Una nuova idea di Parco

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Una nuova idea di Parco

n. 3 - dicembre 2011

Parco Ticino

Sviluppo sostenibile: tutela della biodiversità e dell’ambiente, qualità della vita


Ticino a Somma Lombardo (Va)

Editoriale Il lungo declino di tutti i parchi italiani è iniziato a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso ed ha subito una forte accelerazione dopo la crisi economica mondiale che in Italia ha portato a ridurre drasticamente la spesa pubblica addirittura avanzando l’ipotesi che i parchi potessero essere ricompresi nei cosiddetti “enti inutili” (L. 248/2006), esclusa dal legislatore che invece ne ha riconosciuto una funzione primaria nelle diverse leggi a carattere finanziario. Se da un lato, fortunatamente, si considerano i parchi come enti che svolgono una funzione primaria, dall’altro occorre ripensare al rilancio del sistema per impedire che essi stessi possano spegnersi lentamente, vuoi per la mancanza di risorse vuoi per l’assenza di una strategia che tenga conto del momento storico attuale. La sensibilità ambientale oggi è molto cambiata nelle persone comuni: gli attuali contesti abitativi sono molto diversi rispetto a trent’anni fa e l’esigenza di vivere in un ambiente più pulito e più salubre oggi è una necessità primaria di qualsiasi popolazione. In Lombardia questa esigenza è ancor più accentuata perché l’intensità dell’urbanizzazione è giunta negli ultimi anni a erodere oltre 14 ettari al giorno di aree agricole, per un totale di oltre 43.000 ettari tra il 1999 e il 2007. Gli spazi aperti, quelle aree non edificate e non urbanizzate poste entro o ai margini dell’urbanizzato prevalentemente naturali o agricole - indipendentemente dalla loro funzione, destinazione d’uso o effettivo utilizzo - garantiscono una pluralità di funzioni cruciali sia per la qualità della vita individuale e sociale sia per l’ambiente e il paesaggio. Queste aree, unitamente al complesso sistema delle aree protette lombarde, costituiscono quella che da sempre abbiamo definito “l’infrastruttura verde” della nostra Regione, l’unica che si contrappone 2

all’infrastruttura grigia ovunque diffusa. Le aree soggette a tutela in Lombardia sono pari a 600.000 ettari e rappresentano il 25% circa dell’intera superficie del territorio regionale. I parchi rappresentano il 75% dell’intera superficie tutelata. A fronte di un’area di così vaste dimensioni, dal 1998 al 2010, la Giunta Regionale ha stanziato 110 milioni di euro per le spese di funzionamento e gestione. Si tratta di un investimento complessivo di 245 euro per ettaro in tredici anni, poco più di 2 centesimi al metro quadrato ossia, in tredici anni, 45 vecchie lire italiane. Al Parco del Ticino, sempre nello stesso periodo, sono stati assegnati 120 € in tredici anni, la metà del finanziamento medio regionale assegnato ai Parchi, che corrisponde a 23 vecchie lire italiane per ogni metro quadrato tutelato. Queste risorse, già contenute e che difficilmente saranno in aumento nei prossimi anni, implicano necessariamente un ripensamento del ruolo degli enti parco, senza per questo far venire meno la loro missione principale. Il Parco del Ticino, così come i Parchi di montagna (le Orobie, l’Adamello, la Grigna) o gli altri Parchi fluviali lombardi, hanno per compito primario quello di tutelare e conservare la natura: le metodologie utilizzate derivano dai risultati da conseguire che sono nettamente differenti laddove l’antropizzazione umana determina una maggiore impronta ecologica. Prima di introdurre le singole strategie – nuove o vecchie riattualizzate - è utile conoscere un dato che parla di economia della natura. Il Teeb (The Economics of Ecosystems and Biodiversity Study) ha pubblicatato nell’ottobre 2010 una ricerca che riguarda il valore degli ecosistemi della Terra. Secondo questo studio fiumi e


laghi, con i benefici legati alla funzione di riserva idrica e motore di turismo, sono quotati fino a 9.238 euro per ettaro. Le foreste tropicali - che sono contemporaneamente una banca genetica utile all´industria farmaceutica, una cattedrale verde che mantiene un suolo altrimenti semi desertico e un serbatoio di carbonio che ci difende dal caos climatico - valgono fino a 16.345 euro l´ettaro. I boschi fino a 1.421 euro per ettaro. Le praterie, che contribuiscono alla regolazione del clima e del ciclo idrico, arrivano fino a 2.203 euro, sempre per ettaro per anno. A titolo di esempio si calcola che solo il carbonio inglobato nella foresta amazzonica valga, ai prezzi attuali che tengono conto della necessità di evitare la catastrofe climatica, tra 950 e 2.000 miliardi di dollari; cos’ come per ogni dollaro investito nella protezione delle foreste, delle zone umide e dei pascoli c´è un ritorno economico che arriva a 48,39 euro. Se applichiamo questi parametri al nostro Parco, il risultato finale è indiscutibilmente interessante: oltre 20.000 ettari sono i boschi; il fiume e le zone umide sono aree altrettanto vaste. E questi dati rappresentano solo il valore della natura tutelata. Senza ricorrere a queste valutazioni in senso stretto o rapportate alla situazione italiana, non si può comunque non rimarcare che il divario con le risorse investite da Regione Lombardia è notevole. Nonostante questo limite economico non indifferente, che avrebbe potuto far sì che nessuna area sarebbe stata veramente tutelata, protetta e valorizzata nella sua interezza, il dato importante è che invece i parchi lombardi sono cresciuti in qualità. Questa capacità non può venir meno oggi perché molti dei nostri Parchi rappresentano l’unica valvola di sfogo per coloro che abitano in città e ricercano, nel fine settimana, un contatto con la natura, quella vera che cambia col mutare delle stagioni. Gli investimenti fatti dal Parco, soprattutto quelli che riguardano la fruizione, non hanno privilegiato solo i residenti visto il libero accesso e godimento delle sue strutture e infrastrutture: i chilometri di sentieri e piste ciclabili, i numerosi centri parco, le riserve e i boschi. In campo faunistico le reintroduzioni di animali che popolavano

i nostri territori: i caprioli, i gamberi di fiume, le trote marmorate, gli storioni, le cicogne e il contrasto delle specie invasive. Sul versante agricolo il mantenimento delle marcite, importanti non solo per l’ecosistema ma anche per garantire la qualità e tramandare la storia del paesaggio lombardo e il recupero di vecchie varietà. A tutela del paesaggio agricolo le azioni condotte insieme alle aziende agricole hanno permesso al Parco di riconoscere numerosi prodotti primari o derivati dalla loro trasformazione con un proprio marchio che garantisce la qualità e la tracciabilità. Per un “nativo” tutte queste attività sono spesso scontate; non è così, invece, per chi è costretto a confrontarsi con il grigiore quotidiano delle nostre città e non vuole perdere il piacere della vita di un tempo. I “locali” chiedono invece “un parco” che offra opportunità e non più vincoli, un concetto che è stato condiviso e ribadito anche dal Consiglio Regionale in occasione del recente dibattito sulla nuova legge. Con la presunzione di essere sempre stati tra coloro che hanno segnato il passo nel nostro mondo e con lo scopo di contribuire ad accrescere il dibattito che si è aperto in Lombardia sul futuro dei parchi, affinchè si possa raggiungere un nuovo primato confermando la primogenitura innovativa della Lombardia in tema di tutela delle aree protette come è avvenuto nel 1983, ma prima ancora con la felice intuizione dell’istituzione del nostro Parco del Ticino che ha segnato la pietra miliare dei Parchi lombardi e successivamente di quelli italiani, pensiamo che occorre al più presto una legge innovativa e di sistema. Serve un disegno forte e credibile. Non piccoli cambiamenti. Il confronto non sarà semplice se il risultato che si vuole raggiungere è di alto livello. Noi vorremo che il sistema fosse articolato così, cominciando con un viaggio speciale. Milena Bertani Presidente Parco del Ticino 3


