il passato dei Murazzi e il presente. Si parla di qualcosa che c’è stato e non c’è più, del bisogno di sentirsi, ancora parte dell’umanità, del bisogno di esserci e sentire lə altrə.
Tratto d’unione, segno che nella lingua francese viene usato per connettere due o più elementi formativi di una parole, ingrediente che costituisce e instaura un rapporto tra fatti e situazioni. Il capitolo zero di una coesione umana e artistica tra person3 e progetti, tra idee e spazi. Il confronto tra nove artist3 durante i tre mesi di residenza ha creato l’hummus perfetto e la sinergia che posto le basi per un trait d’union. Fotogrf3, architett3, curator3, pittor3, grafic3, compositor3, e artist3 multimediali: tutti interessat3 alla riuscita di un progetto comune attraverso un legame che unisce valori e passioni. a cura di Giuditta Alessandra Mottura e Arianna Sollazzo con il contributo di Manfredi Zimbardo - Bruno Agnorelli - Antonello Tosto/Mariapia Dilecce Federica Mambrini - Antonio Lanna - Sara Fray - Michele Turbanti Yrui Fang - Alessandro Bello
Sei interessato al progetto e vorresti partecipare attivamente proponendo talk/esposizioni/dibattiti/corsi/attività collettive? Scrivici a untraitdunioncollectif@gmail.com appuntamenti interessanti
MOVIMENTO METAMORFOSI siamo una galleria itinerante che si sviluppa e prende corpo nel mezzo, nella fase di cui non rimane traccia. Il cambiamento di forma ha un momento di stasi che vogliamo dilatare tramite espressioni e strumenti artistici differenti. Ci sviluppiamo nei non luoghi della metamorfosi: cantieri, strade, case occupate e qualsiasi altro spazio in rivoluzione. prossimo evento 23/25 giugno 2023 - San Salvario - Torino movimento.metamorfosi@gmail.com - @movimento.metamorfosi curatorə atelier due bi - plx_lines - rasca.al - luis_2blev - elenataliano - sdotsch - selopi_
rivista occasionale di comunità e arte