i lascio un grande esempio
Pasquale Dargenio
DALLA TUA CROCE
Paoline, Roma, Cd - € 14,00 • Spartito - € 12,00
Dieci canti per accompagnare la celebrazione e la contemplazione del Mistero pasquale di Gesù. Insieme con alcuni inni appartenenti alla Tradizione viva della Chiesa, questi brani attraversano l’itinerario liturgico della Settimana santa, che rivela e fa rivivere i due aspetti fondamentali della Pasqua: l’ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme e la memoria della sua Passione.
Fratelli, vi lascio un grande esempio: servitevi nella carità.
Vi lascio il mio comandamento: amatevi, fate come me.
Fratelli, vi dono la mia vita nel pane e nel vino che vi do. Prendete parte alla mia gioia, amatevi, fate come me.
«Signore, tu lavi i miei piedi?
Signore, non lo posso accettare!».
«Simone, tu non puoi capire; ascoltami, fidati di me». Rit.
Amatevi come vi ho amato è questa la mia eredità. Da questo vi riconosceranno: se sarete una comunità. Rit.
Nessuno ha un amore più grande di chi la sua vita donerà!
È questa la gioia più vera: condividere, nella gratuità. Rit.
Chi vuole essere grande deve servire in umiltà.
È questo il mio comandamento: amatevi, fate come me. Rit.
Editoriale
S. Em. Card. Francesco Montenegro
CHIESA: COMUNITÀ DI FEDE E DI AMORE
Il Papa ci propone una Chiesa capace di confrontare costantemente se stessa, la sua vita, le sue scelte e le sue strutture con la freschezza del Vangelo. Condivide tale sogno chi concepisce la Chiesa come continuazione e presenza «oggi» di Dio-Trinità, il quale mette casa fra gli uomini e le donne, per incontrarli, e la parrocchia diventa lo spazio per realizzare tale incontro.
Si è Chiesa «insieme». Mons. Tonino Bello la presentava non come la somma dei membri: 1+1+1, ma come l’essere 1x1x1, cioè l’uno per l’altro, il cui risultato è sempre 1.
La parrocchia è una comunità, una possibilità sempre nuova, quindi – perché la sua struttura portante è l’amore –, di farsi tutta a tutti, di assumere come propri i bisogni dei fratelli e delle sorelle. Mons. Romero diceva che la Bibbia da sola non basta. Perché non resti una Bibbia morta, è necessario che la Chiesa la renda Parola viva, applicandola alla vita concreta. Ignazio di Antiochia identificava la Chiesa con la carità; salutava, infatti, così: «Vi saluta la carità dei fratelli che stanno in Troade». Non è ammissibile una Chiesa che «fa» la carità, ma c’è bisogno di una Chiesa che «è» carità. Purché questa non sia neutra, indifferente, tiepida, ma appassionata, contagiosa e coraggiosa.
La carità, in una comunità, non può essere delegata solo a poche persone di buona volontà, escludendo gli altri dall’impegno.
L’amore non è delegabile. «I cristiani della domenica» sono chiamati a continuare l’Eucari-
stia vivendo la carità, altrimenti la celebrazione per loro resta incompleta e incompiuta.
La carità è uno stile di vita e, perciò, qualcosa di più profondo delle singole azioni di bontà: tant’è vero che, come afferma san Paolo, potremmo anche «distribuire tutte le nostre sostanze» e trovarci senza carità, e così «valere nulla» (cfr. 1Cor 13,3). Il principio costitutivo dell’essere Chiesa non è solo la catechesi, né solo la liturgia, né solo la carità, bensì la loro unità e interrelazione. È vero che l’esercizio della carità è diffuso nelle comunità, ma perché non le caratterizza uno stile di carità? La vita di fede e di carità, spesso, scorrono parallele. O, addirittura, in modo divergente. Da una parte la vita liturgica ritma regolarmente, e forse stancamente, la vita della parrocchia con le Messe e le scadenze sacramentali, e ha come riferimento l’attività catechistica, destinata prevalentemente ai fanciulli; dall’altra la vita di carità procede senza alimentarsi alla vita di fede della comunità né la alimenta. A patirne sono sia la liturgia e la catechesi, che rischiano di girare a vuoto, sia la carità che rischia di inaridirsi. Questa non integrazione segna in profondità la vita della comunità.
