

Prologo
Il sole è ormai alto, i suoi raggi colpiscono con forza la schiena del giovane che si arrampica sulla parete di roccia. Una semplice camicia bianca, calzoni scuri e comodi, scarponi che battono i percorsi montani: e poi solo lui, gambe e braccia, muscoli tesi. Mani forti che fanno presa sulla materia dura, ne saggiano la consistenza, trovano appigli. Sale sicuro, senza esitazione, senza pensieri né paure: la montagna non la teme, gli è amica. Il suo spirito lo precede, verso l’alto, sfiora il cielo con la sua purezza. Pier Giorgio prega anche mentre ascende alla vetta: non ha più bisogno che le parole si formino sulle labbra, i versi e il ritmo delle lodi sono dentro di lui e vengono offerti in ogni movimento, in ogni passo. Sale, sale, e ancora sale, rapido e certo, trovando sostegni sicuri:
dentro di sé è consapevole di non essere mai solo, la fede lo accompagna.
Il 7 giugno 1925 le nuvole sono poche, la brezza fresca, la natura accogliente con le sue note di voli d’insetto, di cinguettii d’uccello; nulla fa presagire che la fine è vicina, che il ragazzo che scala la montagna tra meno di un mese non ci sarà più.
In quella beata domenica lui è ancora forte, sano, gioioso e allegro.
Non sa che il suo nome sarà conosciuto e venerato nel mondo, preso a modello e ispirazione da molti, moltissimi giovani e meno giovani.
Una donna elegante cammina velocemente sul sottile marciapiede che accompagna la larga facciata dell’Istituto Sociale di Torino, in via Arcivescovado. Non comprende chi vuol prendere l’automobile o la carrozzella per fare poche centinaia di metri: Adelaide Frassati è abituata a ben altri sforzi, e il tragitto da corso Siccardi fino alla scuola del figlio non è poi così lungo. Le scarpe abbottonate fino alla caviglia e dai tacchi bassi le sono comode, l’aria è pulita e sa di mattino mentre con passo fermo e determinato percorre gli ultimi metri fino al portone. Non si ferma ad ammirare l’edificio, né a salutare il portiere, a cui fa solo un cenno mentre lui le apre con galanteria l’uscio: in un attimo è già in segreteria e chiede di vedere al più presto padre Lombardi.
L’insegnante è impegnato con una classe, ma nessuno vuole contrariare la signora con lo sguardo limpido e il cappellino calcato sui capelli gonfi: il professore viene chiamato in gran fretta e pochi minuti dopo la accoglie nell’ufficio della direzione, facendola accomodare su un sofà di velluto verde. Lui si siede su una poltrona e sorride alla madre di uno dei suoi alunni, pronto ad ascoltare ciò che vuole dirgli con tanta urgenza.
«Padre, la disturbo durante una lezione e di questo mi scuso. Ma sono qui per parlarle di un fatto di grande importanza, e le ruberò solo pochi minuti», inizia con voce chiara Adelaide.
«Signora Frassati, ha tutta la mia attenzione».
«Pier Giorgio mi ha detto di volersi accostare quotidianamente all’eucaristia. Ecco, non trovo sia il caso. Non solo perché sarebbe facilmente tacciabile di bigottismo, ma soprattutto perché temo che in tal modo la comunione diventerebbe quasi un gesto meccanico per il ragazzo, lo svuoterebbe del suo reale valore spirituale».
Con tono gentile, l’uomo chiede: «Che cosa suggerirebbe dunque, per risolvere la questione?».
«Una comunione settimanale basta e avanza, ma vorrei che tale indicazione giungesse da lei, padre. Può appoggiarmi in tal senso con Pier Giorgio?»
«Non ho nulla in contrario, signora, se ciò le appare come la migliore soluzione alla faccenda», conclude con un sorriso mesto l’insegnante.
Ma Adelaide Frassati è già in piedi, con un cenno del capo saluta il professore e il direttore, che ha sentito l’intera conversazione da dietro l’imponente scrivania su cui lavora.
