Commento ai Manifesti IFLA-UNESCO sulle biblioteche

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COMMENTO MANIFESTI IFLA-UNESCO SULLE BIBLIOTECHE

(Da <sunsalvario.blogspot.com>)

Paola Grandi Corso di Laurea Scienze dell’Educazione A.A. 2012-2013 1


MANIFESTO SU BIBLIOTECHE PUBBLICHE Nella premessa viene data particolare enfasi all’importanza di valori come “la libertà, il benessere e lo sviluppo della società e degli individui” , il cui raggiungimento da parte delle persone non può prescindere dal loro adeguato accesso all’informazione e da “un’istruzione soddisfacente”. Lo sviluppo della democrazia quindi - cornice entro cui possono essere garantiti tali valori si incardina anche sulla Biblioteca in quanto uno degli elementi fondamentali che concorre all’apprendimento permanente dell’individuo e quindi allo sviluppo di una cittadinanza informata, perciò attiva, in grado di esercitare consapevolmente i propri diritti e di prendere decisioni in maniera indipendente. Altrettanto importante, però, è la dimensione “pubblica” della biblioteca (struttura, servizi, posseduto) poiché garantisce possibilità di accesso all’informazione ed alla conoscenza a tutte le persone, senza distinzioni di sorta ed anche a chi, per vari motivi, non ha la possibilità di farlo autonomamente, con mezzi propri. In questo passaggio del manifesto, oltre a ravvisare una particolare attenzione al soddisfacimento delle pari opportunità, vi sono degli espliciti e coerenti riferimenti ai principi fondamentali della cara e bella Costituzione italiana in materia di uguaglianza e di pari dignità dei cittadini (art. 3). Interessante, a mio avviso, anche il fatto che la biblioteca debba essere al passo con i tempi e con i bisogni attuali pur mantenendo la memoria culturale del passato dell’uomo; tutto ciò, inoltre, assolutamente svincolata da censure ideologiche, politiche, religiose, commerciali. Nella parte “Finanziamento, legislazione e reti” trovo vi sia un chiaro richiamo alla politica di ogni Paese, all’assunzione di responsabilità da parte delle autorità, sia locali che nazionali, affinché investano - più che finanzino (il finanziamento può avere carattere di temporaneità, mentre l’investimento presuppone una certa stabilità di un progetto o di un servizio) - nella biblioteca pubblica e quindi nella circolazione gratuita (aspetto importante!) dell’informazione, della conoscenza. Mi pare un’indicazione chiara sul fatto che investire sulla massima diffusione dell’istruzione rappresenti, per un Paese, la strategia vincente non solo per il presente ma anche più a lungo termine, in grado cioè di gettare le basi per il proprio sviluppo futuro (ah ... se lo capissero anche in Italia!). Coerenti con tale complessiva visione della Biblioteca – cardine della democrazia, pubblica e gratuita quindi per tutti, libera da ingerenze e censure di varia natura, sorretta da un solido apparato legislativo e finanziario – sono quindi i suoi “compiti chiave” e la figura importantissima del bibliotecario che assume il ruolo di mediatore tra la biblioteca e gli utenti/l’esterno, e per far ciò si forma e si aggiorna costantemente. Infine, altro aspetto che mi ha colpito, è l’attenzione che viene posta al rapporto forte tra biblioteca e territorio: la biblioteca che non solo accoglie il territorio, ma esce, va verso il territorio, porta all’esterno la conoscenza per agevolarne la sua massima diffusione.

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MANIFESTO SULLA BIBLIOTECA SCOLASTICA Commento generale Nell’enunciazione della missione della Biblioteca scolastica, vi è senz’altro coerenza con i principi contenuti nel “Manifesto per le Biblioteche pubbliche” seppur con una maggiore attenzione ai “membri della comunità scolastica”, con particolare riferimento alle giovani generazioni (e quindi alla futura classe dirigente) al fine di consentire loro l’acquisizione del pensiero critico e della capacità di usare efficacemente l’informazione, la conoscenza. In tal senso quindi la Biblioteca scolastica non è avulsa dal contesto scolastico, non è aggiuntiva bensì è complementare; diviene anzi valore aggiunto a metodologie e strumenti del curricolo scolastico, stabilendo con quest’ultimo una sorta di interdipendenza positiva nell’ottica di essere “parte integrante del processo educativo” così come enunciato negli obiettivi, ed agendo non solo all’interno della comunità scolastica ma anche fuori, “oltre i confini”. Torna a mio avviso, come nel caso delle biblioteche pubbliche, il richiamo al legame con il territorio che una biblioteca, anche scolastica, deve necessariamente avere. Anche in questo documento sono ribaditi due aspetti fondamentali: •

l’importanza del sostegno di una legislazione e di finanziamenti adeguati, specifici e costanti, nell’ottica di una strategia “a lungo termine per l’alfabetizzazione” ma, più in generale, per l’educazione in quanto cardine dello sviluppo a tutto tondo di un Paese;

la garanzia di accesso a servizi e posseduto da parte di tutti, in particolare di chi non ha i mezzi per farlo; la base di tale assunto è la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’ONU del 1948 (citata espressamente nel Manifesto) ma, così come per il Manifesto sulle Biblioteche pubbliche, non posso fare a meno di pensare anche alla nostra Costituzione e ai suoi principi fondamentali (art. 3).