La spiritualità della comunità parrocchiale è quella dell’ascolto, che rende testimoni e oranti, sostenuti dalla liturgia. Ed è quella del primato dell’amore. Si nutre di Bibbia, di Eucaristia, di fraternità, specie verso chi si trova nel bisogno e nel dolore.
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PERCORSO DI MARZO
«Ama davvero» chi non guarda al proprio io, ma al «tu» che ha accanto; chi è pronto ad accogliere a braccia aperte, senza soffocare o manipolare; chi si carica del peso dell’altro…; chi è disposto a donare la propria vita, come ha fatto Gesù (Le domande dei bambini);
La lavanda dei piedi da parte di Gesù è la sintesi della sua vita e il compimento dell’opera del Padre, con il dono totale di sé «fino alla fine». Essa diventa, così, il modello della vita cristiana: il servire dimostra l’amore (La Parola dentro la vita); Gesù propone il suo messaggio fondamentale, utilizzando oggetti e simboli della vita quotidiana: catino, acqua, grembiule…; esprime, in tal modo, l’amore, il mettersi a servizio. Si offrono attività e celebrazione della Parola per orientare alla condivisione e al servizio (Celebrare la vita in famiglia); l’itinerario per i genitori conduce, con dinamiche, a scoprirsi amati da Dio e, perché amati, chiamati ad amare l’altro come lui e con lui, mettendosi a servizio; per i bambini educa ad accogliere il dono della Parola, che li invita ad amare, a rendersi disponibili agli altri e a ringraziare il Signore per il dono della sua vita; per i ragazzi conduce, con dinamiche, a scoprire che Gesù ci ama oltre misura; a entrare nel Mistero pasquale dell’ultima Cena, tramite il racconto della lavanda dei piedi; per i piccoli orienta a condividere l’amore gratuito, donato da Gesù, realizzando un agamograph.
Colora il disegno: «Amare è servire».
Sussidi: Celebrazione penitenziale su amore e perdono; Triduo pasquale, in 4 tappe, ritmato da brani del Vangelo, simboli, impegni e preghiere.
Gli altri contributi focalizzano: narcisismo e fatti sconvolgenti da trattare nella catechesi; Vangelo della domenica, con riflessioni, giochi, dinamiche, preghiere; Gesù: Pane spezzato per amore; gradualità e discernimento; dalle parrocchie: incontro dei bambini, che hanno celebrato nell’anno la prima Comunione, a livello di diocesi; lode a Dio Padre, creatore.
In pista con Gesù e i suoi amici
Nives Gribaudo - Paola DuttoQuanto ciaMa
OBIETTIVO
Introdurre i bambini di 3-5 anni all’amore gratuito, insegnato e donato da Gesù.
Gli adulti, prima di proporre il tema, preparano alcuni esempi personali di vita, facilmente comprensibili dal bambino.
Catechiste/i o insegnanti possono adattare il percorso agli incontri di gruppo.
IN DIALOGO CON I PICCOLI
Canto: SENTO LA GIOI A (G. e G. Tittarelli - M. Piccotti - M. Danieli, È la musica di festa, Paoline), cerca su YouTube (Guarda, impara e danza!)
Chiediamo al bambino aiuto per buttare la spazzatura; potrà lamentarsi o accettare di buon grado, ma noi cogliamo l’occasione per introdurre l’argomento.
Mamma Grazie del tuo aiuto. Ci sono compiti poco piacevoli, ma possono essere anch’essi una prova di amore.
Papà Gesù ce lo ha dimostrato spesso, ma, una volta in particolare, ha fatto un gesto speciale per insegnare ai suoi discepoli qual è l’amore più grande.
Mamma Vuoi sapere di cosa si tratta? Guardiamo insieme un video (Gesù lava i piedi agli apostoli - Bibbia per bambini: cerca su YouTube).
