Anno 2024-2025
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Dossier • Ragazzi 12-16 anni
Strette di pace per… ... Accogliere con amore
Itinerario per i ragazzi APERTI ALLA SPERANZA Un carnevale speciale FESTA dELLA SPERANZA
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Anno 2024-2025
Dossier • Ragazzi 12-16 anni
Strette di pace per… ... Accogliere con amore
Itinerario per i ragazzi APERTI ALLA SPERANZA Un carnevale speciale FESTA dELLA SPERANZA
È Gesù la sorgente di vita per l’umanità. (2)
È Gesù la speranza e l’amore.
È Gesù nuovo raggio di sole.
È Gesù la sorgente di vita per l’umanità.
Credo nell’azzurro universale del cielo. - Credo.
Credo nella terra, nei colori del mondo. - Credo.
Credo nell’acqua divina che genera l’uomo. - Credo.
Credo nel Padre del cielo, Creatore di vita.
Cristo è risorto e fiorisce la Chiesa. - Credo, credo.
Cristo è il profeta del vangelo di gioia. - Credo, credo.
Fonte di carismi e di fede, di annuncio di lui. - Credo.
Gloria a Cristo Gesù, speranza di vita.
Es Jesùs la fluente de vida de la umanidad. (2)
Es Jesùs la esperanza y el amor.
Es Jesùs nuevo rayo de sol.
Es Jesùs la fluente de vida de la umanidad.
Credo la Chiesa missionaria del mondo. - Credo, credo.
Credo nei suoi Martiri di ieri e di oggi. - Credo, credo.
Nuova Pentecoste di fuoco incendia la terra. - Credo.
Gloria a Cristo Gesù, sorgente d’amore.
C’est Jésus la source de vie pour l’humanité. (2)
C’est Jésus l’espérance et l’amour.
C’est Jésus le rayon du soleil.
C’est Jésus la source de vie pour l’humanité.
It’s the Lord the source of life for humanity. (2)
It’s the Lord our hope and love.
It’s the Lord our new sunray.
It’s the Lord the source of life for humanity.
Giosy Cento, Lazzaro “G”, Paoline
Una proposta musicale di 14 canzoni in cui il Vangelo, la fede, l’attualità, l’umanità, la musica si fondono in una comunicazione vibrante, profonda, partecipata. Il messaggio di Gesù diventa canzone e parla a giovani e adulti, in sintonia con il loro linguaggio e la loro sensibilità. Lazzaro è il povero della parabola alla porta del ricco, incarnazione delle disuguaglianze ingiuste del nostro mondo. “G” sta per giovani, G8, global, guerra, giustizia, generosità, gratuità, Gesù. Il canto, È Gesù la sorgente, infonde la certezza che non solo Gesù è la sorgente di vita per l’umanità, ma è la Speranza per il mondo e per ognuno di noi, da vivere intensamente in questo Giubileo della Speranza.
Editoriale M. Rosaria Attanasio
Carissimi catechisti e catechiste, in questo mese di febbraio, la proposta degli itinerari ci rende partecipi dell’incontro di Gesù con Zaccheo, un personaggio che ci è simpatico, anche se è un esattore di tasse e peccatore. Egli cerca di vedere Gesù, ma, prima ancora, è Gesù che lo cerca e desidera incontrarlo. Sotto l’albero di sicomoro avviene l’incrocio di due sguardi.
Papa Francesco, nell’Enciclica Dilexit nos, nell’evidenziare il Cuore di Cristo «come il centro personale da cui sgorga il suo amore per noi», in riferimento a un altro incontro, così descrive lo sguardo di Gesù: «Riesci a immaginare quell’istante, quell’incontro tra gli occhi di quest’uomo e lo sguardo di Gesù? Se ti chiama, se ti invita per una missione, prima ti guarda, scruta l’intimo del tuo essere, percepisce e conosce tutto ciò che vi è in te, pone su di te il suo sguardo» (n. 39). «Quanto è bello sapere che… le nostre buone intenzioni o le cose positive che possiamo fare, a Gesù non sfuggono, anzi le ammira» (n. 41). «Egli, come uomo, aveva imparato questo da Maria, sua madre. Lei, che contemplava tutto con cura e lo “custodiva… nel suo cuore” (Lc 2,19.51)» (n. 42).
In tale sguardo si manifesta tutto l’amore di Gesù, che sgorga dal suo cuore e ci ricolma: «Andiamo al Cuore di Cristo, il centro del suo essere, che è una fornace ardente di amore divino e umano ed è la massima pienezza che possa raggiungere l’essere umano. È lì, in quel Cuore, che riconosciamo finalmente noi stessi e impariamo ad amare» (n. 30).
Queste considerazioni sono una forte spinta a sintonizzarci con Gesù e il suo Cuore, per vive-
re intensamente la relazione con lui e prepararci a entrare nella Quaresima di quest’anno giubilare, così da celebrare il grande mistero dell’amore di Dio per noi, nella consegna del suo Figlio Gesù.
