Santi patroni d'Europa - estratto - Paoline

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PAOLINE Editoriale Libri Š FIGLIE DI SAN PAOLO, 2009 Via Francesco Albani, 21 - 20149 Milano www.paoline.it edlibri.mi@paoline.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Corso Regina Margherita, 2 - 10153 Torino

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Maria Vago

Santi patroni d’Europa Illustrazioni di Franca Trabacchi

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Da leggere prima di leggere…

L

e vite dei santi sono appassionanti. Avventurose, sorprendenti, ricche e intense anche quando non succedono tante cose. Di solito però ne succedono tante perché i santi, presi come sono dal desiderio di amare Dio e gli uomini, sono tutt’altro che pigri e apatici; anzi, si danno da fare come matti. E infatti molti di loro sono stati presi per matti dalla gente che li ha conosciuti, ma solo un po’. A conoscerli meglio, si scopre che sono forti. Degli eroi spesso con poteri speciali e una grandissima energia dentro di sé: un’esplosione di amore che dove arrivava portava luce e calore e che raggiunge anche noi, oggi. Nel libro che stai per sfogliare farai la conoscenza di ben 42 santi, quelli che le nazioni europee hanno scelto come loro patroni, cioè protettori speciali. Infatti i santi non si riposano nemmeno in Cielo. Lassù quella loro energia d’amore è persino più forte e allora la riversano sulla Terra, sopra gli uomini che faticano e soffrono e a volte si disperano. Una precisazione, anzi due. Vedrai che qualche santo è citato più di una volta, perché è protettore magari di due Paesi (come santa Teresa di Lisieux, per esempio); la sua biografia però c’è una volta sola. Troverai poi indicate delle località geografiche. Sono i posti che c’entrano in qualche modo con i santi di un Paese: dove sono nati o morti o dove hanno fondato monasteri o fatto miracoli… Così sarà un po’ più facile immaginarli dentro il loro ambiente, oltre che nel loro tempo. Ma oggi ci sono ancora santi? Sì. Magari più vicino di quanto immagini c’è qualcuno che sta scalando la montagna della santità. Probabilmente in silenzio, perché è vero che qualche santo già da vivo fa parlare di sé, però di solito lo si riconosce dopo che è morto. E prima che l’aureola venga ufficialmente posata sul suo capo passano anni, decenni, secoli addirittura. Tanto ai santi, che pensano all’eternità, il tempo non interessa. Ecco un’altra cosa che ci insegnano. Non conta quanto una vita è lunga, ma come si usa il tempo che Dio ci dà: se lo usiamo per fare bene quello che lui vuole da noi oppure lo sprechiamo, sciupando un così grande regalo. M. V.

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Francia Giovanna d’Arco Teresa di Lisieux

A miens

R ouen

L isieux

Orléans

C lairvaux les Lacs

C lairvaux d’Aveyron Avignon

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Giovanna d’Arco 30 maggio Nasce a Domrémy, Francia (1412 - 1431)

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el 1431 la bruciano sul rogo perché eretica; nel 1450 riaprono il processo e nel 1456 la riabilitano, cioè dicono che i giudici hanno sbagliato a condannarla, perché quella ragazza non era un’eretica e nemmeno una strega. Aveva anzi una grande fede e un grande coraggio, e davvero Dio le parlava e la guidava a compiere imprese impossibili. Giovanissima, era nata il 6 gennaio 1412 a Domrémy, in Lorena, in un villaggio sulle rive del fiume Mosa, ha delle visioni: le appaiono san da Siena e santa Margherita. Sente delMichele arcangelo, santa Caterina Ca le voci che le chiedono con insistenza di liberare la Francia dal dominio degli inglesi. approfittando del fatto che sul trono francese seGli inglesi infatti, appro deva un re pazzo, Carlo VI, VI la cui figlia aveva sposato il loro re, Enrico V, rrivendicavano per costui la corona di Francia, infischiandosene che c’era già un erede maschio, il Delfi D no (così veniva chiamato il principe ereditario). A complicare le cose si aggiunge la rivadit lità tra i nobili francesi. Alcuni si schierano con la ccasata di Orléans e sostengono la candidatura del Delfino; altri invece si schierano con la casa di Borgogna, alleata degli inglesi. Insomma, un pasticcio. A farne le spese è soprattutto la povera pas gente, gen che vive nella paura di essere assalita dalle ttruppe di uno schieramento o dell’altro, e di essere ess privata dei raccolti, che venivano requisiti per sfamare i soldati… Giovanna, umile contadina di diciassette anni, ann si sente chiamata a fare qualcosa per mettere ter fine a quella lunghissima guerra, così lunga che la chiamano la guerra dei cento anni. Le voci non no le danno tregua. Finalmente si decide: si presenta a un capitano e dice che è lì per salvare pre la F Francia. E come? Lo spiegherà al Delfino, per cui qualcuno la accompagni da lui. Gli chiede un esercito per liberare la città di Orléans dall’asseese

