Nuove centralità urbane parte 2

Page 1

NUOVE CENTRALITÀ URBANE RIGENERARE IL MARGINE

I residui industriali di Via De Amicis, Collegno Tesi magistrale in Architettura Costruzione Città | Politecnico di Torino a.a. 2015 - 2016

Relatori: Berta Mauro | Caneparo Luca Candidati: Di Bonito Paola | Lacinaj Xhuliano



Nuove centralità urbane: rigenerare il margine I RESIDUI INDUSTRIALI DI VIA DE AMICIS, COLLEGNO.

Tesi magistrale in Architettura Costruzione Città | Politecnico di Torino a.a. 2015 - 2016 Relatori: M. Berta | Correlatore L. Caneparo Candidati: Di Bonito Paola | Lacinaj Xhuliano


I residui industriali di via De Amicis, Collegno

Approccio metodologico e pratiche di intervento Le ex acciaierie Mandelli da industria a fabbrica creativa


Abstract

Il lavoro si concentra sui temi del riciclo architettonico e della rigenerazione urbana di edifici di origine prevalentemente produttiva, si propone sia una re-invenzione degli edifici, in termini formali e di riuso, sia la riattivazione delle relazioni con i contesti nei quali essi si collocano. Il tema del ri-ciclo architettonico per la rigenerazione urbana riguarda edifici e luoghi di origine produttiva abbandonati, in via di abbandono o oggetto di nuovi abbandoni potenziali, assumendo quale osservatorio privilegiato uno specifico territorio, che presenta casi di criticità. La tesi propone strategie e azioni architettoniche per la riconversione funzionale e morfologica di aree e di edifici ordinari in spazi urbani densi di relazione. Fondamentale il ruolo del progetto urbano, per la definizione di nuovi luoghi della città, basati sulla riqualificazione dello spazio pubblico e un ritrovato rapporto tra l’architettura dei manufatti e lo spazio della città. Questo percorso di progetto è coerente con l’idea di una politica di sviluppo dell’area che non coincida con l’espansione planimetrica: oltre alla conservazione dei manufatti, prende sempre più rilievo la rigenerazione dei manufatti privi di valore “culturale”. Una rigenerazione

non solo in termini formali ma soprattutto in termini di modi d’uso. I paesaggi urbani contemporanei sono un insieme di frammenti che coesistono in un caos apparente, che è in realtà un ordine complesso. Il lavoro s’incentra sui luoghi periferici e marginali costituiti dalle "aree del lavoro" miste ad unità residenziali, alcuni contenitori commerciali, parcheggi, infrastrutture e residui di elementi naturali. Si tratta di spazi ampi, privi di identità, ripetitivi, deboli, ostili alle regole del mercato, pensati per le macchine e non per l’uomo. Spazi di natura complessa e contraddittoria. Vengono descritti come spazi spazzatura, ricchi di potenzialità, ma considerati brutti da chi li vive, indifferenti per chi li attraversa. La tesi si indirizza quindi su spazi ed edifici prevalentemente produttivi, i quali hanno la possibilità di essere re-inventati, in termini formali e di riuso; intrecciare le ragioni dei paesaggi frammentati dell’urbanizzazione più recente con relazioni spaziali e funzionali complesse, esplorare, attraverso le operazioni proprie del progetto, le potenzialità della rigenerazione architettonica.


Indice

Introduzione 1. I bordi della città

p.8 p.14

1.1 Borgata Paradiso 1.2 Prgc di Collegno 1.2.1 I bordi della città e le aree di via De Amicis 1.2.2 Le aree del lavoro 1.2.3 Relazioni per via De Amicis 1.3 Ambiti normativi

2. Vuoti a rendere

4. Metodi e strategie

p.22

2.1 Nuove centralità urbane 2.2 Patrimonio industriale 2.3 Adaptive reuse

3. (Ri)costruire identità 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5

3.6 Disegnare nuove immagini con il progetto degli spazi pubblici 3.7 Progetto del verde e delle aree per lo sport 3.8 Densificare con frammenti intrusi 3.9 Osservazioni

p.32

Interpretare il limite Segnare sistemi di assialità Delineare sequenze e segnare gerarchie Costruire polatità Entrare nei recinti della segragazione

4.1 4.2 4.3

Metodi 4.1.1 Addizione 4.1.2 Sottrazione 4.1.3 Relazione Strategie 4.2.1 Edifici di interesse 4.2.2 Tabella strategie applica te agli edifici di interesse Considerazioni

5. Analisi del sito 5.1 5.2 5.3 5.4 5.5

p.40

p.54

Sezioni funzionali Edificato Manifestazioni d'interesse e segnalazioni Spazi pubblici Aree verdi


5.6 Sistema funzionale 5.7 Gerarchia stradale 5.8 Aree di parcheggio 5.9 Servizi 5.10 Mobilità 5.11 Dall'analisi al progetto

6. Diversi scenari, differenti opportunità

7.3 Proposta di progetto 7.4 Funzioni 7.5 Layer di progetto 7.6 Mobilità 7.7 Prospetto nuova via Fermi 7.8 Sezioni 7.9 Casa Bottega 7.10 Sezione prospettica biblioteca 7.11 Assonometria generale 7.12 Viste prospettiche

p.72

6.1 6.2 6.3 6.4 6.5 6.6

Sopraelevazione Spazio pubblico Volumi interni Demolire per ricostruire Scenario di progetto Valori, considerazioni, decisioni

7. Proposta progettuale 7.1 7.2

Concept Temi di progetto 7.2.1 Spazio pubblico 7.2.2 Mobiliità dolce 7.2.3 Addizione di volume

p.90

Conclusioni

p.120

Bibliografia e sitografia

p.124


Introduzione

Il tema del ri-ciclo architettonico per la rigenerazione urbana degli spazi residuali prodotti volontariamente o involontariamente dalle forme di urbanizzazione recente, riguarda edifici e luoghi di origine produttiva abbandonati, in via di abbandono o oggetto di nuovi abbandoni potenziali, assumendo quale osservatorio privilegiato uno specifico territorio, che presenta casi di criticità. Il lavoro di tesi è sviluppato nell’area sottostante l’attuale capolinea della metropolitana di Torino in Via De Amicis nel Comune di Collegno. L’area è caratterizzata da ampi lotti liberi compresi tra capannoni industriali e da una viabilità sfrangiata con spazi pubblici non disegnati. Il lavoro prevede la riqualificazione dell’ambito e investe sia il tessuto esistente sia il territorio non edificato di borgata Paradiso. Il nodo di interscambio della metropolitana dà luogo ad una nuova centralità, Via De Amicis, facendola diventare asse di condensazione e di collegamento tra diverse funzioni pubbliche. La destinazione d’uso "i luoghi del lavoro" raggruppa le tradizionali categorie terziario, produttivo e commerciale, propone un diverso modo di concepire gli spazi destinati alla produzione, alla commercializzazione, all’ideazione e trasmissione

delle informazioni, così come un diverso modo di rileggere le relazioni tra questi luoghi e la vita della città. La tesi, basandosi sul programma Collegno Rigenera, ha come obiettivo la promozione di una maggiore attenzione progettuale per questi luoghi, volta a recuperare la capacità di rappresentazione e il significato di visibilità urbana dei manufatti destinati al lavoro. Ciò che definiamo centralità urbana è un carattere determinato dalla presenza in una stessa porzione della città di un insieme di fattori integrati di tipo culturale, funzionale, simbolico e sociale, che la distinguono dal restante contesto urbano e dai quali peraltro la città trae, in tutto o in parte, il proprio significato, la propria identità. Fra i concetti di centralità e di identità urbana sussiste un nesso molto stretto, di segno univoco: dove si esprime e si palesa l’identità urbana, ci si trova in presenza di una centralità forte; la nascita di una nuova centralità non configura sempre e necessariamente un processo di ridefinizione identitaria della città. Le aree dismesse sono un’occasione di trasformazione che consente di concentrare l’attenzione all’ambiente non solo in termini ecologici ma 8


soprattutto morfologici e, in generale, ai valori dell’esistente. L’aspetto che stimola è la possibilità di rifare i conti con il passato del territorio e di riaprire un laboratorio di nuove configurazioni proprio nelle parti di città oggi più prive di margini di flessibilità, su cui diventa di nuovo possibile azzerare decenni di successive intensificazioni di uso, di crescenti effetti degradanti, di monofunzionalità e di ghettizzazioni dello spazio, per invertire il processo, prendere decisioni diverse, rimettere di nuovo in discussione la struttura di parti rilevanti e talora dell’intera città. Quelli che consideriamo "vuoti", perché ormai privi delle funzioni per cui sono stati creati, sono in realtà quasi sempre molto "pieni": di manufatti, sovente di notevole interesse per la storia dell’industria e della tecnologia; di memorie individuali e collettive; di cultura del lavoro; di valori simbolici, di storia locale e di usi informali. Se precedentemente la dismissione industriale poteva essere vista come un problema drammatico, negli ultimi anni risulta essere diventata risorsa ed opportunità per la trasformazione e riqualificazione urbana, risultando quindi come un catalizzatore di interventi per il rilancio della città. Una pratica di intervento che riutilizza vecchie

strutture per nuove attività con modalità in grado di stabilire un dialogo critico con i caratteri del luogo su cui si interviene e le identità culturali che rappresenta e che in esso si riflettono è l’adaptive reuse. Esso considera l’identità che i manufatti posseggono e il valore culturale che li lega alle comunità a cui appartengono quali fattori determinanti per un qualsiasi intervento progettuale di recupero. L’intento di questa tesi è fornire una metodologia di azioni per progetti di riqualificazione urbana, azioni con le quali si vuole creare un’immagine omogenea e ordinata della parte di città che viene riprogettata, rendendola riconoscibile, dotandola di un’identità propria che prenda il posto della precedente. Le strategie di intervento per la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente nei contesti urbani densi propongono il recupero o la riconversione dei manufatti esistenti attraverso lo sfruttamento delle coperture e dell’involucro edilizio con operazioni di addizione, sottrazione e relazione. Ognuna di queste categorie, aggiunte ad altre loro combinazioni, definisce una precisa strategia progettuale e tecnologica che ne caratterizza l’adozione in particolari situazioni o contesti di intervento. 9


Tali operazioni modificano la sagoma dell‘edificio con interventi che aumentano o diminuiscono il livello di complessità morfologica di essa o parti di essa, innalzando il livello qualitativo o trasferendo nuove qualità al costruito attraverso l‘integrazione di nuove funzioni e di nuove prestazioni. In un processo di progettazione, la costruzione di scenari risulta importante al fine di valutare, in base alla condizione attuale e alle esigenze di diversi attori, possibili trasformazioni. Significa condurre un esercizio di immaginazione creativa, sulla base di variabili quantitative e qualitative, finalizzata alla costruzione di ipotesi in merito alle potenziali conseguenze delle azioni che si devono o che si vogliono intraprendere. Lo scenario, dunque, è una descrizione di futuri possibili. La maggior parte dell’interpretazione del fenomeno urbano contemporaneo sembra concordare sulla velocità e sull’apparente incontrollabilità delle trasformazioni in atto. Parlare di scenari, e non solo più di piani o di progetti urbanistici, significa interrogarsi su come, in una simile condizione, sia possibile continuare a disegnare il futuro. La costruzione di scenari è strettamente legata alle componenti del fare territorio. Gli scenari, spesso volutamente estremi, posso-

no offrire all'urbanistica una nuova dimensione utopica. I quattro scenari sviluppati nel corso della tesi rappresentano la sintesi di una visione progettuale astratta e concorrono alla definizione di un più ampio progetto, trasformando gli intenti in materiali progettuali. Sintetizzando ed estrapolando i rispettivi valori e caratteri si cerca di realizzare un quinto scenario che tenga conto delle qualità intrinseche dei futuri possibili per creare un’immagine ideale di città, che fornisca risposte innovative, concrete e condivise alla domanda di rigenerazione.

10


11



I bordi della cittĂ


I bordi della città

1.1 BORGATA PARADISO

1. cfr Città di Collegno, Collegno storia di una città. Quaderno n°4, Breve storia dello sviluppo urbanistico di Collegno, 1859-1965

Il quartiere di borgata Paradiso è collocato nella zona est della città di Collegno. Confina a sud con il comune di Grugliasco, a nord con il quartiere Savonera e Borgonuovo, a ovest con la zona centro di Collegno e a est con Torino. Il nome della borgata deriva da quello della Cascina Paradiso, sorta all’inizio del XIX secolo nel territorio di Grugliasco, ma in prossimità dei confini di Collegno, e demolita nei primi anni sessanta del Novecento1. Pur facendo parte del territorio comunale di Collegno, il quartiere si trova a ridosso dei comuni di Grugliasco e Torino, creando una situazione di non appartenenza al territorio comunale. Ad amplificare questa situazione contribuiscono le barriere fisiche presenti al suo interno: il confine sud con il comune di Grugliasco è delimitato dal passante ferroviario, il quartiere è tagliato in senso est-ovest dal corso Francia, asse viario di notevole importanza e portata. La tipologia edilizia e la morfologia urbana prevalente all’interno del quartiere deriva dalle scelte urbanistiche fatte nel 1949, in cui il quartiere viene pensato come frangia urbana di limite, destinato ad ospitare insediamenti di tipo residenziale

misto a piccole officine e stabilimenti: ne sono testimonianza le numerose palazzine o abitazioni uni-bifamiliari e gli insediamenti produttivi presenti ancora oggi nell’area. Nello specifico, per gli edifici industriali, alcuni sono ancora oggi produttivi, altri invece sono in fase di dismissione o hanno già cessato la loro funzione principale. È attorno a questi ultimi che gravita il nostro progetto, in particolare l’area presa in esame si trova al limite sud-ovest del quartiere, delimitato a est da Via Magenta, a sud da Corso Francia, a ovest da Via Richard Oriente e a nord da Via De Amicis. L’area è caratterizzata da numerosi capannoni industriali e sporadicamente vi è la presenza di edifici residenziali, in particolare vi è un edificio con mancato completamento e successivo abbandono. Nonostante la non notevole densità edilizia, la zona è servita in modo ottimale dai servizi pubblici di trasporto, collegando l’area con il resto della città di Collegno ed i comuni limitrofi. Ciò è permesso dalla linea urbana ed extraurbana degli autobus; la propulsione maggiore alla mobilità pubblica è stata apportata dalla linea 1 della metropolitana di Torino inaugurata nel 2006, con il capolinea Fermi in via De Amicis. 14


Il quartiere risulta essere ad oggi oggetto di riqualificazione urbana, promossa dal comune attraverso il PRGC ed il programma "Collegno rigenera" con l'intento di riattivare e ricollegare il frammento urbano, attualmente area industriale in dismissione, cercando di raggiungere una integrazione morfologica e funzionale all'interno dello stesso comune di Collegno e del più ampio programma di Torino città metropolitana.

1.2 PRGC DI COLLEGNO

2. 3.

Art. 5 La costruzione di un piano per progetti, Norme generali Art. 7 Destinazioni d’uso, Norme generali

L’attuale piano regolatore comunale di Collegno rappresenta uno strumento conoscitivo e interpretativo che deve necessariamente porsi come frutto di un sapere condiviso e come patrimonio comune facilmente accessibile, anche al fine di prefigurare trasformazioni effettivamente attuabili. La specificità dei luoghi e delle storie che connotano il territorio, così come le identità e le differenze che ne definiscono il carattere, si pongono come patrimonio da non disperdere. Una rivisitata cultura del progetto, estesa ad enti e istituzioni, così come a chi, a titolo diverso, pratica e governa il territorio, rilegge la fitta trama di interrelazioni che lo

attraversano e si pone quale strumento in grado di innescare sinergie positive. È in questo senso che le scelte ad ampia scala del piano, rappresentate dai grandi temi definiti dalla delibera programmatica2 (Dove la città incontra il fiume, Il centro allargato e I bordi della città) trovano e restituiscono senso ai piani territoriali regionali e provinciali. Essi si costruiscono sul riconoscimento della specificità dei luoghi e delle differenze che strutturano l’identità di Collegno, letta in relazione al proprio ambito territoriale, anche in ragione della definizione di obiettivi coordinati in grado di attivare ricadute significative a scala allargata. Al tema del rapporto con i comuni contermini, con i quali è stato compiuto negli anni un lavoro di programmazione comune, che ha condotto all’elaborazione di una serie di obiettivi coordinati, si ricollega il nucleo di progetto de "I bordi della città" che si pongono come progetto in grado di coordinare le intenzioni con i comuni limitrofi, evitando incongruenze e sovrapposizioni. I bordi della città hanno inoltre condotto ad affrontare una riflessione approfondita sui temi del lavoro3, portando così a definire scelte urbanistiche orientate a dare spazio alle attività produttive, all’interno del nuovo piano per le aree di insediamento produttivo, così come 15


lungo i bordi della città e le aree di via De Amicis. È questa la declinazione assunta a Collegno dal Patto territoriale dei comuni della zona ovest, ossia lo strumento definito per innescare le necessarie sinergie tra ambiti produttivi contigui, al fine di valorizzare le risorse economiche e territoriali.