In questa realtà di amore immenso ci orienta la festa della Madonna di Lourdes e la Giornata Mondiale del Malato: Maria ci predispone all’accoglienza e alla tenerezza verso le persone più fragili e bisognose di «cura» (pp. 22-25); il pellegrinaggio giubilare, con la grazia dell’indulgenza, ci rende sempre più persone di riconciliazione e di perdono reciproco (pp. 6-7; 36-37); l’Eucaristia, rendimento di grazie al Signore per il suo amore preveniente, ci nutre alla Mensa della Parola e del Pane: Gesù stesso (pp. 34-35); la festa di carnevale (inizi di marzo), festa di gioia e di speranza, ci sollecita a scoprire il bello e il buono, cioè il Signore presente, in ogni persona e realtà (pp. 44-47)…
Nel Dossier i ragazzi sono invitati ad «… Accogliere con amore!», aprendosi alla relazione con gli altri, nel rispetto delle diversità. Buon cammino di gioia e di speranza in sintonia con il Cuore di Gesù e di Maria: da essi ci lasciamo guardare per irradiare il loro sguardo d’amore a tutte le persone che incontriamo e comunicare pienezza di vita.
Proprietà: Istituto Pia Società Figlie di San Paolo
Direttrice responsabile: M. Rosaria Attanasio
Consiglio di redazione: A.T. Borrelli, G. Collesei, B. Corsano, T. Lasconi, E. Salvatore, M. Tassielli
Progetto grafico e impaginazione: Bard Ziadivi
Copertina Catechisti parrocchiali: Studio Romantic/Shutterstock.com
Foto Catechisti parrocchiali: irin-k/Shutt.com, p. 2; F. Zubani, pp. 3, 5, 8-9, 12-13, 19; Liderina/Shutt.com. pp. 14-15; MD NAZMUL HUDA 1 - Valerie Veine/Shutt.com, p. 19; Lafontaine-Lourdes; Vivida Photo PC/Shutt.com, p. 22; Nikolaj Kondratenko - Andrii Medvediuk - TMP - An Instant of Time - THOMAS KURIAN/Shutt.com, pp. 23-25; F. Velasco pp. 26, 28, 30, 32; A. Forbelský, p. 34; M.R. Attanasio, pp. 41-43; A. Grasso - N. Gribaudo - S. Bona, pp. 38-40; stockcreations - Rawpixel.com - DnDavis/Shutt.com, pp. 44-47.
Copertina Dossier: Ground Picture/Shutterstock.com
Foto Dossier: spwidoff/Shutt.com, p. 5; Prostock-studio - Iconic Bestiary/ Shutt.com, p. 11; B. Lopez, p. 15.
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5 Febbraio 2025
EditorialE
Uno sguardo d’amore ................................
M. Rosaria Attanasio GiubilEo 2025 - PEllEGrinando
di SPEranza La speranza della salvezza
ContESto bibliCo StoriCo - GEoGrafiCo Gerico «città della salvezza»
PEr voi CatEChiSti
Salvatore
Colora il diSEGno
tu sei la mia salvezza!»
itinErario PEr GEnitori
di salvezza!
Barbara Corsano itinErario PEr i bambini L’incontro che salva! ..............................
Anna Teresa Borrelli
itinErario PEr i raGazzi
Isabella Tiveron
raCContami GESù Quanto amore nel perdono!
Arianna Nicora
SUSSIdI LITURGICI E PASTORALI
bEata vErGinE maria di lourdES
XXXIII Giornata Mondiale del Malato .. 22
CElEbrazionE al ritmo
dEi Simboli E GESti di lourdES
Alla «Bella Signora» con amore ........ 23
M. Rosaria Attanasio
il vanGElo dElla domEniCa
Presentazione del Signore - V-VII
Domenica del Tempo Ordinario - C... 26
P. della Peruta - A.M. Pizzutelli
APPROFONdIAMO E ATTIvIAMOCI
SaCramEnti dElla fEdE
Beati gli invitati
alla Cena del Signore! ............................ 34
Roberto Laurita
ChiESa in Cammino GiubilarE
Il pellegrinaggio:
la più antica forma di preghiera ...... 36
Ferdinando Fodaro
ChiESa in Cammino - ConvEGni uCn
Convegno catechistico diffuso ......... 38
Valentino Bulgarelli
CatEChiSti ProtaGoniSti - ESPEriEnzE
Catechesi, liturgia e vita:
un’integrazione vitale ........................... 41
Redazione
fESta di CarnEvalE
Festa della speranza .............................. 44
Matteo Zorzanello
VISUALIZZA LE RU BRIC hE ONLINE SU
La speranza si riattiva attraverso incontri che rivelano aspetti nuovi di se stessi e degli altri, e aprono vie inattese. Dio ci visita per realizzare le sue promesse. Tutta la missione di Gesù è una visita di Dio, così l’incontro con Zaccheo: colui che voleva vedere Gesù è da lui visto, ed è spinto alla conversione (S-nodi di speranza).
Gerico è definita, spesso, come «la città più antica del mondo». Dagli scavi sono emersi i resti di un insediamento protoneolitico. Nel Primo Testamento si parla della presa della città a opera di Giosuè (Gs 6,1-2). Il Nuovo la menziona più volte, oltre che nell’incontro di Gesù con Zaccheo (Contesto biblico…).
Per voi catechisti. La/il catechista, avendo incontrato Gesù, è chiamata/o a far sperimentare ai ragazzi l’incontro con lui, oggi. Le vie principali per tale esperienza sono tre: la parola di Dio, l’Eucaristia, il fratello e la sorella. Colora il disegno: «Gesù, tu sei la mia salvezza!».
L’itinerario per i genitori conduce, con dinamiche, a riflettere e interrogarsi sulla propria ricerca di Dio, per scoprire il suo desiderio di salvezza per noi e renderne partecipi i propri figli;
per i bambini orienta, tramite attività, a sperimentare la bellezza di essere guardati da Gesù, perché amati; a incontrare e seguire il Signore che salva;
per i ragazzi conduce, tramite dinamiche, a riflettere su come l’accoglienza di qualcuno nella propria casa, e soprattutto di Gesù, infonde speranza per un futuro d’amore; per i piccoli orienta, attraverso esempi di vita quotidiana e manufatti, a comprendere che Gesù ama tutti e che amare chi si comporta male dona gioia e pace ai cuori.
