Paratissima Talents - Giovani artisti contemporanei in mostra

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Paratissima story Paratissima Talents Gli Artisti in mostra

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Daniele Accossato Simone Benedetto Ilaria Gasparroni Camilla Marinoni Charlie Davoli Cinzia Naticchioni Rojas Cristina Rizzi Guelfi Damiano Fasso Diego Baldoin Emiliano Zanichelli Francesca Pompei Giorgio Parisi (ESO) Giulietta Gheller Irena Iris Willard Isabella Sommati Le Scapigliate Maria Giovanna Morelli Silvia Montevecchi Vera Caleca

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Paratissima Story Paratissima è nata a Torino nel 2005 per gioco. La mission originale, rimasta tale, è quella di promuovere e sostenere giovani artisti emergenti, dando loro l’opportunità di entrare a far parte di una rete internazionale in cui poter promuovere sè stessi, vendere i propri lavori e incontrare altri artisti e creativi, migliorando le proprie capacità e conoscenze. Tutto è iniziato quando alcuni ragazzi di Torino hanno deciso di allestire una mostra in un appartamento vuoto nel centro della città, coinvolgendo i loro amici artisti. La mostra era aperta a chiunque fosse interessato a mostrare le proprie opere, senza alcun tipo di selezione. Gli artisti che hanno aderito a questa iniziativa erano circa una quindicina. Circa dieci anni dopo, nel 2014, Paratissima è diventata una delle più importanti manifestazioni di arte contemporanea in Italia, nonché una delle più visitate. Nella quattordicesima edizione del 2018 i talenti


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creativi coinvolti sono stati 365 e l’afflusso di pubblico nelle 5 giornate di evento è stato di 40.000 visitatori, occupando circa 12.000 metri quadri di location Undici anni dopo la sua nascita, Paratissima ha iniziato a guardare avanti, allargando il proprio raggio d’azione arricchendosi di appuntamenti, opportunità e iniziative ulteriori e ampliando i propri confini in un naturale sviluppo internazionale della manifestazione che dal 2014 ha creato eventi gemelli a Skopje, Lisbona, Cagliari, Napoli e negli ultimi due anni anche a Bologna e Milano.

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Paratissima Talents Come ormai è consuetudine Paratissima propone Paratissima Talents, la mostra collettiva che offre una panoramica delle migliori proposte artistiche presenti nella sua ultima edizione. In un percorso eterogeneo, allestito nella prestigiosa sede istituzionale del Castello Visconteo-Sforzesco di Novara, sono raccolte le opere di giovani talenti emergenti selezionati e premiati. La collettiva raccoglie le punte di diamante emerse da un “esercito” di oltre 300 artisti che hanno partecipato alla quattordicesima edizione della manifestazione che si è svolta a Torino durante la settimana dell’arte nel 2018. Paratissima da sempre è aperta a tutti, senza barriere ed esclusioni, dando a chiunque una possibilità: offrendo un’occasione di visibilità agli artisti emergenti, che spesso non trovano spazio nei circuiti “istituzionali” dell’arte, e nello stesso tempo compiendo una preziosa azione di talent scouting, che costituisce sin dagli esordi


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un impegno perseguito attraverso il riconoscimento di premi in denaro o opportunitĂ espositive. Con questa mission nasce Paratissima Talents, proponendo al pubblico una sintesi del meglio della manifestazione e un focus sui giovani che potrebbero essere gli artisti di domani. Paratissima Talents si pone cosĂŹ come la sintesi di un lavoro svolto che prescinde dai cinque giorni della manifestazione, cercando di andare oltre e continuando nel tempo a sostenere e promuovere la giovane arte contemporanea.