1.2.1 I bordi della città e le aree di via De Amicis

4.

cfr Norme tecniche di attuazione,I bordi della città e le aree di Via De Amicis, p. 141

L’area è caratterizzata da ampi lotti liberi compresi tra capannoni industriali e da una viabilità sfrangiata con spazi pubblici non disegnati. I confini naturali dell’ambito comprendono l’intero lotto del deposito della linea metropolitana 1 e sono definiti dal Campo volo a nord, da corso Pastrengo, dalla Certosa Reale e dal parco Dalla Chiesa a ovest, da Via Torino e corso Francia a sud, da corso Antony a est, come meglio evidenziato nella tavola normativa4. Il progetto prevede la riqualificazione dell’ambito e investe sia il tessuto esistente sia il territorio non edificato posto a nord di via De Amicis. Le aree a servizi definiscono il nuovo disegno urbano. Il nodo di interscambio della metropolitana dà luogo ad una nuova centralità, Via De Amicis diventa

così asse di condensazione e nuovo asse urbano di collegamento tra diverse funzioni pubbliche. All’interno del programma sono presenti relazioni dettagliate per ogni ambito di intervento che indicano connessioni fisiche e visive, allineamenti, rapporti tra gli edifici, tra questi e lo spazio parte del lotto, della strada o di uno spazio pubblico, le modalità di occupazione del suolo e le modalità con cui gli interventi si collocano nel contesto: per i luoghi del lavoro, per le case, per Via De Amicis, per l’area di ricucitura Mandelli. In particolare il nostro lavoro si sofferma ad analizzare due ambiti di intervento: Le aree del lavoro e Via de Amicis.

1.2.2 Le aree del lavoro La destinazione d’uso dei luoghi del lavoro, che raggruppa le tradizionali categorie terziario, produttivo e commerciale, propone un diverso modo di concepire gli spazi destinati alla produzione, alla commercializzazione, alla ideazione e trasmissione delle informazioni, così come un diverso modo di rileggere le relazioni tra questi luoghi e la vita della città. Obiettivo del piano è la promozione di una maggiore attenzione 16


progettuale per questi luoghi, volta a recuperare la capacità di rappresentazione e il significato di visibilità urbana dei manufatti destinati al lavoro. In questo senso, diventa prioritario il rapporto degli edifici con la strada, con lo spazio pubblico e con gli altri stabilimenti. L’attenzione all’uso di materiali diversificati, l’adozione di tecniche costruttive adeguate, il ricorso ad una architettura più attenta alle compatibilità ambientali, la composizione di facciata, la definizione della superficie esterna come pelle sono tutti elementi che concorrono a definire i luoghi del lavoro come luoghi urbani di progetto.

Fig. 1 - Angolo Via De Amicis, Via Magenta; Foto degli autori

1.2.3 Relazioni per Via De Amicis Il progetto di modificazione dell’ambito gravita lungo via De Amicis che, grazie alla modificazione della sezione, si trasforma in un viale alberato attrezzato con pista ciclabile: la via, grazie alle diverse attività inserite lungo il percorso e alle molteplici funzioni già esistenti, assumerà un carattere più propriamente urbano. Obiettivo dell’ipotesi di trasformazione è sia la limitazione del traffico e dell’impatto acustico dello stesso, sia la volontà di estendere a tutta la via il carattere di centralità che nasce intorno alla piazza del nodo di interscambio della metropolitana. Il nuovo filare di alberi, posto asimmetricamente su un solo lato della via, permetterà inoltre di filtrare il rapporto con gli stabilimenti preesistenti. L’area immediatamente a ovest dell’attuale parcheggio di interscambio della metropolitana è individuata come luogo dello scambio e della comunicazione. Il parcheggio della metropolitana, le aree subito a nord e quelle ad est, ove insiste un’area produttiva delimitata da via Fermi e via De Amicis, si configurano come un’area di modificazione oggetto di schede di progetto che possono avere i contenuti di piano particolareggia17


to o, in alternativa, strumento urbanistico esecutivo che prevede il passaggio dall’attuale destinazione d’uso produttiva a quella terziaria-commerciale e residenziale, nonché la creazione di un ampio spazio pubblico trasversale (spazi verdi, piazza polifunzionale, area attrezzata) gravitante proprio attorno al nodo di interscambio della metropolitana, al fine di riqualificare e dare nuova centralità al comparto5.

5.

L’attuazione delle previsioni progettuali potrà avvenire direttamente tramite permesso di costruire convenzionato ai sensi dell’art. 49 L.R.56/77 e s.m.i. (nel caso in cui la specifica scheda di piano definisca i contenuti del Piano Particolareggiato), oppure tramite S.U.E.

6. Al fine di introdurre un parametro perequativo tra le diverse destinazioni definite dal piano, la dismissione a servizi sarà così garantita: Luoghi del lavoro: dismissione in ragione del 48% della superficie territoriale; Nel caso di modificazione del tessuto urbano, il mutamento di destinazione d’uso da luogo del lavoro P a luogo del lavoro T senza incrementi di slp, non conduce a ulteriori cessioni o monetizzazioni di aree a servizi. In caso di incrementi di slp vale quanto previsto all’art. 6.1 Modalità di intervento.

1.3 AMBITI NORMATIVI I "luoghi del lavoro" descrivono le aree dove sono presenti o previsti spazi dedicati al lavoro di qualunque tipo, siano essi uffici, magazzini, laboratori, capannoni industriali, officine o commercio. La categoria P comprende ciò che è relativo alle attività industriali e a quelle artigianali produttive, alle attività terziarie integrate all’attività produttiva riguardanti la direzionalità, i servizi di impresa e la ricerca tecnologica, la commercializzazione dei prodotti aziendali o affini, alle attività inerenti il trattamento e lo stoccaggio delle merci per il trasporto delle medesime. La categoria T comprende ciò che è relativo alle

attività commerciali al dettaglio e all’ingrosso, ai pubblici esercizi, all’artigianato di servizio, alle libere professioni, al credito e alle assicurazioni, alla direzionalità, alla ricettività alberghiera, alle attività congressistiche ed espositive, alla cultura e al tempo libero. Nell’ambito normativo de i luoghi del lavoro potranno essere realizzati interventi di modificazione del tessuto edilizio esistente nel rispetto dell’art. 14 delle norme generali e di modificazione del tessuto urbano laddove individuato sulla tavola normativa6. La trasformazione tra luogo del lavoro P e luogo del lavoro T è sempre ammessa previo reperimento o monetizzazione delle aree a servizi, nella misura dell’80% della superficie lorda di pavimento. La concessione è convenzionata. I luoghi della modificazione del tessuto urbano individuano porzioni di territorio, un tempo caratterizzate da un determinato assetto urbanistico e da stabiliti equilibri funzionali e che, in seguito alla perdita dei caratteri originari, hanno reso necessari interventi di riqualificazione, riassetto e completamento del tessuto urbano. In tali aree le destinazioni d’uso ammesse sono sia il produttivo (P) che il terziario, commerciale, direzionale e turistico-ricettivo (T) che il residenziale (R): all’interno 18


7.

ex art. 38 commi 2, 3, 4 della L.R. 56/77 e s.m.i.

dell’ambito, per i sub-ambiti di intervento diretto denominati aree di modificazione, sono costruite apposite schede progettuali che devono avere il contenuto di piano particolareggiato7 . Per i luoghi del lavoro ove il rapporto di copertura risulti già saturato, mentre non risultino soddisfatte le capacità edificatorie del lotto fondiario, sono comunque ammessi interventi di ampliamento (sopraelevazione) senza modifica del rapporto di copertura, tali da permettere la completa utilizzazione fondiaria.

Indici per i luoghi del lavoro IF = 1,2 mq/mq RC = 0.60 mq/mq Def = 10 m De = 10 m Dc = 15 m tra ambiti normativi differenti Dc = 7,5 tra ambiti normativi con medesima destinazione, Dc = 0 con atto di vincolo fra i proprietari e solo tra ambiti normativi con medesima destinazione Hmax =13 m Dfa =10 m Parcheggi = 0,4 mq/mq Superficie permeabile = 10 % della superficie fondiaria

Fig. 2 - Particolare shed dell'edificio Prime Industria; Foto degli autori 19



Vuoti a rendere


Vuoti a rendere

Fig. 3 - Vuoto urbano; Foto degli autori 22


2.1 NUOVE CENTRALITA'

8. cfr Bucci F., Periferie e nuove urbanità, 2003

La marginalità territoriale venutosi a creare nei comuni italiani limitrofi ai grandi centri urbani, risulta essere campo di studio e d’interesse. A causa della crescita urbana le zone, una volta considerate i bordi della città, assumono oggi una nuova posizione appropriandosi di requisiti e potenzialità di trasformazione grazie alla loro centralità acquisita. Si avverte che le tradizionali nozioni di "centro" e “periferia” hanno perso la loro precisa identità per un dilatarsi territoriale del costruito e delle occasioni di lavoro, scambio commerciale e svago, oltre che residenziali, il che comporta nuovi valori e modi dell'abitare, in un’accresciuta tensione fra individualismo e partecipazione sociale. Muovendo da una critica radicale al concetto di "città diffusa", viene posto il problema della qualità dei sistemi territoriali esterni ai nuclei consolidati, sistemi non omologabili, nella loro irrisolta identità rispetto alla specificità naturale e storica dei luoghi, al valore delle preesistenze, alle finalità e ai caratteri architettonici delle possibili nuove edificazioni. A essi viene riconosciuto un autonomo potenziale propulsivo di sviluppo economico e di “nuove ur-

banità”8 rispetto ai tradizionali centri metropolitani, con cui entrano in dialettica anche tramite il potenziamento delle reti comunicative e infrastrutturali. Ci troviamo di fronte al problema di restituire una identità a parti di città che l’hanno persa, in cui risulta difficile controllare una città ormai deformata dalla “dilatazione territoriale del costruito”. Gli interventi che è possibile fare per risolvere la situazione attuale dei confini devono essere legati ad una propensione generale di ricostruzione dell’identità generale della città; riconoscendone il valore potenziale di “nuove centralità” si ha un ripensamento del suburbio creando un sistema funzionale, rifacendosi alla specificità dei luoghi ed includendo gli ampi contenuti della natura e della storia. Fra i concetti di centralità e di identità urbana sussiste un nesso molto stretto, ma di segno univoco: dove si esprime e si palesa l’identità urbana, ci si trova in presenza di una centralità forte; la nascita di una nuova centralità non configura sempre e necessariamente un processo di ridefinizione identitaria della città. Il grado di centralità esprime il ruolo che ogni insediamento, ogni quartiere (antico o contemporaneo che sia) svolge alla scala urbana e territoriale sulla base di elementi preva23


9.

cfr Iacomoni A., Planum - The journal of urbanism, La periferia quale nuova centralità, 2011

10. Sono vari gli aspetti determinano l’urbanizzazione incondizionata del territorio: il lavoro, il commercio, lo svago; che comportano nuovi modi dell’abitare ed una velocità incontrollabile nella evoluzione della città.

lentemente immateriali, capaci non solo di determinare le gerarchie funzionali interne alla città, ma di accentuarne le peculiarità e i valori identitari. Occorre tuttavia evidenziare che centralità e identità sono caratteri che si esprimono e si consolidano in base ai comportamenti degli abitanti, dei fruitori della città che, soli, possono attribuire valore ai luoghi urbani, ritrovando in essi le testimonianze, le espressioni della propria comunità, del proprio vivere civile. Il requisito di centralità rappresenta un fattore dinamico. L’intervento sulle zone di margine dovrebbe prefigurare alcuni punti chiave: proporre l’integrazione sociale dei ceti con l’inserimento di giovani, anziani, famiglie; l’integrazione funzionale ai vari livelli di spazio pubblico, commercio, direzionale, piccolo artigianato, residenza; la ricerca di nuovi modelli insediativi ed il recupero di insediamenti industriali. Il recupero delle aree degradate della città deve partire da una serie di “nuove centralità” capaci di distribuire nel tessuto periferico una serie di polarità aggregative, che individuano «i grandi luoghi pubblici» della città contemporanea9. Quindi la progettazione in tali zone diventa una ricomposizione dei frammenti della città contemporanea eliminando i suoi caratteri della «esclusione - inclusione»10, dove il

suburbio non è più una zona urbana al margine di un unico centro, ma il luogo che contiene nuove centralità con un ruolo specifico, che formano un unico sistema urbano. Nasce quindi la consapevolezza del ruolo fondamentale del progetto urbanistico ed architettonico, della necessità di una progettazione integrata che possa poggiare le basi su una metodologia legata a concetti globalmente riconosciuti.Pur riconoscendo l’importanza del centro consolidato quale riferimento territoriale, il progetto dovrà avere la forza di “scoprire” le proprie potenzialità, leggendole nel contesto e nella realtà culturale locale. Diviene fondamentale la riqualificazione degli spazi pubblici come luoghi di relazione e connessione tra le parti della città, una riqualificazione fisica attuata insieme alla promozione economica e sociale. La periferia diventa quindi un laboratorio sperimentale per la cultura architettonica e urbanistica contemporanea.

2.2 PATRIMONIO INDUSTRIALE Il tema delle aree dismesse, a cavallo degli anni ’80, ha costituito per l’architettura e l’urbanistica il 24


11. 12.

cfr Gregotti V., Editoriale, in «Rassegna», n. 42, 1990 cfr Dansero E., Se i vuoti si riempiono, 2001

motivo conduttore della ricerca sulle trasformazioni urbane, socio-economiche e culturali che hanno attraversato gli ultimi decenni del Novecento in relazione al declino della città industriale. Le aree dismesse sono infatti l’effetto urbano più evidente di un mutamento che, con il trasformarsi delle economie e delle tecnologie della produzione, ridisegna progressivamente i modelli e i caratteri insediativi e prestazionali dei luoghi della fabbrica e le forme di territorializzazione dell’industria, sovvertendo i principi di concentrazione e di occupazione intensiva del suolo nella città consolidata come nelle aree suburbane. Le aree dismesse sono "un’occasione storica di trasformazione che non si presenterà più per molti anni a venire" che consente di concentrare "l’attenzione all’ambiente non solo in termini ecologici ma soprattutto morfologici e, in generale, ai valori dell’esistente"11. La questione delle aree industriali dismesse, fin dal primo manifestarsi del fenomeno nella sua crescente e rilevante dimensione, ha coinvolto intensamente gli studiosi dei problemi territoriali. Questi contenitori e questi luoghi, insieme con i loro contenuti economici e sociali, hanno mobilitato l’interesse scientifico, ma anche la partecipazio-

ne ideologica di coloro che studiano le città ed il territorio per diverse ragioni: perché rappresentano la memoria di attività che sono state il motore dell’evoluzione vorticosa e rivoluzionaria dell’ultimo secolo della nostra storia economica, sociale e territoriale; perché costituiscono le risultanti materiali di un processo decisionale durato a volte un secolo; perché oggi rappresentano la promessa di future nuove possibilità di intervento in parti delle città fortemente strutturate. L’aspetto che forse più ci stimola è la possibilità di rifare i conti con il passato del territorio e di riaprire un laboratorio di nuove configurazioni proprio nelle parti di città oggi più prive di margini di flessibilità, su cui diventa di nuovo possibile azzerare decenni di successive intensificazioni di uso, di crescenti effetti degradanti, di monofunzionalità e di ghettizzazioni dello spazio, per invertire il processo, prendere decisioni diverse, rimettere di nuovo in discussione la struttura di parti rilevanti e talora dell’intera città. Quelli che consideriamo "vuoti", perché ormai privi delle funzioni per cui sono stati creati, sono in realtà quasi sempre molto "pieni" 12: di manufatti, sovente di notevole interesse per la storia dell’industria e della tecnologia; di memorie individuali e 25


13. cfr Secchi B., Un piano generale, in «Casabella», n. 548, 1988

collettive; di cultura del lavoro; di valori simbolici, di storia locale e di usi informali. Dopo un breve periodo di interrogative ed ansie sul loro destino, alle città più coinvolte dalla crisi economica e sociale che ha prodotto la dismissione industriale si offrono, oggi, opportunità di innovazione e trasformazione interessanti. Attraverso la dismissione "come vero problema scientifico che l’urbanistica deve oggi affrontare"13, questa disciplina recupera, in quegli anni, la competenza del disegno dello spazio urbano, attraverso una crescente distanza critica dal piano, dal suo linguaggio e dall’uso convenzionale che ne è stato fatto a partire dal secondo dopoguerra, rigettando uno strumentario tecnico reo di avere allontanato lo sguardo dell’urbanista dal paesaggio della città, dai luoghi dell’ordinario, ma anche dalla capacità di costruire quadri generali e visioni del cambiamento. La fine dei cicli di vita interessa città, edifici, infrastrutture e ambienti e ne reclama la rigenerazione: ci si trova ancora costantemente di fronte alla necessità di ripensare il senso di insediamenti, di territori e di paesaggi dell’abbandono, per rispondere a nuove domande di abitabilità. È necessario, seppure apparentemente scontato, ritessere questa

rete di relazioni tra una tradizione del progetto contemporaneo della dismissione e le nuove domande sociali e territoriali che il progetto di riciclo si trova ad affrontare: ripercorrere il senso delle storie, dei fenomeni e dei luoghi della riflessione disciplinare, consente di fondare una prospettiva su quanto è consolidato e stratificato, di limitare la superficialità delle parole d’ordine, per dotarsi di solide interpretazioni del presente. Per cogliere efficacemente l’occasione di innovare l’ottica con cui la gestione del territorio va affrontata, è essenziale disporre di informazioni, descrizioni, interpretazioni affidabili, perché sostenere gli obiettivi di piani e politiche con monitoraggi continuativi sulle risposte del territorio alle azioni intraprese, è una imprescindibile condizione per l’efficacia del governo del territorio, che deve soprattutto contare sulla capacità di orientare e coordinare le trasformazioni. È dunque essenziale conoscere esattamente cosa, come, dove, quando queste trasformazioni avvengono o stanno per avvenire. Se precedentemente la dismissione industriale poteva essere vista come un problema drammatico, negli ultimi dieci anni risulta essere diventata risorsa ed opportunità per la trasformazione e 26


riqualificazione urbana, risultando quindi come un catalizzatore di interventi per il rilancio della città.

