I sentieri della libertà

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i sentieri della

libertĂ in provincia di Cuneo

Itinerari escursionistici lungo i sentieri della II Guerra Mondiale, della Resistenza e della deportazione

a cura di Piermario Bologna



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A cura di Piermario Bologna Testi Andrea Galliano (itinerari 4-43), Davide Ribotta (itinerari 1-3) Crediti fotografici Archivio Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in Provincia di Cuneo, Comune di Somano, Catterina Belmondo, Oriana Bologna, Piermario Bologna, Aldo Galliano, Andrea Galliano, Adriana Muncinelli, Davide Ribotta, Marco Tomatis, Paolo Viglione Immagine di copertina Giorgio Bernardi Disegno al carboncino della frazione Norat di Roccabruna tratto dal catalogo della mostra Giuseppe Cavallera “Copeco”, a cura di Guido Costa, Città di Saluzzo ed., Savigliano 1990, p. 77 Stampa L’Artistica - Savigliano

© 2011 Bbox s.r.l. seconda edizione Direzione e redazione Corso Solaro 6 12100 Cuneo tel. 0171.696240 fax 0171.863111 info@bbox.cn redazione@piueventi.it Tutti i diritti riservati, riproduzione vietata Le notizie e i dati riportati in questo libro possono essere soggetti a variazioni nel tempo e pertanto la Più Eventi Edizioni non si assume alcuna responsabilità su variazioni, omissioni e errori al riguardo.

Coordinamento editoriale e progetto grafico Più Eventi Edizioni - Bbox s.r.l.

“Dante

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Livio Bian


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valle infernotto valle varaita valle maira valle grana valle stura valle gesso valle pesio valle ellero valle corsaglia valle casotto valle tanaro la pianura dalle montagne alle langhe le langhe

la memoria delle alpi la mÊmoire des alpes gedächtnis der alpen


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SOMMARIO | indice

Introduzione Camminare nella storia Come si legge la guida

valli gesso e stura 008 009

28 I luoghi della salvezza tra guerra e Resistenza

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valli gesso-stura e grana

Itinerari

29 Nascita di una formazione partigiana 123

valle infernotto 01 Con i garibaldini 02 I segni forti della battaglia 03 Il prezzo della libertà

valle gesso 011 015 019

30 Alla ricerca della terra promessa (Colle delle Finestre) 31 Alla ricerca della terra promessa (Colle Ciriegia)

023 027 031 035 039 043 047 051 055 059 063 067 071 075 079 083

valli pesio e tanaro

valle varaita 04 Anello di Verzuolo 05 Colline di casa 06 Verso la montagna partigiana 07 La strada alta 08 Luoghi di antifascismo e Resistenza 09 Da paese a paese per la collina 10 L’anello dell’eccidio 11 La via di fuga 12 Le prime bande 13 I luoghi delle prime bande 14 Anello di Lemma 15 Donne e Resistenza 16 Anello di Ciastralet 17 Le battaglie di Valcurta 18 Ogni mio passo è storia 19 Con “Bacco” e “Medici”

valle maira 20 Camminando con Steve 21 Anello di Norat 22 Echi partigiani 23 La spia e la cattura 24 Giustizia e Libertà in Valle Maira 25 Ricordando Jean Lippmann 26 Verso l’Europa

087 091 095 099 103 107 111

32 La battaglia di Pasqua

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valle tanaro 33 Storia e memoria delle formazioni autonome

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valli tanaro e corsaglia 34 La ritirata della “Felice Cascione”

143

valle ellero 35 Il pane quotidiano 36 La tela del ragno 37 Le missioni alleate

147 151 155

valle casotto 38 Tra monarchici e repubblicani 39 La “Prima Valcasotto” 40 La battaglia di Valcasotto

159 163 167

la pianura 41 Le Comunità ebraiche e le leggi razziali

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dalle montagne alle langhe 42 La Pianurizzazione

175

le langhe 43 Sulle tracce dell’Islafran

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I centri-rete

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valle stura 27 La Brigata Rosselli

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PRESENTAZIONE | il perché della guida Attraverso i Sentieri della Libertà i viandanti respirano non solo scorci di storia, ma proprio quei valori che hanno animato la lotta di resistenza. La Guida ai Sentieri della Libertà in provincia di Cuneo è arrivata in pochi anni alla seconda edizione. Ciò sta ad indicare il successo del progetto europeo “Memoria delle Alpi” in termini di interesse e di escursioni. A sua volta lo strumento predisposto nel 2007 da Piermario Bologna ha dimostrato pienamente la sua efficacia, tanto da andare ad esaurimento grazie ad un acquisto nel tempo regolare e continuativo. Quella che oggi vede la luce non è però una semplice ristampa, sia pure con una nuova copertina e un nuovo formato. Mentre la prima edizione prendeva in considerazione solo i quaranta sentieri definiti dal progetto, la seconda dedica uno spazio opportuno a descrivere i centri rete, quelli a cui i sentieri delle varie zone fanno riferimento. I centri rete sono spesso edifici legati alla storia partigiana, oggi non sono solo piccoli musei, sale di documentazione o di informazione, ma in alcuni casi strutture ricettive. Lo stesso numero dei sentieri aumenta. Quando partì l’Interreg, alcune Comunità montane per lentezza di decisione non aderirono al progetto. Rimasero così fuori vallate essenziali per la nascita e lo sviluppo della lotta di liberazione, come la valle Po con Barge e il Montoso di Pompeo Colajanni, Vincenzo Modica, Antonio Giolitti e Ludovico Geymonat. In questi anni il Comune di Bagnolo con le locali associazioni culturali e partigiane ha rimediato in gran parte alla lacuna, allestendo tre anelli, in congiunzione fra la rete cuneese e quella torinese. Tutti e tre i percorsi compaiono nella nuova guida. L’augurio è che nei prossimi anni nuove lacune vengano colmate e che la rete di sentieri esistenti fruisca di adeguata manutenzione. Se così sarà, non ho dubbi che il numero dei fruitori, soprattutto giovani, continuerà a crescere. La conoscenza legata al cammino è qualcosa di straordinariamente antico e moderno al contempo. Per dirla con David Le Breton, “se il viandante esplora lo spazio in lungo e in largo, compie lo stesso percorso attraverso il suo corpo, che assume le dimensioni di un continente, la conoscenza del quale è sempre in divenire… Camminare resuscita i ricordi, perché dà agio di riflettere su di sé. Ma anche perché traccia un cammino che conduce a ritroso nel tempo”. Dunque attraverso i Sentieri della Libertà i viandanti respirano non solo scorci di storia, ma proprio quei valori che hanno animato la lotta di resistenza. Cioè la sua essenza. Prof. Livio Berardo Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in Provincia di Cuneo

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CAMMINARE NELLA STORIA | È la suggestiva proposta di questa guida, che accompagna l’escursionista sui “Sentieri della Libertà” in provincia di Cuneo, una fitta trama di percorsi collegati a dieci CentriRete informativi e di sosta che, mettendo a disposizione specifici dossier di documentazione storica sugli itinerari (reperibili anche presso l’Istituto Storico della Resistenza di Cuneo), consentono per la prima volta un approccio diverso a questo territorio dalle variegate caratteristiche antropiche ed ambientali. La “Memoria delle Alpi” tracciata su queste pagine è quella della prima metà del Novecento, con un’attenzione particolare alle vicende belliche del secondo conflitto mondiale a cavallo dell’arco alpino ed a ciò che di esse ancora permane. Sono infatti le nostre montagne, le borgate sparse ed i casolari diroccati i grandi testimoni della guerra dell’epopea partigiana e della persecuzione razziale, che gli stessi sentieri collegano oggi come ieri, conservando ancora nel fitto dei boschi o nelle lapidi pietose il ricordo di quei tragici mesi. Vi sono itinerari adatti a tutte le stagioni ed a tutte le età, a chi ha molto tempo e a chi ne ha poco, a chi già conosce e a chi nulla ancora sa. Ognuno è dedicato ad uno specifico tema di memoria. Tutti ripropongono i pensieri, le pene e le speranze di una generazione ormai al tramonto, il cui lascito morale è stato ed è tra i più generosi.

CAMMINARE IN SICUREZZA | Sui sentieri si deve sempre andare in sicurezza, con attrezzatura adeguata e funzionale e preferibilmente in compagnia, con un adeguato allenamento e aggiornate informazioni sulle condizioni meteorologiche. In caso di emergenza si deve prestare soccorso agli infortunati e chiamare il 118 rispondendo a tutte le domande dell’operatore. Non bisogna disperdere nell’ambiente elementi inquinanti (carta, plastica, vetro, ecc.) riportando a valle i propri rifiuti. Non uscire mai dai sentieri, non raccogliere fiori alpestri, non rovinare le piante e non disturbare gli animali. Per visite guidate rivolgersi ai Centri-Rete di riferimento.

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INTRODUZIONE | come si legge la guida La guida presenta quarantatre itinerari nelle valli cuneesi, dalla Infernotto, tributaria della Po, fino alle Langhe. La maggior parte dei percorsi è pensata per essere compiuta a piedi ma ve ne sono alcuni che è possibile effettuare anche con altre modalità, principalmente in sella a una mountain bike o in automobile. Sul territorio sono stati create, nell’ambito del progetto Interreg “La Memoria delle Alpi”, delle strutture di appoggio per gli escursionisti, dotate di materiale informativo ed esplicativo: sono i Centri-Rete, installati in edifici e strutture intimamente legate alla Resistenza. Gli itinerari situati in prossimità di uno di essi ne citano luogo e dotazione. Presso i Centri-Rete di riferimento e presso l’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in provincia di Cuneo, è possibile richiedere dossier di documentazione storica integrativa sull’itinerario che si intende percorrere. In tal modo si potrà veramente “camminare nella storia” dei luoghi.

