Postplex - Paolo Margari

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Paolo MÃ rgari POSTPLEX

2020


Licenza Creative Commons BY-SA 4.0 2020 Lulu / Oltre.Digital, Bruxelles ISBN 978-81-71-687074-3

www.paolomargari.it

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preferenze Si cambia ogni giorno. Ogni giorno si è una persona diversa. Si mantiene il ricordo delle esperienze che sono sedimentate nel nostro modo di essere e che ci portano a vivere, liberamente. Eppure, tra tutte queste parole sono poche quelle davvero importanti: chi ero davvero io, chi lo ricorda? Non ricordo chi era il me stesso di ieri e oggi sono già un'altra persona e non sarò neppure la stessa domani, perché dopo la notte cambia sempre qualcosa. Il cervello crea nuove connessioni se glielo lasci fare, se lo ammaestri a crearle. E così ci si lascia sorprendere ogni giorno dalla novità, che poi è effimera, perché è tutto nella testa. Tutto quello che non pensiamo, non esiste. Tutto quello che non vediamo non esiste. Quello che non sappiamo non esiste. Il prima e il dopo non esistono. Il presente sfugge. Siamo una non-esistenza come il piacere, effimero, fugage, che lascia la sua scia ma non è una scia di piacere ma di nostalgia, e porta con sè l'ebbrezza di quello che è stato, l'eco di un flash immediato, istantaneo, già svanito.

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realizzazioni Un tempo si credeva che fosse tutto lì, nello studio, e che bisognasse dare di più per avere di più, invece non era così. Quelle ore sono nostalgiche, fanno pensare a qualcosa piacevole, che rassicura chi vuole arricchirsi di conoscenza, sperando di essere una persona migliore solo grazie alla conoscenza, senza mai aver realizzato nulla. Si è migliori quando si realizza qualcosa, non quando si conosce qualcosa senza realizzare nulla. Si è migliori quando si è consci di aver realizzato, non quando si realizza senza conoscere o quando si conosce senza realizzare.

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combinazioni Di anomale ricorrenze, ovvero combinazioni, ne accadono numerose, facendoci caso. Generalmente, si tratta di abbinamenti di provenienze inconsuete, vista la destinazione, o di idiomi atipici, vista la provenienza, talvolta manifestati in gruppi di tre o piĂš. Si osserva inermi - e furtivamente sorridenti a delle consecutivitĂ sconvolgenti, sino al punto in cui diventano quasi normali, sia pur caratterizzate da un miscuglio inaspettato di valori anomali. Per uno strano gioco del destino, questi valori comuni ma rari, soprattutto nel loro presentarsi vicini, si inseguono nelle vicissitudini esistenziali nei modi piĂš impensabili, sorprendenti, molto spesso lieti, sia pur destinati a separarsi per provare a privilegiarne solo uno, spesso di fatto alcuno.

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semplicità La semplicità è una scusa del paracularo che la usa come pretesto perché non ci arriva. è contagiosa perché chi non ha voglia di pagare il prezzo dell’acquisizione della conoscenza si ripara sotto di essa con la scusa che è tutto. Del resto, a cosa serve una complessità potenzialmente infinita se non a comprendere ciò che non è immediato, quando la percezione sensoriale è una sequenza di immediatezze? La destrutturazione demolisce la complessità rendendo inutile l’investimento nell’arguzia. Ciascun livello semplice può essere scomposto in livelli più semplici e meno importanti. Destrutturare implica un procedimento complesso che conduce a livelli sottostanti e insignificanti in quanto più semplici. L’importanza di un elemento (o una fattispecie) cresce all’aumentare del suo grado di complessità.

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stadio L'ingresso determina il punto di vista. Come in uno stadio, a seconda dell'ingresso cambiano le persone. Locali od ospiti. Giornalisti o atleti. Così l'evento, il suo sviluppo e il suo esito, producono valutazioni differenti. E poi c'è il momento. Quando si entra, in quale gara fra tante, e a che punto della gara. Prima, durante o dopo, quando è già finita, col rischio di giungere troppo tardi e trovare i cancelli chiusi. O troppo presto, coi cancelli ancora chiusi, o aperti solo per pochi. Tante metafore possono nascere correlando l'esperienza di uno stadio coi casi della vita. C'è un suono che suona diverso ad altri, perché la propria esperienza uditiva è stata malleata in un certo modo, associandone taluni significati. Ci può essere un evento che piace troppo o non piace affatto. Il dilemma sorge a chi, nonostante abbia numerosi semi culturali alla portata, non riesca a far attecchire alcuna passione nella propria mente. Forse questa è uno stadio in cui si gioca sempre a porte chiuse, così non è necessario entrare, basta attendere il risultato fuori, dedicandosi ad altro, o annoiandosi. Si rischierà di non vedere lo spettacolo della gara, ammesso che sia uno spettacolo, e che 8


interessi davvero. O lo si vedrà dopo, magari in sintesi, con la sensazione di aver mancato qualcosa quando il mondo allineato a un modello che funziona era lì. C'è il rischio di giungere tardi, al punto da sentirsi isolati e diversi poiché esclusi dalla sequenza lineare che porta alla conquista di consapevolezze generiche. Chi è dentro lo stadio, quando accade qualcosa di popolare, conosce meglio il gioco, perché lo osserva, salvo distrazioni, lo descrive, lo regola o lo pratica. E si sente parte di una comunità la cui importanza è data dalla popolarità e la cui forza è data dalla coesione. Le distrazioni sono colmate da interpolazioni superficiali, a volte fantasiose, prendendo spunto dalla presunta spiritualità che colma i vuoti della scienza. Fuori dallo stadio, invece, ci si sente ignoranti. Ma perché non si è dentro, dunque? Si era presi da altre discipline? O ci si era addormentati troppo a lungo nel corso dell'evento? Si temeva di entrarvi, o di non poterne più uscire? E poi, mancando l'evento, si è perso davvero qualcosa di rilevante per arricchire la propria conoscenza, e per elaborare nuova esperienza? O si è invece speso meglio il proprio tempo lontano dal fulcro di attrazione, facendo altro, o non facendo 9


nulla? Col tempo forse lo si capirà. Perché il tempo non dice mai nulla, ma aiuta a comprendere, se lo si vuole. Ma ogni comprensione è mediata dalla propria storia.

verità La verità è sempre dietro ai numeri, che possono essere trasparenti o alterati, come un mantello che protegge qualcosa di poco dignitoso dalla vista di occhi indiscreti e giudiziosi. La statistica non altera i numeri, ma li racconta. Se la storia pecca di dettagli, rischia di rendere un'idea alterata anche quando i numeri rappresentano un mantello trasparente. La sintesi stravolge l'oggetto, privando della sua ricchezza che risiede nella dimensione, nella diversità o nei dettagli. Un oggetto ridimensionato rispetto alla sua grandezza naturale, semplificato e piatto risulterà inutile.

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potere Perdere è svantaggioso, ma vincere non è necessariamente vantaggioso. Le vittorie costano, generano dipendenza e sviluppano tolleranza, a differenza delle sconfitte a cui non ci si abitua mai. Bisogna scegliere le proprie battaglie, perché non tutte, in caso di vittoria, distribuiscono trofei, o ne assegnano una che non si addice al nostro caso. Le battaglie sono competizioni che scegliamo di intraprendere, consapevolmente o meno. In un sistema competitivo semplice c'è una sola condizione di equilibrio. La stabilità è data da una competizione equilibrata. Tutte le altre condizioni non producono alcun beneficio: - Assenza di potere (--=-) - Esperienza nell'esercizio del potere (+-=-) - Demerito nell'esercizio del potere (-+=-) La conoscenza nell'esercizio del potere (+++=+) è l'unica condizione per avere un esito positivo in quanto implica esperienza e 11


merito. È una posizione livellata, dove le parti raggiungono l'equilibrio, anche quando implica svantaggi per il perdente. L'equilibrio è la fine. Se non c'è fine, non c'è progresso, in qualsiasi battaglia/viaggio. Ogni viaggio è una battaglia, perché ogni cambiamento di posizione influisce sugli altri e può implicare altri cambiamenti. La misura conta. Senza obiettivi, non c'è battaglia e non ci sono vincitori o vinti. Tutto rimane così com'è. Cambiando gli obiettivi, anche la situazione cambia e deve essere equilibrata. Il cambiamento dei bisogni provoca nuove possibili battaglie, che a volte vengono combattute da attori che non necessariamente conoscono, vogliono o necessitano dell'obiettivo finale. Si potrebbe ritenere che alcuni obiettivi finali siano necessari, ma in realtà non lo sono. Nel frattempo il loro raggiungimento fa sì che si combatta una battaglia sbagliata, mancando invece ciò che conta. La fine di una battaglia produce un nuovo equilibrio secondo obiettivi specifici, che sono rappresentati da relazioni di potere. 12


Una situazione così equilibrata non è necessariamente associata alla consapevolezza dell'acquisizione di un potere, ma conferisce autorità laddove essa viene riconosciuta. L'atto o il processo di riconoscimento implica la conoscenza. In una condizione di non conoscenza, non ci può essere riconoscenza (o gratitudine, legata al riconoscimento). Quindi, vi sarà una condizione di impotenza (--=-) o di inesperienza o di demerito, tutte causa di senso di sbilanciamento, inadeguatezza, frustrazione e stimolanti la battaglia per sanare il divario percepito, consapevolmente o meno. Chi non sa, non può riconoscere. Inoltre, anche chi non ha esperienza o non merita ciò che ha, non può riconoscere.