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Daniele Accossato_Paratissima Talent Prize 2012 Simone Benedetto_Paratissima Talent Prize 2013 Ilaria Gasparroni_Paratissima Talent Prize 2018 Camilla Marinoni Charlie Davoli Cinzia Naticchioni Rojas Cristina Rizzi Guelfi Damiano Fasso Diego Baldoin Emiliano Zanichelli Francesca Pompei Giorgio Parisi Giulietta Gheller Irena Iris Willard Isabella Sommati Le Scapigliate Maria Giovanna Morelli Silvia Montevecchi Vera Caleca

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Gli artisti in mostra

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Daniele Accossato Citazione colta unita a spirito irriverente e ironico sono le costanti sempre in gioco nella ricerca scultorea di Daniele Accossato. È un cambio di prospettiva, una mutazione di contesto e di punti di riferimento a coinvolgere e sconvolgere i soggetti delle sue opere. Rimosse a forza dai loro piedistalli, statue e sculture di ispirazione classica vengono letteralmente rapite e costrette in casse pronte al trasporto: l’espressione dipinta in volto è di terrore, tra il caricaturale e il tragicomico, in palese contraddizione con la loro proverbiale compostezza e austerità. A Daniele Accossato è stato consegnato il premio Paratissima Talents nel 2012.

danieleaccossato@libero.it www.danieleaccossato.com


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Box N.3, jasmonite, legno, corda e metallo ossidato, 85x80x100 cm, 2016


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Simone Benedetto Forse non a caso viene affidato alla scultura, alla concretezza della materia, il compito di restituire visivamente lo scollamento, proprio della contemporaneità, tra reale e virtuale, fulcro attorno a cui ruota gran parte della ricerca di Simone Benedetto. L’intento è di fornire exempla tangibili per dare corpo a ciò che accade ogni giorno, in ogni momento della nostra vita, in relazione al web e alle nuove tecnologie, e proprio per questo destinato a essere da noi ignorato, vittime di una sorta di assuefazione. Più che uno sguardo critico verso il presente è la volontà di condividere una presa di coscienza che induce l’artista a mettere in scena le contraddizioni, le distorsioni e le problematiche della società moderna. A Simone Benedetto è stato consegnato il premio Paratissima Talents nel 2013.

simone-benedetto@hotmail.it www.simonebenedetto.it


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Together Alone, resina jesmonite, 80x40x30 cm, 2017


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Ilaria Gasparroni Le scarpette di danza trasmettono leggerezza, armonia e bellezza soltanto a guardarle. Eppure dietro il tessuto setoso e la sinuosità della forma, si nasconde un gesto faticoso ed estremo. Ballando sulle punte, chissà se il passo riuscirà bene oppure se ci sarà qualche difficoltà: nonostante la sofferenza e la tensione, la ballerina però sorride. Anche la vita dell’uomo può essere paragonata a quella della ballerina. Per pochi momenti di serenità, deve subirne molti altri di sofferenza: sono queste le spine che accomunano l’uomo e l’artista. L’uomo, sempre in attesa di qualcosa di nuovo, di diverso, di agognato è continuamente sulle spine. Sono infatti le pause di serenità e di armonia che lo fanno sentire sulle “punte” della vita. Ilaria Gasparroni è stata insignita del premio Paratissima Talent nel 2018 e sarà presente a Paratissima Torino 2019 con una mostra personale.

gasparroniilaria@gmail.com www.ilariagasparroni.com


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Sulle spine, marmo di Carrara, spine di rosa e legno (colore wengĂŠ e oro), 22x12,5x7 cm, 2017/2018


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Camilla Marinoni Zaffo: [zf-fo] sostantivo maschile. Tampone di garza da introdurre e stipare in una cavità naturale, in una breccia operatoria o in una ferita, a scopo emostatico o per controllare la cicatrizzazione nel processo di guarigione. Cosa si prova quando muore una persona amata? Come descrivere il dolore che si sente e si vive? Zaffo è una presa di coscienza, un punto di vista, un vuoto ricamato. È l’impossibile tentativo di curare una ferita e coprire una mancanza. Ma è anche cura, rinascita, insegnamento e condivisione, perché dal dolore si può imparare molto, tanto da comprendere che la morte fa parte della vita ed è un processo naturale che spetta a tutti. Il filo così intrecciato è il simbolo di pazienza e del tempo dedicato a sé, al proprio dolore e alla persona che abbiamo perso, ma è anche il ricordo di mia madre che mi ha insegnato ad usare l’uncinetto negli ultimi mesi di vita. L’ombra del centrino si adagia sull’immagine fotografica sottostante: un ombelico e un seno, rimando al femminile e alla femminilità e anche alla madre e alla prima relazione che abbiamo in vita, entrambi organi primordiali del nutrimento umano. Nutrimento, per il corpo e per l’anima. Ecco che cos’è una relazione intima. Ecco cosa perdiamo con la morte.

