Dio ama le donne? - estratto dal libro - Paoline

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« Dio ama le donne? Da quando questa bizzarra domanda mi è stata posta da un amico, ci penso spesso. Dapprima sorrido. Che cosa affascinante immaginare che Dio si sia innamorato di tutte le donne e anche di me, una donna... Spazzato questo dolce brivido, la richiesta mi ha rivelato sfaccettature più misteriose. È necessario essere capaci di conoscere questo amore e di renderlo operante nella Chiesa di Cristo. E qui, mi tocca riconoscere che la mia Chiesa non ama le donne come le ama Dio. Perché? Allora ho deciso di rispondere al mio amico...! ». Anne Soupa

ISBN 978-88-315-4536-5

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ANNE SOUPA

Dio ama le donne? Verso una teologia della donna Anne Soupa - Dio ama le donne?

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Anne Soupa è una biblista. È stata redattrice delle riviste Fêtes & Saisons e Biblia. Ha fondato Le comité de la jupe e la Conference catholique des baptisé(e)s francophone per difendere la dignità delle donne e promuovere un migliore ascolto dei credenti all’interno della Chiesa.

L’Autrice propone un’originale e appassionante lettura dei primi capitoli del libro della Genesi e dei testi della storia della Chiesa, spesso citati nell’ambito del discorso ecclesiale « sulla donna e la complementarietà dei sessi », e tenta di comprendere perché il ruolo della donna nella Chiesa si pone oggi come una questione urgente e cruciale. La sua attenta analisi dell’argomento e delle conseguenze in termini di discriminazioni, invita tutti, uomini e donne, a ripensare oggi la loro « comune umanità » e i loro rapporti mutati all’interno della Chiesa, non in funzione dei modi, ma alla luce del Vangelo.

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Titolo originale dell’opera: Dieu aime-t-il les femmes? © Médiaspaul, Paris 2012.

Traduzione dal francese di Anna Venuta Le citazioni bibliche sono tratte da La Sacra Bibbia nella versione ufficiale a cura della Conferenza Episcopale Italiana © 2008, Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena

PAOLINE Editoriale Libri © FIGLIE DI SAN PAOLO, 2015 Via Francesco Albani, 21 - 20149 Milano www.paoline.it edlibri.mi@paoline.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (MI)


ANNE SOUPA

DIO AMA LE DONNE? Verso una teologia della donnaÂ



I.

Uguali nella mano di Dio

La Bibbia fa compiere a chi la legge un viaggio ben più inatteso e soprattutto più ricco di quanto non si pensi abitualmente. Che cosa dice delle donne? La Chiesa si basa su di essa per sostenere che uomini e donne sono diversi per il bagaglio conferito loro dalla natura, mentre le femministe, soprattutto anglosassoni, la denunciano come uno strumento di dominazione dell’uomo sulla donna. Due poli di opinione, due posizioni opposte, soprattutto da qualche anno. Gli apprezzamenti e le critiche sono fondati? Per saperlo si impone qualche sosta in alcuni punti privilegiati della Bibbia. La prima si farà presso i due grandi racconti della creazione che aprono il Libro. Infatti, sin dalle prime pagine, la Bibbia, molto sensibile a un doppio modo di essere al mondo, si interessa alla crea­ zione dell’uomo e della donna. « Maschio e femmina li creò » Due racconti narrano la creazione della coppia umana: un uomo, una donna… Ma poi? La prima difficoltà è intendersi sul contenuto della parola « uomo ». Si tratta di un individuo di sesso maschile o di un essere umano in generale? Strano che l’italiano, lingua conosciuta per la sua precisione e il suo rigore lasci sussistere in questo mo11


