Dialogo e Famiglia Giornale dell’Unità Pastorale Sacra Famiglia - Padre Marcolini N˚4 - Dicembre 2020
LA SPERANZA
non è andata delusa
Sommario Parola del Parroco
Uffa! È di nuovo Natale!. . . . . . . . . pag. 3 Vita della Chiesa L’Enciclica del Papa “Fratelli tutti” Guida alla lettura . . . . . . . . . . . . . . “ 5 “Non potremo dimenticare” La lettera pastorale del Vescovo Tremolada. . . . . “ 8 Il nuovo Messale Romano. . . . . . . . . “ 10 La data del 25 dicembre . . . . . . . . . . “ 13 Vita dell’Unità Pastorale Nel nome del Signore. . . . . . . . . . . . “ 14
O Gesù, che ti sei fatto Bambino per venire a cercare e chiamare per nome ciascuno di noi, tu che vieni ogni giorno e che vieni a noi in questa notte, donaci di aprirti il nostro cuore. Noi vogliamo consegnarti la nostra vita, il racconto della nostra storia personale, perché tu lo illumini,
perché tu ci scopra il senso ultimo di ogni sofferenza, dolore, pianto, oscurità. Fa’ che la luce della tua notte illumini e riscaldi i nostri cuori, donaci di contemplarti con Maria e Giuseppe, dona pace alle nostre case, alle nostre famiglie, alla nostra società! Fa’ che essa ti accolga e gioisca di te e del tuo amore.
Carlo Maria Martini 24.12.1995
Pregare in famiglia nel tempo di Natale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 15 Catechesi bambini, ragazzi e giovani.. . “ 18 Dopo molti mesi, torna l'esperienza del catechismo in presenza . . . . . . . . “ 19 Attività commissione Caritas. . . . . . . “ 21 Attività commissione famigliare. . . . . . “ 22 Adozioni a distanza: proposta per un Natale di carità . . . . . . . . . . . . . . . “ 23 Dalle scuole dell’infanzia . . . . . . . . . “ 25
Orari S. Messe Unità Pastorale S.MESSE FERIALI FESTIVE
Lavori in corso (galleria fotografica). . . “ 26
BADIA da lunedì a giovedì
ore VIOLINO da lunedì 8.30 a venerdì
ore 18.00
venerdì
18.30
sabato
17.00 sabato
18.00
domenica
8.00 10.00 domenica 17.00
9.00 11.00 18.00
Vita dei Quartieri C’era una panchina rossa . . . . . . . . . “ 28 Punto comunità Badia . . . . . . . . . . . “ 28 Per un pugno di libri e di film. . . . . . . “ 29 Anagrafe parrocchiale . . . . . . . . . . . “ 30
Redazione Don Gian Pietro Girelli, Laura Bellini, Francesco Quaranta, Elena Rubaga, Elena Vighenzi, Carlo Zaniboni.
Per chi volesse scriverci: redazione.dialogoefamiglia@gmail.com
Contatti dei presbiteri della Unità Pastorale Parrocchia S.Giuseppe Lavoratore: Parrocchia San Giuseppe Lavoratore trav. Ottava, 4 - Villaggio Violino tel. (segreteria parrocchiale) 030 2410316 Parroco (don Gian Pietro Girelli): cell. 335 5866916 e-mail: pierzik@alice.it - www.parrocchiaviolino.it Parrocchia Madonna del Rosario: Parrocchia Madonna del Rosario via Prima, 81 - Villaggio Badia tel. 030 313492 www.parrocchiabadia.it
Riferimenti per gli oratori: Oratorio San Filippo Neri: via Prima, 83 - Villaggio Badia Oratorio Violino: via Prima, 2 - Villaggio Violino
DIRETTORE RESPONSABILE: DON A. BIANCHI - TRIBUNALE DI BRESCIA - AUTORIZZAZIONE 2/2018 DEL 23 GENNAIO 2018
STAMPATO DA: AGVA ARTI GRAFICHE VANNINI VIA ZAMARA, 31 - BAGNOLO MELLA (BRESCIA)
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Parola del Parroco Uffa! È di nuovo Natale!
