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Educazione, integrazione e pari opportunità

di Paola Barone*

Èquasi scontato richiamare le caratteristiche tipiche della società odierna che i sociologi continuano a definire complessa, caratterizzata dalla globalizzazione, dalla pluralità delle culture e da un dinamismo sociale connotato da molteplici cambiamenti e da discontinuità. In questa sede il richiamo è a noi utile per focalizzare uno di questi aspetti che oseremmo definire ambivalente, giacché caratterizzato da alcuni risvolti positivi e da altri negativi. Ciò perché da un lato sussiste la possibilità di accesso alle conoscenze da parte di ampie masse che in passato ne rimanevano escluse per effetto delle tecnologie dell’informazione con cui è stata abbattuta ogni barriera di tempo e di spazio. Mentre dall’altro si pone diffusamente il problema della formazione del cittadino del terzo millennio, che, necessariamente, dovrà assumere una dimensione planetaria in un contesto globalizzato, multimediale e plurietnico. Gli studiosi hanno da tempo avviato un ampio e significativo dibattito sfociato nell’ipotesi della imprescindibilità di procedere verso l’educazione alla mondialità e alla democrazia. Sul primo versante, vi è da rilevare che negli ultimi trent’anni gli studi in campo pedagogico hanno delineato, sostanzialmente, due temi principali: quello dell’educazione ai diritti umani allo sviluppo e quello dell’educazione all’ambiente. Come si ricorderà, il primo è stato avviato con la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 1984, preceduta dalle dichiarazioni di educazione alla pace at- lità: le emozioni vengono accettate e accolte è quindi un vero e proprio allenamento all’empatia.

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Bibliografia

Altet M., Charlier E., Pasquay L., Perrenoud P, Formare gli insegnanti professionisti. Quali strategie? Quali competenze, Armando, Roma, 2006. Boffo V., La comunicazione formativa: tra ascolto e empatia, in Guetta S. (a cura di), Saper educare in contesti di marginalità. Analisi dei problemi ed esperienze di apprendimento mediato, Koinè, Roma, 2010.

Clarizia L., La relazione: alla radice dell’educativo, all’origine dell’educabilità, Anicia, Roma, 213. Falcinelli F., La formazione docente: competenze nelle scienze dell’educazione e nei saperi disciplinari, Morlacchi Editore, Perugia, 2007.

Lipani S., Strategie, metodi e finalità nella relazione educativa, in Scienze e Ricerche (n. 6) Aprile 2015. Schiralli R., Capire gli alunni in difficoltà, Franco Angeli, Milano, 2015.

* Docente scuola primaria traverso l’insegnamento di Gandhi. Il tema dell’educazione all’ambiente, invece, è diventato gradualmente predominante nel mondo della scuola anche attraverso alcune organizzazioni non governative a carattere mondiale. Sul versante dell’educare alla mondialità certamente non si può prescindere dal considerare le pari opportunità rientranti nel più ampio discorso concernente l’educazione alla democrazia, intesa come problema pedagogico che ha costituito gran parte dell’elaborazione teorica di illustri filosofi e pedagogisti il cui contributo ha segnato tappe significative del pensiero umano. Muovendo da tali presupposti, un contributo sostanziale, che ancora riveste i caratteri dell’attualità può essere rinvenuto nell’opera di John Dewey. Chiaramente si può tendere verso una democrazia reale a condizione che l’educazione tenda a liberare le capacità individuali in una progressiva crescita diretta a finalità sociali. Punto focale è quello di condividere l’idea in base alla quale la democrazia reale possa effettivamente concretizzarsi a condizione che l’educazione tenda a liberare le capacità individuali attraverso una progressiva crescita orientata a finalità sociali. La lezione di Dewey dimostra che tale tipo di educazione, fondata su una comunicazione libera e progressivamente diretta a costruire valori nel sociale, determina la possibilità di fondare una società democratica, i cui valori sono costruiti progressivamente senza imposizioni

Le finalità da costruire, tra l’altro, dipendono da una situazione educativa che permetta all’attività umana di rivolgersi verso il futuro. Assumono valore ineguagliabile la centralità della persona nel mondo e la sua soggettività aperta alla costruzione dei rapporti umani in dimensione universale. Educare alla mondialità e alla democrazia, insieme ai temi delle pari opportunità e l’inclusione scolastica ci fanno pensare non soltanto alla cura delle individualità personali, bensì, allo spirito del dialogo, al rispetto delle diverse identità, all’atteggiamento altruistico e solidale. Lo stato democratico, allora, deve necessariamente educare alla cittadinanza che ingloba tanto l’educazione alla partecipazione politica, nel senso di educazione alla vita collettiva, alla dimensione pubblica, alla legalità, quanto l’educazione intellettuale e la formazione culturale. Il progressivo aumento, negli ultimi anni, del numero di alunni stranieri chiama in causa le scuole italiane e, in particolare, la loro capacità di accoglienza e di inclusione. La consapevolezza del patrimonio di civiltà europea, l’incontro aperto con altre culture e modelli di vita, la garanzia per tutti i cittadini, italiani e non, di acquisire nelle nostre scuole una reale esperienza di apprendimento e di inclusione sociale, sono obiettivi a cui le istituzioni scolastiche devono mirare conil concorso e la collaborazione degli enti istituzionali e del Terzo settore e del volontariato pre- senti sul territorio, favorendo la continuità educativa diacronica.