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nuovo Si prova a tornare indietro con l'ambizione di riconquistare un dissapore banale, che illude di ragionare. C’è voglia di cambiare, ché quando si cambia non è mai uguale e tutto è perso, disperso, lontano, marginale: nuovo. Il nuovo è dentro, ma non vede alcun futuro, biasimando il passato. Muoversi è pensare, senza dover necessariamente svoltare. Si deve ricostruire quel che manca lungo il percorso, arricchendolo di quanto acciuffato cadendo in un vuoto beato che è la sensazione di libertà conquistata, che mai più sarà abbandonata, perché quando la si incontra, conoscendola appieno, è un punto di non ritorno non essendoci altro da desiderare. Si conquista una nuova consapevolezza, che si strugge per bilanciare l’eterno dilemma fra l’essere libero o uguale, fra viaggiare o restare, fra distruggere o creare.

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fiducia Tanto vicino, quanto distante. La fiducia è un colpo immediato, condito da sensazioni che crescono giocando in modo imprevisto, se non le si sa guidare. Quando l'esperienza agevola l'ascolto, si migliora la comunicazione, aprendo facilmente strade altrimenti inaccessibili. Si scoprono situazioni incredibili, finchÊ non le si vive. Il coinvolgimento raggiunge picchi inattesi grazie alla scorrevolezza delle aspettative, che si abbracciano piÚ veloci dei pensieri ancorati al corpo che osserva, sorpreso, partecipando coi sensi in ossequio a un lieto istinto, liberato da ogni pregiudizio. La naturalezza che accompagna e segue le circostanze non è apparente, ma testimonia una consapevolezza piena, matura e soddisfatta, che fa paura a chi rimane ostaggio di pensieri e vincoli frutto di culture tossiche per un innato e benevolo libero arbitrio. 15


rito eccellenza del respiro corpo inerme per l'istante resta intatto ma è colpito giace fermo eppur si muove lenta e futile commedia breve e sempre popolare come un'opera applaudita o la noia del dovere si ripete tante volte sino a un triste tramontare che trascina con se' un rito che fra tutti è l'essenziale

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limite Procede ancora, c'è spazio sino al limite sconosciuto. Serpeggia casualmente lontano dalla responsabilità. Disdegna naturalmente la normalità. La possibilità è più estesa della premura di cambiare. Il baratro è distante un tempo prezioso da vivere sospeso, lento sebbene in costante avanzamento. Raccoglie il frutto maturato in un'epoca diversa, prossima eppure lontana. Vive in un beato, effimero isolamento, consapevole di una determinatezza ignota, preoccupata di non essere ancora preoccupante, ma sottilmente certa di diventarlo, a un certo punto.

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fugace È stato tutto improvviso e inatteso. Il momento era sorprendente, come una vittoria importante, senza aver giocato, ottenendo un trofeo immeritato, di cui non si conosceva la forma, o forse un giusto riconoscimento per un’attesa involontaria che si è manifestata solo quando la sorpresa si è svelata in tutto il suo splendore. È stata una sequela di liete scoperte, ben oltre le aspettative, che erano state modellate da esperienze poco esaltanti, e ha lasciato immediatamente senza parole. In un istante i pensieri hanno virato verso responsabilità, aspettative, promesse, la voglia di essere all’altezza e l’impegno per raggiungere uno scopo sconvolgente e molto impegnativo, tanto desiderato quanto sbiadito. Il nome, le sensazioni, il tempo, il luogo, la consapevolezza di sé e del proprio ruolo, non hanno avuto più alcun senso. Tutto è stato fugace, ma intenso. 18


Ogni istante si è fatto valere, avvolgendo l’esistenza. La notte ha rallentato le sensazioni, rendendole calde e intime. Il momento è scomparso, ma ha lasciato un ricordo indelebile, un irrangiungibile punto di non ritorno.

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presenza A volte ci sentiamo bene, altre volte ci sentiamo una merda. Il piacere non corrisponde al successo. Il limite è lo standard. La nostra conoscenza ci dice cosa è sbagliato, ma il nostro sentimento dice cosa è giusto. Possiamo aspettare molto tempo per scoprire che quello che ci aspettavamo può essere ancora migliore, quindi non siamo preparati. le aspettative possono giocare contro di noi perché uccidono le sorprese. Vogliamo ciò che ha senso per vivere una buona vita. A volte vogliamo ciò che non ha significato per noi. Questo è un segno di dipendenza. La dipendenza è un'azione che non scegliamo. Potremmo pianificarlo, ma la pianificazione non è necessariamente collegata a qualcosa di cui abbiamo bisogno. La pianificazione è un'anticipazione delle aspettative, che in questo modo uccidono la casualità della vita. Quando si naviga nel caos, la pianificazione aiuta a ottenere qualcosa che dovrebbe valere la pena, ma limita le opportunità. 20


Il tocco morbido e inaspettato della vita arriva quando apriamo la porta alle opportunità, anche se non siamo pronti ad affrontarle. I ricordi migliori sono i mattoni che costruiscono la nostra esperienza attraverso situazioni inattese. Ciò che è normale è noioso. la norma è tutt'altro che una condizione umana. Gli esseri umani devono affrontare problemi per sentirsi vivi. Le regole sono forti vincoli e modellano le menti ristrette. Come una pianta sotto una tempesta, o il sole, le vite devono essere modellate dalla natura, non da regole costruite da altri umani per costringere le esistenze in una società ordinata e prevedibile. Il miglior risultato della vita è non pianificato e sconosciuto, ma segretamente desiderato dai nostri istinti profondi. L'amore non conosce l'odio. Il piacere non conosce la noia. Il successo è legato a obiettivi specifici, mentre il piacere non soddisfa alcun obiettivo specifico, è solo una sensazione temporanea. Il piacere non può durare a lungo, deve essere goduto appieno ogni volta che arriva, in qualunque forma. 21


La solitudine è il nostro momento di verità. non possiamo essere felici se non ci sentiamo soddisfatti di noi stessi. I piaceri non possono essere acquistati, non possono essere scelti, non possono essere paragonati, perché sono unici. Il tempo e lo spazio sono solo il contesto in cui galleggiamo. Pur progredendo verso un'esistenza ordinata, vivere senza direzione ci fa sentire il presente, esplorando lo spazio e il tempo che acquistano significato, diventando il nostro momento al nostro posto. È difficile liberarci dalle regole, che sono ancora necessarie ma non devono diventare centrali nella nostra esistenza. Le regole sono un quadro morbido in cui dobbiamo vivere liberati dai vincoli. La società è il prodotto di individui plasmati da regole, ma gli individui stessi devono imparare a vivere come esseri liberi, galleggiando per conto proprio.

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paure Le paure sono gabbie, invisibili fortezze che costruiamo intorno a noi, modellandole sulla base delle minacce percepite e della propria interpretazione culturale. Finché non si vedono tali gabbie demolite da chi se ne libera consapevolmente, con coraggio, o da chi è mosso da un istinto avvolto da una sana ignoranza, si resterà al loro interno, ritenendole un luogo entro cui è normale spendere la propria esistenza. E' difficile abbandonare quel luogo noioso ma presumibilmente sicuro. In realtà, è più sicuro vivere al di fuori di tali gabbie, perché è nello spazio esterno che si aqcuisicono gli strumenti più efficaci per difendersi dalle minacce che la vita presenta, mentre crescere in un ambiente protetto ci rende deboli. La paura dovrebbe essere vissuta come un atteggiamento cauto ma aperto alla scoperta, piuttosto che un isolamento. La lontananza dalla minaccia nega gli errori e le risposte, che producono conoscenza ed esperienza. La conoscenza è antitetica alla paura.

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adesso Il futuro si sta accorciando. Non perché dovremmo vivere meno del previsto, ma perché i nostri piani si stanno avvicinando, e nessuna ragionevole aspettativa a lungo termine può essere realistica in un tempo simile. Questo è un momento di costante cambiamento, è un momento di scoperta reciproca, è un momento in cui la paura è il nostro peggior nemico, quindi dovremmo liberarcene, abbracciando la curiosità, che è un istinto umano essenziale. Ecco perché molte persone stanno abbandonando l'idea di attenersi per sempre a un'azienda e si stanno piuttosto mettendo in gioco intraprendendo un viaggio indipendente attraverso un mondo globalizzato, ancora ingiusto, ma meno crudele di prima. Dobbiamo trovare un terreno comune per ricostruire una società. La frammentazione è pericolosa. 24


Troppo diversi, troppo vecchi, troppo liquidi, troppo distratti. Questo è un giorno come molti altri. Una giornata veloce, in cui qualsiasi risultato viene presto dimenticato. La nostra celebrità si trova in un cloud virtuale chiamato social network. E' una raccolta di istanti fatti da gesti insulsi. E' una rete ampia e sciolta, in cui quasi tutti sono dentro, ma nessuno conta davvero. Il corso della storia sta accelerando senza lasciare tracce chiare, ma solo echi di noiose e insulse urla destinate all'oblio. Le ideologie sono morte. L'appartenenza è fluida La presenza è casuale. Le certezze sono solo investimenti - se durano. 25


Le famiglie sono spesso costruzioni false, frequentemente distrutte dalla loro fragilità. E la spiritualità si è trasformata in merchandising. L'unica autorità si fonda sulla paura. Una traccia duratura di un potere corrotto e ignorato, incolpato e distante. La cultura è un caos. E la vita è spenta, per molti, eccetto coloro che si sono liberati, e vivono il loro tempo senza oneri, senza alcun problema, ammirando, con un nostalgico incanto, la luce dei giorni, e godendone l'oscurità.