Trascorrono quattro giorni da che la notizia è stata comunicata da padre Lombardi al giovane, che in seguito a una bocciatura in latino al Liceo Ginnasio Massimo D’Azeglio è giunto all’Istituto Sociale per recuperare negli studi e ha trovato un luogo dove poter innalzare non solo il suo intelletto ma anche il suo spirito, con la guida di insegnanti di valore.
Padre Lombardi sta correggendo dei compiti nella tranquillità del pomeriggio e dell’aula vuota; a fargli compagnia c’è solo il raschiare del pennino sulla carta, il profumo dell’inchiostro che proviene dal calamaio aperto accanto a lui e gli
solletica le narici. Due colpi veloci alla porta e un «Avanti» dopo, ecco un ragazzino alto farsi strada nella stanza.
«Padre, posso?», chiede timidamente, mentre le gote gli si tingono di rosso e gli occhi sembrano brillare.
«Venga, Frassati, mi dica», risponde il professore.
«Ho vinto, padre, ho vinto!», esclama il giovane, faticando a mantenere un tono basso e poco esultante.
«Cosa ha vinto, la Lotteria Italiana?», tenta di canzonarlo l’insegnante.
Ride con gioia, Pier Giorgio: «Ho parlato con mia madre, le ho spiegato quello che sento, il bisogno che mi spinge a ricevere la comunione. Non ha potuto dirmi di no! Potrò farlo ogni giorno come desidero, e sono felice!».
Un largo sorriso si apre sul volto del professore, e rispecchia quello genuino dell’alunno, che in poco tempo è riuscito a entrare nel cuore di molti. «Me ne compiaccio!», risponde, e in un attimo il ragazzo è già uscito dall’aula, lasciando dietro di sé un’atmosfera di gioia pura.
Quella dell’Istituto Sociale dovrebbe essere solo una parentesi per Pier Giorgio, per recuperare prima di essere riammesso al Massimo D’Azeglio; ma l’ambiente che trova tra quelle alte mura gli scalda l’animo e riesce a elevare ancora di più la fede che fin dall’infanzia era ben chiara nel suo cuore e sotto gli occhi della sua famiglia.
L’eucaristia diventa quindi un rito centrale nella vita spirituale di quel ragazzo, e lo sarà fino alla morte: trovare il corpo di Cristo ogni mattina è una benedizione di cui non si può fare a meno, così come della preghiera.
D’inverno la notte giunge presto a oscurare le strade. Quel giorno fortunatamente non ha nevicato, le vie sono pulite e non scivolose e il carretto procede lento ma senza fermarsi. Un trabiccolo in legno vecchio e sporco, con due ruote che sembrano sul punto di staccarsi dai perni e lasciare senza aiuto i due ragazzini che lo tirano sul selciato dissestato con tutta la forza che hanno. Si fermano solo un attimo per tentare di scaldarsi le mani, si battono sulle gambe e sulle braccia e poi riprendono il tragitto più spediti: hanno ancora quattro consegne da fare, e a breve dovranno tornare nelle rispettive case. Entrano in un cortile angusto, in giro non si vede anima viva: con quel gelo non si può che riparare in casa dopo una giornata di duro lavoro.
«Rimani pure qui ad aspettarmi, faccio subito», dice il più alto dei due ragazzi, e prende due sacchi, uno per mano, avviandosi verso una porta semiaperta in fondo al cortile.
La testa è protetta da un cappello pesante che gli copre anche le orecchie, una sciarpa è arrotolata fin sopra al naso e guanti di pelle gli scaldano le mani. Con la spalla apre la porta sgangherata, e subito prende le scale percorrendole rapidamente nonostante il peso dei sacchi che porta. Un piano, poi un altro, poi ancora uno: voci e pianti di bambini dietro gli usci giungono fin sui gradini sporchi. Non ci sono lampade che offrano chiarore e le finestre sono talmente sudice che non lasciano passare nemmeno un po’ della luce che viene dall’esterno. Ma il ragazzo sale con sicurezza, conosce quel palazzo perché lo ha già visitato nelle settimane precedenti; giunge finalmente in soffitta, deve abbassare la testa per non sbatterla contro una trave.
