Dialogo e Famiglia Giornale dell’Unità Pastorale Sacra Famiglia - Padre Marcolini N˚ 5 - Dicembre 2019
Gesù
l’atteso
Sommario Parola del Parroco L’attesa di Gesù . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3 Vita della Chiesa Le attese dei poveri: la certezza di trovare in Dio vera giustizia. . . . . . . Le attese delle famiglie di oggi nell’Amoris laetitia di Papa Francesco . . Le attese degli anziani: anziani in casa risorsa o peso? . . . . .. . Le attese dei giovani: tra ecologia e Europa. . . . . . . . . . . . Le attese dei lavoratori: “Taranto non deve morire”. . . . . . . . . Vita dell’Unità Pastorale Primo incontro dei Consigli di oratorio Badia e Violino riuniti. . . . . . . Le parole per dire “Educazione”. . . . . . Generazione oratori: i ragazzi al lavoro . . . . . . . . . . . . . . L’attività della commissione Caritas è ripresa con le tradizionali iniziative dell’avvento . . . . . . . . . . . . . . . . . Perchè pregare per i defunti. . . . . . . . Cronaca dell’Unità Pastorale Prime comunioni e cresime 2019, con il vento in poppa. . . . . . . . . . .. . In attesa del pane della vita . . . . . . . . Adesione all’azione cattolica . . . . . .. . Cineforum d’autunno . . . . . . . . . . . . GSO Vi.Ba. insieme si può. . . . . . . .. . Open Day Scuole Materne . . . . . . . . . Riparte VIVI il quartiere . . . . . . . . .. . Buon Natale da Suor Rita e Suor Angelita, campagna Adozioni a Distanza. . . . .. .
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Sei ancora Tu, Gesù Bambino, Che oggi ci inviti alla festa. Nato per noi, dato per noi. La Tua presenza nel tempo È per offrire a ciascuno di noi la fortunata gioia di avvicinarTi, Di poter dire: sei per me, sei mio. Tu sei l’atteso da secoli. Tu l’atteso da questa generazione, Tu la chiave di tutta la storia passata e futura. Gesù noi Ti riconosciamo per quello che sei, Il Cristo, il Messia, il mandato da Dio. Noi abbiamo l’intuito felice, la freschezza, il gaudio, l’audacia di proclamarTi il nostro Redentore, Il nostro maestro, il nostro amico, Tu la via, Tu la verità, Tu la vita Delle nostre singole esistenze e di tutta la comunità che in Te crede,
Che in Te confida, che da Te si sente amata. Tu sei qui con noi, In questo mondo così evoluto e così confuso, In questo mondo così intelligente e profano E spesso volutamente cieco e sordo ai tuoi segni, In questo mondo che Tu hai amato fino alla morte. Tu sei qui dove la Chiesa Ti annuncia Come la gioia e la salvezza del genere umano. Gesù, Tu sei il nome che noi facciamo Risuonare per tutta la terra E per tutta la fila dei secoli Perché Tu sei il Figlio di Dio, eterno, infinito. Amen
San Paolo VI
Orari S. Messe Unità Pastorale Feriali: da lun a giov ore 8.30: Badia da lun a ven ore 18.00: Violino ven ore 20.00: S.Antonio Sabato: sab ore 8.30: Lodi Mattutine sab ore 18.00: Violino sab ore 18.30: Badia
Domenica: dom ore 8.00: dom ore 9.00: dom ore 10.30: dom ore 11.00:
Badia Violino Badia Violino
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Luglio e Agosto: dom ore 8.00: Badia dom ore 9.00: Mandolossa dom ore 10.00: Violino dom ore 10.30: Badia dom ore 18.00: Violino
Vita dei Quartieri Carabinieri in ascolto. . . . . . . . . . . . “ 25 Progetto di buon vicinato. . . . . . . . . . “ 26
Contatti dei presbiteri della Unità Pastorale
Foto di comunità. . . . . . . . . . . . . . . Per un pugno di libri e di film . . . . . . . Lavori: lo stato di fatto . . . . . . . . . . . Mostra presepi. . . . . . . . . . . . . . . . Anagrafe parrocchiale . . . . . . . . . .. .
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Redazione Don Gian Pietro Girelli, Don Fausto Mussinelli, Laura Bellini, Francesco Quaranta, Elena Rubaga, Elena Vighenzi, Carlo Zaniboni.
Per chi volesse scriverci: redazione.dialogoefamiglia@gmail.com
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Parrocchia S.Giuseppe Lavoratore: Parrocchia San Giuseppe Lavoratore trav. Ottava, 4 - Villaggio Violino tel. (segreteria parrocchiale) 030 2410316 Parroco (don Gian Pietro Girelli): cell. 335 5866916 e-mail: pierzik@alice.it - www.parrocchiaviolino.it Curato (don Fausto Mussinelli): Parrocchia Madonna del Rosario via Prima, 81 - Villaggio Badia tel. 030 313492 - cell. 328 7322176 e-mail: donmussi80@gmail.com - www.parrocchiabadia.it
Riferimenti per gli oratori: Oratorio San Filippo Neri: via Prima, 83 - Villaggio Badia Oratorio Violino: via Prima, 2 - Villaggio Violino
DIRETTORE RESPONSABILE: DON A. BIANCHI - TRIBUNALE DI BRESCIA - AUTORIZZAZIONE 2/2018 DEL 23 GENNAIO 2018
STAMPATO DA: AGVA ARTI GRAFICHE VANNINI VIA ZAMARA, 31 - BAGNOLO MELLA (BRESCIA)
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Parola del Parroco L’attesa di Gesù
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ovembre, luci sfavillanti ornano di sera in sera i centri commerciali, a rendere la scena di un grande luna park, anticipano e di molto il tempo liturgico del Natale. Che dire, ci siamo abituati. Si chiamano luci di Natale, ma il rito pagano del consumo le ha fatte diventare altro. I cristiani dovrebbero distinguersi e accendere le luci la notte della nascita per celebrare l’arrivo dell’Atteso, ma poco importa, quel che conta è se davvero si attende o no qualcuno. Tutti aspettano il Natale, o forse aspettano le vacanze di Natale. Aspettano o attendono? Andrebbe chiarita la differenza tra aspettare e attendere. Due verbi che usiamo indipendentemente dalle situazioni che vogliamo descrivere, ma che hanno significati diversi. Aspettare è propriamente il guardare verso la parte dove si pensa debba arrivare qualcuno o debbano portare qualcosa. Chi aspetta è indif-
ferente, ostile alla persona o alla cosa o all’evento che sta per succedere. Chi teme qualcuno o un evento, lo aspetta. Si aspetta con timore. Attendere invece ha il significato di “essere proteso, di stare nella direzione di”. È come esser a casa, ma con lo spirito seguire con tremore il cammino di colui che deve arrivare. Chi attende è amico della persona che sta per venire, ha bisogno delle cose promesse, è in attesa di far festa a chi è atteso. Si attende col desiderio che arrivi presto l’atteso. Noi aspettiamo o attendiamo il Natale? È iniziato l’avvento e in avvento i cristiani sono soliti pensare di doversi preparare alla venuta del Signore per celebrarne la festa. Come sarà questa festa del Natale? Nel corso dei secoli la festa del Natale ha assunto, accanto al suo significato religioso, anche aspetti pagani e ciò fa sì che ognuno viva il Natale secondo le tradizioni della cultura d’origine. La celebrazione della festa del Natale ha assunto così sfaccettature diverse a secondo della cultura dei popoli.
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Come ormai ogni festa, anche il Natale è segnato da una logica molto umana: luci variegate, ora anche proiettate e in movimento, pranzo speciale, regali sotto l’albero e... in qualche famiglia anche un presepe. Aspettiamo questo Natale o attendiamo il Natale? La risposta naturale per un cristiano è che attendiamo il Natale di Gesù. Questa volta però non voglio chiedermi che cosa attendiamo noi. Mi chiedo invece che cos’è l’avvento per Gesù, che avvento vive Gesù. L’attesa di Gesù certo fa parte del mandato che si ritrova sin dall’eternità impresso nel suo nome. Gesù, “Dio salva”, attende l’uomo per salvarlo. Ogni uomo, e ognuno in particolare: attende me, attende te, attende lui. Attende il povero che sta fuori dal tempio nell’attesa di un tòcco di pane e attende Zaccheo che ha saccheggiato le tasche degli ebrei a favore dei romani e di se stesso. Attende ognuno di noi nella specifica situazione in cui ci si trova. Il Suo avvento non dura alcuni giorni o settimane, ma tutta una vita, la nostra vita, perché sa bene che non siamo propensi a consegnarci nelle mani degli altri senza sufficienti garanzie. Ci invita alla festa anche se la festa la vogliamo come piace a noi: immediata, spensierata, capace di soddisfare le nostre brame. Abbiamo timore di questa Sua attesa pensiamo di dover cambiare troppo della nostra vita. Così cestiniamo l’invito, per paura di doverci presentare con un vestito nuovo, con un regalo che ci costa: noi stessi. Gesù continua ad attenderci rinnovando il suo invito dalla croce, facendosi presente nella comunione eucaristica. Conosce ognuno di noi nel profondo del nostro cuore, Lui solo
Natività di Rupnik
sa quanto soffre per la nostra indifferenza o la nostra distanza. Abbiamo provato tante volte la pressione spasmodica dell’attesa quando la persona a cui vogliamo bene non si fa sentire, non giunge a casa alla solita ora. Pensiamo all’attesa di questo Pastore che amandoci fino all’inverosimile ha dato la vita per noi. Lui, giovane che dà la vita, nel pieno della sua giovinezza, per poterci attendere tutti, per poterci introdurre alla festa del Padre. Ecco l’avvento di Gesù, l’immersione nel tempo umano per dar corso all’amore del Padre, alla pazienza di Dio, perché nessuno di coloro che gli sono stati dati possano perdersi, ma tutti, proprio tutti, si sentano attesi. Il Natale di Gesù è l’evento che apre la nostra umanità all’attesa di Dio. È l’incarnazione della necessità dell’amore del Padre di attendere che tutti i figli siano a casa per fare festa e questa volta non con il pane dell’uomo, ma con il pane del cielo. La domanda che ci possiamo porre forse non è dove incontro Gesù, ma se sono disposto a corrispondere alla Sua attesa. Sono disposto a rispondere con la mia vita al suo invito qui e ora, in questa storia, a camminare nel presepe della vita di ogni uomo, rispettando la scintilla di Dio all’opera in ogni persona? Sono pronto a donare la mia vita perché ogni uomo, in qualsiasi situazione della vita si senta atteso e non giudicato, cercato, amato e nella misericordia infinita di Dio, perdonato? Se sì, il Natale è vicino. Venite alla festa: Gesù ci attende. Don Gian Pietro
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Vita della Chiesa Le attese dei poveri: la certezza di trovare in Dio vera giustizia
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el suo messaggio in occasione della III Giornata mondiale dei poveri, il 13 giugno 2019, il Santo Padre ci propone riflessioni a partire dalle parole delle Sacre Scritture. Di seguito sono riportati passi dal suo discorso. Nel Salmo 9 il Salmista afferma che «La speranza dei poveri non sarà mai delusa» e nel Salmo 10 descrive la condizione del povero e l’arroganza di chi lo opprime, invoca il giudizio di Dio perché sia restituita la giustizia e superata l’iniquità. Sembra che nelle sue parole ritorni la domanda che si rincorre nel corso dei secoli fino ai nostri giorni: come può Dio tollerare questa disparità? Come può permettere che il povero venga umiliato, senza intervenire in suo aiuto? Anche oggi tocchiamo con mano l’ingente numero di poveri a cui manca il necessario e che a volte sono vessati e sfruttati. Passano i secoli, ma la condizione di ricchi e poveri permane immutata, come se l’esperienza della storia non insegnasse nulla. Anche oggi vediamo i poveri nelle discariche a raccogliere il frutto dello scarto e del superfluo! Diventati loro stessi parte di una discarica umana, sono trattati da rifiuti, senza che alcun senso di colpa investa quanti sono complici di questo scandalo. Giudicati spesso parassiti della società, ai poveri non si perdona neppure la loro povertà. In una condizione come questa il cuore di tanti si chiude, e il desiderio di diventare invisibili prende il sopravvento. Il contesto che il Salmo descrive si colora di tristezza, per l’ingiustizia, la sofferenza e l’amarezza che colpisce i poveri. Nonostante questo, offre una bella definizione del povero. Egli è colui che “confida nel Signore”, perché ha la certezza di non essere mai abbandonato. Il povero, nella Scrittura, è l’uomo della fiducia, perché “conosce il suo Signore” e nel linguaggio biblico questo “conoscere” indica un rapporto personale di affetto e di amore. È proprio questa confidenza nel Signore, questa certezza di non essere abbandonato, che richiama alla speranza. Il povero sa che Dio non lo può abbandonare; perciò vive sempre alla presenza di quel Dio che si ricorda di lui. Il suo aiuto si estende oltre la condizione attuale di sofferenza, per delineare un cammino di liberazione che trasforma il cuore, perché lo sostiene nel più profondo. È un ritornello permanente delle Sacre Scritture la descrizione dell’agire di Dio in favore dei poveri. Egli