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preferenze Gli stronzi sono coloro che lo fanno apposta. È una loro scelta deliberata. La complessità è una preferenza. Pertanto le preferenze si basano su cose complesse. La semplicità invece non è una preferenza, perché è assoluta. I valori assoluti sono e appaiono uguali a tutti. La cultura è un costrutto complesso. Il razzismo fondato su un semplice valore assoluto come il colore non sarebbe una preferenza, ma un fatto personale assoluto. Invece, i razzismi che conosciamo e sperimentiamo sono basati su costrutti complessi, dove in realtà la complessità si moltiplica quando si aggiunge più di uno strato culturale allo strumento preferenziale personale (spesso dato per scontato dall'ambiente e non ulteriormente modellato). Apprezzare o meno il caldo è un fatto semplice e personale. Apprezzare o meno una forma del corpo o un linguaggio o uno stile musicale o qualche tipo di cibo preparato o qualche stile di moda o abitudini sessuali o curiosità sono tutte preferenze, costrutti culturali, cose complesse, non assolute perché sono apprezzate o non gradite da persone diverse secondo alla loro 27


cassetta degli attrezzi culturali e al patrimonio di conoscenza. I fattori preferenziali possono essere modificati. Le cazzate sono poesia. Si tratta di una creazione personale che implica arte. Il pensiero uccide i sentimenti. I sentimenti possono essere istintivi ma spesso sono influenzati dalla cultura. Il pensiero è analisi attraverso il patrimonio culturale di conoscenza. La cultura non è personale. Se non diffuso - o spalmabile - è solo una visione personale, un'interpretazione. Per essere considerata cultura, l'interpretazione della realtà deve essere potenzialmente universale: chiunque dovrebbe poterla acquisire, direttamente o tramite altri strumenti culturali.

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contaminazioni La promiscuitĂ agevola contaminazioni che stimolano la produzione di idee per intraprendere iniziative e dell'energia necessaria a concretizzarle. Distanza e, in ultimo, isolamento, nuociono a tale dinamismo intellettuale, preservando lo stato attuale quale unica condizione nota e presumibilmente sicura per consentire l'espletamento dei bisogni individuali nelle presunte prioritĂ dovute. Lo spirito di conservazione quindi si amplifica in assenza di stimolanti contaminazioni, le quali cominciano a essere percepite come minacciose verso il mantenimento di una situazione esistenziale presumibilmente ideale solo in quanto nota. L'elemento di scoperta, insito nel viaggio, consente di erodere tale presunzione, nel contempo oltrepassando la prossimitĂ , giĂ di suo in molti casi percepita come minacciosa. L'estensione dell'influenza culturale, vitale per la riproduzione culturale spazio-temporale, deve considerare il prossimo esterno come 29


una potenziale terra di conquista, nella quale sedimentare una favorevole contaminazione, piuttosto che un territorio ostile da nascondere dietro a un irto confine. La crescente produzione e diffusione di dimensioni spaziali prive di fisicitĂ , come il cyberspazio e i territori all'interno di esso, stratificati, privati e fragili, quali i social network e le community, anche grazie ai sempre piĂš affidabili servizi di traduzione automatica, ha violato l'effettivitĂ dei confini fisici eretti a difesa della dimensione territoriale della cultura identitaria, sfondo di un potere ottuso e dispotico riprodotto principalmente come giustificazione della sua difesa. Censura e proibizione continuano ad assumnere quindi il ruolo di armi essenziali nell'incessante lotta per la sopravvivenza condotta da ogni regime conservatore che rischia la perdita del potere con lo sfaldarsi della stantia riproduzione culturale sulla cui difesa esso si fonda.

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repentino Il passaggio delle giornate, o delle stagioni, la prima fetta di sole che scompare dietro i tetti o i monti, o la prima impercettibile brezza che preannuncia il freddo a venire, producono una lieve, costante nostalgia, di un tempo ormai agonizzante, ancora vivo ma in preda a una lenta e inevitabile trasformazione che a un certo punto lo farà scomparire del tutto, lasciandoci solo i ricordi che riusciranno a riaffiorare. I cambiamenti repentini, invece, che siano un boato o un silenzio, spaventano. Non producono alcuna nostalgia, lasciano spaesati per un lungo istante e non si sa come comportarsi, perché si ignora consapevolmente ciò che verrà dopo. Servono basi solide di esperienza e fiducia, in sé e in chi c'è intorno, per non crollare e dissolversi in un cumulo di macerie indistinguibili, di fronte a simili circostanze. La vera comunicazione artistica quando si manifesta di fronte a un recettore capace di percepirla crea un vuoto, simile a un cambiamento repentino. Essa vive nell'istante in cui la si percepisce. Si manifesta profonda, 31


stravolgente, inimmaginabile in quel ruolo, ancora parzialmente indecifrabile (forse anche all'artefice).

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conoscenze Le conoscenze costituiscono un corpo fluido di nozioni standardizzate e interpretazioni personali, associate all’individuo in virtù della sua partecipazione a programmi e momenti di apprendimento formali e informali. L’esperienza riguarda l’applicazione di tali nozioni alle circostanze che si presentano in concreto o in astratto. Le conoscenze rispetto a una specifica collocazione possono essere antitetiche causando un conflitto interno - si pensi a differenti scuole di pensiero all’interno di una disciplina - ma anche la loro fluidità causa inevitabili intersezioni disciplinari risolte mediante l’associazione a una disciplina. L’autorità dell’insegnante, quindi del discente, che in seguito al processo di insegnamento diviene conoscente in misura pari a durata e intensità, nonché di abilità proprie e applicazione delle conoscenze acquisite, è legata a quella dell’istituzione presso la quale è avvenuta la formazione nonché al tempo e alla pubblicizzazione delle proprie abilità. La popolarità di un fenomeno, un individuo o qualsivoglia realtà non può prescindere dalla sua pubblicizzazione in qualche forma.

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Anche la forma o il mezzo della pubblicizzazione incidono sul grado di autorità. L’autorità è un concetto associato a spazio e tempo, è un fenomeno culturale dunque soggettivo, che per vivere deve veicolarsi di mente in mente, nel tempo e nello spazio. Tale circolazione varia a seconda di vari fattori, casusali o meno. Le conoscenze possono essere mercificate attraverso la suddivisione in pezzi, subsettori disciplinari che organizzano il sapere, attraverso un’organizzazione tassonomica, formata da una cultura economica, dunque soggettiva dunque variabile anch’essa in termini di autorità tanto nel tempo quanto nello spazio - si pensi alle differenti definizioni di uno stesso pezzo, al raccordo di più pezzi in alcuni luoghi o alla loro disgregazione, alla nascita o alla moda di alcuni pezzi opposti al declino di altri. La creazione di un nuovo pezzo richiede l’associazione all’interno di una disciplina dalla quale mutual strumenti di definizione e interpretazione. La mancata associazione a una disciplina rende il pezzo isolato, difficile se non impossibile da raggiungere, destinato a una quasi certa scomparsa. Un pezzo può evolvere in una nuova disciplina col tempo, associando ad esso altri 34


pezzi che lentamente sviluppano propri strumenti differenti da quelli della disciplina di nascita. E’ un processo che richiede uno sforzo collettivo affinché possa coalizzare più autorità ed essere riconosciuto come sufficientemente autorevole al punto da attirare discenti che dopo il processo di apprendimento faranno proselitismo di quanto appreso. L’organizzazione dei pezzi in categorie note consente un agevole riconoscimento dunque una più facile mercificazione della conoscenza creata. Creare pezzi di conoscenza non è necessariamente uno sforzo grave legato a intuizioni o ricerche, ma può basarsi su un processo superficiale di rimescolamento di quanto già noto. Le operazioni di rimodernamento, aggiornamento o riutilizzo di conoscenze esistenti, sebbene non siano percepite come un processo creativo che genera conoscenze nuove e originali, rappresenta una forma di sopravvivenza per gli operatori culturali che consentono di incrementare l’autorevolezza della disciplina di riferimento grazie alla sua accresciuta popolarità. Tale organizzazione di pezzi ossia subsegmenti di conoscenza all’interno di un recinto disciplinare, non è esente da 35


collegamenti fra gli stessi, che consentono di effettuare verifiche e vendite incrociate. La frammentazione organizzata della conoscenza moltiplica le opportunità commerciali rispetto alla stessa. Si conosce quel che si possiede. Il tempo, che rappresenta un costo, nelle operazioni di riuso piuttosto che di creazione, è minimizzato, anche grazie al crescente utilizzo di automazione nei processi di furto creativo di conoscenze pre-esistenti, rimodellate allo scopo di apparire originali e associate a un marchio commerciale o personale qualora le si aggreghino sotto forma di metodo.