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evo subito dirvi che la festa del mio compleanno è sempre stata per me un problema. A diciott’anni speravo con ansia di compiere gli anni per giungere all’agognata patente e sentirmi grande, ma superati i diciotto subito si presentò come una chimera il desiderio di compiere i ventiquattro come se fossero il confine della giovinezza e della maturità. Il compleanno del venticinquesimo fu un giorno funesto: ero già ad un terzo della mia vita! Aimè! Solo a cinquanta s’incomincia a dire “sono a metà della mia vita” procrastinando sempre più il termine tremendo della vita terrena. In effetti, perché mai
dovremmo festeggiare il compleanno di Gesù? Ha vissuto due millenni fa, ha promesso di cambiare la storia e poi la storia è sempre umanamente uguale. Forse neppure Lui è così contento di festeggiare il suo compleanno. Chissà se mai ha festeggiato con una coppa di vino anche Lui con i suoi discepoli nel giorno del suo compleanno? Mi sa che abbia brindato più nella sua ultima cena. Noi siamo soliti inventarci chissà che per le feste del nostro compleanno, ma Gesù che regali vorrà mai? Vuole forse che addobbiamo tutte le strade e i negozi ancor prima che inizi l’avvento per segnalare la sua venuta e per far festa per Lui? Oppure a noi?
Acquisti di Natale a Brescia dovremmo festeggiare il compleanno, visto che l’età sale di un anno e sempre più si avvicina al termine della vita terrena? Chi non crede in Dio o in una cosiddetta Entità superiore, forse non dovrebbe proprio festeggiare, visto che si avvicina il giorno del nulla e chi crede dovrebbe festeggiare perché si avvera e avvicina il giorno del tutto. Ma, tant’è, siamo uomini e abbiamo bisogno di consolarci davanti all’ineluttabile realtà della morte e così ci facciamo regali che consumeremo nel tempo che rimane della nostra vita e che destineremo a segno del nostro affetto per coloro che amiamo. Dunque, perché mai
Che sia Lui a volere tutti i regali che ci scambiamo perché vuole che il nostro prodotto interno lordo, segno della pseudo felicità di un popolo, sia sempre in rialzo? Ci chiede forse di mangiare, bere, far festa il giorno del suo compleanno? Se ci chiedessero “che regalo vorresti per il tuo compleanno?” i nostri occhi si chiuderebbero per passare in rassegna come in una sarabanda di foto tutto quello che abbiamo desiderato passando di vetrina in vetrina durante tutto l’anno. Solo i bambini sanno volare, solo loro sanno cogliere dal profondo del cuore i desideri più veri dell’animo umano
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e probabilmente se ne uscirebbero con frasi come queste: “vorrei che il mio papà facesse pace con la mia mamma; vorrei che nel mondo tutti si volessero bene; vorrei che il mio gatto mi perdonasse perché gli ho tirato un calcio; vorrei avere tanti amici...” Bene, Gesù nasce bambino, che cosa vorrà questo bambino per il suo compleanno? “Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi ricuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi odono; i morti risuscitano e il vangelo è annunciato ai poveri.” (Mt 11, 4-5) Ecco perché dobbiamo fare festa e ben venga la festa di ringraziamento al Padre che si celebra nella Messa della notte del Natale: la speranza che alberga in ogni cuore umano non è andata delusa... “Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti”. (Is. 9, 5-7) Allora ben venga il Natale perché all’uomo angustiato dalla morte, dall’ingiustizia dell’odio e del peccato per mezzo di questo bambino è data una nuova chance: quella di sapere che il Padre ci ama
Natale è ogni volta che sorridi a un fratello
perché siamo figli suoi e in Cristo l’amore imperfetto dell’uomo raggiunge l’amore infinito di Dio nella fusione trinitaria dello Spirito. Buon Natale dunque bambino Gesù: pianto dell’uomo e sorriso di Dio, tristezza del condannato e gioia del Padre, dolore del peccatore e felicità dello Spirito, uomo e Dio, che nella pienezza dell’amore generi e vivi l’eterna vita. Buon Natale a te bambino che nasci a Betlemme e a tutti gli uomini amati dal Signore. È di nuovo Natale! Il pensiero di madre Teresa di Calcutta ci aiuti a fare un bel regalo al Bambino che nasce perché: “È Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. È Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro. È Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società. È Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale. È Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. È Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri”. Finalmente è di nuovo Natale. Don Gian Pietro