La scuola è un luogo centrale per la costruzione e la condivisione di regole comuni, in quanto può agire attivando una pratica di vita quotidiana ispirata al rispetto delle forme democratiche di convivenza e, soprattutto, in grado di trasmettere le conoscenze storiche, sociali, giuridiche ed economiche, indispensabili per la formazione della cittadinanza societaria.

L’educazione interculturale, in tale direzione, rifiuta sia la logica dell’assimilazione, sia la costruzione e il rafforzamento di comunità etniche chiuse, giacché orientata a favorire il confronto, il dialogo, il reciproco arricchimento in un contesto aperto alla convivenza delle differenze. È chiaro che una fase molto importante è rappresentata, nell’ambito delle singole scuole, dall’accoglienza, intesa come un insieme degli adempimenti e di provvedimenti attraverso cui viene formalizzato il rapporto dell’alunno e della sua famiglia con la realtà scolastica.La gestione dell’accoglienza implica una costante formazione del personale attraverso gli strumenti che la scuola nella sua autonomia riterrà di adottare. I genitori rappresentano, comunque, la risorsa fondamentale per il raggiungimento del successo scolastico; ecco perché le diverse culture di appartenenza richiedono alla scuola di individuare i migliori strumenti funzionali al dialogo e al confronto democratico. Dal punto di vista pedagogico-didattico uno degli obiettivi prioritari dell’inclusione degli alunni stranieri resta quello di promuovere l’acquisizione di una buona competenza nell’italiano scritto e parlato, nelle forme ricettive e produttive, per assicurare uno dei principali fattori di successo scolastico e di inclusione sociale. Gli alunni stranieri, al momento del loro arrivo, si confrontano con due diverse strumentalità linguistiche: la lingua italiana del contesto concreto, indispensabile per comunicare nella vita quotidiana (la lingua per comunicare) e la lingua specifica, necessaria per comprendere ed esprimere concetti, sviluppare l’apprendimento delle diverse discipline e la riflessione sulla lingua stessa (la lingua dello studio). Lo studio della lingua italiana deve essere inserito nella quotidianità dell’apprendimento e della vita scolastica degli alunni stranieri con attività di laboratorio linguistico e con percorsi e strumenti per l’insegnamento intensivo dell’italiano. L’apprendimento e lo sviluppo della lingua italiana come seconda lingua deve essere posto, pertanto, al centro dell’azione didattica. Occorre che tutti gli insegnanti di classe siano coinvolti. È necessario, altresì, una programmazione mirata sui bisogni reali e sul monitoraggio dei progressi si apprendimento nella lingua italiana, acquisita via via dall’alunno straniero. Nella fase iniziale ci si può valere di strumenti e figure di facilitazione linguistica (cartelloni, alfabetieri, carte geografiche, testi semplificati, strumenti audiovisivi o multimediali, ecc.), promuovendo la capacità dell’alunno di sviluppare la lingua per comunicare.

Una volta superata questa fase, va prestata particolare attenzione all’apprendimento della lingua per lo studio perché rappresenta il principale ostacolo per l’apprendimento delle varie discipline. Chiaramente, per un apprendimento efficace si può far ricorso a specifiche strategiemetodologiche-didattiche, quali, ad esempio, il cooperative learning, comunemente conosciuto come apprendimento cooperativo. Si tratta di una tecnica di intervento che muove dal presupposto che solo stando bene a scuola si riesce ad agire con protagonismo e successo nelle attività intraprese. Il cooperative learning, tra l’altro, permette di instaurare un clima che favorisce l’agire comune, tendendo in maniera fortemente motivata al raggiungimento degli obiettivi comuni.

Bibliografia

Birbes C., Ambiente, scuola, ricerca educativa. Interpretazioni e prospettive, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, 2008.

Boccia P., Pedagogia sociale, La formazione individuale e sociale nella società complessa, Libreriauniversitaria, Padova, 2018.

Contini R. M., Nuove generazioni nella società multietnica, Franco Angeli, 2012.

Coppola D., Educazione linguistica e insegnamento, ETS, Pisa, 2019.

Della Torre M., Dipaola M., La nonviolenza di Gandhi pe il futuro dell’uomo, Uomoplanetario.org. 2012.

Tugnoli C. (a cura di), Tra il dire e il fare. L’educazione alla prassi dei diritti umani, Franco Angeli, Milano, 2000.

* Docente di scuola primaria

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