marinoni.camilla@gmail.com www.camillamarinoni.com


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Zaffo, carta cotone, filo di cotone, immagine fotografica, 31x23 cm cadauno, serie di 50, 2018


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Charlie Davoli Le fotografie di Charlie Davoli propongono una stupefazione che rimanda al concetto del sublime: si è colpiti da un incrocio di prospettive che trasmettono una potente volontà di smarrirsi in ciò che si sta guardando. Si è spettatori di un equilibrio di sinestesie, tutti i sensi dell’uomo sono coinvolti in questi paesaggi così familiari seppure mai visti prima. La fusione di luci del giorno e della notte, l’unione di differenti punti di osservazione sono piccole anomalie che l’artista combina per rivelare aspetti inediti della realtà quotidiana [...]. Le sue realtà chimeriche e fantascientifiche vogliono risvegliare l’uomo dalla ripetizione e dalla banalità del presente, troppo abituato agli stessi stimoli da osservare i fenomeni da un univoco punto di vista. Il meraviglioso sconvolgimento di queste immagini è in grado di rivelare aspetti inconsueti di scenari cittadini e naturali. (Chiara Tonelli)

charliedavoli@yahoo.com www.charliedavoli.com


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Logic is a systematic method of coming to the wrong conclusion with confidence, fotomontaggio digitale, 60x60 cm, 2016, stampa 7/9


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Cinzia Naticchioni Rojas Le immagini impresse sulle foglie da Cinzia Naticchioni Rojas fissano per sempre qualcosa in modo indelebile, registrando una traccia che mantiene vivo un ricordo passato nel presente. Le foglie degli alberi in Memoria Naturae riportano sulla propria superficie la visione percepita intorno a sé poco prima di staccarsi dal ramo e cadere a terra. Attraverso la gelatina ai sali d’argento viene reso visibile l’ultimo sguardo sul tempo: la foglia, che per sua natura è predisposta a captare la luce, si lascia andare al suo destino ma, prima di deperire, diventa il negativo di un intervallo di tempo. La natura è la madre di tutte le cose e al contempo il luogo di ricongiungimento dopo la fine; la sua forza rigeneratrice ha la capacità, in un attimo, di estinguere la ma anche di mantenere memoria nel tempo.

naticchionirojas@gmail.com www.cnrojas.com


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Memoria Naturae: Rami, gelatina ai sali d’argento su foglia, 36x36x7,5 cm, 2013


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Cristina Rizzi Guelfi Nelle case il tempo passa più lento, i capelli sul pavimento diventano più scuri e senza cornici di linoleum. Le case sono popolate da donnine spuntate per caso, ai piedi di una collina, oppure montate alla rovescia, con viti troppo piccole infilate nelle giunture più importanti, nell’attaccatura dei capelli, sulla pellicina delle unghie. Mostri macchinosi, vestiti di colori e sandali che si mescolano all’aroma dei brodi di pollo e tinture per capelli, tirate dalla routine, sedute su una sdraio di ambiguità. Quel filo dorato e noioso dei giorni infilati, dei mercoledì banali e feriali, dello stesso posto a sedere tavola, degli amici dai nomi conosciuti e dai volti stranieri. Case con giardini colorati dall’odore della paura e dal richiamo della fuga. Le case mutano la consistenza delle persone con l’espressioni dei film muti di Georg Wilhelm Pabst, senza corpo e il fiato è così basso da non permettere eco. Le case nascondo ogni segreto.

