Vizi e virtù - Estratto

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VIZI E VIRTÙ

La lotta spirituale

Con il commento di LUIGI VERDI

Le citazioni bibliche sono tratte da La Sacra Bibbia nella versione ufficiale a cura della Conferenza Episcopale Italiana

© 2008, Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena

Per i testi citati dal magistero della Chiesa e dai documenti dei pontefici

© Libreria Editrice Vaticana - Dicastero per la Comunicazione, Città del Vaticano

PAOLINE Editoriale Libri

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ISBN 978-88-315-5762-7

OSARE L’AMORE CONTRO LA PAURA

Per il moralista la vita umana è un complicato sistema di virtù e vizi al centro del quale c’è l’amore, inteso come una virtù. Per il mistico invece non esiste questo sistema complicato, e l’amore è tutto.

Tutte le virtù sono aspetti dell’amore e anche tutti i vizi sono aspetti dell’amore, sintomi però di un amore malato, frustrato, represso.

L’amore è agonia, nel primitivo significato di lotta: tutta la vita non è se non l’agonia dell’amore.

Le catechesi dettate da papa Francesco, che vengono riproposte in questo libro, diventano una guida indispensabile in un tempo difficile come il nostro, e possono aiutarci a ritrovare respiro e coraggio utili al futuro di questa umanità. Il rischio di una distruzione totale diventa concreto quando non si è capaci di guardare al maestro Gesù, che ci insegna il valore della pace, dell ’amore, dell’ascolto e del dialogo fiducioso e rispettoso.

La tradizione monastica presenta le istruzioni sull’ascesi e sulla spiritualità come un’introduzione all’arte della vita “sana”: che la lettura di que-

ste pagine preziose possa renderci capaci di una vita più sana e profonda, una vita innamorata.

L’ ARTE DELLA VITA

Custodire il cuore

Con il diavolo non si dialoga. Mai! Il diavolo è un seduttore. Mai dialogare con lui, custodiamo il cuore1.

Satana è colui che divide, che uccide l’armonia.

La nostra storia è purtroppo dominata da ciò che divide, siamo tentati di ridurre i nostri sogni a pane e a denaro; di trasformare tutto, anche la terra e la bellezza, in cose da consumare. Siamo tentati dal piacere di comandare, di arrivare più in alto, di apparire, di vincere, di abusare, di non faticare, di cercare scorciatoie.

Satana è anche colui che inganna, che ti fa credere che puoi essere felice senza sforzo, che basti a te stesso, che si può essere felici da soli.

La parola «Baal», «idolo», significa «colui che ti compra». Viviamo in un mondo di idolatri, che adorano l’immagine, il potere, il denaro: spezzare l’idolo è l’inizio e la condizione ineliminabile perché qualcosa cambi dentro di noi e nel mondo. Tutti noi siamo chiamati a superare la tentazione della scorciatoia o della disperazione; ma le

1 Vedi Custodire il cuore, p. 49.

tentazioni si attraversano facendo ordine nella propria vita, nel proprio cuore, nella propria fede. Custodire il cuore significa chiederci se l’uomo e la donna che siamo è quello che avremmo voluto diventare e, soprattutto, se assomiglia all’uomo e alla donna che Dio porta nel cuore.

Le tentazioni sono i miraggi e gli abbagli di sempre, le illusioni che affascinano; rappresentano l’essere umano impoverito, che annaspa altrove nella ricerca di soluzioni facili e a buon mercato; sono la disumanizzazione dell’essere umano, che cerca affannosamente fuori di sé ciò che non riesce a trovare dentro di sé.

Crediamo che il peccato consista nelle cose che facciamo, ma il vero peccato è rompere quell’amicizia che è custodita nelle cose, il vero peccato è la durezza del cuore. La grande sfida diventa allora quella di ritornare, giorno dopo giorno, a guardare ogni cosa come se fosse la prima volta; è quella di riconoscere che questo istante che passa è la porta da cui entra la gioia. Ma per fare questo dovremmo recuperare la sensibilità nei confronti della vita e della sua sconcertante semplicità, verso il suo canto fragile e le sue traversie. Se si vuol capire la vita, bisogna svegliare i sensi. Quel che oggi manca non sono i maestri di vita interiore, ma semplicemente i maestri di vita, di una vita totale, di un’esistenza degna di essere vissuta. Mancano i testimoni del cuore umano, dei

suoi infiniti e impervi cammini, così come del nostro quotidiano, dove, se guardi bene, è tutto straordinariamente semplice.