Papà Che ne pensi? Secondo te lavare i piedi è un gesto d’amore? Ascoltiamo il bambino.
Mamma Amare significa prendersi cura dell’altro in ogni modo (raccontare, ad es., di una persona che ha curato il consorte). I gesti più umili sono prove di grande affetto.
PREGHIERA
Papà Quando eri piccolo e dovevamo cambiarti il pannolino non era molto piacevole! Ma lo facevamo con gioia perché ti vogliamo tanto bene.
Mamma Gesù ci dice che dobbiamo cercare di amare, in questo modo speciale, tutti con gesti gratuiti, anche se costa fatica.
Papà Se lo facciamo, però, con il cuore e con il sorriso, diventa più facile e gradevole.
Mamma Ti va di provarci insieme? Ogni volta che ne abbiamo occasione, aiutiamo chi ci è vicino e, alla sera, ci racconteremo cosa abbiamo vissuto.
Papà Bella idea! Sono sicuro che renderà felice chi riceve aiuto e, ancora di più, chi ha fatto del bene.
Signore, insegnaci ad amare tutti senza aspettarci nulla in cambio, come facevi tu quando incontravi una persona bisognosa. Amen.
Canto: SERVIRE È REGNARE - Gen Verde (Irmãs Passionistas): cerca su YouTube
sono elaborati con immagini riprese dal blog «El rincón de Las Melli».
ATTIVITÀ: AGAMOGRAPH «L’AMOREGRANDEDIGESÙPERNOI»
Mamma Per ricordarci che l’amore passa attraverso le nostre azioni coloriamo i disegni di Gesù che lava i piedi ai discepoli e di un bambino che fa una buona azione. Papà E poi ricordiamoci l’impegno di aiutare chi possiamo, ad esempio potremmo… (suggeriamo qualcosa da fare insieme per qualcuno).
Materiale: due disegni stampati in formato A4, due fogli bianchi A4, colori, colla, forbici, righello, nastro adesivo. Per il biglietto: cartoncini colorati….
Per la realizzazione: GUARDA IL VIDEO sul canale YouTube Paoline: Tutorial Agamograph «L’amore grande di Gesù per noi - In pista con Gesù e i suoi amici », playlist Catechisti parrocchiali.
Canto finale: GRAZIE A TE, GESÙ (R. Giorgi - V. Antonioli, Messa con i bambini, Paoline): cerca su YouTube
PROGRAMMAZIONE 2022-2023
Set.Ott. | Gen 18,1-8
Perché accogliere con gioia?
Dicembre | Lc 2,1-18
Cosa ti stupisce?
marzO | Gv 13,1-11
Quanto ci ama Gesù?
aprile | Gv 15,9-17
Cosa ti rende felice?
maggiO | Gv 6,4-13
Insieme è più bello?
Colora il disegno Redazione
AMARE È SERVIRE
Si consegna a ogni ragazza/o la fotocopia ingrandita del disegno «Gesù lava i piedi agli apostoli», da colorare ispirandosi all’illustrazione del poster. Ognuna/o riporta sul proprio disegno una frase del Vangelo (Gv 13,1-15) o del suo commento, che sente più significativa. Poi la condivide in gruppo. Scrive, quindi, una preghiera di ringraziamento a Gesù che ci rivela il suo grande amore, chinandosi verso di noi, per ricolmarci dei suoi doni. Il suo gesto è un forte esempio per noi, e ci spinge ad amare e a servire i fratelli e le sorelle.
A ogni rendimento di grazie si risponde: Gesù, è grande il tuo amore per noi!