Sussidi: XXXIII Giornata Mondiale del Malato. Celebrazione al ritmo dei simboli e gesti di Lourdes. Un carnevale speciale: festa della speranza.
Gli altri contributi focalizzano: riconciliazione, penitenza, perdono e indulgenza per vivere il Giubileo; Vangelo della domenica, con riflessioni, giochi, dinamiche, preghiere; Eucaristia: Riti iniziali e Liturgia della Parola; pellegrinaggio giubilare: fondamento biblico e origine storica; convegni catechistici regionali; dalle parrocchie: integrazione fra catechesi, liturgia e vita.
Giubileo
Tonino Lasconi Via Gino Tommasi, 1 60044 FABRIANO (AN) toninolasconi@gmail.com
All’inizio del 1200 nella Chiesa nacquero, quasi in contemporanea, due ordini religiosi: i francescani (1209) e i domenicani (1216), fondati da san Francesco di Assisi e da san Domenico di Guzman. I frati (cioè i fratelli, come li chiamava san Francesco) non stavano chiusi in monastero come i monaci, ma giravano per città e villaggi, predicando
Nel Medioevo era molto forte il senso del peccato e delle sue conseguenze, e nessuno metteva in dubbio che, dopo la vita terrena, ci aspetta una delle tre destinazioni: inferno, purgatorio, paradiso. All’inferno tutti si auguravano di non andare; volere entrare subito in paradiso era presuntuoso; rimaneva il purgatorio dove essere purificati prima di salire in paradiso. Per assicurarsi l’entrata in purgatorio e rimanervi il meno possibile era necessario ottenere il perdono dei peccati con il sacramento della riconciliazione, e accettare una penitenza per cancellare la colpa, cioè una specie di malessere spirituale, di negatività che rimane anche dopo l’assoluzione. Esempio: un amico perdona una mia cattiveria nei suoi confronti, ma per ritornare all’amicizia di prima è necessario superare le conseguenze dell’offesa con un bel gesto.
fratellanza, povertà, pace, come faceva Gesù (cfr. Mt 9,13), stimolando una fede libera da superstizioni e retaggi pagani. Moltiplicatisi in modo straordinario portarono nella Chiesa una ventata di rinnovamento, che sospinse a Roma nel primo Giubileo del 1300, voluto da papa Bonifacio VIII, una grande folla per «lucrare» (ottenere) l’indulgenza plenaria.
Le modalità per ottenere l’indulgenza sono cambiate nel corso della storia. Nei primissimi tempi della Chiesa il battesimo, ricevuto da adulti, rimetteva tutti i peccati commessi prima. In caso di ricaduta si veniva espulsi dalla Chiesa, con una sola possibilità di essere perdonati, dopo penitenze durissime (a pane e acqua per mesi, la notte passata a recitare i salmi…), che potevano essere alleggerite o ridotte se i «confessori della fede» – quelli che avevano resistito a torture e persecuzioni – chiedevano al vescovo l’indulgenza, cioè la diminuzione o la cancellazione della pena.
Quando il cristianesimo diventa religione di Stato, questi tipi di penitenze non erano più possibili, così si passò ad assolvere i peccatori direttamente mediante il sacramento della riconciliazione, assegnando una penitenza dopo la celebrazione del sacramento, consistente sempre in lunghe preghiere, elemosine, pellegrinaggi e l’andare a combattere contro i turchi in Palestina… Anche questo tipo di penitenza pian piano si è trasformata, riducendosi a preghiere e a opere buone, stabilite dal Papa come mezzo per ottenere l’indulgenza per se stessi e per i propri defunti, diventando come un tesoro da utilizzare dopo la morte, per abbreviare il purgatorio. Alla Chiesa nella persona del Papa questo potere è stato dato da Gesù: «A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16,19).
Come già rilevato due di esse sono particolarmente importanti durante il pellegrinaggio:
ammonire i peccatori
RICONOSCERE IL PECCATO
pregare Dio per i vivi e per i morti
Traduciamo così «ammonire i peccatori», perché oggi ammonire sa di autoritario e di intimidatorio, e perché l’impegno consiste nel riconoscerne l’esistenza e individuarlo. Il grande problema di oggi, infatti, è la sempre più radicata e invasiva convinzione che il peccato non esiste. Si intende come peccato semmai il lasciarsi sfuggire le occasioni di soddisfare i propri desideri anche i più negativi e deleteri! Quando poi si sperimenta che le conseguenze non sono quelle che ci si illudeva di raggiungere, si dà la colpa alla società, alla famiglia, alla scuola, alla politica. Nei conventi di oggi, sia in quelli tradizionali dei religiosi, che continuano il loro servizio alla fede come un tempo, sia in quelli che, in qualche modo, li sostituiscono o li integrano: parrocchie, associazioni, gruppi…, è bene che si torni a educare al senso del peccato, non con elenchi astratti, ma partendo dal Vangelo. Senza questo impegno come può non essere turistico il pellegrinaggio alla Porta santa? Se il peccato non c’è, non c’è colpa e non c’è bisogno di indulgenza.
