Biblioteca pubblica. Segni particolari: bene in comune

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Biblioteca pubblica Segni particolari: bene in comune

(Pachamama - In lingua quechua “madre spazio tempo” o “madre terra”, Dea della fertilità e dell’agricoltura, madre nutriente che dà la vita, venerata dalle genti che ancor’oggi si riconoscono nella cultura Inca, <www.ilcerchiodellaluna.it>)

RACCONTO BIBLIOGRAFICO

Paola Grandi Corso di Laurea Scienze dell’Educazione A.A. 2012-2013

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Sono appena uscita dalla lezione di bibliografia: oggi si è parlato di nativi digitali e biblioteca scolastica, quest’ultima presentata dalla professoressa come bene comune per l’apprendimento. Sul tram che mi riporta a casa continua a ronzarmi nella mente questa definizione … BENE COMUNE … e penso “Vedi? Anche lei (la prof. intendo) parla in termini di beni comuni nelle sue lezioni”. Battiato, Franco. “E ti vengo a cercare”. Franco Battiato. Emi Music Italy Spa, 2004. CD. Camilleri, Andrea. Un mese con Montalbano, Milano: Arnoldo Mondadori Editore, 1999, p. 32, (Bestsellers Oscar Mondadori). Caminiti, Lanfranco. “La banalità del bene (comune)”. DKm0. 30 Apr. 2013. Web. 13 Mag. 2013. <http://www.democraziakmzero.org/2013/04/30/la-banalita-del-benecomune/>. Dick, Archie L. The books were just the props. Public Libraries and Contested Space in the Cape Flats Townships in the 1980s, “Library Trends”, 55 (2007), 3, p. 701. Web. Gaber, Giorgio. “La libertà”. Youtube.com. 1 Nov. 2008. Web. 29 Mag. 2013. <https://www.youtube.com/watch?v=nulKUZ1sWlA>. Gibson, Christopher. An Investigation of ebook Lending in UK Public Librariers, “Research and Advanced Technology for Digital Libraries”, 6966 (2011), p. 505. Web. Ifla/Unesco. “Il manifesto sulle biblioteche pubbliche”. Ifla.org. Mag. 1995. Web. 8 Apr. 2013. <http://archive.ifla.org/VII/s8/unesco/ital.htm>. Mastrocola, Paola. La gallina volante, 9. ed., Parma: Ugo Guanda Editore, 2012, p. 163. Parise, Stefano. Dieci buoni motivi per andare in biblioteca, Milano: Editrice Bibliografica, 2012, pp 18-70, (Conoscere la biblioteca). Pennacchi, Laura. Filosofia dei beni comuni. Crisi e primato della sfera pubblica, Roma: Donzelli Editore, 2012, pp 3-4. Settis, Salvatore. Azione popolare. Cittadini per il bene comune, Torino: Einaudi, 2012, pp 29-32. Solimine, Giovanni. La biblioteca. Scenari, culture, pratiche di servizio, 4. ed., Roma-Bari: Editori Laterza, 2008, pp 12-198. Sulle ali della libertà. Reg. Frank Darabont. Con Tim Robbins, Morgan Freeman. Cecchi Gori Distribuzione. 1994. Film. L’ho notato perché ormai il termine è nell’aria da un po’: il BENE COMUNE ci circonda, è entrato nel nostro lessico. Giusto l’altro ieri, stavo leggendo su un quotidiano un articolo in cui se ne parlava a proposito della gestione delle risorse idriche e, mentre ci rifletto, ecco che dal finestrino scorgo un manifesto elettorale in cui campeggia la faccia benevola del candidato e subito sotto, stampato in bella evidenza, lo slogan con cui promette di impegnarsi (una volta eletto, beninteso) in nome del BENE COMUNE. Mi chiedo se abbia veramente idea di quel che dice, ma questa è un’altra storia. Decido di capirne di più e, una volta a casa, computer alla mano, mi cimento in un’istintiva perlustrazione della rete, trovando inaspettatamente molti e diversificati richiami al concetto: coordinamenti e piattaforme culturali nati in nome del BENE COMUNE, mobilitazioni territoriali per la salvaguardia del BENE COMUNE, l’economia del BENE COMUNE, seminari e convegni sul BENE COMUNE ... E ancora: riviste online, liste civiche, fondazioni, università; perfino un’associazione di cittadini amanti del teatro! Tutti intitolati al caro, prezioso, agognato BENE COMUNE. Stiamo assistendo alla banalizzazione della complessità? “La forza prensile e didascalica del concetto è andata di pari passo con la sua banalizzazione, si dice. Ora, non è che la banalizzazione sia di per sé un male. La banalizzazione, meglio: la riduzione a un’espressione semplice, è un potente impulso di diffusione, una popolarizzazione di un concetto complesso, sfaccettato. Se può derivarne un indebolimento concettuale, non è detto che non possa anche registrarsi un rafforzamento politico, di mobilitazione sociale, appunto” 1. Provo a tracciare un profilo semplice – augurandomi che non sia troppo banale - del concetto di bene comune: si riferisce certamente a tutte quelle ‘cose’ materiali di cui abbiamo bisogno per vivere, anzi per sopravvivere, che ci rinviano simultaneamente a una serie di altre ‘cose’ 1 Lanfranco Caminiti. La banalità del bene (comune), <http://www.democraziakmzero.org/2013/04/30/la-banalitadel-bene-comune/>.