cristinarizziguelfi@gmail.com www.imxprs.com/free/cristinarizziguelfi/cristina-rizzi-guelfi


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Dream House, fotografia digitale, 45x30 cm, 2018


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Damiano Fasso La spettacolarizzazione dell’apparire viene bilanciata da una messa in mostra della morte in maniera effimera e fasulla visibile nella serie Another lonesome pop death di Damiano Fasso. Scenari artificiosi fanno da sfondo a satiriche morti di robottini in ambientazioni casalinghe, feticci dell’uomo moderno ormai schiavo della tecnologia, immortalata come se fossero dei selfie. Uno stile pop di forte infiltrazione giapponese mistifica il tabù della morte, la cui effimerità viene enfatizzata dalle scritte in giapponese “solitaria/suicida morte pop”, ripresa di un game over tipico da videogioco. Il contrasto tra il tema arcaico della morte e la mise en scene riflette il pensiero della vacuità dell’immagine nell’era moderna dei social network e su una perdita di significato che rende ambiguo e manipolabile qualsiasi messaggio.

hallodami@hotmail.com www.damianofasso.org


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Another lonesome pop death, stampa digitale su dibond, 18x25 cm, 2017


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Diego Baldoin Diego Baldoin è catturato dagli stereotipi e dalle strutture sociali, è sedotto dai processi di comprensione e di comportamento di ogni essere umano. Contemporaneamente, si chiede quanto dell’apprendimento possa considerarsi naturale e incondizionato rispetto agli agenti esterni. Spesso infatti i modelli precostituiti, quelli di tendenza, secondo la società contemporanea non corrispondono all’istinto e al desiderio di liberarsi, di essere fieramente sciolti e quindi di raggiungere la via di fuga verso la felicità. Che parta dal cuore o dalla mente, la volontà qui è quella di immaginarci in un’altra dimensione che si evolve e muta, liberandosi dal sistema. Ma dove comincia il reale e dove finisce la finzione? Si tratta di plasmare un altro mondo o è pura illusione?

baldoin@me.com www.diegobaldoin.com


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Restart, olio assorbito da resina epossidica, 53x71x11 cm, 2018


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Emiliano Zanichelli Sofisticazioni Alimentari è il percorso di indagine che Emiliano Zanichelli sviluppa attorno alla tematica alimentare. Mentre si propone di esplorare l’incerto confine tra orrore e meraviglia, scopre la sensazione spiazzante e contraddittoria che si prova quando si varca la soglia del naturale e ci si affaccia su quella dell’artificiale: pesci che sbucano da uova, pere incidentate e maldestramente ricucite, pomodori covati da galline. Fotografie in bianco e nero di soggetti alterati e disturbanti ritraggono ibridi alimentari al limite dell’immaginazione: con la forchetta sospesa e l’acquolina in bocca, è lecito ogni giorno domandarsi cosa stiamo per mangiare.

info@emilianozanichelli.com www.emilianozanichelli.com


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Uova a grappolo, fotografia, 20x25 cm, 2012


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Francesca Pompei Il contesto urbano notturno e l’animo impenetrabile di chi lo abita attivo e vigile sono teatro e attori della serie Japan Nights di Francesca Pompei. Un impiegato pendolare torna a casa nella periferia deserta di Tokyo, il passo è stanco e la città quasi spenta, fatta eccezione per qualche sporadica luce. Intanto una giovane donna cammina, decisa, nella solitudine di una stazione della metropolitana della capitale: è di ritorno o sta partendo? Entrambi si muovono con sicurezza nell’oscurità; benché forzatamente, o perché ne sono attratti, entrambi l’attraversano con naturalezza, insonni, seguendo percorsi tracciati dall’abitudine o dal caso, mentre lo spazio intorno a loro è immobile e il tempo sembra essersi fermato. Sarà così fino all’alba nei quartieri residenziali e degli uffici, non nei distretti industriali dove la produzione continua. In questi luoghi del lavoro notturno vivono persone dalle vite capovolte, obbligati alla veglia mentre il resto del mondo abita i sogni.