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dio degli inglesi. Il Delfino l’accontenta. Giovanna in-dossa un’armatura e cavalca alla testa dei soldati, reg-gendo uno stendardo (non impugnerà mai un’arma) con l’immagine di Gesù e della Madonna. Grazie a leii i francesi ritrovano entusiasmo e coraggio e Orléans è liberata. Segue un’altra vittoria a Patay e poi l’ingresso a Reims, la città dove vengono incoronati i re di Francia: lì il Delfino il 27 luglio 1429 riceve la corona e diven-ta Carlo VII, legittimo e unico re dei francesi. Firma ltre a Giovanna d’Arco altri santi, maschi, indossano l’armatura. San subito una tregua con gli inglesi. Giovanna si dispera. Michele, impegnato nel combatNo! Non bisogna permettere ai nemici di riorganizzarsi timento con il diavolo (lui ha anche e prepararsi per nuovi attacchi! Con i soldati ancora a le ali, visto che è un arcangelo), san Giorgio alle prese con un drago felei fedeli libera Compiègne assediata dai borgognoni, roce e molti soldati romani morti ma viene fatta prigioniera. Carlo VII, geloso dei suoi martiri per non aver voluto rinunsuccessi, non fa niente per salvarla e la ragazza il 21 nociare alla loro fede in tempi di pervembre 1430 viene venduta agli inglesi. La mettono in secuzione dei cristiani: per esempio sant’Alessandro e poi Ippolito, Espeprigione e l’accusano di essere una bugiarda, una pazza, dito, Maurizio, Martino (con la spada un’eretica. Le voci che dice di sentire sono inventate, sguainata a dividere in due il mananzi, no: sono voci di diavoli. E poi si veste da uomo! tello per farne dono a un povero). Al processo partecipano anche i dottoroni dell’Università di Parigi. Giovanna a volte nemmeno li capisce, troppo difficile per una contadina analfabeta come lei, e a volte sbaglia anche a rispondere, non riesce a difendersi… ma sempre ripete che quello che ha fatto le è stato chiesto da Dio, per la Francia. Il verdetto è: colpevole di menzogna, empietà, superstizione e sacrilegio, merita la condanna a morte. Sulla piazza del mercato di Rouen, il 30 maggio 1431, Giovanna viene bruciata sul rogo, a diciannove anni. Muore pronunciando il nome di Gesù. Nel 1450 sua madre e i suoi fratelli si appellano al Papa, che riapre il processo e rovescia la sentenza dei vescovi francesi e inglesi. In Francia la devozione popolare verso la coraggiosa ragazza è subito grande; la si invoca soprattutto in tempo di guerra. Papa Benedetto XV nel 1920, alla fine della primo conflitto mondiale, la proclama santa.

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Ci vuole molto coraggio per aff rontare una battaglia, ma ce ne vuole molto di più per ascoltare la voce di Dio quando chiede cose impossibili. La santità non si conquista con le armi, ma con la fede.