Fiume Ticino

Dal Ticino all’Adda alla ricerca di Leonardo Da Vinci L’uomo moderno mostra un desiderio sempre maggiore di allontanarsi dal suo habitat quotidiano e manifesta l’esigenza di relazionarsi con luoghi e stili di vita più semplici ed autentici rispetto a quelli spersonalizzanti della città. La fruizione della natura rappresenta un momento di rigenerazione e di crescita culturale perché le risorse naturali ed ambientali, gestite in ottica sistemica, sono in grado di rappresentare un’attrattività forte, capace di dare alla destinazione un’identità distintiva e difficilmente imitabile.

la l’esigenza del precedente, ma ne costituisce un ampliamento. È evidente allora che ad ognuno di essi deve corrispondere una funzione della destinazione parco: la manutenzione del paesaggio, la trasmissione delle conoscenze scientifiche, il contatto con la cultura e la vita dell’habitat del parco, il coinvolgimento dei turisti in un processo di crescita e trasmissione dei valori e dell’immagine del parco e, al contempo, il ruolo del parco come elemento facilitatore del contatto tra la comunità locale e i turisti.

Promuovere esperienze negli ambienti naturali della Lombardia, con i loro molteplici e caratteristici paesaggi, valorizzando parchi e riserve naturali con percorsi di turismo sostenibile che favoriscano il contatto diretto con la natura e con le risorse culturali esistenti, la fruizione attiva dei luoghi, la conoscenza del territorio in termini di tradizioni popolari ed enogastronomiche, risponde alla sfida che le aree protette oggi devono affrontare. Il turismo come strumento dello sviluppo sostenibile in grado di valorizzare le risorse locali, promuovere l’economia e rilanciare l’occupazione, si è rivelata un’attività di grande interesse per le aree naturali protette, che possono far convivere le politiche di conservazione attive della natura con l’uso più dinamico del territorio tutelato, fornendo così una risposta alle aspettative delle comunità locali con l’esigenza di istituzione e conservazione dei parchi.

L’Italia è dotata di un sistema di Parchi, di aree protette, di oasi e di riserve di rilevante attrattiva turistica, che interessa oltre il 10% del territorio nazionale. Nel contesto nazionale la Lombardia rappresenta un modello che ha fatto la storia delle aree protette: è stata la prima Regione ad istituire un’area protetta – il Parco del Ticino è nato nel 1974 e rappresenta ancora oggi una unicità nel sistema italiano perché il territorio tutelato coincide perfettamente con i confini amministrativi dei Comuni del parco – ed è stata anche la prima a dotarsi di una legge di sistema (1983). Il “Sistema delle Aree Protette Lombarde” comprende • 24 parchi regionali distinti per tipologia (fluviali, montani, di cintura metropolitana, agricoli e forestali), • 78 parchi locali di interesse sovraccomunale, • 65 riserve naturali, • 29 monumenti naturali, che copre oltre 450.000 ettari di territorio della Lombardia (circa il 20%) e rappresenta un patrimonio inestimabile di ricchezze naturali, storiche e culturali. Nei territori delle aree protette è presente un’alta concentrazione di siti Natura 2000 la cui gestione è affidata agli enti parco.

Ciò che un turista oggi vuole è che la sua vacanza diventi un’esperienza di vita, a contatto diretto con una comunità locale, la sua storia, la sua cultura, le sue tradizioni, il sistema delle sue produzioni tipiche, la sua particolare identità enogastronomica. Nessuno degli approcci successivi annul4


Il prodotto turistico italiano basato sulle sue risorse naturali non può prescindere dall’associazione con il patrimonio culturale, da quella identità che si estrinseca offrendo al turista la propria caratteristica di vita quotidiana, con la gastronomia e l’ospitalità, e non può essere paragonato a situazioni ambientali come i parchi di Yellowstone o Yosemite, dove l’aspetto naturalistico assume una prevalenza assoluta su ogni altro elemento che possa interessare la domanda turistica. La miglior vetrina per esprimere e far conoscere le eccellenze del nostro Paese oggi è rappresentata dalla manifestazione universale “Expo 2015”. Gli avvenimenti che lasciano un segno sono caratterizzati da un’anima. Nel caso di “Expo 2015” la sua anima è quella dei luoghi scelti per rappresentarla che non può essere il sito della manifestazione universale, ma le aree protette lombarde che fanno da cornice allo spazio espositivo. Perché sono luoghi che hanno una storia da raccontare, un vissuto che è la somma delle nostre culture, profondamente diversa dai tanti “non luoghi” di odierna concezione. I parchi lombardi sono la Via per condurre i moderni viaggiatori a percorrere un cammino di conoscenza per riscoprire il piacere di vivere un nuovo “Grand Tour”. Per un desiderio di cultura e di esperienza. Si è molto discusso in questi anni sul sito espo-

sitivo: nessuno si è mai concentrato veramente quali reali opportunità ruotano attorno ad esso, già pronte per essere comunicate e valorizzate, fornendo l’immagine di un Paese attivo e preparato alla sfida. L’area individuata, dal punto di vista ambientale, è situata in prossimità di due aree protette regionali particolarmente significative per l’ampio territorio agricolo tutelato - il Parco Lombardo della Valle del Ticino e il Parco Agricolo Sud-Milano che insieme rappresentano un’area agricola contigua di 90.000 ettari, con 3000 aziende agricole attive delle quali un 5% coltiva prodotti riconosciuti con i marchi di qualità ambientale dei due parchi - oltre che da numerosi parchi urbani tra i quali il Parco Regionale delle Groane, i Parchi Locali di interesse Sovraccomunale (Mulini, Altomilanese, Roggie, Roccolo, Gelsi) ed infine l’Oasi del WWF di Vanzago. Se a queste aree aggiungiamo i due parchi regionali dell’Adda, formiamo una “corona verde di grande qualità ambientale e culturale” che circonda il sito espositivo e che mette in comunicazione il Lago Maggiore con il Lago di Lecco. Se a questa immensa realtà – i cui elementi primari sono l’acqua (fiumi, laghi, canali, fontanili e risorgive) e la naturalità - uniamo anche i Laghi di Como, di Lugano e di Varese con i suoi sette laghi minori, possiamo comunicare al mondo il più bel giardino lombardo che rappresenta anche un’eccellenza e un’esclusività in Italia.