Sussidi liturgici e pastorali
COME PANE COME LEGNO COME PIETRA… OLTRE LA PIETRA
Triduo pasquale con Gesù
Il Triduo pasquale è il tempo centrale dell’anno liturgico. Celebra gli eventi del Mistero pasquale di Gesù Cristo, ossia l’istituzione dell’Eucaristia, del sacerdozio ministeriale e del comandamento dell’amore fraterno (Giovedì santo); la passione, la morte, la discesa agli inferi (Venerdì santo e Sabato santo) e la risurrezione (Veglia pasquale e domenica di Pasqua). In tre giorni la Chiesa ci fa rivivere il cuore della nostra fede, scandito attraverso segni e simboli, che la tradizione ha codificato a partire dai testi biblici, in particolare dai racconti evangelici. Oggi i credenti non riescono sempre, anche per motivi di lavoro, a seguire gli appuntamenti di questi tre giorni. Sarebbe bello coinvolgere i ragazzi almeno nelle celebrazioni principali. Vi è una tendenza a ritagliare momenti specifici per i bambini. Si tratta di una cosa buona in sé, tuttavia si corre il rischio di staccarsi dalla celebrazione comunitaria, che vede la presenza di tutto il popolo di Dio. Sarebbe bene spiegare l’unitarietà del Triduo e spingere i ragazzi a partecipare, magari con un ruolo preciso e adatto a loro, alle celebrazioni comunitarie.
Papa Francesco, nella «Lettera Apostolica» Desiderio desideravi sulla formazione liturgica del popolo di Dio (29.06.2022), afferma: «Ci viene chiesto di riscoprire ogni giorno la bellezza della verità della celebrazione cristiana. Mi riferisco ancora una volta al suo senso teologico, come il n. 7 della Sacrosanctum Concilium ha mirabilmente descritto: la Liturgia è il sacerdozio di Cristo a noi rivelato e donato nella sua Pasqua, reso oggi presente e attivo attraverso segni sensibili (acqua, olio, pane, vino, gesti, parole) perché lo Spirito, immergendoci nel Mistero pasquale, trasformi tutta la nostra vita conformandoci sempre più a Cristo» (n. 21).
1° giorno - COME PANE
Dal Vangelo secondo Matteo (27,26-29)
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizio ne, lo spezzò…
Commento. Il pane è il primo segno, insieme con il vino, che ci viene incontro in questa tre giorni di amore. Il pane porta con sé una sapienza infinita: parla il linguaggio della quotidia nità, dell’essenzialità. Non viviamo solo di pane, ma nulla è più necessario del pane. Gesù sa quanto il pane sa parlare con il suo profumo, conosce la sua capacità di unire nell’atto della condivisione, «lo spezzare», di cui parla il racconto. Per questo lascia che le sue parole prendano spunto dalla forma del pane, per dirci cosa significa diventare pane. Egli desi dera stabilire un’unione intima e profonda con coloro che ama, non solo quelli del suo tempo ma anche con quelli che ripeteranno quel gesto «unico, irripetibile»: «Questo è il mio corpo…». Il profumo del Pane di vita si offre a tutti per dare il gusto autentico della vita che, se non sa di amore, non sa di nulla.
Proposta. I catechisti invitano i bambini a partecipare alla Messa in Coena Domini, dando ad essi, al termine della Messa, come si fa per coloro che ricevono la lavanda in molte comunità, un pane, con l’aggiunta: «Diventa anche tu pane per i fratelli e le sorelle!».
PREGHIERA
Come il pane, Gesù, tu sei l’unico buono, l’unico che profuma di dono, l’unico che ci riempie di amore, l’unico che sazia la vita. Amen.
2° giorno - COME LEGNO
Dal Vangelo secondo Matteo (27,32-38)
Incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Si mone, e lo costrinsero a portare la sua croce… Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti.
Commento. Chi di noi non ha annusato il profu mo del legno? Chi di noi non ha sentito al tatto la rugosità, ma anche la traccia di vita che esso conserva? Chi di noi non ha sostato dinanzi a un crocifisso povero o artistico, su una vetta di montagna o dentro i vicoli della città vecchia? Il legno parla. Gesù assaggia il peso e il dolore che il legno gli procura sulle spalle, cozzando con la fronte. Il condannato Messia, rifiutato dal suo popolo, si sente sovrastato dal legno, che forse tante volte aveva lavorato nella bottega di Giuseppe, quel legno tanto familiare, ora è pesante. Deve soccorrerlo Simone di Cirene. Il legno della croce rivela la sua debolezza di condannato ingiustamente. Il legno parla di vita ma anche di morte. Un messaggio per
tutti noi: le nostre prove, le difficoltà, le croci ci inchiodano, ma nello stesso tempo ci sostengono, ci insegnano l’arte del morire e del vivere…
Proposta. Invitiamo i ragazzi a fare una croce con due assi di legno e a scrivere su di essa le loro povertà, le sofferenze, le difficoltà.