Oggi si cerca di cancellare e di esorcizzare tutto quello che richiama la morte, quindi anche pregare per i morti, a meno, forse, che non siano i familiari. Dimentichiamo, purtroppo, i fratelli e le sorelle che, da tutte le parti del mondo, hanno lasciato questa terra e attendono che le preghiere dei viventi arrivino in quel grande tesoro di misericordia dal quale la Chiesa attinge, per donarla a coloro che la chiedono e ne hanno bisogno. È bello pensare che le nostre preghiere e opere buone diventino dono di misericordia del Signore.
Invitare i ragazzi a partecipare alla festa, indossando maschere colorate, che esprimano gioia, pace e speranza nel futuro. Si può organizzare una gara per premiare la maschera migliore!
Canti: G. e G. Tittarelli - M. Danieli, È LA MUSICA DI FE STA, Paoline: Coreografie sul canale YouTube Paoline.
Addobbare la sala dell’incontro con colori e luci, con immagini di speranza, foto positive e belle che esprimono vita e gioia, con cartelli che riportano parole di speranza. Prima di iniziare la preghiera i ragazzi saranno liberi di muoversi nella stanza, di leggere, osservare, commentare le diverse immagini e cogliere le caratteristiche della speranza.
Guida. Sperare non è un atteggiamento scontato. Tutti siamo abili a riconoscere quello che non va, le realtà che ci preoccupano, ciò che ci manca o che desidereremmo. Sperare, invece, è aprire lo sguardo al futuro, consapevoli che il bello deve ancora venire, che assieme agli altri è possibile costruire qualcosa di straordinariamente nuovo! La speranza passa attraverso il silenzio e la preghiera: dando spazio a Dio, ci è dato di vedere il mondo con i suoi occhi! La speranza è una delle tre virtù teologali, assieme alla fede e alla carità, per questo è un dono di Dio per noi.
G. Nel nome del Padre…
Canto: S ENTO LA GIOIA
Preghiamo. Padre di speranza, donaci di vedere il mondo con il tuo sguardo, per scoprire il bello e il buono presente in ogni persona e realtà. Rendici ragazze e ragazzi di speranza, seminatori di bene nel cuore delle persone che incontriamo e sulle strade del nostro cammino quotidiano. Te lo chiediamo per Gesù, nostro Signore. Amen!
Salmo 71 (70),1-8
Rit. Laudato si’, mio Signore!
Acclamazione al Vangelo: Alleluia
Gesù Cristo, nostro Salvatore, è la nostra speranza (cfr. 1Tm 1,1)
Dal Vangelo secondo Matteo (6,25-29)
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
Il Signore ci invita ad avere fiducia in lui: egli, infatti, non si dimentica dei suoi amici! È lui la fonte della nostra speranza, lui che mantiene tutte le promesse di salvezza, annunciate per la nostra felicità. Il cammino del Giubileo ci spinge a tornare al Dio della vita, per fare memoria del suo amore e guardare gli altri, buoni e malvagi, con i suoi occhi. Il domani, pieno della presenza del Signore, sarà un domani ricco di speranza.
Canto: MA ChE GIOIA
Gesto. Ognuno sceglie alcune immagini di speranza e le porta davanti all’altare, spiegando il motivo della scelta: cosa rappresentano per me? Perché esprimono speranza? Quale impegno mi suggeriscono per vivere con gioia e speranza le mie giornate?
G. Preghiamo insieme Dio Padre, come Gesù ci ha insegnato, per i bambini e per tutte le persone tristi, prive di speranza, angosciate, preoccupate.
PADRE NOSTRO
G. Invochiamo Maria, madre della speranza. Maria, Madre della speranza, insegnaci a fidarci sempre di Gesù, soprattutto quando ci sentiamo tristi, stanchi o soli. Donaci di scegliere la via della vita. Fa’ che amiamo questo nostro tempo per scoprire i segni di amore che il Padre manifesta per ciascuno di noi. Dacci la forza di vivere la nostra esistenza come dono, ricevuto dalla sua bontà, da spendere a servizio degli altri.
Aiutaci a guardare con serenità e fiducia il nostro prossimo, per riconoscere, in chi ci sta accanto, un figlio o una figlia di Dio, che, assieme a noi, desidera arrivare alla grande gioia, che si gusta accanto al Padre. AMEN.
Canto: S IA BENEDETTO D IO
1. CAMBIA LA PAROLA!
Materiale: biglietti con parole «negative», preparati dagli animatori, biglietti bianchi, penne/pennarelli.
Scopo del gioco. Scoprire l’importanza delle parole per ricevere: amicizia, rispetto, speranza.
Svolgimento. Ai ragazzi si consegna una serie di biglietti con parole negative, tristi, oppure offensive (bullo, pagliaccio, non capisci niente, ecc.). Divisi in gruppi dovranno scegliere una parola positiva da contrapporre a quella negativa (ad es.: a «non capisci nulla» si contrappone «sei intelligente», ecc.) e scriverla su un foglietto. Si prosegue con la seconda parola…
2. UNA CANZONE PER TE!
Materiale: carta e penna.
Scopo del gioco. Favorire la coesione del gruppo attraverso il canto.
Svolgimento. I ragazzi, suddivisi in squadre, si sfidano in una gara canora.
1. Si affida a tutti i gruppi una parola (ad es.: sole, amore, gioia, cielo…) e si lascia qualche minuto di tempo per individuare canzoni che contengano la parola indicata.
2. A turno ogni gruppo canta una delle canzoni scelte, senza ripetere quelle proposte dagli altri.
3. Ogni canzone appropriata dà diritto a un punto. In caso di ripetizione la squadra è squalificata. Vince la squadra che ottiene più punti al termine delle manches.
