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Resilienza e rinascita nella scuola del terzo millennio

di Gisella Parise*

Come già in altre epoche, l’apocalisse, nella sua accezione di fine del mondo, è stata da più parti profetizzata come coincidente con l’inizio del terzo millennio.

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Eventi come l’attacco alle torri gemelle, l’esacerbarsi dell’intolleranza religiosa, del terrorismo, delle guerre in tutto il mondo, inclusa l’Europa e, ultima ma certamente non per importanza, la pandemia da COVID 19, hanno contribuito al radicamento della convinzione della fondatezza di questa profezia e hanno favorito il diffondersi di un fatalismo che ha paralizzato una società, ormai globalizzata, abituata a non conoscere sconfitte e convinta di avere facoltà taumaturgiche, anche grazie al progresso tecnologico che ha caratterizzato la seconda metà del secolo scorso. La pandemia, in particolare, ha scosso dalle fondamenta il sistema economico-sociale mondiale, mettendone in “forse” ogni certezza e ogni equilibrio e facendo venir meno speranze, progetti, sogni di molte persone, che hanno riempito il vuoto creatosi con ansie, paure, nevrosi.

La pandemia, infatti, ha messo a nudo la natura degli esseri umani, evidenziandone le debolezze, ma la volontà di non soccombere ha dato anche impulso allo sviluppo della capacità di contrastare il diffondersi del contagio con ogni mezzo conosciuto e di ricercarne di nuovi e, nello stesso tempo, di riorganizzare la propria vita, individuale e sociale, adeguandola alle nuove esigenze e adattandosi al cambiamento dettato dalle mutate condizioni di vita.

Si è scoperto, in tal modo, il valore della resilienza come risposta consapevole a eventi negativi, che vengono trasformati in fonte di apprendimento, al fine di acquisire competenze utili per riorganizzare la propria esistenza e proseguire nel percorso di crescita, migliorando la qualità di vita, aiutandosi e sostenendosi l’un l’altro, fosse anche con l’intonazione di una canzone dal balcone quando si è costretti a un isolamento forzato che non si sa come e quando finirà.

In periodo pandemico, che ha messo a dura prova uomini, donne, ma, soprattutto bambini e adolescenti, la Scuola ha svolto un ruolo di importanza vitale, innanzitutto favorendo relazioni, sia in presenza che a distanza, tra gli alunni, con i docenti, con le famiglie. La scuola ha permesso il proseguire delle relazioni tra pari e con i docenti per studenti particolarmente esposti al rischio delle conseguenze negative dell’isolamento fisico e sociale, sia sul versante cognitivo che su quello affettivo e psicologico in generale, consentendo e promuovendo la didattica in presenza degli alunni con Bisogni Educativi Speciali e di piccoli gruppi di accompagnamento, in un ambiente relativamente sicuro, grazie al rispetto delle regole di contrasto alla diffu- sione del virus; nel contempo, attivando la DaD e la DDI per la generalità degli alunni, ha permesso il contenimento della diffusione del virus senza rinunciare allo svolgimento delle attività didattiche, creando ambienti di apprendimento alternativi, on line, importantissimi sul versante delle relazioni, grazie al mantenimento dei contatti degli studenti col gruppo dei pari e con i docenti, anche se, per molti versi, meno efficaci di quelli in presenza.

Non è stato facile! Pochi ci avrebbero scommesso, e invece i docenti, per definizione “boomers” o “cariatidi”, hanno saputo gestire piattaforme digitali, ambienti d’apprendimento interattivi, riunioni on line, etc..

In questo periodo la scuola si è re-inventata, configurandosi come un nuovo modello di comunità scolastica, oltre che come un sistema organizzato in maniera sufficientemente efficiente, che si è ulteriormente consolidato con l’attuazione, per due anni consecutivi, del Piano Estate, attivato utilizzando i fondi nazionali e comunitari stanziati per neutralizzare gli ef- fetti devastanti della pandemia sullo sviluppo cognitivo e relazionale delle nuove generazioni.

