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Il metodo olistico di Maria Montessori La mano come strumento di apprendimento
di Gabriella Arruzzolo*
“La mano è lo strumento espressivo dell’umana intelligenza: è l’organo della mente… è il mezzo che ha reso possibile all’intelligenza di esprimersi ed alla civiltà di proseguire… è lo strumento che fa controllare il destino sulla terra”.
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Maria Montessori, precorritrice di idee innovative nel settore educativo, modifica la visione stessa del singolo visto come individuo competente, che alla nascita già possiede le risorse necessarie per edificare l’uomo come essere pensante e razionale, quali movimento, pensiero, linguaggio.
Dalle sue ricerche in ambito medico e pedagogico emerge che tutto ciò è possibile grazie alle particolari caratteristiche della cosiddetta mente assorbente che cresce e si sviluppa sulla base di direttive di sviluppo interiori. Gli ambienti strutturati a misura di bambino, da lei ideati, implementati con una strategia progettuale che pone lo sguardo sulla centralità e sul benessere della persona, sono rispondenti ai bisogni specifici di ciascun alunno, sono allestiti in modo da favorire gli interessi individuali degli stessi e incrementare l’autonomia, attraverso i materiali scientifici appositamente pensati si permette lo sviluppo dei sensi e il potenziamento neurologico per rafforzare funzioni cognitive attuando quella che è conosciuta come la pedagogia del fare, che richiama il Learning by doing di John Dewey.
Le Neuroscienze e gli studi più recenti nel campo, oggi confermano la validità dell’approccio montessoriano e danno ulteriore credito a queste importanti, fondamentali intuizioni, confermando l’esistenza di fasi in cui il cervello ha bisogno di specifiche e mirate stimolazioni per svilupparsi appieno.
Montessori evidenzia nelle sue ricerche l’importanza della mano come principale fonte di informazione per il nostro cervello. La mano favorisce non solo il pensiero, ma anche l’azione, il movimento è finalizzato ad uno scopo intelligente, alla formazione integrale dell’uomo e del cittadino inteso in senso cosmico, ossia in armonia nel e con il cosmo. Ulteriori conferme di queste geniali intuizioni derivano dalla teoria dei neuroni specchio di Giacomo Rizzolatti il quale ribadisce che in zone specifiche del cervello, in aree motorie e premotorie, nell’area di Broca e nella corteccia parietale inferiore, i neuroni specchio si attivano quando eseguiamo delle azioni, ma anche quando vediamo attuare da altri le stesse azioni ed è un esempio di questo il Modeling che favorisce l’apprendimento attraverso l’imitazione.
Anche il metodo ideato da Crispiani, riferito all’insieme delle pratiche educative intensive a sfondo prassico-motorio, richiede il coinvolgimento dell’attività mentale. Da qui la necessità dello svolgimento regolare dell’attività fisica. Il movimento, infatti, stimola la produzione di β-endorfine che favoriscono il benessere e la formazione integrale dello studente mediante le risonanze interne che l’atto motorio produce sul Sé. Il metodo montessoriano ha lo scopo di proporre un apprendimento pratico e situato in cui le esperienze favoriscano l’apprendimento del sapere, unito al saper fare per divenire, al saper essere. Mano e mente interagiscono potenziandosi a vicenda.
L’attività motoria diviene una disciplina cardine, uno strumento necessario affinché lo sviluppo del corpo si coniughi con la crescita psichica, cognitiva, affettiva e sociale, secondo appunto, un piano cosmico.
Il movimento favorisce: la graduale co- struzione dello schema corporeo cui si integrano gli aspetti relazionali; la precisione, la fluidità dei gesti-motori fini e gli apprendimenti grafici; l’organizzazione spazio-temporale; la coordinazione dinamica generale affinando la una motricità che diviene ricca ed armoniosa.
