PAOLO CURTAZ
IL DIO DI GESÙ
Pregare il Padre nostro
È la preghiera cristiana più conosciuta, l’unica consegnataci direttamente dal Maestro che non è venuto a insegnarci delle preghiere ma cos’è la preghiera. Riprendendo passo passo il Padre nostro, entriamo nel mondo di Dio, del Dio che Gesù è venuto ad annunciare. Perciò, pregando e meditando le parole del testo, possiamo convertire il nostro cuore al vero volto del Dio di Gesù. Perché noi non crediamo in Dio, ma nel Dio di Gesù Cristo.
Paolo Curtaz
Il Dio di Gesù Pregare il Padre nostro
Le citazioni bibliche sono tratte da La Sacra Bibbia nella versione ufficiale a cura della Conferenza Episcopale Italiana © 2008, Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena
PAOLINE Editoriale Libri © FIGLIE DI SAN PAOLO, 2023 Via Francesco Albani, 21 - 20149 Milano www.paoline.it • www.paolinestore.it edlibri.mi@paoline.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (MI) ISBN 978-88-315-5639-2
Insegnaci a pregare
Dio, quanto desideriamo Dio! Lo desideriamo quando nel caos del presente, nella confusione dell’oggi, nello stordimento dei sensi che ci impediscono di ascoltare la nostra anima, emerge il grido profondo che ci abita: ho bisogno di capire, di amare, di essere amato, di esistere. Se stai leggendo questa riflessione è perché quel grido interiore è stato ascoltato, ha ricevuto una risposta; e se non proprio una risposta definitiva, ha ricevuto una indicazione. Da allora (e per sempre) sei diventato cercatore di Dio. E questo percorso consiste nel fidarsi di quanto ha detto il Signore Gesù che abbiamo riconosciuto come il Cristo che ci porta a Dio. Perché noi non crediamo “in Dio”, ma nel Dio di Gesù. Lui ci porta al Padre/Madre, lui ci dona 5
lo Spirito che ci guida alla verità tutta intera, di Dio e di noi stessi (Gv 16,13). Un percorso che accomuna molte persone, diverse per carattere, formazione ed esperienza, che, pure, mosse dallo Spirito, hanno iniziato questo cammino di conoscenza di se stesse e di Dio. Questa comunione di cercatori, di discepoli che seguono il Maestro Gesù figlio di Dio è (dovrebbe essere, potrebbe essere, potrebbe diventare) la Chiesa.
Percorsi Molti sono i modi per arrivare a fare esperienza del Dio di Gesù, ma in ogni cammino ci sono alcune costanti comuni: la scoperta dell’anima, la vita interiore nutrita con il silenzio, la preghiera, la meditazione, la vita esteriore che in qualche modo diventa riflesso di questa ricerca nel servizio al bene, alla bellezza, alla vita, al perdono, all’amore… Un cammino di fede condiviso (si spera) con altri fratelli e sorelle, in un momento storico in cui essere discepoli è una scelta (anche piuttosto faticosa, a essere onesti) e richiede tempo e volontà. 6
Un tempo in cui la preghiera, intimo dialogo con Dio scaturito e nutrito dalla lettura orante della Parola e dal discernimento dei segni della sua presenza nella nostra vita, ci è necessaria per rimanere ancorati, saldi, credenti. Perché questo è il tempo di credere, non di cedere. Tempo di essenzialità, di sostanza, di ascesi (bella e sana, cioè cattolica). Tempo di meditare e pregare, di far tornare il cristianesimo alle proprie radici, per ribadire ciò che è: un percorso di conoscenza di (in) Dio. Tornare a pregare, nutrire la vita interiore con la preghiera quotidiana, far diventare la nostra esistenza un roveto ardente che scalda e illumina: questo siamo chiamati a fare, figli irrequieti e affaticati del nostro tempo. Ma lo so bene, lo sperimento: è impegnativo, sul serio, imparare a pregare, pregare quotidianamente, dare un ruolo all’interiorità fra le mille cose che dobbiamo/vogliamo svolgere. Fare anzitutto spazio mentale, perché la preghiera fluisca in noi, perché dalla preghiera quotidiana ci derivi un approccio alto e altro. È bellissimo vedere come nel cammino umano ci siano molti approcci al mondo interiore e nelle diverse espressioni religiose lungo la storia 7
e le civiltà ci siano costanti comuni come, appunto, la ritualità e la vita di preghiera. In tutte le esperienze religiose troviamo la recita di giaculatorie, lo spazio al silenzio, la definizione di tempi e luoghi dedicati al sacro. Così anche per noi discepoli del Signore. Ma esiste uno specifico nella preghiera cristiana? Sì, certo, sia nel destinatario della preghiera – non una generica divinità ma un Dio che si è raccontato e che ci chiama a relazione con lui – sia per il modo con cui rapportarsi a lui, ampiamente descritto dal Signore Gesù, ad esempio, nelle sezioni del Vangelo di Luca dedicate alla preghiera, ai capitoli 11 e 18.