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Vita della Chiesa L’Enciclica del Papa “Fratelli tutti„ GUIDA ALLA LETTURA
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i proponiamo il sunto di un profondo articolo di Antonio Spadaro, apparso su “La civiltà cattolica” il 17/10/2020, grazie a cui possiamo comprendere i contenuti della nuova Enciclica di papa Francesco, che rappresenta il punto di confluenza di ampia parte del suo magistero. La fratellanza è stata il primo tema al quale Francesco ha fatto riferimento dando inizio al suo Pontificato, definendo la relazione vescovo-popolo come «cammino di fratellanza». Il titolo è una citazione diretta dalle Ammonizioni di san Francesco: Fratelli tutti. E indica una fratellanza che si estende non solo agli esseri umani, ma anche alla terra, in piena sintonia con l’altra Enciclica del Pontefice, la Laudato sì. Fraternità e amicizia sociale - Il nucleo centrale del testo e del suo significato sono fraternità e amicizia sociale. La fratellanza è un dato di fatto che poi implica anche l’azione; essa richiede tempo: quello del litigio e quello della riconciliazione. L’odio al contrario brucia il tempo: è pura eccitazione. La fratellanza è ciò che consente agli eguali di essere persone diverse. L’odio elimina il diverso. La fratellanza salva il tempo della politica, della mediazione, dell’incontro, della costruzione della società civile, della cura. Il fondamentalismo lo annulla in un videogame. Ecco perché il 4 febbraio 2019, ad Abu Dhabi, Papa Francesco, e Ahmad al-Tayyeb, il Grande Imam di al-Azhar, hanno firmato uno storico documento sulla fratellanza. I due leader si sono riconosciuti fratelli hanno capito che l’unica vera alternativa è la fratellanza. Questa potente parola evangelica, troppo spesso sostituita con quella più debole di «solidarietà», ha un valore politico più profondo: se tutti siamo fratelli, allora tutti siamo cittadini con uguali diritti e doveri, tutti godiamo della giustizia. La fratellanza è base solida dell’“amicizia sociale”, che sa coniugare i diritti con la responsabilità per il bene comune. Una fraternità senza confini - Ogni persona, secondo il criterio di fratellanza, è riconosciuta, valorizzata e amata al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo dell’universo in cui è nata o dove vive. Anche
Firma del documento sulla fratellanza
Francesco d’Assisi estendeva la fraternità non solamente agli esseri umani – e in particolare agli ultimi, oltre le distanze di origine, nazionalità, colore o religione – ma anche al sole, al mare e al vento. Lo sguardo è quindi globale, universale. Lo scisma tra singolo e comunità - Il Pontefice osserva il mondo e ha l’impressione generale che si stia sviluppando un vero e proprio scisma tra il singolo e la comunità umana. Un mondo che appare senza senso della storia, che mostra un regresso, in cui prevalgono conflitti, nazionalismi, in cui il senso sociale è smarrito e il bene comune sembra essere il meno comune dei beni. In questo mondo globalizzato siamo soli e prevale l’individuo sulla dimensione comunitaria dell’esistenza. Le persone svolgono il ruolo di consumatori o di spettatori, e sono favoriti i più forti. La politica inoltre spesso «non è sana discussione su progetti a lungo termine per lo sviluppo di tutti e del bene comune, bensì solo ricette effimere di marketing che trovano nella distruzione dell’altro la risorsa più efficace». Questo favorisce la cultura dello scarto e il mancato rispetto diritti umani, evidente anche nelle politiche migratorie. Se poi con la connessione digitale si accorciano le distanze, si sviluppano però atteggiamenti di chiusura e di intolleranza, che alimentano l’odio. La visione del Papa è attenta alla dimensione sociopolitica e culturale ma è anche radicalmente teologica. La riduzione all’individualismo che qui emerge è frutto del peccato. Un estraneo sulla strada - Nonostante gli aspetti
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negativi del presente, Francese si permette all’altro di essere sco propone speranza e indica se stesso. Rupnik, Il buon samaritano nel Buon Samaritano un moPopulismo e liberalismo - La dello sociale e civile. L’inclumigliore politica, dice Francesione o l’esclusione dei feriti sco, è quella posta al servizio sul ciglio della strada definisce del vero bene comune. Una letutti i progetti economici, poliadership può essere capace di tici, sociali e religiosi, non solo sintonizzarsi con il popolo, per a livello delle scelte individuali un servizio al bene comune; (perché non ci sentiamo dereoppure può essere degenerasponsabilizzati), ma anche a ta, quando sfrutta l’abilità di livello delle politiche degli Stati. attrarre consenso per il