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DALL’ IO AL NOI : UN PROCESSO CONTINUO
Io - Tu - Noi
Franca Feliziani Kannheiser felizianikannheiser@hotmail.com
In ogni momento della vita, fin dal concepimento, non esiste un io che non sia in rapporto con un tu. La modalità della relazione cambia, però, nelle diverse fasi dello sviluppo. Nella preadolescenza e nell’adolescenza il bisogno di entrare in relazione supera i confini della famiglia per estendersi al gruppo dei pari. La capacità di interagire con essi rappresenta un vero e proprio compito di sviluppo e il suo successo influisce sulla esperienza del sentirsi persona. Ogni educatore che si assume il compito di accompagnare il ragazzo in questo processo continuo dall’io al noi – e, dunque, anche il catechista – necessita di alcune conoscenze psicologiche che orientino il suo operato, ad esempio, in merito a cosa si intende per comportamento prosociale, quali siano le sue caratteristiche e che cosa lo favorisce.
Comportamento Prosociale
Quante volte ci rivolgiamo ai nostri ragazzi con raccomandazioni del tipo: «Dovete essere tutti amici; bisogna aiutare tutti e non solo chi ci è simpatico. Occorre perdonare e non vendicarsi di chi ci fa qualche dispetto!». E appoggiamo queste raccomandazioni sull’esempio di Gesù o dei santi! Ci accorgiamo, però, che le nostre esortazioni, spesso, non sono ascoltate. Solo per la cattiva volontà dei ragazzi? Certamente no. Il cammino è lungo e complesso, e non basta conoscere i principi etici cristiani, per tradurre la loro conoscenza in atteggiamenti e comportamenti. Lo sviluppo della coscienza etica cristiana richiede, come presupposto, quello della coscienza prosociale. Osserviamo più da vicino il proces- so che rende un individuo capace di comportamento prosociale, cioè di uno stile di relazione che salvaguarda e favorisce lo sviluppo armonico della persona, rendendola capace di accogliere e produrre comunicazione positiva con gli altri. Esso è la risultante di un processo in cui convergono molti fattori, fra cui l’empatia, l’assertività, la capacità di individuare e risolvere problemi, l’autocontrollo; e richiede il superamento di atteggiamenti antagonisti, come l’aggressività, la passività e la competitività. Per agire in modo prosociale un ragazzo deve possedere, prima di tutto, un sufficiente grado di autostima. Chi si sente inferiore agli altri, chi non sa riconoscere le proprie qualità e potenzialità, non potrà riconoscere l’altro come valore e cercherà o di assoggettarlo o di assoggettarsi a lui.
Le ricerche dimostrano che anche bambini molto piccoli sono capaci di comportamento prosociale. Tale vissuto è, tuttavia, ancora in germe ed è molto diverso dall’altruismo, che può manifestare un adulto maturo. Allo stato iniziale esso è occasionale e spontaneo; è selettivo: dipende dalla simpatia e dall’affetto che ispira una persona; è legato alla situazione: a volte sì e a volte no; si confonde con motivazioni egoistiche; è fortemente condizionato dall’aspettativa di ricompense materiali o psicologiche: lode, riconoscimento, ecc. Esiste, tuttavia, nell’individuo di ogni età una disponibilità al comportamento prosociale, che può essere sviluppata ed educata, passando da un comportamento quasi «istintivo» a una condotta consapevole, che si mette in atto anche quando necessita sacrificare o rimandare la propria soddisfazione per il bene dell’altro.
Altresì l’empatia si trasforma da reazione istintiva (un bambino piccolo può piangere se vede un altro piangere e rispondere alla felicità dell’altro ridendo gioiosamente) alla comprensione delle motivazioni che spingono le azioni di un altro. Man mano che le capacità cognitive aumentano, si imparerà a riflettere sul significato delle proprie azioni e sulle motivazioni delle proprie scelte, ci si confronterà con le idee e il comportamento di altre persone, si sceglieranno modelli a cui ispirarsi, si verificherà il proprio comportamento alla luce di valori e ideali.
Una scoperta di grande importanza per psicologi ed educatori è quella effettuata, verso la metà degli anni ’90, dal prof. Giacomo Rizzolatti e dalla sua équipe presso il dipartimento di neuroscienze dell’Università di Parma. Questi ricercatori hanno individuato un tipo di neuroni che si attivano sia quando il soggetto compie un’azione sia quando la vede compiere da un altro: l’azione osservata è, in qualche modo, riconosciuta come propria. Tali neuroni, chiamati «mirror neurons», neuroni specchio, permettono di comprendere le azioni osservate e di imitarle. Esiste, dunque, un legame empatico tra noi e gli altri, un sistema di scambi anche a livello neurologico che potrebbe essere alla base del comportamento altruistico e costituire il presupposto biologico del comportamento etico.