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onde Onde si propagano nella mente. Con loro viaggiano voci remote, che continuano a vivere nel pensiero. Si confondono con altre, si dimenticano presto sopraffatte dal caos, poi dal silenzio, quindi da un nuovo segnale, lineare, pulito, incredibilmente chiaro, definitivo, sino all'inaspettata scomparsa. Per ricominciare un nuovo ciclo, identico, od opposto. Sorprendentemente noioso per la prevedibilitĂ del suo essere etereo, come ogni onda debole, che sfiora, contamina, abbaglia e abbandona, per poi forse tornare viva ancora una volta, senza la certezza di ammaliare come un tempo.

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enigmi Le abilità più importanti sono la capacità di distinguere il bene dal male e la capacità di plasmare la strada, piuttosto che seguire quella indicataci da altri. Lentamente, il puzzle rivelerà un'immagine piacevole, inaspettata, sorprendente. Alcuni elementi potrebbero mancare per completare il quadro completo. È importante godere di ciò che si può ammirare e sognare quel che manca. Ci sono molti enigmi da costruire nella vita, a cui non si può nemmeno pensare. Sono le lacune di un quadro più ampio che conosciamo solo parzialmente, e per fortuna non lo conosceremo mai del tutto altrimenti risulterebbe noioso.

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consapevolezze Cercare di comprendere ovunque si possa, non è alla portata di tutti. Muoversi lungo tragitti indicati da altri, senza conoscere il destino, è un viaggio sprecato. Tempo e serenità mentale sono fondamentali per vivere, comprendere, assimilare, e finalmente possedere quanto ci fa maturare, guadagnando nuove consapevolezze.

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significato La bellezza e le qualità hanno bisogno di una corretta interpretazione per essere pienamente godute. Dobbiamo allenarci per goderne appieno. Ciò che è significativo per noi non può essere notato senza le opportune abilità individuali. C'è una frequente interpretazione errata della realtà che porta a conclusioni che potrebbero non essere giuste per noi stessi. L'incapacità di identificare, interpretare e apprezzare la bellezza o la qualità è coperta da una maschera di popolarità o convenzioni. Il vero linguaggio artistico è individuale e il suo significato non può essere compreso attraverso codici linguistici convenzionali. Perdiamo gran parte della capacità interpretativa quando la deleghiamo ad altri, che siano interpreti per nostro conto, o interpretazioni convenzionali adottate acriticamente.

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solchi Resisteremo a cosa vuole allontanarci dai nostri ricordi. Sconfiggeremo l'imbarazzante catena stantia dell'oblio. Le segrete regioni del nostro cervello conservano gelosamente il meglio di noi, che si nasconde, perennemente preda degli abbagli del giudizio altrui, del conformismo, dell'autolesionismo che si alimenta di presunti fallimenti, provando a cancellare in modo indelebile l'intorno del nostro percorso. I rallentamenti, le soste, gli smarrimenti, le deviazioni. Quello che dovremmo davvero amare. Imprevedibile, a volte sorprendente, mai avido di piaceri, anche effimeri. Il lungo percorso che pretende di essere calpestato resiste solo grazie al solco di chi ci ha preceduto, e di chi ci supererĂ , facendoci sentire lenti, ultimi. Ma un solco non indica la strada.

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Un solco è solo un'abitudine comune, prevedibile, dunque banale, non sorprendente. Siamo nati per essere sorpresi, possiamo esplorare nuovi percorsi muovendoci al sicuro, a un certo punto allontanandoci dai solchi esistenti, creandone di nostri, senza necessariamente renderli popolari, col rischio di trasformare una personale scoperta in un triste fenomeno di massa.

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orologio L'orologio segna il tempo, ma quanti davvero se ne accorgono? Pochi. Coloro che non si preoccupano mai, o che forse non ce l'hanno mai avuto. Loro sĂŹ, che vivono il tempo scevri da chi lo rompe, come quegli stati di coscienza alterata chiamati lavoro, in cui si insegue una disumana necessitĂ costruita per vivere.

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cani Giocammo, come dei cani ammaestrati, per il tempo che fu, e poi ci perdemmo, ci mancammo, eppure mai fummo uniti dentro.

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paesaggio Come cambia il sapore delle cose Col punto di vista O il giorno dell'anno O lo stato d'animo. Lo stesso angolo di casa, sulla scogliera Forte ai venti e alla storia Ancora viva Come il mare, energico e nervoso Ăˆ uno sfondo Dei pensieri e delle consapevolezze che cambiano lentamente Inesorabilmente Sorprendentemente Erodendo convinzioni dolorose al punto da rendere il paesaggio immutabile Irrilevante Noioso Inutile.

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regole Non voglio godere dell'energia in ogni momento, ma solo quando serve, per dissetare la mia anima composta, ma fragile e inquieta, che cerca sempre una guerra e una lotta, e ama le regole solo per violarle, e subdolamente le disprezza, come ogni cosa che appartiene ma non serve.

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autotutela Aprire la mente significa ignorare i propri schemi mentali, realmente, senza il timore di apparire pazzi. Significa uscire in mare aperto e imparare a nuotare di nuovo, guidati dai propri istinti. Uno, fondamentale, di sopravvivenza e un altro di conquista. Aprire la mente significa ignorare le tentazioni e i disturbi in agguato, che vi rendono schiavi di qualcosa che nega la vita, la vera conquista, facendovi galleggiare diretti verso una destinazione che non avete deciso voi. Vi hanno abituato a non decidere, a soffrire il peso delle decisioni, a non sapere cosa conti, o a presumere che ciò che conta sia sbagliato o corretto, a seconda di schemi che non avete scritto voi, ma li avete trovati scritti da altri, per voi. Altri che se la ridono, nel vedere come voi, prede della loro crudeltà , obbedite nel timore di essere incauti e subire lo scherno, l'esclusione, la punizione. 47


Il sistema ha bisogno di un meccanismo di autotutela fondato su questo, ossia una serie di scherni, esclusioni e punizioni, per difendere quel che c'è dentro ossia la riproduzione di uno schema imposto da fuori.

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rigetto I capelli così belli, e le tue mani dal tocco soffice, ma così capaci e sfrontate, non sono bastati, perché mancava qualcosa di molto profondo per cementare la nostra relazione. Qualcosa che non poteva mancare per accompagnarci nella transizione dal buio alla luce, senza aver paura, senza essere smarriti. Mancava tutto quello che c'è al di là del piacere, ma è essenziale. Così, noncuranti dei nostri corpi, le nostre anime provavano un forte e crescente senso di rigetto.

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anima Esprimere sé stessi è mettere a nudo le proprie voglie. Bisogna aver rispetto del proprio intimo. C'è chi lo vìola solo per trarne beneficio. Quando non c'è uno scambio di piacere fra le entità che partecipano al supplizio non è un bene, perché ciò deteriora lo stato dell'anima. Quest'anima co-occupa ogni spazio che non sia fisico, che non abbia un nome o che determini una morale. La morale è l'involucro di un'anima che è al suo posto. E se l'anima esplode diviene immorale perché va dovunque, sconfinando nelle anime altrui e creando dei dolorosi attriti che a volte non vengono sanati, così permangono in un'esistenza divenuta triste, perché l'anima offesa non è stata coinvolta, abbracciata, ma qualcosa di alieno vi si è intromesso, stravolgendo l'equilibrio cosmico, che si riverbera in tutte le cose. L'equilibrio che detta il quieto vivere è nella natura delle cose, dunque non esiste, come tutto ciò che esiste.

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bellezza Comincia a capire quando puoi diffidare da quello che ti si presenta davanti. E' un sentore naturale, se non hai fretta lo capisci. La bellezza è il tempo che non esiste. E' una carezza che avvolge i sensi, perchÊ del bello tutti i sensi devono godere, incluso il senso sconosciuto ma inseparabile dagli altri, per poter godere dell'eterna bellezza (perchÊ la bellezza è senza tempo). La bellezza non si mostra, ma esiste.

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ignoranza Le vere virtù della vita sono la saggezza e l'ignoranza, intesa come abilità di ignorare senza spaventarsi di ciò che non si conosce. L'esperienza nel saper trattare l'ignoto è l'essenza della vera ignoranza, che va rivalutata. Evviva l'ignoranza, l'antitesi della culturizzazione che è il divenire schiavi di virus mentali, che si riproducono nella propria mente, e da questa vengono diffusi senza controllo, poiché sono avidi ed egoisti, come ogni virus che si rispetti. Ci sono quei concetti che vengono fuori da soli, senza alcun richiamo, perché il richiamo è necessariamente culturale e dunque vanifica l'essenza del pensiero perché copre, cancella, altera la forma del pensiero, stravolgendone i significati per rispondere ai dettami del virus che ha generato quel pezzo di cultura. Perché ogni cultura che si sedimenta, come questa, che è una non-cultura, è generata da un virus, ma questa no. No.