Quando l’animatore decreta la fine del gioco, ogni gruppo legge le parole negative e quelle individuate, portatrici di speranza. La giuria stabilisce se la parola rilevata è corretta e si prosegue. Vince il gruppo che trova il maggior numero di parole positive!
Materiale: vestiti, magliette, bende, foulard, sciarpe, scarpe, maschere, cappelli…, sedie. Scopo del gioco. Costruire una maschera di carnevale che sia un inno alla speranza: la maschera Sperantia.
Svolgimento. Si predispongono una serie di oggetti: vestiti, stoffe, maschere, foulard, collane, scarpe e quant’altro, per vestire una persona.
1. Innanzi tutto occorre guadagnare gli elementi necessari per costruire la maschera. Gli animatori mettono al centro della sala un numero di sedie che corrisponde al numero dei gruppi
partecipanti. Si sceglie un membro di ogni gruppo per partecipare alla manche. L’animatore toglie una sedia in modo che uno dei partecipanti rimanga in piedi.
2. Mentre va un sottofondo musicale i partecipanti corrono attorno alle sedie senza fermarsi. Appena il conduttore del gioco spegne la musica i ragazzi devono sedersi velocemente sulle sedie: il ragazzo che rimane in piedi è eliminato. Il gioco prosegue togliendo, ogni volta, una sedia fino a quando rimane un solo partecipante, che ha il diritto di scegliere l’oggetto che preferisce.
3. Il gioco continua finché si esauriscono gli oggetti disponibili. Chi conduce il gioco valuta se offrire qualche regola per garantire che tutti i partecipanti ottengano qualche elemento da usare per costruire la maschera Sperantia.
4. Ogni gruppo sceglie, al suo interno, chi fa da modello o modella. Ha dieci minuti di tempo per vestirlo con gli elementi conquistati. Al termine ogni modello sfila per ottenere il giudizio di una giuria apposita. Vince la squadra che ottiene il punteggio migliore!
Canto: M USICA DI FE STA
MOMENTO CONVIVIALE. Si conclude con un rinfresco di dolci e bibite, offerti dai ragazzi e dalle loro famiglie.
Isabella Salmoirago
LA CERCATRICE D’ACQUA
Paoline, Milano 2024 - pp. 224 - € 14,00
Chiara ha 15 anni, un peso nel cuore e mille pensieri. Una mail inaspettata stravolge la sua vita. Da quel momento una serie di misteriose coincidenze la costringono a trasferirsi da Milano a Rasiglia, un paesino dell’Umbria, dove conoscerà inquietanti dettagli sul passato della sua bisnonna e si sentirà di nuovo il mondo sulle spalle. Si troverà catapultata nel mondo di Aqua, dove scoprirà di essere l’erede diretta dell’ultima Cercatrice… Sarà disposta ad affrontare il più subdolo e ingannatore dei nemici, rischiando di perdere tutto, anche se stessa, per i suoi amici? Afferma l’Autrice: «Nella storia di Chiara c’è la storia di tutti noi, cercatori in cammino, in cerca di senso e felicità».
Fabio Bergamaschi - Elisabetta Ferrero (ill.)
Un mendicante racconta
FRANCESCO D’ASSISI
Paoline, Milano 2024 - pp. 200 - € 11,90
Sembra che tutti conoscano Francesco d’Assisi, in tanti ne parlano, molti decidono di seguirlo, oggi come ieri. Chi è veramente questo santo dal cuore grande che, da 800 anni, ci comunica la forza del Vangelo, la bellezza di essere fratelli e sorelle, parte della stessa umanità e custodi di ogni creatura? Ci racconta di lui Bartolomeo, un uomo che di Francesco e dei suoi fratelli ha conosciuto il cuore. Egli ha subìto un fallimento e, per questo, vive sulla strada, tirando avanti con l’elemosina, qualche lavoretto e la bontà di gente generosa, come Donna Pica, la mamma di Francesco d’Assisi. Attraverso i suoi occhi scopriamo chi è Francesco. Età di lettura: 10+. Nel testo: uso del font ad alta leggibilità.
o
L’ACC o GLIE n ZA d I GESÙ
Bibbia nella vita
L’ABBRACCIo AC CoGLIE n TE
Bibbia nell’arte
Manuela
RETE MondIALE dEI MESSAGGI d’AMoRE Infosfera e Vangelo
Un PInoCChIo dA ACCoGLIERE Ciak si gira
Un GRAnd E BISoGno d’ AM o RE
d ALI n ELL’AM o
PAdRE A CC o GLIE n TE
… Accogliere con amore. L’amore per l’altro, a cui ci invita Gesù, si basa sullo sviluppo della sensibilità prosociale, che si attua nella disponibilità a relazionarsi con gli altri, ad accogliere le diversità e a prendersi cura di loro. L’impegno altruistico si profila, per i ragazzi, come una strada altamente significativa per la loro realizzazione (Io - Tu - Noi). Invitiamoli a confrontare la propria disponibilità e capacità di accoglienza con quelle di Gesù, soffermandosi su alcuni suoi incontri particolari, e assumiamo, insieme, un impegno di accoglienza verso gli altri (Bibbia nella vita). Come il padre anziano riceve benevolo il figlio, «proiettato nel futuro», in un’atmosfera di serena riconciliazione, così impariamo ad accogliere l’altro, nella sua diversità (Bibbia nell’arte). I laboratori sul digitale ci orientano a: riflettere sul significato dell’accoglienza e dell’amore in contesti quotidiani; utilizzare la parola per trasmettere emozioni positive, scrivendo brevi messaggi d’amore (Infosfera e Vangelo). Con il film partecipiamo alle avventure di due migranti senegalesi, per diventare solidali con loro e lasciarci interpellare dai gesti di premura e bontà del protagonista (Ciak si gira). Una forte spinta all’accoglienza ci è trasmessa dall’impegno di don Andrea Forest e dalla cooperativa Terramica, dove ospitano persone senza fissa dimora e con diverse fragilità (A tu per tu con…). San Giuseppe, poi, «padre nell’accoglienza», che si prende cura con grande amore e dedizione di Maria e di Gesù, è modello di vita per noi (Testimone). E tu sei accogliente in modo disinteressato e amorevole? Verificati con il Test. Nella Celebrazione lasciati trasformare da Gesù, per manifestare, in gesti concreti, il tuo amore verso i più bisognosi.