Cascina sul Naviglio

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Paesaggio agricolo Morimondo (Mi)

Sul piano culturale, l’ampia area individuata, tra le numerose residenze storiche, ville e palazzi monumentali, gli edifici di culto, le abbazie (ad esempio i circuiti delle abbazie di Morimondo, Viboldone e Chiaravalle), i castelli, offre la possibilità di esplorare alcuni preziosi tesori architettonici, seppure relativamente poco noti. Questa ricco patrimonio associato alle tradizioni e alle identità, contribuisce a rilanciare l’immagine dell’Italia, partendo da quanto già noto e conosciuto come il paesaggio, le risorse naturali, i capolavori dell’arte e della cultura, sino ad arrivare ai circuiti minori, ridando attualità alla tradizione gastronomica e all’agriturismo, alle tradizioni manifatturiere locali, al “Made in Italy”, ai percorsi di benessere integrati con la natura. C’è, però, un’anima che può riunire tutte le anime e raccontare una storia che inizia nel lontano 1482: Leonardo da Vinci. Una storia nuova, con radici antiche, tra realtà e leggenda. Un percorso tra il tangibile e l’intangibile. Un viaggio col cuore e della mente. 6

Perché Leonardo? La prima risposta, la più immediata e forse la più banale, è perché figura nel logo della manifestazione. Ma Leonardo è un Uomo del Rinascimento italiano e pur essendo toscano, trascorse un lungo periodo della sua vita a Milano. Tracce significative della sua presenza milanese si trovano sia nel Parco del Ticino che nel Parco dell’Adda Nord, entrambi riconosciuti dall’Unesco in due diverse declinazioni, e possono costituire un circuito alternativo per quei turisti – italiani e stranieri – che si orientano a visitare solo il Cenacolo a Milano. La sua genialità e la sua conoscenza che ha toccato tanti settori del mondo scientifico si è decisamente sviluppata alla corte di Ludovico il Moro. Ma se Leonardo è apprezzato in tutto il mondo per le opere importanti che ha lasciato, pochi ancora


conoscono la sua attività e i movimenti effettuati nel lungo periodo del suo soggiorno milanese.

stro Leonardo, un uomo del passato con un forte legame col presente.

Sappiamo che, per quanto ci riguarda, ha commissionato dei lavori ad un falegname di Abbiategrasso, ha vissuto per lungo tempo a Vigevano e Pavia, e ha raggiunto forse più volte Sesto Calende. Non si può che concludere come Leonardo abbia percorso in lungo e in largo quello che oggi è il territorio della Valle del Ticino. La leggenda, addirittura, narra che i primi tentativi legati al volo umano siano stati effettuati a Torre d’Isola (Pv).

Attorno alla sua figura ritengo sia possibile immaginare un nuovo “Rinascimento” lombardo che si ponga come scopo primario la valorizzazione di un nuovo modello del “buon vivere e del buon essere” italiano, utilizzando lo stile di vita e le tradizioni della periferia, esattamente come all’epoca degli Sforza, attraverso i parchi che testimoniano indubbiamente la sua presenza: il Ticino e l’Adda.

Poco importa quanto di vero o di immaginario ci sia nella ricca vita di questo Maestro. Quello che è importante è il suo legame con il Ticino e con l’Adda. Un legame così forte da pensare, per la prima volta, al Genio rinascimentale anche come un ecologo ante litteram. Una veste nuova, ancora poco esplorata, perfettamente in linea con il ruolo e la missione principale dei Parchi. “Leonardo divenne una figura leggendaria già nel corso della sua vita e la sua leggenda è stata amplificata in tutte le sue sfaccettature nei secoli che hanno seguito la sua morte. In ogni epoca egli ha personificato l’età del Rinascimento, anche se ciascuna epoca ha ‘reinventato’ Leonardo in base al proprio Zeitgeist”.1 Questa suggestione ci permette di pensare al no-

In un periodo di grande decadimento, come quello attuale, un personaggio di tale levatura non è solo un brand utile ad attirare nuovi visitatori per far conoscere i luoghi dove lo stesso ha soggiornato. Puntare solo sul suo nome come unica opportunità è poco stimolante oltre che essere una scelta vincente di breve durata. La prima cosa da fare è individuare le tracce, vere o presunte, del suo lento camminare lungo il Ticino e nella sua Valle. Lo stesso dovremmo fare nella Valle dell’Adda. Sono certa che queste ricerche ci permetteranno di scoprire altri percorsi che forse coinvolgono territori di altri parchi. Da quelle tracce occorre ricostruire i mille percorsi delle sue acutissime osservazioni e scoperte e creare intrecci e relazioni tra gli stessi per mostrare le varie sfaccettature dell’Uomo Leonardo, ca-

Ticino a Vigevano (PV)

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F. Capra


late nella realtà odierna del Parco/dei parchi. Alcuni di questi percorsi troveranno conferma nei suoi scritti, altri invece apparterranno alla nostra capacità di ricostruire il secolo in cui ha vissuto calandolo nella nostra realtà. Potremmo individuare con chiarezza la natura che caratterizzava il territorio del Parco e dei Parchi, i suoi infiniti paesaggi, il mondo agricolo con le sue tradizioni e coltivazioni. Certamente questa è la ricostruzione che sappiamo fare con maggiore competenza. Dovremmo ripensare ai Navigli, non più e non solo come un canale agricolo, ma come uno straordinario percorso per raggiungere la città valorizzando il patrimonio culturale e ambientale che lo contraddistingue. Una via d’acqua che parla di cultura e di natura. Se è vero che qualche esperimento per documentare il volo umano venne fatto a Torre d’Isola, oggi si vola da Malpensa e il Museo di Volandia potrebbe ospitare questa parte della nostra storia. Da queste suggestioni nascono le nostre rappre-

sentazioni del Genio: Leonardo ecologo, una veste nuova Leonardo e la natura: la biodiversità del Parco alla fine del XIV secolo, Leonardo e l’acqua: il Ticino, l’Adda e i Navigli, Leonardo geografo e urbanista, una lettura dei nostri territori secondo i principi della geografia umana per pianificare, tutelare e valorizzare il paesaggio come elemento qualificante, Leonardo e il volo degli uccelli (Malpensa e il Museo di Volandia), Leonardo artista e inventore, Leonardo e l’agricoltura: una riscoperta delle antiche tradizioni, colture e specie, Leonardo e la cucina: un percorso che unisce tutti gli altri. E ancora: Leonardo a Pavia e a Vigevano. Rileggere gli scritti di Leonardo con occhi disincantati può permetterci di identificare aspetti del territorio della Valle del Ticino alla fine del XIV se-

Mulino di Mora Bassa, Vigevano (PV)

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Ticino dal Belvedere della Dogana Austroungarica, Lonate Pozzolo (Va)

colo. Potremmo chiederci come era la vita in quel periodo, testimoniata da tracce tangibili. Alla nostra abilità compete individuare quelle intangibili che uniscono il filo di un lungo discorso. Scavando a fondo tra i suoi appunti sono certa che riusciremmo a svelare tratti salienti di quella naturalità ancora oggi presente e chi potrebbe impedirci di affermare che molte peculiarità sono ancora esattamente come cinquecento anni fa. Il novello Leonardo è un uomo del XXI secolo che gira nel Parco non più con un foglietto per scrivere i suoi appunti ma con una macchina fotografica ad alta precisione. Pronto ad immortalare un volo di aironi che si liberano sul Ticino, piuttosto che l’abilità di un martin pescatore nel catturare velocemente il suo cibo tuffandosi in acqua. E quell’acqua tanto cara a Leonardo è legata a tanti elementi storici: il Naviglio Grande, le numerose conche, i moti d’acqua anche del fiume, le marcite agricole. Per noi, poi, non è importante determinare la veridicità del Codice Romanoff e del suo estro in cucina. Ci bastano gli scritti che Leonardo ha lasciato quando viveva a Vigevano ed osservava, ad

esempio, la cura nelle viti. Da questi piccoli particolari vorremmo riproporre le sue annotazioni, riportare in vita quel paesaggio agrario, valorizzare gli effetti della biodiversità prodotti da questa riscoperta. Ci piacerebbe far rivivere i preziosi quanto gustosi formaggi della Sforzesca che Luigi XII portava in Francia. I cinghiali ci sono ancora e sono tanti e a Vigevano è possibile reintrodurre il Cervo della Mesola, l’ultimo cervo padano ancora presente in pochi esemplari in questa Riserva nei pressi del Parco del Delta del Po emiliano. Riscoprire nelle nostre radici anche un tocco del suo estro è uno degli scopi di questo meravigliosissimo viaggio che vorremmo approntare per tutti Voi. Ritrovare nelle genti della Valle del Ticino o in quelle dell’Adda i tratti salienti della sua personalità è il miglior biglietto da visita che i nostri territori possono dimostrare di possedere in vista della manifestazione universale Expo 2015. Per spiegare al resto del mondo che le tracce di Leonardo sono qui e sono in ogni aspetto della nostra vita. Noi siamo il museo aperto e vivente che testimonia la sua genialità ancora oggi. 9