Torniamo al cuore di un’esistenza autentica, a essere presenti, a vedere in ogni frammento l’infinito, ad ascoltare il mormorio dell’eternità in ogni suono, a toccare con gesti semplici, ad assaporare il gusto di ciò che è frugale, a inebriarci con il profumo del fiore che sboccia.

Custodire il cuore vuol dire osare l’amore contro la paura, allargare il cuore contro il soffocamento. Custodire il cuore vuol dire tenersi in contatto con la carne del mondo senza bisogno di fuggire, spaventati dalla sua crudeltà e dalla sua violenza, senza nascondersi in un’esistenza interiore tranquilla, ma rimanendo fedeli alla terra: solo così si può riuscire a vedere che nel cuore delle tenebre una luce risplende.

Custodire il cuore chiede una disciplina soprattutto oggi, che respiriamo, invece che polvere di stelle, veleno; oggi che, oltre le guerre, tutto appare violento e inquinato. La disciplina non è la meta, ma aiuta a mettersi in cammino e permette il maturare del seme.

Il combattimento spirituale

Il combattimento spirituale ci conduce a guardare da vicino quei vizi che ci incatenano e a cam-

minare, con la grazia di Dio, verso quelle virtù che possono fiorire in noi, portando la primavera dello Spirito nella nostra vita2.

Il «combattimento spirituale» è la “fatica” che ognuno di noi deve fare per maturare nel profondo. Non è una fatica contro gli altri, non è una guerra, ma un lavorìo interiore del cuore che ci porta a una maturità, a una trasparenza e generosità sincera.

Animati dalla buona volontà, sosteniamo di cercare e di volere il bene, ma poi prendiamo spesso delle scorciatoie che ci ingabbiano sempre di più in “vizi” che equivalgono alla morte.

Dovremmo cominciare a capire che il mondo e le persone possono cambiare, che l’istintività umana può e deve assumere una nuova natura; dovremmo avere la speranza che il mondo nuovo sta nascendo e che il suo compimento dipende dal nostro lavoro.

Il primo passo da fare è spezzare la catena che rende schiavi popoli e persone: l’essere umano non muore, l’essere umano si uccide. Cosa è mai l’essere umano quando è privo di dignità, lontano dalla verità, incapace di lottare contro la propria istintività e quando è indifferente alla vita e al bene degli altri?

2 Vedi Il combattimento spirituale, p. 57.

Per fortuna dentro ognuno di noi è presente anche un’altra forza, quella che vive nella coscienza, quella che lotta contro lo svilimento, quella che cammina controcorrente e che sa spezzare i lacci al momento opportuno.

Dovremmo restituire dignità alle domande, alle mille domande che non hanno una risposta immediata, e portarne il peso, dolcemente. Dovremmo accettare l’inquietudine di andare incontro alla pace, dovremmo accettare i nostri limiti per scoprire di appartenere a una totalità, dovremmo osare il sovvertimento per essere in maggiore armonia con noi stessi e con il tutto.

Diceva don Tonino Bello: «Dio è presente nel cuore di tutti, se non come presenza, almeno come nostalgia» e nostalgia vuol dire «dolore del ritorno». Gesù è quella nostalgia di vita più piena, più vera, che è in ciascuno di noi, nostalgia per non rinunciare alla propria bellezza, umanità e dignità.

I VIZI

La

gola

Siamo fatti per essere uomini e donne “eucaristici”, capaci di ringraziamento, discreti nell’uso della terra3. 3 Vedi La gola, p. 62.

La gola è il vizio di quando si eccede alla giusta misura, è l’ingordigia, la sfrenatezza e la dissolutezza al posto della modestia e del controllo di sé.