PREGHIERA
Sei tutt’uno con il legno, Signore, perché ci parlasse quell’asse levata verso il cielo, per indicare la direzione del nostro andare, perché ci parlasse quell’asse orizzontale, quale abbraccio alle persone, buone e cattive, e a tutto il creato. Come legno ti sei fatto scolpire dall’amore del Padre per resistere al male del mondo e vincerlo con il bene. Insegna anche a noi a diventare segno di amore, che indica, abbraccia, batte in sintonia con il mondo. Amen.
3° giorno - COME PIETRA…
Dal Vangelo secondo Matteo (27,50-53.57-66)
Giuseppe di Arimatea prese il corpo di Gesù, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò.
Commento. La pietra, fredda, morta. Così è quella che gira all’ingresso della tomba in cui Gesù è stato sepolto. Sembra avere il colore del suo corpo, che giace senza vita, rigido. Di tanta gloria e di tanta speranza non resta che un’eco leggera. Tutto tace nel silenzio. Il sabato del mondo, settimo giorno, che per gli ebrei celebrava il riposo del Signore, con astensione da ogni attività, sembra essersi ridotto a muto passaggio verso il nulla. Tutto tace. Non si sa cosa si attende. La morte di Gesù come un trauma ha scosso tutti. Eppure, alla sua morte, un grande movimento aveva scrollato la terra. Le donne discepole, in silenzio, attendono di andare a onorarne la memoria. I discepoli sono chiusi nel silenzio delle loro paure e dei loro rimorsi. Questo giorno fra passato e futuro è come uno spartiacque fra morte e vita, verso una nuova speranza. Come una pietra miliare di un nuovo mondo, di un nuovo tempo. Le pietre non possono trattenere la forza della vita.
Proposta. Il catechista, insieme con i bambini, sosta dinanzi all’immagine di Gesù morto. A tutti viene data una pietra per sentire il freddo della morte.
PREGHIERA
Come la pietra, sei diventato freddo e solo nel buio e nel silenzio della tomba.
Non lasciarci soli, Signore!
Non permettere che cadiamo nelle tenebre della disperazione. Padre, ridona vita, come al tuo Figlio, anche a noi, tuoi figli. Amen.
Anno 2022-2023
DOSSIER
Marzo 2023
Liberta cercasi.
La spinta evolutiva, che sente l’adolescente a prendere il largo, entra in conflitto con la paura di perdere gli affetti sicuri. L’autonomia comporta il rischio della solitudine, che egli non può tollerare. Sta all’adulto rispettare il suo bisogno di autonomia e offrire sponde, paletti e vicinanza affettiva (Io - Tu - Noi). Oggi, in particolare i ragazzi, osservano il mondo chini sullo smartphone: tralasciano, spesso, di intercettare in orizzontale il volto degli altri e in verticale le stelle del cielo. Al ritmo di tre canzoni ci apriamo alla vera libertà e all’amore (Musica e fede). In due laboratori, tramite un metodo di classificazione della videoludica, ne individuiamo i valori e i rischi (Infosfera e Vangelo). I ragazzi, come tutti, sono soggetti a diverse dipendenze: le sostanze, il gruppo, la famiglia, gli altri… Per non finire intossicati, devono avere il coraggio di essere se stessi e di incontrarsi con Gesù, l’unico che ci libera (Bibbia nella vita). Maria è la donna libera: la fitta, che sente nell’ascoltare la profezia di Simeone, non è tanto un dolore per sé, ma per Gesù, che sarebbe stato trafitto per primo nell’anima. Lei, nella libertà, obbedisce alle parole del Padre (Bibbia nell’arte). Perché, come afferma Beatrice Fazi: «abbiamo una missione; la vera libertà è aderire al progetto che c’è su di noi. Saremo felici quando seguiremo Gesù» (A tu per tu con…). Accogliamo la libertà da Gesù, che ci affranca da ogni schiavitù (Celebrazione). Alla libertà e al riscatto sociale, anzitutto a favore dei bambini, ha dedicato la vita Vittorina Gementi (Testimone). «E tu, sei disposto ad andare oltre i pregiudizi e i limiti? Scoprilo con il Test».