do l’equivoco1. Come non vedervi un tacito consenso ad ammettere che l’uomo (maschio) rappresenti tutta l’umanità e che la donna, in questa divisione della torta, prenda « ciò che rimane », la differenza, e non la normalità? Le traduzioni della Bibbia spesso, anche le più recenti, non sottolineano nemmeno la distinzione. « Uomo » = maschile + umanità, cosa che ha portato avanti una confusione molto sfavorevole per le donne2. Fra i due racconti, quello del primo capitolo della Genesi è, tradizionalmente, considerato il più favorevole alle donne. In questo lungo poema, la creazione della coppia avviene il sesto giorno, dopo quella del cosmo, del mondo vegetale e animale. « Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò » (Gen 1,26-27). La parola ebraica tradotta con il termine « uomo » designa (ecco che ci siamo!) l’essere umano in generale (ha’adam, colui che è legato alla terra, alla gleba), mentre la fine mette in scena il « maschio » e la « femmina ». Questa divisione è già la prova che ha’adam può indicare soltanto l’essere umano in generale, poiché precede la creazione del maschio e della femmina. Non è quindi questione di un’anteriorità maschile. Regna l’eguaglianza. Per Dio, la parità sembra del tutto naturale… E senza quote rosa. Eppure, non sempre è stato chiaro. A partire dalla confusione che ho appena denunciato, sono state dette « vagonate » di mostruosità a proposito delle donne. 1 Anche le lingue che dispongono di due parole diverse, come il tedesco, Mensch, l’essere umano, Mann, l’uomo, hanno fatto confusione. 2 Quando i paesi francofoni europei cominceranno a seguire l’esempio del Québec, che usa il linguaggio « inclusivo » (che cioè include le donne)?

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Così, san Bonaventura, nel XIII secolo, interpretando i due « uomo » in senso stretto, ne deduce che « solo l’uomo (maschio) è a immagine di Dio ». Il suo avversario, san Tommaso, rincara la dose sostenendo che in questa prima produzione delle cose (egli immagina una produzione in due diversi momenti, prima solo dell’uomo in quanto maschio, poi, a partire dalla parola « maschio » al versetto 27, dell’umanità sessuata)3, la donna non avrebbe dovuto essere creata. Per due ragioni: a causa delle parole di Aristotele: « la donna è un maschio abortito » e perché essendo stata la donna un’occasione di peccato, sarebbe stato meglio se non fosse stata creata4 (Almeno, gli uomini avrebbero saputo quando stavano peccando!). Torniamo al nostro versetto 26 per capire meglio come si sviluppa questa uguaglianza. Quando Dio decide di « fare » l’essere umano, egli lo pensa « a sua immagine e somiglianza ». Il primo termine designa una semplice immagine plastica, come una scultura o un ritratto, mentre il secondo ha un senso più forte: la somiglianza è ciò che permette la similitudine, è una vera copia di un originale. Se i due termini sono utilizzati per la creazione dell’ha’adam, solo l’immagine sussiste quando la creazione viene differenziata in maschio e femmina, due parole che designano tanto gli esseri umani quanto gli animali. L’esegeta André Wénin5, il cui contributo su questo argomento è essenziale, osserva che l’umanità, « a immagine di Elohim, è una (egli lo creò), ma, come per gli animali, essa è anche plurale (egli li creò) ». Essa è soprattutto incompiuta. Il « facciamo » iniziale sarebbe un invito, affinché l’umanità prosegua il lavoro della creazione. Così, essa assomiglierà al Dio di tenerezza che rende umani grazie alla sua parola. Strano che sia questa logica a guidarlo. É. Dufourcq, Histoire des chrétiennes, Bayard Centurion, Paris 2008, pp. 481-482. 5 Cfr. A. Wénin, Da Adamo ad Abramo o l’errare dell’uomo. Lettura narrativa e antropologica della Genesi. I. Gen 1,1-12,4, EDB, Bologna 20142. 3 4

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D’altronde, la sequenza della creazione dell’umanità non è conclusa con il tradizionale « e Dio vide che era cosa buona », e questa assenza confermerebbe l’incompiutezza umana. Bisogna concluderne che l’animalità, questa forza selvaggia, è legata alla sessualità e al desiderio? Non è certo. E che cosa bisogna pensare di questa differenza: bisogna esaltarla o al contrario vedervi il segno dell’incompiutezza umana? Il dibattito è aperto. È una bella scoperta per il lettore rendersi conto che la Bibbia suggerisce l’esistenza di queste potenzialità, buone e cattive, e invita a padroneggiarle. Sta a ognuno essere il « pastore della propria animalità »6. Infine, la piccolissima congiunzione che unisce il maschio « e » la femmina indica che le loro sorti sono indissolubilmente legate. Niente, in questo testo, permette di dire che uno dei due sessi sia dominante. Maschio e femmina sono i due volti dell’umanità. Tanto legati l’uno all’altro quanto i due versanti di una montagna… Ognuno deve rispettare e amare l’altro, che è per lui il solo mezzo di contemplare l’immagine di Dio, perché da solo non vede la propria immagine. È la loro relazione che permette e costruisce l’immagine di Dio. La relazione è essenziale: è già Dio in mezzo a loro. L’irruzione simultanea di una differenza Una lettura rapida del secondo racconto (capitoli secondo e terzo della Genesi) potrebbe lasciar credere, al contrario, che nostra madre Eva abbia fallito il suo ingresso sulla scena dell’umanità. A sentire ciò che le voci hanno tramandato, la donna avrebbe accumulato un errore dopo l’altro. Innanzitutto sarebbe arrivata soltanto in un 6 P. Beauchamp, Création et fondation de la Loi, en Gn 1,1 – 2,4a: le don de la nourriture végétale en Gn 1,29s, in P. Beauchamp, Pages exégétiques (Lectio Divina 202), Paris 2005, p. 141.