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pazienza E' la pazienza che è l'arte del vivere. La pazienza che è l'essenza del viaggio. E il viaggio che è il motore di scoperta è mosso dalla pazienza che è dentro l'anima e quando parla ha un'altra voce che puoi sentire. Eccola. La pazienza non è più quella voce, che sentono gli altri, ma è la voce tua, che finalmente si rivela e ti dice di aspettare, di non temere. La costruzione vien da sé, è necessaria ma arriva, se aspetti.

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morte Lasciati accarezzare dalla morte. Ti conosce, ti saluta, e tu la porti con te, verso chi conosci, chi guardi, chi ignori. La morte del tuo presente. La morte delle tue certezze. La morte di ciò che è tuo e che hai così caro, ma ora non più. Soavemente ti accarezza, ti seduce, e ti porta con sé.

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traslochi Il tuo corpo scrivilo piano. 'C'è una vastità d'intenti'. È il sogno degli architetti indipendenti. Il virgolettato chiude il senso del fondo. La velocità è conseguenza dell'azione. La scrittura è il suono, il pensiero è la luce. Dopo un giorno complesso, basta un abbellimento mediocre. La vita tira avanti a dossi, taluni più scoscesi e ripidi, che fan paura, perché a noi piace essere attaccati al suolo, o su di una ferma poltrona.

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Il ragazzetto viveva felice e tranquillo sulle murature a secco della sua fantasia. Ripercorro le tappe gentili della solitudine. È un passatempo riuscito solo a me. La lettera all'impresario era durevole e duratura, ma falliva in un mistero. Finisce qui la lana lavabile. Non è più il caso di far indossare cose animali, altri corpi, sul corpo di urlatori. La lettura cambia al cambio di un istante infinito, fatto di immaginazione. Qui la gente ha finito tutto. La pazienza, la voglia di votare, quella di credere, che è un po' come sognare per delega, vivendo un sogno altrui. Perché si scrive imperfetto quando invece è perfettissimo, agli occhi di chi davvero amava la lingua, in tutti i sensi.

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Si deve osare quando si può. È ambivalente. Si può osare quando si deve. Non si può quel che si deve. Non si deve quel che si può. La strana ramanzina del marito, goliarda tradito dal suo stesso compagno di giochi per un buon ventennio, aveva suscitato scalpore. Perché destato, sebbene bello, sarebbesi mostrato troppo arcaico. Son tante le madonne che ritirano il pelo. Tante fa più scalpore di troppe. È ingenuamente interessante, e distante da un tuono, falso e immotivato, davanti alla dinastia dell'assoluto, che da qualcosa tutto parte, e poi si dissolve, pur di riaggregarsi ancora per molto di più. Il modello top. La luce ricopre l'eterno, con un velo di bianco.

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dualismo L'anticipo. Poi l'esclusione. Sono gli antipodi del semplice mondo umano. Un mondo a due versi, che non riconosce la mediazione, se non come finzione, forzatura dei limiti estremi, strategia dunque artefatto stabilito per incrementare la propria dose di anticipo. A cui corrisponde sempre un'esclusione.

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sorvolo Sorvolando la notte, si scorgono luci di città ignote. Lontane dal centro, ma non per questo meno caotiche. Isole di esseri umani che trascorrono lì gran parte della loro esistenza. Chi raggiunta la presunta mezza età, pensando all'oggi o al domani, ignaro che poco o nulla cambierà più nella sua vita. Chi sin da giovane mastica gomma producendo un rumore fastidioso e testimoniando di non saper stare in società. Chi muore fra le braccia di una persona cara, chi invece muore da solo, di vecchiaia o all'improvviso. E poi chi nasce, con un ritmo lento ma incessante, popolando nuovi spazi o ripopolando i vecchi, angusti, fatti di linguaggi che cambiano, pareti sudicie, traffico e inquinamento, stili indefinibili, frutto di un'era culturalmente disastrosa, che può solo peggiorare. Lo stile dell'essere umano si riflette nell'arredo urbano, nell'organizzazione degli spazi interni, nelle cattive abitudini come quella di non saper fare la fila, anche quando giungere primi non fa risparmiare tempo.

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Gran parte delle persone lascia guidare le proprie azioni dal pilota automatico che ripete gesti. L'abitudine prende il posto della curiosità . La ripetizione passiva di un'azione priva l'individuo dello stimolo intellettuale, rendendolo macchina al servizio del giogo umano. Lo stato marginale, distratto, disinteressato a educare e migliorare le esistenze, o a curarsi solo di aspetti superficiali che rimarchino la sua autorità , piuttosto che il suo valore, è uno dei principali responsabili del degrado culturale che si sta vivendo. Il capo ha il diritto e dovere di migliorare le esistenze, i comportamenti, lo stile, affinchÊ la convivenza dei cittadini che amministra, oltre ad essere pacifica, non sia penosa.

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infinito L'infinito non è necessariamente infinito. È una grandezza tanto grande da non poterla contare. È una dimensione che va oltre le necessità e la concezione, e tanto basta per chiedersi che senso abbia dover a tutti i costi misurare le cose, darne un nome, misurarsi, comparare, classificare, vincere, perdere. In un contesto infinito non esistono primi o ultimi. Nel multiverso non valgono le classifiche, perché ne esisterebbero di infinite. Dunque, solo nel piccolo mondo finito, costruito entro i limiti della nostra mente, ristagnano successi e frustrazioni, destinati a durare il tempo della memoria umana, nelle forme in cui essa è custodita. Forme destinate a essere travolte dagli eventi del luogo in cui sono poste, sino a scomparire, a un certo punto, di indicibile collocazione.

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finitezza La gente, questa indefinibile accozzaglia di identità caoticamente trovatesi dinanzi alle nostre lenti interpretative della realtà, non è che un vorace buco nero avido di storie da divorare. Nel sottotetto dei retropensieri, le storie felici partoriscono ispirazione ma spesso malcelata invidia e "fomo", mentre le storie tristi recano un senso di compassione e spesso subdola e crudele vendetta, indiretta. Tra queste storie che sono la istantanea rappresentazione di un lampo di vita, c'è quell'immenso lato oscuro rappresentato da ciò che la gente di noi ignora. Sono le paure mai dichiarare, inclusa quella di non farcela, o l'angoscia di farcela, abbandonando un percorso conosciuto per abbracciare l'ignoto. Sono anche i pensieri ricorsivi e deleteri di tante notti insonni, e l'ombra perenne e sempre più ingombrante e oscura di un passato che si ingigantisce col passare degli anni. È un cervello che scoppia, turbato da una crescente fatica nel rendersi utile allo scopo cui è demandato dalla società che lo accoglie. La società è un set di gente le cui identità

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componenti assumono ruoli, con vicendevoli pesi e contrappesi. Quanta sofferenza per il solo fatto che codesti ruoli siano spesso iniqui, come nascere in un luogo felice, o con la camicia, piuttosto che in una terra di disgrazia e sofferenze, o in una famiglia violenta o di matti, o di ignoranti, con l'aggravio di ritenersi una famiglia modello. A ogni fortuna corrisponde una sfortuna. Questa affermazione pare un'affinità con le vicende degli esseri viventi a quelle universali della chimica o della fisica, per quanto è dato di conoscere. Fortune - e di converso, sfortune - sono il frutto di caotici esiti, misti a volontà immediata o estesa, ovvero perseveranza. Per quanto si possa lavorare sulla propria volontà, c'è di mezzo sempre quella altrui a comporre il risultato finale, ossia la fortuna (o sfortuna) del caso, o di una serie di casi sino alla totalità che compone un'esistenza. A prescindere da queste ovvie considerazioni, resta da considerare l'importante attrito operato dalla mente, a volte fluida, altre ruvida e inutilmente problematica al punto che rode e corrode l'essere che la ospita, da dentro. La ruvidità di una mente, presa da distrazioni oltremisura, molto spesso futili, anticamera di 63


un prevedibile fallimento, dunque di un conseguente stato di abbandono, può costituire un ostacolo insormontabile verso qualsivoglia scopo. Così, la fortuna si allontana a prescindere da volontà e circostanze favorevoli. La mente è pertanto una discriminante forte e fondamentale delle vicende personali, la cui "salute" non può in alcun modo essere ignorata. Vi sono situazioni di tossicità dalle quali è necessario stare alla larga, prima che causino danni irreparabili alla mente. L'irreparabilità può essere anche semplicemente dovuta al tempo, risorsa artificiale, malleabile ma drammaticamente limitata a causa della nostra finitezza.

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crepuscolo Cercare redenzione fra i cumuli del caso. Quelli delle possibilità ancora mancate, dove giungono per fare male i raggi taglienti di scenari ignorati nel passato. Non va bene nulla, in questo stato. E non c'è più tempo per continuare a non scegliere, perché le energie si vanno esaurendo, in questo crepuscolo apparso all'improvviso, quando si è spenta, finalmente, la noiosa luce artificiale che era sempre stata lì, ignorata, ignorante.