Sistema Aree Protette


Regione Lombardia


Molino Isella Gambolò (Pv)

Per una politica di rilancio della natura e del paesaggio in Lombardia Per la prima volta in Lombardia è stato istituito un nuovo assessorato interamente dedicato alle tematiche dei parchi, delle aree protette, dei sistemi verdi, delle foreste e del paesaggio con l’obiettivo di favorire l’integrazione delle azioni specifiche e ampliarne gli effetti complessivi nella valorizzazione di un importante patrimonio lombardo. Tra le azioni ad esse affidate vi è quella del Consiglio Regionale che, in occasione dell’approvazione del Programma Regionale di Sviluppo, ha ritenuto che “le aree protette non dovranno essere più viste come luoghi del divieto, ma come spazi fruibili in grado di sostenere sviluppo economico e crescita di riconoscibilità dei territori lombardi.” E’ da almeno un decennio, infatti, che Regione Lombardia intende riscrivere una nuova legge di riforma delle aree protette e che per questa ragione ha deciso, con questa legislatura, di allargare la propria visione in materia forte del fatto che essa rappresenta la regione con la più lunga tradizione di pia­nificazione e gestione delle aree protette e che la I.r. 86/1983 è stata guida per tutto il territorio nazionale in quanto è stata capace di coniugare gli aspetti di gestione con quelli di programmazio­ne e di tutela del territorio. Una legge che ha garantito negli anni un’importante contribuzione economica che ha permesso agli en­ti di gestione di sostenere le spese di funzionamento, oggi non più riproponibili a causa dei tagli del bilancio regio­nale e, ancor più, di quelli dei Comuni e delle Provincie. Per questa ragione il Consiglio Regionale nell’approvare la parziale revisione della normativa sui parchi, avendo previsto la presenza nel Consi12

glio di gestione di un componente della Giunta regio­nale, ha voluto impegnare la Giunta Regionale affinchè garantisca ai parchi regionali una contribu­zione certa per le annualità future atta a sostenere il normale funzionamento degli enti parco e, assicuri le superfici attuali dei parchi e la loro implemen­tazione al fine di salvaguardare dall’antropizzazione invadente in Lombardia un numero sempre maggiore di suolo. La risoluzione approvata, nel prendere atto che le modifiche introdotte dalla nuova legge regionale possono essere com­pletate con un più ampio processo di revisione della l.r. 86/1983, allo scopo di allinearsi alle nuove normative e ad una diversa sensibilità ambientale che ponga i parchi in una ottica più im­prontata alla logica della fruizione da parte dell’uomo, pur con le più ampie salvaguardie del caso, ha impegnato la Giunta Regionale a proporre al Consiglio regionale - entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge in materia di enti gestori delle aree regiona­li protette. Il progetto di legge deve garantire una maggiore e più consapevole fruizione dei parchi e promuovere la più ampia tutela delle aree protette, valutare la previsione di una disciplina speciale per i par­ chi regionali interessati dalla presenza di aree ricomprese nella rete ecologica europea Natura 2000 per una parte superiore al 60 per cento della loro superficie complessiva. In questo panorama, ancora una volta, il Parco del Ticino rappresenta l’anomalia positiva nel panorama delle aree protette. La sua storia e le sue azioni nella tutela della natura dimostrano come una efficace politica ambientale attenta al territorio permetta di perseguire il binomio o meglio l’antinomia, sviluppo/conservazione. Nato


per volontà popolare nel lontano 1972, quasi quarant’anni fa, mediante la raccolta di 22.000 persone che accettarono di sottoscrivere la proposta di legge d’iniziativa popolare che istituiva il Parco, avanzata e sostenuta dal Giornale della Lombardia. Con una precisazione: l’idea, figlia del suo tempo (gli anni Settanta), di cominciare a preoccuparsi dell’ambiente, della sua salvaguardia, di come preservarlo da scempi che ne avrebbero compromesso irrimediabilmente il futuro, è la premessa che portò nel 1967 duemila cittadini di Pavia, Vigevano e di altri Comuni rivieraschi del Ticino a riunirsi al Teatro Fraschini di Pavia per invitare i parlamentari nazionali ad assumere iniziative legislative volte a difendere il Fiume dalle minacce di inquinamento. Era il 2 marzo 1967. Ad unire le preoccupazioni di quei duemila cittadini fu il progetto di sistemazione idraulica che avrebbe dovuto portare le acque dell’Olona (già allora un fiume gravemente inquinato) a confluire tramite un canale scolmatore in quelle ancora miracolosamente azzurre del Ticino. Intellettuali, ambientalisti e comuni cittadini quella sera al Fraschini non solo si opposero al progetto giudicato devastante per l’ambiente, ma proposero di ampliare l’iniziativa politica fino alla istituzione di un “parco fluviale”. Cinque anni dopo veniva approvata la Legge Regionale 9 gennaio 1974 n. 2 di “Istituzione del Parco lombardo della valle del Ticino”.

Quarant’anni dopo incomincia la prima pagina del nuovo corso del Parco. Ecco perché, pur convinti del fatto che oggi sia importante affrontare una riforma in tema di tutela della natura coniugando sviluppo e conservazione, altrettanto siamo consapevoli come non sia assolutamente facile produrre una legge efficace ed innovativa; per questi motivi ci permettiamo ci suggerire alcune proposte finalizzate a definire una nuova strategia adeguata allo sviluppo storico. La visione strategica non può prescindere da un problema comune agli altri paesi europei: oggi la grande sfida che dobbiamo affrontare riguarda il recupero dei territori trasformati dallo sviluppo urbano, industriale e infrastrutturale moderno, tra i quali rientra la megalopoli che va da Torino a Trieste e ha al centro la Lombardia e i suoi parchi. L’avvenire dei nostri parchi non può essere disgiunto dalla politica europea per la riqualificazione naturale e paesistica del territorio e per nuove forme di sviluppo sostenibile: in questo nuovo assetto i nostri parchi conserveranno una posizione centrale, garantita dal loro ruolo nella megalopoli padana e da confini ormai definiti dalla storia.

Boschi di Cardano al Campo (Va)

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Naviglio a Bereguardo (Pv)

Nuove finalità

tura ecologica-ecosistemica del nostro Paese.

I Parchi da tempo intendono essere percepiti non più solo come luoghi dei divieti finalizzati alla tutela, ma anche e soprattutto come opportunità per produrre reddito ed economia e fattore di promozione e sviluppo del territorio e delle comunità che vi risiedono. Con una loro specificità.

Per valorizzare il “glocal” occorre che il sistema delle aree protette lombarde diventi il perno centrale di una fitta rete costituita dai parchi che afferiscono non solo al bacino padano, ma anche dai parchi d’Europa e di quelli dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Per conoscere un territorio occorre comprendere la sua storia, il suo passato e la sua evoluzione.