Chi pregare Luca si occupa (e tanto) della preghiera. Il suo è il Vangelo da dare in mano a chi vuole iniziare un cammino di preghiera. Il Vangelo da rileggere se vuoi imparare a pregare o intensificare la tua vita interiore. La prima e l’ultima pagina del suo testo descrivono due scene di preghiera nel tempio di Gerusalemme: l’annuncio della nascita di Gio8
vanni Battista al sacerdote Zaccaria (1,5-22) e i discepoli che, dopo l’ascensione di Gesù, « stavano sempre nel tempio lodando Dio » (24,5053). E proprio le preghiere che sono diventate parte quotidiana della liturgia della Chiesa – il Benedictus di Zaccaria (1,67-79), il Magnificat di Maria (1,46-55) e il Nunc dimittis di Simeone (2,29-32) – ci sono state trasmesse dalle prime pagine del Vangelo di Luca. Questo Vangelo ci descrive un Gesù che prega continuamente, soprattutto nei momenti più importanti del suo ministero. Al momento del battesimo nel Giordano: « Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera » (Lc 3,21); dopo una giornata di predicazione: « Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare » (5,16); quando sceglie i dodici apostoli: « In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli » (6,12-13); prima della confessione di fede di Pietro: « Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare » (9,18); nel momento della trasfigurazione sul monte: « Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto » (9,29); quando insegna ai discepoli a pregare: « Gesù si trovava in un luogo a pregare » (11,1); nell’Orto degli ulivi alla vigilia della passione: 9
« Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: “Padre” » (22,41). Così come prega dalla croce e in punto di morte: « Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno » (23,34) e « Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito » (23,46). Perché devo pregare? Ho così tante cose da fare! Meglio agire che pregare!, mi sento dire. La ragione principale per cui sono invitato a pregare è proprio per imitare Gesù di cui voglio essere discepolo: prego perché la vita del Signore era impregnata di preghiera. E l’azione è conseguenza della preghiera, attinge alla preghiera la forza di amare. Pregare e servire sono i due verbi del discepolo, in Luca. Discepolo che, nel pregare e nell’agire, imita il Cristo.
Rivolti a un Padre Gesù ci svela il volto del Padre: è a lui che rivolgiamo la preghiera. Non a un despota capriccioso, non a un potente da convincere (Lc 11,1-13). Siamo diventati figli, famigliari di Dio, ci ha detto san Paolo (Ef 2,19), Dio ci tratta come 10
tratta il suo figlio beneamato. Un buon padre sa di cosa ha bisogno il proprio figlio, non lo lascia penare, non lo abbandona, non lo ignora. Molte delle nostre preghiere restano inascoltate perché sbagliano indirizzo del destinatario: non si rivolgono a un padre ma a un patrigno o a un antipatico tutore a cui chiedere qualcosa che, pensiamo, in realtà ci è dovuto. Gesù è perentorio, determinato nell’affermare che ciò che chiediamo ci sarà donato. Vi confido una cosa che ho scoperto nella mia piccola vita: spesso ho chiesto e non mi è stato dato. Allora, in quei momenti, mi sono scoraggiato. Oggi, a distanza di anni, so di avere ottenuto tutto ciò di cui avevo veramente bisogno e che, spesso, non era ciò che chiedevo. Pregare con Gesù, pregare il Padre e Dio di Gesù, significa anzitutto credere che gli stiamo a cuore, che esiste una logica nel suo agire, nel pieno rispetto della nostra libertà; che Dio si occupa dei passeri (Mt 10,29) i quali, pure, si vendono per un soldo. E che si occupa di me. Vale la pena di insistere, come quel tale che va a chiedere dei pani al vicino nel cuore della notte (Lc 11,5-8). Quando preghiamo ci rivol11