sucPensare e generare un mondo cesso elettorale e per strumenospitale: una visione inclutalizzare ideologicamente la siva - Per uscire dal dramma cultura del popolo, al servizio della solitudine dell’uomo condel proprio progetto personale. sumatore chiuso nel suo indiCiò che può mutare la politica vidualismo e nella passività degenere è la carità, che implica dello spettatore, occorre troun cammino di trasformazione vare una via d’uscita, che è l’adella storia che incorpora tutmore, che crea legami, espande to: istituzioni, diritto, tecnica, l’esistenza e ci permette di speesperienza, apporti professiorimentare il valore della vita. nali, analisi scientifica, proceL’amore è apertura all’«oltre» dimenti amministrativi. e «ospitalità», è il fondamento I movimenti popolari e le dell’azione che permette di staistituzioni internazionali - In bilire l’amicizia sociale e la fraquesto contesto Francesco parternità, che non escludono, ma includono: «i fratelli la sia dei movimenti popolari sia delle istituzioni insi accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli ternazionali, convergenti nella loro virtuosità, peruni degli altri». Criterio della vera fraternità è però ché valorizzano il locale, gli uni, e il globale, le altre, la custodia delle differenze: non dobbiamo cercare e sempre all’insegna del multilateralismo. di omologare l’altro, ma accogliere e far convergere Con i movimenti popolari si supera «quell’idea delle le diversità, valorizzandole. politiche sociali concepite come una politica verso i L’importanza del multilateralismo - Il Papa chiede poveri, ma mai con i poveri, mai dei poveri e tanto un cambio di prospettiva radicale anche nelle rela- meno inserita in un progetto che riunisca i popoli». zioni internazionali, perché sia chiara la destinazio- Le istituzioni internazionali, come l’ONU, sono necesne comune dei beni della terra: «possiamo dire che sarie perché la dimensione economico-finanziaria, ogni Paese è anche dello straniero, in quanto i beni con caratteri transnazionali, tende a predominare di un territorio non devono essere negati a una per- sulla politica. sona bisognosa che provenga da un altro luogo». Si La migliore politica non è sottomessa all’economia invita quindi al multilateralismo e si condanna l’ap- Più volte il Pontefice si è lamentato di quanto la poliproccio bilaterale per cui Paesi potenti e grandi im- tica sia sottomessa all’economia, e questa al paradigprese preferiscono trattare con altri Paesi più piccoli ma efficientista della tecnocrazia. Al contrario, è la o poveri, per trarne maggior profitto. politica che deve avere una visione ampia in modo Un cuore aperto al mondo intero - Perché la fra- che l’economia sia integrata in un progetto politico, ternità non resti solamente un’astrazione, bisogna sociale, culturale e popolare che tenda al bene coaffrontare varie sfide. La prima è quella delle mi- mune. Fraternità e amicizia sociale non sono astratte grazioni, da sviluppare intorno a quattro verbi: ac- utopie. Si tratta di quello che Francesco chiama amocogliere, proteggere, promuovere e integrare. L’arri- re sociale. L’amore sociale e la carità politica si esprivo di persone che provengono da un contesto vitale mono anche nella piena apertura al confronto e al e culturale differente costituisce un’opportunità di dialogo con tutti, persino con gli avversari politici, arricchimento e di sviluppo. E questo può avvenire per il bene comune, per rendere possibile la conver-
DialogoeFamiglia genza almeno su alcuni temi: non bisogna temere il conflitto generato dalle differenze. Dialogo e cultura dell’incontro - Francesco riassume alcuni verbi usati in questa Enciclica in una sola parola: dialogo. «In una società pluralista», scrive il Pontefice, «il dialogo è la via più adatta per arrivare a riconoscere ciò che dev’essere sempre affermato e rispettato, e che va oltre il consenso occasionale». Il dialogo non dev’essere confuso con i messaggi sui social, che in realtà spesso sono monologhi nei quali predomina l’aggressività. «L’autentico dialogo sociale presuppone la capacità di rispettare il punto di vista dell’altro, accettando la possibilità che contenga delle convinzioni o degli interessi legittimi». È questa la dinamica della fratellanza. Ma dialogo non significa affatto relativismo, sia chiaro. Come aveva già scritto nell’Enciclica Laudato sì, Francesco afferma che se a contare non sono verità oggettive né princìpi stabili, ma la soddisfazione delle proprie aspirazioni e delle necessità immediate, allora le leggi verranno intese solo come imposizioni arbitrarie e ostacoli da evitare. La ricerca dei valori più alti si impone