è colui che “ascolta”, “interviene”, “protegge”, “difende”, “riscatta”, “salva”. Insomma, un povero non potrà mai trovare Dio indifferente o silenzioso dinanzi alla sua preghiera. Dio è colui che rende giustizia e non dimentica (cfr Salmo 40); anzi, è per lui un rifugio e non manca di venire in suo aiuto. Si possono costruire tanti muri e sbarrare gli ingressi per illudersi di sentirsi sicuri con le proprie ricchezze a danno di quanti si lasciano fuori. Non sarà così per sempre. Il “giorno del Signore”, come descritto dai profeti (cfr Am 5,18; Is 2-5; Gl 1-3), distruggerà le barriere create tra Paesi e sostituirà l’arroganza di pochi con la solidarietà di tanti. La condizione di emarginazione in cui sono vessati milioni di persone non potrà durare ancora a lungo. Gesù non ha avuto timore di identificarsi con ciascuno di questi indigenti: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Sfuggire da questa identificazione equivale a mistificare il Vangelo e annacquare la rivelazione. Il Dio che Gesù ha voluto rivelare è questo: un Padre generoso, misericordioso, inesauribile nella sua bontà e grazia, che dona speranza soprattutto a quanti sono delusi e privi di futuro. Come non evidenziare che le Beatitudini, con le quali Gesù ha inaugurato la predicazione del regno di Dio, si aprono con: «Beati voi, poveri» (Lc 6,20)? Il senso di questo annuncio è paradossale; eppure Gesù, che ha inaugurato il suo Regno ponendo i poveri al centro, ha affidato a noi, suoi discepoli, il compito di portarlo
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avanti, con la responsabilità di dare speranza ai poveri. È necessario, soprattutto in un periodo come il nostro, rianimare la speranza e restituire fiducia. Per questo l’impegno dei cristiani, in occasione di questa Giornata Mondiale e soprattutto nella vita ordinaria di ogni giorno, non consiste solo in iniziative di assistenza, ma deve mirare anche ad accrescere in ognuno l’attenzione piena che è dovuta ad ogni persona che si trova nel disagio. La speranza si comunica anche attraverso la consolazione, che si attua accompagnando i poveri non per qualche momento carico di entusiasmo, ma con un impegno che continua nel tempo. I poveri acquistano speranza vera non quando ci vedono gratificati per aver concesso loro un po’ del nostro tempo, ma quando riconoscono nel nostro sacrificio un atto di amore gratuito che non cerca ricompensa. I poveri prima di tutto hanno bisogno di Dio, del suo amore reso visibile da persone sante che vivono accanto a loro, le quali nella semplicità della loro vita esprimono e fanno emergere la forza dell’amore cristiano. I poveri ci salvano perché
ci permettono di incontrare il volto di Gesù Cristo. Agli occhi del mondo appare irragionevole pensare che la povertà e l’indigenza possano avere una forza salvifica. Il Signore non abbandona chi lo cerca e quanti lo invocano; «non dimentica il grido dei poveri» (Sal 9,13), perché le sue orecchie sono attente alla loro voce. La speranza del povero sfida le varie condizioni di morte, perché egli sa di essere particolarmente amato da Dio e così vince sulla sofferenza e l’esclusione. La sua condizione di povertà non gli toglie la dignità che ha ricevuto dal Creatore; come si dice nel Salmo 10 egli vive nella certezza che gli sarà restituita pienamente da Dio stesso, il quale non è indifferente alla sorte dei suoi figli più deboli, al contrario, vede i loro affanni e dolori e li prende nelle sue mani, e dà loro forza e coraggio. La speranza del povero si fa forte della certezza di essere accolto dal Signore, di trovare in lui giustizia vera, di essere rafforzato nel cuore per continuare ad amare. Laura B.
Le attese delle famiglie di oggi nell’Amoris laetitia di Papa Francesco
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n un mondo in continua evoluzione e cambiamento anche la realtà della famiglia si trova ad essere costantemente rivista e ridiscussa e si susseguono le innumerevoli analisi sul matrimonio, sulla famiglia, sulle difficoltà e le sfide che attendono in futuro questi istituti. Per cercare di rispondere alla domanda su quali possano essere le aspettative, le speranze ed i desideri delle famiglie di oggi proviamo a partire da quanto ha voluto condividere Papa Francesco nella sua esortazione apostolica sull’amore e nella famiglia “Amoris laetitia”, pubblicata nel 2016 a sintesi dei due sinodi sulla famiglia indetti dallo stesso Pontefice nel 2014 e 2015. Ci soffermiamo in particolare sui punti del secondo capitolo, “La realtà e le sfide delle famiglie”, provando ad individuare i bisogni e le attese delle famiglie a partire dalle considerazioni contenute in queste pagine del documento. Il primo pericolo individuato dal Papa è “l’individualismo esasperato che snatura i legami familiari e finisce per considerare ogni componente della famiglia come un’isola”. La legittima libertà di scegliere in maniera personale, se non guidata da obiettivi nobili e condivisi, può degenerare in un’incapacità di donarsi generosamente. La famiglia rischia di trasformarsi in un luogo di
passaggio a cui ci si rivolge per convenienza o per reclamare diritti. È quindi naturale che all’interno delle famiglie di oggi si debba cercare di evitare dinamiche di insofferenza ed aggressività, rafforzando i vincoli fra i membri senza limitare la libertà delle scelte individuali, che devono essere però indirizzate e condivise alla luce dei valori, delle verità e dei principi che ci orientano, facendo riemergere il fine unitivo del matrimonio, l’invito a crescere nell’amore e l’ideale di aiuto reciproco, troppo spesso lasciati nell’ombra. Le famiglie devono desiderare di aprirsi alla società e “presentare il matrimonio più come un cammino dinamico di crescita e realizzazione che come un peso da sopportare per tutta la vita”. Siamo chiamati a “formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle”. E dobbiamo renderci contro che, al contrario di ciò che può apparire, il mondo attorno a noi stima ancora le relazioni che vogliono durare nel tempo e che assicurano il rispetto reciproco. È necessario però riconoscere che l’attuale decadenza culturale non promuove l’amore, ma il diffondersi della “cultura del provvisorio”, dove anche l’amore si
DialogoeFamiglia può connettere o disconnettere a piacimento del consumatore. “Viviamo in una cultura che spinge i giovani a non formare una famiglia, perché mancano loro possibilità per il futuro”. Abbiamo quindi bisogno di “trovare le parole, le motivazioni e le testimonianze che ci aiutino a toccare le fibre più intime dei giovani, là dove sono più capaci di generosità, di impegno, di amore e anche di eroismo, per invitarli ad accettare con entusiasmo e coraggio la sfida del matrimonio”. In merito al problema del calo demografico, il Papa sottolinea come questo rischi di condurre nel tempo ad un impoverimento economico e a una perdita di speranza nell’avvenire. E su questo punto si innesta una delle aspettative più grandi delle famiglie, cioè l’attenzione da parte delle istituzioni alle necessità delle famiglie nel contesto dell’attuale realtà socioeconomica, di fronte alla quale spesso troppe realtà familiari si sentono impotenti e dimenticate. “È responsabilità dello Stato creare le condizioni legislative e di lavoro per garantire l’avvenire dei giovani e aiutarli a realizzare il loro progetto di fondare una famiglia”. Da non trascurare poi la frequente mancanza di un’abitazione dignitosa e adeguata, che porta spesso a rimandare la formazione di una relazione stabile. “Una famiglia e una casa sono due cose che si richiamano a vicenda”, ed è quindi necessario insistere sulla rivendicazione dei diritti della famiglia, non solo di quelli
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individuali: l’accesso a servizi sanitari adeguati, l’ottenimento di un impiego dignitoso, il diritto all’educazione e ad una vita culturale e sociale attiva. Un’altra delle speranze che caratterizzano le famiglie di oggi è sicuramente collegata al problema delle migrazioni, che tocca intere popolazioni in diverse parti del mondo. “L’accompagnamento dei migranti esige una pastorale specifica rivolta alle famiglie in migrazione, ma anche ai membri dei nuclei familiari rimasti nei luoghi d’origine. Ciò deve essere attuato nel rispetto delle loro culture, della formazione religiosa ed umana da cui provengono, della ricchezza spirituale dei loro riti e tradizioni, anche mediante una cura pastorale specifica”. L’auspicio è che la mobilità umana possa rivelarsi un’autentica ricchezza tanto per la famiglia che emigra quanto per il paese che la accoglie. Altro aspetto toccato dalle riflessioni di Papa Francesco riguarda le famiglie delle persone con disabilità, che devono ogni giorno affrontare una sfida profonda e inattesa che sconvolge gli equilibri, i desideri, le aspettative. “La famiglia che accetta con lo sguardo della fede la presenza di persone con disabilità potrà riconoscere e garantire la qualità e il valore di ogni vita, con i suoi bisogni, i suoi diritti e le sue opportunità. Essa solleciterà servizi e cure, e promuoverà compagnia ed affetto, in ogni fase della vita”. Anche in questo caso si rimarca l’aspettativa di queste famiglie nei confronti delle istituzio-
Famiglia disegnata
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ni, che devono garantire facilità di accesso ai servizi ed alle strutture ed aiutare concretamente la difficile convivenza quotidiani con l’handicap e la disabilità. Fra i desideri e le aspettative di oggi non possiamo dimenticare come sia ormai fondamentale che, all’interno delle famiglie, le persone anziane si sentano rispettate e circondate di affetto e non considerate come un peso, soprattutto quando le cure che esse richiedono mettono a dura prova i loro cari. Numerose sono le famiglie che ci insegnano come sia possibile affrontare la fase finale della vita “valorizzando il senso del compimento e dell’integrazione dell’intera esistenza nel mistero pasquale”. Nell’ultima parte del capitolo secondo dell’esortazione apostolica “Amoris laetitia” il Pontefice lancia altre sfide, che all’interno della nostra riflessione possiamo considerare ulteriori desideri e aspettative per il bene delle famiglie di oggi. La prima è il rilancio della funzione educativa, spesso in difficoltà nelle famiglie soprattutto a causa del ritmo di vita e degli orari dei diversi membri di una famiglia, che molte volte causano la mancanza di dialogo e quindi l’impossibilità di trasmettere l’educazione e la fede dai genitori ai figli. Dobbiamo vivere con meno ansietà e condividere di più il presente, piuttosto che preoccuparci per prevenire ipotetici problemi futuri. L’altra sfida lanciata da Francesco riguarda il mondo della violenza familiare e delle dipendenze: le droghe, l’alcolismo, il gioco spesso fanno soffrire e distruggono molte famiglie. La famiglia deve quindi diventare il luogo della prevenzione e delle buone regole e le relazioni familiari non devono essere terreno fertile per predisporre alla formazione di una
Famiglie e dipendenze
personalità violenta. Per favorire la costruzione di un ambiente sereno ci vuole soprattutto comunicazione, bisogna favorire la partecipazione nelle attività familiari e costruire relazioni fondate sulla comprensione e la collaborazione. L’obiettivo dei prossimi anni deve essere quello di rilanciare la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, facendo emergere come questa forma di unione svolga una funzione sociale piena che assicura il futuro della società perché stabile ed aperta alla trasmissione della vita. La forza di una famiglia “risiede essenzialmente nella sua capacità di amare e di insegnare ad amare. Per quanto ferita possa essere una famiglia, essa può sempre crescere a partire dall’amore”. Un’ultima ma non meno importante sfida riguarda il riconoscimento dei diritti della donna. La speranza che certi costumi inaccettabili possano essere un giorno sradicati deve portare tutti gli uomini a riconoscere la piena partecipazione delle donne alla vita pubblica e ad eliminare tutte le forma di violenza, fisica e verbale, che sono tuttora diffuse in molti ambiti della società e del mondo. Tante le sfide, le speranze e le aspettative che caratterizzano le famiglie in questo tempo, caratterizzato da un mosaico di diverse realtà, ognuna con le sue gioie, i suoi drammi e i suoi sogni. Il Papa ci esorta a non cadere “nella trappola di esaurirci in lamenti autodifensivi”, perché le difficoltà non devono essere altro che “un invito a liberare in noi le energie della speranza traducendole in sogni profetici, azioni trasformatrici e immaginazione della carità”. Francesco Quaranta
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Le attese degli anziani: anziani in casa risorsa o peso?