2.3 ADAPTIVE REUSE Adaptive reuse definisce una pratica di intervento che riutilizza vecchie strutture per nuove attività con modalità in grado di stabilire un dialogo critico con i caratteri del luogo su cui si interviene e le identità culturali che rappresenta e che in esso si riflettono. L’adaptive reuse considera l’identità che i manufatti posseggono e il valore culturale che li lega alle comunità a cui appartengono quali fattori determinanti per un qualsiasi intervento progettuale di recupero. Ciò determina la necessità di sviluppare progetti di trasformazione e riuso locali a partire da azioni di recupero e/o valorizzazione intese come active-actions, interventi in grado di riattivare in maniera sostenibile i beni, i luoghi e le comunità oggetto dell’attenzione progettuale, restituendo tali patrimoni a nuovi circoli fruitivi per renderli anche una preziosa risorsa culturale ed economica per le comunità di appartenenza.

Occorre preservare la storia e l’identità del luogo conferendo valore aggiunto tramite interventi di trasformazione, senza però cadere nell’errore di considerare questo stadio il suo risultato finale. In particolare l’adaptive reuse si concentra su azioni e strategie di intervento che si sviluppano proprio a partire dalle risorse spaziali ed edilizie disponibili, mettendo il progetto di architettura a servizio dell’interesse pubblico. Identificando e affrontando problemi pratici che nascono dalla interazione delle persone con l’ambiente costruito, in modo da agire anche come catalizzatore di un discorso di pubblica utilità. Serve inoltre mettere in evidenza lo stretto legame tra i manufatti edilizi e il territorio in cui sono inseriti, sviluppando strategie di riattivazione che rispondano ai requisiti di compatibilità con il territorio e di rispetto dell’identità dei luoghi e non concentrarsi esclusivamente sul recupero dei manufatti. Adaptive reuse significa quindi riattivare ma soprattutto riciclare la città. Il riciclo presuppone un nuovo ciclo di vita e un nuovo senso. Si tratta di attribuire un nuovo valore ad un manufatto, ad un brano di città, ad un paesaggio. Esso presuppone una trasformazione fisica e di significato dei luoghi, ancorandosi a una riflessione che, 27


14. cfr Rizzi C.,Franceschini A.,Sentieri urbani, Rigenerare il territorio, riciclare la città,2013

necessariamente, coinvolge il contesto culturale, sociale ed economico in cui tali trasformazioni si verificano. In una parola, il riciclo è un «nuovo paradigma» che assume in sé una mutata sensibilità nei confronti dell'ambiente in cui viviamo, che coinvolge gli stili di vita dei cittadini, prima ancora degli approcci disciplinari14. Si consente alla società di esprimere nuove idee, nuove istanze progettuali e anche di cambiare il connotato sociale degli spazi e del territorio dove essi si trovano. Altri spazi, invece, non sono mai stati luoghi rappresentativi per la città perché marginali, poco funzionali oppure erroneamente progettati e attraverso il loro riuso, o un loro nuovo uso, vengono reinterpretati e reinventati fino a diventare parti attive di città. L’architettura e la città si sono sempre riciclate. L’aspetto innovativo della condizione contemporanea risiede nel considerare strategica questa politica per l’architettura, per la città e per i paesaggi derelitti. Il paradigma del riciclo si contrappone a quelli della nuova costruzione e della demolizione che hanno dominato il periodo della modernità, ma non banalmente. Ciò che interessa è guardare alle esperienze che attraverso il riciclo producono cultura della città,

bellezza e qualità urbana. La pratica del riciclo degli spazi e dei tessuti urbani è necessariamente contestuale e adattiva.

Fig. 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12 - Raccolta di edifici dismessi all'interno dell'area di intervento ; Foto degli autori

28


4

5

6

7

8

9

10

11

12

29



(Ri)costruire identitĂ


(Ri)costruire identità

15. cfr Koolhaas R., Junkspace, cap. Bigness, ovvero il problema della grande dismissione, 2006

Una proliferazione di oggetti e spazi marginali caratterizza la città contemporanea, si tratta dell’eredità più evidente di un recente passato, fresche rovine ordinarie e prive di qualità, manifesti critici di un futuro sospeso, contenitori industriali, artigianali e commerciali abbandonati o in via di abbandono che rappresentano le riserve preziose per il futuro della città, il progetto urbano e l’architettura. Nello spazio disseminato di oggetti, prodotti negli anni dell’espansione, la città sembra aver perso contatto con il lessico che nel tempo si è costituito per raccontare e rappresentare il senso del suo impianto sul terreno dell’articolazione di segni, parti, intrecci della sua struttura morfologica. Le aree industriali hanno profondamente interagito con la città e con il territorio, determinando forti cambiamenti sull’assetto territoriale e sulle strutture urbane. Con il termine area industriale si identifica un luogo di grande attività e concentrazione di attori e azioni lavorative, che con la successiva dismissione diviene luogo della desolazione e dell’abbandono. Il lessico con cui si identifica tale area cambia e attraverso la riqualificazione si vuole ridare nome alle cose, agli spazi insediati e valore ai luoghi. La condizione di marginalità di questi spazi è un concetto fertile per il progetto che

lavora su quanto già c’è, essendo il margine quello più prossimo e disponibile alla trasformazione. Ri-abitare i perimetri, ri-costruire la mixitè ai limiti degli spazi aperti per attivare il loro riutilizzo, ridare spazio alle reti verdi, trasformare per stratificazione e densificazione, per micro-interventi diffusi in relazione alla rete dei trasporti e dei percorsi, migliorare le relazioni tra spazi costruiti e aperti e tra ambiti privati e città pubblica, valorizzare l’aspetto funzionale e immobiliare di parti di città dismesse sono gli obiettivi da perseguire per recuperare la forma urbana. Le aree strategiche più importanti da trasformare sono quelle industriali, elementi connettivi della città contemporanea che contengono insieme differenti pezzi della città produttiva, invenzione inglobata inglobante in grado di produrre crescita15. L’intento di questo capitolo è fornire una metodologia di azioni per progetti di riqualificazione urbana, azioni con le quali si vuole creare un’immagine omogenea e ordinata della parte di città che viene riprogettata rendendola riconoscibile, e dotarla di un’identità propria che prenda il posto della precedente identità.

32


3.1 INTERPRETARE IL LIMITE L’identificazione del limite è un espediente, che nell’ambito della rigenerazione urbana, consente di stabilire i confini che separano ambiti di significati differenti e contiene la disgregazione. Fare città nei bordi sfrangiati oppure negli spazi incerti di rarefazione urbana al limite del costruito, forzando sulla figurazione del margine urbano non significa imporre il segno di grandi strutture urbane che risolvono la città al loro interno, ne innalzare muri di separazione, in aggiunta ai recinti esistenti nella periferia, che fanno della delimitazione una esclusione, significa invece consolidare ed affermare un nuovo assetto urbano con un segno ordinatore che integri e riallacci il disordine esistente.

3.2 SEGNARE SISTEMI DI ASSIALITÀ Nei paesaggi della disgregazione si incontrano spesso tessuti che nell’impianto insediativo seguono una disposizione lineare, determinata dal peso prevalente assunto nella struttura morfologica da segni e geometrie assiali. Per molti progetti urbani la modificazione di questi tessuti rappresenta l’occasione di reinterpretare, nella riqualificazione, la figura dell’impianto assiale. Le disposizioni lineari esistenti sono pretesto per caratterizzare l’insediamento con un segno di assialità forte che assume il rilievo e l’identità di una spina urbana nella quale si organizzano in sequenze lineari eventi urbani molteplici e differenti e che determina nuove gerarchie nel sistema delle relazioni spaziali.

33


3.3 DELINEARE SEQUENZE E SEGNARE GERARCHIE Il percorso è spesso negli insediamenti della città recente un tempo senza avvenimenti e luoghi. Abitare lo spazio del percorso significa costruire, dentro le geometrie dei segni e dei tracciati che disegnano lo spazio urbano, l’esperienza concreta del trascorrere in una successione di ambienti, che segnano il tempo dell’attraversamento con caratteri e densità di funzioni e significati urbani specifici e differenti. Il progetto di riqualificazione accompagna con le sue prefigurazioni il procedere nello spazio, preoccupandosi degli avvii, delle conclusioni, delle sequenze, delle connessioni, delle divisioni, delle intensificazioni degli eventi urbani che accadono lungo il percorso.

3.4 COSTRUIRE POLARITÀ Attorno a funzioni pubbliche decentrate o ai nodi delle reti di trasporto, in corrispondenza di nuove valorizzazioni che interessano tasselli sparsi nei tessuti, possono determinarsi le condizioni per nuove aggregazioni e mixtures urbane, e i pretesti per ridisegnare nella periferia recente, linee di relazione urbana che segna nei tessuti i poli di particolare intensificazione e densificazione e la rete delle loro connessioni. Nella connessione dei borghi dispersi ai margini delle cinture metropolitane, possono configurarsi spunti per nuove immagini e nuove architetture del paesaggio suburbano.

34


3.5 ENTRARE NEI RECINTI DELLA SEGREGAZIONE Le macchie dei grandi insediamenti monofunzionali, di residenza pubblica o di industrie, che segnano i tessuti della periferia rimangono spesso impermeabili alla città circostante sia per la scarsa accessibilità ai flussi urbani, sia per lo stacco d’immagine con cui si raffigurano nella scena urbana. Riannodare lo spazio, racchiuso in questi recinti, alle trame delle relazioni e dei valori urbani è oggetto di complesse iniziative di riqualificazione nelle quali convergono azioni diverse, edilizie, urbanistiche, sociali ed economiche. Attorno ai percorsi di penetrazione e di attraversamento si possono ricostruire brani di città più densi, dove i vissuti locali si integrano con caratteri urbani e funzione aggiunte e si creano nuove gerarchie e connessioni sulle trame spaziali esistenti e i percorsi interni al recinto.

3.6 DISEGNARE NUOVE IMMAGINI URBANE CON IL PROGETTO DEGLI SPAZI PUBBLICI Per restituire l’unità della vita collettiva si possono creare reti di relazioni con l’apertura di percorsi e il potenziamento di quelli esistenti al fine di collegare diverse strutture pubbliche e luoghi di aggregazione. Nelle aree della disgregazione la costruzione o non costruzione dei luoghi pubblici deriva da spazi di risulta fra interventi con linguaggi e caratteri differenti, dove piazze e viali sono percorsi e spazi riconoscibili dal tracciato sul terreno e non dai caratteri della loro sezione. Quindi con il ridisegno urbano si configurano nuove immagini di viali e piazze, fasce centrali di servizi che costituiscono nucleo dorsale del tessuto e spazi pubblici intorno ai quali si dispongono gli edifici che contengono aggregazione di servizi.

35


3.7 PROGETTO DEL VERDE E DELLE AREE PER LO SPORT Il verde è uno degli elementi che meglio caratterizzano le potenzialità di nuove qualità e immagini della periferia. Nella pratica ordinaria i luoghi di verde pubblico sono spazi senza controllo progettuale, aree filtro nei confronti di zone più degradate ed interstizi nei vuoti lasciati dal crescere disordinato delle periferie. Occorre restituire dignità e disegno riconoscibile attraverso scelte che devono inserirsi in un progetto architettonico del verde interrelato con quello dell’edificato e dello spazio collettivo. Si interrogano ed interpretano i caratteri dei luoghi, si disegnano nuovi rapporti del verde con il vivere urbano, aprendo l’intervento di progetto alla vita collettiva, portando al suo interno il verde e percorsi pubblici cosi da rompere il confine con il tessuto privato. Tradizionalmente accomunati al verde, i luoghi per lo sport, nella vita sociale di luoghi disgregati sono momenti di reale aggregazione e possono divenire episodi di qualità urbana. Le aree destinate allo sport possono inserirsi come una nuova piazza o essere legate al sistema del verde riproponendo alcuni temi dei linguaggi dei parchi.

3.8 DENSIFICARE CON FRAMMENTI INTRUSI La riqualificazione urbana può segnare l’impianto morfologico con una strategia di frammenti che si insinuano negli interstizi dell’esistente, modificando per punti ed episodi la struttura attuale. Nei progetti che esplorano nuove identità urbane per tessuti estesi di difficile rilancio, come le parti degradate e monofunzionali della periferia recente, possono delinearsi azioni diffuse di valorizzazione con interventi di sostituzione e densificazione che costituiscono progressivamente i caratteri di nuovi luoghi per assemblaggio di segni esistenti e aggiunti. Si tratta di intervenire negli spazi interstiziali 36


presenti nel tessuto urbano per dare vita a una rete di nuovi luoghi, in grado di conferire una migliore qualità ambientale al costruito. Questo modo prevede anche interventi di rinaturalizzazione, nonché la collocazione di sistemi di captazione di energie rinnovabili. Il risultato è una sorta di mosaico composto di stanze di piccola e di media densità che accolgono funzioni urbane che possono favorire la socializzazione incrementando l’incontro e lo scambio tra persone e gruppi. Questo mosaico fatto di vuoti disegnati produce una tensione dialettica con il costruito nel senso che per certi versi si oppone ad esso, ma allo stesso tempo fornisce un’interpretazione tematica dello stesso tessuto urbano.