sempre. Percorsi di un nuovo incontro: conflitto e riconciliazione - Ed infatti solamente dalla verità dei fatti può nascere lo sforzo di comprendersi a vicenda e di trovare una sintesi per il bene di tutti. Il Papa ritiene che la vera riconciliazione non rifugga dal conflitto, ma si ottenga nel conflitto, superandolo attraverso il dialogo e la trattativa trasparente, sincera e paziente. D’altra parte, il perdono non ha nulla a che fare col rinunciare ai propri diritti che viceversa occorre difendere con forza, custodendo la propria dignità e mantenendo la memoria dei grandi misfatti della storia. Guerra e pena di morte - In questo quadro Francesco tratta anche di guerra e pena di morte. Riguardo alla guerra, afferma che è una minaccia costante ed è «la negazione di tutti i diritti e una drammatica aggressione all’ambiente». Nel Catechismo della Chiesa Cattolica è contemplata la possibilità di una legittima difesa mediante la forza militare; tuttavia «non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”. Mai più la guerra!». La risposta deve essere collettiva e concertata, basata sulla fiducia reciproca. La proposta del Pontefice è che «con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale
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Un cuore aperto al modo intero per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri». Circa la pena di morte, Francesco riprende il pensiero di Giovanni Paolo II: essa è inadeguata sul piano morale e non è più necessaria sul piano penale e afferma con chiarezza che «la pena di morte è inammissibile» e che la Chiesa si impegna con determinazione a proporre che sia abolita in tutto il mondo. E il giudizio si estende anche all’ergastolo, che «è una pena di morte nascosta». Le religioni al servizio della fraternità nel mondo L’ultima parte di questa Enciclica è dedicata alle religioni e al loro ruolo al servizio della fraternità. Le religioni raccolgono secoli di esperienza e di sapienza, e dunque devono partecipare al dibattito pubblico così come la politica o la scienza. La sorgente della dignità umana e della fraternità per i cristiani sta nel Vangelo di Gesù Cristo, dal quale scaturisce l’importanza fondamentale della relazione, dell’incontro, della comunione universale con l’umanità intera. Un appello alla pace e alla fratellanza - Fratelli tutti si conclude con un appello, che è un’ampia citazione del documento firmato dal Papa e dal Grande Imam Ahmad al-Tayyeb ad Abu Dhabi, e riguarda proprio la convinzione che «le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione». Come nel Padre nostro, la preghiera che ci vede tutti fratelli perché figli di un unico Padre, Francesco prega per la venuta del «Regno di Dio», il cui senso è la capacità dei cristiani di mettere la buona notizia del Vangelo a disposizione di tutta l’umanità come risorsa di salvezza e pienezza. Carlo e Laura
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“Non potremo dimenticare”
La lettera pastorale del Vescovo Tremolada
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on potremo dimenticare” è il titolo della terza lettera pastorale, dopo “Il bello del vivere” e “Nutriti dalla bellezza” che il nostro Vescovo ha presentato ufficialmente con la ripresa di settembre delle attività. Inevitabile la stretta “parentela” con la tragica esperienza dell’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto e con la rilettura spirituale e la narrazione sapienziale che della stessa il Vescovo ha più volte chiesto. Leggiamo l’intervista fatta allo stesso mons. Tremolada, che ne sottolinea prospettive e ricadute per la diocesi e le comunità parrocchiali. Già dal titolo della sua nuova lettera pastorale è evidente il rimando all’esperienza della pandemia. Come va interpretato il suo invito rivolto alla Chiesa di Brescia a non dimenticare? Innanzitutto come il rinnovo dell’invito a una rilettura spirituale dell’esperienza che abbiamo vissuto che, insieme a una narrazione sapienziale della stessa ci aiuta a dare un’interpretazione di ciò che