CN 1 P1

Anello di Verzuolo

Castello di Verzuolo Eremo di San Grato Cortile di Palazzo Drago

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dell’Eremo di San Grato con la panoramica torre del suo campanile e le grandi arcate dell’accesso principale. L’ indicazione “strada privata” conduce al piazzale-giardino dell’Eremo, cui è consentito accedere per godere il panorama della pianura, rispettando con discrezione il silenzio e la natura del luogo. Ridiscesi al bivio, dopo pochi passi seguire il cartello indicatore ed imboccare il viottolo che si inoltra nel bosco ceduo. Dopo aver offerto una rimarchevole vista sul castello medievale il sentiero, ormai larga sterrata erbosa, scende con freschi tornanti nel folto del bosco, fino a raggiungere il borgo antico della “Villa” all’altezza dell’antica Parrocchiale dei Ss. Filippo e Giacomo. Si prosegue scendendo sulla destra attraverso il vecchio borgo. Superata l’Ala, antica Loggia del mercato, sulla destra si incontra il segnale San Grato-Morsetto che invita a superare il rio Canalassa e tornare ad inoltrarsi nel bosco. Seguendo le segnalazioni e trascurando il bivio sulla destra indicante San Bernardo, si passa davanti ad un interessante pilone dalla pianta ellissoidale. Circa dieci minuti dopo aver ripreso il cammino nel bosco ci si ritrova al primo bivio dell’anello e, seguendo l’indicazione “Palazzo Drago” si rientra in breve al punto di partenza.

CENTRI RETE: Verzuolo-Palazzo Drago Strumentazione a disposizione: - Materiali di informazione: brochures, dépliants, mappe etc… - Postazione Internet - Laboratorio didattico - Aula multimediale (100 posti) - Book-Shop - Spazio di sosta al coperto per scolaresche, parco, acqua e servizi

valle varaita

Colline di casa SIGLA CN1-P2 TEMA Resistenza: la scelta STRUTTURA aperta PARTENZA Verzuolo Ala della Villa DISLIVELLO 700 m. in salita DIFFICOLTÀ escursionisticofacile TEMPI a piedi 3-3,30 h. a/r, mtb. 2-2,15 h. CARTOGRAFIA carta turistico - escursionistica della Comunità Montana Valle Varaita - Media e Bassa Valle, Litografia IP di V. Vaggelli - Firenze ottobre 2004

È questo un classico “percorso della scelta”: è su questi sentieri che numerosissimi giovani del Saluzzese, dopo l’8 settembre, compirono i loro primi passi nella Resistenza lasciando le loro case. Nei mesi successivi, su queste colline, facilmente transitabili anche nei mesi invernali, continuarono a salire partigiani, non solo da Verzuolo, ma da Manta, Saluzzo e dalla Valle Bronda. La discesa a Piasco o a Venasca, oppure il proseguimento del cammino fino ad Isasca consentivano ai giovani ribelli di trasferirsi dalla pianura alla montagna e di passare in valle Po evitando le più pericolose vie di fondovalle. Alcuni dei siti toccati dal percorso furono anche periodicamente base di distaccamenti. Nell’inverno 1944, mentre in paese operano le SAP, su queste colline inizia a costituirsi una brigata “Matteotti”. Dal 22 al 25 aprile 1945 Garibaldini e GL vi attendono l’ordine di scendere a proteggere gli impianti industriali dalla ritirata di tedeschi e repubblicani. I santuari di Santa Cristina e di San Bernardo Vecchio che si incontrano lungo il cammino rappresentano, oltrechè luoghi di memoria partigiana, anche due dei più antichi luoghi di fede dell’area saluzzese. La loro collocazione paesaggistica è ancora oggi molto piacevole e suggestiva. Si tratta di un percorso praticabile per tutto l’arco dell’anno. In condizioni di innevamento è percorribile agevolmente con racchette; in mancanza di vegetazione offre numerosi e vari scorci panoramici. In primavera ed autunno i colori del bosco ceduo propongono spettacoli assai piacevoli. Nell’estate attraggono la frescura leggera della quota e l’ombra dei boschi.

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Ogni itinerario è presentato attraverso una nota pratica, in cui si citano le tematiche storiche del percorso, luogo di partenza, dislivello, difficoltà ed elementi cartografici e di riferimento alle paline segnavia presenti sul tracciato. Segue una introduzione di carattere storico in cui vengono riassunti gli elementi salienti degli episodi intorno ai quali è stato creato l’itinerario escursionistico.

Una foto a piena pagina ha il compito di centrare l’elemento più significativo dell’itinerario, a cui viene giustapposta una citazione coerente con il tema.

itinerario

CN 1 P2

TABELLONE INFORMATIVO

Santa Cristina

Verzuolo

Pilone San Salvatore Pian Colletto San Bernardo Vecchio

Conclude il capitolo la descrizione dell’itinerario, da utilizzare come appoggio per effettuare l’escursione vera e propria. Il testo è accompagnato da una cartina stilizzata, da confrontare con quella di riferimento citata in precedenza, e da alcune fotografie.

Palazzo Drago Parco della Resistenza Eremo di San Grato Antica Parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo Ala-Pilone del Morsetto Palazzo Drago

> Cappella di San Bernardo Vecchio “Eravamo una squadra di sette-otto. Siamo andati su in Val Varaita a fare i partigiani. Siamo partiti e di sera abbiamo raggiunto San Bernardo del Vecchio […] siamo arrivati che era quasi notte e abbiamo deciso di fermarci a dormire sotto il porticato della cappella. Abbiamo dormito in terra e quella è stata la prima notte del nuovo letto”. Testimonianza di Lelio Peirano “ King”, in Riccardo Assom, “Giovani tra le montagne”, L’Arciere, Cuneo 1999, p. 159.

Accesso: parcheggiare in piazza W. Burgo (piazza delle scuole), nella zona centrale di Verzuolo. Sul viale su cui affaccia la piazza, un tabellone esplicativo introduce il tema dei percorsi. Si prosegua in direzione della chiesa Parrocchiale, imboccando poi sulla sinistra la salita che porta al Centro-Rete di Palazzo Drago, dove ci si può procurare il materiale storico di interpretazione del percorso. Ritornati all’auto, si percorra la via al Castello che attraversa il borgo antico e conduce al parcheggio in prossimità della tettoia del mercato, l’antica “Ala”. Appena superata la tettoia la segnaletica indica sulla destra la strada asfaltata che sale ripida, passa dapprima tra le vecchie abitazioni del rione Guardia e quindi prosegue accanto ad un pilone votivo dove la strada svolta a sinistra ed inizia a percorrere il crinale della collina. Dopo un ultimo tratto di mulattiera si perviene a Pian Fiorito, un ampio spazio aperto con al centro una grande cascina. Proseguendo nel bosco, dopo circa 20 minuti di cammino, si giunge ad un ampio prato sovrastato dalla mole del Santuario di Santa Cristina (867 m.), punto di incontro 29

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valle infernotto

Con i garibaldini SIGLA: CN 20-P1 TEMA Resistenza: la scelta, la vita quotidiana STRUTTURA aperta PARTENZA Bagnolo P.te, loc. Montoso DISLIVELLO 417m. DIFFICOLTÀ escursionistico TEMPI 3h. 30’/4h. CARTOGRAFIA carta dei Sentieri e dei Rifugi - Foglio n. 6 Monviso - Istituto Geografico Centrale Torino

Il percorso si sviluppa su sentieri, mulattiere e strade sterrate con brevi tratti di collegamento su strada asfaltata. L’itinerario può anche essere percorso solo a brevi tratti, con andata e ritorno sulla medesima strada. Il percorso conduce alla riscoperta di alcuni dei luoghi più significativi della presenza partigiana in Valle Infernotto. Partendo dall’abitato di Montoso, punto di riferimento e di passaggio per i garibaldini della 1^ Divisione d’Assalto Garibaldi “Leo Lanfranco”, sulla cui sommità si trova ora il Monumento ai Caduti per la Libertà di Bagnolo e paesi limitrofi, si incontrano poi: la “Meìra ëd Ferero” che fu sede dell’infermeria e dell’intendenza; la “Meìra ëd Baìta”, per un periodo sede del comando dove i responsabili dei distaccamenti si riunivano per organizzare azioni e strategie; le case di “Prai Valìn”, presso cui i partigiani insediarono il distretto, la prigione e il comando di zona. Qui arrivavano i giovani per arruolarsi nelle bande e venivano detenuti i nemici o gli individui che, giunti in loco, non presentavano intenzioni chiare e avrebbero potuto denunciare le basi ai nazifascisti; poco distante sorgeva il cimitero dove furono sepolti, fino alla liberazione, alcuni caduti. L’itinerario continua andando a toccare altre località: “Pian Cravè”, dove nel 1944 i tedeschi trucidarono il partigiano “Pantera”; “Prà ‘d Mill”, un tempo residenza estiva dei signori Malingri di Bagnolo e oggi sede di un monastero cistercense, dove durante la guerra vennero rifugiati e curati di nascosto alcuni feriti; le “Ròche dij Cornajass”, formazione rocciosa dalla cui sommità i garibaldini controllavano i movimenti sulla parte bassa della strada delle Cave.