3.9 OSSERVAZIONI La metodologia sopra descritta si propone di offrire un supporto alla costruzione di quadri conoscitivi e di riferimento, propedeutici alla predisposizione di indirizzi e strategie volti al recupero, alla riqualificazione e alla rigenerazione del patrimonio costruito. Gli obiettivi delle strategie di rigenerazione mirano a ricomporre le fratture, riattivare le relazioni dei luoghi operando sui punti di discontinuità, sugli elementi di cesura e sulle barriere. I piani di rigenerazione devono essere in grado di creare un reticolo multiforme e diversificato di funzioni, attività e destinazioni d’uso tra loro integrate in un tessuto connettivo fatto di luoghi, percorsi, nodi e riferimenti. Le strategie di riqualificazione devono dunque rianimare le periferie e le comunità che le abitano, ritrovando l’anima della città, spesso perduta, promuovendo forme di aggregazione e sperimentazioni sociali e culturali, spazi di innovazione e sperimentazione, anche in contesti urbani e architettonici privi di qualità. I principi di permanenza e stabilità dell’architettura e il legame indissolubile con il contesto nel quale si costruisce sono condizioni che possono contribuire a restituire identità ai luoghi. 37



Metodi e strategie


Metodi e strategie

16. cfr Zambelli E., Fenomenologia e tassonomia degli interventi di trasformazione tecnologico-architettonica, Ristrutturazione trasformazione del costruito, Il Sole 24 Ore, 2004 17.

cfr Marini S., Architettura parassita, 2008

"Sul volgere del nuovo millennio appare ineluttabile la condizione di dover lavorare, sempre e comunque, in stretto rapporto con l‘esistente. Se fino a una ventina di anni fa questa poteva apparire una scelta di principio o di ideologia, oggi, questa non è più una scelta, ma una condizione imprescindibile, di cui non si può fare a meno"16. La necessità di operare sul patrimonio edilizio esistente, vasto e diffuso, è condizionata dall‘esigenza di adeguamento funzionale e tecnologico-energetico, ed anche dalla consapevolezza della limitata possibilità di ulteriore espansione dei nuclei urbani e della difficoltà di dismettere un così ampio patrimonio abitato. Ponendosi come obiettivo la riduzione del consumo di suolo al di fuori della città consolidata si è tentato di comprendere i vantaggi di una stratificazione controllata del tessuto, attraverso l’esplorazione di modelli di riuso del patrimonio, che possano inquadrarsi come strategie sostenibili per le città del prossimo futuro. Questo fenomeno ha determinato un ripensamento da parte della cultura architettonica contemporanea, considerando la possibilità di intervento sui manufatti della città densa “da un lato come possibile modello di crescita urbana a consumo zero; dall’altro con l’obiettivo di regolamentare alcune pratiche informali che

richiedevano una traduzione metodologica chiara, in termini urbani e architettonici”17. Le strategie di intervento per la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente nei contesti urbani densi propongono il recupero o la riconversione dei manufatti esistenti attraverso lo sfruttamento delle coperture e dell’involucro edilizio con operazioni di addizione, sottrazione e relazione. Dalla letteratura si evidenziano alcuni filoni di ricerca progettuali, privilegiati fra i quali la valorizzazione degli spazi di copertura attraverso operazioni di sopraelevazione, l’addizione ed integrazione di volumi sull’edificio esistente, la riqualificazione dell’involucro, etc, la cui combinazione possono creare differenti scenari di intervento. Ognuna di queste categorie, aggiunte ad altre loro combinazioni, definisce una precisa strategia progettuale e tecnologica che ne caratterizza l’adozione in particolari situazioni o contesti di intervento. Il rapporto con l’esistente può essere letto dal punto di vista compositivo secondo tre chiavi di lettura principali: il contrasto, inteso come l’inserimento di volumetrie completamente distinte dall’esistente, l’ampliamento, in cui l’addizione riprende i caratteri dell’edificio sottostante, l’integrazione, in cui l’aggiunta viene combinata all’esistente nella 40


ricerca di una nuova unitarietà. Dal punto di vista tecnologico, invece, è prevalente il ricorso a sistemi industrializzati leggeri, rispondenti alla necessità di riduzione di peso e di tempi di cantiere. In particolare, vengono impiegati sistemi prefabbricati e a secco. Questi si caratterizzano come la soluzione più ricorrente in contesti anche tra loro molto distanti, essi sono applicati secondo gradi di prefabbricazione differente si adattano alle diverse condizioni di partenza del manufatto, del sito e agli obiettivi di valorizzazione insiti nel progetto. Essi permettono un controllo rigoroso del processo, fin dalla fase progettuale, che si traduce in un controllo attento dei costi e ad una riduzione del cantiere a semplice fase di assemblaggio. Queste condizioni, abbinate alle performances, permettono di raggiungere livelli elevati di sostenibilità, ambientale ed economica, e mostrano l’efficacia di queste tecnologie nelle strategie di retrofit e riqualificazione del tessuto urbano esistente. Tali operazioni modificano la sagoma dell‘edificio con interventi che aumentano o diminuiscono il livello di complessità morfologica di essa o parti di essa, innalzando il livello qualitativo o trasferendo nuove qualità al costruito attraverso l‘integrazione di nuove funzioni e di nuove prestazioni.

Nella prima parte di questo capitolo si è tentato di redigere un abaco di regole che pone le basi per operare sul costruito, e si distinguono tre differenti azioni di intervento, addizione, sottrazione e relazione, ognuna delle quali può essere declinato in maniere differenti e creare numerosi scenari; nella seconda parte invece, partendo dall’analisi dei singoli edifici oggetto di studi, si presenta come questi possono variare in base alla scelta delle strategie applicate.

4.1 METODI Con questo paragrafo intendiamo definire un insieme di regole necessarie per la trasformazione di un fabbricato esistente. Si distinguono tre categorie di trasformazione, addizione, sottrazione, relazione, con le quali si adoperano interventi di trasformazione volumetrica - spaziale e superficiale - e bidimensionale, apportando un nuovo valore all’esistente. Tale grammatica può essere applicata ad un generico edificio già costruito, e per esemplificazione utilizzeremo una forma semplice per schematizzare le n possibili configurazioni che un edificio può assumere. 41


4.1.1 Addizione L’aggiunta di volumi in copertura, in facciata o al piede, possono comportare un miglioramento del fabbricato dal punto di vista prestazionale, ma anche modificarne l’immagine complessiva e il rapporto con l’intorno, in termini di altezze e densità edilizia.

Addizione in copertura

1

Addizione in copertura 1. con continuità di forma 2. con arretramento 3. gemmazione Addizione basamentale 4. con continuità di forma 5. con discontinuità di forma 6. gemmazione

2

3

Addizione basamentale

4

5

Addizione 7. tra strutture esistenti 8. inglobamento 9. inglobamento interno

6

Addizione

7

8

9

42


4.1.2 Sottrazione La sottrazione di parti o volumi della dell’edificio ne rimodellano la sagoma donandogli una nuova configurazione. L’azione di sottrazione avviene de-saturando parti dell’edificio in copertura, facciata o basamento, ed i vuoti creatosi possono essere sostituiti con nuovi materiale o assumono valore prettamente funzionale.

Sottrazione in copertura

1

3

Sottrazione basamentale

Sottrazione in copertura 1. totale 2. semiparziale 3. parziale Sottrazione basamentale 4. semiparziale 5. desaturazione 6. parziale

2

4

5

6

Sottrazione Sottrazione 7. tra strutture esistenti 8. di parti 9. di superfici 7

8

9

43


4.1.3 Relazione La relazione che si crea attraverso l’integrazione del costruito con strati o superfici di nuova materia modificano la morfologia e forma del fabbricato migliorandone le prestazioni. In questo caso si interviene sull’involucro, relazionando quello esistente ad un nuovo strato, oppure si interviene attraverso l’integrazione di elementi orizzontali che fungono da collegamenti o logge.

Relazione

1

2

3

Relazione 1. con coperture e passaggi 2. con logge 3. tra superfici

44


4.2 STRATEGIE Nel processo di costituzione della forma finale degli edifici modificati la morfologia rappresenta una dimensione transdisciplinare, in quanto è frutto del processo di configurazione tecnica delle interazioni progettuali tra un certo numero di fattori variabili di volta in volta, di situazione in situazione, di contesto in contesto e riveste un ruolo primario nella regolazione dei rapporti dell‘edificio con il contesto fisico e ambientale. Tali operazioni modificano la sagoma dell‘edificio con interventi che aumentano o diminuiscono il livello di complessità morfologica di parti di essa secondo un parametro geometrico ed acquisisce un indubbio valore urbano. Tutto questo nell'ambito di proposte di riuso dei luoghi di progetto fornisce un valore aggiunto alle parti della città, mostrandone potenzialità spesso inespresse o soffocate dalla rigidità delle architetture che vi sono contenute. Così facendo la città diventerebbe un organismo sviluppabile e pronto a ricevere gli inevitabili “upgrades”. In questo paragrafo sono esaminati i singoli edifici industriali che subiranno il processo di recupero attraverso le strategie sopra descritte. Questi

esprimono un forte potenziale rappresentando ciò che ancora non esiste. Un‘architettura che accoglie in sé la potenzialità di essere altra, l‘idea di poter ospitare un‘altra architettura, di poter mutare identità attraverso un‘azione progettuale che vi si sovrapponga e la modifichi. Infatti, con una breve analisi sono inquadrati i singoli edifici, di cui riportiamo in sintesi localizzazione e metratura, e successivamente elaborato un abaco delle tipologie architettoniche degli edifici oggetto di studio. Con l'utilizzo di quest' ultimo abbiamo realizzato una tabella che descrive le nuove funzioni che l'edificio ospiterà successivamente al progetto di recupero, e la combinazione di regole utilizzate per giungere al prodotto finale. Le strategie utilizzate considerano il carattere compositivo, le condizioni fisiche del manufatto e del contesto d’intervento.

45


4.2.1 Edifici d'interesse

1Metal Car

3 Union

Via Paolo Losa, 19 2115 mq

Via Alessadro Antonelli, 36 3230 mq

2 Officina Alfa Romeo

4 Prima Industrie

Via Paolo Losa, 17 345 mq

Via Alessandro Antonelli, 52 4522 mq

46


5 Metropolis

7 Ex Sacet

9 Prima Industrie

Via Alessadro Antonelli 1819 mq

Via Edmondo De Amicis, 65 1725 mq

Via Edmondo De Amicis, 71A 2795 mq

6 Motorsport

8 Lattes Editori

10 Ex Begalla

Via Alessadro Antonelli, 4 1837 mq

Via Edmondo De Amicis, 67 2818 mq

Via Edmondo De Amicis, 70 514 mq

47


4.2.2 tabella strategie applicate agli edifici d'interesse

Edificio

1

2

Funzione

Workshop

Strategia

Spazio espositivo

Sottrazione

Addizione

Ludoteca Addizione

3

4

5

Casa Bottega

Ristorante

Residenza universitaria

Negozi

Workshop, uffici, Casa Bottega sala polivalente

Sottrazione

Addizione

Addizione

Addizione

Sottrazione

Addizione

Uffici Relazione 48


Edificio

6

7

8

9

10

Funzione

Orto Botanico

Casa Bottega

Biblioteca

Mercato

Strategia

Museo Sottrazione

Relazione

Addizione

Addizione

Sottrazione

Addizione

Sottrazione

Addizione

Negozi

Aule studio

Ristorante

Bar

Bar

Parcheggio Gemmazione 49


4.3 CONSIDERAZIONI I casi indagati hanno messo in evidenza una serie di spunti di riflessione rispetto al trattamento dell’edificio esistente, all’approccio progettuale perseguito, alla concezione strutturale del nuovo edificio, alle tecnologie impiegati in relazione al contesto. Si è deciso di raccogliere queste informazioni in descrizioni sintetiche in grado di inquadrare per ogni progetto gli elementi più interessanti. Queste informazioni sono state la base su cui costruire le letture complessive raccolte. Questo capitolo dedicato alle letture trasversali e complessive degli interventi indagati, ha avuto lo scopo di costruire alcune famiglie di lettura per inquadrare le strategie progettuali e messe in atto nei progetti analizzati. Mettendo a sistema le informazioni dei casi raccolti e l’apparato teorico - critico sviluppato nella parte iniziale della tesi, si sta cercando di fornire con questi criteri di lettura delle indicazioni utili da tradurre nel progetto e nella definizione di processi virtuosi e sostenibili. Questi criteri progettuali serviranno per inquadrare le linee di intervento e le strategie da mettere in atto nella definizione di interventi di recupero e va-

lorizzazione del patrimonio e per costruire propositi di riflessione e ricerca futura su questo tema. L'applicazione delle regole precedentemente descritte ed illustrate, permette di ipotizzare uno scenario possibile per una trasformazione delle funzioni attuali, ma al contempo dà la possibilità di prevedere possibili scenari futuri che si potrebbero verificare nell’area, senza compromettere l’esistenza e le caratteristiche dei fabbricati esistenti. I parametri individuati nella tabella si riferiscono alla scala edilizia e hanno carattere generale per consentirne l'applicazione ad edifici con caratteristiche diverse, senza però entrare nel merito di valutazione di tipo economico. Lo strumento può ritenersi utile durante le prime fasi della progettazione, nello studio di fattibilità e nel progetto preliminare, come supporto pratico al professionista e/o agli enti pubblici allo scopo di fornire indicazioni di massima riguardo le potenzialità trasformative del manufatto edilizio. Può essere utilizzato nella programmazione degli sviluppi futuri del territorio, ad esempio in merito ad aree dismesse o da riqualificare per capire le potenzialità insite nel costruito, pianificare interventi urbani che minimizzano il consumo del suolo, valutare la convenienza di una possibile azione 50


di recupero secondo sistemi incrementali e definire la strategia di attuazione che sappia garantire il miglior rapporto economico costi benefici e risulti essere sostenibile dal punto di vista ambientale. Le analisi effettuate evidenziano quanto l’intervento sull’esistente possa diventare un campo di sperimentazione per l’architettura contemporanea, in cui applicare tecnologie innovative per stimolare un cambiamento all’interno dei processi di riconversione del patrimonio e per individuare nuove strategie negli scenari di crescita e rigenerazione delle città, stimolando interventi di rinnovamento importanti, che portano ad operare nella direzione di un recupero dell’involucro. La configurazione di nuovi scenari di espansione e riqualificazione del tessuto urbano partendo dalla situazione esistente si configura come una ipotesi di progetto in cui l’investimento da parte della governance potrebbe rilanciare le dinamiche di trasformazione della città esistente.

51



Analisi del sito


Analisi del sito L’individuazione dei rapporti tra tipo edilizio e forma urbana e dei loro mutamenti nel corso della storia è elemento determinante per comprendere le leggi formative e trasformative della costituzione fisica (ma attraverso questa, anche politico-economica) delle città. L'architettura oggi è più che mai una composizione di relazioni anziché di oggetti, di spazi relazionali, dinamici, anziché di scene statiche. L’architettura si assume il compito di mettere in relazione o comunque di sottolineare le differenze fra diverse situazioni morfologiche e proprio da queste intersezioni trae vita. Il progetto inteso come strato o come struttura di relazione sovra-imposta o sotto-imposta, si assume il compito di definire nuovi strati e quindi nuove forme di relazione rispetto allo strato preesistente del paesaggio, naturale o urbano che sia, un progetto che lavora, insomma, per sovra o sotto-imposizione e istituisce relazioni in verticale, in sezione, con gli strati preesistenti. Analizzando le disposizioni dettate dal PRGC di Collegno, si effettua una valutazione critica del programma di intervento, cercando di proporre un progetto il più possibile confacente alle linee guida che governano il territorio comunale. 54


Esse identificano l’area come luogo del lavoro, l’obiettivo è quello di rispettarne le destinazioni d’uso apportando però nuove visioni e approcci del lavoro, che renderanno possibili lo sviluppo di nuove attività, aziende e artigianato. La contemporanea convivenza di diverse attività, diurne e notturne, consentirà lo sviluppo e fruizione dell’area. Un punto rilevante del processo di trasformazione degli edifici che accoglieranno le nuove funzioni è l’ottimizzazione del funzionamento energetico attraverso operazioni di miglioramento prestazionale dell’involucro edilizio. L’area allo stato attuale si presenta in situazione di crescente dismissione e conseguente manutenzione degli spazi inadeguata e non curata. Questa condizione tende ad incrementare il distacco dell’area dal resto del comune e della città di Collegno, rendendo l’area inaccessibile, quasi un luogo in cui non ci si possa recare, sia per il fatto dell’assenza di collegamenti sia per assenza di funzioni. Percorrendo l'area al suo interno, svettano fabbricati industriali risalenti agli anni del boom economico, e si percepisce il vuoto nella sua assenza di funzioni, funzioni ormai perdute nel corso degli anni, conseguenza di una rivoluzione/dismissione del settore industriale italiano. Si percepisce una

sensazione di desolazione, sensazione interrotta in alcune eccezioni, cioè in quei fabbricati che ancora conservano inalterato il lavoro e la loro funzione. La zona risulta come un’appendice del comune, situata in prossimità dei confini. Fattore di notevole interesse è stato l’inserimento della metropolitana di Torino, la quale terminando con l'attuale capolinea Fermi a nord dell’area, ha creato un forte interesse della zona, creando un collegamento efficiente con la città metropolitana di Torino. Tramite le successive analisi si vuole esaminare la situazione attuale dell’area e capirne particolarità, caratteristiche punti forti e debolezze, tutti i fattori che possano quindi essere usati, riutilizzati e reinterpretati per il progetto.

55


Fig. 13 - Particolare edificio dismesso in Via P. Losa; Foto degli autori 56


Fig. 14 - Particolare edifcio Prima industrie; Foto degli autori 57


5.1 SEZIONI FUNZIONALI

A B C

58


strada pubblica

residenziale

pertinenza privata

edificio sportivo

industriale attivo

edificio scolastico

industriale dismesso

edificio per uffici

A

B

C

59


5.2 EDIFICATO Dal punto di vista della trama del tessuto urbano l’interruzione più forte, spesse volte, è tra la città storica e le periferie. Si ha una sostanziale differenza di grado di densità tra periferia e centralità. Si presenta la frammentazione delle componenti edificate, la rottura della continuità, la riduzione del luogo pubblico, la scomparsa del pedone e la dittatura dell'auto privata. Si evidenzia il rapporto tra dimensione media dei manufatti edilizi e il loro posizionamento sul territorio: si può quindi distinguere una grana fine molto compatta e densa rappresentante le zone più residenziali e centrali, una grana grossa con parti delle periferie con usi industriali e commerciali. Dall’immagine si può notare come Corso Francia lasci un vuoto, che separa nettamente in due l’area, assumendo funzione di una vera e propria barriera.