Se il futuro economico è green, le aree protette sono già oggi i capisaldi di questo sistema. Per questi motivi la nuova legge dovrebbe avere tra gli obiettivi tradizionali – migliorare l’equilibrio ecologico, conservare e migliorare la biodiversità degli habitat e delle specie attraverso un’equilibrata valorizzazione della multifunzionalità degli ecosistemi - anche la qualità dell’ambiente e della vita dell’uomo e lo sviluppo socio-economico-ecologico del territorio protetto. Tra le nuove finalità, invece, andrebbe riconosciuta la valorizzazione della funzione culturale e turistico-ricreativa legata al godimento dei diversi ecosistemi per rispondere alle esigenze di sviluppo economico, sociale, turistico e ricreativo espresse dalle comunità locali. I Parchi rappresentano un’attrattività turistica derivante dalla sovrapposizione di molteplici fattori: non solo natura tutelata ma anche splendidi centri storici, saperi, sapori, tradizioni, infrastrutture adeguate e rispettose dei valori identitari. La ricerca dell’autentico conduce il turista contemporaneo alla ricerca di nuove esperienze, oggi molto diffuse, unitamente all’affermazione di

L’Italia è sempre stata per l’economia che si occupava di culture, di identità, di territori, di origine, di storia e di storie; si occupava di paesaggio, di turismo (il Grand Tour e il Bel Paese), di bellezza e di armonia; si occupava di vigne, di campi, di terre, di imprenditoria, di mercato, di relazioni, di comunità, di coerenza. Oggi tutto questo e a volte solo in parte, è esercitato dai Parchi. Un nuovo Italian lifestyle può ripartire da qui e non può ignorare l’economia che ha i tempi della natura e non si occupa solo di denaro. Queste semplici osservazioni indicano il percorso per una nuova stagione culturale ambientale: una Padania verde, la cui ossatura portante è costituita dai grandi parchi regionali di cintura metropolitana (dal Ticino all’Adda) fino ad abbracciare l’immenso territorio “tutelato” della grande megalopoli padana. L’unica area che parla di natura, dal Monviso all’Adriatico, e che rappresenta la vera infrastrut14


nuovi modelli improntati alla lentezza che hanno favorito la diffusione di “turismi slow”, tra i quali rientra anche il Turismo Natura.

Integrare la natura e il paesaggio, semplificando i piani normativi. Questo obiettivo è di facile realizzazione perché molti sono gli atti che convergono ad affermare questo principio: la Convenzione Europea del Paesaggio, il “Codice dei beni culturali e del paesaggio” che riconosce “i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonchè i territori di protezione esterna dei parchi” aree tutelate perché di interesse paesaggistico. E’ evidente il vantaggio dell’integrazione concettuale e giuridica tra natura e paesaggio e lo è non solo dal punto di vista economico. Banalmente solo semplificando i piani normativi si possono evitare duplicazioni di costi nella pianificazione, nella gestione delle pratiche amministrative, nei rapporti con il cittadino/utente. Come avviene in alcune regioni del nord Europa nelle quali il processo di crescita culturale locale è molto evoluto, occorrerebbe consentire al Comune di rappresentare l’Autorità inferiore competente per la protezione della natura e del paesaggio, la prima rappresentata da un piano naturalistico distinto da quello paesistico, descritto il primo mediante una dettagliata fotografia dello stato attuale e del valore naturalistico delle diverse componenti di un dato territorio. Questa novità consentirebbe di realizzare notevoli sinergie anche all’affermazione dei tradizionali valori culturali del paesaggio. Occorre pensare di affiancare ai Piani di Governo del Territorio uno strumento come il Piano Naturalistico (sia esso Comunale o d’Area, anche su base provinciale) meccanismi di compensazione ambientale e di risarcimento (“eco-conto”) del valore ecologico che dovessero venire meno a seguito della trasformazione di una data area (sia essa edificabile o meno).

Questa novità rientra nelle azioni di semplificazione immediatamente percepibili per il cittadino che finalmente può rapportarsi solo con l’interlocutore a lui più vicino, consente di evitare la riproduzione di piani intermedi dal medesimo contenuto favorendone risparmi nei costi di gestione ed infine permette di recuperare risorse aggiuntive.

Due esempi per attuare i principi federali nella ripartizione delle risorse Ecoconto I Parchi sono soggetti istituzionali, nel panorama italiano, unici nel loro genere. Non sono dotati di nessuna autonomia impositiva, non possono quindi far ricorso a imposte e tasse per realizzare i programmi di governo, ma non hanno neppure nessuna certezza finanziaria dall’Ente che li ha istituiti poiché gli stanziamenti regionali, così come quelli statali per i parchi nazionali, sono definiti di anno in anno, in occasione dell’approvazione del bilancio. A fronte di questi elementi di grande incertezza i parchi hanno saputo trasformare un oggettivo limite in un’importante opportunità. Nel momento in cui cambia la missione dei parchi regionali, il sistema attuale di finanziamento non è più giustificabile e deve essere riformulato. Un modello interessante è quello degli Stati federali: la federazione e le regioni assegnano contributi in proporzione al livello d’interesse delle iniziative ed alle possibilità d’autofinanziamento degli enti locali, i quali, in ogni caso, devono partecipare con risorse proprie alle spese d’investimento e spesso si accollano la totalità delle spese di manutenzione. Esemplare è l’organizzazione svizzera, per il dettaglio della normativa sui contributi federali e il controllo rigoroso a campione sulla correttezza nel loro uso. 15


Ramo delizia - Riserva la Fagiana

Il problema oggi comune a tutti è rappresentato dall’effettiva disponibilità delle risorse locali. In Germania vige una disciplina speciale degli interventi di trasformazione del territorio suscettibili di compromettere la natura e il paesaggio, definita nell’ambito della legge quadro federale sulla protezione della natura e del paesaggio ed integrata dalle leggi dei Länder, che hanno potere legislativo concorrente. Tale normativa, opportunamente associata a quella in materia di pianificazione naturale e paesaggistica, ha consentito di attivare un flusso importante di risorse per il finanziamento di misure di prevenzione, mitigazione, compensazione e risarcimento dei danni alla natura e al paesaggio, anche utilizzando lo strumento dell’Ecoconto, assai diffuso presso gli enti locali. L’Ecoconto è l’esperienza di compensazione ecologica più completa e matura tra quelle tedesche. Esso può essere paragonato ad un conto bancario che ogni Comune apre generando un deposito di eco-crediti, dal quale è possibile riscuotere dei crediti virtuali con cui controbilanciare i danni e gli impatti causati all’ambiente naturale attraverso una trasformazione territoriale. La scelta delle aree dove attuare la compensazione ecologica spetta ai Comuni, ma, in generale, le aree destinate alla compensazione devono possedere determinati requisiti (ad esempio è prevalente essere strategicamente localizzate ai fini del16