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> Il distretto di Prai Valìn […]“Il reclutamento aveva una propria base, poco lontano dal Comando, detta il “Distretto” (meglio sarebbe stato “il Deposito”: ma ormai per consuetudine il nome era quello […]); là l’attività organizzativa era nelle mani del comandante Giuseppe Biglione (Polifemo!) […] e del commissario Ezio Minichini, detto Spezia [...]. Lì al Distretto le reclute erano inquadrate e addestrate da alcuni tra i nostri più esperti veterani di guerra […]; uomini solidi, provati al fuoco.” Raimondo Luraghi, “Eravamo Partigiani – Ricordi del tempo di guerra”, BUR, Milano 2005, pp. 74-75.


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itinerario

CN 20 P1

Montoso

Pilone del Piovale

Urtieul Meìra ëd Ferero

Meìra ëd Baìta Ròche dij Cornajass

Prai Valìn

Pilon dël Turle Prà ‘d Mill

Montoso Urtieul Prai Valìn Pilon dël Turle Prà ‘d Mill Rocche dei Corvi Montoso

Accesso: raggiungere la località Montoso; possibilità di parcheggiare in piazza Martiri della Libertà o in piazza Frioland e proseguire a piedi lungo via Cave, in direzione “Rucas”, oppure in prossimità della piattaforma di atterraggio dell'elisoccorso, situata poco dopo l’abitato. Volgendo lo sguardo a destra si vedono le cave di pietra, dalle quali si estrae lo gneiss lamellare, noto come Pietra di Luserna, il Pilone Piovale con a fianco alcune meìre, un tempo utilizzate dai pastori per l’alpeggio estivo ed oggi ristrutturate. Dalla zona antistante la piattaforma si prosegue a piedi per alcune decine di metri lungo la carrozzabile, fino alla località “Urtieul” ed oltrepassata sulla sinistra la casa, detta “Meìra ëd Ferero”, si imbocca, sempre a sinistra, una strada sterrata e la si percorre fino ad incontrare una deviazione sulla destra che conduce alla “Meìra ëd Baìta”. Tornati sulla via principale, che propone un primo tratto molto panoramico, da cui nelle giornate terse si possono scorgere la Rocca di Cavour, Torino e la collina di Superga, si procede fino a 13


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CN 20 P1

Con i garibaldini

Ròche dij Cornajass Monastero di Prà ‘d Mill Monumento ai Caduti

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raggiungere un bivio; si tiene sempre la sterrata che va verso destra. Ad un tratto si abbandona la sterrata e si imbocca, sulla sinistra, un sentiero che, dopo una prima salita, discende verso la borgata di “Prai Valìn”, dove si trovavano il Distretto partigiano ed il Comando di zona. Oltrepassate le case da dietro, poco oltre, si imbocca un sentiero in discesa che riporta sulla strada sterrata; svoltando a sinistra, si procede per un tratto sull’ampia mulattiera e, superate alcune meire, si arriva in località “Pian Cravè”. Si prende poi il sentiero sulla destra e, giunti ad un abbeveratoio, si prosegue diritto fino a incontrare il “Pilon dël Turle”, da dove, sempre a destra, si imbocca la strada asfaltata che scende al Monastero di “Prà ‘d Mill”. Dopo la visita al complesso monastico, si ritorna verso il pilone e si prosegue in discesa sulla via asfaltata; si svolta poi a sinistra lungo una pista sterrata ed oltrepassata una casa, si imbocca sulla destra l’ampia mulattiera, fino a raggiungere le “Ròche dij Cornajass” (Rocche dei Corvi), formazione rocciosa, dalla cui sommità si gode un meraviglioso panorama sulla pianura. Dopo la sosta quasi d’obbligo, si riprende il percorso dell’andata, passando nuovamente vicino prima al “Pilon dël Turle” e poi alla borgata di “Prai Valìn”, giungendo quindi a Montoso, punto di partenza dell’itinerario. Per il ritorno a Montoso è possibile anche utilizzare un sentiero con partenza dalla zona delle “Ròche dij Cornajass”, ma non molto segnalato.


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valle infernotto

I segni forti della battaglia SIGLA: CN 20-P2 TEMA Resistenza: lo scontro STRUTTURA ad anello PARTENZA Bagnolo P.te, loc. Olmetto DISLIVELLO 530m. in salita DIFFICOLTÀ escursionistico facile TEMPI 4h. CARTOGRAFIA Carta dei Sentieri e dei Rifugi Foglio n. 6 Monviso - Istituto Geografico Centrale Torino

Questo percorso, pur essendo ad anello, può anche essere percorso solo a brevi tratti, con andata e ritorno sulla stessa strada. Il tracciato si sviluppa su sentieri, mulattiere e strade sterrate, con alcuni pezzi, alla partenza ed all’arrivo, su strada asfaltata. L’itinerario si sviluppa, inizialmente, attraverso i luoghi in cui accaddero i primi tragici episodi della lotta di Resistenza sul territorio comunale di Bagnolo Piemonte. In località Olmetto il mattino del 30 dicembre 1943, in contemporanea con l’eccidio avvenuto in frazione Villar, i nazifascisti fucilarono, presso la cappella, quattro giovani. Sul fianco della chiesa una lapide li ricorda. Presso la casa della Bertona, dove già si erano rifugiati, nel settembre 1943, alcuni militari del Nizza Cavalleria per sfuggire ai tedeschi, all’inizio del mese di ottobre si insediò il primo distaccamento di Garibaldini operante a Bagnolo, al comando di Vincenzo Modica “Petralia”. A Prabina, sul finire del 1943, Petralia, prevedendo un attacco nemico, trasferì dalla Bertona gran parte dei suoi partigiani. Il 30 dicembre 1943 i tedeschi, saputa la presenza in zona dei garibaldini, salirono da Olmetto, dando inizio alla sparatoria alla quale risposero i partigiani. Il combattimento, in cui caddero i partigiani Monetti e Venturelli, viene ricordato come “la Battaglia di Prabina”. Scendendo per un breve tratto lungo la strada che da Prabina conduce a Famolasco di Bibiana, nel bosco due croci indicano i luoghi in cui questi furono uccisi. Su una casa della borgata, tre lapidi ricordano i due partigiani e tre civili, fucilati nelle vicinanze nel novembre 1944. Il santuario della Madonna della Neve fu più volte punto di riferimento e di rifugio per le bande dei ribelli e nei suoi pressi, il 21 novembre 1944, i tedeschi fucilarono un ragazzo di soli 16 anni. 15


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> Borgata Prabina Il 30 dicembre è stato un brutto risveglio, alle ore 8 del mattino la sentinella avvista una colonna di fumo che si levava sopra Bagnolo. […] In basso verso il paese si sentono degli spari, la nostra pattuglia era stata avvistata dai tedeschi […] tutte le squadre erano entrate in azione e sparavano contro il nemico a ritmo continuo. Poco dopo, i tedeschi […] si riorganizzavano e dalle loro posizioni, passavano al contrattacco […]. La battaglia durò quasi tre ore […]. Vincenzo Modica - Petralia, “Dalla Sicilia al Piemonte – Storia di un comandante partigiano”, Franco Angeli Edizioni, Milano 2002, pp. 55-56.


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itinerario

CN 20 P2

Prabina Bërtun-a

Olmetto

Tre vie

Madonna della Neve

Olmetto Tre vie Bertona Prabina Madonna della Neve Olmetto

Accesso: parcheggiare in frazione Olmetto, sullo spiazzo a lato della cappella. Si prosegue a destra, lungo la strada asfaltata via Olmetto; dopo poche centinaia di metri, una casa conserva due dipinti ed una meridiana. Si sale, superando alcune case e fiancheggiando, sulla destra, dei vigneti, da dove si ha una bella vista su Famolasco, frazione di Bibiana. Si raggiungono altre case, lasciando sulla destra un pilone votivo e si sale fino ad arrivare in prossimità di un trivio, conosciuto con il nome di “Tre vie”. Si prosegue su via Olmetto, che sale a destra e, superati alcuni casolari, si giunge alla borgata Roi. Passati alcuni tornanti, si fiancheggia, sulla sinistra, una lunga casa con il tetto in lose e, giunti al termine dell’asfalto, in prossimità di una casa, da dove partono due strade, si prende la sterrata che sale a destra; dopo un po’ si ignora una pista a sinistra e si arriva alla casa detta Bertona, situata sulla destra. Si prosegue attraverso un bosco; si fiancheggia una prima casa a sinistra ed una seconda a destra, nei pressi della quale si imbocca la deviazione che, 17


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CN 20 P2

I segni forti della battaglia

Cappella di Olmetto: lapide dei trucidati dai nazi-fascisti Casa Bertona

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salendo sulla destra, giunge ad un incrocio di strade ed alla borgata di Prabina, caratteristico agglomerato di case con una fontana. Ritornati all’incrocio, si prende la prima via sterrata in salita, incontrata arrivando dalla Bertona. Raggiunto un pianoro, con una meira, si imbocca una sterrata più ampia che porta ad un trivio con due strade laterali e un sentiero centrale; si prosegue sulla via di sinistra, fino a giungere ad un’altra strada che taglia perpendicolarmente il percorso. Si volta a sinistra e, dopo un tratto in piano, si inizia a scendere superando, sul lato sinistro, due casette e si arriva sulla strada asfaltata che porta al santuario della Madonna della Neve. Proseguendo a destra, lungo l’asfalto, si raggiunge il santuario, si scende poi la scalinata in pietra ed il sentiero sottostanti il piazzale, fino a giungere presso una ricostruzione della grotta di Lourdes. Attraversata la strada, si imbocca via Bergera e, dopo alcuni tornanti, si arriva a “Paotass”, gruppo di case, sulla destra, con poco distante una fresca fontana. Si riprende la discesa lasciando, a sinistra, un’altra sorgente e, poco oltre, sulla destra, la borgata “Tèt”. Si prosegue attraversando una pineta, da dove si vede, a sinistra, la borgata “Clat”. La strada diventa poi asfaltata; superati il ristorante “La Bergera” ed alcuni agglomerati di case, a destra e a sinistra, si continua la discesa fino alla cappella di Olmetto.