60


5.3 MANIFESTAZIONI DI INTERESSE E SEGNALAZIONI Le manifestazioni d’interesse incluse nel programma di rigenerazione urbana, sociale ed architettonica "Collegno Rigenera" sono proposte di trasformazioni urbanistiche presentate da soggetti privati o pubblici. Le segnalazioni consistono nella possibilità data a tutti i cittadini di segnalare al Comune aree pubbliche e/o private che riversano in stato di abbandono e/o degrado, al fine di migliorare il quadro conoscitivo dell'amministrazione sulle reali e complessi edificati che necessitano di una riqualificazione in termini urbanistici. Per queste si interverrà in modo puntuale ed eventualmente con la riqualificazione associata ad altri interventi di trasformazione urbanistica. Nella figura sono rappresentate le segnalazioni presenti nell’area di progetto.

61


5.4 SPAZI PUBBLICI

spazi pubblici

La presenza di aree pubbliche all'interno della città, godibili da parte dei cittadini, è chiaramente un fattore di grande importanza per la vivibilità dell'ambiente urbano e la sua qualità. Lo spazio pubblico è un vettore fondamentale per un'adeguata progettazione e possibilità di sviluppo dell’area, creando interesse da parte della cittadinanza a frequentare, vivere e usare il luogo oggetto di riqualificazione. Una corretta progettazione ed integrazione di questi spazi permette, tramite la loro funzione stessa di luoghi di aggregazione sociale ed economica, di mantenere e curare il contesto urbano. In quest'analisi riusciamo ad inquadrare gli unici spazi pubblici presenti nella zona, le quali sono state realizzate negli ultimi anni dopo recenti progetti. Si può notare quindi un'assenza di spazi pubblici nell'area industriale periferica.

62


5.5 AREE VERDI

aree verdi attrezzate aree verdi territoriaali

La disponibilità di aree verdi all’interno della città, fruibili da parte dei cittadini, risponde ad esigenze di sviluppo dell'agglomerato, di salvaguardia della vivibilità urbana, della salubrità e della qualità ambientale in un contesto ad elevata densità edilizia. Si distingue verde pubblico attrezzato e verde territoriale. Il primo prevede la destinazione di un'area urbana dotata di attrezzature per il gioco e per lo sport, servizi igienici e chioschi, che consenta l’accessibilità a tutti i cittadini; il secondo, riconosciuto come verde incolto o boscaglia, ubicato nelle periferie o in prossimità delle città, è destinato sia all’uso ecologico ambientale che ornamentale. Riguardo l’area di intervento, sono pochi gli spazi destinati a verde pubblico attrezzato e non sono adeguatamente dimensionate per soddisfare un futuro incremento edilizio e demografico.

63


residenziale edificio sportivo edificio scolastico edificio per uffici industriale

5.6 SISTEMA FUNZIONALE I cambiamenti socio-economici rendono non più necessaria, spesso addirittura negativa, la separazione territoriale di attività e l'individuazione di zone monofunzionali. L'unicità tipologica legata all'unicità di funzioni rompe i tessuti urbani e rende impossibile il controllo spaziale delle connessioni tra una zona e l'altra, creandosi quindi quartieri dormitorio o zone industriali alienanti e non economicamente sostenibili. Dall'analisi si riscontra una quasi totale monofunzionalità dell'area, fatta eccezione per alcuni fabbricati. Ciò è causato dalla zonizzazione dell'area dettata dai precedenti piani regolatori del comune di Collegno. Occorre superare la monofunzionalità promuovendo l'integrazione tra funzioni ed attività diverse che possano coesistere all'interno delle stesse zone, spesso degli stessi edifici. Occore articolare l'intervento urbano per tessuti, agire con programmi di intrevento fattibili mirati al recupero e al riuso di strutture esistenti.

64


5.7 GERARCHIA STRADALE strade di attraversamento strade locali collegamenti interni

Come nella città densa, anche nella città dispersa è possibile individuare una gerarchia funzionale della rete stradale, anche se fortemente contaminata da una mescolanza delle varie funzioni, dove alla funzione di scorrimento si somma quella di accessibilità. L’assetto stradale dell’area è caratterizzato da un alto grado di disomogeneità, dove tratti in aperta campagna si alternano a tratti di disseminazione residenziale o industriale/commerciale, a diverso grado di densità.

65


5.8 AREE DI PARCHEGGIO Il grafico evidenzia le aree destinate a parcheggio pubblico presenti nell'area. I parcheggi di maggior rilevanza sono stati realizzati in concomitanza della recente edificazione del centro commerciale ed in prossimità del capolinea della fermata Fermi della metropolitana. La realizzazione di tali aree è dettata dal vigente piano regolatore, che identifica la zona come punto di interscambio e nuova centralità . Attualmente sono presenti all'incirca 1350 posti auto, limitrofi all'area di progetto.

66


fermata metropolitana fermata autobus meccanico centro commerciale istruzione

5.9 SERVIZI Dall'analisi si evince la scarsità di servizi presenti all'interno dell'area oggetto di rigenerazione. In particolare si è voluto evidenziare l'accesibilità pedonale a tali servizi in un raggio di 300 m. Dall'analisi risulta la necessità di integrare con mixitè funzionale l'intervento progettuale al fine di inserire nel contesto urbano attività e servizi che leghino e attivino l'area per una futura fruizione e corretto funzionamento, in previsione di un aumento demografico successivo alla rigenerazione.

67


5.10 MOBILITÀ

Nodo della mobilità

Gomma - Ciclabile

Ferro - Gomma - Ciclabile Ferro - Gomma

Il nodo della mobilità rappresenta un punto di connessione tra le linee di differente livello e garantisce, oltre l’agevole trasbordo da un sistema di servizio ad un altro, o tra differenti linee di uno stesso servizio, adeguate strutture utili all’utenza. Posto strategicamente in corrispondenza di incroci significativi tra linee ferroviarie, automobilistiche e parcheggi, consente all'utenza di iniziare, proseguire, terminare uno spostamento scegliendo il modo di trasporto più rapido ed adatto alle personali esigenze. La localizzazione dei nodi di interscambio (gomma-gomma, gomma-ferro, individuale-collettivo) svolge un ruolo determinante nel disegno della rete. Dall’analisi si deduce che è già in atto una buona progettazione dei nodi di interscambio, ma è carente per quanto concerne il sistema di scambio ciclabile-pedonale.

68


5.11 DALL'ANALISI AL PROGETTO Gli elementi sopra analizzati rappresentano la natura del luogo, lo consacrano all’esistenza come le funzioni a cui assolvono. Assegnano un posto nella storia dell’individuo e della comunità, lo includono nella coscienza collettiva. Contesto, memoria, realtà preesistenti, sono nozioni che con le loro complessità, valori e patologie, costituiscono non un freno ma un’opportunità per il progetto, che non può pretendere di inventare ogni volta un modello di vita. Il progetto ha bisogno di nutrimento per rinvigorirsi o essere invenzione, presuppone di proporre delle soluzioni pertinenti in rapporto a temi difficili e complessi. Deve saper passare oltre i limiti di quei temi fragili per natura che sono il modo di vita, le relazioni sociali, l’abitare, gli effetti di molteplici attori e situazioni. Per la composizione urbana è fonte di arricchimento ammettere che la città trae origine dalla storia ed è costituita da un patrimonio tanto costruito che culturale, determinato dagli usi e dalle tradizioni, dai riferimenti comuni, ma nello stesso tempo è percepita da ognuno dei suoi cittadini in modo particolare e unico. Un luogo o una città offrono

un potenziale latente che occorre riconoscere per alimentare il progetto di trasformazione. La diversità delle informazioni permette di disegnare i contorni di un certo ambiente, di un luogo e plasma una sorta di caleidoscopio complesso e mutevole, il cui modo di gestione è un rapporto dialettico dal locale al globale. La sistemazione urbana è un intervento che mira ad abbracciare scale differenti, integrando ogni intervento nel quadro di un progetto globale o generale tenendo conto del particolare. La conoscenza del luogo è necessaria per comprendere il contesto locale, i fenomeni e le differenti interconnessioni allo scopo di rendere chiara la scelta, di fissare una posizione e di indurre all’azione. La conoscenza è cultura collettiva che facilita ed alimenta il dibattito per delle scelte concrete e consapevoli. Operare all’interno del già abitato, del già costruito, dell’esistente presuppone un’attenta analisi delle funzioni, della storia, della stratificazione dei segni e oggetti, delle infrastrutture, spazi pubblici e privati. Tenere conto della complessità di un luogo della città è conoscerlo, avviare un approccio alla realtà che lo rappresenta.

69



Diversi scenari, differenti opportunitĂ


Diversi scenari, differenti opportunità

18. Una formulazione che, nella letteratura disciplinare di origine anglosassone viene riassunta con le locuzioni sintetiche "what-if " o "if-then"

In un processo di progettazione la costruzione di scenari risulta importante al fine di valutare, in base alla condizione attuale e alle esigenze di diversi attori, possibili trasformazioni. Costruire scenari significa formulare ipotesi in merito alle possibili evoluzioni future di un fenomeno o di un sistema in esame, chiedendosi "cosa succederebbe se...?"18. Significa condurre un esercizio di immaginazione creativa, sulla base di variabili quantitative e qualitative, finalizzata alla costruzione di ipotesi in merito alle potenziali conseguenze delle azioni che si devono o che si vogliono intraprendere. Lo scenario, dunque, è una descrizione di futuri possibili. La maggior parte dell’interpretazione del fenomeno urbano contemporaneo sembrano concordare sulla velocità e sull’apparente incontrollabilità delle trasformazioni in atto. Parlare di scenari, e non solo più di piani o di progetti urbanistici, significa interrogarsi su come, in una simile condizione sia possibile continuare a disegnare il futuro. Significa anche riflettere sull’ aggiornamento degli strumenti operativi confrontandosi con la dimensione dell'incertezza, con le variabili del cambiamento, con i molteplici sentieri di sviluppo del territorio contemporaneo.

Nel passaggio dal progetto architettonico al progetto del territorio si verifica un salto di scala, con conseguente ragionamento sul materiale urbano, sui temi della densità, della quantità e della ripetizione. Progettare il territorio non è quindi un'operazione racchiusa nei soli termini del riconoscimento di una dimensione delle trasformazioni, ma è inevitabilmente un'operazione intenzionale, una nuova scrittura progettuale. Gli scenari si rivelano uno strumento di grande efficacia per una tematizzazione a grande scala, che però deve essere funzionale alla costruzione di un progetto. Il valore dei progetti previsti dagli scenari sta nella loro dimensione processuale di lungo periodo, che solo lo scenario di riferimento può offrire, a partire da una risposta progettuale da immaginare invece in termini rapidi. Costruire scenari può permettere di dare uno sfondo ai progetti urbanistici, quella "visione d'assieme" che spesso rischia di mancare nelle operazioni di trasformazioni per parti o per progetti settoriali. Al tempo stesso il carattere aperto dello scenario, nella sua fase di costruzione, dovrebbe consentire di limitare il rischio che questo strumento, per quanto 72


19. cfr Bozzuto P., Costa A., Fabian L., Pellegrini P., Storie del futuro, gli scenari nella progettazione del territorio, cap. Storie del futuro:perchè costruire scenari?, 2008

ben disegnato, sia calato dall'alto, senza un reale confronto con il territorio. Affinché il progetto urbanistico cessi di essere un semplice spettatore o una disciplina applicata a posteriori, è indispensabile che recuperi la sua capacità di raccontare il futuro. Gli elementi che consentono al progetto di recuperare una dimensione formale e spaziale, sono la modellazione del vuoto e il disegno degli spazi aperti. La costruzione di scenari è strettamente legata alle componenti del fare territorio. Si rivelano come una complessa camera di compensazione, dentro la quale la lettura del territorio ha la possibilità di confrontarsi con il progetto, mettendo a confronto i modelli socio-economici con quelli spaziali. Gli scenari, spesso volutamente estremi, possono offrire all'Urbanistica una nuova dimensione utopica. Le immagini interpretative del presente sono rappresentazioni che descrivono lo stato di fatto attuale e lo interpretano secondo una logica progettuale, cercando di mettere in evidenza, in modo selettivo, isolando ed eventualmente enfatizzando, alcuni temi, questioni e aspetti territoriali particolarmente significativi dal punto di vista delle potenzia-

li ricadute sulle trasformazioni future nel contesto in esame. La produzione di queste immagini è un'attività fortemente connessa al modo di operare tipico della costruzione di scenari e può essere intesa come una fase propedeutica al processo di elaborazione di "storie del futuro"19. Le immagini interpretative del presente fungono da supporto argomentativo per le immagini del futuro e contribuiscono al superamento di un paradosso tipico della costruzione di scenari: quello della loro "inaccettabilità". Più uno scenario assolve la propria funzione di congettura sul futuro, più esplica la propria finalità della ricerca, più consente di individuare indirizzi di mutamenti eccentrici rispetto allo status quo, prefigurando immagini del futuro anche radicalmente diverse da quelle riscontrabili nel presente, rischiando quindi di risultare scarsamente accettabile. Le immagini interpretative del presente introducono, in modo progressivo, la dimensione di ideazione del processo di progettazione. Si procede, ora, alla rappresentazione e descrizione di quattro ipotetici scenari immaginati per l’area di progetto. Ogni scenario è caratterizzato fortemente da un unico fattore di trasformazione, in 73


modo tale da poter osservare ed analizzare i vari aspetti che esso, paradossalmente, presenterebbe in una sua ipotetica realizzazione. Questi sono valutati attraverso criteri quantitativi, quali la superficie aggiunta, la superficie demolita, la superficie riaqualificata, il numero di fruitori ed i costi di realizzazione, al fine di estrapolare gli aspetti migliori e ottimali per la realizzazione dello scenario di progetto presentato. Di seguito vengono fornite delle definizioni dei criteri utilizzati ed i dati dello stato di fatto riferitito alla superficie totale del lotto di intervento, alle aree con destinazione residenziale, le aree occupate dall'impronta degli edifici con con funzione lavorativa e quello destinate allo spazio pubblico.

Criteri di valutazione

Sup. aggiunta [m2]

Sup. sottratti

[m2] Sup. Residenz. [m2] Sup. Lavorativa* [m2] Sup. Pubblica [m2]

158362 9042 41793 9856

Aree soggette ad opera di demolizione.

[m2]

Sup. riqualificata [m2]

Fruitori

Dati di progetto Sup. Totale

Aree soggette ad opera di costruzione ex novo. Si considerano le superfici edificate.

Costi

Aree soggetta a trasformazione ed interventi di recupero. Si considerano nel particolar caso le superfici costruite e le aree oggetto di opere di urbanizzazione. Coloro i quali usufruiscono di un bene o di un servizio. In questo contesto si intendono gli utenti delle residenze e dello spazio pubblico. L’indice dei fruitori è calcolato considerando lo standard di superficie minime pro-capite per le aree pubbliche, pari a 18mq, e per le aree residenziali, pari a 30 mq( 25 mq alloggio + 5 servizi). L’ammontare monetario occorrente per produrre un bene o per fornire un servizio. In tal caso sono stati considerati i costi di costruzione dei fabbricati estrapolati dal prezziario della regione Piemonte, sintetizzando un costo medio pari a 1300€\mq, e il costo delle opere di urbanizzazione primaria, estratto dal prezzario del Comune di Collegno, pari a a152,61 €\ mq. In tale contesto non sono stati considerati i costi di demolizione.

Impronta a terra dell'edificio

*

74


75


0

0

00 25

0

00 20

00

0

Sup. aggiunta

15

00 10

00 50

Il fattore densità è il parametro caratterizzante di sviluppo urbano o tentativo di fondazione di nuove città: rappresenta un termine di raffronto quantitativo è un rapporto misurabile nella scelta di un modello insediativo o nell'accostamento tra schemi urbani nuovi e del passato. Sono molte le implicazioni qualitative e gli effetti sul tipo di spazio sugli aspetti sociali ed economici e infine sulla forma e sulla tipologia architettonica che il parametro densità influenza e determina. Ciò che ha sempre caratterizzato la città non è soltanto la dimensione e il numero degli abitanti ma un secondo fattore fondamentale, la densità, o meglio un valore di densità minimo in grado di produrre divisione del lavoro varietà di funzioni, attività, complessità della struttura sociale.

revole in quanto si ipotizza l'inserimento di nuovi manufatti edilizi addizionati agli esistenti, con conseguente aumento demografico, in quanto i nuovi volumi ospiteranno al loro interno residenze, uffici, spazi commerciali, luoghi sociali e spazi dedicati alla municipalità. Questo scenario risulta essere uno dei più plausibile in quanto, considerando l'intervento progettuale e i soggetti interessati, sia economicamente che socialmente, risulta più velocemente realizzabile ed attuabile.