la struttura ecologica e non a quella insediativa) ed ecologicamente povere. Qualsiasi operazione di compensazione deve, intuitivamente, permettere di passare da una qualità ecologica di un certo livello ad un’altra di un livello più alto rispetto quello di partenza. Tali operazioni consistono, a livello pratico, in rinaturazioni di corsi d’acqua, riforestazioni, imboschimenti o rimboschimenti, oppure prescrizioni riguardanti l’uso del suolo, le pratiche colturali e i sistemi di gestione da parte dell’agricoltura. Nel momento in cui un’area è disponibile e interessante per l’assetto ecologico locale entra a far parte del deposito verde comunale per la compensazione. Tali aree saranno quindi vincolate permanentemente a quella destinazione. Immaginiamo di trasferire questo sistema ad una realtà come quella di un Parco regionale lombardo (o un PLIS, ecc.). Il Parco organizza e gestisce, in forma consortile, l’Ecoconto, concernente le operazioni che riguardano il suo territorio e le aree adiacenti dei Comuni interessati; nel bilancio dell’Ecoconto entrano quindi le risorse di risarcimento compensativo, provenienti non soltanto dai processi di pianificazione e controllo amministrativo di competenza dei Comuni, ma anche da quelli facenti capo ad altre Autorità (per es. riguardanti strade e ferrovie, cave, ecc). Ovviamente tali risorse devono essere integralmente utilizzate per opere di riqualificazione del territorio, certificate da un’autorità superiore (ad esempio mediante l’Ecocatasto) e distinte da quelle realizzate con altri fondi. L’Ecoconto è il principale, ma non l’unico strumento d’autofinanziamento, che possiamo concepire. Demanio idrico In questo campo occorre sperimentare nuove forme di gestione del demanio e del patrimonio pubblico. Nel caso del demanio idrico, una grossa potenzialità è rappresentata dal riordino delle


concessioni di polizia idraulica, le quali riguardano una miriade di manufatti, spesso in condizioni di grave disordine o affatto abusivi (con evasione del canone annuo) per la trascuratezza dell’Autorità competente. A fronte di un progetto per la riqualificazione complessiva di un dato tronco di corso d’acqua elaborato dal Parco, si può concepire una forma di delega (codificata dal legislatore regionale), da parte dell’Autorità competente per la polizia idraulica, all’istruttoria delle pratiche per il riordino di tutte le concessioni (riguardanti attraversamenti, sistemazioni spondali, recinzioni, scarichi, ecc.). Al termine di queste operazioni, si materializza un doppio flusso di risorse, provenienti dai soggetti intestatari delle concessioni e dedicate al progetto di riqualificazione: • I concessionari eseguono, a loro cura e spese, gli interventi progettati per la demolizione o la riqualificazione e s’impegnano alla manutenzione, secondo le tipologie e sotto la vigilanza del Parco. • L’Autorità competente per la polizia idraulica assegna al Parco l’introito dei canoni annui di concessione, a fronte delle sue prestazioni d’assistenza e controllo, codificate con apposita circolare regionale. Un esperimento analogo è stato attuato con il Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi che oggi gestisce tutto il sistema dei Navigli, accanto all’attività tradizionale.

da tutto il mondo. Sono due le sfide per i responsabili politici: comprendere il valore del capitale naturale (foreste, parchi e corsi d’acqua) e tenerne conto nel processo decisionale. Le modalità per raggiungere il duplice risultato sono diverse: ricompensando coloro che preservano o migliorano i benefici offerti dagli ecosistemi, come le risorse idriche o il rimboschimento, tramite pagamenti; oppure ricorrendo alla regolamentazione per stabilire norme ambientali e regimi di responsabilità efficaci. Un’ulteriore soluzione è quella di estendere le zone protette e di investire in infrastrutture ecologiche nel paesaggio generale. L’uso inefficiente delle risorse e la scarsa preoccupazione per i nostri sistemi naturali determina la perdita del nostro capitale naturale. Se tale perdita raggiunge un punto di non ritorno, il recupero e la ricerca di alternative richiederanno molto tempo e denaro e notevoli sforzi. Includere quindi i servizi ecosistemici nella politica locale e regionale è ormai fondamentale. La mancanza di prezzi di mercato per i servizi ecosistemici e la biodiversità conferma che i benefici che otteniamo da questi beni, spesso di natura pubblica, in genere sono ancora trascurati o sottovalutati nel processo decisionale.

Il valore reale della natura

I pagamenti destinati ai servizi ecosistemici (PES, payments for ecosystem services) possono contribuire a una migliore gestione del capitale naturale, assegnando un prezzo alle diverse tipologie di ambiente in base alle funzioni svolte.

Il progetto TEEB – The Economics of Ecosystems and Biodiversity – ha raccolto i migliori dati economici disponibili e dimostrato quanto i costi derivanti dal degrado degli ecosistemi e dalla perdita di biodiversità siano davvero troppo alti perché la nostra società possa permetterseli. Il progetto ha fatto riferimento ai risultati di migliaia di studi e ha preso in esame metodologie di valutazione, strumenti politici ed esempi di azioni provenienti

Il tema dei Servizi Ecosistemi ha avuto un’evoluzione interessante in Italia. Fino agli anni ’80 i Servizi Ecosistemici sono stati prevalentemente tutelati con strumenti di regolamentazione quali: vincoli, standard di emissione, procedure autorizzative, tasse. A partire invece dai primi anni ’90, l’insieme degli strumenti si amplia decisamente includendo incentivi e compensazioni ad adesione volontaria. 17


Alla fine degli anni ’90, si introducono nuovi criteri innovativi anche nella tutela dei Servizi Ecosistemici. Queste novità sono già state considerate dal Ministero dell’Ambiente nell’ambito della “Strategia nazionale della biodiversità” (2010), tant’è che un apposito documento1 ha analizzato il meccanismo dei PES (Pagamenti Servizi Ecosistemici) basandosi sulla creazione di convenienze economiche per gli operatori che potenzialmente possono offrire, mantenere o valorizzare

specifici Servizi Ecosistemici (SE), tali da spingerli verso l’adesione volontaria ai meccanismi di incentivazioni proposti dalle istituzioni competenti, riallineando in tal modo l’interesse pubblico con quello privato.

La creazione di nuovi mercati, accompagnata da un ruolo pro-attivo della società civile nei processi decisionali, rappresenta una forma di intervento innovativa ed estremamente promettente nell’ambito delle politiche ambientali.

Un esempio: a Nagoya, in Giappone, un sistema basato sullo scambio di quote di diritti all’edificazione obbliga le imprese edili che sorpassano i limiti imposti agli edifici di grande altezza a controbilanciarne l’impatto tramite l’acquisto e la conservazione di appezzamenti di terreno tipici del paesaggio agricolo tradizionale giapponese. Gestione dei servizi idrici a New York: un esempio di PES Un esempio concreto di un PES di successo è l’accordo sottoscritto tra l’azienda municipalizzata per la fornitura dei servizi idrici della città di New York e i proprietari forestali del bacino di captazione. In base all’accordo liberamente sottoscritto i proprietari si sono impegnati a gestire i propri boschi secondo un programma che prevede pratiche di gestione forestale aventi effetti positivi sulla costanza qualitativa e quantitativa del deflusso idrico. La compensazione per i servizi ecosistemici svolti viene corrisposta attraverso un’addizionale sulla tariffa idrica, pagata dagli utenti finali. L’implementazione del programma ha permesso un parziale risparmio di spesa sui 6-9 miliardi di dollari necessari per realizzare impianti di depurazione, un costo che avrebbe comunque gravato sui cittadini, mentre i proprietari forestali hanno potuto contare su un flusso annuo e costante di reddito.

Esperienze di habitat banking, crediti per le specie a rischio di estinzione e biobanking Negli USA, le aziende o i privati cittadini possono acquistare crediti ambientali dalle “wetland mitigation banks” per ripagare il degrado degli ecosistemi dei terreni paludosi causato da attività agricole o di sviluppo. Un sistema di scambi di quote per la biodiversità consente di acquistare “crediti per le specie a rischio di estinzione” per controbilanciare gli impatti negativi prodotti sulle specie minacciate e sui loro habitat. L’Australia, in attuazione alla legge sul biobanking, ha avviato un progetto per creare incentivi mirati alla protezione di territori privati dall’elevato valore ecologico. Il progetto ha consentito l’acquisto di “crediti di biodiversità” da parte di società immobiliari per compensare gli impatti negativi sulla biodiversità. Tali crediti possono essere creati mediante la valorizzazione e la tutela permanente del territorio.