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valle infernotto

Il prezzo della libertà SIGLA: CN20-P3 TEMA Resistenza: i collegamenti e i trasferimenti interni STRUTTURA ad anello PARTENZA Bagnolo P.te, fraz. Villar DISLIVELLO 300m. circa in salita DIFFICOLTÀ turistico - facile TEMPI 5h. CARTOGRAFIA Carta dei Sentieri e dei Rifugi Foglio n. 6 Monviso - Istituto Geografico Centrale Torino

Il percorso, ad anello, si sviluppa su piste sterrate e strade asfaltate poco frequentate. La frazione Villar, nei venti mesi della lotta di Liberazione, fu la zona del comune di Bagnolo Piemonte che pagò le peggiori conseguenze dell’occupazione straniera con decine di morti e centinaia di case distrutte a causa dei tanti rastrellamenti effettuati dalle truppe nazifasciste che percorrevano la zona alla ricerca dei partigiani. Il Palazzo Malingri e il Castello furono, durante la guerra, importanti punti di riferimento per i garibaldini operanti sul territorio che trovarono sempre ospitalità ed aiuto presso la famiglia della contessa. Al Palazzo arrivavano le notizie da Torino che venivano poi trasmesse alle varie basi dalle staffette. La zona alta di via San Defendente era luogo di passaggio e di collegamento tra le basi del Villar e quelle di Barge; dalla borgata Pianetta parte infatti una strada che porta alle frazioni Ripoira e Gabiola ed al “Pont ëd l’Ola”, dove c’era la base di Felice Burdino “Balestrieri”, poi spostata al “Pian ëd Ban”, poco oltre la borgata “Volòs”, sulla via che sale a “Prà ‘d Mill”. In via Garigo, alla borgata “Carignan”, c’era invece la base di Giacomo Scarafiotti “Tamagno” e dormivano i partigiani Elio Gaydou “Fulmine” e Pietro Menudo “Nettuno”; poco distanti: la casa del Dopolavoro dove, negli anni del fascismo, c’era un’osteria con sala da ballo e le case dei “Picinin”, presso le quali si trovava la base di Giuseppe Biglione “Polifemo”. Alla borgata San Rocco sorge il cippo in memoria dei caduti bagnolesi, che venne eretto sul luogo dove cinque di questi furono trucidati durante il terribile eccidio del 30 dicembre 1943, perpetrato dai nazisti in rastrellamento, che provocò lo sbandamento di gruppi partigiani, che avevano subito gravi perdite. 19


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> Cippo di San Rocco “[…] Li riunirono tutti cinque insieme, li fucilarono sotto un pero dai rami spogli del bel mantello di foglie che cadute a terra fecero da giaciglio ai poveri corpi martirizzati dalle percosse e poi colpiti a morte […]. Alla presenza dei cinque cadaveri, intrisi di sangue e di terra, giacenti sul prato, cominciarono una festa campestre e con vera insensibilità suonarono con le fisarmoniche e i giradischi rubati nelle case, ballarono manifestando la malvagità che avevano nei loro cuori.” Maria Airaudo, “Diario di Guerra 1943-1945”, in: “Il prezzo della libertà e della pace”, Tipografia Serena, Bagnolo P.te 1990, p. 29.


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itinerario

San Rocco

CN 20 P3

Villar

Palazzo Malingri

Rësiassa Morelli Castello di Bagnolo Dopolavoro

Carignan

Bric ‘d Rasèt

Pianëtta

Villar Morelli Palazzo Malingri Castello di Bagnolo Bric ‘d Rasèt Pianetta Dopolavoro Rësiassa San Rocco Villar

Accesso: parcheggiare in piazza Don Bianco, dietro la chiesa della frazione Villar e proseguire su via Scuole Nuove, fino alla borgata Morelli. Attraversato il ponte sul torrente Grana, si svolta a sinistra e si passa vicino ad una panetteria; poco dopo, sulla sinistra in basso, si vede la vecchia fucina del castello. Giunti al Palazzo Malingri, si imbocca la sterrata che parte sulla sinistra del cancello; si può poi continuare sulla medesima che, dopo un tratto in mezzo a prati e vigne, piega a destra, oppure prendere la sterrata più stretta che sale ripidamente sulla destra, verso il bosco, e porta al “Castlin”, una delle cascine dei Malingri, nel cui cortile, sul pozzo, una lapide ricorda il passaggio di Vittorio Amedeo II, dopo la battaglia di Staffarda nel 1690. Si riprende la sterrata che, salendo, giunge al Castello di Bagnolo, lasciando a sinistra la cascina “Brucè” e a destra la cappella dell’Immacolata. Si prosegue dietro la cascina raggiungendo una curva, dove s’incontra un’altra sterrata e, salendo a sinistra, si arriva alla cascina “Brich”; in basso si trova il Lago di Rossano. Si prosegue diritto e si 21


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CN 20 P3

Il prezzo della libertà

Castello Malingri Palazzo Malingri Pilone Bric ‘d Rasèt

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arriva sull’asfalto, si ignora una deviazione a sinistra e si cammina fino ad incrociare via San Defendente. Si segue l’asfalto in salita e, oltrepassati diversi tornanti, si arriva prima alla borgata “Bric ‘d Rasèt”, nella quale sorge un pilone votivo e, dopo un bel tratto, alla borgata Pianetta (sulla sinistra). Dalla Pianetta si prosegue in salita fino a raggiungere il trivio, da dove, sulla sinistra, si sale ai “Volòs” ed a “Prà ‘d Mill”. Si prende via Garigo, che scende a destra; dall'alto si vedono le case della borgata “Carignan”. Poco sotto, sulla destra, si trova il caseggiato detto Dopolavoro. Si svolta poi a sinistra su un’ampia sterrata; in basso si trova la borgata detta i “Picinin”. Si prosegue in discesa in mezzo ai boschi arrivando su via Bosco Rocche e, giunti ad un trivio prima del ponte sul Grana, in località la “Rësiassa”, si prende a destra. Si continua a scendere ignorando una deviazione sulla destra e si giunge alla borgata “Paire”, dove inizia l’asfalto; poco dopo, sulla destra, la borgata “Pian dij Têt”, dietro la quale si imbocca un sentiero che scende ed attraversato il torrente su una vecchia passerella si arriva prima alla borgata “Prai” e poi sulla provinciale per Montoso. Si procede in discesa, passando vicino alla borgata San Rocco con il cippo in memoria dei caduti ed in mezzo alle case, l’omonima cappella, fino a raggiungere piazza Don Bianco al Villar.


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4

valle varaita

Anello di Verzuolo SIGLA: CN1-P1 TEMA Resistenza: la scelta STRUTTURA ad anello PARTENZA Verzuolo, Palazzo Drago DISLIVELLO 220m. in salita DIFFICOLTÀ turistico - facile TEMPI a piedi 1h. 15’ a/r; in mtb 30’ CARTOGRAFIA carta turistico - escursionistica della Comunità Montana Valle Varaita - Media e Bassa Valle, Litografia IP di V. Vaggelli- Firenze ottobre 2004

Questo breve percorso sulle vicine propaggini collinari che circondano l’abitato consente di portarsi in pochi passi fuori dall’ambiente urbano, attraverso i primi circuiti di raccordo con i percorsi partigiani di più alta quota: di qui passavano i partigiani verzuolesi, che scendevano di nascosto dalla montagna per visitare le loro famiglie. Molti di loro salirono utilizzando questi sentieri per sfuggire ai posti di blocco sulla strada principale ed alle ricerche della milizia nel centro abitato: all’Eremo di San Grato fu tenuto nascosto dal sacrestano il partigiano Campanello, ricercato dai fascisti. Nei giorni che seguirono la Liberazione i soldati della “Monterosa”, mano a mano che venivano catturati, furono rinchiusi all’Eremo di San Grato e nell’antica Parrocchiale dei Ss. Filippo e Giacomo, in attesa di essere condotti alle carceri di Saluzzo. A Palazzo Drago, allora sede municipale, il cav. Michele Riva, Ufficiale di Stato Civile, con la complicità del Podestà ing. Bianchi, rilasciava a chi ne aveva necessità carte di identità e tessere annonarie false. Questa gradevole passeggiata, praticabile per tutto l’arco dell’anno, consente anche di ammirare, nella cornice verde dei più antichi sentieri che collegavano il nucleo originario del paese con le borgate collinari, due monumenti medioevali assai pregevoli: l’imponente Castello e l’antica Parrocchiale dei SS. Filippo e Giacomo, il cui nucleo originario risale all’anno Mille.

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> Castello di Verzuolo “Egli andava adesso assieme all’altro per la collina, col cappotto militare sbottonato; contento, contento anche se potevano riprenderlo e fucilarlo da un momento all’altro: e la caserma grigia non esisteva più per lui, sommersa nel fondo della coscienza. Le erbe e il sole e loro che camminavano coi cappotti sbottonati in mezzo alle erbe e al sole, erano un simbolo nuovo, arioso ed enorme, erano quello che spesso, senza capire, gli uomini dicono libertà”. Italo Calvino, “Angoscia in caserma”, in: “Ultimo viene il corvo., Romanzi e Racconti”, Mondadori, Milano 2000, p. 245.