abbiamo vissuto che non sia condizionata solo dalle emozioni e determinata dalle prime impressioni. Se vogliano capire dobbiamo sostare, prenderci tempo, entrare in profondità. È da tutte queste considerazioni che nasce l’idea della nuova lettera pastorale. Vorrei che prendesse la forma di una meditazione. Anche il sottotitolo scelto per la lettera (“La voce dello Spirito in un tempo di prova”) fornisce una chiave di lettura. Rileggere l’esperienza significa anche mettersi in ascolto di ciò che lo Spirito ci ha detto. Nel percorso “Santità - Eucaristia - Parola”, indicato ne “Il bello del vivere” e che lei intendeva proporre alla diocesi con le sue lettere, come si colloca “Non potremo dimenticare”? Tra le due lettere pastorali precedenti e quella di quest’anno c’è continuità. Ne “Il bello del vivere” indicavo una prospettiva di fondo: l’invito alla comunità cristiana e alla diocesi a camminare nella santità. Nella stessa ricordavo l’importanza della preghiera all’interno del cammino indicato, prospettiva che nella seconda lettera si arricchiva dell’importanza e la centralità della celebrazione eucaristica, del mistero eucaristico celebrato e adorato. Il passo successivo, nelle mie intenzioni, era la valorizzazione dell’esperienza dell’ascolto della parola di Dio. Alla luce di quanto vissuto in questi mesi ho ritenuto opportuno fare una sosta che prenda la forma del discernimento, di una rilettura spirituale di ciò che abbiamo vissuto. Vorrei, però, che questa sosta fosse comunque percepita sempre all’interno del mistero eucaristico che continua a essere per noi il contesto in cui svolgere questo compito di ascolto dello Spirito. A me piacerebbe che questo discernimento su un’esperienza che ci ha segnato si compia mentre continua anche la meditazione sull’importanza dell’eucaristia nella vita della Chiesa. Come pensa di strutturare i contenuti della lettera pastorale? La lettera è introdotta da un prologo che ha un valore particolare perché descrive ed evoca l’esperienza che abbiamo vissuto. Seguono poi due parti molto ben definite. Nella prima presento quelle che ho definito come chiavi di lettura dell’esperienza che ci ha segnato. Si tratta di cin-
DialogoeFamiglia que parole. Nella seconda, invece, provo a precisare quelli che sono gli inviti che ci giungono dall’esperienza che abbiamo vissuto. Sia le chiavi di lettura che gli inviti sono da accogliere in vista del cammino futuro. Le due parti della lettera, ovviamente, si richiamano perché la lettura del vissuto poi prospetta il cammino che abbiamo davanti. La lettera, poi, è chiusa da un epilogo. Corpo, tempo, limite, comunità e ambiente sono le parole che lei usa come chiavi di lettura ma anche come inviti. Perché? Queste cinque parole sono particolarmente importanti, tanto che vengono riprese anche in un punto della seconda parte della lettera, dove diventano altrettanti inviti nella linea di quello che io chiamo il contributo al rinnovamento della società. Per quello che riguarda l’esperienza della Chiesa le cinque parole ci aiutano a dire qualcosa di più specifico che va nella linea del recupero della essenzialità della vita cristiana e della rilevanza dell’esperienza di comunità. Le cinque parole chiave di rilettura dell’esperienza mettono in luce quali sono i compiti che dobbiamo assumere come credenti quando immaginiamo il rinnovamento della società che l’esperienza vissuta rende indispensabile. C’è già qualche riflessione pastorale frutto dell’ascolto di ciò che lo Spirito ha detto alla Chiesa bresciana in questo tempo? Sicuramente un’esortazione a concentrarci su ciò che è essenziale. Quello che è successo ci ha permesso di capire in termini molto chiari che ci sono cose assolutamente indispensabili e altre che lo sono meno; che possiamo fare a meno di qualcosa che prima si considerava forse sin troppo rilevante. Dal punto di vista della fede occorre andare al nucleo essenziale, al cuore di ciò che il Signore ci domanda. Mi sembra che questo vada identificato con l’esperienza dell’amore autentico. È assolutamente necessario che le persone si sentano amate e che diventino sempre più capaci di amare. Tutto questo ci obbliga a mettere in primo piano la dimensione interiore della persona e, da un punto di vista più tipicamente cristiano, ci raccomanda di aprirci all’azione dello Spirito Santo che è tipicamente di grazia. La dura esperienza che abbiamo vissuto ha accelerato processi e riflessioni nelle comunità che già erano in programma? Indubbiamente sì e vorrei sottolineare un altro aspetto, che considero un altro invito pressante e che ho voluto mettere in evidenza nella seconda parte della lettera. Se il primo riguarda l’essenzialità della vita cristiana, il secondo rimanda all’esperien-