0

6.1 SOPRAELEVAZIONE

<80% della Slp per

[m2]

trasformazione

Sup. sottratti [m2] Sup. riqualificata

Lo scenario della densificazione prevede un incremento edilizio attraverso lo strumento della sopraelevazione, rispettando i valori dettati dal bando di progetto, tale che si possa ottenere un aumento volumetrico con relativo incremento di spazi e funzioni. La proposta prevede una trasformazione conside-

[m2]

=100

Dato ottenuto dalla

Fruitori

superficie minima procapite 30 m2 (di 16.588.000 €

cui 25 abitazione e 5 servizi)

Costi

76


77


Lo scenario dello spazio pubblico propone un'esasperazione dello spazio aperto destinato a diverse funzioni, tale che esso diventi luogo di aggregazio-

0

0

00 25

0

00 20

0

00 15

00 10

00 50

Lo spazio pubblico assolve a molteplici funzioni di carattere sociale come spostarsi, incontrarsi, divertirsi, giocare e praticare attività sportive. La qualità dello spazio urbano ha una relazione con le diverse forme che assumono la funzione di carattere sociale che in esso prendono vita, diventando luogo del possibile, a condizione che esso sia veramente tale quanto a fruizione. Il fatto che dello spazio pubblico beneficino attività economiche che hanno una finalità privata non toglie nulla alla fruibilità del luogo, ma ne diversifica semmai le forme di fruizione, generando quel miscuglio di attori sociali che danno vitalità agli insediamenti umani. Contrariamente, la città dispersa, evidenzia il progressivo declino dello spazio pubblico aperto, dell’organizzazione e del carattere di ciò che è vissuto come spazio condiviso. Lo spazio aperto perde così il suo ruolo connettivo, di intervallo nella concatenazione tra le diverse sequenze spaziali e funzionali del tessuto urbano.

ne e socialità, configurandosi come un sistema che lega e connette, a varie scale, luoghi caratterizzati da opere artificiali ed elementi naturali. La proposta prevede una completa riqualificazione dell'area, inserendo nuove attività compatibili legate all'area di trasformazione o destinate ad attività pubbliche e di interesse generale integrate con la rete di servizi e attrezzature urbane già esistenti. A questo scopo vengono utilizzati elementi e strutture presenti svuotati e convertiti della loro funzione instaurando un nuovo rapporto di relazione con il contesto.

0

6.2 SPAZIO PUBBLICO

Sup. aggiunta [m2] Sup. sottratti [m2] Sup. riqualificata

50.454 m2

[m2]

=100

Dato ottenuto

Fruitori

dallo standard per l'area minima per Costo di demolizione

Costi

7.699.785 €

non considerato

attrezzature pubbliche procapite [18m2]

78


79


0

0

00 25

0

00 20

0

00 15

00 10

00 50

Preservare la memoria del patrimonio industriale significa ricostruire storie attraverso l’osservazione del passato e la creazione di nuove relazioni presenti, con interventi di manutenzione attenti alla preesistenza e miranti alla conservazione del manufatto materiale e dei suoi valori immateriali. Ciò è attuabile con un processo per il quale le modifiche e gli interventi in una preesistenza mirino ad ottenere il riconoscimento di valori del sito o del fabbricato, i quali risultano essere unici, peculiari ed importanti per la società. Un intervento di questo tipo, consente alla collettività di godere e preservare l’immagine dell’edificato, che non subisce variazione significative, concedendone la trasformazione e lo sviluppo funzionale.

dei fruitori. I nuovi edifici, fanno parte di un sistema complesso ed integrato, in grado di generare e governare connessioni e relazioni pubbliche e private. Tale approccio presuppone un intervento architettonico poco invasivo, che consenta la conservazione e fruizione nel tempo, costi di realizzazione moderati oltre che la rapidità di esecuzione.

0

6.3 VOLUMI INTERNI

Sup. aggiunta [m2] Sup. sottratti L'intervento non

[m2]

prevede demolizione

Sup. riqualificata

Lo scenario volumi interni propone il recupero dei fabbricati esistenti con la soluzione costruttiva dell’edificio nell’edificio, il quale prevede un intervento di manutenzione e consolidamento e la realizzazione al loro interno, come se fossero una scatola contenitore, di nuovi edifici autonomi, implementabili e modulabili secondo le esigenze

[m2]

=100 Fruitori

18.666.700 € Costi

80


81


0

0

00 25

0

00 20

00

0

Sup. aggiunta [m2] Sup. sottratti [m2] Sup. riqualificata

Si prevede anche

[m2]

Lo scenario propone la demolizione totale, con conseguente ricostruzione a parità di volume, di tutti i fabbricati evidenziati come manifestazione di interesse all’interno del bando di Collegno rigenera. La proposta si caratterizza principalmente per la

15

00 10

00 50

L’ Intervento di nuova costruzione su aree industriali dismesse rappresenta una delle strategie di intervento applicabili nell’ambito della rigenerazione urbana e territoriale. L’ edificato ex-novo si combina con demolizione, ricostruzione o sostituzione edilizia. Tali processi, legati all’ industria delle costruzioni, costituiscono l'ambito di maggiore interesse della rigenerazione urbana, poiché generano un ritorno economico, inserendo nuove funzioni nelle aree in cui avviene la ricostruzione. Con questo processo si intende creare, ex novo, un quartiere per stimolare la questione sociale ed economica consentendo lo sviluppo e il suo futuro mantenimento e fruizione. Nell’epoca del “recupero” urbano lo scenario distruggere per ricostruire è forse la visione più utopica e provocatoria degli scenari.

progettazione degli edifici, i quali utilizzando modalità e componenti di progettazione ed esecuzioni attuali, potranno donare identità a luoghi privi di carattere architettonico. Tramite l’inserimento di manufatti contemporanei l’area assume un nuovo carattere morfologico e urbano, tale da rappresentare un nuovo "landmark" che crei consapevolezza e unione nella società.

0

6.4 DEMOLIRE PER RICOSTRUIRE

l'area pertinenziale 23.766 m2

=100 Fruitori

22.636.900 €

Costo di demolizione non considerato

Costi

82


83


0

0

00 25

0

00 20

0

00 15

00 10

00 50

Risultato dell’analisi e dell’interpretazione dei diversi scenari proposti, il progetto assimila e unisce i vari aspetti che insieme vanno a creare la proposta progettuale. Il progetto di riqualificazione tiene in considerazione importanti aspetti, che propongono un’interpretazione della città pubblica come risorsa per la città contemporanea. A tal fine, il processo di riqualificazione terrà conto degli attori e dei rispettivi interessi, nell’ottica di stabilire connessioni tra spazi e utenti, a seconda degli specifici contesti locali. Lo scenario di progetto prevede un incremento edilizio attraverso lo strumento della sopraelevazione, tale che si possa ottenere un aumento volumetrico con relativo incremento di spazi e funzioni. Si attua l'inserimento di nuovi manufatti edilizi addizionati agli esistenti, auspicando quindi un aumento demografico, densificando l’area. Le nuove strutture ospiteranno al loro interno residenze, uffici, spazi commerciali, luoghi sociali e spazi dedicati alla municipalità. Il recupero dei fabbricati esistenti con la soluzione costruttiva dell’edificio nell’edificio è una soluzione che accompagna il processo di addizione edilizia.

Si innestano nuovi edifici autonomi, implementabili e modulabili secondo le esigenze dei fruitori, con conseguente manutenzione e consolidamento della struttura ospitante. I nuovi edifici, fanno parte di un sistema complesso ed integrato, in grado di generare e governare connessioni e relazioni pubbliche e private. Il progetto si caratterizza principalmente per la progettazione di nuovi spazi pubblici collettivi,

0

6.5 SCENARIO DI PROGETTO

Sup. aggiunta [m2] Sup. sottratti [m2] Sup. riqualificata

Si prevede la riqualifi-

[m2]

cazione dell'edificato e dell'urbano

=100

Si considerano sia i

Fruitori

fruitori per le residenze che dello spazio 16.424.544 €

pubblico

Costi

84


85


divenendo luoghi di aggregazione e connessione, a varie scale, tra gli elementi naturali e gli edifici, i quali utilizzando modalità e componenti di progettazione ed esecuzioni nuovi, potranno donare identità a luoghi privi di carattere architettonico. Tramite l’inserimento di manufatti contemporanei l’area assume un nuovo carattere morfologico e urbano. Tale approccio presuppone un intervento architettonico che consente la conservazione e fruizione nel tempo della memoria del luogo e della sua capacità di rinnovarsi.

6.6 VALORI, CONSIDERAZIONI, DECISIONI La densificazione si propone non solo come alternativa alla dissipazione della risorsa territoriale, ma anche e soprattutto sfida culturale verso la sperimentazione di modelli insediativi capaci di proporre nuova e più alta qualità nella forma della città, nella sua organizzazione interna, nel suo rapporto eco-sistemico, nelle sue modalità d’uso. La qualità della vita urbana, oltre che dalla densità, deriva da una complessità di fattori che fanno di

un gruppo di edifici una città e di un gruppo di persone una comunità. Occorre cogliere il valore aggiunto della mixitè e della fruibilità, della varietà e della riconoscibilità, della singolarità e molteplicità, della individualità e della società, della specificità e della contestualità, dei pieni e dei vuoti, del dentro e del fuori. Tutto questo richiede innovazione e progettualità. Costruire scenari significa definire uno o più ordini ipotetici tra i diversi fenomeni che investono la città, fenomeni che si manifestano essenzialmente attraverso le domande urgenti che attengono il piano sociale ambientale ed economico. Mettere in evidenza la domanda urgente di riqualificare e riattivare il territorio significa capire e mostrare soprattutto un indice delle problematiche specifiche che competono ad un’attenta progettualità in grado di ascoltare tutte le parti in gioco: società, ambiente e specificità culturali. Le tipologie di intervento mostrate precedentemente raccontano quattro futuri possibili immagini dell’area. Tali immagini rappresentano differenti spazi fisici, modi di abitare e di relazionarsi con l’intorno e concorrono ad assegnare nuovi valori e significati. Gli scenari immaginati sono delle simulazioni di spazi ed architettura ed intendono verificare il 86


grado di fattibilità di alcune ipotesi progettuali che perseguono la necessità di rigenerazione. Talvolta le simulazioni non si preoccupano di rispettare fedelmente la normativa vigente pur definendo delle relazioni tra indici generali ed i principi insediativi di una nuova concezione. In questo senso i progetti degli scenari non sono da considerarsi come strumenti prescrittivi immediatamente operativi, ma come dei concetti spaziali attraverso i quali stimolare un dibattito sulle regole che governano le trasformazioni dell’area. Ogni scenario è da intendersi come una direzione estrema di sviluppo del luogo e che suggerisce criteri di trasformazione e progettazione pertinenti. L’immagine del primo scenario vuole retituire la possibilità di densificare per sopraelevazione, ipotizzando un aumento del costruito inferiore all’80% di Slp utilizzabile concessa da Prgc Di Collegno. Il secondo scenario, in maniera utopica, vuole destinare l’area a fruizione pubblica, realizzando così numerosi spazi verdi ed u nuovo parco urbano. La terza visione prevede un intervento minimo sull’edificato esistente, il quale è utilizzato come contenitore che ospita al suo interno innumerevoli altri involucri. Il quarto ed ultimo scenario estremizza le normative e prevede una grande opera di

demolizione del costruito esistente, con l’intento di ricostruire ex novo a parità di volume dell’edificio precedente, nuovi fabbricati edilizi. I quattro scenari rappresentano la sintesi di una visione progettuale astratta e concorrono alla definizione di un più ampio progetto, trasformando gli intenti in materiali progettuali. Sintetizzando ed estrapolando dai quattro scenari i rispettivi valori e caratteri si realizza un quinto scenario che tiene conto delle qualità intrinseche dei futuri possibili per creare un’immagine ideale di città, che fornisca risposte innovative, concrete e condivise alla domanda di rigenerazione.

87



Proposta progettuale


Proposta progettuale

Il progetto di rigenerazione urbana dell’area industriale in via di dismissione ha un approccio di integrazione con il contesto che lo circonda, attraverso la riqualificazione dell’assetto stradale di Via Fermi e la prosecuzione della pista ciclabile. Cerca, inoltre, di costruire un nuovo carattere per l’area privilegiando la dimensione pubblica integrando lo spazio urbano con quelli che ora sono elementi disgregati, mere quantificazioni volumetriche. Il verde è l’elemento costruttivo che il progetto propone per risolvere ambientalmente e figuarativamente lo spazio pubblico. La realizzazione di aree verdi e aree pavimentate all’interno ed esterno dell’area, conferiscono con un unico sistema costruttivo una grande varietà di esperienze: aree attrezzate per il fitness, il gioco, specchi d’acqua e percorsi educativi. La realizzazione di coperture ombreggiate tra gli edifici e lungo i percorsi pedonali consentono all’area di divenire luogo per la sosta, il gioco, il pranzo ed altre attività. Ulteriore elemento di progetto è la realizzazione di un parco lineare a ridosso di Corso Francia, parco che assume la duplice funzione di barriera vegetale e struttura socio-ricreativa.

90


91


7.1 CONCEPT

Chiusura

Apertura

La costruzione di concept, entro cui sviluppare e verificare ipotesi progettuali, non è mai un'operazione scontata e si avvale di un variegato insieme di tecniche e di informazioni sia note, derivato dalla storia dei luoghi, dei temi e delle comunità, sia ipotetiche, proiezioni variamente desunte e argomentate. Ipotizzare nuovi concept in tessuti ereditati, spesso complessi, come sono i territori urbani dell’espansione della città contemporanea, richiede un percorso conoscitivo, argomentato e sempre disposto ad interrogarsi rispetto allo spazio fisico, alle pratiche d'uso e alle applicazioni di innovazioni tecnologiche. È l'interrogazione costante su questi aspetti che può contribuire a sviluppare un approccio progettuale capace di travalicare le odierne risposte alla domanda di abitazione spazio pubblico e nuovi modi della mobilità, cercando sempre di dare risposte che tentano di produrre valore aggiunto non solo alla vita individuale ma anche collettiva. In questa prospettiva, una lettura attenta della morfologia dello spazio fisico e tanto più utile se non si limita a restituire le caratteristiche geometriche materiali ma se racconta le molteplici storie siccome si è evoluto e trasformato nel tempo 92


Nuovo sistema di mobilità

Inserimento verde attrezzato

lo spazio. Capire come sono state pensate e come funzionano le cose, leggere le pratiche che in ogni epoca hanno attraversato e solcato il territorio, può restituire una fertile rappresentazione degli spazi, dei materiali e dei sistemi di oggetti presenti. Bisogna altrettanto cercare di trovare, nelle distorsioni, nelle eccezioni e nelle ripetute anomalie, spunti e materiali per sviluppare ipotesi progettuali al di fuori di preconcetti ed esiti scontati. Cercare di forzare il reale avanzando ipotesi progettuali radicali applicando innovazioni tecnologiche è un esercizio efficace e pertinente per porre verifica scenari e concept, allo scopo di far cadere in tentazione i nostri giudizi e le nostre pratiche quotidiane di pensare usare lo spazio e i luoghi. Il punto di partenza, analizzando l'area, è stata la consapevolezza di una sua chiusura spaziale nei confronti dell'intorno. Attualmente risulta come un grande isolato non permeabile, attraversabile solamente in un unico spazio, via Paolo Losa, e caratterizzato da numerose fabbriche che definiscono e chiudono l'area di interesse. A partire da queste osservazioni ed evidenze si è stabilito che uno dei punti cardine di progetto dovesse essere la realizzazione ed acquisizione di spazio pubblico da destinare alla collettività. 93


Tutto ciò è stato pensato e ipotizzato tramite la creazione di nuova permeabilità, quindi nuovi punti di accesso che potessero rendere fruibile ed aperta la zona per un suo futuro sviluppo e reinterpretazione. L'idea è stata quella di realizzare un distretto "car free", cioè libera al suo interno della circolazione veicolare, rendendo quindi l'area un distretto ciclopedonale. La progettazione integrata tra spazio pubblico e realizzazione di aree verdi con differenti funzioni al loro interno, accompagna la trasformazione dei manufatti edilizi all'interno del sito di progetto.