francescapompei@hotmail.com www.francescapompei.it


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The commuter, stampa fine art su dibond, 40x60 cm, 2017


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Giorgio Parisi L’opera a matita di Giorgio Parisi definisce in maniera netta i contorni di una figura stante, che pare osservare con mille occhi, mentre viene osservata. Nonostante si erga in bella vista, una ragazza è nascosta da quegli occhi che scompongono e frammentano, come una maschera espone e contemporaneamente nasconde. Provenienti dall’immaginario comune, le modelle dell’artista indossano felpe e maglioncini moderni: sono le sorelle, le fidanzate e le colleghe di chiunque, avvolte nella paura di non piacere agli occhi degli altri, spaesate dal timore di essere osservate quell’attimo di troppo.

giorgiowesc@gmail.com www.facebook.com/giorgioeso/


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Nightmare, tecnica mista, 70x100 cm, 2018


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Giulietta Gheller La sinuosità delle silhouette dai contorni spiccati aumenta la sensazione di eros e sensualità femminile, toccando la sfera dell’intimità corporale e sfociando in quella dell’anima e del trascendentale. Giulietta Gheller nella scultura Metamorfosi-From death to live, accresce la sensazione di trasformazione e sgretolamento della materia e della forma, ponendosi come punto interrogativo sull’identità dell’essere. Molte delle sue sculture sono gruppi di due figure in reciproco rapporto, entrambe nell’atto di vivere una propria metamorfosi o nella condizione di incubatori del cambiamento che spesso si manifesta attraverso l’inserimento di elementi naturali come tronchi d’albero, rami e germogli.

giuliettagheller@gmail.com www.giuliettagheller.com


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Metamorfosi: amore nascente, resina all’acqua, fibra di vetro e corteccia, 185x100x40 cm, 2013


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Irena Iris Willard Parlare di libri nell’era digitale è quasi come parlare dei caratteri cuneiformi dopo l’invenzione della stampa, perché Gutenberg mutò per sempre l’accesso al sapere e lo sviluppo tecnologico. Oggi, l’Istat ci dice che il nostro livello culturale, è tra i più bassi registrati negli ultimi quindici anni e quindi, in contraddizione al trend, vogliamo capovolgere tutti i dati. Ripensiamo allora al consiglio di Émile Faguet, all’arte di leggere lentamente e come, una giovane artista francopolacca, abbia saputo cogliere la poesia sfogliando le pagine, toccando la carta e annusandone il profumo. La capacità di Irena Iris Willard di trasferire visivamente il concetto di mise en abyme è notevole. Ogni frammento, ogni immagine e disegno rivela fortuiti dettagli, volti nascosti prendono forma tra le righe mentre, nidi intricati, accolgono pagine antiche. (Simonetta Pavanello)

irena.iris.willard.art@gmail.com www.facebook.com/irenairis.willard


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Spirit of the book, fotografia fine art e libro antico in nido di metallo, 105x70 cm, 2018


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Isabella Sommati Nata di fronte al mare, Isabella Sommati ricorda che da piccola sognava spesso il maremoto, la devastazione della casa, la distruzione della sua sicurezza, delle sue certezze. Impaurita, si raccoglieva sotto le coperte e pensava ad una via di fuga; piangeva, si abbracciava, scappava, nasceva… Ancora adesso Isabella Sommati non sa attribuire un significato a quel sogno, non sa dire se quel maremoto rappresentasse la morte o la vita, è però cosciente che adesso nell’acqua si sente al sicuro.

i.sommati@gmail.com www.isabellasommati.com


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Acqua # La nascita, stampa fineart su carta cotone montata su forex, 35,8x35,8 cm, 2015, stampa 2/6


