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GIUSEPPE NOIA

A tu per tu con…

Barbara Corsano barbara.corsano@gmail.com

Salve, prof. Giuseppe, presentati ai nostri ragazzi.

R. Sono un ginecologo, che ama difendere la vita, soprattutto quando è più fragile, come Blek Macigno, un eroe dei fumetti.

Sei cofondatore e presidente della Fondazione «Il Cuore in una Goccia» Onlus: cosa significa il suo nome e qual è lo scopo?

R. «Il Cuore in una Goccia» ha lo scopo di affiancare le famiglie che hanno ricevuto una diagnosi di grave patologia fetale. Offre tre braccia di sostegno: un braccio di supporto scientifico; uno di condivisione solidale di altre famiglie; uno di supporto spirituale, che fonda la sua azione non solo sulla preghiera, ma anche su aiuti concreti, come il sostegno psicologico ed economico. Il nome nasce da una frase di Madre Teresa: «Abbiamo messo una goccia di scienza, di condivisione solidale, e di supporto spirituale e pratico ed è arrivato realmente l’oceano di Dio»: più di 2000 famiglie affiancate, accompagnate, amate.

Sei medico, ginecologo e direttore del­ l’Hospice Perinatale ­ Centro per le Cure

Palliative Prenatali «Santa Madre Teresa di Calcutta» del Policlinico Gemelli di Roma. Puoi spiegarci chi accoglie e in che modo?

R. Dinanzi a una diagnosi prenatale di malformazione, la tentazione è quella di risolvere il problema (= figlio) con l’aborto; ma eliminare il sofferente non elimina la sofferenza, anzi l’aggrava. Accogliere queste famiglie è proporre un cammino di dignità – che si fa insieme medici e famiglie – per quella vita e di continuità del progetto genitoriale. Anche là dove non c’è una cura, c’è sempre «il prendersi cura» del malato, donando amore, presenza e competenza. Parli spesso di «medicina condivisa»: cosa intendi? E c’è posto per Dio nella scienza?

R. La medicina condivisa è l’uovo di Colombo: contro una medicina di scienza verticistica, narcisistica e miope, la condivisione delle esperienze cliniche fra i medici esprime una scienza, palestra di umiltà e di pazienza, che fa crescere culturalmente i medici che la attuano. Condividere scelte diagnostiche e terapeutiche e confrontarsi è il sale del team del nostro Hospice Perinatale. Ogni decisione è condivisa non solo nel team, ma anche con le coppie che si sentono accolte e sostenute, generando in loro fiducia, speranza e serenità: «Qui al Gemelli abbiamo trovato molto più di una risposta scientifica: una famiglia». C’è sicuramente posto per Dio nella scienza: san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno affermato che la scienza e la fede sono le due ali che fanno volare l’uomo. Da 40 anni volo a 4000 metri di altezza e sono felice di fare il medico.

Quale consiglio daresti ai ragazzi per vivere «il gruppo» come forza, che genera bene per sé, per l’altro, per il mondo, e non come branco?

R. Consiglio di chiedersi, pensando ai loro amici: «Cosa posso fare per rendere più felice il mio amico o la mia amica?». Se si parte da questo presupposto nascono molte idee e si gioisce di più, facendo contenti gli altri, piuttosto che se stessi. Ci si scopre originali, conviviali, e la gioia che ci esplode dentro attirerà gli altri verso di noi, e li spingerà a fare come noi. In tal modo il branco non ha motivo di esistere: nasce una vera rete di amicizia autentica e duratura.

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