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basolato Carne che si rode e si corrode, e si muove e si consuma, fra i rivoli di un basolato denso, di tutti e di nessuno. Essenza di destini contenuta entro rigide vecchie mura, forgiata da lenti lampi di nostalgia di luoghi semisconosciuti. CreativitĂ istintiva e necessaria che vegeta e non ostenta nĂŠ prevale, lungo il viluppo illogico di percorsi che disegnano un universo finito, avido di proteggere sĂŠ stesso dalle abitudini indiscrete di fuori.

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elementi Informazione, media, cultura e politica. L'informazione può essere immediata o mediata, comprensibile o meno, utile o superflua, veritiera o falsa, completa o parziale. I media sono letteralmente il mezzo tramite il quale l'informazione viene veicolata. Non esiste un'informazione pura in quanto essa è sempre mediata in fase di diffusione, tanto dal diffusore quanto dallo strumento utilizzato. Generalmente l'informazione viene sintetizzata, integrata, limitata, promossa, edulcorata e talvolta del tutto stravolta o addirittura inventata, ma resta sempre tale. Una notizia falsa resta una notizia nel momento in cui viene diffusa e produce i suoi effetti (situazione differente da una nonnotizia che tende a non produrre effetti nel ricettore). La cultura, o meglio le culture - in quanto non esiste una cultura universale, bensÏ molteplici culture interconnesse e dai contorni mai del tutto netti - forniscono la chiave di interpretazione dell'informaizone mediata e sono a loro volta frutto dell'informazione che le ha prodotte. Quindi, per modificare una chiave (culturale) di 67


lettura di un'informazione è necessario utilizzare informazione, mediata o creata per lo scopo. Tutte le culture hanno lo scopo di conservarsi, il piÚ delle volte riproducndosi in maniera rapida ed esponenziale, al fine di creare un ambiente favorevole ai propri portatori. Infine la politica indica gli scopi, individuali e collettivi, essendo il frutto degli altri tre elementi, ma nello stesso tempo permeandoli. La politica è conseguenza e causa delle scelte operate in fase di produzione dell'informazione, diffusione tramite i media e interpretazione a seconda della cultura del ricettore.

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pregi Sei brutta come una bella casa. Accogliente, familiare, unica. La tua banale estetica è stravolta da ciò che si evince fra rivoli sottostimati, tratti evitabili e altri parsimoniosi. Hai una personalità forte ma discreta, un erotismo celato ma permanente e maturo, e un'energia ammirevole che forse ignori, ma ti rende estremamente attraente. Non hai difetti, ma solo pregi celati e coerenti che ti rendono irresistibile.

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tentativi Un'inadeguatezza pratica può scaturire da un'estrema adeguatezza teorica, quando le aspirazioni non abbracciano la realtà. Sfumature lievi, ma insostenibili, necessitano compromessi devastanti. Un'attrazione parziale, effimera, superficiale, mutevole, insufficiente, benché a tratti molto forte, è segno di un problema di fondo che non deve essere ignorarato. I tentativi abbozzati, limitati, privi di convinzione, saranno ingannevoli nelle loro risultanze. Talvolta è necessaria un'ulteriore esplorazione, per confermare un fallimento, o un successo, e il corrispettivo di questo sforzo sono le opportunità abbandobate per strada, trattenendo a se solo dubbi e qualche insegnamento - non necessariamente una buona lezione, se dettato da rabbia e impulsività.

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ultimo L'ultimo giorno spesso comincia come tanti altri. Come l'ultima volta che si aprono gli occhi, o l'ultima che si chiude la porta di una casa che non sarĂ piĂš vissuta. Il mondo, invece, prosegue la sua lunga corsa, cinica e costante, ignaro delle storie di chi lo abita. Ăˆ nella sua natura trasformarsi perennemente, a differenza di chi, illuso dalla finitezza del suo tempo, sul suo suolo, compare e scompare vivendo, nel mentre, una costante mutazione, e riciclandosi attraverso una caotica, inevitabile mescolanza.

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margine Il margine è un tratto interminabile di aspettative tradite nel quale si finisce, svanendo inconsapevolmente.

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pioggia Pioggia sui vetri di una finestra, cade come lacrime su un volto che non sa perchĂŠ piange. Case che scorrono come le loro storie sconosciute, tutte diverse, tutte uguali. Speranza divenuta abitudine, presenza che non trova piĂš alcuna emozione negli spazi che occupa, ormai realmente distinti solo dal nome.

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possibilitĂ L'ultima possibilitĂ ha vita troppo breve per imparare a meravigliarsi. Per quanto benevola, si nasconde bene dietro a una folla di abbandoni, lasciandosi sadicamente andare, in piena solitudine.

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schemi Si resta incastrati negli schemi ancora funzionanti assunti un tempo, quando tutto o quasi, forse, era possibile. Oggi si percepisce che qualcosa è andato storto e questo suscita rancore verso il mondo infame, che tacitamente si diverte per inerzia alle spalle delle disgrazie altrui e non capisce che significa avere un muro invalicabile intorno alla testa. Ăˆ il rancore che provoca la lotta, ma la lotta non conduce mai a nulla perchĂŠ un'eventuale, insperata vittoria, sarebbe, letteralmente, la fine del mondo, quell'evanescente campo gravitazionale di ricordi che involontariamente si creano e si distruggono. E poi ti accorgi che la vita è finita, quando deve ancora cominciare.

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percezione È la percezione che fa stare bene. La percezione è soggettiva quindi si crede in essa, e non rappresenta necessariamente un oggettivo vantaggio. La percezione è frutto di impulso più che di riflessione, a volte di riflessioni deboli che si credono valutazioni definitive. La credenza è opposta alla ragione, è un gesto di identificazione, autonomia o appartenenza, contrapposizione, lotta. La credenza è fatta di convinzioni oggettivamente indimostrabili ma molto forti, e si può basare su criteri razionalmente astrusi quali la superstizione come paura o aspettativa, la tradizione come segno di appartenenza, gli istinti fisici come riproduzione, la naturale curiosità dell'essere umano verso la diversità insita nei dettagli, spesso meramente superficiali (packaging) sebbene talvolta frutto di un progetto più esteso.

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potere Fanno pena, a chi sa osservare con spirito di istintiva curiositĂ , le posizioni di potere ricalcate attraverso un uso standardizzato del linguaggio che ignora il valore delle parole. Il discorso, nella sua interezza svilito a icona della predominanza gerarchica, snatura l'umanitĂ di chi lo pronuncia. Elemento meccanico di un ingranaggio alieno al senso della vita, il linguaggio trasformato in proiezione e protezione del potere costituito annienta il piacere, col solo scopo di costruire attorno all'effimera parentesi vitale un sarcofago inutilmente dorato, molto spesso scomodo e piccolo nella sua apparente enormitĂ .

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spazi Non c'è spazio per estendersi, distendersi, rinchiudersi e smarrirsi nella luce affievolita di una vana resistenza che rimedia frustrazione ed accumula rimorso. Le parole sono vane quando i fatti le calpestano senza mai avere il coraggio di cambiare e non pensare. Quella presunta razionalità che guida il banale è in realtà l'oblio della ragione, e spegne il potenziale in virtù di un'esistenza servile a una presunta civile convivenza che è in realtà una costante, feroce lotta per una sopravvivenza esigua e possibilmente migliore.

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curiosità Viene naturale demolire le strutture che concretizzerebbero un'opportunità. Caricano di adrenalina le partenze sognando epiche conclusioni ma poi, il desiderio di lasciarsi abbracciare dalla malinconia dell'abbandono e l'epica del fallimento artificiale, atteso, anestetizzato, prevalgono sulle fatiche finalizzate a realizzare qualcosa di prevedibile, presumibilmente alla portata. È proprio quella capacità presunta a giustiziare gli sforzi, messi da parte in virtù di una nuova opportunità da identificare, presagendone il mito, istigato da curiosità e desiderio di rivincita, di cominciare un nuovo percorso da abbandonare. La fiera degli abbandoni rappresenta la vita, così grande ma pur sempre finita, spesso prima dei suoi progetti e della sua possibile fama. Futili ed effimeri, gli obiettivi di chi crede bendato che devolvere la propria esistenza all'osservazione di riti culturali e regole innaturali sia la strada più umana fra quelle possibili. 79


Per dare una veste umana ai mostri della mente vi si associano prospettive divine, ulteriori fantasie innaturali che demonizzando il mito dell'abbandono, esaltano i percorsi prestabiliti, su binari che non consentono alternative al viaggio e conducono alla fine di una sedicente esistenza dignitosa. La dignità di un individuo non teme l'ingenuità del vivere, né la casualità nel crescere, né il fascino di esplorare l'ignoto, anche se non si dovesse mai venire a capo. Solo gli ignoranti conclamati lasciano che la loro paura di essere soli, come alla nascita, come alla morte, suggerisca loro - per intercessione di una coscienza collettiva disegnata da ruffiani di ogni epoca - un nome per i propri limiti, che per gli esseri naturalmente liberi sono possibili campi in cui saziare, almeno in parte, l'innata curiosità umana.