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Messa esequiale al Vantiniano za della comunità e quindi della Chiesa. Dobbiamo vivere in modo sempre più intenso il mistero della Chiesa come mistero di comunione. Nel corso di tre mesi molto drammatici ci siamo resi conto di quanto fosse importante sentirsi di qualcuno, poter contare sull’aiuto, sulla vicinanza, sul sostegno di persone nel momento in cui ci siamo accorti di essere fragili e limitati. La lettura di quello che abbiamo vissuto ci ha fatto capire che questo sentirsi comunità è decisivo. Alcuni processi che sono in atto e che vanno nella linea di una intensificazione dell’esperienza di comunione (unità pastorali, organismi di comunione, valorizzazione dei carismi delle persone all’interno delle comunità, etc.) devono essere accelerati anche in virtù dell’esperienza vissuta. Questo rinnovamento tocca anche la testimonianza dei cristiani nella nostra società? Questo è un aspetto su cui nella lettera ho voluto insistere in modo particolare. Quelle cinque parole diventano anche cinque inviti al rinnovamento della società. Quando immaginiamo il futuro a partire da ciò che ci è accaduto non possiamo pensare di continuare a vivere come se nulla fosse stato, girando semplicemente pagina. Dobbiamo invece operare un rinnovamento che chiederà tempo e che potrà realizzarsi in cinque direzioni rappresentate appunto dalle parole corpo, tempo, limite, comunità e ambiente. In questi mesi lei ha mantenuto intenso il contatto con i sacerdoti e le parrocchie. Quali rimandi le sono arrivati sull’avvio del nuovo anno pastorale? Che anno sarà? Dal contatto costante con i sacerdoti e le comunità mi è arrivato un messaggio chiaro: di prendere tempo e di dare tempo perché quello che abbiamo vissuto non scivoli via. Il secondo rimando che ho
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DialogoeFamiglia avuto è di fare in modo che tutti si sentano accompagnati perché dovremo affrontare le conseguenze di un’esperienza che ci ha colto all’improvviso e immaginare una ripresa che non sia semplicemente una riproduzione del passato. Tutto questo domanda di camminare insieme con il contributo di tutti, senza premura e avendo presente l’obiettivo comune che è quello di cogliere la grazia che il Signore ci dà nella forma di un discernimento che ci permette di fare tesoro di quella voce dello Spirito che ci ha raggiunto in modo anche drammatico attraverso la sofferenza di tante persone e la generosità di tante altre.
Il Vescovo presenta la lettera pastorale
Tratto da: www.diocesi.brescia.it Lettera pastorale 2020, intervista al Vescovo di Massimo Venturelli
Il nuovo Messale Romano
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a prima domenica di Avvento del 2020 ha segnato non solo l’inizio del nuovo Anno Liturgico, ma per la maggior parte delle diocesi italiane, compresa quella di Brescia, anche il passaggio all’adozione della terza edizione italiana del Messale di Paolo VI, meglio noto come il “Messale Romano”, una piccola rivoluzione che inciderà sulla vita delle comunità. La revisione italiana del Messale scaturito dal Concilio arriva a diciotto anni dalla terza edizione tipica latina varata dalla Santa Sede nel 2002 che contiene non pochi cambiamenti. La complessa operazione ha visto numerosi esperti collaborare con la Commissione episcopale per la liturgia fino a giungere nel novembre 2018 all’approvazione del testo definitivo da parte dell’Assemblea generale dei vescovi italiani. Poi, dopo il “via libera” di papa Francesco, il cardinale presidente Gualtiero
Bassetti ha promulgato il libro l’8 settembre 2019. E lo scorso 29 agosto la prima copia è stata donata al Pontefice. In verità le modifiche che devono essere imparate dai fedeli sono poche, la maggior parte delle variazioni riguarda le formule proprie del sacerdote. Sarà comunque necessario fare l’orecchio ai cambiamenti. Già nei riti di introduzione dobbiamo abituarci a un verbo al plurale, «siano», perché il sacerdote introduce ora la celebrazione dicendo «La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi». È stato rivisto anche l’atto penitenziale con un’aggiunta “inclusiva”: accanto al vocabolo «fratelli» c’è «sorelle»: «Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle...». Poi: «E supplico la beata sempre Vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli e sorelle...». Inoltre, il nuovo Messale privilegia le invocazioni in greco «Kýrie, eléison» e «Christe, eléison» sull’italiano «Signore, pietà» e «Cristo, pietà». Si arriva al Gloria che ha la nuova formulazione «pace in terra agli uomini, amati dal Signore», una revisione che vuole essere più fedele all’originale greco del Vangelo. La liturgia eucaristica vede fin dall’inizio alcuni ritocchi. Dopo l’orazione sulle offerte, il sacerdote, mentre si lava le mani, non dice più sottovoce «Lavami, Signore, da ogni colpa, purificami da ogni pecca-