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Teresa di Lisieux

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a molti mesi suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo non lascia l’infermeria del Carmelo di Lisieux. È giovane, ha ventiquattro anni, ma è gravemente malata e presto morirà. Qualche suora si chiede Nasce a Lisieux, che cosa mai dirà la superiora in occasione del suo funerale: è una conFrancia sorella tanto cara e gentile, però nella sua breve vita non c’è niente di (1873 - 1897) importante, niente degno di essere raccontato e ricordato. Effettivamente Teresa Martin a quindici anni è passata dalle mura di casa (viveva già a Lisieux) a quelle del monastero. La sua vita è stata un susseguirsi di piccole cose semplici, alla portata di tutti. Niente di eccezionale, a vederla dall’esterno; ma la sua anima ha fatto passi da gigante, ha vinto battaglie, ha scalato montagne. Infatti papa Pio XI l’ha proclamata santa e protettrice delle missioni, e papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata dottore della Chiesa. Che cosa insegna la giovane carmelitana? Una « piccola via » verso la santità molto facile e insieme molto impegnativa: vivere la vita di ogni giorno con amore, abbandonandosi con fiducia alla volontà di Dio. Abbandono non significa debolezza: al contrario! Teresa Martin, quando capisce che cosa Dio vuole da lei, non si ferma davanti a nessun ostacolo. Dio la vuole nel Carmelo? E lei ci andrà subito, a quintoria di un’anima si intitola dici anni. Tutti le dicono di aspettare qualche anno, anil libro che la santa che il vescovo. Allora va dal Papa, che comanda più del scrive per obbedire alla sorella divescovo, per chiedere il permesso direttamente a lui. ventata superiora. Dopo la sua morUna volta entrata in convento, Teresa trova che la te, il libro si diffonde rapidamente: Teresina, come la chiamano affetvita religiosa è proprio come se l’aspettava, piena di tuosamente i suoi devoti, fa sentire fatiche, sacrifici, anche incomprensioni. Non si abbatte la sua voce anche fuori dal Carmelo e nemmeno chiede conforto tra le braccia delle due soe continua a parlare agli uomini di relle maggiori, Agnese e Maria, che l’hanno preceduta. oggi. E anche a venire in loro soccorso, come aveva promesso prima Anzi, piuttosto mette ogni impegno per mostrarsi gendi morire: « Passerò il mio cielo a tile e sorridente verso quelle suore che le stanno meno far del bene sulla terra ». Le rose simpatiche. Ci vuole molta forza e molto coraggio per che tiene tra le braccia rappresentano proprio i doni spirituali che fa non replicare a una parola sgarbata, per non dire « ho cadere dal Paradiso. ragione io », per lasciare agli altri il primo posto. Nonostante la tubercolosi che la fa soffrire molto,

1° ottobre

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Teresa non si lamenta e se appena le forze glielo permettono si presenta puntuale agli appuntamenti di preghiera e svolge con scrupolo tutti i lavori che le vengono assegnati. E quando è così stanca che persino muovere un passo la sfinisce, offre la sua fatica per un missionario che in quel momento sta attraversando la foresta o il deserto. La piccola di casa (era l’ultima di cinque sorelle) coccolata e un po’ viziata (soprattutto dopo la morte della mamma, quando lei aveva appena quattro anni), timida e piagnucolosa, è diventata forte e determinata. Com’è successo? Per una grazia speciale di Dio che Teresa ha accolto sin da bambina. « Non ho mai negato niente al buon Di Dio », scrive i nella sua autobiografia. Si paragona a una canna, che si piega docile nella direzione del vento (il vento dello Spirito) oppure a una barchetta che si fa condurre a vele spiegate là dove Dio la vuole. Oppure si paragona a una palla con cui Gesù può giocare come preferisce: tenerla vicino, lanciarla lontano, abbandonarla per un po’ in un angolo per riprendersela quando vorrà. Teresa lascia fare a lui. Lei avrebbe grandi progetti, sogni immensi: essere suora, ma anche andare nelle missioni, studiare per conoscere bene la Bibbia e anche morire martire… Insomma, vorrebbe tutto! Che ci fa allora chiusa in un convento? Sente che nel Carmelo lei può diventare quel cuore pulsante d’amore che si irradia in tutte le direzioni e tutti sostiene. Le mura non la separano dal mondo. Teresa prega e soffre per tutti gli uomini, specialmente per chi non ha il dono della fede e non ascolta la voce consolatrice di Dio.

Bisogna diventare molto piccoli per accogliere l’immensità di Dio e per salire fino a lui il mezzo più veloce è l’ascensore dell’amore.

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