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n un documento importante della Conferenza episcopale italiana (Cei) di qualche anno fa, si affermava che nella nostra società il problema non è l’anziano, ma l’organizzazione e la cultura. Infatti, si è preferito creare «categorie da proteggere» (senza, peraltro, riuscirci bene) piuttosto che dar vita a un sistema in cui ciascuno potesse autonomamente progettare e organizzare la propria vita.Così è toccato alla famiglia sopperire a uno Stato spesso inadempiente: è stato calcolato che nel nostro Paese ben il 64 per cento degli anziani è assistito da parenti o amici. Un ruolo improprio, che oggi è sempre più difficile ricoprire poiché la famiglia è cambiata ed è sicuramente più debole rispetto a un tempo. Aumentano, infatti, sempre di più le famiglie composte da una sola persona anziana, oppure da una coppia di anziani che, magari, si deve prendere cura di un grande vecchio. Ci sono anche le giovani famiglie, con o senza figli, in cui entrambi i coniugi lavorano e che difficilmente possono svolgere una funzione di «rete di protezione e cura» per i propri vecchi. Oggi, la disponibilità dettata dall’affetto non riesce più a far fronte a tutte le necessità. Mai come ora, quindi, la famiglia ha bisogno di una comunità disponibile all’ascolto e dell’aiuto di uno Stato, presente con servizi adeguati. Solo se sostenuta nel modo giusto, la famiglia può costituire il centro di raccordo di una rete di servizi che consenta all’anziano di restare nell’ambito degli affetti familiari, allontanando così il pericolo di un’assistenza istituzionalizzata, triste, pesante e deleteria. Ci sono valori che vanno riscoperti e diritti cui è necessario dar risposta. C’è bisogno di sviluppare un sistema integrato, che possa mettere d’accordo famiglia e Stato, da un lato, e privato sociale, dall’altro. Un sistema che deve, comunque, essere sorretto da una cultura della solidarietà. Gli anziani, un peso o una ricchezza? Ci siamo chiesti nel dossier. Pur non nascondendoci l’aspetto di «peso», spesso presente, soprattutto quando lo stato
è poco attento a questi problemi, concludiamo con l’affermare che essi sono soprattutto una ricchezza. Una ricchezza che passate culture, più della nostra, valorizzavano, mantenendo gli anziani inseriti nella vita familiare nella quale svolgevano la loro preziosa missione di testimoni del passato e di ispiratori di saggezza per i giovani e per l’avvenire. Oggi, specialmente a causa del disordinato sviluppo industriale e urbanistico, gli anziani sono spesso ridotti a forme inaccettabili di emarginazione, origine di acute sofferenze per loro stessi e di impoverimento spirituale per tante famiglie.È necessario, e bene per tutti, riscoprire e valorizzare i compiti degli anziani nella comunità civile e nella Chiesa, e in particolare nella famiglia, perché come dice Giovanni Paolo II
Gli anziani: una risorsa
nella Familiaris Consortio «la vita degli anziani ci aiuta a far luce nella scala dei valori umani, fa vedere la continuità delle generazioni e meravigliosamente dimostra l’interdipendenza del popolo di Dio». Gli anziani, inoltre, hanno il carisma di oltrepassare le barriere fra le generazioni, prima che queste insorgano. Quanti bambini hanno trovato comprensione e amore negli occhi, nelle parole e nelle carezze degli anziani! E quante persone anziane hanno volentieri sottoscritto le ispirate parole bibliche che «corona dei vecchi sono i figli dei figli». Tratto da pagina web Il Messaggero di Sant’Antonio a cura di Elena R.
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Le attese dei giovani: tra ecologia e Europa
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na frase che spesso capita di sentire, recita: “I giovani sono il nostro futuro!”, ma perché, mi chiedo, relegarli ad un qualcosa che non è ancora? I giovani sono anche il nostro presente e nel presente fanno sentire la loro voce, riversano la loro energia, i loro sogni, la loro voglia di cambiare; e, posto che il mondo degli adulti ha da sempre delle responsabilità nei confronti delle future (ancora future!) generazioni, quando noi ci dimentichiamo di questo dovere che dovrebbe in realtà guidare le nostre scelte, ecco che i ragazzi prontamente ce lo ricordano. I ragazzi, i giovani, hanno le loro attese, i loro sogni, le loro aspettative, che sono molteplici, dalle tante sfaccettature; in questo articolo abbiamo preso in considerazione l’attesa dei giovani per la loro “casa”, intesa come mondo nel quale vivono e vivranno nella sua accezione ecologica e politica. Non possiamo esimerci dal ricordare “l’ondata verde” che sta riempiendo le piazze di tanti ragazzi: “Fridays
Stike for climate - 2019 Brescia
For Future” è un movimento che va preso sul serio perché sta dicendo qualcosa di importante al nostro mondo, portando alla luce una critica di cui noi adulti non sembriamo cogliere portata e urgenza. Come per tutte le cose, bisogna saper discernere, ma sarebbe sbagliato non ascoltare. Non dimentichiamoci che è la prima volta dal 1968 che le nuove generazioni si organizzano per protestare contro il mondo degli adulti ponendo al centro della loro protesta il riscaldamento globale, gli stili di vita, la distruzione dell’ecosistema. Tra le attese dei nostri ragazzi non possiamo quindi non considerare quella di poter vivere in un mondo più pulito, un mondo rispettato, un mondo sano e il loro non è più il grido di una generazione idealista, è il grido di una generazione che ha la necessità di dire questo per poter sopravvivere e quando la piccola Greta, simbolo di questo movimento globale, ha pronunciato davanti all’assemblea generale dell’Onu
DialogoeFamiglia la frase “Avete rubato i nostri sogni”, ha rappresentato il grido di tanti giovani che rischiano di essere la prima generazione a non poter accedere ai livelli di benessere raggiunti e goduti dagli adulti. Accanto alle attese dei nostri giovani per un mondo davvero “green”, è interessante ricordare anche le attese delle nuove generazioni rispetto all’Europa. Quello che i giovani vorrebbero non è il fallimento del progetto europeo, ma una sua piena evoluzione verso gli Stati Uniti d’Europa. Vorrebbero, ancor più, essere messi nella condizione di sentirsi e rendersi protagonisti di un vero rilancio di tale progetto. Il "Rapporto giovani" dell’Istituto Toniolo, tra i vari temi monitorati e analizzati in questi anni, ha rivolto una particolare attenzione all’atteggiamento dei giovani verso l’Europa. Esso ha messo in luce i limiti, le contraddizioni e le frustrazioni su come il progetto europeo è stato sinora inteso e interpretato. Ai giovani non piace l’Europa che pone come priorità i parametri finanziari e i vincoli burocratici, essi non hanno trovato convincente il modo in cui è stata affrontata la crisi economica. Soprattutto non hanno ben percepito gli effetti di un’azione efficace dell’Unione Europea sul miglioramento delle condizioni delle nuove generazioni all’interno dei vari Paesi membri. Questo vale in particolare in Italia, dove continuiamo a registrare il record di under 35 che vorrebbero lavorare, ma che non riescono a trovare adeguato inserimento attivo nei processi di crescita del Paese. I giovani chiedono un’Europa migliore, rinnovata e più lungimirante. L’Europa unita può dare ricchezza ai processi di cambiamento che interessano tutto
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il pianeta, ma deve farlo con un suo ruolo distintivo. Sempre i dati del Rapporto giovani ci dicono che per i giovani italiani l’identità europea è soprattutto una combinazione di cultura, libertà e centralità data alla persona. Ma questi valori devono poter essere declinati in modo vincente nei confronti delle sfide che pone questo secolo, su come cambiano le forme di partecipazione democratica, sul governo dei flussi migratori, sulle nuove disuguaglianze, sull’impatto della rivoluzione digitale, sulla cura del pianeta e lo sviluppo sostenibile. Si tratta di temi che interessano, e in parte inquietano fortemente le nuove generazioni e che devono trovare la giusta collocazione all’interno di un progetto solido e credibile che evolva verso gli Stati Uniti d’Europa. Quante altre attese hanno i nostri giovani, quelle di una famiglia, di un lavoro stabile, di relazioni che siano sincere, di un mondo che sia in pace, a noi generazione un pò più matura, spetta il compito di accompagnarli, di contribuire affinché queste attese possano realizzarsi, con l’augurio che coltivino sempre i loro sogni, ricordandosi che si sogna sempre con gli altri, su un pianeta che ci ospita, con istituzioni che possiamo contribuire a migliorare e in un cosmo che ci abbraccia. Tratto da L'Europa in occhi e attese dei nostri figli (Avvenire, 4 marzo 2019) Non si sogna mai da soli. I ragazzi di Fridays For Future e noi (Avvenire, 27 settembre 2019)
Le attese dei lavoratori: “Taranto non deve morire”
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ella vicenda Arcelor Mittal la questione dello scudo penale legato all’attuazione del piano ambientale negli impianti tarantini ha evidenziato in modo esplicito il conflitto tra sostenibilità ambientale e sviluppo industriale, prioritario in un’area del sud Italia che vive grazie alle acciaierie. I numeri dell’ex Ilva (parliamo di 20.000 lavoratori, compresi quelli dell’indotto; di 20.000 famiglie…) rendono evidente che non può esistere un sud senza industria, a condizione che questa sia rispettosa dell’ambiente, della salute dei lavoratori e dei cittadi-
ni e competitiva. È tristemente paradossale che solo qualche giorno fa la Svimez (l’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno) abbia confermato l’allarme per l’ampliamento del divario tra il nord e il sud del Paese (per colmarlo servirebbero 3 milioni di posti di lavoro!) e oggi ci troviamo a discutere del fallimento del più importante investimento industriale degli ultimi decenni nel mezzogiorno e della probabile chiusura della più grande acciaieria d’Europa che, con più di 8.000 lavoratori solo a Taranto, produce l’1,4% del Pil italiano.
