TEMA
L’Italia delle
alluvioni di DARIO B.
piogge torrenziali mentre si trovava nella sua auto. Nel mare di fango e malumore, l’unica nota positiva è rappresentata dal generoso aiuto degli "Angeli del fango": giovani e meno giovani che spontaneamente si sono presentati nella zona del disastro e hanno dato una grossa mano a sgomberare i detriti e la melma che hanno sommerso interi quartieri del capoluogo ligure.
Portate una portata è un piatto che si porta in tavola, ad esempio un antipasto o un primo In quel modo così In fretta rapidamente, in poco tempo diffuso comune, presente non c'è bisogno di non è necessario polpette piccola sfera di carne assomigliare essere simile a spruzzatina da 'spruzzata' o 'spruzzo', quando la mano preme il limone, il succo esce rapidamente mescolare mischiare, mettere insieme congelare quando i liquidi raggiungono una temperatura inferiore allo zero effetto collaterale conseguenza di una cosa, l'effetto
Le abbondanti piogge, che quest’autunno hanno flagellato senza tregua Genova e dintorni, hanno provocato fiumi non solo d’acqua ma anche di accese polemiche. Complici le due ondate di maltempo eccezionale di ottobre e novembre, i malumori non accennano a spegnersi. Gli abitanti delle zone alluvionate accusano pesantemente il potere pubblico – Comune di Genova e Regione Liguria in testa – di non aver saputo fronteggiare in modo adeguato l'emergenza maltempo. E anche stavolta purtroppo, oltre ai soliti, ingenti danni alle cose, il maltempo ha fatto due vittime: ad inizio ottobre è deceduto un uomo di 57 anni, travolto dalla piena mentre aspettava l’autobus. Appena un mese dopo, a metà novembre e sempre nei pressi di Genova, la stessa tragica sorte è toccata ad uno sfortunato preso in pieno da un torrente ingrossatosi improvvisamente a causa delle
Ma andiamo per ordine: tutto è cominciato a seguito delle forti piogge che ad inizio ottobre hanno colpito gran parte del nord Italia ed in particolare la Liguria. I torrenti che scorrono attraverso Genova ricordano infatti la doppia personalità del dottor Jekyll e di Mister Hyde. In condizioni meteorologiche normali si tratta di piccoli ed innocui corsi d'acqua. Ma in presenza di forti precipitazioni si gonfiano sempre di più, portano con loro grandi quantità di detriti di ogni genere, fino ad esplodere e mostrare tutta la loro pericolosità. Nella notte tra il 9 e il 10 ottobre si compie la catastrofe. L'improvviso straripamento dei torrenti, Bisagno in testa, spazza via mezza città. In alcune strade, il livello dell'acqua ha raggiunto i due metri. Il quadro è sembrato subito gravissimo: strade allagate, negozi e piani bassi devastati, auto trascinate dalla piena, quartieri al buio, e purtroppo, una vittima. Come se non bastasse, in quello che verrà ricordato per essere stato
a memoria umana uno degli autunni più ricchi di precipitazioni dopo poco più di un mese il copione si ripete: il 15 novembre, un’altra violenta perturbazione provoca nuovamente allagamenti e ingenti danni in tutto il nord Italia e si abbatte in particolare su Genova e regione con case distrutte, fango, sfollati paura, apprensione e purtroppo nuovamente un morto, un uomo travolto da un torrente in piena mentre era nella sua auto. Fortunatamente, a differenza dell’alluvione di un mese prima, questa volta l’allarme è giunto in tempo – ad esempio le scuole erano chiuse - e probabilmente impedito conseguenze ben più gravi. A parte il drammatico autunno 2014, non è la prima volta che Genova viene colpita da una calamità di questo genere: Negli ultimi tre anni il torrente Bisagno è fuoriuscito per ben tre volte e già
nel 1970 un evento analogo provocò 44 morti (vedi riquadro). Si potrebbe pensare che la città sia preparata alle inondazioni, avendole già vissute a ripetizione e sempre a causa della fuoriuscita nell'area urbana dei medesimi torrenti. E invece no. Soprattutto le inondazioni di inizio ottobre hanno colto di sorpresa tutti. Una serie di errori causa l’ennesimo disastro. Si parte da una previsione meteorologica sbagliata, troppo ottimistica, che distoglie l'attenzione dal vero problema in arrivo. A precipitazioni in corso, Solo dopo molte ore di pioggia scrosciante viene dato l'allarme ai cittadini tramite sms, ma troppo tardi, alle 23.19 del 9 ottobre. Le strade sono già inondate da almeno un quarto d'ora. Ironia della sorte, i falsi allarmi non erano mancati. Ma quello decisivo al momento giusto non c'è stato.