18 Definizione del metodo per la classificazione e quantificazione dei Servizi ecosistemici in Italia – MATTM, Direzione per la protezione della natura

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Governo del Nuovo Galles del Sud - 2006


Campo di papaveri

L’esempio di Vittel, azienda produttrice di acqua minerale Vittel (Nestlé Waters) temeva la contaminazione da nitrati causata dall’intensificazione delle attività agricole. Vittel ha collaborato strettamente con gli agricoltori per identificare pratiche sostenibili alternative e incentivi reciprocamente accettabili. Un elemento fondamentale per la riuscita dell’operazione è stata la fiducia che gli agricoltori avevano in Vittel, che non solo ha mantenuto i loro livelli di reddito ma ha finanziato tutte le modifiche tecnologiche necessarie, senza costi per gli agricoltori. Sono stati stipulati accordi trentennali con gli agricoltori per ridurre i fertilizzanti azotati e modificare le pratiche agricole, eliminando 1700 ha di coltivazioni a mais. Nei primi sette anni sono stati spesi 25 M di euro per compensare i mancati redditi (ca 200 €/ha/anno), assegnare contributi a fondo perduto alle aziende per nuovi investimenti (fino a 150.000 € per azienda) e fornire manodopera aziendale gratuita per le concimazioni organiche.

In base a una definizione restrittiva, limitata alle industrie ecologiche e ad attività quali l’agricoltura biologica, la silvicoltura sostenibile e le forme di turismo «verde», circa un lavoratore su 40 in Europa svolge un lavoro direttamente legato all’ambiente. Se si prendono in considerazione settori più vasti, in particolare l’agricoltura, il rapporto sale a uno su dieci. Questi posti di lavoro hanno un effetto moltiplicatore e ne sostengono altri in settori diversi dell’economia. Tenendo conto di tutti questi fattori, un lavoratore europeo su sei dipende in qualche misura dall’ambiente.

Il «Conservation Grade», un sistema britannico di certificazione dell’«agricoltura rispettosa della natura», garantisce ai marchi di prodotti alimentari, ai produttori e ai consumatori una produzione alimentare efficiente e al tempo stesso migliora la biodiversità e i servizi ecosistemici e previene il degrado dell’ambiente selvatico sui terreni agricoli. Gli agricoltori che aderiscono al sistema convertono il 10% dei loro terreni coltivati in habitat per la flora e la fauna selvatiche. I titolari di marchi registrati, che usano i prodotti di queste aziende agricole, possono apporre il logo «Conservation Grade» ai loro prodotti rispettosi della natura.

tratto da…

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Garzetta

Alcuni esempi di valutazione dei benefici della rete Natura 20003 I benefici forniti da Natura 2000 nei Paesi Bassi sono stati stimati in circa € 4.000/ha/anno. Tempo libero e turismo, nonché funzioni più ampie dell’ecosistema sono importanti componenti di questo valore, così come i benefici di non-uso. I benefici del benessere lordo di tutte le aree Natura 2000 nei Paesi Bassi (1,1 milioni di ettari) sono stimati circa € 4,5 miliardi/anno. E’ stato stimato che la protezione di tutti i 300 siti Natura 2000 in Scozia per un periodo di 25 anni determina un rapporto complessivo benefici/ costi pari circa a 7. Questo significa che nel complesso i benefici sociali sono sette volte superiori ai costi nazionali, risultando in un buon rapporto qualità/prezzo. Nell’ambito di una più vasta valutazione economica e istituzionale della rete Natura 2000 in Francia, sono stati condotti diversi studi per determinare i benefici derivanti in una vasta gamma di siti. L’obiettivo della valutazione è stato quello di valutare i benefici netti legati alla gestione di Natura 2000. Nel sito ‘Plaine de la Crau’, i benefici netti sono stati calcolati in circa € 142 ha/anno, cioè circa sette volte superiore ai costi associati al sito Natura 2000. Secondo uno studio in Irlanda il tasso totale di rendimento del sostegno del governo al sito Na-

tura 2000 Burren (una vasta area di pavimenti calcarei e praterie ricche di orchidee) è stato prudentemente stimato a circa 353-383% (senza o con il turismo) e 235% se vengono considerate tutte le spese di funzionamento del programma PSR per gli agricoltori e tutti i pagamenti diretti. Nell’ambito dell’Accordo per il Corridoio Verde del Basso Danubio (LDGC), si è convenuto di ripristinare 2.236 km² di pianura alluvionale, i canali laterali lungo il corso del Danubio e gli habitat associati per aiutare il controllo delle inondazioni nella regione. Il costo totale di questa operazione di recupero è stimato in € 50 milioni e si tradurrebbe in 2.100 milioni di m³ di capacità di ritenzione delle inondazioni. Questo è un miglioramento notevole rispetto ai costi sostenuti nella sola Romania a seguito delle alluvioni nel 2010, che ammontano a € 59 milioni. Inoltre, si stima che il restauro dovrebbe fornire € 112 milioni l’anno in servizi ecosistemici aggiuntivi per la pesca, la silvicoltura, la ritenzione di nutrienti e la ricreazione, ecc .. Nel 2009, il Servizio finlandese per il Patrimonio Naturale (Metsähallitus) e l’Istituto Forestale finlandese (Metla) hanno effettuato una valutazione su scala nazionale degli effetti economici sulle economie locali del turismo naturalistico e delle attività ricreative legate alla natura. Lo studio prendeva in considerazione aree naturali chiave di proprietà del governo, di cui 35 parchi nazionali (molti dei quali sono nella rete Natura 2000) e

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Natura 2000 – Notiziario Natura e Biodiversità della Commissione Europea – n. 29 Dicembre 2010


10 aree ricreative. Secondo lo studio, il totale delle entrate annuali legate alla spesa dei visitatori nei parchi nazionali è pari a € 70,1 milioni; in generale, è stato stimato che per € 1 di investimenti pubblici per le aree protette risulta un rendimento di € 20. I Parchi Nazionali del Galles portano buone notizie per l’economia gallese. Nel 2001, è stato commissionato un progetto di ricerca al fine di valutare il valore economico dei tre Parchi Nazionali del Galles. Il progetto ha concluso che l’ambiente dei tre parchi sostiene oltre 10.000 posti di lavoro (quasi l’8% dei posti di lavoro in Galles) e ha contribuito all’economia del Galles con quasi 200 milioni di euro. Questi posti di lavoro ed i loro prodotti diretti hanno creato ulteriori attività economiche grazie al loro impatto sui fornitori e ai salari spesi in Galles. Grazie al loro alto valore naturale, alla ricchezza della fauna e alla bellezza del paesaggio, i parchi, che per la maggior parte ricadono anche all’interno della rete Natura 2000, forniscono una forte immagine di marca ai beni ed ai servizi del Galles, risultato, peraltro, dell’adozione, entro i confini dei Parchi, di pratiche agricole o forestali sostenibili. Ricreazione in foresta: i Parchi Avventura4 Un caso interessante di strutturazione di servizio ricreativo che si è affermato recentemente in Italia è quello dei Parchi Avventura, un’esperienza nata a partire dal 2001 sul modello francese. Si tratta generalmente di percorsi aerei sospesi tra gli alberi di una foresta, costruiti mediante piattaforme in legno appoggiate sui fusti delle piante e passaggi acrobatici tra una pianta e l’altra. Negli ultimi cinque anni sono sorte in Italia circa 70 di queste strutture, localizzate soprattutto nell’arco Alpino, anche se non mancano esempi in località marine e nel centro-sud Italia (Loreggian, 2008). La proprietà e la gestione dei Parchi Avventura sono nella maggior parte dei casi private, anche se spesso localizzate su aree forestali di proprietà