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ILVA di Taranto
Di fronte a questi numeri andrebbe evitata qualunque strumentalizzazione politica e analisi delle colpe. È giusto interrogarci sulle responsabilità, che investono tutte le parti politiche e tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi sette anni (nel 2012 il gip di Taranto ha disposto il sequestro preventivo e il blocco immediato degli impianti dell’area a caldo dell’ex Ilva), ma è prioritario trovare una soluzione soddisfacente alla crisi. Il governo non può permettere che una parte del Paese perda un polo industriale così importante, con il rischio molto concreto di innescare una bomba sociale di dimensioni difficilmente calcolabili. Sarebbe un grave colpo alla nostra economia di oggi ma anche a quella del futuro, perché significherebbe dire ai giovani che fanno bene a cercare fortuna altrove, trasferendo capacità e competenze in altre regioni o in altri Paesi. Il governo ha fatto bene ad assicurare il ripristino lo scudo penale, garantendo gli impegni presi un anno fa con Arcelor Mittal, e a ribadire che l’immunità non implica una deroga al piano industriale e ambientale già sottoscritto tra le parti. Siamo di fronte ad una partita fondamentale per il Paese e tutti sono chiamati ad un atto di responsabilità.
Va trovato un accordo quanto prima, ma non sulla pelle dei lavoratori. Questo deve essere chiaro. L’amara verità è che tutta questa vicenda deve farci riflettere sul futuro industriale di questo Paese. Il caso Arcelor Mittal, come quelli di FCA, Whirpool e Candy Hoover parlano chiaro: stiamo dismettendo il settore primario e la manifattura industriale di questo Paese, lasciando irrisolta la contraddizione tra ambiente e produzione e allontanando gli investitori stranieri, che devono avere certezza del diritto. Fare investimenti in Italia non può essere un azzardo. È il momento del coraggio. È quello che i cittadini si aspettano dalla politica, che non può essere sempre l’unica responsabile delle disfatte industriali del nostro sistema ma che ora ha la responsabilità di intervenire sul polo dell’ex Ilva. Non si può più galleggiare qualche anno con deroghe e norme ad hoc ma bisogna guardare con determinazione strategica al futuro, per ricostruire un tessuto industriale moderno e sostenibile. Roberto Rossini Dalla pagina web ACLI 8 novembre 2019
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Vita dell’Unità Pastorale Primo incontro dei Consigli di oratorio Badia e Violino riuniti CINQUE PANI E DUE PESCI
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esù fa una richiesta agli apostoli: dare da mangiare a tutte le persone che lo hanno seguito. Quello che gli apostoli hanno a disposizione, però, è poco; pochissimo, se confrontato con la moltitudine che dovrebbero sfamare. Allo stesso modo, Gesù ci chiede oggi di rispondere a un bisogno delle nostre società: quello di educazione, comunità ed evangelizzazione. Gli strumenti che ci sembra di possedere sono pochi, la tentazione sarebbe quella di lasciar perdere. La visione di Gesù però è un’altra. Ci chiede, prima di tutto, di metterci in gioco: di non lasciare il compito ad altri, di non pensare che non siano problematiche che ci possono interessare. Ci chiede, poi, di considerare le nostre risorse e di partire da quelle: pochi pani e pochi pesci, le persone delle nostre comunità, le nostre abilità e competenze; partire da quello che abbiamo, individuare la sua anima, il suo centro, e
sviluppare da lì. Ci chiede, infine, di fidarci di lui, di avere fede: così, il poco cibo che hanno gli apostoli, grazie alla fede, diventa improvvisamente abbastanza. Così, anche le nostre risorse, così piccole di fronte ai bisogni del mondo, se alimentate dalla fede, possono diventare abbastanza.” Elena R.
Consigli dell’oratorio riuniti
Le parole per dire “Educazione”
Continua il cammino sulla Pastorale giovanile degli adulti
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a sfida dell’educazione dei nostri ragazzi è decisamente sempre più difficile in un mondo così “liquido” come il nostro. Che significa educare oggi? Come si fa ad educare? È una sfida impossibile? A questi interrogativi ha provato a dare risposta un giovane e brillante docente universitario e di scuola secondaria di secondo grado, il dott. Emanuele Fusi, nella serata che si è svolta lunedì 25 novembre nel teatro del Violino. Il tema, lo riconosce lo stesso relatore, è molto complesso. Oggi lo è ancora di più. L’educatore oggi è disorientato, confuso. La strada che si trovano davanti i nostri figli oggi è colpita da raffiche di vento che spesso destabilizzano anche i più forti e motivati nel
perseguire una sana condotta sociale. L’educatore non può non vedere. Non può cercare protezione nella facile accusa ai giovani d’oggi o nel nostalgico tempo che fu. L’educatore oggi ha in mano un filo, un filo di seta. Debole. Ma c’è. Il filo si irrobustisce se viene intrecciato con altri fili. Chi ha a cuore i ragazzi non può agire da solo. L’aiuto di tutte le agenzie educative, in sinergia tra loro è indispensabile. “Fare comunità”: solo in questo modo si può far fronte alla propria debolezza. Ecco il senso della comunità educante. Una moltitudine di scrittori, di giornalisti, di esperti si occupano di giovani e di educazione. Ognuno a modo suo cerca di attribuire loro una definizione e
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Le parole per dire educazione
di costruire modelli e schemi che semplifichino la lettura della realtà giovanile. Ma ogni ragazzo “funziona” in modo diverso e non può essere categorizzato. Vengono considerati privi di ideali, senza scosse, senza voglia di “costruire”. La libertà sembra la cosa più importante, quasi una forma di sopravvivenza. Alla base della difficoltà di comprendere i giovani c’è la frammentarietà, declinata troppo spesso in ogni azione quotidiana. Ecco i ragazzi “mosaico”: un po’ attratti da una esperienza, un po’ coinvolti in qualcos’altro. La noia, la solitudine, l’insoddisfazione, le relazioni interpersonali non troppo profonde... non fanno altro che aumentare pericolosamente nei
ragazzi il senso del vuoto e impediscono a questi di trovare risposte ai propri interrogativi esistenziali. Quali soluzioni quindi? Il dott. Fusi prova timidamente a tracciare un sentiero. L’educatore è passatore e mediatore, si muove tra il desiderio ed il limite, deve proporre un’avventura. Sì, un’avventura. Qualcosa che allontana dall’ordinario, che spinge altrove senza stravolgere la vita, quel tanto che basta per fermarsi un attimo a riflettere, fare introspezione e riscoprire se stessi. Il deserto può trovare spazio anche nella vita frenetica, nostra e dei nostri ragazzi. In conclusione non è mancato un accenno al valore ed al significato dell’oratorio. Al dott. Fusi piace immaginarlo come una tenda: ossia un luogo riconoscibile e delimitato, ma non strutturato. La tenda rappresenta una soglia, attraversata la quale si può entrare in un mondo accogliente e sincero, dove i ragazzi possono irrobustire il proprio filo intrecciandolo con quello degli altri. Carlo Z.
Generazione oratori: i ragazzi al lavoro
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ncontro dopo incontro, prosegue anche il percorso dei ragazzi con Generazione Oratori. Dal Safari fotografico, con il quale si è provato a rappresentare tramite delle fotografia quelli che per i ragazzi sono gli elementi costitutivi dei loro oratori, il lavoro continua con la realizzazione di due pannelli gemelli, che sintetizzino la loro visione. Sui pannelli saranno scritte con colori diversi le parole che per i ragazzi rappresentano dei punti di forza degli oratori (animazione, amici, voglia di fare, incontri per i giova-
ni...) e i punti di debolezza (pregiudizio, mancanza di comunicazione, poca costanza…). La dimensione di ogni parola indicherà l’importanza che i ragazzi le attribuiscono. L’idea è quella di esporre i pannelli nei due oratori e sui media a disposizione dei ragazzi, per condividere il lavoro con la più ampia parte di comunità possibile. Sarà la concretizzazione del percorso fatto in questi primi mesi e un importante punto di partenza. Chiara
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L’attività della commissione Caritas è ripresa con le tradizionali iniziative dell’avvento
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l 22 Novembre i ragazzi che alcuni giorni prima avevano ricevuto i Sacramenti della Cresima ed Eucarestia con le loro catechiste ed alcuni genitori hanno distribuito per le vie del Villaggio Violino i volantini che annunciavano la raccolta di generi alimentari e di prima necessità necessari per la composizione dei pacchi settimanali distribuiti tutti i sabato dal nostro centro Caritas Il 30 Ottobre i ragazzi delle medie con alcuni catechisti ed alcuni genitori sono quindi passati per le vie del quartiere per effettuare la raccolta. Anche per questa vi è stata una buona partecipazione di ragazzi coordinati dalle loro catechiste e da alcune mamme che li hanno seguiti con i mezzi per raccogliere i prodotti. Se si considera la concomitanza della nostra raccolta con l’iniziativa del Banco Alimentare che nello stesso giorno raccoglieva in tutta Italia gli stessi generi in numerosi supermercati anche della nostra zona e dal fatto che il sabato pomeriggio in questo periodo molti sono fuori casa per gli acquisti natalizi, alla fine il risultato è da ritenersi buono. Comunque il risultato migliore, a mio parere, è stato l’entusiasmo e la disponibilità a mettersi in gioco manifestata dai ragazzi che hanno partecipato alla distribuzione e alla raccolta: non è da tutti girare per
il quartiere suonando i campanelli per chiedere un aiuto per la Caritas Parrocchiale ricevendo apprezzamenti ma a volte anche sguardi e risposte negative...! Un grande ringraziamento a tutti loro e a quanti con generosità hanno consentito il rifornimento del nostro magazzino Caritas! Il primo dicembre, si è tenuta la giornata della Caritas diocesana e in occasione delle messe sono stati proposti alcuni sacchettini di pane confezionati dai ragazzi delle medie con i loro catechisti e da alcuni volontari della Badia come dono e segno di condivisione con chi si trova in difficoltà. Le offerte raccolte sono destinate alla Caritas Diocesana che intende destinarle per l’attivazione di una nuova iniziativa che si chiama “MANO FRATERNA GIOVANI”. Lo scopo è di aiutare i giovani in difficoltà economiche che intendono sposarsi e formare una famiglia contribuendo a sostenerli nel riuscire ad avere una casa ed un futuro. È stata avviata anche una attività che coinvolge altri ragazzi del catechismo per la realizzazione di oggetti natalizi da proporre con una bancarella che verrà esposta nelle giornate della festa del quartiere del Violino ed in due domeniche antecedenti il Natale. Lo scopo è raccogliere fondi con i quali finanziare e coprire le richieste economiche che ci vengono rivolte.
Raccolta viveri CARITAS
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Anche questa è una importante iniziativa attivata lo scorso anno dall’idea di due componenti della commissione e che sta dando buoni frutti, sia in termini economici ma anche di risposta e coinvolgimento dei ragazzi che dimostrano abilità manuali e disponibilità! Mentre stiamo scrivendo, è in corso l’organizzazione di un‘altra raccolta di generi di prima necessità che si terrà Sabato 14 presso il supermercato Italmark di via Albertano. Quindi si tratta di un Avvento “laborioso”...ma che non ci deve far perdere di vista il significato più profondo ed unico di questo periodo dell’anno e anche del significato del nostro operare. Per questo credo valga la pena concludere richiamando un estratto dall’“Inno alla carità organizzata” di don Lorenzo Milani. Aiutaci Tu, o Signore... Perché la carità è benigna e paziente, non si vanta, non si gonfia, tutto sopporta, tutto crede. La carità, la nostra carità, è organismo pastorale, è carità ecclesiale, è organizzata, è gioco di squadra, è remare insieme nella stessa direzione. Rispetta i compiti e il lavoro degli altri, responsabilità e modi di fare, cerca la comunione e l’unità nel dialogo e nel confronto.