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secondo momento, come per difetto, quando il Dio vasaio si sarebbe sentito obbligato a rimettere le mani nel fango per creare un secondo essere, « diverso ». Poi ha il cattivo gusto di cedere al serpente ingannatore… Di fatto, nelle Chiese cristiane, questa interpretazione, volta da una parte a mettere la donna in uno stato di subordinazione e dall’altra a sottolineare il suo ruolo attivo nel peccato della prima coppia, è rimasta dominante per venti secoli. Ora, sia l’una sia l’altra affermazione sono false e non fanno che riflettere culture in cui le donne non hanno voce in capitolo7. Eppure, ancora oggi, queste letture vanno avanti per inerzia, anche se gli studi degli specialisti le hanno sconfessate. Il cattolico comune le sottoscrive senza batter ciglio. Provate a porre la domanda, sarete sorpresi dalle risposte: sì, la donna è stata creata dopo, a partire dalla costola dell’uomo, come ci raccontano per esempio i mosaici cangianti della basilica di San Marco di Venezia o di Monreale in Sicilia. Anche papa Giovanni Paolo II, nella Mulieris dignitatem (IV, 10), nel 1988, ricorda lo « squilibrio inscritto originariamente dal Creatore ». Partiamo quindi, attraverso questo secondo racconto, alla ricerca di tale introvabile squilibrio. Ancora una volta, l’affermazione è chiara: è proprio l’essere umano generico che Dio modella in Gen 2,7; che colloca nel giardino per custodirlo e coltivarlo, e a cui detta una legge (cfr. Gen 2,16-17), e che fa cadere nel torpore per dargli un aiuto a lui adatto. È da questo torpore che l’essere umano si risveglia « uomo maschio » (îsh) e donna (ishshah). Non esiste dunque anteriorità dell’uno sull’altro sesso. Vi torneremo nel capitolo seguente. Rachi, il celebre commentatore ebreo del Medioevo, suggerisce che Dio abbia tagliato in due un essere umano indifferenziato. Se servis7 Il mondo ebraico sapeva benissimo che il maschio biblico non godeva di alcuna precedenza. Ciò nonostante ha ceduto anch’esso alle « sirene » della dominazione maschile.

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se una conferma dell’intenzione del redattore biblico, la si troverebbe nel capitolo quinto, vv.1-2, che comincia così: « Nel giorno in cui Dio creò l’uomo (ha’adam), lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e diede loro il nome di uomo (ha’adam) nel giorno in cui furono creati ». Così, da questi due racconti, quello che si credeva più ostile alle donne conferma l’altro senza equivoci. La donna è trattata in modo identico all’uomo. Quindi anche lei è degna quanto colui che le sta di fronte. Che bel ribaltamento di un certo numero di luoghi comuni! Mi rendo conto che le conseguenze di questa piccola correzione esegetica non siano state ancora nemmeno pensate nell’antropologia della Chiesa cattolica. In numerose occasioni, essa continua a fare « come se » il maschile inglobasse il femminile. E vedremo presto che, nonostante lo neghi, essa continua a seguire gli eredi di Aristotele, Tommaso e Bonaventura invece delle sue Scritture avute in dono da Gesù Cristo. Ma soprattutto, sono ammirata. Che densità in queste parole! La riconoscenza mi invade. Se gioco per un momento ad assumere il ruolo di colei che si lamenta e a riferire le proteste delle donne vittime di una storia maschilista, mi rendo conto di quanto è prezioso ripeterci ancora una volta che Dio è davvero la nostra roccia. La roccia nostra, delle donne. Quanto dobbiamo appellarci a Dio stesso, e rifarci all’alba del mondo, dove tutto è cominciato, per essere giustificate. Meraviglia che Dio abbia ispirato così bene il narratore! Che gli abbia aperto una strada a ritroso in tutta la cultura circostante, patriarcale, decisamente maschilista. Meraviglia che il narratore sia riuscito a esprimere con tanta sobrietà, con così poca ostentazione, senza nemmeno avere l’impressione di dirlo, l’uguale dignità dei due versanti dell’umanità. Per osare un tale passo, non bisognerebbe conoscere, nel senso biblico della parola, cioè conoscere grazie all’amore, che Dio non amava meno le donne degli uomini? 16