In ascolto dei ragazzi (12-16 anni) e attenti alle loro esigenze e paure, nella situazione attuale di violenza e di guerre, si propone il tema della PACE, declinato nelle sue diverse connotazioni, per formare in modo integrale alla riconciliazione e armonia interiore, alla luce del Vangelo. L’utilizzo dei diversi linguaggi, che li coinvolge da protagonisti, rende il percorso fruibile nella catechesi, in ritiri, campiscuola e a scuola.
1. ... Custodire il creato 2. ... Ben-volersi 3. ... Riconoscersi nell’alt(r)o 4. ... Scegliere la nonviolenza 5. ... Accogliere con amore! 6. ... Gustare il perdono 7. ... Far rifiorire la vita 8. ... Costruire oggi il futuro!
A tu per tu con…
Rosario Carello
Come si fa accoglienza e quali sono i problemi più ricorrenti? Ci racconta la sua esperienza don Andrea Forest, direttore della Caritas diocesana di Vittorio Veneto, che ha all’attivo molti progetti.
Cosa fate concretamente?
R. Siamo impegnati da tanti anni e abbiamo case per persone senza fissa dimora, per donne con bambini e per chi vive con diverse fragilità. Ma, in particolare, è nata un’esperienza nel 2018, quando la diocesi ha ricevuto, in lascito testamentario, una casa con 5 ettari di terreno intorno.
È un dono ma soprattutto una responsabilità. Cosa ne avete fatto?
R. La proprietaria aveva un fratello disabile e chiedeva che quel terreno si trasformasse in un’opportunità per altri ragazzi con difficoltà. Così abbiamo creato una cooperativa sociale agricola, Terramica, con lavoratori disabili, ma non soltanto, convinti che il lavoro dia dignità e permetta di partecipare al bene comune.
Com’è andata?
R. Rispondo con la storia di Abdoullaye, arrivato in Veneto dopo aver attraversato il Mediterraneo: lo abbiamo accolto; ha lavorato con noi, ha preso casa, ha fatto il ricongiungimento familiare con la moglie, ha avuto la possibilità di emanciparsi e l’ha colta. Come lui tanti altri a cui abbiamo dato un futuro. Da qualche mese la cooperativa è chiusa per un rilancio.
Qual è la prima difficoltà?
R. Innanzi tutto comunicare, e non mi riferisco alla lingua, ma alle aspettative. Per molti la cosa più urgente è mandare i soldi a casa, spes-
so venendo meno ai doveri dei contratti di affitto e alla regolarità dei pagamenti. Così abbiamo capito che la relazione dev’essere basata, prima di tutto, sull’ascolto del vissuto della persona, spesso drammatico, e dei suoi progetti. Occorre il valore fondante della fede, che ci anima: riconoscere nell’altro il volto di un fratello o di una sorella, questo ci motiva a vivere relazioni alla pari. Noi non dobbiamo insegnare qualcosa, ma ascoltare l’altro, la sua storia, i suoi desideri. È il primo passo.
E il secondo?
R. Costruire un progetto insieme, che dia dignità e anche responsabilità, perché non si crei una dipendenza. È chiaro che ci dev’essere gradualità; non è da dire alle persone: «Arrangiati»; il compito è accompagnarle mentre acquisiscono strumenti e competenze.
Ci si riesce?
R. Quasi mai (don Andrea sorride). Sì, vediamo tante storie di riscatto, ma sono una minoranza. Spesso ci troviamo di fronte al fallimento e l’investimento di energia non è corrisposto, con il rischio di burnout (esaurimento, ndr) da parte dell’operatore Caritas che deve imparare il distacco. Ma anche la certezza che il bene seminato prima o poi porterà frutto.
Ora la cooperativa è in fase di rilancio. Cosa succederà?
R. Apriremo con la Fondazione Moro una comunità residenziale per minori, sempre nel rispetto del lascito testamentario. E, poi, un progetto di agricoltura sociale: questa volta una piccola azienda, non più una cooperativa.
Bilancio?
R. In 6 anni più di 60 persone aiutate e un rapporto bellissimo, stretto con il territorio, perché la Caritas non è un mondo a parte.
IO - TU - NOI
Franca Feliziani Kannheiser felizianikannheiser@hotmail.com
Iragazzi di oggi vivono in un clima di diffusa violenza. Basta ascoltare le notizie del telegiornale per sentirsi immersi e minacciati da guerre, omicidi, atti di violenza… Il ragazzo percepisce atteggiamenti di minaccia nascosti, spesso, negli ambienti quotidiani: scuola, sport e anche in famiglia. Come può, allora, un adolescente imparare a praticare l’accoglienza? La sola enunciazione di principi etici, anche altissimi, come quelli evangelici, non è sufficiente. È necessaria un’educazione dell’intera persona, a cui devono contribuire tutte le agenzie educative: famiglia, scuola, sport e comunità parrocchiale.