Si pone continui interrogativi, approfondisce e discerne oltre le banalizzazioni e le semplificazioni. Studia, ricerca, analizza, valuta attività e risultati, senza timori e con obiettività. Cambia, innova, migliora, con quella “sana inquietudine”, che hanno tutti coloro che si inginocchiano davanti alla perfezione dell’Altissimo e che si inginocchiano anche a lavare i piedi imperfetti dei poveri, e i piedi di coloro che li servono. La carità organizzata ha lo stesso entusiasmo di quella disorganizzata, di quella personale e spontanea, di quella calda e familiare. La carità organizzata è fatta insieme, è comunitaria, è un equilibrio di elementi: una costruzione con mattoni a vista e solide fondamenta, nascoste sotto terra, ma che reggono tutto l’edificio. La carità organizzata, è diretta e indiretta, è una mano che ne stringe un’altra e un’altra ancora, fino ad arrivare ai due estremi: il cielo più alto e la terra più profonda. Buon Natale a tutti!
Commissione Caritas
Perchè pregare per i defunti
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La resurrezione di Lazzaro - Caravaggio
uando siamo rapiti dall’incanto del tramonto, il nostro animo non può far a meno di vivere la bellezza della miscellanea di colori e nel contempo la mestizia del calar della luce. D’un tratto lo sguardo cerca di sostenere il sole, ma cala la sera, cimitero di fiocchi siderali quali sono le stelle. È bella anche la notte, soprattutto se stellata, ma il tramutar dei colori ci ricorda il trascorrere dei giorni e ci porta al pensiero dell’ineluttabile morte. Anche a non volerci pensare, succede, se non coscientemente, a livello di sensazione: ...fa un po’ più freddo, la sera. Ci accompagna nel fluire dei giorni la coscienza che giungerà l’ultimo respiro. Non c’è da temere.Si può vivere come se non fosse, non importa, l’ultimo respiro attende, come porta che spalanca l’orizzonte a rincorrere i colori del tramonto che fuggono sempre più avanti, a cercar quella brezza che apre il respiro, che rinnova la vita.
DialogoeFamiglia Lo Spirito non abbandona e per grazia divina ripropone la vita dai mille colori che ridisegna la bellezza dell’umanità, quando questa si lascia toccare dalla mano di Dio. Ma non ne sono degno, i miei occhi si sono lasciati intorpidire dalle cataratte del peccato e ancora non possono vedere l’infinito orizzonte Divino. Ho bisogno di esser purificato vivendo il dolore che il Figlio divino ha scelto di condividere per me. Scendo nella profondità del pavido amore vissuto in vita a toccare con mano gli errori, le omissioni, l’esaltazione del mio io e ho bisogno di Dio. Non è lontano! Colui che ha provato l’ingiustizia dell’assenza d’amore degli uomini, non può essere lontano. Ha provato anche lui lo stesso abbandono, il colore invisibile della morte. Occorre prendere la sua mano, lasciarsi guidare, vivere gli stessi sentimenti suoi, perché la coltre che copre il mio capo allarghi la sua trama, a svelare l’Arcano dai mille colori.Man mano le forme riprendono vita, i colori lasciano distinti i contorni, ripresentano una realtà sconosciuta eppure familiare: vedo gli occhi di mia madre, le mani di mio padre e poi volti e sguardi che amorevolmente vogliono intrecciarsi col mio. Sento una purificazione che viaggia in un infinito desiderio di vivere e il mio spirito ne è pago. Sono stato liberato! Tutto il bene che il Figlio ha voluto donarmi si fa comunione con tut-
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ti coloro che vivono nella comunione, tutti: vivi che guardano il tramonto affievolirsi, vivi che vedono il riaccendersi dell’aurora. Tutti pregano, tutti offrono, tutti godono la luce della salvezza. Il sacrificio di Cristo si deposita nella vita di ognuno e offre il suo dono, accompagna nel passaggio, illumina l’essere in Dio. Pregare per i defunti e celebrare con loro l’Eucaristia permette a noi di ricevere la grazia che promana dal bene che ci vogliono, permette a loro di ricevere il nostro amore, e le mani inchiodate di Cristo si staccano dalla Croce a celebrare il mistero della resurrezione. Celebrare l’Eucarestia per i nostri defunti è un dono della chiesa per unire il qui e il là anche se non ancora. È l’offerta che permette di unire i cuori nella carità. Per questo se noi offriamo il Sacrificio eucaristico per un defunto ascriviamo i meriti del nostro sacrifico alla persona amata, cioè rendiamo la nostra preghiera sua preghiera, la nostra offerta sua offerta e riceviamo tutto l’amore che il cielo non può contenere perché l’amore divino può essere contenuto solo da un cuore che sa amare. Grazie Signore, morendo hai vinto la morte e nel memoriale dell’Eucarestia ci doni di assaporare la bellezza dell’amore del Padre. Don Gian Pietro
S.Ambrogio scrive: «Tutto ciò che si offre a Dio per carità ai morti, si cambia in merito per noi, e dopo morte ne ritroviamo il centuplo» La madre di S. Agostino, come scrive egli nelle sue Confessioni, scorgendosi vicina a morire, chiamati a sé Agostino e Navigio suo fratello, disse loro: «Sotterrate questo corpo ove si possa, né datevi di esso alcun pensiero; ma non dimenticatevi di me dovunque vi troviate e ricordatemi soprattutto all’altare del Signore nel santo Sacrificio». Il Catechismo della Chiesa Cattolica a proposito dei defunti dice che "la nostra preghiera per loro non solo può aiutarli, ma può anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore" (n. 958). La nostra preghiera, mentre alimenta una comunione di vita che ci è preziosa, ha una duplice efficacia: aiuta le loro anime a purificarsi, e giova a noi perché è come se aprissimo un varco tra noi e loro che ci permette di sentire quanto sia potente la loro intercessione davanti a Dio a nostro favore. Dobbiamo sapere che le preghiere e i meriti della loro vita precedente stanno sempre in atteggiamento di supplica davanti a Dio per noi. Portare un fiore sulle tombe dei defunti è una testimonianza di fede nella comunione di vita che c’è tra noi e loro. Sappiamo che ai nostri morti la vita non è tolta, ma trasformata, come dice la Liturgia della Chiesa. Portare un fiore è un segno di affetto che senza dubbio è gradito a Dio ed è gradito anche ai nostri morti che dall’aldilà possono apprezzare il nostro gesto. Ma indubbiamente vi sono altri fiori, ancor più preziosi che noi possiamo loro donare. E questi fiori sono costituiti dalla celebrazione della S. Messa per loro e dalle altre opere di suffragio. A questo proposito il Catechismo ricorda “la preghiera per i defunti di cui la Sacra Scrittura già parla: «Perciò Giuda Maccabeo fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato» (2 Mac 12,45)” (n. 1032). E afferma che “fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico, affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. Ecco perché la Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti” (CCC 1032).
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Cronaca dell’Unità Pastorale Prime comunioni e cresime 2019, con il vento in poppa
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il pomeriggio del 10 Novembre 2019 e noi catechiste possiamo finalmente “rilassarci”... Il cammino dei nostri ragazzi si è concretizzato con le celebrazioni dei Sacramenti: sabato 9 la Santa Cresima in Duomo e oggi la Prima Comunione presso le nostre parrocchie. Durante il ritiro di preparazione, i nostri ragazzi hanno realizzato una vela che hanno issato sulla barca posizionata vicino all’altare in Chiesa durante la messa di Prima ComuIn questi anni avete avuto occasione di conoscere ed approfondire la proposta di una vita giocata per Gesù. Forse vi dà l’impressione di essere troppo impegnativa o esigente. Forse vi sembra addirittura limitare la vostra libertà... La storia di ogni uomo è giocata tra un Dio che interpella e la nostra risposta libera. Allora, se ci pensate bene, non è possibile ignorare o rimandare quella Parola che un Dio che si chiama Amore ha pronunciato per voi. Se voi diceste: «Beh, domani ci penserò, oggi non mi interessa», avete già fatto una scelta. Vivete la vita da protagonisti. Non consegnate la vostra barca alla deriva. Non lasciatevi ingannare dal mercato delle opinioni a basso prezzo apparentemente gratificanti, ma alla fine deludenti. Voi volete la felicità e c’è una persona che la garantisce. Voi sapete chi è, già la conoscete. È una persona che vi chiede di uscire dalle secche del solito porticciolo, per prendere il largo. Questa persona è Gesù di Nazareth. Allora, per la vostra Cresima e per la vostra Prima Comunione, Auguri! Auguri per il traguardo raggiunto! Auguri per il cammino che si apre davanti a voi! Auguri per una vita costruita in cordata! E qualora nella notte della solitudine la tempesta delle delusioni tormentasse la vostra barca, ricordatevi che c’è qualcuno che è disposto a darvi una mano, c’è qualcuno che vi può indicare il Faro. Contiamo su di voi! La Chiesa universale vi apre le porte della sua missione. Auguri, siamo con voi! È giunto il momento di iniziare! Le vostre catechiste
nione. Su questa vela ognuno ha scritto il motivo per cui desiderava ricevere i Sacramenti e il personale impegno per continuare la propria crescita cristiana dopo i Sacramenti. A ricordo di queste giornate importanti, abbiamo consegnato ai ragazzi una bussola affinché sappiano sempre seguire la giusta direzione cristiana, spinti dal vento dello Spirito Santo. Vogliamo condividere con la comunità dell’Unità Pastorale l’augurio che abbiamo fatto loro:
Ritiro cresimandi e comunicandi “Continuerò a vivere la vita normalmente, ma sapendo che Dio possiede una parte in più di me.” “Durante la celebrazione dei sacramenti il sentimento più forte era l’ansia ma anche la felicità.” “Nei sacramenti ho sentito di più la comunione perché c’erano i miei parenti, dovevo leggere e poi perché non sapevo come si mangiasse la particola. Certo anche la Cresima mi è piaciuta, il Duomo è fantastico, ma sono stata più felice alla Comunione. Avevo molta ansia e durante i Sacramenti mi veniva da piangere (mi stavo commuovendo) ma mi sono spinta a cacciarmi giù le lacrime perché avevo il mascara. In questa settimana mi sono accorta che qualcosa è cambiato, ma non so cosa: l’importante è che il cambiamento sia positivo e infatti lo è.” “Avevo paura di sbagliare a rispondere. Alla Cresima con me c’era mio zio ed è stato un momento molto emozionante quando mi ha accompagnato dal Vescovo. Alla Comunione ero più agitato e dopo aver ricevuto Gesù mi sono rilassato. È stato molto emozionante.” “Io ero più agitata alla prima Comunione perché è molto più emozionante ricevere il corpo di Gesù” “Ero agitata, avevo paura di sbagliare, però è stato molto emozionante sia in Duomo che nella nostra chiesa.“
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IN ATTESA DEL PANE DELLA VITA
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on un goloso boccone di pane che nascondeva una frase del Vangelo, i bambini del cammino ICFR hanno concluso il ritiro in preparazione al Santo Natale: la fame dell’uomo è sfamata dalle parole di Gesù. Tanti i bisogni elencati dai bambini, racchiusi in segreto nei loro cuori. Aiutati dai catechisti i bambini sono arrivati ad individuare e vedere quattro grandi bisogni dell’uomo: avere una casa/famiglia dove crescere, vivere in un mondo dove regna la bellezza, nel senso di amore per il creato, aspirare ad una pace ed armonia fra i popoli ed infine essere liberi. Gesù viene sulla terra per rispondere a questi bisogni dell’uomo con un messaggio di speranza, perché lui stesso è motivo di speranza e le frasi trovate nei bocconi di pane condiviso, sono il segno concreto di questo pane di speranza che è il Natale. Così il fazzoletto portapane, consegnato ai bambini all’inizio dell’avvento, si riempirà degli impegni che il cammino di catechesi ha chiesto loro, per diventare il lenzuolo che accoglierà nella cesta il nostro Gesù Bambino. Elena R.