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divisioni A molti individui risulta difficile - talvolta impossibile - rendersi conto che il seme dell'odio germoglia fra le debolezze della propria mente, le cui potenzialità di emancipazione sono pari a quelle di assuefazione. L'assuefazione, però, normalmente prevale in assenza di un'adeguata educazione allo sviluppo della forte e autonoma personalità, integrata col mondo ma distinta da esso. La coscienza collettiva sarà tanto più intelligente e adeguatamente civile, quanto più autonome e forti saranno le singole coscienze che la compongono intersecandosi caoticamente. Il grado di autonomia è una funzione diretta del grado di consapevolezza, il frutto di conoscenza utile ed esperienza. Per ostacolare uno sviluppo armonioso della società basta limitare la possibilità che crescano conoscenza utile o esperienza significativa: nel primo caso si interviene sulle fonti della conoscenza, occultandole o viziandole, mentre nel secondo si limita 81


l'accesso a situazioni pratiche (luoghi e persone). La sostituzione di conoscenza utile con conoscenza inutile (o dannosa all'individuo e conseguentemente alla societĂ ) e l'annullamento di possibilitĂ di sviluppo di esperienza significativa per lo sviluppo dell'individuo, sono strumenti fondamentali a disposizione delle oligarchie ai vertici del potere organizzato, per la creazione di una varietĂ di divisioni nella societĂ . Dai conseguenti - talvolta tragici - attriti generati, le oligarchie rastrelleranno energie a proprio prevalente o esclusivo vantaggio.

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crisi La crisi non esiste, ma esistono manifestazioni di nuove sofferenze, abbandono di luoghi della produzione, disgregazione delle organizzazioni sociali, insicurezza e un crescente numero di casi di indigenza nelle popolazioni dei recinti nazionali stabiliti a difesa dei rapporti di forza economica reale e delle riflesse, illusorie, superiorità culturali che si presume abbiano radici nella storia mitizzata, nulla di più alieno dal presente. Non ci sono complotti in assenza di evidenze culturali: la causa della crescente caduta risiede in una patologia cancerogena per la società, che non può correttamente essere categorizzata con le definizioni normalmente chiamate in causa, su tutte liberismo o capitalismo. Per gli attori economici dominanti si è venuta a creare quasi istintivamente una serie di azioni omogenee protese alla difesa di uno status quo che erode il benessere generale, tanto della popolazione quanto di ogni altro essere vivente presente sul pianeta. La geografia è storia (contemporanea). La storia è racconto delle differenze e delle conseguenti vicende. 83


Le differenze provocano divisioni. Le divisioni (culturali), solo in rari casi fondate su reali differenze naturali, sono potenziali fonti di odio, attacco, difesa, conquista, dissoluzione: dietro ogni avvenimento storico risiede una causa economica. La politica è economia. Guerra e pace hanno un costo, e tutto ciò che rappresenta un costo per alcuni, genera un profitto per altri. I ruoli difficilmente si invertono.

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rivoluzioni Il ricordo del passato è una finzione malleabile, un lembo di orgoglio o una pena, un rifugio dal/nel quale attingere idee. Le rivoluzioni sono di tutti e per tutti: non cominciano nÊ finiscono con nessuno. Le rivoluzioni non sono l'opposizione a qualcuno o qualcosa, ma una condizione perenne che, a prescindere dai suoi frutti semmai e quando si manifesteranno distingue i suoi artefici da chi sceglie di vivere come un vegetale.

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presente Insopportabile la crescente retorica sul futuro. Chi si preoccupa troppo del domani dimentica le proprie responsabilità nel presente e dimentica anche di viverlo, il presente. Vivete il presente, lasciandovi semmai incantare dalla nostalgia del passato, ma ricordate, con serenità e senza scongiuri, che l'unica certezza che porterà il futuro è la morte. Le rivoluzioni si fanno oggi, non domani, anche partendo da piccoli gesti.

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differenziale Alla base di tutte le considerazioni che seguono c’è la differente attitudine degli esseri umani in rapporto all’ambiente. In tali differenze si genera il valore del potere, cui si contrappone quello della sudditanza. Definiamo alfa la condizione di chi detiene il differenziale positivo (potere) e beta la condizione di chi invece detiene il differenziale negativo (sudditanza). Tale contrapposizione è fonte di potenziali tensioni che possono sfociare in conflitti mediante il processo di maturazione della consapevolezza dei differenziali da parte di chi vive nella condizione beta. Paradossalmente, questa logica resiliente è alterata in modo presumibilmente illogico dalla cultura, una temporanea contaminazione da abitudini o convinzioni potenzialmente contagiose le quali, negli esseri umani, tendono ad alterare una corretta misurazione dei differenziali di potere e sudditanza presenti nella società umana, con ricadute innaturali, spesso dannose, nell’ecosistema globale, del quale dopotutto anche l’essere umano è parte. Le ricadute negative dei conflitti di potere possono quindi ripercuotersi negativamente sula 87


condizione umana generale, indistintamente tra i soggetti alfa e beta. E’ inevitabile che vi siano poteri e sudditanze, così com’è inevitabile che convivano bene e male. Nel corso della storia vi sono tuttavia fattori perturbanti, naturali o culturali, che alterano la distribuzione dei differenziali, forzando un riposizionamento di tali valori – che equivale a un riposizionamento di poteri. Il più delle volte tale riposizionamento non è pacifico, poiché a ogni azione migliorativa per un individuo (o classe di individui) corrisponde quella peggiorativa per un altro (o una classe). Le classi sono aggregati di qualunque tipo sui quali non è il caso di dilungarsi anche perché, trattandosi di categorizzazioni soggettive, darebbero luogo a critiche, fonte di nuovi conflitti da parte di chi ha il potere, sia pur circoscritto, di imporre un punto di vista (in tal caso lo scrivente) e chi invece potrebbe opporre una resistenza alla sua momentanea condizione di sudditanza (il lettore). C’è un lato presumibilmente imprevedibile nei conflitti, i quali non sempre producono il risultato sperato per chi li scatena. Sarebbe più corretto affermare che la capacità di prevedere l’esito non è alla portata di tutti. 88


Alcuni soggetti sono consapevoli di questo, altri invece compiono l’errore di credere che l’incapacità di prevedere gli esiti sia universale (quindi valga anche per i propri avversari), altri invece sono convinti che la loro previsione parziale o falsa corrisponda esattamente all’esito. Tali conflitti acuiscono le differenze al punto che, se sapientemente domati, diventano uno strumento generativo di altri conflitti piuttosto che risolutivo di conflitti in corso. I conflitti costano in termini di risorse sia per chi detiene una posizione di vantaggio (potere) che per chi è in una condizione di svantaggio (sudditanza): entrambi richiedono energia che è loro fornita da individui presumibilmente terzi i quali lucrano erodendo quote del differenziale alfa. I conflitti quindi producono alterazioni nella distribuzione dei valori differenziali, pertanto piuttosto che essere casuali, con esiti imprevedibili per chi detiene il valore del potere, possono essere gestiti ad altre scale.

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rinuncia La scrittura potrà allietare gli eventuali lettori della sua rappresentazione, ma non renderà mai giustizia alle cause per cui è nata, se autentica. La solidità dei palazzi freddi, che non sai a chi appartengono, o la freddezza di chi vive eternamente al servizio d'altri, sono segni di quanto ti aspetta nel confronto della tua coscienza col suo intorno: silenzio, repulsione, ostacolo, esclusione. Non si può mediare alcunché con chiunque abbia svenduto la propria coscienza per un'illusoria esistenza migliore di quella che ritenesse di vivere: le convinzioni sono una brutta trappola. E' un buon esercizio quotidiano quello di rinunciare, per quanto possibile, alla coesistenza con chi lede lo sviluppo di sane consapevolezze nel tratto contingentato di esistenza vivente concessoti da caotiche concatenazioni di eventi. Cerca coni d'ombra incolti, non occorre andare lontano. Se l'esplorazione darà i suoi frutti, sostituendo le convinzioni con le 90


consapevolezze, potrai cominciare a sterminare dalla tua mente le larve che un tempo sembravano modelli da imitare ed erano pronte a crescere, prendendosi tutto di te. Quando la razionalitĂ vince la paura e oltraggia i confini delle prassi sociali, estendendosi su terreni inesplorati, non ci sono piĂš regole o superstizioni che possano fermare il cambiamento.

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confusione Beata confusione, che mal si adatta ai ritmi di una cittĂ ordinata e cerca d'istinto i tempi della natura che nella sua immensa complessitĂ appare molto piĂš semplice e logica dei meccanismi che regolano le vicende umane, schiavizzando penosamente e senza tregua l'esistenza di chiunque non provi, con coraggio, a emanciparsi.

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libertà Si è davvero liberi imprigionati dall'indeterminatezza di uno spazio aperto? E quanto si è liberi quando si è costretti a ricorrere a propri strumenti, convenzionalmente riconosciuti da terzi, per esercitare la propria libertà? Molti abusano nell'elogio di una falsa libertà, frutto di argomentazioni, prassi e altri sedimenti culturali di fatto illiberali che albergano nelle loro menti. Godetevi la libertà vera, con la pace che merita, lontano da chi pretende di gestirvela facendo di essa una bandiera delle proprie interessate imprese.