7.2 TEMI DI PROGETTO

20.

cfr Landry C., City making, L’arte di fare città,2009

L’esigenza di riconfigurare spazi urbani rimasti dalla demolizione di edifici industriali e la scelta di frammentare i nuovi corpi di fabbrica permette di creare un tessuto coerente con il contesto, caratterizzato da passaggi pedonali e piazze destinate a diventare luogo di relazione privilegiato. All’interno dei nuovi edifici trovano spazio negozi, uffici, ristoranti e abitazioni sociali. Gli spazi aperti del progetto vivono di un carattere tipicamente urbano, definiscono spazi a misura d’uomo, integrati da

piccoli giardini verdi che non modificano l’immagine complessiva di ambiente urbano. Le automobili non hanno acceso diretto all’interno dell’area, ma parcheggi posizionati nelle immediate vicinanze, consentono di lasciare l’area pedonale, anche se alcuni percorsi possono essere usati per il carico e scarico delle merci.

7.2.1 Spazio pubblico La città pubblica ed in particolare lo spazio pubblico sono il punto di riferimento da cui partire per rigenerare i tessuti urbani secondo criteri di recupero e riuso dell’esistente, di sostenibilità ambientale e sociale, di uso intelligente delle tecnologie digitali. La rigenerazione degli spazi pubblici non può prescindere dalla partecipazione dei cittadini e da nuove forme sussidiarie di gestione dei beni collettivi. «Il cittadino medio è un esperto, è sicuramente l’esperto per ciò che riguarda i suoi interessi personali e i suoi desideri. Il "prendere in considerazione" non dovrebbe essere visto come un orpello di marginale importanza, una volta che le decisioni di fondo sono state prese20». I cittadini in quanto protagonisti della vita urbana possono e 94


21. Donzelot J., Mével C., Wyvekens, A., Faire société: la politique de la ville aux États-Unis et en France, 2003 22. cfr Cottino P., “ Reinventare il paesaggio urbano. Approccio di politiche e place-making“., in Ri-Vista ricerche per la progettazione del paesaggio, 2009 23. Cottino P., Attivare risorse nelle periferie. Guida alla promozione di interventi nei quartieri difficili di alcune città italiane, 2009

devono avere un ruolo attivo nel processo decisionale, un ruolo che non si limiti solo alla valutazione di proposte calate dall’alto ma che dia loro la possibilità di esprimersi in maniera propositiva. I processi partecipativi sono diventati la chiave per il successo della trasformazione di vuoti degradati in spazi di qualità. Reinterpretare gli spazi aperti, a partire dalle pratiche d’uso e dal territorio circostante, è l'occasione per ripensare gli spazi aperti collettivi a una scala più ampia, mettendo in comune il patrimonio urbanistico e paesaggistico esistente, intessendo nuove trame “deboli e diffuse” dei singoli frammenti periurbani e riattivando contesti dal punto di vista spaziale e sociale. Gli spazi e occasioni residuali che ricadono nell'iniziativa pubblica possono divenire in questo modo lo strumento delle amministrazioni per migliorare il comfort e benessere dei propri cittadini, by-passando il problema di integrare approcci solo trasformativi o solo di sostegno sociale21. Attraverso un approccio multidisciplinare alla pianificazione, progettazione e gestione dello spazio pubblico, il place-making22, che consiste nel guardare, ascoltare, domandare alla persone che vivono, lavorano e “attuano” in un particolare spazio. Tutto ciò per scoprire desideri ed aspira-

zioni realizzabili che possano portare immediati benefici allo spazio pubblico e alle persone che lo usano e utilizzare queste informazioni per creare una visione comune per lo spazio in questione. La visione può velocemente evolvere in strategia implementabile, innescando, dalla piccola scala, miglioramenti. Questa prospettiva permette di intendere questi spazi non più come frammenti eterogenei, superfici disponibili per introdurre nuove funzioni o nuovi usi, ma come occasioni per intervenire in una porzione di territorio ampio, dialogando con l’intreccio di pratiche, azioni, conflitti, che caratterizzano già quei luoghi, nel tentativo di integrarle e di farle interagire con altre pratiche e altri usi23. Nella prospettiva della qualità urbana, gli interventi sullo spazio pubblico devono essere in grado di affrontare le marginalità e la frammentazione sociale. Ciò può avvenire attraverso interventi in grado di riconquistare la dimensione del vuoto nella città, che apportino nuove attività ed attrezzature plurifunzionali e sostenibili come risultato di pratiche partecipative, e con l’accompagnamento di azioni immateriali, per stimolare il risviluppo locale. Per rispondere alla pluralità di aspettative delle comunità urbane e stimolare l’incontro occorre 95


creare un luogo accessibile, libero ma riconoscibile, dove gli elementi fisici di arredo e di disegno del micropaesaggio aprono alla possibilità di svolgere diverse attività, un luogo flessibile e fluido, confortevole e piacevole, dotato di attrezzatura multifunzionale e di barriere penetrabili, tale da stimolare a sperimentare usi creativi innovativi e non programmabili. In opposizione alla crescente privatizzazione, lo spazio residuale può essere riconnotato come luogo esterno da abitare, per rilassarsi, osservare, avere benessere fisico, migliorare la forma fisica, acquistare, festeggiare, lavorare, che è dinamicamente ridefinibile attraverso le azioni di singoli e di gruppi, che permette di accrescere l’accettazione sociale e di sperimentare pratiche di valenza culturale ed economica. L’informazione, la gradevolezza, la sicurezza, l’ergonomia, il comfort, la rinaturalizzazione sono emersi come fattori di qualità che inducono all’utilizzo di uno spazio urbano aperto. Aree pedonali, strade e punti di incontro, luoghi di riposo, spazi commerciali, strutture per manifestazioni temporanee o per l'arte urbana, sono i fattori che caratterizzano gli interventi di recupero degli spazi residuali e di bassa qualità al fine di ridisegnare lo spazio pubblico aperto leggibile e condivisibile,

adattivo e plurifunzionale. Le priorità progettuali alla scala urbana portano a definire chiaramente, nei progetti, il ruolo degli spazi pubblici come attrattori sociali e volani nelle dinamiche relazionali, grazie soprattutto alla condivisione, in fase progettuale, degli obiettivi con la comunità residente.

7.2.2 Mobilità dolce La mobilità è l’elemento di criticità principale per il raggiungimento dell’equilibrio fra le esigenze dei singoli e il benessere comune, obiettivo di base per garantire uno sviluppo dell’area. Un quartiere in cui si predilige la mobilità pedonale deve essere innanzitutto compatto, caratterizzato da un elevato mix di attività e funzioni, in cui la dipendenza dall’automobile venga contrastata da un’offerta di trasporto diversificata, composita e più efficiente dal punto di vista energetico, prevalentemente affidata al trasporto pubblico e in cui forme di mobilità dolce assumano un ruolo centrale. Progettare quartieri muniti di piste ciclabili, aree pedonali e comode vie di transito incoraggerà una modalità di spostamento intra-quartiere priva di auto, tuttavia, l'effetto di una progettazione del 96


24. cit. Gehl J.,“la vita tra gli edifici non è solo flusso pedonale” ma comprende “l’intero spettro di attività”,2003

quartiere sulla scelta della modalità di viaggio per spostamenti più lunghi è soggetta a vincoli a scala più ampia, come ad esempio la vicinanza del quartiere rispetto alle stazioni di transito, la portata e la qualità della rete di transito regionale, e la posizione relativa del quartiere rispetto alle strutture occupazionali, commerciali e ricreative. Sembra dunque chiaro che l’incentivazione della mobilità pedonale in ambito urbano, intesa quale forma principe della cosiddetta mobilità dolce, richiede non soltanto il riconoscimento dello spostamento pedonale quale modo di trasporto prioritario all’interno della città ma, soprattutto, il ripensamento e la riorganizzazione dei luoghi urbani che sono destinati alla fruizione esclusivamente o prevalentemente pedonale: in particolare, strade e piazze. Questi ultimi, infatti, pur non caratterizzandosi quali spazi destinati esclusivamente alla fruizione pedonale, costituiscono il luogo per eccellenza degli spostamenti pedonali, anche brevi, all’interno della città. È evidente, infatti, che mentre l’esclusività dell’uso pedonale costituisce il fattore distintivo degli spazi aperti urbani a dominante vegetale (parchi, giardini), gli spazi aperti pubblici quali strade e piazze, anche quando nati per un uso pedonale e caratterizzati

dalla presenza di attività fortemente connesse a tale uso sono oggi prevalentemente caratterizzati da un uso misto pedone-veicolo o, più in generale, dalla compresenza di diversi modi di trasporto, tra cui quello pedonale. Molto spesso, l’uso misto degenera però in una condizione di conflittualità: la coesistenza veicoli-pedoni è divenuta, con la progressiva crescita dei volumi di traffico sempre più difficile. Nonostante la crescente conflittualità tra modalità di spostamento non sempre compatibili, strade e piazze continuano a svolgere ruoli molteplici all’interno della città: tali spazi, infatti, non rappresentano soltanto luoghi atti a supportare lo spostamento ma, anche, luoghi urbani chiamati a soddisfare un’aliquota della complessiva domanda di tempo libero e di aggregazione sociale. Come efficacemente descritto da Gehl, infatti, tali spazi costituiscono il principale supporto a diverse tipologie di attività. È evidente che la qualità e l’attrattività di tali spazi dipendono dall’intreccio e dalla combinazione di queste diverse attività24. Gli spazi in esame sono quindi certamente destinati alla mobilità ma sono, anzitutto, luoghi urbani che si prestano ad usi molteplici, dallo spostamento all’incontro, al commercio e che possono utilmente 97


concorrere a favorire i legami sociali ma anche, al contrario, contribuire ad accrescere il senso di insicurezza, di esclusione all’interno del contesto urbano. In ragione della complessità delle valenze e dei ruoli che tali spazi possono assumere nei contesti urbani, appare evidente che, al fine di promuovere la mobilità dolce e, più specificamente, la mobilità pedonale, sia prioritario guardare ad essi non solo come assi di supporto alla mobilità, compresa quella pedonale ma, soprattutto, quali luoghi urbani, immersi in specifici contesti, e destinati a supportare una pluralità di attività

7.2.3 Addizione di volume

25. cfr Avarello P., Sulla trasformazione urbana, Architettura e città, 2012

La chiusura di attività produttive ha creato spazi e luoghi abbandonati e destinati al degrado. Esse rappresentano una opportunità per nuove forme di convivenza urbana oltre che per più motivate ragioni costruttive dell’architettura. Funzioni produttive tradizionali e innovative, nuovi modi di abitare e di lavorare all’interno di inediti spazi rigenerati, rispondenti alla domanda della multiforme società contemporanea; spazi verdi, piazze, luoghi di incontro, di svago e di cultura. L’occasione di innestare inaspettate funzioni pubbliche e collettive

nel tessuto urbano più marginale offre la possibilità di aggregazione e integrazione dell’attuale società e i principi fondativi per la città futura. Tutte le città ‘storiche’ sono state prodotte, nei secoli, da più o meno continue attività di demolizione e ricostruzione, giustificate in genere con l’invecchiamento e/o il ‘malfunzionamento’ degli edifici e delle sistemazioni urbane depositati nelle stesse città e relativi territori in epoche precedenti, tuttavia con il desiderio di lasciare una ‘nuova impronta’ nei luoghi deputati di ogni città25. Nel secolo scorso si è affermato e diffuso un atteggiamento opposto, quello di tendenziale conservazione, protezione o tutela del preesistente, partendo dagli edifici ritenuti più o meno significativi, fino a includere i tessuti urbani, anche di minore rilevanza e qualità costruttiva. Viene apprezzato e ben vista quindi la possibilità di costruire sul costruito, soprattutto per la possibilità di creare incremento della densità di occupazione del suolo, riducendone di conseguenza il suo consumo. La strategia esige alcuni chiarimenti e qualche distinzione, dal momento che l’intervento sull’esistente può essere interpretato in più modi. Qualsiasi trasformazione potrebbe essere in grado nello stesso tempo di contrastare e anche di sovvertire 98


il senso del testo territoriale-paesistico e urbano, introducendo in esso valenze divergenti o persino opposte rispetto a quelle presenti. In sintesi l’esistente non può essere considerato soltanto come qualcosa che va proseguito attraverso la riconferma delle modalità della sua costituzione, ma come un’entità in continua evoluzione che può produrre, al limite, anche alternative radicali al proprio assetto strutturale e formale. La strategia si identifica nel ristrutturare edifici o gruppi di edifici. In questo caso il recupero consente di conferire un nuovo contenuto funzionale e formale a elementi edilizi dotati di un valore architettonico che può essere confermato e potenziato, si ricerca nella densificazione, ovvero nel costruire in quegli spazi residuali del tessuto urbano, che possono rivelarsi determinanti nel permettere, una volta utilizzati per ospitare edifici, una migliore connessione tra aree urbane diverse. Si ha l'esigenza di controllare gli elementi del progetto tramite una successione di planivolumetrici che si trasformano in base a esigenze sopraggiunte e necessari ripensamenti di insieme. Il progetto cerca di restituire significato a un’assenza, a una testimonianza. Segno che si fa pretesto, e a questo ci si appoggia per procedere, a

un'impronta, ereditata ma non conservata, ritornare a riformulare un luogo, sapendo rovesciare tutti i ruoli delle architetture, purché abbiano un senso nel contemporaneo, ed essendo consapevoli che del resto essi saranno comunque labili e mai definitivi. Il recupero dell'area industriale di Collegno fare parte della ridefinizione di un tassello urbano dismesso o in via di dismissione. Essendo sempre stato considerato come un luogo marginale, collocato i confini del Comune, oggi in seguito al processo di espansione continua delle città, l'area oggetto di interesse diventa spazio di nuove possibilità di intervento architettonico. La nascita di "Torino città metropolitana" e il suo piano di gestione allargato sulla provincia di Torino, la sua conseguente espansione della città di Torino verso quest'area e quindi verso il Comune di Collegno fa sì che qui vi possano essere diverse figure e attori interessati ad una sua riqualificazione. Un’aggiunta volumetrica architettonica nell’area permette di aumentare il numero di fruitori possibili dell’area e degli spazi. Un conseguente aumento di densità dà la possibilità al mondo dell’architettura di intervenire con diversi progetti per ridefinire le regole degli spazi, delle costruzioni, degli spostamenti e della vita stessa degli abitanti. 99


A

0 20 40 100

m 100

7.3 PROPOSTA DI PROGETTO


BB'

B' B

A'

AA'

101


7.4 FUNZIONI Il progetto si colloca entro temi riferiti al riciclo dei manufatti artigianali-produttivi e l’inserimento di nuove funzioni, attraverso l’innesto di nuove attività, nuove connessioni, la realizzazione di nuovi suoli verdi, nuove unità casa-lavoro e la realizzazione di involucri performanti. Le strategie di densificazione e sottrazione volumetrica sono volte a sperimentare formule ibride di residenza, lavoro e tempo libero, attraverso tecniche di adaptive reuse. Ri-usi adattivi che fanno riferimento all’antica formula della residenza-laboratorio-spazio vendita e a processi di ri-funzionalizzazione per condividere in maniera sinergica attività e risposte ai loro bisogni, del tipo co-working. Gli spazi artigianali-commerciali si riorganizzano internamente ipotizzando scenari dove due o più aziende scelgono di convivere sotto lo stesso tetto e condividono dotazioni e servizi comuni. Tali riusi adattivi prevedono l’innesco di mixitè funzionali, residenze e progetti di social housing basate su nuove formule di integrazione sociale per combattere il disagio abitativo della fascia grigia della popolazione (single, giovani famiglie, anziani) il cui potere d’acquisto continua a diminuire.

La modificazione degli involucri esistenti attraverso azioni di apertura, chiusura, ottimizzazione tecnologica, sono volte a riconfigurare l’immagine dei fronti edilizi esistenti. Al progetto di densificazione nei luoghi più compromessi, ottenuto per ricomposizione formale e funzionale di figure territoriali riconoscibili nel continuum urbanizzato, corrisponde la rinaturalizzazione di alcuni spazi interclusi e residuali. I suoli artificiali possono essere trasformati in suoli per il gioco, lo sport e l’incontro, la strada d’asfalto sovradimensionata sulla base dei trasporti privati su gomma è reinterpretata come il telaio di nuovi trasporti pubblici e piste ciclabili. Il lotto si configura con una duplice permeabilità: nella parte esterna si insinuano le funzioni commerciali e terziarie mentre nella zona interna si sviluppano le residenze, luoghi di aggregazione ed educazione. Tale scelta consente la totale pedonalizzazione dell’area e la possibilità di effettuare un transito veicolare controllato, per il carico scarico, in alcuni momenti della giornata e solo nelle aree più esterne.