Ritiro ICFR
Adesione all’azione cattolica
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l gruppo di Azione Cattolica della nostra Unità Pastorale si appresta a vivere la giornata dell’adesione, che tradizionalmente si svolge nel giorno in cui si festeggia l’Immacolata Concezione. Aderire all’AC è una scelta importante che aiuta a far maturare in ognuno di noi, adulto, giovane e ragazzo, la nostra vocazione alla santità, a viverla da laici ed a svolgere con convinzione il servizio ecclesiale per la crescita della nostra comunità parrocchiale. Vivere l’AC significa, dunque, partecipare attivamente alla vita dell’associazione quale piena esperienza di Chiesa. Essere membri di AC ci porta ad uscire fuori da noi stessi, dai nostri egoismi, per farci prossimi, aiutati dalla Parola e dall’Eucaristia che continuamente ci rigenerano e rinnovano le nostre fragili esistenze nell’amore di Dio. L’Azione Cattolica è una famiglia dove ognuno si sente accolto ed amato così com’è e dove tutti crescono insieme nella fede, cercando di vivere la quotidiani-
tà testimoniando le gioia, l’amore e la speranza che Cristo ci dona. A tal proposito, il papa emerito Benedetto XVI nel discorso tenuto per i 140 anni di AC il 4 maggio 2008 ha affermato:“Non è forse possibile, ancora oggi, per voi ragazzi, per voi giovani e adulti, fare della vostra vita una testimonianza di comunione con il Signore, che si trasformi in un autentico capolavoro di santità? Non è proprio questo lo scopo della vostra Associazione? Ciò sarà certamente possibile se l’Azione Cattolica continuerà a mantenersi fedele alle proprie profonde radici di fede, nutrite da
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un’adesione piena alla Parola di Dio, da un amore incondizionato alla Chiesa, da una partecipazione vigile alla vita civile e da un costante impegno formativo. Cari amici, rispondete generosamente a questa chiamata alla santità, secondo le forme più consone alla vostra condizione laicale! Continuate a lasciarvi ispirare dalle tre grandi “consegne” che il mio venerato predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II vi ha affidato a Loreto nel 2004: contemplazione, comunione e missione!”. Comunione, contemplazione e missione sono i tre grandi temi che dovranno animare anche questo nuovo anno associativo che vedrà il rinnovarsi, sia
in ambito parrocchiale, che diocesano, degli organi associativi mediante le elezioni di nuovi rappresentanti, i quali avranno l’onere di fissare obiettivi ed orientamenti per il triennio. Nel giorno dell’adesione, dunque, ci affideremo al Signore, affinchè aiuti la nostra associazione a raggiungere il proprio scopo di Santità, coltivando una vita spirituale che sia in grado di animare la passione verso l’impegno per il mondo, di generare relazioni nuove, di preferire gli orizzonti inclusivi ai confini limitanti. La Presidente Parrocchiale di AC
Cineforum d’autunno
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l 29 novembre si è concluso il secondo ciclo del cineforum 2019 della Badia e Violino, con la consueta buona partecipazione di pubblico. Dedicato agli incontri che cambiano la vita, il ciclo ha visto alternarsi film di grande impatto emotivo, come “Cafarnao – caos e miracoli” e “Hostiles” a pellicole più leggere ma sempre di grande qualità come “Stanlio e Ollio” e “C’è tempo”, e si è concluso con il premio Oscar “Green Book”. Come sempre abbiamo visto, commentato e discusso i film in programma con gli affezionati partecipanti, a cui va il nostro sincero ringraziamento. Ringraziamo anche gli “sponsor” Fnp Cisl e Acli. Per quanto riguarda gli aspetti economici, riassunti nel bilancio sotto riportato, la somma ricevuta dagli sponsor rimane all’Unità Pastorale come contributo, mentre le offerte raccolte alle proiezioni vengono utilizzate principalmente per rinnovare la Licenza che
consente di proiettare legalmente i film in ambito parrocchiale. Naturalmente l’evoluzione nelle modalità di distribuzione e fruizione del prodotto cinematografico, con la progressiva diminuzione dell’utilizzo del DVD e lo sviluppo di numerose piattaforme online che consentono di vedere film a scelta in qualunque luogo e momento, ci porta ad interrogarci su come rendere più attuale il modello del cineforum. Riteniamo che un contesto in cui un gruppo di persone si ritrova in uno spazio parrocchiale e si confronta prendendo lo spunto da un film abbia un valore ben diverso dalla visione familiare o personale, ma qualche adattamento potrebbe essere opportuno. Avremo modo di riparlarne: l’appuntamento è per il prossimo anno. Cineforum Badia-Vi.Vo Violino Salemi, Didonè, Dioni, Maianti
Bilancio 2° ciclo 2019 Fondo cassa al 29 marzo 2019
952,32 e
Contributo dalle Acli Bs Contributo da Fnp Cisl Bs Offerte Violino Offerte Badia TOTALE ENTRATE
300,00 e 150,00 e 313,74 e 357,63 e 2.073,69 e
Acquisto dvd + cavo video Contributo all’Unità Pastorale Rinnovo Licenza Ombrello 2019 TOTALE USCITE
66,17 e 450,00 e 1.100,00 e 1.616,17 e
Avanzo in cassa al 30 novembre 2019 euro
457,52 e
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GSO Vi.Ba. insieme si può
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uando alcuni mesi fa (primavera 2019) si iniziava a parlare di collaborazione tra le due realtà “sportive” (quelle del GSO Badia e dell’USO Violino) delle rispettive parrocchie/oratori della nostra unità pastorale, ad essere sinceri, diversi appartenenti ai due gruppi avevano manifestato perplessità e dubbi, riesumando quella storica rivalità sportiva che da sempre aveva contraddistinto “l’esistenza” stessa dei due gruppi sportivi (un po’ alla maniera di Don Camillo e Peppone). Nonostante questo, ci siamo sforzati di superare gli ostacoli e già alla fine della scorsa stagione sportiva (fine giugno) ci siamo incontrati per conoscerci e “raccontarci” reciprocamente. Ne è sorto un percorso di incontri durante l’estate, nei quali insieme ci siamo accorti che gli “ostacoli” erano solo nella nostra mente e poco nelle realtà dei fatti, e dai quali è nata l’idea di organizzare a settembre l’OPEN DAY congiunto, dove è stata presentata un’unica offerta sportiva per i/le bambini/e ed i/le ragazzi/e del territorio Badia-Violino. Non a caso, peraltro, si è parlato di territorio e non solo di oratori, in quanto lo sport deve essere un modo per accogliere tutti e, perché no, diventare strumento di evangelizzazione. È stata una scelta forte di cui non si era certi dell’esito, ma nella quale tutti hanno creduto fermamente, convinti che la strada giusta fosse mettere al centro non i gruppi, non le attività, ma i ragazzi. Il risultato? Quasi 200 atleti tesserati per la stagione sportiva in corso, di cui 160 minorenni suddivisi in 11 diverse squadre: 5 di pallavolo (under 10, under 11, under 12, under 13, under 16) e 6 di calcio (scuola calcio, under 8, under 10, under 12, Allievi CSI, Aspiranti ANSPI) a cui si aggiungono 2 squadre di OPEN (adulti). Numeri quasi di altri tempi, che impressionano ancora di più se si pensa ai tanti ge-
nitori che in poche settimane si sono messi a disposizione per aiutare a governare una “realtà” divenuta impegnativa e che ci responsabilizza ancora di più; a loro vanno i ringraziamenti perché ogni settimana si vestono di un abito nuovo e diverso, quello di autista o di guardialinee, di aiuto allenatore o di semplice accompagnatore, di refertista o di dirigente accompagnatore, mettendosi, con gratuità, al servizio non solo dei loro figli, ma anche dei figli altrui. Si diceva poco sopra che una partecipazione così importante, ci chiama ad un grande senso di responsabilità che, inevitabilmente ci impone di non improvvisare e soprattutto di non sentirsi arrivati; per questo in contemporanea con le attività sportive i membri dello staff (allenatori, dirigenti, ecc.) sono impegnati in parallele attività formative, che ci accompagneranno per buona parte della stagione. Dal punto di vista giuridico esistono ancora 2 diverse società (ASD) ed in ragione delle disponibilità degli ambienti, delle esperienze maturate e delle diverse affiliazioni, le squadre Calcio Allievi CSI e Aspiranti ANSPI, sono state iscritte come USO Violino, mentre le altre squadre del Calcio sono state iscritte come ASD GSO Badia: per tutte però si è voluto che apparisse un unico nome a significare il cammino comune intrapreso: GSO Vi.Ba. (Gruppi Sportivi Oratori Violino e Badia). Discorso leggermente diverso per quanto riguarda la pallavolo (attività in precedenza non presente come USO Violino) in quanto, anche al fine di evitare confusione con altre società (non parrocchiale) operante sul territorio del Violino, tutte le squadre della pallavolo (iscritte come ASD GSO Badia) hanno assunto l’acronimo Volley Badia, ma, cosa importante, raggruppano bambine, ragazze e ragazzi della Badia, del Violino e dei comuni o quartieri limitrofi. In sintesi una realtà che piace, una realtà in cammino, che unita vuole crescere non solo numericamente; cosa ci aspetta in futuro? Difficile prevederlo, ma siamo convinti che se si semina bene, prima o dopo si raccolgono i frutti, anche se, magari, coloro che “saranno chiamati” a raccogliere non saranno necessariamente coloro che hanno seminato. Il frutto migliore, poi, sarà vedere i bambini di oggi, destinatari del nostro impegno, al servizio dei bambini di domani. Vi aspettiamo numerosi a tifare per i nostri atleti nelle diverse sedi: Oratorio Badia, Oratorio Violino, palestra Kennedy, Palazzetto dello sport di Roncadelle e Palestra Fortuny a Fiumicello. Ciao. Per GSO Vi.Ba. Fabio Basotti
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Riparte VIVI il quartiere COS’È? “VIVI IL QUARTIERE - insieme dopo la scuola per incontrarsi, conoscersi, divertirsi ed essere comunità” è un progetto del Comune di Brescia per sostenere e valorizzare le iniziative dei singoli quartieri rivolte a bambini e ragazzi nel tempo extrascolastico. CON CHI? Il progetto di Vivi il Quartiere è gestito da personale educativo della cooperativa “La Nuvola nel Sacco” in collaborazione con le realtà di volontariato del territorio (Oratorio, Scuola, Consiglio di Quartiere) che svolgono un servizio per le giovani generazioni. PERCHÈ? Il PROGETTO VIQ vuole andare ad incrementare le esperienze presenti sul territorio cercando di rispondere sempre di più ai bisogni di bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni dei quartieri di Violino e Badia, offrendo
contemporaneamente per le famiglie opportunità significative per la gestione di un tempo extrascolastico a misura di bambino/ragazzo e avere maggiore sostegno nella conduzione del percorso socializzante ed educativo dei figli. DOVE E QUANDO? • Lunedì e Giovedì dalle ore 16.00 alle ore 18.30 presso l’oratorio del villaggio Violino, • Mercoledì dalle 16.00 alle 18.30 presso l’oratorio del villaggio Badia, • Martedì dalle 15.00 alle 18.00 presso la scuola secondaria Kennedy. COSA SI FA? Laboratori tematici, giochi e tornei, compiti. Roberta della “Nuvola nel Sacco"
Buon Natale da Suor Rita e Suor Angelita
CAMPAGNA ADOZIONI A DISTANZA
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arissimi Parroco, Curato, abitanti della Badia, amici e benefattori, è sempre con tanta gioia che vengo a voi per inviarvi i miei saluti più cari e il mio grande grazie per quanto fate per i miei poveri e i bambini in adozione, nonostante la crisi che in Italia perdura e pesa ancora molto sulle famiglie che hanno perso il lavoro. E l’occasione anche per augurarvi un Santo Natale. Gesù oggi ripete ancora il suo farsi Piccolo e Povero per ciascuno di noi, Egli viene per ridarci la vita, la Vita Eterna, quella che conta, perché tutto passa. Siamo invitati a verificare la nostra esistenza, per rinascere nel profondo del nostro cuore, verso una vita autentica, donando il meglio di noi stessi, con gesti semplici, densi di senso, di amore, di attenzione, di perdono, di solidarietà , verso chi ci vive accanto, in famiglia, nella società, nello spazio. Le frontiere, per chi ama come insegna Gesù, non sono chiuse, sono spalancate, anzi non esistono, peché l’amore non ha misure. Carissimi parte del vostro contributo di quest’anno, per i nostri poveri e adottati, è andato a settembre, con l’inizio dell’anno scolastico, per il materiale della scuola e a ottobre per le sementi (grano, mais, riso, fagioli, soia, sorgo...),dove la pioggia abbondante di