La coscienza dovrebbe richiamare alla sobrietà: chiedi, raccogli e mangia il necessario, stabilendo così un codice del mangiare che esclude l’azzannare, il divorare, l’abbuffata e lo spreco.

Ciò che mangio è grazia che provoca il grazie ed è inoltre segno dell’uomo e della donna come esseri di comunione: l’amicizia è espressa dal mangiare insieme, è ricercata nel mangiare insieme. Gesù cena con i peccatori, con i poveri, con i farisei, con la moltitudine, con gli amici.

La sobrietà è virtù difficile da definire: è un modo di essere al mondo, una ricerca dell’essenzialità e della limitazione dei bisogni, è saper distinguere ciò che è essenziale da ciò che è “superfluo”. Dobbiamo allenarci a coltivare e custodire il bello con sobrietà, ad avere uno sguardo sobrio del cuore e della mente, uno sguardo sobrio nei gesti e nei pensieri, una mente sobria, capace di respiro, di attenzione, di libertà.

Dobbiamo allenarci a coltivare e custodire quella gioia che tocca il cuore e che il cuore può conservare, quella gioia che ti toglie il respiro per un attimo per poi allargarti i polmoni all’infinito. Chi vive la sobrietà, gusta il sapore, ammira la forma, i colori, gli odori, ciò che ha davanti, e ne rende grazie.

CATECHESI SUI VIZI E SULLE VIRTÙ

CUSTODIRE IL CUORE

Per parlare dei vizi e delle virtù possiamo partire proprio dall’inizio della Bibbia, là dove il libro della Genesi, attraverso il racconto dei progenitori, presenta la dinamica del male e della tentazione. Pensiamo al paradiso terreste. Nel quadro idilliaco rappresentato dal giardino dell’Eden compare un personaggio che diventa il simbolo della tentazione: il serpente, questo personaggio che seduce. Il serpente è un animale insidioso: si muove lentamente, strisciando sul terreno, e qualche volta non ti accorgi nemmeno della sua presenza, perché è silenzioso e riesce a mimetizzarsi bene con l’ambiente; soprattutto per questo è pericoloso. Quando comincia a dialogare con Adamo ed Eva dimostra di essere anche un dialettico raffinato. Incomincia, come si fa nei pettegolezzi cattivi, con una domanda maliziosa: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?”» (Gen 3,1). La frase è falsa; Dio, in realtà, ha offerto all’uomo e alla donna tutti i frutti del giardino, tranne quelli di un albero preciso: l’albero della conoscenza del bene e del male. Que-

sta proibizione non vuole interdire all’uomo l’uso della ragione, come talvolta mal si interpreta, ma è una misura di sapienza. Come a dire: riconosci il limite, non sentirti padrone di tutto, perché la superbia è l’inizio di tutti i mali. Il racconto dice che Dio pone i progenitori come signori e custodi del creato, ma vuole preservarli dalla presunzione di onnipotenza, di farsi padroni del bene e del male. Questa è una brutta tentazione, anche adesso, è l’insidia più pericolosa per il cuore umano, dalla quale guardarsi ogni giorno.

Come sappiamo, Adamo ed Eva non riuscirono a opporsi alla tentazione del serpente. L’idea di un Dio non proprio buono, che voleva tenerli sottomessi, si insinuò nella loro mente: da qui il crollo di tutto. Ben presto i progenitori si accorgeranno che, come l’amore è premio a sé stesso, anche il male è castigo a sé stesso. Non ci sarà bisogno delle punizioni di Dio per comprendere di aver sbagliato: saranno i loro stessi atti a infrangere il mondo di armonia in cui fino ad allora avevano vissuto. Credevano di diventare come dèi, e invece si accorgono di essere nudi, e di avere anche tanta paura: perché, quando nel cuore è penetrata la superbia, allora nessuno può più mettersi al riparo dall’unica creatura terrena capace di concepire il male, cioè l’uomo.