«Signore, sono io, Pier Giorgio», dice ad alta voce: ha le mani occupate e non può bussare. Dopo qualche minuto, l’uscio si apre, e il volto di un uomo anziano ed emaciato si affaccia.
«Benedetto ragazzo, sei tornato! Vieni, vieni!» esclama, e lascia la porta aperta dietro di sé.
Il giovane entra nella minuscola stanza nel sottotetto: c’è spazio solo per un giaciglio con una vecchia coperta, la stufa è spenta e l’aria sembra più gelida che all’esterno. L’uomo che lo ha accolto è vestito di tutto punto, con un cappotto logoro e uno scialle a coprirgli la testa. Le mani livide per il freddo vengono sfregate senza sosta.
«Ecco, qui c’è del carbone per lei, e anche della legna che potrebbe tornarle utile», sussurra Pier Giorgio avvicinandosi alla vecchia stufa. “Speriamo funzioni”, pensa, piegando i sacchi di iuta ormai vuoti e ficcandoseli in tasca.
«Ha bisogno di qualcos’altro, signore? Medicine?», chiede con cortesia.
«No, no, nulla! Tutta questa legna e questo carbone son doni del cielo, non so come ringraziarti!»
Il ragazzo fa un passo avanti e stringe un paio di monete nel palmo dell’uomo: «Tornerò presto, stia bene. Arrivederci».
Il momento dopo sta scendendo le scale buie e in un lampo raggiunge il compagno di classe che
saltella tentando di riscaldarsi. «Presto, andiamo, dobbiamo distribuire tutto!»
Il cammino dei due riprende instancabile.
Quando avranno terminato di consegnare il contenuto del carretto di fortuna, potranno tornare alle loro case, calde e profumate di cibi corroboranti. Ma per il momento sono solo due giovani studenti che hanno deciso di occupare in quel modo il loro tempo libero: aiutando chi non ha nulla, nemmeno quanto serve per riscaldare le gelide notti invernali, e vive in spazi angusti sotto i tetti dei quartieri più poveri di Torino.
Pier Giorgio non è nuovo alla carità: l’amore per il prossimo è dentro di lui fin dall’infanzia, e con la crescita non è cessato. Anzi, il ragazzo riesce a chiamare a sé anche altri coetanei che, anziché dedicarsi a passatempi leggeri e divertenti, accettano di seguirlo, per dare qualcosa a quanti trascorrono vite molto diverse dalle loro.
Indice
Prologo pag. 5
Capitolo uno. 1908 » 7
Capitolo due. 1909 » 13
Capitolo tre. (s.d.) » 17
Capitolo quattro. 1911 » 23
Capitolo cinque. 1911 » 27
Capitolo sei. 1912 » 31
Capitolo sette. 1913 » 35
Capitolo otto. 1914 » 41
Capitolo nove. 1915 » 45
Capitolo dieci. 1916 » 51
Capitolo undici. 1917 » 55
Capitolo dodici. 1917 » 59
Capitolo tredici. 1918 » 63
Capitolo quattordici. 1918 » 67
Capitolo quindici. 1919 » 73
Capitolo sedici. 1919 » 79
Capitolo diciassette. 1920 » 85
Capitolo diciotto. 1921 » 89
Capitolo diciannove. 1921 pag. 93
Capitolo venti. 1921 » 97
Capitolo ventuno. 1921 » 101
Capitolo ventidue. 1922 » 107
Capitolo ventitré. 1922 » 111
Capitolo ventiquattro. 1922 » 115
Capitolo venticinque. 1923 » 119
Capitolo ventisei. 1924 » 123
Capitolo ventisette. 1924 » 127
Capitolo ventotto. 1924 » 131
Capitolo ventinove. 1925 » 137
Capitolo trenta. 1925 » 143
Capitolo trentuno. 1925 » 149
Capitolo trentadue. 1925 » 153
Capitolo trentatré. 1925 » 161
Capitolo trentaquattro. 1925 » 163
Epilogo » 167






















ISBN 978-88-315-5803-7 € 16,0092F 2