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itinerario

Palazzo Drago Parco della Resistenza Eremo di San Grato Antica Parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo Ala-Pilone del Morsetto Palazzo Drago

CN 1 P1

Accesso: parcheggiare in piazza W. Burgo (piazza delle scuole), nella zona centrale di Verzuolo. Sul viale che delimita la piazza un tabellone esplicativo introduce il tema dei percorsi. Si prosegua in direzione della chiesa parrocchiale, imboccando poi sulla sinistra la salita che porta al Centro-Rete di Palazzo Drago, dove ci si può procurare il materiale storico di interpretazione del percorso. Usciti dal Centro-Rete costeggiare a destra il palazzo e proseguire, seguendo la segnaletica, sempre tenendo la destra, sulla via Paolo di St. Robert. Sull’apice della curva, in fondo alla salita, imboccare lo stretto viottolo sterrato che si incunea tra i margini del bosco e la rete di cinta delle ultime case. Il viottolo presto sfocia su di una larga sterrata che si segue a sinistra. Dopo breve discesa prendere sulla destra il sentiero che si inerpica nel prato. Al primo bivio salire tenendo la destra. Il sentiero si allarga fiancheggiato a destra da muretti a secco. Mantenere la direzione, ignorando i viottoli laterali che salgono alle proprietĂ . La sterrata si innesta su un’altra via ben inghiaiata, che si segue verso destra. La vista coglie il 25


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CN 14 P1

Le Comunità ebraiche e le leggi razziali

illuminata da otto finestre. Si raggiunga il Municipio dove nello scalone principale una lapide ricorda i deportati saluzzesi ebrei e non ebrei. Al cimitero israelitico sono conservate le lapidi tombali spezzate dai neofascisti nel 1973 e la targa che il Comune volle apporre come segno di esecrazione dell’azione antisemita. Si prosegua verso Cuneo. All’interno del cimitero generale sta quello israelitico, ampio e severo. In esso, lapidi tombali sulla destra vicino all’ingresso segnano la sepoltura mai traslata di alcuni degli ebrei stranieri caduti in provincia combattendo come partigiani. Ci si porti all’imbocco dei portici di via Roma. Si giungerà in breve all’incrocio con contrada Mondovì. Al n. 18 vi è la Sinagoga, un edificio che risale nella sua forma attuale alla fine dell’Ottocento. Da Cuneo raggiungere infine Borgo San Dalmazzo. Nella zona detta “Il quartiere “ tracce del campo di concentramento degli ebrei si possono ancora individuare nell’androne che conduce agli uffici dell’ASL ed al cortile interno, su cui affaccia una sala in cui sono contenuti l’elenco dei nominativi di tutti gli ebrei internati nel campo e la memoria fotografica del luogo. A poca distanza la stazione ferroviaria, da cui partirono i carri merci che deportavano gli ebrei rinchiusi nel campo. Qui, intorno a tre vagoni-merci d’epoca, è allestito il monumento-memoriale della deportazione ebraica dalla provincia di Cuneo.

La Sinagoga di Cuneo Piazza principale di Cherasco

CENTRI RETE: Memoriale della Deportazione, Borgo San Dalmazzo vedi pag. 185

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42 SIGLA CN15-P1 TEMA Resistenza: i grandi trasferimenti e l’organizzazione partigiana in pianura STRUTTURA aperta PARTENZA Caraglio, fraz. Paschera S. Carlo, DISLIVELLO 50m. in salita DIFFICOLTÀ turistico TEMPI in auto 1h., in bicicletta 6h. CARTOGRAFIA le località principali possono essere rintracciate su qualunque cartina. Per la prima parte del percorso: Carta dei sentieri e dei rifugi n° 24 “Il Cuneese”, Istituto Geografico Centrale

dalle montagne alle langhe

La pianurizzazione Alla fine del 1944 esigenze logistiche e strategiche portarono i comandanti GL a decidere di sfoltire le bande di montagna, trasferendone reparti in pianura durante l’inverno. Le brigate della I Divisione interessate allo spostamento furono: Vermenagna, Grana, Roja, Gesso e Varaita. Con alterne vicende, tutte raggiungeranno nell’inverno la Langa o le sue prime propaggini. Questo itinerario ripercorre le tappe del trasferimento attraverso cui passò la maggior parte di quelle bande. Il percorso tocca Augusta Bagiennorum: sito archeologico di Bene Vagienna ed il centro storico di quest’ultima, ricco di opere d’arte. L’itinerario può essere percorso in ogni stagione dell’anno, con l’avvertenza di evitare i giorni d’estate più caldi (ed in particolare le ore centrali, specialmente se si è scelta la bicicletta come mezzo di trasporto). Per contro le fredde e limpide giornate d’inverno permetteranno, via via che ci si allontana dalle montagne, di cogliere panoramiche di grande effetto su tutto l’arco alpino.

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> La Langa vista dal rifugio di Garombo di Somano “Le Langhe costituiscono una vera fortezza, un’isola nella terra, facile da difendere purchè si abbiano i mezzi e nella quale comunque non si può essere intrappolati, e soprattutto non si può essere presi per fame. Nella Langa fortezza, ogni collina è una fortezza. Si vede bene quando si ammira il panorama che viene offerto allo sguardo da qualche sito privilegiato […]”. Daniel Fauquier, “Itinerario di un partigiano francese 1942-1945”, in “Il Presente e la Storia”, n. 69, p. 114.


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itinerario

CN 1 P2

Monchiero TABELLONE INFORMATIVO

Bene Vagienna

Somano Trinità Castelletto Stura Paschera Soprana

S. Stefano

Dogliani TABELLONE INFORMATIVO

Lovera Bonvicino

S. Benigno

Bossolasco

TABELLONE INFORMATIVO

Caraglio

Paschera San Benigno Ponte di Castelletto Sant’Albano Stura Trinità Bene Vagienna Monchiero Dogliani Somano Garombo di Somano

Da Cuneo raggiungere Caraglio percorrendo la SS 22; proseguire in direzione di Dronero, ignorando la deviazione per Busca, andando dritto per circa 1,5km. fino ad una deviazione a destra in corrispondenza di un alto pilone con la statua di San Carlo Borromeo. Seguendo la stretta strada asfaltata si giunge quasi immediatamente nei pressi della chiesa di Paschera San Carlo, che è il punto di inizio del nostro percorso. Lasciando la chiesa sulla destra, si prosegue diritto; all’incrocio con via Castelletto prendere a sinistra. Al 2,4km. si imbocca a destra la strada verso fraz. Ciocheret e oltre, fino ad incrociare la strada provinciale che collega Caraglio a Busca. La si imbocca svoltando a sinistra. La strada porta a toccare Roata Chiami quindi Tetto Racotto: proseguendo si giunge a San Pietro del Gallo e si incrocia dopo circa 3km. la Statale 589 che collega Busca a Cuneo. Imboccatala a sinistra, dopo circa 600m. svoltare a destra in “via del Sale”. Dopo circa 1km., in corrispondenza di un pilone votivo, si svolta a destra e si entra in San Benigno. Si prosegue per Roata Chiusani. Mantenendo la direzione si raggiunge località Delfina e, 177


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CN 1 P0

La pianurizzazione

svoltando a destra, si incrocia nei pressi dello Stura la SS 231 che collega Cuneo a Fossano. La strada è ora la Provinciale n. 3, che scende con un’ampia svolta ad attraversare il sassoso letto dello Stura, risalendo poi verso Castelletto Stura. Appena prima si svolta a sinistra in direzione Montanera. Raggiunto il paese di Sant’Albano, lo si aggira e si svolta a destra in direzione di Trinità. Da questo punto in avanti sarà sufficiente seguire la segnaletica stradale sempre presente. Al 40,5km. nei pressi di Trinità, dopo aver superato la linea ferroviaria, proseguire in direzione “Bene Vagienna”. La particolare posizione della cittadina fa senz’altro sì che questa meriti una visita. Continuare in direzione Monchiero (strada Provinciale n. 159) fino all’abitato di Lequio. Attraversata l’ampia strada di fondovalle (strada Provinciale n. 12), si entra nell’abitato di Dogliani. Seguendo la segnaletica si raggiunge in pochi chilometri Somano e di lì il Monumento-Rifugio dei partigiani GL, Centro-Rete dei percorsi, ubicato sulla sovrastante altura di Garombo.