Attenti ai ragazzi (12-16 anni), che soffrono un senso di solitudine e di abbandono delle famiglie, si intende orientarli a costruirsi un’identità equilibrata e sociale, nella libertà e responsabilità, sulla scia di Gesù e dei suoi amici/testimoni (influencer). L’utilizzo dei diversi linguaggi, che li coinvolge da protagonisti, rende il percorso fruibile nella catechesi, nei ritiri, nei campiscuola, e a scuola.
TEMA: #dameaTe
1. Solo?! Brrr 2. Alla ricerca di me 3. Mi voglio bene 4. Mi specchio
5. Io nel mondo 6. Libertà cercasi 7. Io più gli altri 8. Mi fido di te
BEATRICE FAZI
A tu per tu con…
Barbara Corsano barbara.corsano@gmail.comCiao Beatrice, scegli 3 parole per presentarti ai nostri ragazzi.
R. Mamma, moglie, attrice.
Raccontando la tua storia, affermi che c’è un «avanti Cristo» e un «dopo Cristo»: come era la tua vita prima di incontrarlo e cosa è cambiato dopo?
R. Prima di incontrare Gesù ero io al centro di tutto: dovevo essere forte, performante, sentivo il peso delle aspettative su di me, ma mi sentivo sola. Quando ho incontrato Gesù è cambiato tutto! Ho smesso di percepire la mia vita come quella di «un’orfana» e mi sono lasciata amare gratuitamente senza dover meritare l’amore. Ho imparato ad accettare i miei difetti e le mie ferite, guardando alla mia vita come a una vita benedetta, dove gli errori potevano essere un punto di partenza per raggiungere la felicità, la pienezza, la bellezza, che mi erano state promesse. Sto assaporando la vera libertà obbedendo ai Dieci comandamenti, che sono le istruzioni per essere felice, per capire cosa è davvero importante. È un altro modo di vivere, dove non hai niente da perdere, ma tutto da guadagnare! E capisci che, a volte, si è più felici diventando gli ultimi e mettendo gli altri davanti a te.
I ragazzi rivendicano la libertà di fare ogni cosa quando e come vogliono, come se questo garantisse la felicità. Qual è, secondo te, la «vera» libertà?
R. La vera libertà è quella di obbedire al bene, di saper dire di «no» quando arrivano le tentazioni o la proposta di fare qualcosa di trasgressivo, che va contro i valori che ti ha insegnato la tua famiglia. La vera libertà è saper dire «no» al bullismo, al male. È difendere il più debole. È dire: «Io non mi ubriaco. Non mi drogo. Non mi sballo per provare emozioni». Il bene è molto chiaro. Sempre.
Nel tuo libro «Un cuore nuovo. Dal male di vivere alla gioia della fede» narri che da giovanissima hai vissuto il dramma dell’aborto e parli della misericordia di Dio: cosa centra Dio con la libertà?