Fondamentale è la capacità dell’individuo di attribuire stati mentali a sé e agli altri. All’età di tre/quattro anni il bambino comincia a intuire che l’altro ha una mente propria con pensieri e desideri personali, che possono essere diversi dai suoi. Riconoscere l’altro come portatore di un suo pensiero, di desideri ed emozioni è condizione indispensabile per entrare in rapporto con lui, distinguendosi da lui. Entrare in un rapporto empatico senza confondersi è il presuppo-
PROGRAMMAZIONE 2022-2023
Set.-Ott.
SOLI O INSIEME? Novembre
CHI SONO IO?
Dicembre
L’ASCOLTO PER UNA CRESCITA INTEGRALE
Gennaio
IL CORPO E L’INCONTRO
Marzo
L’ADOLESCENTE: AUTONOMIA E CONTENIMENTO
Aprile
DALL’IO AL NOI: UN PROCESSO CONTINUO
Maggio
IL GRUPPO: UN NUOVO NOI sto dell’interazione sociale. Anche il comportamento etico, quindi, ha basi neurofisiologiche e psicologiche, e dipende dalla maturazione della persona, che avviene secondo tappe e ritmi ben precisi, ma che può essere promossa e stimolata dall’azione educativa.
Il Gruppo Come Paesaggio
Diventare e sentirsi gruppo è facilitato da esercizi e giochi, che coinvolgono pensieri, emozioni e fantasie, come in questo esempio. I ragazzi si dividono in gruppetti di quattro: ogni gruppo ha il compito di disegnare l’intero gruppo «come se fosse un paesaggio»: un paesaggio marino, una città, anche uno zoo, ecc. Al termine dei lavori i dipinti si appendono alle pareti e tutti i ragazzi si trasformano in visitatori della mostra. Dopo alcuni minuti si scambiano le impressioni raccolte: a. L’addizione. b. La divisione. c. La moltiplicazione.
Quale disegno risponde maggiormente all’idea che ho di questo gruppo?
Quali caratteristiche ne sono evidenziate?
Come sono stati rappresentati i ragazzi?
Ci sono anch’io? Sono soddisfatto di come sono stato disegnato?
Come è stato rappresentato il catechista? E gli animatori? Sono d’accordo? Aggiungerei qualcosa?
Sei di quelli che stanno bene da soli, che, quando sono con altre persone, si sentono un pesce fuor d’acqua? O tra quelli che hanno bisogno di condivisione, incontro e relazione, cioè di rapportarsi con gli altri come dell’aria per respirare? Rispondi alle domande per scoprirlo.
Quale operazione ti rappresenta?
Una persona ti parla: a. ti distrai facilmente. b. la guardi e l’ascolti. c. l’ascolti guardando il cellulare.
A un bivio scegli: a. la strada più breve. b. il percorso che ti porta alla meta. c. la via che già conosci. da 9 a 14 punti:
Il Primo Passo
Non ti risulta per niente facile compiere il primo passo verso l’altro. Ti chiudi a riccio per non rischiare di restare deluso dalle persone. Supera la tua paura, lasciati coinvolgere e fa’ emergere la tua voglia di condivisione e di relazione.
Scoprirai te stesso nell’incontro con l’altro, e ti ritroverai più ricco e felice.
In fila alla biglietteria: a. ti annoi! b. fai amicizia con chi ti è intorno. c. scambi qualche parola per educazione.
Una mano: a. tesa. b. pulita. c. in tasca.
Un amico è triste: a. ti avvicini e gli parli. b. lo lasci ai suoi pensieri. c. fai di tutto per distrarlo. da 15 a 21 punti: VISTA DALL’ANGOLO
Il tuo sorriso è: a. a 32 denti. b. sincero. c. appena accennato.
Il tuo diario è: a. personale e segreto. b. colorato, con qualche pagina mancante. c. ricco di disegni e messaggi dei tuoi amici.
Devi organizzare una festa: a. è impegnativo, ma divertente. b. non ti piace. c. ti rende felice. da 22 a 27 punti:
Con La Mano Tesa
Sei vivace, allegro, sensibile eppure, a volte, ti ritrovi in un angolo a guardare gli altri che condividono la vita e l’amicizia. Costruire relazioni sincere, mostrarsi attento all’altro non è semplice, costa fatica e si può restare «scottati» da esperienze negative. Ma scegliere di fare terra bruciata intorno a sé non porta alcun frutto.
Sei molto estroverso, la tua compagnia è piacevole, sei sempre pronto a metterti in relazione con l’altro, a tendere la mano, a fare tua la storia di chi incontri. Niente può fermarti: quando sei fra le persone, sei nel tuo habitat naturale. L’empatia è la tua risorsa migliore; attento, però, a non trasformare questo dono in inutile invadenza.