Trovo qui ancora più interessante e complessa, rispetto a quanto delineato per le biblioteche pubbliche, la figura del bibliotecario che, ribadita la sua dignità di “professionista qualificato”, si inserisce in maniera attiva nella comunità scolastica e diviene fulcro di una mediazione ben più articolata tra: biblioteca scolastica, biblioteca pubblica, altre agenzie educative e istituzioni. Inoltre gli si assegna un ulteriore ruolo: quello di veicolare sia ai docenti che agli studenti le “abilità di gestione dell’informazione”; a tal fine diviene ancora più strategicamente importante che si formi e si aggiorni costantemente. Ulteriori considerazioni Il documento è del 1999 ma ciò che auspica è attuale oggi come ieri, anzi di più: acquista a mio avviso maggior vigore proprio in tempi come quelli che stiamo vivendo, in cui assistiamo ad un sistematico, progressivo ed inesorabile depotenziamento (o smantellamento deliberato?) del settore dell’educazione e dell’istruzione pubblica, ad opera di una politica che definirei “cieca” e poco lungimirante. E proprio in questo contesto poco rassicurante il contenuto del manifesto, così come quello sulle Biblioteche pubbliche, racchiude in sé non tanto una serie di concetti condivisibili, assodati, sui quali siamo tutti d’accordo perché comunque sono già praticati, ma piuttosto degli obiettivi ancora da raggiungere pienamente (purtroppo), una pratica consolidata a cui tendere. 3


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LINEE GUIDA SERVIZI BIBLIOTECARI BEBÈ E PICCOLISSIMI ENTRO I TRE ANNI Sezione 1° - In questa prima parte si trova il focus del documento: la necessità di organizzare e realizzare servizi bibliotecari per la fascia d’età da 0 a 3 anni, finalizzati quindi alla “alfabetizzazione precoce” in quella fase dell’esistenza di ogni individuo precedente la scolarizzazione formale. La “introduzione precoce alla biblioteca” attraverso la parola, il canto e la lettura proposti ai piccoli, diviene propedeutica e fondamentale all’acquisizione del linguaggio, andando quindi a costituire una solida base sulla quale poggiare la successiva fase di scolarizzazione. Ma non solo: tutto questo rientra, secondo la Convenzione dell’ONU sui diritti dell’infanzia del 1989, nel più ampio diritto di ogni bimbo all’accesso gratuito e libero all’informazione affinché possa sviluppare pienamente le sue potenzialità; l’uguaglianza e le pari opportunità (già richiamate nei precedenti documenti) sono la cornice entro cui ciò deve avvenire. Da un lato l’attenzione ai bambini dunque, dall’altro le linee guida si pongono come supporto ai bibliotecari (che in questo documento vengono presi in considerazione anche in una loro possibile dimensione di “inesperti” ) affinché facciano parte di quella comunità “educante” che contribuisce alla crescita dell’individuo fin dai suoi primi anni. Bellissimo, in tal senso, il richiamo al proverbio africano!

Sezione 2° - La cosa che mi ha particolarmente colpito è che in tutto il documento, ma soprattutto in questa seconda parte, viene configurato un servizio pensato sì per i piccolissimi ma molto molto attento anche agli adulti, ai genitori, agli educatori, insomma a coloro che a vario titolo si prendono cura dei bambini: tutto il mondo adulto che ruota attorno a loro non è mai escluso ma sempre coinvolto; nella biblioteca trova uno spazio – accogliente, socializzante - di confronto, di in-formazione, per co-costruire consapevolmente ed in modo competente un percorso educativo per i propri figli (… offrire uno spazio confortevole, accogliente e sicuro per i bambini e le loro famiglie … offrire uno spazio ai bambini e a chi se ne prende cura per riunirsi, convivere e socializzare … laboratori di educazione familiare per genitori … ecc.). Ritengo siano passaggi fondamentali. Altri due aspetti importanti (anch’essi costanti nei documenti IFLA-UNESCO) sono: •

la biblioteca che va incontro al territorio, protesa cioè verso la comunità in cui si trova, che prova a raggiungere le persone, in particolare i genitori, anche negli altri luoghi del vivere comune come le sale d’attesa dei medici (pediatri ma non solo), “i centri per le famiglie, i servizi alla prima infanzia”. La biblioteca in rete cioè, che dialoga con altre “professionalità specifiche” presenti nella vita di un bambino e della sua famiglia;

la particolare attenzione a sostenere l’integrazione culturale di famiglie (genitori e figli) con lingua e culture diverse.