R. Nel libro racconto l’esperienza orribile di aver abortito a 20 anni; il bambino, che avevo in grembo, era frutto di una relazione con un uomo più grande, che non voleva saperne del piccolo e che mi ha lasciata sola di fronte a una decisione terribile. In quel periodo cercavo di realizzare il mio sogno di fare l’attrice e volevo vivere libera da ogni obbedienza e obbligo. Avevo deciso che Dio non era mio Padre e non andavo più in chiesa, anzi seguivo la filosofia buddista. Pensavo che quella fosse la vera libertà: fare ciò che mi pareva. Ma, dopo l’aborto, ho vissuto su me stessa le conseguenze di un atto così grave: un periodo difficilissimo di grande solitudine e di depressione. Uccidendo la vita che sta nascendo dentro di te, uccidi un po’ te stessa. Poi, grazie a un’amica, ho incontrato don Fabio Rosini che predicava le catechesi sui Dieci comandamenti. E ho capito che la prima a giudicarmi ero io e che Dio, invece, era pronto ad accogliermi come Padre misericordioso. Nessuno mi ha capito come mi ha capito Dio! Non c’è libertà più grande di questa: essere amati. Nell’amore di Dio tutto è possibile: anche dall’errore più grande può fiorire la tua vita!
I ragazzi come possono vivere una libertà «responsabile» per sé, per l’altro, per il mondo?
R. Il consiglio che do è: «Non avere paura»… di sembrare fuori moda perché si va alla catechesi o a Messa, di mostrarsi deboli. I valori li apprendiamo nei posti giusti, non dal mondo o dai social. Se i ragazzi si pongono umilmente in ascolto del Vangelo e dei Dieci comandamenti, scoprono di poter fare centro. Abbiamo una missione: la vera libertà è aderire al progetto che c’è su di noi. Saremo felici solo quando seguiremo Gesù, Via, Verità e Vita!
: AUTONOMIA E CONTENIMENTO
Io - Tu - Noi Franca Feliziani Kannheiser felizianikannheiser@hotmail.comGli adulti spesso restano spiazzati dal fatto che l’adolescente sembra avere un comportamento ambivalente: da una parte rivendica la sua libertà, la pretesa di non avere regole e, dall’altra, mostra una forte spinta a omologarsi, ad aderire alle regole del gruppo dei coetanei, sostituendole quasi a quelle della famiglia. Nell’adolescente sono presenti entrambi questi bisogni, quello di sperimentarsi sempre più come soggetto autonomo e quello di un contenimento, in cui trovare protezione e sicurezza. Questo duplice bisogno, non facile da armonizzare, crea incomprensioni e conflitti in famiglia, a scuola e in parrocchia. Anche il suo rapporto con Dio risente di queste dinamiche…
SPINTA ALLA CRESCITA E BISOGNO DI SICUREZZA
Ancora una volta, e in modo nuovo e più intenso, l’adolescente è di fronte a un cammino sconosciuto, che lo espone al rischio, ma, al tempo stesso, rappresenta un invito irrinunciabile per la sua crescita. Così come era già accaduto nel passaggio dall’infanzia alla fanciullezza, egli percepisce di essere spinto da una forza che lo invita a prendere il largo, a provare nuove esperienze, a incontrare nuove persone.
Questa spinta evolutiva entra, però, in conflitto con la paura di perdere gli affetti sicuri, il conosciuto. L’autonomia comporta il rischio della solitudine, che l’adolescente non può tollerare, proprio perché il suo bisogno di socializzazione, il suo bisogno degli altri è intenso. Sta all’adulto disporre le condizioni che permettono al ragazzo di sentire rispettato il suo bisogno di autonomia, ma anche che ci sono sponde, paletti, confini e,
soprattutto, vicinanza affettiva, che gli garantiscono la sopravvivenza psichica e fisica. Nelle famiglie, spesso, è difficile equilibrare esigenze, così apparentemente contrapposte; si passa da una infantilizzazione iperprotetta a una adultizzazione impropria, per cui si lascia al ragazzo la libertà di scegliere anche in situazioni in cui obiettivamente non ha gli strumenti per farlo. Se il controllo da parte dei genitori è necessario, perché la percezione del pericolo di un adolescente non è adeguata al rischio effettivo che può correre – come nelle «navigazioni in internet» che possono esporre a contatti estremamente dannosi –, l’ipercontrollo limita lo sviluppo della coscienza, perché sottrae alla fatica di riflettere su ciò che si ritiene giusto o non giusto fare. In questo contesto appare problematico l’uso, invalso nella scuola, del registro elettronico, dove controllare in tempo reale i voti e la condotta del proprio figlio. Se questo metodo rassicura il genitore, toglie al ragazzo la fatica di decidere come comunicare ciò che avviene a scuola, che cosa dire o non dire e, soprattutto, perché dirlo o non dirlo. Senza spazio di libertà non c’è scelta, non c’è elaborazione del pensiero, non può avvenire quel processo di responsabilizzazione indispensabile allo sviluppo di un’etica sempre meno eteronoma.