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immateriali; in pratica si tratta di tutti quei “beni che non sono proprietà di nessuno come l’acqua, l’aria, il clima, le risorse minerarie dei fondi marini, la biodiversità, la conoscenza e la cultura, le orbite satellitari, le bande dell’etere - (…) essi comprendono, cioè, non solo le componenti naturali quali gli ecosistemi e le risorse non riproducibili, ma anche le forme della conoscenza, il capitale sociale, le regole, le norme, le istituzioni”2. È evidente allora che “i beni comuni sono i presupposti necessari della vita sociale” 3. D’accordo. La questione riguarda tutti noi, oggi, nel tempo presente; e con chi verrà dopo come la mettiamo? “‘Bene comune’ vuol dire coltivare una visione lungimirante,vuol dire investire sul futuro, vuol dire preoccuparsi della comunità dei cittadini, vuol dire anteporre l’interesse a lungo termine di tutti all’immediato profitto dei pochi, vuol dire prestare prioritaria attenzione ai giovani, alla loro formazione e alle loro necessità. Vuol dire anteporre l’eredità che dobbiamo consegnare alle generazioni future all’istinto primordiale di divorare tutto e subito” 4. Comincio a capire: stiamo parlando di qualcosa di tangibile e intangibile al tempo stesso, da tutelare perché coinvolge la dimensione umana individuale e collettiva, in quanto è alla base del vivere insieme cioè della convivenza a livello locale e globale, e abbraccia un orizzonte temporale ampio perché è ereditato dal passato, vissuto nel presente e “coincide con gli interessi delle generazioni future”5. Impegnativo, non c’è che dire! (per un momento ripenso al politico del manifesto visto dal tram: avrà il suo bel da fare se lo eleggono…). Se le cose stanno così, la biblioteca è un BENE COMUNE? Guardando al passato, beh, qualche scheletro nell’armadio le biblioteche ce l’hanno: gli esordi non furono certo all’insegna del “comune” inteso come della e per la comunità; infatti “Il primo modello di biblioteca del mondo greco (…) è intimamente legato alla funzione di trasmissione del sapere e non nasce come istituzione pubblica (…) Anche per le biblioteche di Alessandria e di Pergamo possiamo parlare di ‘biblioteche pubbliche senza pubblico’, in cui i libri vengono accumulati piuttosto che letti”6; ed anche successivamente si formarono “tante biblioteche personali e familiari, almeno fino al Rinascimento”7. Riconosco che, per fortuna, a partire dalla “metà dell’Ottocento (…) la necessità di disporre di forza lavoro più istruita e la volontà di migliorare le condizioni spirituali del proletariato industriale” 8 sono state foriere di un’evoluzione positiva: oggi l’istituzione biblioteca fonda “la propria legittimazione sulla nozione di cittadinanza e sul suo carattere di pubblicità e di contemporaneità, ovvero sul suo appartenere a una comunità ed essere parte della società odierna” 9; in tal senso è chiaramente una “via di accesso locale alla conoscenza, costituisce una condizione essenziale per l’apprendimento permanente, l’indipendenza nelle decisioni, lo sviluppo culturale dell’individuo e 2 Laura Pennacchi. Filosofia dei beni comuni, pp 3-4. 3 Ibidem, p. 4. 4 Salvatore Settis. Azione popolare. Cittadini per il bene comune, p. 29. 5 Ibidem, p. 32. 6 Giovanni Solimine. La biblioteca. Scenari, culture, pratiche di servizio, p. 12. 7 Ibidem. 8 Stefano Parise. Dieci buoni motivi per andare in biblioteca, p. 70. 9 Ibidem, p. 55.