La figura del bibliotecario è qui contemplata in maniera multiforme e quindi, a mio avviso, viene suggerita la costituzione di un vero e proprio team che opera all’interno della biblioteca e che comprenda: persone qualificate e formate sullo sviluppo del bambino; persone dedicate all’utenza svantaggiata; persone con competenze in ambito interculturale; volontari, importanti poiché possono essere formati e coadiuvare il bibliotecario nelle attività proposte ai bambini. 5


LINEE GUIDA SERVIZI BIBLIOTECARI PER RAGAZZI + LINEE GUIDA SERVIZI PER GIOVANI

ADULTI NELLE BIBLIOTECHE PUBBLICHE

I due documenti sono strettamente connessi l’uno all’altro, direi complementari: forniscono un quadro di riferimento sulla strutturazione di servizi bibliotecari rivolti ai “giovani adulti” cioè agli adolescenti, riconoscendo l’adolescenza come “una tappa della vita assolutamente unica”. Dall’unicità e dai bisogni particolari di questo specifico momento dell’esistenza dell’individuo, nasce quindi l’esigenza di fornire un servizio ad hoc, che si collochi cioè a metà strada tra quello per i bambini e quello per gli adulti, in un’ottica di “transizione tra l’infanzia e l’età adulta”. A mio avviso l’obiettivo prioritario, definito in entrambi i documenti, è l’apprendimento lungo l’arco dell’intera vita, noto anche come life long learning, cornice entro cui pensare un servizio bibliotecario per gli adolescenti (e non solo per loro, aggiungerei). Supportare quindi i giovani adulti in un percorso di alfabetizzazione e di crescita che consenta loro di divenire cittadini liberi, sicuri, competenti, partecipi ed attivi della vita della comunità in cui sono inseriti. Bella, direi quasi commovente di questi tempi, la definizione dei bambini e dei ragazzi come “un ‘investimento’ di grande valore”; richiama ad un doveroso sguardo al futuro. Sempre presente e fondamentale la dimensione pubblica e gratuita della biblioteca, connessa alla comunità, attenta alle diversità siano esse collegate alla disabilità piuttosto che alle minoranze linguistiche e/o ai gruppi sociali svantaggiati. Anche in questi documenti, come in quello dei servizi rivolti ai piccolissimi, si pensa non solo ai ragazzi ma anche al coinvolgimento delle loro famiglie, degli adulti (…programmi educativi per le famiglie … programmi di consulenza e di formazione per chi si prende cura … ecc.). Ma l’aspetto che condivido maggiormente, ribadito in vari punti delle linee guida, è quello del coinvolgimento degli adolescenti nell’organizzazione dei servizi bibliotecari a loro rivolti: chiamarli cioè in causa, ascoltarli e rispettare le loro scelte, per progettare, realizzare e valutare i programmi e le risorse della biblioteca. Si delinea secondo me un’idea di biblioteca in cui i giovani possano riconoscersi, per la quale siano pronti ad impegnarsi, luogo da vivere e rispettare perché parte della propria identità, luogo in cui possano concretamente avere anche l’opportunità di mettere le proprie competenze e la propria esperienza al servizio degli altri. Nel paragrafo dedicato ai “Programmi e partecipazione dei giovani” si suggerisce addirittura la creazione di una Commissione consultiva di adolescenti o comunque di una loro rappresentanza formalmente costituita e riconosciuta, che operi sia all’interno sia all’esterno della biblioteca. Infine l’importanza della dimensione della rete che, in tali documenti, viene maggiormente articolata: cooperazione, e non competizione, con altre professionalità (servizi sociali, agenzie per l’impiego, ecc.); con la scuola in quanto partner importante; con altre istituzioni culturali in un’ottica di società multiculturale. In particolare, per quanto concerne le scuole definite “partner importanti”, si precisano i ruoli delle diverse biblioteche secondo una dinamica di interdipendenza: la biblioteca scolastica come sostegno al processo educativo, impegnata a fianco della biblioteca per ragazzi come sostegno all’educazione personale. 6


MANIFESTO SULLA BIBLIOTECA MULTICULTURALE Questo documento è trasversale, riguarda tutte le tipologie di biblioteche delineate di volta in volta negli altri documenti IFLA-UNESCO dove, peraltro, è ricorrente il tema della multiculturalità. È un ulteriore specificazione di un aspetto sempre evidenziato nei vari documenti, ma forse mai abbastanza praticato nella realtà e per questo motivo degno di un’attenzione particolare. È un manifesto per il sostegno e la promozione della “diversità linguistica e culturale” , da intendersi come “valore positivo”, a cui le biblioteche devono necessariamente riferirsi nell’organizzazione dei propri programmi e delle proprie risorse; in tal senso si sollecita esplicitamente il ricorso ad un approccio integrato dei servizi offerti, specificando come le attività delle biblioteche rivolte a soggetti e comunità di lingue e culture diverse debbano considerarsi “centrali” e quindi “non ‘aggiuntive’ o ‘separate’”.

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MAPPA DI SINTESI DEGLI ASPETTI COMUNI RILEVATI NEI DOCUMENTI IFLA-UNESCO

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