questo fine mese di ottobre, è propizia, per un buon raccolto, almeno si spera. Purtroppo la maggioranza della nostra gente, vive nella povertà più estrema, non ha il sufficiente per mangiare. Le famiglie sono numerose, la terra è ristretta per il nucleo famigliare e le stagioni non rispettano più il loro ritmo, a scapito del raccolto sempre più scarso e qui in Burundi si vive di agricoltura.La scuola dovrebbe essere gratuita, si parla molto di gratuità, ma nella pratica i genitori devono far fronte a tutto, non solo al materiale
Suor Rita e i suoi bambini
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scolastico, ma devono contribuire alle costruzioni a beneficio dei professori o per il bene comune. Per questo motivo ci sono ancora molti bambini , che pur avendo il desiderio nel cuore di frequentare la scuola , sono obbligati a rimanere a casa. La situazione politica è tesa. Le elezioni del prossimo anno, si parla verso primavera, fanno paura alla gente, anche per i segni di violenza sparsi nel paese, da gruppi di ribelli, formati da giovani burundesi, che sono in Congo da due anmi, obbligati a scappare per salvare la pelle, dagli scontri con il governo. Sono gruppi numerosi, giovani che arrivano con armi pesanti, con grinta e forza, pronti a rivendicarsi e a combattere contro i militari. Carissimi c’è bisogno di pregare molto, nella nostra debolezza, la preghiera è l’unica nostra arma per intercedere per la pace. Grazie ancora per il bene che fate, continuate con perseveranza questo impegno di solidarietà, che è l’espressione della vera fede. Chi crede in Dio crede anche che l’altro, qualsiasi altro, è fratello. Fare ll bene aiuta gli altri a crescere, ma aiuta a crescere noi stessi. Vi invio i miei saluti e auguri della mia comunità, dei bambini e delle famiglie che noi assistiamo. Il Signore benedica voi, le vostre famiglie e vi colmi di nuove grazie in questo Natale e nell’Anno Nuovo. Vi ricordo con tanto affetto e stima. sr. Rita Bonardi
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ome tutti gli anni, Natale è un giorno speciale per i bambini di Timor e di tutto il mondo. Cominciando da novembre, le nostre bambine cominciano a contare i giorni che le separa dal Natale, mentre i giovani si organizzano in gruppi per allestire i presepi lungo le strade, secondo la loro creatività. Per noi, all’orfanotrofio di Laga, Natale è il momento per rivelare i talenti, infatti si prepara sempre un piccolo teatro e le bambine più piccole sognano di fare gli angeli o le stelle, i pastori, mentre le parti importanti (Maria e Giuseppe) sono la-
Le bambine di Timor
sciate alle più grandi. Anche le decorazioni con cui rallegriamo la casa non sono belle come quelle della capitale Dili, ma con tanta gioia, le bambine che non si recano dai parenti per Natale, vanno a raccogliere dei rami simili agli abeti e poi li decorano con lampadine di tutti i colori. È questo anche il tempo in cui si scrivono le letterine: a Gesù Bambino perché cresca l’amore e il perdono nelle famiglie e alcune scrivono anche ai nostri benefattori per augurare Buon Natale. Prima delle vacanze di Natale le suore preparano dei piccoli regali per ciascuna: delle saponette, materiale scolastico, qualche vestito per chi ne ha bisogno e caramelle, tutte cose che si ricevono dai benefattori e che vengono divise in parti uguali. Anche se sono cose piccole, per le bambine è una grande gioia riceverli, perché difficilmente le loro famiglie donano qualcosa. Infine, a nome di tutte le orfane che vivono nell’orfanotrofio di Laga, voglio esprimere il mio grande ringraziamento e augurare un Santo Natale e un Felice Anno 2020 a tutte le famiglie che sostengono la nostra opera e si prendono cura delle nostre bambine, perché Gesù Bambino possa donare unità alle vostre famiglie, benedica il vostro lavoro con la sua protezione. Noi tutte preghiamo per ciascuno di voi e ringraziamo per la generosità che sempre ci mostrate Con grande affetto Sr. Angelita Gomes a nome delle orfane di Laga
RICORDIAMO LE QUOTE PER IL RINNOVO DELLE ADOZIONI A DISTANZA PER L'ANNO 2020:
TIMOR EST SUOR PAOLA, SUOR ANGELITA BURUNDI SUOR RITA
EURO 200,00 EURO 260,00
PUOI VERSARE DIRETTAMENTE LA QUOTA AI SACERDOTI OPPURE ESEGUIRE UN BONIFICO INTESTATO A PARROCCHIA MADONNA DEL ROSARIO: BTL IBAN: IT80U0873511200014000350591
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Vita dei Quartieri Carabinieri in ascolto:
così cogliamo fragilità e casi sommersi Riattivato il servizio con punti nelle frazioni più piccole e nei quartieri I racconti dei militari
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n una frazione della media Valcamonica, a dieci chilometri di curve dalla stazione dei carabinieri, il maresciallo Alfonso Guariglia, che comanda la sezione di Darfo Biario Terme, a margine di un incontro pubblico, ha raccolto i sospetti di una famiglia sull’abbandono di un minore e scoperto che una badante maltrattava l’anziano che gli era affidato. A Cigole e Offlaga, il comandante della stazione di Manerbio Daniele Trevisani, ha stretto contatti con la comunità indiana e pakistana tanto radicata nel territorio, mentre al villaggio Badia in città, Alessandro Curcio che comanda la stazione Brescia San Faustino, ha convinto alcuni anziani a superare la vergogna e denunciare la truffa subita. Dopo il successo del primo anno, il comando provinciale dei Carabinieri ha riattivato il “Servizio Ascolto” nelle frazioni e nei quartieri periferici “in zone del territorio dove la stazione carabinieri competente non è più fisicamente presente e dove più difficilmente fasce deboli della popolazione si avvicinano al comando territoriale” ha spiegato il colonnello Gabriele Iemma, comandante della provinciale. Accanto a lui nella presentazio-
ne della rinnovata iniziativa alcuni dei comandanti che, almeno una volta alla settimana, tengono uno di questi incontri e che hanno raccontato le fragilità che hanno intercettato o le problematiche sommerse che sono invece state portate alla luce. Il contesto territoriale, nelle valli, nella Bassa o in città, incide molto sulla percezione di sicurezza di ciascuno e “anche se i numeri parlano di reati in costante calo - ha spiegato ancora Iemma - gli anziani e le famiglie hanno bisogno di sentirsi sicuri e rassicurati”. Non solo. “Ogni segnalazione è stata sviluppata e approfondita e nei casi in cui sono stati rilevati dei reati, sono stati presi provvedimenti”. Decisiva la collaborazione delle istituzioni locali a tutti i livelli oltre che delle parrocchie e delle associazioni: “Siamo stati in grado di fare rete per portare anche le fasce più deboli ad affidarsi con fiducia all’Arma stabilendo contatti attraverso persone che conoscono gli anziani e le loro problematiche” ha sottolineato il maresciallo Curcio mentre Daniele Trevisani ha trovato “ascolto e attenzione dagli stranieri integrati soprattutto nei paesi più piccoli dove la concentrazione è più rilevante. Dal Giornale di Brescia del 16 ottobre 2019
Incontro alla Badia
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Progetto di buon vicinato Nel mese di ottobre, per il Quartiere Badia è partito il Progetto “Buon Vicinato” promosso dal Comune di Brescia – Servizio Territoriale Ovest, in collaborazione con il PUNTO COMUNITÀ BADIA (formato dalle Associazioni: ANTEAS capofila – ACLI – I SEMI DEL VILLAGGIO e GRUPPO RICERCA BADIA 30). Lo scopo di tale progetto è di conoscere, tramite un questionario, gli anziani che hanno più di 75 anni e che vivono da soli. Con la finalità di valorizzare conoscenze, interessi e capacità degli anziani come possibile risorsa e intercettare tempestivamente le possibili situazioni che necessitano di aiuto. Il Settore Anagrafe del Comune ha fornito un elenco degli abitanti ultra 75enni del Quartiere BadiaMandolossa (con vie limitrofe); quindi è stato fatto un meticoloso lavoro di suddivisione per accertare e selezionare le persone che: vivono effettivamente da sole; sono assistite presso la propria abitazione da un familiare o da una badante; sono presso R.S.A. o Casa Famiglia; vivono con il coniuge. Dopo aver individuato tutti i nominativi delle “persone sole” i volontari (circa una decina) del Punto Comunità Badia e del Consiglio di Quartiere – Commissione Servizi Sociali, si sono recati al domicilio di tali
persone con una Lettera di presentazione del Progetto ed un Questionario, entrambi predisposti dal Servizio Territoriale Ovest – Comune di Brescia – Via Paganini, 1. Nella maggior parte dei casi i volontari sono stati accolti in modo positivo, magari con qualche riserva iniziale, ma quasi sempre favorevoli ad una piacevole chiacchierata. Purtroppo ci sono stati anche casi di diffidenza con i quali non è stato possibile aprire un canale di comunicazione. Non appena saranno raccolti tutti i dati sarà ns. cura darne riscontro ai cittadini del quartiere. Il Punto Comunità Badia resta a disposizione per eventuali informazioni nelle giornate di martedì e giovedì dalle 9 alle 12. Alcune persone intervistate hanno espresso il desiderio di usufruire di assistenza religiosa a domicilio a cura dei Sacerdoti e Diaconi della Parrocchia Madonna del Rosario. Si ringraziano tutti i cittadini che hanno aderito all’iniziativa, nonché tutti i volontari che hanno partecipato. I Referenti del Punto Comunità Badia: Gisella Tortelli e Francesco Rossi
Foto di comunità Ritiro ICFR Concerto Coro Smile
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PER UN PUGNO DI LIBRI E DI FILM Consigli di lettura Attendere non significa solo aspettare, ma, come ci dice l’etimologia del termine, tendere verso, cioè impegnarsi ad ottenere i risultati sperati. Quindi l’attesa vive nella prospettiva, si nutre della fiducia di poter vedere realizzate le speranze concepite. Molti testi letterari presentano riflessioni sull’attesa vana, mai realizzata, come l’opera teatrale “Aspettando Godot” di Beckett, nella quale si attende inutilmente l’arrivo di questo sconosciuto Godot in un immobilismo della volontà dei protagonisti. La fiducia in Dio e il muoversi verso di Lui e verso il compimento del Suo progetto caratterizza invece in modo positivo il romanzo “Giuseppe e i suoi fratelli” di Thomas Mann. Questa tetralogia (l’autore ha suddiviso l’opera in quattro volumi, ciascuno con un titolo autonomo) racconta, ampliandola con riflessioni e nuovi personaggi, la narrazione biblica che conclude il libro della Genesi, cioè la storia di Giacobbe, figlio di Isacco, e dei suoi dodici figli. Molti sono gli spunti di riflessione che si legano al tema dell’attesa, dalla servitù che Giacobbe accetta presso lo zio Labano per poter avere in sposa l’amata Rachele, di sette anni più altri sette, al lungo tempo di attesa di Giuseppe, il figlio prediletto di Giacobbe: costui, venduto come schiavo a mercanti, giunge in Egitto dove avrà la pazienza di servire fedelmente Putifar, di cui conquisterà la fiducia. Accusato ingiustamente e imprigionato, saprà aspettare che sia riconosciuta la sua innocenza e, otterrà la fiducia del faraone. Un altro tipo di “attesa” contraddistingue la saggia amministrazione di Giuseppe nei sette anni di “vacche grasse” per affrontare poi i tempi di “vacche magre”. Ma l’attesa più grande è quella del ricongiungimento e della riconciliazione con la sua famiglia, che si realizzerà in Egitto. Sebbene molto spesso si sfiori la tragedia, Giuseppe non demorde. La speranza, l’attesa, devono essere quindi pienamente fondate in Dio, ma anche fattive da parte dell’uomo, che si deve affidare, ma anche impegnarsi a realizzare nella sua vita il piano di Dio. Th. Mann “Giuseppe e i suoi fratelli” Mondadori, 4 volumi, euro 48 circa Laura B.