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dei gruppi sociali”10. Ed anche riguardo al futuro mi pare proprio che abbia le carte in regola: si occupa di conservare i documenti cioè di “un’attività finalizzata a documentare nel tempo una determinata produzione culturale”11, perché avverte “la responsabilità di fornire servizi ai propri utenti ‘contemporanei’, senza danneggiare però i propri potenziali utenti futuri” 12. Penso felice: “Allora la biblioteca è un po’ anche mia” 13. Mi esalto e, in preda a un’improvvisa quanto improbabile vena poetica, mi viene voglia di dedicarle dei versi: “E ti vengo a cercare / anche solo per vederti o parlare / perché ho bisogno della tua presenza / per capire meglio la mia essenza”14. Torno subito in me, consapevole che non è possibile parlare ad una biblioteca (non è mica una persona!) ma in biblioteca sì, purché sottovoce; è questo un altro tratto del suo essere bene comune, la sua dimensione sociale e socializzante. “The library as space involves, importantly, librarians as agents both inside and outside of the library building itself and relates to wider views of library service and their social purposes” 15. In biblioteca, “ambiente favorevole all’esercizio del confronto”16, puoi incontrare e comunicare con tante persone perché “i suoi servizi sono offerti a chiunque sulla base di un principio di equità e le biblioteche, in quanto luoghi pubblici della comunità, favoriscono l’interazione di persone che appartengono a livelli sociali differenti, contrastando la tendenza alla restrizione dei rapporti sociali e del dialogo che caratterizza la società contemporanea”17. La biblioteca è di tutti e per tutti, “senza distinzione di età, razza, sesso, religione, nazionalità, lingua o condizione sociale”18: studenti e insegnanti [questi ultimi in preda a perenni quesiti amletici: “Un libro al mese o un libro ogni due mesi? E soprattutto, quali libri? (…) La lettura è un piacere o un dovere?”19], lavoratori e disoccupati, pensionati, stranieri, famiglie. Tutti possono usufruire dei servizi della biblioteca pubblica, anche i diseredati, gli emarginati: mi sovviene un mio amico siciliano che, tempo fà, mi raccontava di un pover’uomo di nome Calòrio, che elemosinava abitualmente nel suo paese ma aveva una grande passione per la lettura: “I libri Calòrio se li faceva imprestare dalla biblioteca comunale; la signorina Melluso, la direttrice, sosteneva che nessuno meglio di Calòrio sapeva come andava tenuto un libro ed era più puntuale di lui nella restituzione”20. Che enorme valore, per gli individui, avere l’opportunità di soddisfare i propri bisogni informativi! Anche con le nuove tecnologie: “The potential benefits of ebook service in public libraries would bea an actualistion of the 24/7 virtual library for all users as well as being of significant interest to 10 Ifla/Unesco. Il manifesto sulle biblioteche pubbliche, <http://archive.ifla.org/VII/s8/unesco/ital.htm>. 11 Giovanni Solimine. La biblioteca. Scenari, culture, pratiche di servizio, p. 198. 12 Ibidem. 13 Stefano Parise. Dieci buoni motivi per andare in biblioteca, p. 18. 14 Franco Battiato. E ti vengo a cercare. 15 Archie L. Dick. The books were just the props. Public Libraries and Contested Space in the Cape Flats Townships in the 1980s, in “Library Trends”, p. 701. 16 Stefano Parise. Dieci buoni motivi per andare in biblioteca, p. 56. 17 Ibidem. 18 Ifla/Unesco. Il manifesto sulle biblioteche pubbliche, <http://archive.ifla.org/VII/s8/unesco/ital.htm>. 19 Paola Mastrocola. La gallina volante, p. 163. 20 Andrea Camilleri. Un mese con Montalbano, p. 32.

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specific users communities, such as the visually impaired, reading groups, and the young” 21. Qui sono in gioco le conoscenze, l’apprendimento, l’acquisizione della capacità di leggere criticamente gli eventi del mondo e la possibilità di scegliere, responsabilmente, consapevolmente e autonomamente, come vivere la propria vita, a quali ideali ispirarsi, quali obiettivi porsi. In una società libera, perché: “La libertà non è star sopra un albero / non è neanche il volo di un moscone/ la libertà non è uno spazio libero / libertà è partecipazione”22 . Posso ritenermi soddisfatta, non ci sono dubbi: la biblioteca pubblica è a tutti gli effetti un bene comune, nel senso più profondo e sfaccettato del termine. Ne parlo alle ragazze, le mie figlie ventenni native digitali, e pensando alla biblioteca del nostro municipio istintivamente propongo: “Che ne direste se chiedessi di ampliare la biblioteca? (…) Scriverò ogni settimana, non possono ignorarmi”23. La biblioteca è anche nostra!

21 Christopher Gibson. An Investigation of ebook Lending in UK Public Librariers, in “Research and Advanced Technology for Digital Libraries”, p. 505. 22 Giorgio Gaber, La libertà. 23 Sulle ali della libertà. Reg. Frank Darabont.

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