L’amore per l’altro, che Gesù ci invita a praticare, si basa, dal punto di vista psicologico, sullo sviluppo della sensibilità prosociale, che si concretizza nella disponibilità a relazionarsi con gli altri, ad accogliere le diversità e ad assumere responsabilità e cura nei loro confronti. Tale atteggiamento rappresenta la forma socializzata della fiducia di base, che coinvolge e ingloba, oltre la propria persona, l’altro, il prossimo.
Tale processo è reso possibile dalla maturazione dei dinamismi cognitivi e affettivi dell’intera persona, a cui il messaggio cristiano apre orizzonti di riflessione e di significato valoriale. Il sentimento prosociale diventa la componente psicologica di un’esperienza autenticamente religiosa. Provocato dalla testimonianza di persone di fede, ma anche da una propria intuitiva esperienza del valore degli altri e dell’origine comune di tutti, l’adolescente riconosce che l’altro è voluto e amato da un’entità trascenden-
te che, essendo giustizia e bontà assolute, vuole che tutti vivano e crescano nell’aiuto reciproco. L’impegno altruistico si profila come una strada altamente significativa per la propria realizzazione. In un’ottica cristiana esso rivela il cammino del discepolo di Gesù, che sperimenta Dio come colui che ama ognuno e invita ad amare tutti come lui e assieme a lui.
Per l’intero processo educativo, e, in particolare, per l’educazione etica, riveste grande importanza la persona dell’educatore come modello da imitare. Ma che cosa determina la scelta di un modello? Primo tra tutti il rapporto di calore e di fiducia che si instaura tra l’educatore e l’educando; ha un peso importante anche l’autorevolezza del modello: l’apprezzamento che riceve, il fascino che esercita per le sue doti umane, la capacità di comprendere, ma soprattutto cogliere che quella persona si è realizzata. Perché il ragazzo raggiunga una vera autonomia occorre che passi dall’imitazione esteriore a una convinzione personale e a una originale elaborazione dei valori da applicare alle concrete situazioni di vita. Da qui nasce l’esigenza del confronto e dell’ascolto nel gruppo, per sviluppare un proprio orizzonte di valori, flessibile, aperto alla critica e al dubbio, e giungere a scelte motivate e creative.
Il ragazzo, poi, fa un’esperienza straniante di se stesso: si sente uno sconosciuto in casa propria. L’educazione all’accoglienza deve fare i conti con la paura del diverso, che alberga in ognuno; con l’accettazione di ciò che in noi ci è difficile riconoscere e che ci spaventa; con il bisogno, che può diventare acritico, di sentirsi parte del gruppo e, quindi, nemico di chi è considerato estraneo. Ciò spiega l’influenza
dei leader negativi sui soggetti più deboli: questi attaccano il compagno deriso e bullizzato, nel tentativo inconscio di deviare dalla propria persona l’attacco.
Noi educatori dovremmo ricordare che non c’è agire autenticamente umano e, quindi, cristiano, dove non è rispettata la libertà dell’individuo. Da ciò deriva il compito di basare la formazione della coscienza del ragazzo non sulla paura e il senso di colpa, ma sullo sviluppo di modalità prosociali, come l’assertività, l’autocontrollo, l’empatia e il rinforzo dell’io. In questo contesto Dio è da presentare come colui che vuole la nostra crescita, che ci sollecita ad aprirci alla vita con fantasia e creatività, insegnandoci ad amare con lui e come lui. Egli è, infatti, la fonte dell’amore: si rallegra quando ci apriamo ai bisogni e ai desideri dell’altro; anzi ci aiuta a riconoscerli e ad andare loro incontro, e desidera che noi stessi ci riconosciamo come valore.
«Maestro buono, cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?» (Mc 10,17). A questa domanda Gesù risponde non additando regole
e comportamenti, ma mostrando ciò che rende la vita degna di essere vissuta: la relazione con Dio e con gli altri. L’adolescente di oggi, inserito in una società liquida, ha bisogno, per conservare la fede e la speranza nel futuro, di sperimentare legami buoni e solidi e di sapere che essi trovano la loro garanzia nella fedeltà di Dio e di riconoscersi in grado di svilupparli, perché il suo cuore è vivificato dallo Spirito. In quest’ottica l’educazione etica perde la patina grigia e costrittiva del «tu devi», per trasformarsi nella scoperta liberante del «tu puoi», e si apre a ciò che gli antichi greci definivano kalòs kai agathòs, il buono è compagno del bello. Educare un bambino, un adolescente a riconoscere la bellezza in lui e intorno a lui significa orientarlo alla cura della vita nelle sue diverse forme. L’educazione etica è educazione alla bellezza, perché scaturisce dalla meraviglia e dalla gratitudine per il dono di Dio che ci rende capaci di far fiorire – in una mutualità responsabile – la vita di quel giardino in cui il creatore – per principio – e non solo, in principio, ha posto l’uomo.
Test
Maria Teresa Panico mt.pan@iol.it
Le diversità diventano, spesso, barriere che non permettono di condividere l’originalità e l’unicità che ognuna/o porta con sé. Eppure tutti abbiamo bisogno di sentirci accolti per quello che siamo e di essere amati. Sei accogliente in modo disinteressato e amorevole?
Respirare:
a. pieni polmoni.
b. per sopravvivere.
c. aria inquinata.
Aprire:
a. gli occhi.
b. un dono.
c. il cuore.