Portate una portata è un piatto che si porta in tavola, ad esempio un antipasto o un primo
I genovesi accusano le
effetto collaterale conseguenza di una cosa, l'effetto
sono inferociti e istituzioni e la
In quel modo così In fretta rapidamente, in poco tempo diffuso comune, presente non c'è bisogno di non è necessario polpette piccola sfera di carne assomigliare essere simile a spruzzatina da 'spruzzata' o 'spruzzo', quando la mano preme il limone, il succo esce rapidamente mescolare mischiare, mettere insieme congelare quando i liquidi raggiungono una temperatura inferiore allo zero
protezione civile. "Si poteva evitare", urlano. E ancora: "È come tre anni fa". La rabbia è palpabile tra la gente. C’è chi dopo tre anni si ritrova al punto di partenza e ha perso di nuovo tutto. E più di un commerciante dice scoraggiato che non riaprirà più il suo negozio. Da parte loro, le istituzioni si passano a vicenda le responsabilità. Il sindaco Marco Doria se la prende con l’Agenzia regionale per l’ambiente, colpevole di non aver segnalato in tempo il pericolo. Agenzia che invece viene difesa dal Presidente della regione Claudio Burlando. La Protezione civile dà segni di evidente impotenza: “Siamo senza mezzi, è come se mi avessero mandato in guerra con una scatola di aspirine”, risponde alle critiche il capo della Protezione civile Franco Gabrielli, intervistato dal quotidiano “La Repubblica”. A richiamare alle loro responsabilità le autorità è sempre lui, il Bisagno. A causa dell’urbanizzazione sfrenata degli ultimi decenni è stato costretto a scorrere in un letto troppo stretto, per di più cementificato e che in presenza di forti piogge si vendica ingrossandosi e diventando pericolosissimo, come si è purtroppo visto più volte. Ma non si può mettere sul banco degli imputati il solo torrente. Sarebbe troppo facile. A detta degli esperti, le responsabilità sono da addebitare sia alle forti piogge sia a una gestione carente del territorio. E se per le piogge non c’è nulla da
fare, diverso invece è il discorso per quanto riguarda il territorio italiano: (è stato) gestito male negli ultimi decenni, con costruzioni in aree potenzialmente a rischio, fiumi stretti in pochi metri e con il letto cementificato, boschi abbandonati, sacrificati all’edilizia o incendiati dai piromani di turno. Urbanizzazione e terreni impermeabili hanno dunque la loro parte di responsabilità. “Negli ultimi anni, si è visto che il territorio risponde peggio e in modo più distruttivo ad una pioggia simile a quella avvenuta decenni prima”, ha dichiarato a focus.it Giuliano Cannata, professore di pianificazione dei bacini idrografici all’Università di Siena, sintetizzando il problema. Un problema ben noto agli esperti: “si è parlato molto, non si è fatto nulla”, afferma Carlo Malagrotto, presidente dell’Ordine dei geologi della Liguria al settimanale “Panorama”. Secondo il geologo bisognerebbe innanzitutto ripristinare il letto originale dei fiumi e realizzare, soprattutto nei paesi collinari, pozzi in grado di raccogliere l’acqua piovana, riducendo così la portata dei torrenti. Importante sarebbe anche rendere nuovamente permeabili quei terreni una volta coltivati ed ora invece abbandonati al loro destino. Su di essi si è formata una crosta impermeabile: l’acqua può così scorrere a valle e sviluppare progressivamente la sua furia devastatrice. C’è di peggio: i problemi non sono solo di ordine tecnico ma anche
legale, come riconosce anche il sindaco Marco Doria: “Genova è una città fragile e delicata, il suo corpo è malato. Per curarla servono le grandi opere. Abbiamo i soldi, i progetti, ma sono bloccati dai tempi della burocrazia e della giustizia amministrativa.”, afferma sul quotidiano “La Repubblica”. La questione è paradossale e assume tutti i contorni di una beffa: i lavori sono assolutamente necessari per mettere in sicurezza la città e i soldi sono già stati stanziati dagli organi competenti. Tuttavia, i ricorsi delle ditte escluse dalle gare di appalto bloccano i cantieri (nel frattempo, i lavori sono già stati realizzati a metà). Casi simili si verificano un po’ in tutta l’Italia paralizzata dauna burocrazia elefantiaca. I ricorsi vengono rimpallati da un tribunale ad un altro, si perde tempo prezioso, mesi, anni. La pioggia cade, non siamo preparati e succedono le disgrazie, con morti e sfollati. E danni per miliardi. Anche il Premier Matteo Renzi è stufo: “Se un’alluvione è causata da piogge incessanti è comprensibile. Non è tollerabile se è frutto della mancanza di opere pubbliche già finanziate, ma bloccate dalla burocrazia.” Per far sì che si possa procedere spediti nei lavori di messa in sicurezza, il governo ha proposto il decreto Sblocca Italia, attualmente dibattuto in Parlamento, che si propone tra l’altro di accelerare l’apertura dei cantieri: anche in caso di ricorso, i lavori iniziano lo stesso.