LIBERTÀ E INTERIORIZZAZIONE
Diventare autonomi e fare le proprie scelte in modo sempre più responsabile presuppone l’attivazione di dinamiche d’interiorizzazione, per cui si comincia a formare dentro di sé uno spazio segreto, non costretto alla condivisione,
dove riflettere sulla propria identità, sul rapporto con gli altri, sul senso di ciò che viviamo. Segnali di questo processo sono, ad esempio, l’esigenza di avere un diario che raccolga i pensieri che non si vogliono condividere, o un luogo privato in cui rifugiarsi per ascoltare la propria musica, vedere i programmi preferiti, ecc. Ecco allora la propria camera trasformata in rifugio segreto, protetta da cartelli con scritte intimidatorie, a cui possono accedere pochi intimi, con cui condividere i pensieri nuovi rispetto a se stessi, al proprio corpo, ai propri affetti, al pensare cose diverse, magari in contrasto con l’educazione ricevuta.
Anche il rapporto con Dio, fino a questo momento veicolato dagli adulti, ha bisogno di interiorizzarsi, di diventare personale e di trovare un proprio linguaggio. In un’ottica di psicologia della religione che interpreta Dio come figura di attaccamento (Bolwy, Kilpatrick, Aletti, Cassiba) egli diventa, non solo base sicura, ma anche porto da cui prendere il largo e a cui tornare, sentendo che Dio non ha paura della libertà dei suoi figli, ma anzi la desidera e la promuove. Genitori ed educatori non devono aver paura di questi processi, ma incoraggiare i tentativi del ragazzo a confrontare, giudicare, farsi una propria opinione. L’ascolto da parte dell’adulto è il primo contenimento a cui affidare pensieri nuovi e diversi, a volte inquietanti, su se stessi, sugli altri, sulla famiglia, sulla società, su Dio. Da questo ascolto, senza giudizi e pregiudizi, come se si osservasse con occhio vigile, ma fiducioso, l’opera dell’apprendista-scultore, che prova ad abbozzare le sue prime figure, si può passare al
confronto sempre discreto e aperto. Un nuovo rapporto con Dio può nascere solo da un nuovo spazio di libertà. A volte la paura che il proprio figlio perda la ricchezza della fede evita di promuovere un suo pensiero personale su Dio e sul suo posto nella propria vita. Eppure senza questo pensiero personale, fragile e contraddittorio, non si sviluppa l’interiorizzazione, cioè quel luogo dove Dio rivela il proprio volto. Così scriveva qualche anno fa una studentessa di scuola superiore: «Per me la fede è cantare a Dio le mie canzoni». Le mie non quelle che ho fatto mie attraverso l’insegnamento o la tradizione familiare. In questa fase la funzione dell’adulto è fondamentale: egli deve essere in grado di lasciare all’adolescente uno spazio individuale e intimo in cui ascoltarsi e prendere le proprie decisioni, magari con l’aiuto di nuove persone, fra cui ci può essere quell’adulto competente di cui abbiamo parlato più volte.
In questo nuovo spazio intimo si preparano le decisioni concrete, le scelte, la capacità di dire sì o no alle circostanze.
PROGRAMMAZIONE
Set.-Ott.
SOLI O INSIEME?
Novembre
CHI SONO IO?
Dicembre
L’ASCOLTO PER UNA CRESCITA INTEGRALE
Gennaio
IL CORPO E L’INCONTRO
Marzo
L’ADOLESCENTE: AUTONOMIA E CONTENIMENTO
Aprile IO - NOI