Monumento rifugio di Garombo di Somano La piazza di San Benigno La cascina “Murazzo”

CENTRI RETE: Monumento-Rifugio, Somano loc. Garombo vedi pag. 189

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langhe

Sulle tracce dell’Islafran SIGLA CN18-P1 TEMA La Resistenza europea STRUTTURA ad anello PARTENZA Somano, loc. Garombo, Monumento-Rifugio DISLIVELLO 887m.; sviluppo km. 23 DIFFICOLTÀ per escursionisti e bikers allenati TEMPI a piedi 9h. 30’; in mtb 5h. 10’ CARTOGRAFIA Carta turistica ed escursionistica “I sentieri dell’Alta Langa”, Comunità Montana Alta Langa L’Arciere, Cuneo 1995 Geocart,Torino

L’itinerario conduce in un ampio anello attraverso i luoghi legati alla presenza delle formazioni garibaldine dell’Islafran e dei partigiani GL della banda “Monte Bram”. Nella primavera del ’44 in quest’area delle Langhe si erano infatti organizzate formazioni caratterizzate dalla presenza di slavi e francesi: una banda capeggiata da Eugenio Stipcevic, di stanza alla frazione Lovera, il nucleo organizzato da Samuel Simon a Belvedere e la banda di Louis Chabas ”Lulù”, a Somano. La maggior parte di questi stranieri proveniva dal carcere di Fossano ed erano evasi l’11 settembre 1943. Il 17 maggio 1944 i gruppi dell’Alta Langa confluiscono tutti nella 16a Brigata Garibaldi, in cui costituiscono il distaccamento ISLAFRAN (Italiani, Slavi, Francesi). Il 5 luglio i garibaldini liberano i detenuti politici ancora nelle carceri di Fossano. Una trentina di francesi raggiungono Simon Samuel; gli slavi ed altri francesi si aggregano alla formazione della Lovera. Li raggiungeranno nei giorni successivi alcuni giovani di Bonvicino. Nell’autunno il numero degli slavi aumenta ancora, grazie alla diserzione di numerosi serbi arruolati nell’esercito tedesco, di stanza a Bene Vagienna. Dopo l’attacco del 6 settembre ad una colonna tedesca, l’Islafran si trasferisce a Monforte. Intanto da dicembre 1944, nell’ambito dell’operazione “pianurizzazione”, sono cominciati ad affluire nelle Langhe nuclei di due divisioni GL dalla montagna. La brigata GL Valle Grana “Paolo Braccini” trasferisce in zona la banda “Monte Bram”, che in due scaglioni successivi, uno al comando di Giannetto Asteggiano e l’altro di Nello Streri si spinge fino a Garombo di Somano.

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> Somano 16 febbraio (1945) “È morto Lulù. La notizia corre di collina in collina e gli uomini se la comunicano col volto pieno di amarezza. Tornava da un’azione in pianura con una macchina tedesca ed un prigioniero. Come al solito si era vestito da tedesco. Un partigiano gli ha sparato di notte. Una pallottola lo ha colpito in fronte.” Pietro Chiodi, “Banditi”, Panfilo editore, Cuneo 1961. pp. 124-125.


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itinerario

CN 18 P1

Garombo TABELLONE INFORMATIVO

Somano Bossolasco

TABELLONE INFORMATIVO

Lovera

Garombo di Somano Colle della Resistenza di Bossolasco Bonvicino Lovera Somano Garombo di Somano

Bonvicino

Accesso: dal centro del paese di Somano (516m.) si segue la direzione per Bossolasco: in alto a sinistra è già evidente l’edificio del MonumentoRifugio, Centro Rete della “Memoria delle Alpi” di Garombo. Accanto vi è un’area attrezzata per la sosta. Salendo a piedi da Somano, a sinistra, in prossimità del tabellone segnaletico, una stretta stradina inghiaiata si inerpica nel bosco e consente di raggiungere rapidamente il Monumento-Rifugio (dislivello 111m.). a) Tratto: Garombo di Somano - Colle della Resistenza di Bossolasco A sinistra del Monumento una sterrata sale verso la collina; poco oltre è segnalato il campo di lancio partigiano. Superata la borgata Galli, si imbocca sulla destra il viottolo sulla dorsale. Si svolta a sinistra e si giunge così in poco tempo nei pressi di Bossolasco, al Colle della Resistenza (764m., area attrezzata). b) Tratto: Colle della Resistenza di Bossolasco - Bonvicino. Svoltare a destra oltre l’ingresso alla zona 181


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CN 18 P1

Sulle tracce dell’Islafran

monumentale del colle e discendere per la strada asfaltata. Rientrati sul viottolo, oltre la presa dell’acquedotto, si scende fino alla chiesa di Madonna della Neve. Si percorre per pochi metri la provinciale in direzione di Bossolasco per poi imboccare una ripida discesa sulla destra. Si sale poi in direzione “Borgata Chiaretta”. Percorrere a mezzacosta tutto il vallone, portandosi sul lato opposto, dove (8,4km. dal colle) ha inizio a sinistra la ripida salita detta di “Lairole”. In corrispondenza della cascina Uffiziale, si svolta a sinistra, dove inizia il tratto intitolato a Carlo Altare, Carlo Milano ed Ettore Uffiziale. c) Tratto: Bonvicino - Lovera Sulla piazza principale un cartello indica l’intitolazione del tratto a Simon Samuel e la discesa verso il sentiero che condurrà alla sovrastante frazione Lovera. d) Tratto: Lovera - Somano Prendere la strada che si inoltra verso il bosco e seguire la breve stradina che collega Dogliani a Bonvicino. Poco oltre si giunge nel cortile di un gruppo di cascine della frazione Sant’Antonio di Somano. Lasciata a sinistra la piccola cappella, tenere la direzione “ Bossolasco”. Al chilometro 6,6 la strada sbocca sulla rotabile principale. Al secondo tornante scendere a destra verso Garombo.

Bossolasco: distaccamento Islafran in esercitazione Lancio rievocativo del maggio 2006 Somano: paesaggio invernale

CENTRI RETE: Monumento-Rifugio, Somano loc. Garombo vedi pag. 189

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i centri-rete

formazioni GL. Nell’assolvimento di questi compiti venne arrestato dai fascisti, che lo uccisero lungo la via Cuneo-Torino il 4 dicembre 1944.

dotazione DA VERIFICARE

Museo Casa Galimberti Cuneo

- materiali di informazione - mostra permanente su Duccio Galimberti - spazio espositivo per mostre temporanee - postazione internet - laboratorio didattico e biblioteca - centro visite con servizio di informazione, prenotazione, promozione e organizzazione delle attività della rete”La Memoria delle Alpi”.

riferimento per gli itinerari n. - è riferimento organizzativo per tutti i sentieri; più direttamente 26 (pag. 111), 29 (pag. 123); inoltre è toccato direttamente dai percorsi didattici urbani “Cuneo in guerra”. Il Comune di Cuneo, proprietario per legato testamentario dell’alloggio della famiglia Galimberti, da usare “a fini di cultura e di istruzione” istituendovi “una biblioteca ed una pinacoteca… aperte all’istruzione della popolazione”, lo ha ristrutturato e aperto al pubblico. Dal 2004 vi ha sede anche il Centro-Rete. NOTE STORICHE In questa casa vissero i componenti di una famiglia le cui vicende si intrecciarono con un secolo di storia cuneese e intersecarono più di una volta la storia nazionale: Bartolomeo Galimberti, Tancredi Galimberti, Alice Schanzer, Duccio Galimberti. Duccio fu animatore, tra il ‘40 e il ‘42 presso il proprio studio professionale, di un circolo culturale di chiara impronta antifascista, e fondatore del Partito d’Azione in provincia di Cuneo. Il 26 luglio 1943, con un discorso pronunciato dal balcone del suo studio, per primo incitò pubblicamente alla lotta contro i tedeschi. Il suo studio nei giorni che precedettero e immediatamente seguirono l’8 settembre fu un viavai di antifascisti che si organizzano per la resistenza. Scelta la strada della clandestinità, fu ben presto chiamato al comando regionale piemontese delle 184

info ente di riferimento Comune di Cuneo info e recapiti Piazza Galimberti 6, entrata da via Ponza di San Martino 6, Cuneo. Tel. 0171.693344 www.comune.cuneo.gov.it/cultura/ museo-casa-galimberti.html; museo.galimberti@comune.cuneo.it orari di apertura visite guidate ore 15.30 e 17 sab., dom. e festivi infrasettimanali; su prenotazione per gruppi organizzati.

Sacrario Partigiano Bastia Mondovì

La cappella Sacrario delle formazioni partigiane autonome delle Langhe, posta sul colle San Bernardo, inaugurata


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nel 1951, ricorda i caduti del 1° Gruppo Divisioni Alpine delle Formazioni Autonome che combatterono in zona. NOTE STORICHE Bastia Mondovì diventò nel periodo 1943-1945 un crocevia obbligato per uomini e merci di tutte le forze in lotta, che qui operarono dall’aprile 1944 alle dipendenze del 1° Gruppo Divisioni Alpine del maggiore Enrico Martini “Mauri”. I dodici “distaccamenti” dei paesi circostanti daranno vita nel mese di agosto alla 1° Divisione “Langhe” di Mario Bogliolo, con le brigate “Castellino”, “Mondovì”, “Langhe Ovest” e “Pedaggera”. Per tutta l’estate e l’autunno 1944 i partigiani compirono azioni verso i centri nemici e le più importanti infrastrutture della pianura, fino a mandare rinforzi alla stessa città di Alba nell’imminenza del contrattacco fascista contro la “libera repubblica”. In seguito vi furono spedizioni “punitive” dei nazifascisti e grandi rastrellamenti nell’autunnoinverno 1944; gli ultimi attacchi nemici, con l’”Operazione Marder”, furono del marzo 1945: quando la guerra stava per volgere al termine, gli uomini di “Mauri” parteciparono in forze alla liberazione della pianura fino a Moncalieri. Sempre sul tema delle formazioni autonome si consiglia una visita anche a Chiusa Pesio, al Museo della Resistenza “I sentieri della memoria”, sito in via Mazzini 4, tel. 0171.735554; info@isentieridellaresistenza.it

dotazione - materiali di informazione - spazio espositivo per mostre temporanee - postazione internet, presso la biblioteca - laboratorio didattico, presso la biblioteca - book-shop, presso la biblioteca

riferimento per gli itinerari n. - 32 (pag. 135), 33 (pag. 139), 34 (pag. 143), 35 (pag. 147), 36 (pag. 151), 37 (pag. 155), 38 (pag. 159), 39 (pag. 163), 40 (pag. 167)

info ente di riferimento Comune di Bastia

info e recapiti Loc. San Bernardo, Bastia M.vì. Tel. 0174.60112 (municipio), 0174.60393 info@bastiamondovi.info Biblioteca della Resistenza e della Comunità, via delle Scuole 1 orari di apertura lun. e gio. ore 15.30-17.30, mar. ore 9.3011.30