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potenziale Il maestro era un fotografo, ma anche composizione perfetta non può bastare. Serve altro per far sì che il punctum degli avventori, assetati, esperti, stremati o annoiati che siano, verta su quell'area magnetica incorniciata magnificamente dalle circostanze e da elementi indescrivibili a parole. E' un atto istintivo, quello della scelta che potrà avere pochi rivali dinanzi alla supremazia di un volto letteralmente incantevole, di un corpo nato per essere amato, di una movenza sintetizzata nel suo momento migliore. C'è poco da fare dinanzi a elementi speciali che si incontrano nella vita, ai quali si vorrebbe offrire l'opportunità di liberare l'enorme potenziale che il corpo è pronto a regalare al mondo, ma che resteranno sempre costretti a vivere entro le tiepide abitudini racimolate nel proprio habitus.

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sottofondo Servono maniere forti. Non idolatrie, ma selezione sulla base delle intuizioni individuali. Chi non intuisce è la testimonianza di un'esistenza inutile e potenzialmente dannosa. C'è troppa tolleranza verso situazioni degenerative per il benessere individuale e collettivo. Finché non si maturerà la consapevolezza che le soppressioni estese a chi possa anche solo in futuro provare rancore siano la soluzione necessaria, si resterà nel patibolo delle aspettative eternamente negate. Non ci sarà mai cambiamento nella moderazione: il soft power non è rivoluzionario ma solo rafforzativo. Se e quando ci sarà da combattere, l'importante è sapere da che parte stare. È controproducente parlarne pubblicamente, sarà la storia eventualmente a mostrarlo a chi riuscirà a vederlo, ma intanto, nel silenzio, la trama di una nuova coscienza continua a prendere forma grazie al tacito apporto di una moltitudine di individui, ignari l'uno dell'altro, che aspirano, forse utopicamente, a modellare la propria breve coesistenza in chiave migliorativa, certamente differente da quanto sinora è toccato loro vivere. 95


sospensione In certi istanti si vive un'interminabile sospensione fra un invisibile supporto altalenante e la gravitĂ del mondo, impalpabile ma percepita. Il tempo scivola addosso, come la consapevolezza di se' che disegna le sagome di possibilitĂ e doveri.

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pensieri Irreprensibile il suo prossimo, fuori dagli avanzamenti dei suoi pensieri, fluttuanti in solitaria nello stagno di noia, habitat naturale della sua esistenza. Le persone svoltavano come nulla fosse sui binari immaginari che conducevano ai luoghi assurdi dei suoi desideri, per poi andare puntualmente a fracassarsi su un muro fatto di realtĂ .

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circostanze E' consueto lasciarsi attraversare da infiniti attimi, sottili come la discrezione degli inafferrabili desideri che li popolano caoticamente. Situazioni inattese nascono da segreti giochi d'anime, che ambiscono a costruire complicitĂ , prodotto di intime affinitĂ esternate solo negli effetti (e a volte negli affetti). Circostanze parzialmente cicliche, e altre parzialmente caotiche, riempiono di chimica l'esistenza. E torna, nello sguardo limpido di un sorriso lampante in un ricordo recente, la malinconia ancora tiepida di un'aspettativa trascurata, solo per tenerla ancora un po' in vita.

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viaggi Conclamare uno stato di decadenza generale è un'ottima scusa per sfogare la pigrizia. Nulla che valga la pena fare o vedere, nulla per cui valga la pena lottare. Nessuna strategia di mantenimento, figurarsi miglioramento. Decadenza è lo stato di chi sogna una perenne rivoluzione, come un treno sempre in corsa, trainato da una feroce locomotiva antitetica allo stato di abbandono dei passeggeri che salgono e scendono senza mai giungere a destinazione. La destinazione è la fine del viaggio, fine del movimento di idee, consolidamento di certezze. Quando si è a pochi passi dal traguardo si può cedere e concludere, oppure abbandonarsi con un sorriso, fuori dal treno. Ci sarà sempre un altro vagone da scoprire, se si vorrà, anche se molti passeggeri covano il timore che non passeranno altri convogli e saranno costretti a fare della loro casuale sosta la destinazione definitiva. Anche fosse 99


vero, non sarebbe male. Si tende a evitare di far di un luogo una destinazione solo perchĂŠ di esso non si conosce il nome. CosĂŹ, i solchi delle stazioni di arrivo piĂš note sono sempre piĂš usurati e i treni, prima o poi, giungono affollati a destinazione, dopo viaggi scontati.

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abbandono OstilitĂ , sregolatezza, impulsivutĂ , incostanza, impazienza e poi distrazioni facili, prudenza, rabbia, noncuranza, abbandono. Anche questa sembra una giornata assolutamente normale.

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decadenza Coacervo di linee diagonali, spigoli pesanti e grate. Alternanza di vastitĂ e costrizione. Frittata stracotta e calpestata, la cui contemporaneitĂ si mostra posticcia. Sudditi e prĂŹncipi sono tenuti uniti da un ipocrita rispetto, vicendevolmente conveniente, che foraggia un sottobosco di cruda violenza, spesso celata dall'assuefazione verso prassi e destini cementati dal tempo. Apparente lentezza che brucia le tappe, occupando e consumando i minuscoli spazi vitali. Villaggio grossolano, infinita galassia di abusi di ogni tipo e di ogni tempo. Fiera delle segrete speranze mai compiute, emerse come un lungo e inutile flash, sprecato in uno dei suoi magnifici tramonti. E poi ricordi, solo ricordi. Nostalgie calpestate, disastrate come le strade, ma pur sempre lĂŹ, certe e inamovibili.

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futuro Roghi, poli smarriti, temperature e colori sbiaditi. tecnologia superata che pareva immensa, perchÊ il futuro nella sua rincorsa eterna è sempre una piccola storia che non conosciamo bene e forse non ci riguarda. I suoni muoiono per sempre ma restano certe immagini vive a riempire i vuoti dell'oggi, traditi da quel futuro di cui non ci importava molto.

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luce Candida è l'attesa, mentre tutto è ordinato dalla luce gialla che accarezza l'ombra delle cose della stanza, luogo di rumorose ansie e profondi sensi di colpa. I passi uditi fuori segnano il tempo che si illude d'essere preoccupazione d'altri. Invece, presto si spegnerà la luce artificiale, per accorgersi che il tempo di fuori torna, inondando di nuove ansie e opportunità l'effimera pace vissuta nella stanza.

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tempo Tempo dove sei? Eternamente nascosto nei ricordi che testardi riaffiorano smarrendoci con imbarazzo mai sopito, rabbia che si riaccende o nostalgia che corrode un attimo del nostro presente.

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preferenze .......................................................... 4 realizzazioni ....................................................... 5 combinazioni ..................................................... 6 semplicitĂ ............................................................ 7 stadio ................................................................... 8 veritĂ ................................................................. 10 potere ................................................................ 11 nuovo ................................................................ 14 fiducia ............................................................... 15 rito ..................................................................... 16 limite ................................................................. 17 fugace ................................................................ 18 presenza ............................................................ 20 paure ................................................................. 23 adesso ............................................................... 24 preferenze ........................................................ 27 contaminazioni ................................................ 29 repentino .......................................................... 31 conoscenze....................................................... 33 onde .................................................................. 37 enigmi ............................................................... 38 consapevolezze................................................ 39 significato ......................................................... 40 solchi ................................................................. 41 orologio ............................................................ 43 cani .................................................................... 44 106


paesaggio .......................................................... 45 regole ................................................................ 46 autotutela ......................................................... 47 rigetto ............................................................... 49 anima ................................................................ 50 bellezza ............................................................. 51 ignoranza .......................................................... 52 pazienza ............................................................ 53 morte ................................................................ 54 traslochi ............................................................ 55 dualismo ........................................................... 58 sorvolo.............................................................. 59 infinito .............................................................. 61 finitezza ............................................................ 62 crepuscolo ........................................................ 65 basolato ............................................................ 66 elementi ............................................................ 67 pregi .................................................................. 69 tentativi............................................................. 70 ultimo ............................................................... 71 margine ............................................................. 72 pioggia .............................................................. 73 possibilitĂ ......................................................... 74 schemi............................................................... 75 percezione ........................................................ 76 potere................................................................ 77 spazi .................................................................. 78 curiositĂ ............................................................ 79 divisioni ............................................................ 81 crisi .................................................................... 83 107


rivoluzioni ........................................................ 85 presente ............................................................ 86 differenziale ..................................................... 87 rinuncia ............................................................. 90 confusione........................................................ 92 libertĂ ................................................................ 93 potenziale ......................................................... 94 sottofondo ....................................................... 95 sospensione ...................................................... 96 pensieri ............................................................. 97 circostanze ....................................................... 98 viaggi ................................................................. 99 abbandono ..................................................... 101 decadenza ....................................................... 102 futuro .............................................................. 103 luce .................................................................. 104 tempo .............................................................. 105

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Informazioni sull'autore sono disponibili sul sito: www.paolomargari.it

Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione / Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale

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