Grazie a tali finanziamenti e alle capacità progettuali che ogni istituzione scolastica ha espresso, gli alunni a rischio di dispersione hanno recuperato, almeno in parte, le competenze di base non sviluppate nei periodi di lockdown , mentre cosa ancor più importante è stata data a tutti gli studenti l’occasione di stare insieme, vedersi, ascoltarsi dal vivo, parlare, giocare, sentire la vicinanza fisica, anche se in luoghi aperti, anche se rispettando le distanze di sicurezza, anche se utilizzando i dispositivi di protezione, potendo contare, inoltre, su un supporto psicologico on demand per neutralizzare gli eventuali strascichi dello stress “COVID-correlato”.

Nuovi modelli pedagogici sono stati sperimentati e, in parte, messi a sistema: sensibilizzazione alle tematiche dell’inclusione; ambienti di apprendimento outdoor; attività di ricerca sul territorio, volte alla conoscenza diretta della realtà esistente “oltre le mura” in tema di sostenibilità ambientale, economica e sociale e svolte sotto l’occhio attento del team docenti.

In questo periodo di profonda frustrazione e di elevato stress, i fondi nazionali ed europei hanno permesso alle scuole di iniziare anche un percorso di innovazione strutturale epocale, an- cora una volta strettamente correlato alla capacità progettuale delle singole istituzioni scolastiche: l’acquisto di dispositivi atti all’attivazione della DaD e della DDI, tra cui pc e abbonamenti internet da fornire in comodato gratuito agli alunni che non avrebbero potuto altrimenti seguire le attività didattiche, il cablaggio degli istituti, l’installazione delle digital board, la riformulazione degli spazi interni mediante abbattimento di muri e creazione di ambienti di apprendimento adeguati alle nuove esigenze, l’installazione di sanificatori nelle aule e negli ambienti di apprendimento maggiormente frequentati, la ristrutturazione di spazi esterni di pertinenza delle istituzioni scolastiche, la creazione di laboratori per la sostenibilità ambientale.

L’apocalisse viene, così, vissuta nella sua accezione di “rivelazione”, di individuazione di nuove strade per la rinascita, dopo la distruzione e la morte, mediante la resilienza, che permette di individuare nelle difficoltà nuove opportunità, che trae slancio dalle avversità e, attraverso l’autostima e l’autoefficacia, spinge i docenti, i dirigenti e il personale della Scuola fuori dalla propria comfort zone per far diventare tutti protagonisti di un cambiamento necessario quanto auspicato.

Questo processo di rinascita continua oggi e passa attraverso l’attuazione del PNRR e l’utilizzo dei fondi destinati a contrastare la dispersione scolastica, che, a causa della pandemia, in questi ultimi tre anni si è acuita, allargando il divario territoriale che contraddistingue un’Italia storicamente caratterizzata da una diffusione “a macchia di leopardo” del fenomeno nella realtà nazionale.

Il PNRR offre ai docenti e ai dirigenti scolastici la possibilità di realizzare un progetto pedagogico ambizioso, volto a ridurre tale divario confidando anche nel supporto del sistema sociale di appartenenza e nella definizione di una rete di relazioni e di aiuto che permetta di raggiungere i traguardi prefissati e andare oltre, avvicinando, mediante un ulteriore sforzo sinergico, la realtà scolastica italiana a quella dei Paesi europei più virtuosi.

Il percorso di rinascita passa anche attraverso l’uso diffuso delle tecnologie avanzate, utili per perseguire un modello pedagogico che coinvolga tutti gli alunni e ciascuno di essi, rendendoli protagonisti in un percorso di apprendimento-insegnamento 4.0, mediante l’uso di monitor interattivi intelligenti, piattaforme cloud, possibilità di fruire a distanza delle attività didattiche, connettività completa alla rete, fino ad arrivare alla progettazione di ambienti di apprendimento articolati per zone, con tecnologie che favoriscono l’esperienza immersiva, più superfici di proiezione, il collegamento con gli ambienti virtuali e tante altre soluzioni innovative ed efficaci, lasciate alla capacità progettuale di docenti e dirigenti competenti e motivati.

La formazione dei docenti assume, quindi, vitale importanza e si configura come essenziale per la valorizzazione della loro leadership pedagogica, volta a promuovere l’apprendimento attivo e collaborativo degli studenti, raggiungendo il maggior numero di alunni mediante una didattica personalizzata, e a sollecitarne l’aumento della motivazione, possibilmente intrinseca, per garantire un loro impegno concreto nella costruzione del proprio futuro.

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