Con questi racconti, la Bibbia ci spiega che il male non inizia nell’uomo in modo clamoroso,

quando un atto è ormai manifesto, ma molto prima, quando si comincia a intrattenersi con esso, a cullarlo nell’immaginazione e nei pensieri, finendo con l’essere irretiti dalle sue lusinghe. L’omicidio di Abele non è cominciato con una pietra scagliata, ma con il rancore che Caino ha sciaguratamente custodito, facendolo diventare un mostro dentro di sé. Anche in questo caso a nulla valgono le raccomandazioni di Dio: «Il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai» (Gen 4,7).

Con il diavolo, cari fratelli e sorelle, non si dialoga. Mai! Non si deve discutere mai. Gesù mai ha dialogato con il diavolo, lo ha cacciato via. Quando è stato tentato nel deserto, non ha risposto con il dialogo; semplicemente ha risposto con le parole della Sacra Scrittura, con la parola di Dio. State attenti, il diavolo è un seduttore. Mai dialogare con lui, perché lui è più furbo di noi e ce la farà pagare. Quando viene una tentazione, mai dialogare! Chiudere la porta, chiudere la finestra, chiudere il cuore. E così, ci difendiamo da questa seduzione, perché il diavolo è astuto, è intelligente. Ha cercato di tentare Gesù con le citazioni bibliche! Si mostrava come un grande teologo. Con il diavolo non si dialoga. Con il diavolo non si dialoga e con la tentazione non dobbiamo intrattenerci. Non si dialoga. Viene la tentazione: chiudiamo la porta. Custodiamo il cuore. È capace di travestire un male

sotto un’invisibile maschera di bene. Ecco perché si deve stare sempre all’erta, chiudendo subito il minimo spiraglio, quando cerca di penetrare in noi. Ci sono persone cadute in dipendenze che non sono più riuscite a vincere (droga, alcolismo, ludopatie) solo per aver sottovalutato un rischio. Pensavano di essere forti in una battaglia da niente, e invece sono finite preda di guerra di un nemico potentissimo. Quando il male mette radici in noi, allora prende il nome di vizio, ed è una pianta infestante difficile da estirpare. Ci si riesce solo a prezzo di sudatissime fatiche. Bisogna essere custodi del proprio cuore. È la raccomandazione che troviamo in diversi Padri del deserto: uomini che lasciarono il mondo per vivere nella preghiera e nella carità fraterna. Il deserto – dicevano – è un luogo che ci risparmia alcune battaglie: quella degli occhi, quella della lingua e quella delle orecchie; non ci rimane che un’ultima lotta, la più difficile di tutte, quella del cuore. Davanti a ogni pensiero e a ogni desiderio che si affaccia nella mente e nel cuore, il cristiano si comporta da saggio custode, e lo interroga per sapere da che parte sia venuto: se da Dio o dal suo Avversario. Se viene da Dio, allora lo si deve accogliere, perché è l’inizio della felicità. Ma se viene dall’Avversario, è solo zizzania, è solo inquinamento, e se anche il suo seme ci sembra piccolo, una volta attecchito scopriremo in noi le lunghe rami-

ficazioni del vizio e dell’infelicità. Il buon esito di ogni battaglia spirituale si gioca molto nel suo inizio: nel vigilare sempre sul nostro cuore.

Dobbiamo chiedere la grazia di imparare a custodire il cuore. È una saggezza, questa, di sapere come custodire il cuore. Che il Signore ci aiuti in questo lavoro. Chi custodisce il proprio cuore custodisce un tesoro. Fratelli e sorelle, impariamo a custodire il cuore.

27 dicembre 2023

Indice

Osare l’amore contro la paura di Luigi Verdi pag. 5

L’arte della vita » 6 I vizi » 10 Le virtù » 23

CATECHESI

SUI VIZI E SULLE VIRTÙ

Custodire il cuore » 47

Il combattimento spirituale » 53

La gola » 59

La lussuria » 63

L’avarizia » 67

L’ira » 71

La tristezza » 75

L’accidia » 79

L’invidia e la vanagloria » 83

La superbia » 87

L’agire virtuoso » 91

La prudenza » 95

La pazienza » 99

La giustizia » 105

La fortezza » 109

La temperanza pag. 113

La vita di grazia secondo lo Spirito » 117

La fede » 121

La speranza » 125

La carità » 129

L’umiltà » 135

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