giamo a un amico. E lo facciamo per chiedergli qualcosa per sfamare gli ospiti della nostra vita, non per vincere gli Europei di calcio. Noi chiediamo al Padre ed egli invia lo Spirito (Lc 11,13). A dire il vero preferiremmo che esaudisse le nostre richieste e si tenesse pure lo Spirito… Non è così! Perché alla luce dello Spirito possiamo vedere, nella nostra vita, in che modo Dio ascolta le nostre richieste. Quasi mai come vorremmo che facesse. Al popolo ebraico in fuga e braccato che chiede di essere liberato dai carri del faraone, Dio mostra un sentiero in mezzo al mare (Sal 77,20). Ad Agar l’egiziana, concubina di Abramo, cacciata nel deserto con suo figlio Ismaele e prossima a morire di sete, Dio fa vedere un pozzo (Gen 21,19). La preghiera è un colloquio intimo, uno scambio di opinioni, una reciproca intesa. Non una lista della spesa, non un tentativo di corruzione, non una litania portafortuna. Concepiamo la preghiera come una serie di formule bene-auguranti, ma la preghiera è fatta anzitutto di ascolto, l’ascolto di Dio, e di intercessione, intercessione per il mondo, non solo per i miei bisogni. 12
Insegnaci a pregare Così per noi, oggi: solo imparando a pregare possiamo rintracciare la presenza di Dio nelle nostre giornate, solo dimorando in lui riusciamo a conservare la fede e a renderla efficace per la nostra vita. In un mondo frammentato in cui l’interiorità, prima ancora che la fede, è messa in discussione e mortificata, presi come siamo a sbarcare il lunario, costretti a cedere a ritmi di lavoro forsennati, è difficile conservare la fede e, con essa, la serenità. La sola partecipazione festiva all’eucaristia rischia di non essere sufficiente a mantenere viva in noi la fiamma della fede: ci è necessaria la (buona e sana) abitudine alla preghiera quotidiana, alla meditazione settimanale, all’incontro prolungato, nel silenzio, con il Signore. Certo: non siamo monaci di clausura e viviamo nel mondo, ma chi fa esperienza di preghiera e sa che a volte occorre molta determinazione per trovare il tempo e lo spazio mentale per accedervi, ci testimonia il cambiamento della qualità della propria vita. Dedicare anche solo dieci minuti al giorno (su 1440 che lo compongono, meno dell’1%!) ci permette di fissare la meta, di orientare la vita, di capire quanto ci sta succedendo. 13
Padre nostro che sei nei cieli
L’essere umano cerca la verità, il senso della sua esistenza; la fede, la religione, è proprio la risposta a questa ricerca. Come hanno ben evidenziato coloro che studiano le diverse religioni nel mondo, la percezione rispetto al trascendente è sempre in tensione fra il fascino e la paura. Anche nella Bibbia troviamo questa dicotomia: il Dio che si rivela è il totalmente altro, il Dio che non si può guardare in volto, il Dio creatore che sovrintende la storia, ma, nello stesso tempo, è anche il Dio che vede le sofferenze del popolo ridotto in schiavitù (Es 3,7-10), che desidera salvarlo, che ama l’umanità come una madre che solleva il figlio alla sua guancia (Os 11) e che non si dimentica della creatura che porta in grembo (Is 49,15)… Gesù ridefinisce questa intuizione: sì, Dio è misterioso, onnipotente e onnipresente, ma ha deciso, per amore, di rivelarsi a noi, di conse21
gnarsi, di donarsi, di rendersi accessibile in lui, il Cristo. Dio è misericordioso e pieno di compassione: a questa conclusione erano giunti alcuni profeti del popolo di Israele. Ma Gesù, con la preghiera del Padre nostro, osa molto di più, va oltre. Insegna ai discepoli che anche noi, in lui, siamo figli. Figli adottivi, non servi, che sperimentano la famigliarità con Dio.
Il nome di Dio Dio viene chiamato con diversi nomi lungo la storia di Israele: dall’antico El Shadday, il Dio delle altezze, a Elhoim, il potente, il forte, fino al nome rivelato a Mosè, JHWH, dai molti significati fra cui Io sono colui che ti è presente. Ma troviamo nel testo sacro anche altri termini per indicarlo: El Chai, il Dio vivente, Kol, il tutto, Ein Sof, l’infinito… Sono tutti termini che indicano forza, potenza, rispetto, alterità, stupore davanti alla trascendenza. Pronunciare le quattro dure consonanti consegnate a Mosè, il sacro tetragramma, era proi22
bito (Es 20,7): una grave colpa punibile con la lapidazione; se scritte, non potevano essere distrutte ma solo consumate lasciandole all’azione del vento. Durante la lettura dei testi sacri in sinagoga il tetragramma era sostituito dal termine Adonai, Signore mio. Ciò indicava immenso rispetto, certo, ma anche distanza e timore. Ci immaginiamo, allora, lo stupore (lo scandalo) degli apostoli nel sentire il Maestro nominare Dio non con i titoli altisonanti della tradizione ebraica, ma con l’inusuale – e mai applicato a Dio – abbà.