Gli altri ti ispirano:
a. fiducia.
b. paura.
c. curiosità.
da 9 a 14 punti:
2. Un ponte:
a. da costruire.
b. che unisce.
c. da attraversare.
9 8 7 4 5 6 3 2 1
Un granello di sabbia:
a. è piccolo ma resistente.
b. con tanti altri forma la spiaggia.
c. è inutile.
Un vaso scheggiato:
a. è da gettare.
b. si può aggiustare.
c. finisce fra gli oggetti dimenticati.
Quando parli con qualcuno:
a. getti lo sguardo al cellulare. b. lo guardi negli occhi.
c. lo interrompi spesso.
Ti risulta difficile non avere pregiudizi verso gli altri. Ti è più comodo rimanere distaccato che sperimentare l’accoglienza e l’amore per il prossimo. Ma ti resta, poi, l’amaro in bocca e nell’anima, perché la gioia cede il passo alla tristezza di non aver aperto il cuore e la mente alla condivisione e all’amore che, come fratelli e sorelle in Cristo, ci portiamo dentro.
da 15 a 21 punti:
Tocca a te, proprio a te, scommettere sull’accoglienza e sull’amore verso l’altro. La tua sensibilità ti spinge a far traboccare dal cuore tutto l’amore che c’è, ma la paura di restare ferito e deluso rallenta i tuoi passi. Gesù ti invita a collaborare con lui, mettendo in gioco, in modo disinteressato, le tante risorse che hai per rendere il mondo casa per tutti.
Il calore:
a. del camino.
b. del sole.
c. di un abbraccio.
I cambiamenti:
a. portano novità.
b. stravolgono la vita.
c. non sempre sono positivi e facili.
da 22 a 27 punti:
Cercare ciò che unisce e non ciò che separa, imparare ad ascoltare e non solo a sentire, questa è la strada che percorri per accogliere l’altro, con la sua bellezza e fragilità. Siamo tutti fratelli e sorelle in Gesù, per questo sei pronto a tendere le braccia e ad aprire il cuore, accogliendo chi incontri e collaborando alla costruzione di un mondo di pace e amore.
Celebrazione
Francesca Langella fransua80@libero.it
Si prepara l’angolo della preghiera: Bibbia aperta, icona di Gesù, lampada accesa, immagini di poveri e sofferenti. Ci si dispone in cerchio.
Canto: QUALE MONDO VUOI? (Paolo Auricchio, Solidarietà… è una parola, Paoline)
Preghiera. Signore, Padre dell’umanità, che hai creato tutti gli esseri umani con la stessa dignità, infondi nei nostri cuori uno spirito fraterno. Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia e di pace. Stimolaci a creare società più sane e un mondo più giusto, senza fame né povertà, senza violenza né guerre. Il nostro cuore si apra a tutti i popoli e le nazioni della terra, per riconoscere il bene e la bellezza che hai seminato in ciascuno di essi, per stringere legami di unità, di progetti comuni, di speranze condivise. Amen (cfr. Papa Francesco, Fratelli tutti ).
Catechista. «L’altro è colui al quale sei invitato a unirti per la tua realizzazione e insieme salvarti con tutta l’umanità. Colui col quale collabori ogni giorno per completare la creazione del mondo. È il tuo prossimo, colui che sei chiamato ad amare con tutto il cuore, con tutte le forze, con tutta l’anima. L’Altro si chiama Gesù Cristo» (cfr. Michel Quoist).
Queste riflessioni ci sintonizzano con il Vangelo che ascolteremo, in cui Gesù ci ricorda che, alla fine del mondo, ciò che conta è l’amore che abbiamo messo nelle azioni di ogni giorno; è lo sguardo di bene, rivolto al nostro prossimo, per aver riconosciuto in ogni fratello e sorella il volto di Gesù.
IN ASCOLTO DELLA PAROLA: MT 25,34-40
1 Ragazzo. Signore, apri i miei occhi per riconoscere, in chi mi metti accanto, un fratello o una sorella, vedere le loro necessità e aiutarli con amore.
2 Ragazza. Signore, insegnami a condividere con generosità i beni e i talenti che mi hai dato. 3 Ragazzo. Signore, donami di incontrarti nel volto dei piccoli e dei poveri, per accoglierli con gioia.
Catechista. Abbiamo tante occasioni per fare il bene, per lasciare il segno della nostra presenza amorevole: in famiglia, a scuola, fra gli amici… Siamo tutti figli di Dio, che è nostro Padre, chiamati a riconoscere Gesù in ogni persona abbandonata o esclusa. Solo insieme, rispettandoci fra noi, potremo impegnarci a costruire un mondo di pace e speranza.
ProPosta. Ascolto di un testimone, impegnato nel servizio agli altri (es. operatore Caritas, volontario del carcere…), oppure mostrare una video-testimonianza.
Gesto. A ognuna/o si consegna l’immagine del volto di Gesù, che riporta, sul retro, le parole: «L’avete fatto a me».
Preghiera. Signore, Dio di libertà, liberaci dal nostro egoismo, apri i nostri occhi su coloro che sono nel bisogno e attendono il nostro sostegno gratuito e generoso.
Signore, Dio di amore, donaci di non amare solo noi stessi, i nostri cari o quelli che ci amano. Insegnaci ad aiutare gli altri: chi soffre fame e sete, chi è malato, prigioniero e straniero…, per vivere insieme nella fraternità e nella comunione. Amen.
Canto: SOLIDARIETÀ (Paolo Auricchio, Ivi )