Memoriale della Deportazione Borgo San Dalmazzo

Il Centro-Rete è nei locali (ora “Sala don Viale”), una ex caserma degli Alpini, dove tra il 18 settembre 1943 e il 15 febbraio 1944 fu collocato un campo di concentramento per gli ebrei arrestati in provincia; il centro è completato operativamente dal percorso che conduce alla Stazione Ferroviaria, dove dal 2006 è visibile e accessibile liberamente un “Memoriale della Deportazione”. NOTE STORICHE Nel campo di concentramento di Borgo San Dalmazzo furono rinchiusi complessivamente circa 400 ebrei di diversa provenienza in due ondate successive e sotto due diverse direzioni: un primo campo ordinato e controllato dai nazisti, in cui furono internati quasi esclusivamente ebrei stranieri e temporaneamente una trentina di cuneesi; un secondo campo ordinato e controllato dalla Repubblica Sociale Italiana che imprigionò 26 ebrei quasi tutti italiani. 357 degli ebrei rinchiusi nel campo furono deportati, prevalentemente ad Auschwitz: di essi, 185


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332 morirono nei lager nazisti. Queste cifre così elevate, la provenienza e la storia delle vittime, rendono le tracce del campo di concentramento e la stazione di Borgo San Dalmazzo importanti luoghi della memoria della persecuzione razziale in Europa.

dotazione - materiali di informazione - postazione internet - laboratorio didattico attrezzato - mostra fotografica sulla storia dei locali del Centro-Rete dagli anni ‘40 in poi

riferimento per gli itinerari n. - 28 (pag. 119), 30 (pag. 127), 31 (pag. 131), 41 (pag. 171)

info ente di riferimento Comune di Borgo San Dalmazzo, ufficio turistico info e recapiti Stazione Ferroviaria, Borgo San Dalmazzo Tel. 0171.266080; fax 0171.262054 info@fierafredda.it orari di apertura rivolgersi all’ufficio turistico il lun. ore 1418, dal mar. al ven. ore 9-12, 14-18, il sab. ore 10-12, 15-17

Rifugio Partigiano Dronero, loc. Santa Margherita

NOTE STORICHE Il vallone della Margherita, ed in particolare la sua borgata estrema, a 1326m. di altitudine, rivestì una notevole importanza in provincia nel periodo della Resistenza. Fu la sua stessa collocazione geografica alla testata del vallone di Moschieres sulla destra orografica del Maira, in posizione dominante, a portarla inevitabilmente ad essere scelta come quartier generale della guerriglia. A tre ore di marcia da Dronero, la borgata fu al centro di tutta l’attività partigiana di Giustizia e Libertà, che si svolse sulla destra orografica della valle Maira e nella confinante valle Grana. Lì inoltre trovarono costantemente rifugio ed ospitalità nei venti mesi della Resistenza praticamente tutte le bande partigiane del cuneese di altro colore e provenienza, che vi approdavano temporaneamente per riprendersi dai rastrellamenti portati dai nazifascisti nelle loro zone di insediamento. Nella prima metà del marzo 1944, nella vicina borgata degli Assarti (1408m.), venne stampato il primo numero di “Giustizia e Libertà” recante il sottotitolo “Notiziario dei Patrioti delle Alpi Cozie”.

dotazione - materiali di informazione - postazione internet - laboratorio didattico attrezzato - book-shop - posto-tappa con 25 posti-letto e uso di cucina - spazio di sosta all’aperto per scolaresche, parco, acqua e servizi - mostra permanente sulla stampa partigiana

riferimento per gli itinerari n. - 24 (pag. 103), 25 (pag. 107), 26 (pag. 111)

info

Il rifugio Detto Dalmastro, inaugurato il 2 giugno 1970, sorge al centro della zona di operazioni delle formazioni GL della valle Maira, di cui rappresenta anche il sito memoriale. 186

ente di riferimento Comune di Dronero info e recapiti Loc. Santa Margherita, Dronero Tel. 340.7334656; fax 0171.348052 rifugio.dettodalmastro@gmail.com orari di apertura su prenotazione


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Casa-Museo della Tradizione Alpigiana ed Etnografica Ormeasca Ormea

cittadina e si si conclusero a fine dicembre con l’arresto di centinaia di partigiani e civili del Monregalese.

dotazione - materiali di informazione - spazio espositivo per mostre temporanee - sala attrezzata per conferenze - laboratorio didattico - book-shop - mostra permanente sul tema della Campagna di Russia

riferimento per gli itinerari n. - 32 (pag. 135), 34 (pag. 143), 38 (pag. 159), 39 (pag. 163), 40 (pag. 167)

info Il primo piano dell’edificio dedicato alla storia ed alle tradizioni ormeasche svolge la funzione di Centro-Rete: tre ampi saloni collegati da un atrio comune. NOTE STORICHE Ormea fu sede di caserme militari e importante crocevia di lotte e di scontri fra i tedeschi e le forze partigiane. Il coinvolgimento di questa località con le vicende belliche fu evidente sin dai primi giorni successivi all’attacco alla Francia, perché ad Ovest del vicino colle di Nava si staccava la strada militare di arroccamento che congiunge l’Alta Valle Tanaro alle valli Roia e Vermenagna, facendo di Ormea un crocevia logistico importante per il passaggio di truppe in armi e di rifornimenti. Inoltre, dalla caserma alpina della vicina borgata di Trappa partì il 31 dicembre 1942, in un clima di grande scoramento e tensione, l’ultima tradotta militare carica di giovani reclute destinate al fronte del Don. Infine, nei giorni seguenti all’armistizio dell’8 settembre 1943, le truppe italiane della 4a Armata in rientro dalla Francia attraverso il Colle di Nava si scontrarono in battaglia a ridosso dell’abitato con le truppe tedesche in risalita dalla Pianura Padana. Nella primavera del 1944 si concentrarono in questa zona soldati della Wermacht, decisi a distruggere la Resistenza della vicina Valle Casotto. Nell’autunno di quell’anno i rastrellamenti tedeschi investirono la

ente di riferimento Comune di Ormea Ufficio Turistico info e recapiti Via dott. Bassi 31, Ormea. Tel. 0174.391101 (int. 5) ormea@reteunitaria.piemonte.it orari di apertura feriali e festivi ore 15-18; festivi su prenotazione

Rifugio Partigiano Roccabruna, fraz. Sant’Anna

Il rifugio partigiano “104^ Brigata Garibaldi - Carlo Fissore” fu inaugurato il 25 aprile 1972. Appartiene al Comune di Roccabruna ed è gestito dall’ANPI di Dronero. Circondato da un’area verde attrezzata con tavoli e panche, occupa uno dei siti più rappresentativi della Resistenza in valle Maira. NOTE STORICHE Il territorio di Roccabruna fu nei 20 mesi 187


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della Resistenza un permanente riferimento per la 104a B.ta Garibaldi che occupò costantemente la sinistra orografica della valle Maira sotto la guida del comandante Stefano Revelli “Steve”. L’appartenenza comune dei distaccamenti garibaldini di Maira e Varaita allo stesso comando superiore, fin dal febbraio del 1944, fece sì che frequenti fossero, fino alla Liberazione, gli incontri tra i comandanti sulla linea di cresta, i passaggi di staffette da una valle all’altra per portare ordini e comunicazioni ed i trasferimenti di uomini in caso di rastrellamento tra le due vallate: per questi passaggi, Sant’Anna di Roccabruna, la borgata più alta di quota, costituiva in Maira, così come Lemma e Valmala nella Varaita, il primo approdo dopo lo svalicamento. Nella continua mobilità della guerriglia partigiana, che vedeva spostarsi ora verso il fondovalle ora verso l’alta valle i distaccamenti, a seconda delle necessità strategiche del combattimento e di quelle logistiche e di approvvigionamento, la borgata di Sant’Anna non cessò mai di essere postazione partigiana, anche per la sua collocazione geografica di eccezionale vedetta su tutta la pianura da Dronero fino a tutto il monregalese.

dotazione - materiali di informazione - postazione internet con archivio informatico a tema - laboratorio didattico attrezzato - book-shop - posto-tappa con 25 posti-letto e uso di cucina - spazio di sosta all’aperto per scolaresche, parco, acqua e servizi - mostra fotografica permanente sulla 104ª Brigata Garibaldi

riferimento per gli itinerari n. - 20 (pag. 87), 21 (pag. 91), 22 (pag. 95), 23 (pag. 99)

info ente di riferimento Comune di Roccabruna e ANPI Dronero info e recapiti Fraz. Sant’Anna, Roccabruna, 188

Tel. 0171.916166; fax 0171.916359 anpi.dronero@virgilio.it orari di apertura ultima dom. del mese da mag. a set., tutte le dom. a lug. e ago., 2 giu. e 14 ago. ore 9-12 e 14-18