Indice

Introduzione Dio ama le donne?

pag.

7

I.

Uguali nella mano di Dio « Maschio e femmina li creò » L’irruzione simultanea di una differenza

» » »

11 11 14

II.

La famosa differenza Mentre l’ha’adam dormiva La complementarietà sessuale Man bassa sulla carne dell’altro La differenziazione dai propri genitori

» » » » »

17 20 23 26 29

III. IV.

Le donne della Bibbia La fine dei commenti misogini? Attenzione, terreno minato! Storie di famiglia

» » » »

33 34 35 37

Una grande storia d’amore I grandi ruoli Gesù e le donne L’accoglienza delle donne L’opera del femminile e quella del maschile Donne al servizio della fede

» » » » » »

41 42 44 47 51 56


V. Il tempo del disamore pag. Donne diaconesse, preti, vescovi...? » Nelle mani degli ecclesiastici » Una bella fuga » » VI. La donna, made in Vaticano L’appuntamento mancato con l’emancipazione femminile » Sotto il prisma del maschile » L’esaltazione di precise differenze » Un femminismo malvisto » VII. Sessualità, maternità, amore e procreazione » Per una moltiplicazione delle differenze » Gli scopi del matrimonio » » VIII. Donne e femminile Come Sofia è diventata donna » Questioni fondamentali » Differenza e disuguaglianze » IX.

Le piccole mani della Chiesa Un nuovo proletariato Né questo eccesso d’onore, né questa indegnità E per rincarare la dose... L’identità maschile del prete Parola pubblica e governo

59 60 63 65 71 72 74 76 78 81 82 83 89 91 92 94

» 96 » 97 » 99 » 102 » 105 » 108

Conclusione Il musicista del Ponte di Avignon » 115 Bibliografia

» 121


Stampa: Àncora Arti Grafiche - Milano - 2015


« Dio ama le donne? Da quando questa bizzarra domanda mi è stata posta da un amico, ci penso spesso. Dapprima sorrido. Che cosa affascinante immaginare che Dio si sia innamorato di tutte le donne e anche di me, una donna... Spazzato questo dolce brivido, la richiesta mi ha rivelato sfaccettature più misteriose. È necessario essere capaci di conoscere questo amore e di renderlo operante nella Chiesa di Cristo. E qui, mi tocca riconoscere che la mia Chiesa non ama le donne come le ama Dio. Perché? Allora ho deciso di rispondere al mio amico...! ». Anne Soupa

ISBN 978-88-315-4536-5

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ANNE SOUPA

Dio ama le donne? Verso una teologia della donna Anne Soupa - Dio ama le donne?

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Anne Soupa è una biblista. È stata redattrice delle riviste Fêtes & Saisons e Biblia. Ha fondato Le comité de la jupe e la Conference catholique des baptisé(e)s francophone per difendere la dignità delle donne e promuovere un migliore ascolto dei credenti all’interno della Chiesa.

L’Autrice propone un’originale e appassionante lettura dei primi capitoli del libro della Genesi e dei testi della storia della Chiesa, spesso citati nell’ambito del discorso ecclesiale « sulla donna e la complementarietà dei sessi », e tenta di comprendere perché il ruolo della donna nella Chiesa si pone oggi come una questione urgente e cruciale. La sua attenta analisi dell’argomento e delle conseguenze in termini di discriminazioni, invita tutti, uomini e donne, a ripensare oggi la loro « comune umanità » e i loro rapporti mutati all’interno della Chiesa, non in funzione dei modi, ma alla luce del Vangelo.

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