pubblica, cedute al gestore del Parco tramite contratti di concessione. Per un Parco di dimensioni medio-grandi (circa 10.000 visitatori all’anno, su una superficie di un ettaro), i costi di realizzazione sono dell’ordine di alcune centinaia di migliaia di euro e il tempo di ritorno dell’investimento è di 5-6 anni. L’accesso alle strutture da parte degli utenti avviene tramite acquisto di un biglietto a tempo o a percorso. Elementi di successo sono la localizzazione in aree già rinomate dal punto di vista turistico, la facilità di accesso e di parcheggio, la capacità di creare sinergie con altre attività turistico-ricreative offerte dal territorio. Il segmento cui attingono i Parchi Avventura è quello del turismo sportivo ed escursionistico, e in una certa misura anche il turismo scolastico. È un mercato relativamente maturo, dove il prodotto offerto è però nuovo e richiede capitali, imprenditorialità e competenze tecniche specifiche, caratteristiche più facilmente rinvenibili nei soggetti privati piuttosto che negli enti locali (ad esempio i comuni proprietari forestali nelle aree montane). Le dimensioni sono quelle di un mercato di nicchia ma in crescita sia sul lato della domanda che dell’offerta.

Escursione in bosco

21 Verso la strategia nazionazionale della biodiversità – MATTM – “Definizione del metodo per la classificazione e quantificazione sei servizi ecosistemici in Italia”

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I siti UNESCO, come elementi portanti per costituire altre reti di sistema MAB UNESCO Il Programma MAB (Man and the Biosphere) è stato avviato dall’UNESCO negli anni ’70 allo scopo di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente e ridurre la perdita di biodiversità attraverso programmi di ricerca e capacity-building. Il programma ha portato al riconoscimento, da parte dell’UNESCO, delle Riserve della Biosfera, aree marine e/o terrestri che gli Stati membri s’impegnano a gestire nell’ottica della conservazione delle risorse e dello sviluppo sostenibile, nel pieno coinvolgimento delle comunità locali. Scopo della proclamazione delle Riserve è promuovere e dimostrare una relazione equilibrata fra la comunità umana e gli ecosistemi, creare siti privilegiati per la ricerca, la formazione e l’educazione ambientale, oltre che poli di sperimentazione di politiche mirate di sviluppo e pianificazione territoriale. Le “Riserve di Biosfera” (anche denominate più semplicemente biosfere) sono aree abitate e sfruttate dall’uomo, rimaste in uno stato vicino a quello naturale grazie alla loro economia agraria o forestale. Le biosfere puntano non solo ad incoraggiare la conservazione degli spazi naturali ma anche a promuovere il territorio, il suo sviluppo economico e le sue specificità culturali. Ed è per questo che le riserve sono suddivise in tre zone: una zona centrale in cui viene preservata la biodiversità vegetale e animale, destinata alla ricerca; una zona cuscinetto di gestione ecologica per le attività a basso impatto in termini di silvicoltura, agricoltura ecologica ed ecoturismo; una zona di sviluppo sostenibile delle risorse per l’artigianato, i servizi e le attività agro-silvo-pastorali più estensive. Le Riserve di Biosfera rappresentano perciò dei veri e propri laboratori di sviluppo sostenibile in grado di abbinare alla funzione di conservazione dei valori ecologici del territorio, la valorizzazione delle sue specificità naturali e delle attività tradi22

Bosco di pioppeto

zionali di utilizzo eco-compatibili. Nell’ambito delle Rete Globale delle Biosfere istituita dal MAB, a tutt’oggi si registrano 564 riserve in 109 Paesi, di cui 8 in Italia: • Valle del Ticino (Lombardia/Piemonte) • Miramare (Friuli Venezia Giulia) • Selva Pisana (Toscana) • Arcipelago Toscano (Toscana) • Circeo (Lazio) • Collemeluccio-Montedimezzo (Molise) • Cilento e Vallo di Diano (Campania) • Somma-Vesuvio e Miglio d’Oro (Campania) I GEOPARCHI Un geoparco è un territorio ben delimitato e di dimensione sufficiente per contribuire allo svi­ luppo economico locale; esso comprende un certo numero di siti geologici e geomorfologici (geoto­ pi) di varia dimensione che testimoniano la storia


della Terra e l’evoluzione del paesaggio. I geo­ parchi possono includere anche siti di particolare valore ecologico, archeologico, storico o di altra natura. (UNESCO 2004). La rete europea dei geoparchi (European Geoparks Network, EGN) fornisce alcune indicazioni sup­plementari per quanto riguarda le caratteristiche di un geoparco: ∗ un geoparco deve costituirsi attorno a un patri­ monio geologico e geomorfologico peculiare per il suo interesse scientifico, per la sua rarità o per il suo valore pedagogico. I siti che costi­ tuiscono tale patrimonio devono essere colle­ gati ed essere oggetto di un seguito comune; ∗ non vi sono limiti di dimensione per un geo­ parco anche se deve essere suffi­cientemente esteso per garantire una valoriz­zazione scientifica e un utilizzo economico nel quadro di uno sviluppo sostenibile. Un geoparco non potrebbe esssere creato attorno a un solo oggetto, anche se quest’ultimo dovesse essere di grande dimensione (ad esem­pio un massiccio montagnoso o una scogliera spettacolare), mentre può presentare anche dimensioni ridotte, ad esem­pio nel caso in cui le contingenze geologiche raggruppino più geotopi in origine lontani

su di una piccola porzione di territorio; ∗ questo patrimonio deve contribuire allo svi­ luppo economico regionale nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile, ad esempio trami­ te il geoturismo; ∗ la realizzazione di un geoparco deve avvenire grazie al supporto della popolazione locale e coinvolgere sia l’ente pubblico sia le organizzazioni con interesse pri­vato (economia, turismo); ∗ un geoparco deve essere considerato come un territorio sperimentale che permette lo svilup­ po di iniziative innovative in materia di valo­ rizzazione e protezione del patrimonio geolo­ gico e geomorfologico. In Italia sono presenti 8 Geoparchi:  Parco Naturale Rocca di Cerere  Parco Naturale Regionale delle Madonie  Parco Naturale Regionale del Beigua  Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna  Parco Naturale Adamello Brenta  Parco Nazionale del Cilento e Vallo del Diano  Parco delle colline metallifere Grossetane  Alpi Apuane

Lanca di Bernate (Mi)

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www.parcoticino.it

Direttore Responsabile Milena Bertani, presidente Parco Ticino In redazione Patrizia Ansalone

I testi di questo numero del giornale sono a cura di Milena Bertani Ufficio Stampa tel. 02 97 21 02 58 e-mail: ufficiostampa@parcoticino.it Fotografie Archivio fotografico Parco Ticino

Progetto grafico e impaginazione Proxima di Paola Mascazzini paolam27@libero.it Iscrizione tribunale n. 513 del 13 /10/2011

Questo numero è stato chiuso il 30 dicembre 2011

Foto di copertina: corridoio Genova – Rotterdam


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