102


103


7.5 LAYER DI PROGETTO

Suolo vegetale

Suolo minerale

Area di progetto

104


Sisitema ciclo-pedonale

Sistema carrabili

Trasporto pubblico Bike-sharing Strade ciclopedonale Strade carrabili

Via D

e Am

te

icis

P

P

Via Magen ta

Via Fermi

Via R. Orien

7.6 MOBILITĂ€

P Parcheggio

Nuova vi a ciclo-pe do

nale

Corso Francia

105


7.7 PROSPETTO NUOVA VIA FERMI

Parco attrezzato Via Antonelli Corso Francia

0

10

20

Nuova piazza

Casa-Bottega Commerciale

50

m 106


Mercato coperto Bike sharing

Metropolitana Nuova Via Fermi

Parcheggio multipiano Bus

107


7.8 SEZIONI

CC' DD'

0

5

10

25

m

108


CC'

DD'

109


7.9 CASA BOTTEGA

Sezione assonometrica Casa - Bottega 110


Terrazza

3° Piano

2° Piano

Sezione assonometrica botteghe

Sezione assonometrica Casa 1° Piano 111


7.10 SEZIONE PROSPETTICA BIBLIOTECCA

Area Conferenze

Archivio

Ingresso

112


Sala studio

Biblioteca

113


7.11 ASSONOMETRIA GENERALE

Parchggio coperto Via Paolo Losa

Parco lineare attrezzato

114


Biblioteca Aule studio Area educativa

Orto botanico

Mercato coperto

Via Fermi

Residenziale Uffici Commerciale Commerciale Ristoro

Casa-Bottega

115


7.12 VISTE PROSPETTICHE

1

Nuova piazza

116


1

2

2

Area attrezzata

117


3

Nuova Via Fermi

118


4

3

4

Nuova Via Fermi

119


Conclusioni

La pianificazione così come le politiche urbane incidono fortemente sulla formazione della rigenerazione urbana. L’opportunità di questo progetto urbano ed architettonico ci spinge ad interpretare la rigenerazione in termini di un processo evolutivo, come suo esito “eventuale”, in cui interagiscono componenti ambientali, urbane, sociali e culturali. Incidono non solo le componenti legate alla memoria e all’identità del luogo, ma anche quelle legate alle pratiche urbane, alle forme di appropriazione materiale e simbolica, ai processi di significazione, alle rappresentazioni sociali e agli immaginari collettivi. L’obiettivo che si pone al planning è quello di favorire le forme e i processi di trasformazione della città, sia in termini partecipativi e di cittadinanza attiva, sia in termini di modalità e pratiche concrete di costruzione della città e di definizione dei luoghi. Il riciclo urbano riguarda i numerosi luoghi in disuso o in dismissione, ma occorre lavorare non solo sulle potenzialità materiali ma anche su quelle legate alle memorie e alle identità. Sull’ingente patrimonio di tessuti urbani, devastati dalla dismissione produttiva occorre

elaborare procedure per l’attivazione di più cicli di vita contemporanei, per renderli creativamente innovativi e rispondenti tempestivamente alle esigenze di domani. La rigenerazione con lo strumento del riuso affronta una delle questioni principali nel settore del recupero, proponendo una riflessione sull’esigenza di valorizzare il costruito, attraverso l’adeguamento a nuove attività. L’intervento di riuso risulta indispensabile per contrastare l’obsolescenza o l’abbandono dell’edificio a seguito di dismissione della funzione. Occorre preservare la storia e l’identità del luogo conferendo valore aggiunto tramite interventi di trasformazione, senza però cadere nell’errore di considerare questo stadio il suo risultato finale. Emerge, pertanto, la necessità di individuare metodi e strumenti che, in fase di programmazione, progettazione, esecuzione e gestione, siano in grado di governare le scelte di intervento nel rispetto delle qualità della preesistenza. Il riuso consente di esprimere nuove idee, nuove istanze progettuali e anche di cambiare il connotato sociale degli spazi e del territorio dove essi si trovano. Altri spazi, invece, non 120


sono mai stati luoghi rappresentativi per la città perché marginali, poco funzionali oppure erroneamente progettati e attraverso il loro riuso, o un loro nuovo uso, vengono reinterpretati e reinventati fino a diventare parti attive di città, divenendo nuove centralità. L’intervento sulle zone di margine prefigura alcuni punti chiave: proporre l’integrazione sociale dei ceti con l’inserimento di giovani, anziani, famiglie; l’integrazione funzionale ai vari livelli di spazio pubblico, commercio, direzionale, piccolo artigianato, residenza; la ricerca di nuovi modelli insediativi ed il recupero di insediamenti industriali. Obiettivo del lavoro attraverso la stesura di una metodologia è stato quello di ricomporre le fratture, riattivare le relazioni dei luoghi operando sui punti di discontinuità, sugli elementi di cesura e sulle barriere creando permeabilità e accessibilità all’area con nuovo assetto stradale ciclopedonale, inserendo spazio pubblico, fruibile e attrezzato, diversificando le funzioni lungo i fronti stradali e non solo, progettando aree verdi destinate allo sport e alla socialità. Con l’intento di rispondere a tali esigenze,

abbiamo ipotizzato dei metodi e strategie da applicare in questo caso e ad altri "n" casi possibili, per rigenerare e riattivare il tessuto urbano ed edilizio. Innanzitutto sono state proposte delle metodologie di intervento architettonico, redatte sotto forma di abaco, con le quali si forniscono le basi per la realizzazione di scenari. I criteri di intervento proposti, quali addizione e sottrazione di volume, relazione tra l’edificato, consentono di progettare gli spazi, i volumi e le aree oggetto di rigenerazione. Utilizzando le caratteristiche intrinseche delle metodologie, si è proposto la stesura di quattro scenari tra loro differenti e monotematici. Costruire scenari ci consente di definire uno o più ordini ipotetici tra i diversi fenomeni che investono la città che si manifestano essenzialmente attraverso le domande urgenti che attengono il piano sociale ambientale ed economico, e di mostrare le problematiche specifiche che competono ad un’attenta progettualità in grado di ascoltare tutte le parti in gioco. Estrapolati i caratteri significativi per ogni scenario si è proceduto all’elaborazione della proposta progettuale. 121


Il progetto di rigenerazione ha un approccio di integrazione con il contesto che lo circonda, prevedendo la riqualificazione dell’assetto stradale di Via Fermi, l’inserimento e la prosecuzione della pista ciclabile. Cerca, inoltre, di costruire un nuovo carattere per l’area privilegiando la dimensione pubblica, integrando lo spazio urbano con quelli che ora sono elementi disgregati, mere quantificazioni volumetriche. Il verde è l’elemento costruttivo che il progetto propone per risolvere ambientalmente e figuarativamente lo spazio pubblico. Esso è utilizzato con molteplici variazioni, infatti diventa barriera vegetale lungo il Corso Francia, trasformandosi in luogo di sociabilità e attività ricreative, nel lungo parco lineare, delimitando l’area di intervento. Inoltre l’elemento verde è inserito con elementi puntuali, aiuole e aree all’interno dei nuovi assi viari ciclopedonali, integrandosi con spazi pavimentati all’interno e all' esterno del lotto. Tale connubio conferisce un sistema costruttivo in grado di generare una grande varietà di esperienze: aree attrezzate per il fitness, il gioco, specchi d’acqua e percorsi educativi. La realizzazione di coperture ombreggiate tra

gli edifici e lungo i percorsi pedonali consentono all’area di divenire luogo per la sosta, il gioco, il pranzo ed altre attività. La rigenerazione non riguarda solo l’aspetto urbano ma anche quello dell’edificato. L’esigenza di riconfigurare spazi urbani rimasti dalla demolizione di edifici industriali e la scelta di frammentare i nuovi corpi di fabbrica permette di creare un tessuto coerente con il contesto, caratterizzato da passaggi pedonali e piazze destinate a diventare luogo di relazione privilegiato. All’interno dei nuovi edifici trovano spazio negozi, uffici, ristoranti e abitazioni sociali. Per la riprogettazione del costruito oggetto di interesse, sono state utilizzate le metodologie sopra proposte, seguendo tre linee guida, l’addizione di volumi, la sottrazione degli stessi e l’inglobamento di nuovi volumi. In considerazione della funzione o multifunzione che si vuole attribuire al singolo edificio, si fa riferimento all’abaco redatto per proporre un intervento architettonico plausibile. Così facendo si ottiene una duplice permeabilità del lotto, collocando nella parte esterna le funzioni commerciali e terziarie mentre nella zona interna quelle residenziali, aggregative 122


ed educative. Ciò presuppone la scelta di una totale pedonalizzazione dell’area e la possibilità di effettuare un transito veicolare controllato, per il carico-scarico, in alcuni momenti della giornata e solo nelle aree più esterne. Le automobili non hanno acceso diretto all’interno dell’area, ma parcheggi posizionati nelle immediate vicinanze consentono di raggiungere il luogo con mezzi privati. La scelta della pedonalizzazione è scaturita dalla volontà di creare uno spazio urbano a misura d’uomo, fruibile e accessibile, che provochi l’innesto di mixitè funzionali che contribuiscono al mantenimento e futuro sviluppo dell’area. Il disegno della nuova Via Fermi, funge da asse di collegamento tra il fulcro del lotto e l’asse di Via De Amicis, attraverso l’inserimento di funzioni aggregative, commerciali e sociali, quali un mercato coperto, una biblioteca con annesse aule studio, residenze e laboratori artigianali, spesso interconnesse formando la tipologia della casa-bottega. Il progetto, tramite l’opportunità offerta dal programma di Collegno Rigenera, si pone come possibile scenario per un eventuale sviluppo e creazione di tessuto urbano con-

solidato ed integrato, in opposizione alla marginalità attuale. Il lavoro si pone all’interno di un programma comunale di integrazione e recupero delle periferie per riconnetterle con il contesto cittadino, restituendo alla popolazione spazi che altrimenti andrebbero perduti. Il Comune di Collegno, facente parte del più vasto programma, “Torino Metropoli 2025”, beneficia di strategie ed azioni che promuovono lo sviluppo dell’area metropolitana con l’obiettivo di creare una città delle opportunità: un luogo accogliente, dinamico, un territorio che incoraggi l’innovazione e lo sviluppo, una metropoli efficiente ed accogliente, inclusiva e sostenibile, dove poter trovare le condizioni favorevoli per realizzare il proprio progetto di vita e di impresa. Diventando quindi una città dall’identità forte e positiva, una città con un progetto di futuro.

123


Bibliografia e sitografia

I BORDI DELLA CITTÀ TESTI - Adorni D., Sguayzer M.; Oltre la metropoli. Per una storia di Collegno dalla Ricostruzione agli anni -

Novanta; Ledizioni, 2013 - Città di Collegno, Collegno storia di una città. Quaderno n°4, Breve storia dello sviluppo urbanistico

di Collegno, 1859-1965, Città di Collegno, Assessorato alla Cultura, Collegno, 1977 - D’Ottavio U., Il sistema collegno, Ananke, Torino 2004 - Di Monaco R., Bravo G., Roccati D., Le attività economiche a Collegno: problemi dello sviluppo e

delle politiche industriali, Franco Angeli, Milano, 1998 SITI - http://www.comune.collegno.gov.it - http://www.regione.piemonte.it - http://www.torinostrategica.it - http://www.collegnosocial.gov.it

124


VUOTI A RENDERE TESTI - Bassanelli M., Postiglione G., Re-cicle italy, Active-actions strategies. Adaptive reuse come processo

di riattivazioni sostenibili, 2013 - G. Woodcock, W. Cecil Steward, R. Forrester, Adaptive reuse: issues and case studies in building

preservation, Van Nostrand Reinhold, New York,1988 - Bucci F., Periferie e nuove urbanitĂ , Electa, Milano, 2003 - Corboz A., Ordine sparso, Franco Angeli, Milano 1998 - Storchi S., Armanni O., Centri storici e nuove cenrtalitĂ urbane, Alinea,Firenze, 2010 - Dansero E., Giaimo C., Spaziante A., Se i vuoti si riempiono : aree industriali dismesse: temi e

ricerche, Alinea, Firenze, 2001 - Michelangelo R., Re-Cycle, Italy 03, Dalla dismissione al riciclo: rigenerazioni di idee

- Bassanelli M., Active - Actions Strategies. Adaptive Reuse come processo di riattivazioni sostenibili SITI - http://www.labsus.org/2015/04/vuoti-a-rendere-edifici-abbandonati - http://www.domusweb.it/it/opinioni/2014/01/09/riuso_del_paesaggio_in_abbandono - http://www.domusweb.it/it/notizie/2013/06/5/riusa_strategie_di_riuso_urbano - http://archeologiaindustriale.net

125


(RI)COSTRUIRE IDENTITÀ TESTI - Giammarco C., Isola A., Disegnare le periferie: il progetto del limite, NIS, Roma 1993 - Piemontese F., Aree dismesse e progetto urbano, Gangemi editore, Roma 2008 - Battaino C., Vacant spaces: recycling architecture: la periferia inglobante, Mimesis, Sesto San Giovanni (MI) 2012 - Di Giuliio R., Paesaggi periferici, strategie di rigenerazione urbana, Quodlibet, Macerata, 2013 - Burrascano M., I frammenti della città europea, Città architettura progetto, Alinea Editrice, Perugia, 2008 - G. Paba, La città e il limite: i confini della città, Fondazione Giovanni Michelucci, Firenze, 1990 - R. Koolhaas, Junkspace: per un ripensamento radicale dello spazio urbano, Quolibet, Macerata, 2006 SITI - http://www.campodellacultura.it/identita-urbane-pratiche-progetto-senso-dei-luoghi - http://www.livingurbanscape.org - http://www.corviale.com/index.php/come-ripensare-le-citta-ritrovando-ununica-identita-urbana

126


METODI E STRATEGIE TESTI - Marini S., Architettura parassita, Macerata: Quodlibet, 2008 - Klanten R., Fereiss L., Build-on: converted architecture and transformed, Die Gestalten, Berlin, 2009 - Grecchi M., Malighetti L.E., Ripensare il costruito: il progetto di recupero e rifunzionalizzazione degli

edifici, Maggioli, Sant'Arcangelo di Romagna, 2008 - Imperadori M., Costruire sul costruito: tecnologie leggere nel recupero edilizio, Carrocci, Roma 2001 - Di Battista G., Fontana C., Pinto M.R., Flessibilità e riuso, Alinea, Firenze, 1995 - Amirante I., Sergio R., Strategie di riqualificazione per l’abitare: demolizione, addizione e ristruttura-

zione, Esi, Napoli, 2002 - Di Battista V., GiallocostaG., Minati G., Architettura e approccio sistemico, Polimetrica, Monza, 2006 SITI - http://www.casadellarchitettura.it/mostre/riattivare-il-tessuto-urbano-e-sociale-metodi-e-strategie - http://www.kcity.it

127


DIVERSI SCENARI, DIFFERENTI OPPORTUNITÀ TESTI - Bozzuto P., Costa A., Fabian L., Pellegrini P., Storie del futuro, gli scenari nella progettazione del terri-

torio, Venezia, Officine edizioni, 2008 - Metrogramma Studio, Tischer S., Hoelzl H., Ipotesi di densificazione urbana a Bolzano, Bolzano, 2001 - Piroddi E., Le regole della ricomposizione urbana, Franco Angeli, Milano, 2000 - Wilkinson L., How to build scenarios, Wired, San Francisco, 1995 - Bertuglia C.S., Staricco L., Complessità, autoorganizzazione, città, Franco Angeli, Milano, 2000 - Finocchiaro E., Città in trasformazione: le logiche di sviluppo della metropoli contemporanea, Franco Angeli, Milano, 1999 SITI - http://www.planum.net/projects-visions-scenarios - http://architettura.it/architetture - http://www.metrogramma.com

128


PROPOSTA PROGETTUALE TESTI - Caldura R., Ambrozic M., Citying. Pratiche creative del fare città, Supernova, Venezia, 2005 - Cicalò E., Spazi pubblici. Progettare la dimensione pubblica della città contemporanea, Franco Angeli, Milano, 2009 - Cottino P., Reinventare il paesaggio urbano. Approccio di politiche e place-making, in Ri-Vista ricerche per la progettazione del paesaggio, University Press, Firenze, 2009 - Oddo M., Costruire nel costruito. Metamorfosi e continuità, in Architetura e città, argomenti di architettura, Di Baio Editore, 2012 - Pericu S., Urban mobility: strategie, concept e comunicazione, Alinea, Firenze, 2006 - Venezia E., Urban sustainable mobility, Franco Angeli, Milano, 2011 SITI - http://www.inu.it/carta_spazio_pubblico - https://www.espazium.ch/il-progetto-dello-spazio - http://www.carfree.com - http://www.viviconstile.org

129


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.