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Le Scapigliate Il progetto delle Scapigliate si sviluppa come una vera e propria indagine in divenire, rileggendo in chiave attuale e scanzonata il sinolo Aristotelico, la sintesi di materia e forma. La materia continua ad essere anche senza la forma? Un individuo cessa di esistere in quanto tale, quando finalmente si sveste dei suoi panni? Quanto e come possiamo sopravvivere in assenza del personaggio che di giorno in giorno creiamo intorno alla nostra figura? Noi Scapigliate in primis utilizziamo molto la nostra immagine, o per lo meno ciò che di noi decidiamo di mostrare, sui social e nella realtà, per catalizzare l’attenzione e avere un’impronta precisa e definita.

lescapigliate.info@gmail.com www.lescapigliate.com


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Animali sociali, installazione fotografica, 130x90 cm, 2018


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Maria Giovanna Morelli Lana come madre, abbraccio e abbandono. Crine come profumo intenso, memoria. Carbone come lavoro, mani forti. Gesso come polvere, tempo e trascorso. Sedia come assenza, figlio perduto. L’installazione evidenzia l’assenza della fisicità: l’artista porta in scena l’anima, l’essenza delle persone che hanno occupato quelle sedie. Il loro corpo è sostituito da lana, gesso, carbone, poiché né nel ricordo personale né nell’operazione artistica esso rinasce, anzi la sua impercettibilità è evidenziata e denunciata nell’opera stessa. Absentia di Maria Giovanna Morelli ha uno sguardo retrospettivo, si realizza cioè quando l’immagine, la carne e le ossa non abitano più il presente. L’artista ha messo a nudo se stessa, confessando agli spettatori il dolore di quell’assenza e tutte le emozioni che nella ricostruzione di quelle identità ha provato. Ed ha offerto a tutti, senza paura, la propria nudità. Il corpo non si smaterializza soltanto nel ricordo.

magiomo@gmail.com www.mariagiovannamorelli.com


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Absentia, sedie, lana, crine, gesso, carbone, terra, 120x500x80 cm, 2016


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Silvia Montevecchi «In forma di rugiada possa spargersi sulle erbe questo mio corpo» (Michinoya Togen) I versi jisei non ku appartengono alla tradizione giapponese ed esprimono un ultimo addio al mondo da parte di samurai, monaci e poeti i quali, percependo l’approssimarsi della morte, desideravano scrivere alcune parole per lasciare un’ultima traccia prima di andarsene. Alcune di queste poesie evocano atmosfere malinconiche, altre comunicano pace, una ritrovata armonia, quasi sollievo; alcune vedono la morte come un sereno ritorno a casa, altre come un viaggio verso un mondo nuovo. Gli autoritratti di questo progetto sono una reinterpretazione delle sensazioni e delle atmosfere che si percepiscono attraverso la lettura degli jisei no ku. Si ispirano ai versi per dare vita a un mondo fantastico, al di fuori del tempo e della realtà, un mondo in cui la morte è un attimo di sospensione, un passo verso l’ignoto.

montevecchi.silvia@gmail.com www.silviamontevecchi.com


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Jisei no ku #3, stampa fotografica su carta cotone, 70x100 cm, 2017


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Vera Caleca Spesso la luce è l’anima stessa di una casa: raggiunge gli oggetti e gli spazi, definendone di conseguenza il modo in cui li vediamo e li viviamo. La luce che filtra da una persiana suggerisce cosa guardare, come farlo, e ci guida nella vita di una stanza, crea un percorso che possiamo decidere se seguire, indica uno spazio preciso a cui sono legate persone, sensazioni, ricordi. Spazi che vorremmo portare con noi o poter dimenticare. La luce invade, nelle prime ore del giorno, l’intimità del nostro letto con una porzione di mondo esterno, invita il nostro sguardo a prestare maggiore attenzione ai colori, alle ombre e a quello che verrà.

caleca.vera@gmail.com www.instagram.com/vera_caleca/


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Through the light of reminicences, stampa fotografica su carta cotone, 60x60 cm, 2018


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