film: Troppa grazia Erano anni che Gianni Zanasi accarezzava l’idea di raccontare questa storia, e da regista spericolato come è, è riuscito a realizzare il suo sogno girando Troppa Grazia. È la vicenda di una giovane geometra, madre single alle prese con difficoltà economiche e sentimentali. Quando scopre che qualcosa non va nel progetto che il comune gli ha affi dato per la costruzione di un grosso centro architettonico, decide di soprassedere per non perdere l’incarico. Sulle colline dove fa i rilievi gli compare una donna con il velo che scambia per una profuga. Le ricompare in casa, successivamente altre varie volte e le ordina di costruire una Chiesa nell’area destinata al grosso immobile. Un incontro fuori dal comune quello con la donna velata che poi si intuirà essere la Madre di Gesù, incontro scomodo e compromettente da allontanare al punto che la Madonna per farsi ascoltare finirà per alzare le mani sulla giovane. Troppa grazia è un film coraggioso e sorprendente, tra realtà e mistero, la storia offre una seria riflessione sulla necessità di riscoprire dimensioni spirituali solo assopite, mai sepolte. Quello che accade alla giovane donna è un rigurgito dell’anima, non uno sterile indrottrinamento, è molto di più: un percorso dell’inconscio verso il sentirsi liberi e avere il coraggio e la determinazione per compiere gesti nuovi nel ribellarci alle logore logiche del profitto per difendere la verità. Un percorso inusuale, solo apparentemente potrebbe sembrare lontano dalla spiritualità che invece gli autori, forse inconsciamente, hanno deciso di percorrere, quel cammino che tutti dovrebbero affrontare. Regia: Gianni Zanasi - Interpreti: Alba Rohrwacher, Hadas Yaron, Elio Germano Origine: Italia 2018 - Durata: 110’ Walter S.
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LAVORI: lo stato di fatto BADIA - PARROCCHIA MADONNA DEL ROSARIO 1. CHIESA DI S. ANTONIO: Si è dato incarico all’architetto Cassarino Flavio di rivedere il progetto di restauro fatto nel 2006. È stato fatto un sopralluogo e si sta procedendo alla revisione del progetto. A seguito di un temporale è caduta la vetrata di Sant’Antonio pertanto si è fatto fare un preventivo e la richiesta di autorizzazione alla soprintendenza. Vedremo quanto propone quale rimborso l’assicurazione perché il progetto è pari a euro 19.000,00. 2. ASILO NUOVA BADIA: Prosegue la sistemazione totale del tetto piano e a falde. Il costo di circa 90/100 mila euro è stato approvato dall’Ordinario Diocesano, inoltre si è proceduto alla tinteggiatura dei bagni e altri pic-
coli lavori di sistemazione anche a seguito degli eventi atmosferici del mese di agosto. 3. BAR DELL’ORATORIO: Sono state cambiate le finestre per un totale di spesa di euro 5.724,00 4. CHIESA SANTA MARIA DELLA STRADA: A seguito della richiesta pervenuta nel 2018 di un parcheggio antistante la chiesa è stato firmato il comodato e il progetto per la presentazione in comune. I lavori sono a carico della ditta Fen Energia spa e potranno partire dopo le autorizzazioni comunali. L’uso di tale parcheggio è riservato alla ditta nei giorni feriali e riservato alla parrocchia in quelli festivi.
VIOLINO - PARROCCHIA S. GIUSEPPE LAVORATORE 1. CHIESA PARROCCHIALE: La chiesa del Violino ha bisogno di sistemare il tetto cambiando in alcuni settori la guaina di protezione: in particolare nel settore nord e sud e sopra l’altare maggiore. Abbiamo già provveduto al completamento dell’impianto di amplificazione, alla manutenzione ordinaria delle lampade d’emergenza e delle luci della sacrestia e al rinnovo della sala don Teotti, nella stessa sala si sono acquistati otto tavoli e 32 sedie. I lavori per i tetti prenderanno avvio dopo aver concordato il rimborso assicurativo. 2. TEATRO: Si è sistemata la regia e migliorata la videoproiezione, nonché la tinteggiatura. Si è realizzata la nuova scala di accesso con il corrimano anche a destra. All’esterno si sono dovuti tagliare due abeti fortemente danneggiati dal maltempo. 3. ASILO BONICELLI: Si è provveduto ad effettuare alcune manutenzioni ordinarie, anche per rimettere in funzione l’impianto d’irrigazione dopo la falla di ottobrenovembre dello scorso anno. Si è provveduto alla sistemazione del forno della cucina, si è acquistata una nuova affettatrice, a norma, si è rifatta la cappa cambiando motori e filtri, si è riformulata la situazione della zona lavaggio, sistemando la lavastoviglie e acquistando uno sgocciolatoio e il doccione per il primo lavaggio.
IMMOBILI IN FASE DI VALORIZZAZIONE: 4. LA CASCINA (A LATO DEL PIAZZALE DELLA CHIESA): É in corso la verifica di interesse culturale, siamo in attesa del decreto del Ministero che a seguito di un cambio di legge dovrà arrivare da Roma e non più da Milano. 5. TERRENO (ADIACENTE ALLA CASCINA): É arrivata l’autorizzazione alla vendita di circa 1000 metri del terreno adiacente al sagrato. Acquirenti sono la Fondazione Casa di Dio e la ditta Gruppo Bianchetti srl. Si realizzeranno circa 30 mila euro. Siamo in attesa del frazionamento per procedere all’atto notarile. 6. BILOCALI: Il Cpae ha già dato parere favorevole alla vendita dei due bilocali siti in via terza, il bilocare n°4 è in vendita a partire da 127 mila euro, il bilocale n. 6 a partire da 120 mila euro. I bilocali hanno anche box e sono in classe energetica B. 7. NEGOZIO (QUATTRO VETRINE VIA TERZA): Il negozio è stato ripulito dai volontari. È in vendita a partire da 110 mila euro e riservato alla parrocchia in quelli festivi.
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La vetrata di S.Antonio danneggiata
Rifacimento tetto asilo
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Tetto divelto sopra l'oratorio Violino
UNITÀ PASTORALE 1. GESTIONE ASILI BONICELLI E NUOVA BADIA: La situazione economica dell’asilo della Badia è ora normalizzata, quella dell’asilo Bonicelli è stata avviata di recente dopo aver verificato le effettive necessità e le risorse umane disponibili. La prospettiva è di far fare a tutto il personale dei due asili i corsi di aggiornamento, migliorare ulteriormente la qualità del servizio, ridefinire i
costi dei pasti, ottimizzare gli acquisti. L’intenzione è quella di attivare tra due anni una sezione ad indirizzo montessoriano e mantenere al Violino una sezione normale, mentre alla Badia manterremo i due corsi normali. Tutto è comunque “in divenire”, in quanto se le iscrizioni per il 2019/20 permettono le quattro sezioni, non è detto che ciò sia possibile nei prossimi anni, visto il calo demografico sempre incombente.
ORATORIO INTERPARROCCHIALE PRESSO L’ATTUALE SEDE DELL’ORATORIO DEL VIOLINO Si è intervenuti a sistemare il danno dovuto al temporale. La riparazione del tetto in più parti e la tinteggiatura delle aule sono costati circa 18 mila euro. Ne recupereremo 11 mila dall’assicurazione. Ringraziamo la ditta Recintecnica di Minelli Damiano che ha offerto la sistemazione sia pure provvisoria delle reti del campo sportivo. Per quanto riguarda i progetti in corso: si è fatta una valutazione circa l’abbattimento della ex-chiesa ed ex-canonica e la ristrutturazione del complesso dell’Oratorio del Violino in via Prima, 2. Il costo parametrato per tale soluzione è di circa 1.870 mila euro. L’immobile dell’oratorio pone problemi soprattutto a causa della sua dislocazione su tre livelli, in merito all’adeguamento sismico e alla valorizzazione del seminterrato per poter avere i necessari parametri aero-illuminanti. Si è provato a ragionare circa la possibilità di procedere con la costruzione di un nuovo oratorio che potesse ovviare a tali difficoltà e incertezze. Si è pensato di costruire gli spogliatoi e relativa infermeria e depositi nella zona dove ora sono i giochi dei bambini e il campo da basket. Gli
spogliatoi progettati sono secondo le norme FIGC in modo di poter far giocare anche gli esordienti, cosa che è richiesta anche da entrambe le società sportive dei nostri oratori. Per tale motivo il campo viene portato alle misure minime per avere un campo a nove giocatori. Quindi il campo sarà di 40 metri per 60. Tale operazione potrebbe essere cantierabile dopo le autorizzazioni canoniche e civili. Si è studiato tutto il corpo dell’oratorio inteso come nuovo corpo di fabbricato formativo-aggregativo. Appena avremo la risposta della Diocesi in merito al progetto di massima presentato faremo un’assemblea per la presentazione del progetto, dei costi, della campagna raccolta fondi ed eventuale finanziamento CEI otto x mille. Spiegheremo in modo dettagliato la situazione con apposita comunicazione. Come vedete le porte aperte sono tante, ma sappiamo che anche una goccia contribuisce a formare il mare. In questi mesi invito a pregare perché abbiamo a fare scelte che piacciano a Dio più che a noi, affinché rispondano non solo alle necessità materiali, ma soprattutto a quelle pastorali delle nostre comunità. Don Gian Pietro e don Fausto
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Ringraziamo quanti di voi hanno compilato e consegnato il questionario distribuito con il giornalino precedente. Nel prossimo numero daremo notizia di quanto raccolto.
A VOI E A TUTTE LE VOSTRE FAMIGLIE GIUNGANO I NOSTRI AUGURI PER UN NATALE DI PACE, CHE TROVI CUORI CHE SAPPIANO ACCOGLIERE GESÙ, L’ATTESO. La redazione
ANAGRAFE PARROCCHIALE Parrocchia Madonna del Rosario - Badia
Defunti
Doniselli Domenica di anni 93
Pittini Giuditta di anni 94
Antonini Saverio di anni 90
ANAGRAFE PARROCCHIALE Parrocchia San Giuseppe Lavoratore - VIOLINO
Battesimi 1. Lembo Bryan di Lembo Giuseppe e Del Barba Paola
3. Veronesi Emma di Veronesi Fulvio e Zoni Carla
2. Bellantuono Gaia di Jessica Facconi e Juri Bellantuono
4. Pili Aurora di Pili Marco e Filistrini Elena
Defunti
Bettoni Sergio di anni 75
Barbieri Giuditta di anni 96
Savoldi Fabio di anni 55
Bignotti Raffaele di anni 75
Cresime Badia
Cresime Violino
Prime Comunioni Badia
Prime Comunioni Violino