Maria Montessori considerava come “… attraverso il movimento lo studente comprende il funzionamento delle cose, apprende regole e modelli di comportamento, impara a dare un significato a ciò che lo circonda, e a diventare consapevole delle sue abilità e capacità”. Una percentuale considerevole di ragazzi italiani, presenta uno sviluppo della motricità inadeguato e il dato estrapolato dalle ricerche è quasi identico a quella rilevata a 6 anni di vita del bambino. Questo dato ci dice che le difficoltà di scrittura non si risolvono spontaneamente e in modo naturale ma necessitano di interventi mirati. Scrivere infatti non è un’azione spontanea ma “è un processo cognitivo specifico di estrema complessità neurologica che coinvolge innumerevoli meccanismi cerebrali”: è il risultato dell’integrazione sequenziale di abilità motorie, linguistiche, visuopercettive, attentive ed emotive, “frutto dell’integrazione tra i processi biologici e le stimolazioni ambientali a cui il soggetto viene sottoposto”; perfettamente in linea con l’ educabilità delle abilità di base che ha nell’empiricità, nell’individualità e nell’ecologia i suoi paradigmi fondamentali. Pertanto bisogna essere consapevoli della necessità di pensare e strutturare percorsi e ambienti favorevoli al potenziamento delle abilità percettive, motorie, linguistiche, attentive e mnemoniche essenziali al gesto grafico.
E quindi ci poniamo la domanda: “Perché educare alla scrittura?”
Le difficoltà grafica hanno ricadute anche su altri apprendimenti e ripercussioni: sulla sequenzialità, sul problem solving, sull’ incolonnamento, sulla geometria, sulla musica e così via. Sono quindi difficoltà che amplificheranno il senso di inadeguatezza e la bassa autostima che, in altri termini, si espliciteranno in una bassa qualità della vita psichica ed emotiva del bambino.
Ma si può intervenire in quanto le abilità di base sono “educabili”.
La scuola rappresenta, per consuetudine e per facilità di mediazione, il luogo principe della formazione diretta e intenzionale anche mediante azioni educative di insegnanti ma anche indiretta attraverso interventi di supporto sull’ambiente fisico e relazionale che vengono messi a disposizione dell’individuo.
La Montessori aveva già posto l’accento sulla componente motoria dell’apprendimento della scrittura manuale, spostando l’attenzione dall’oggetto, ovvero dalla lettera o addirittura dalla parola, al movimento che deve eseguire la mano, introducendo il gestuale ed olistico.
Si tratta di un metodo che permette di arrivare a scrivere per via indiretta, che consiste nello svolgimento di esercizi avvertiti interessanti e piacevoli, non necessariamente di scrittura ma che conducono all’acquisizione e all’assimilazione dei movimenti necessari per l’apprendimento della scrittura stessa. Il metodo di montessoriana memoria, che mira all’integrazione delle abilità di base rispettando e comprendendo le diverse modalità di apprendimento, è sia di natura gestuale, poiché pone attenzione all’apprendimento del gesto vero e proprio, alla corretta direzionalità di ogni singolo grafema: dall’alto al basso, da sinistra a destra e in senso antiorario per i segni circolari; che olistica poiché si concentra sulla postura, si scrive con tutto il corpo e attraverso la prensione dello strumento grafico; ma è anche un metodo in grado di incontrare ogni tipo di intelligenza ponendosi sulla stessa linea con quanto indicato nella Legge 170 del 2010, ov- vero che “le metodologie didattiche valide per bambini con DSA sono valide per tutti”, i suoi interventi mirano all’integrazione delle abilità di base rispettando e comprendendo le diverse modalità di apprendimento.
Lettere smerigliate che consentono l’attivazione di senzazioni visive, tattile e uditive. La mano esplora le lettere toccando con le dita e contemporaneamente la mente registra il movimento associandone il suono.
Bibliografia
Crispiani P., Pedagogia clinica. La pedagogia sul campo, tra scienza e professione, Edizioni Junior, Azzano San Paolo, 2002.
Dewey J., Esperienza e educazione, Raffaello Cortina, Milano, 2014.
Montessori M., La scoperta del bambino, Garzanti, Milano, 2017. Rizzolati G., Specchi nel cervello. Come comprendiamo gli altri dall’interno, Raffaello Cortina, Milano, 2019.
* Docente specializzata nella didattica Montessori
Lavagna di sabbia autocorrettiva per la riproduzione delle lettere con le dita.
Incastri di ferro autocorrettivi per esercitare la coordinazione oculomanuale e il senso estetico.