Esagera Non il comune Padre di Israele (Sir 23,1.4; 51,10), titolo che indica ancora distanza, no. Gesù esagera, iniziando la sua preghiera con il confidenziale abbà. Abbà, papà, papi, babbo. Ma anche mamma, mammina, mami. Un vezzeggiativo che indica intimità, quasi un balbettio che i bambini, in tutte le lingue del mondo, imparano a pronunciare, come primissime parole, ribattendo due sillabe. Gesù attinge alla nostra esperienza di figli per rappresentare il rapporto che possiamo 23
avere con Dio, per superare la distanza che istintivamente poniamo fra noi e la divinità. Gesù ci svela che Dio è padre e madre: un buon padre, una buona madre. Dio non è padre e madre come lo sono stati i miei genitori: presenti ma anche fragili, attenti ma anche egoisti. Eventualmente i miei genitori, io padre, posso cercare di assomigliare a Dio. Molti, fra noi, faticano a chiamare Dio padre proprio per la loro esperienza negativa e traumatica della paternità. E, dobbiamo riconoscerlo, il ruolo del padre, negli ultimi secoli, è stato oggetto di continua denigrazione, indicato come la causa di tutti i mali. L’idea del padre come figura autoritaria, reazionaria, dura, eccessivamente conservatrice, ha infiammato la fantasia di molti adolescenti. E la nostra società, spesso, ha caricato la paternità di risvolti negativi e inquietanti. Ribadisco con forza: Dio non è padre come lo sono io. Io, eventualmente, convertendo il mio cuore, mettendomi alla scuola di Dio, posso prenderlo come modello di accoglienza e compassione. Dio è padre/madre perché continuamente genera alla vita.
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Indice
Insegnaci a pregare
pag.
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Padre nostro che sei nei cieli Sia santificato il tuo nome Venga il tuo Regno Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra Dacci oggi il nostro pane quotidiano Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori Non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male
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Amen
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Scintille dello Spirito Testi che offrono scintille di fede per accompagnare il cammino dei credenti, per rinnovare la comprensione della fede, per lasciarsi provocare da vie nuove che lo Spirito apre nella storia.
1. Dalla cenere la vita, di Paolo Scquizzato 2. Danzare con la solitudine, di José María Rodríguez Olaizola, SJ 3. Pensiero incompleto, di Gaetano Piccolo 4. Dov’eri? Vivere non è solo un diritto, di Alessandro Deho’ 5. Ogni giorno un nuovo inizio. La saggezza dei Padri del deserto, di Anselm Grün 6. Libera la gioia, di José María Rodríguez Olaizola, SJ 8. Padre nostro, di Alessandro Deho’ 9. Nella terra di tutti. Perché restare in una Chiesa con cui non riusciamo a trovarci d'accordo su molte questioni urgenti?, di José María Rodríguez Olaizola, SJ 10. Dalla comunità alla comunione. Insieme sulla via della vita, di Antonella Lumini 11. Vivere ogni giorno con fiducia, di Anselm Grün 12. Dio è felicità, di Paolo De Martino 13. Il Dio di Gesù. Pregare il Padre nostro, di Paolo Curtaz
Paolo Curtaz (Aosta, 1965) è teologo e scrittore. La sua ricerca unisce la meditazione della Parola alla condivisione della vita con le migliaia di persone, credenti e non credenti, che incontra ogni anno durante conferenze, pellegrinaggi, attività online (paolocurtaz.it; tiraccontolaparola.it) e social, webinar (passaparola.org). Ha pubblicato oltre cinquanta libri, tradotti in sei lingue. È considerato una delle voci spirituali capaci di intercettare le domande di senso dell’oggi.
In copertina: Deposizione di Gesù con Nicodemo (scultura lignea), Atelier d’arte della famiglia monastica di Betlemme, dell’Assunzione della Vergine Maria e di San Bruno (foto Alessandro Amapani) € ,0
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226I 13
« Quando prego il Padre nostro, sto chiedendo per me e per noi di conoscere il volto bellissimo di Dio, il Santo. Di sperimentare la sua santità, di fidarmi, di affidarmi, di fiorire ».
ISBN 978-88-315-5639-2