Centro di Documentazione Sambuco

Il Centro di Documentazione è stato allestito nel 1988 all’interno dell’edificio scolastico dismesso, coinvolto a più riprese nelle vicende belliche. È allestito su tre piani di cui uno dedicato ad archivio e biblioteca tematica. NOTE STORICHE Allo scoppio della guerra la valle Stura fu inserita nel settore della 1ª Armata, schierata nel 1940 sul confine francese e fu valle di passaggio prioritario delle truppe che vennero inviate verso l’Ubaye e la Tinée. Il gruppo Armate Ovest si sciolse il 9 luglio: restarono in zona circa 2000 militari, 201 dei quali dopo l’8 settembre furono fatti prigionieri dai tedeschi e deportati in Germania. La presenza della Caserma “Monte Fior” e delle fortificazioni nella valle la rese terreno interessante per le formazioni partigiane alla ricerca dell’approvvigionamento di armi. La sua natura di zona di valico la fece diventare inoltre una delle terre partigiane più impegnate contro i tedeschi. Nell’aprile 1944 un feroce rastrellamento colpì l’alta valle: la maestra Maria Isoardo fu aggredita ed uccisa da un militare tedesco nei locali della scuola di Sambuco. Nell’agosto, in occasione dello sbarco alleato in


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Provenza, si scatenò la battaglia più impegnativa, che si protrasse una settimana, tra i tedeschi in forze e la Brigata valle Stura “Carlo Rosselli” che combattè per rallentarne il più possibile l’avanzata verso la Francia. Successivamente i paesi subirono la rappresaglia tedesca.

dotazione - materiali di informazione - postazione internet - laboratorio didattico attrezzato - biblioteca - mostra permanente sulla Valle Stura in guerra

riferimento per gli itinerari n. - 27 (pag. 115), 29 (pag. 123)

info ente di riferimento Comunità Montana Valle Stura e Comune di Sambuco info e recapiti Via Umberto I 50/a, Sambuco. Tel. 0171.955555; fax 0171.96690 orari di apertura nel periodo estivo (lug. e ago.) e su prenotazione

Monumento-Rifugio alla Resistenza Somano

NOTE STORICHE Alla fine del 1944 esigenze logistiche e strategiche portarono i comandanti GL a decidere di sfoltire le bande di montagna trasferendone reparti in pianura durante l’inverno. La banda “Monte Bram” e la banda “Monterosso” della brigata GL Valle Grana “Paolo Braccini” si trasferirono in due scaglioni a Somano dopo aver attraversato la pianura cuneese con una faticosa marcia tra il 29 dicembre 1944 ed i primi di gennaio 1945. Le formazioni GL si inserirono quindi nel contesto dell’Alta Langa dove avevano fino ad allora operato soltanto le formazioni garibaldine (la Brigata “Generale Perotti”, all’interno della quale era nato il distaccamento dell’”Islafran”) e le formazioni autonome di Enrico Martini “Mauri”. Garombo di Somano fu la base dei GL in Alta Langa fino alla Liberazione. Trent’anni dopo, il Comune di Somano acquisì i terreni su cui si intendeva edificare il monumento-rifugio. I lavori di costruzione furono opera di volontari e le somme per l’acquisto dei materiali furono raccolte tra gli ex partigiani della zona e delle formazioni che in quest’area avevano militato.

dotazione - postazione internet - area espositiva museale mista con base fissa dedicata alla III Divisione Langhe e strutture per mostre temporanee - aula multimediale (50 posti) - laboratorio didattico - book-shop - posto-tappa con cucina e servizi per gruppi di max 20 persone - nelle adiacenze: ricostruzione di un campo di lancio per i rifornimenti alleati

riferimento per gli itinerari n. - 42 (pag. 175), 43 (pag. 179)

info Il monumento/rifugio fu inaugurato il 9 settembre 1983. La struttura è nata con l’esplicito fine di divenire luogo di memoria degli eventi che si svolsero nel territorio circostante tra la Langa e la pianura, “centro-studi e sede di una mostra permanente sulla Resistenza”, nodo di una rete di sentieri partigiani.

ente di riferimento Comune di Somano info e recapiti Loc. Garombo, Somano. Tel. 0173.730101; fax 0173.730900 somano@ruparpiemonte.it orari di apertura su prenotazione 189


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Palazzo Drago Verzuolo

- laboratorio didattico - aula multimediale (100 posti) - biblioteca - spazio di sosta al coperto per scolaresche, parco, acqua e servizi

riferimento per gli itinerari n. - 4 (pag. 23), 5 (pag. 27), 6 (pag. 31), 7 (pag. 35), 8 (pag. 39), 9 (pag. 43), 10 (pag. 47), 11 (pag. 51), 12 (pag. 55), 13 (pag. 59), 14 (pag. 63), 15 (pag. 67), 16 (pag. 71), 17 (pag. 75), 18 (pag. 79), 19 (pag. 83) Il Centro-Rete è all’interno del palazzo che fu per circa cento anni sede del municipio. Attualmente ospita la biblioteca civica ed è sede polivalente delle attività culturali del paese. NOTE STORICHE Verzuolo ebbe un rapporto molto stretto con la Resistenza. Nella locale Cartiera Burgo si concentrava durante il regime fascista e negli anni della guerra circa un migliaio di operai che scesero in sciopero già nell’agosto 1943, a fianco di altre fabbriche del Nord Italia; nel settembre molti giovani verzuolesi compirono la scelta partigiana. La maggior parte della popolazione li sostenne: il Cav. Michele Riva, Ufficiale di Stato Civile, con la Complicità del Podestà Ing. Bianchi, rilasciava sovente, a chi ne aveva necessità, carte di identità e tessere annonarie false. Nel marzo 1944, in concomitanza con lo sciopero generale proclamato in tutto il Nord Italia, i garibaldini della valle Varaita scesero in forze ad appoggiare lo sciopero degli operai della Cartiera Burgo. Nell’inverno 1944 il proclama Alexander e i rigori dell’inverno indebolirono, ma non piegarono la Resistenza in montagna: nell’aprile 1945 Garibaldini, GL e brigate Matteotti, erano sulle collina in attesa dell’ordine di scendere a proteggere gli impianti industriali dalla ritirata di tedeschi e repubblichini. Il 25 Aprile 1945 il paese fu liberato.

dotazione - materiali di informazione - postazione internet 190

info ente di riferimento Comune di Verzuolo info e recapiti Via Marconi 3, Verzuolo. Tel. 0175.88390 verzuolo.biblioteca@libero.it; a.galli@multiwire.net orari di apertura mar., gio. e sab. ore 9-12 e 15-18; mer. e ven. ore 15-18; prima dom. del mese da giu. a ott. ore 9-12; su prenotazione in altri giorni tel. 0175.85189

Scuola di Pace Boves

Nata a metà degli anni ‘80 del XX secolo, è stata la prima organizzazione italiana ufficialmente riconosciuta ad occuparsi del tema della pace. La Scuola di Pace di Boves ha esercitato da allora un’intensa e sistematica attività didattica di grande rilievo. Collocare all’interno della scuola l’attrezzatura di Centro-Rete intende collegare la storia del periodo bellico ai temi civili e sociali del presente e


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rappresenta anche materialmente la finalità della rete dei “sentieri della libertà”: conoscere la storia per saper costruire un futuro comune di pace. NOTE STORICHE Boves fu bruciata due volte ad opera delle truppe tedesche: la prima il 19 settembre 1943, la seconda il 1 gennaio 1944. Nel settembre furono uccisi 23 civili e distrutte o danneggiate circa 350 case. Nel rastrellamento del gennaio, condotto per quattro giorni nel quadro di una stessa azione ripetuta in numerosi centri del cuneese, volta a terrorizzare la popolazione civile, i morti fra civili e partigiani furono 59, enormi le distruzioni materiali. Boves ha pagato, con i morti e le case distrutte, il suo tributo di libertà. Città martire, luogo di pellegrinaggi civili e di memorie ancora dolorose, ha saputo tuttavia liberarsi dalle catene del rancore per far accedere i visitatori e i suoi abitanti ad una cultura di pace.

dotazione - materiali di informazione - postazione internet - laboratorio didattico - aula multimediale (100 posti) - mostra permanente della pittrice partigiana Adriana Filippi

riferimento per gli itinerari n. - 27 (pag. 115), 28 (pag. 119), 29 (pag. 123), 30 (pag. 127), 31 (pag. 131), 32 (pag. 135)

INDIRIZZI UTILI Centri di documentazione e ricerca: • Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in provincia di Cuneo “Dante Livio Bianco” Largo Giovanni Barale 11, Cuneo Tel. 0171.444832, fax 0171.444840 www.istitutoresistenzacuneo.it; www.isentieridellaliberta.it • Musée de la Résistance Azuréenne Nice la Paline 1 - Bât A2 - tel. 04 93 81 15 96 http://resistance.azur.free.fr • Musée des traditions Vésubiennes Centre d’Etudes Vésubiennes, zone du Pra d’Agout 06450 Saint Martin Vésubie vesubiemusée@club-internet.fr http://amontcev.free.fr Altri: • ATL - Azienda Turistica Locale del Cuneese Via Vittorio Amedeo II 8a, Cuneo tel. 0171.690217 www.cuneoholiday.com • Soccorso in montagna tel. 118

info ente di riferimento Comune di Boves info e recapiti Scuola di pace di Boves, c/o Municipio Vecchio, via Marconi 4, Boves. Tel. 0171.391833; 0171.391850 www.scuoladipace.it; scuoladipace@comune.boves.cn.it orari di apertura lun. ore 15-18; da mar. a sab. ore 9-12

www.memoriadellealpi.net

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la memoria delle alpi la mÊmoire des alpes gedächtnis der alpen


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