DialogoeFamiglia to» ma «Lavami, o Signore, dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro». Poi invita a pregare dicendo: «Pregate, fratelli e sorelle, perché questa nostra famiglia, radunata dallo Spirito Santo nel nome di Cristo, possa offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente». Un lavoro di modifica più profondo ha invece caratterizzato le preghiere eucaristiche e i prefazi: di questi ultimi ne sono stati aggiunti ben sei. La Preghiera eucaristica II, quella fra le più utilizzate, non manca di cambiamenti. Dopo il Santo, il sacerdote allargando le braccia usa la formula: «Veramente santo sei tu, o Padre, fonte di ogni santità. Ti preghiamo: santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito», in sostituzione della precedente: «Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito». L’inizio del racconto sull’istituzione dell’Eucaristia si trasforma da «Offrendosi liberamente alla sua passione» a «Consegnandosi volontariamente alla passione». E nell’intercessione per la Chiesa l’unione con «tutto l’ordine sacerdotale» diventa con «i presbiteri e i diaconi». Varia anche la preghiera eucaristica della Riconciliazione I, dove si leggeva «Prese il calice del vino e di nuovo rese grazie» e ora troviamo «Prese il calice colmo del frutto della vite». Altra e forse più “sentita” novità significativa che riguarda più da vicino l’assemblea si trova nel Padre Nostro. Nella preghiera insegnata da Cristo è stato inserito un «anche» («Come anche noi li rimettiamo»). Quindi il cambiamento caro a papa Francesco: non si dice più «E non ci indurre in tentazione», ma «Non abbandonarci alla tentazione». Questa è la versione che la CEI ha approvato con la traduzione della Bibbia del 2008. Dopo lunghi dibattiti e discussioni, i vescovi hanno finalmente approvato questa soluzione introducendola nella liturgia eucaristica. Non si tratta di una traduzione letterale del testo greco (che indica “portare verso” e quindi “indurre”) bensì di una forzatura motivata da esigenze pastorali e teologiche. Per dirla con parole di papa Francesco, “dobbiamo escludere che sia Dio il protagonista delle tentazioni che incombono sul cammino dell’uomo”. Il rito della pace è stato modificato con la nuova enunciazione «Scambiatevi il dono della pace», che subentra a «Scambiatevi un segno di pace». E, quando il sacerdote mostra il pane e il vino consacrati, ora dirà: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. Beati gli invitati alla cena dell’Agnello», rimodulazione della formula classica che iniziava con «Beati gli invitati». Per la conclusione della Messa è prevista la nuova formula: «Andate e
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annunciate il Vangelo del Signore». Queste sono le novità più importanti e facilmente riscontrabili che interessano le celebrazioni eucaristiche dall’adozione del nuovo Messale Romano. Non dobbiamo però limitarci a vedere il nuovo Messale come un libro dei preti e per “dire messa”, ma, come ci suggerisce Don Adriano Bianchi, responsabile diocesano per la comunicazione e direttore de “La Voce del Popolo”, come “un’opportunità unica per aiutare il popolo di Dio a entrare sempre più nel mistero d’amore della Trinità” e “una scuola di comunità per tutto il popolo di Dio”. Non va visto come una “partitura” da eseguire, ma ci potrà aiutare a mettere al centro della nostra vita l’eucaristia attraverso la riscoperta dell’ars celebrandi. E sempre Don Adriano sottolinea come il Messale sia “insieme preghiera e modello di preghiera, e potrebbe diventare, con le sue collette e le sue anafore, fonte di ispirazione per gli incontri di preghiera in comunità”. In conclusione, come evidenzia la presentazione della Cei, i vescovi italiani invitano i pastori a studiare attentamente il testo per imparare “l’arte di evangelizzare e di celebrare” e richiamano ogni presbitero alla responsabilità e alla fedeltà al testo liturgico appena pubblicato affinché non ci si affranchi dall’autorità e dalla comunione con la Chiesa. Il nuovo Messale deve diventare un’opportunità per tornare a riscoprire la bellezza della liturgia, i suoi gesti, i suoi linguaggi ed è necessario che si trasformi in «occasione di formazione del popolo a una piena e attiva partecipazione». Ecco la principale sfida per le parrocchie. Francesco Quaranta
IL KYRIE Kyrie eleison è una preghiera antica della liturgia cristiana. L’espressione è scritta in greco (Kύριε ἐλέησον) e Kyrie eleison è la traslitterazione dell’espressione in latino. Nella liturgia italiana è stata tradotta con Signore pietà; tuttavia, con maggiore aderenza, potrebbe essere tradotta anche come Signore abbi benevolenza Generalmente la formula è pronunciata secondo la pronuncia itacistica del greco, suonando cosi: [΄kyrie e΄lεjson], o anche [΄kyrie e΄lεjzon]; secondo la pronuncia erasmiana dovrebbe invece pronunciarsi: [΄kyrie e΄leε:son]. Vi sono espressioni simili in alcuni salmi e all’interno dei Vangeli. Il Kyrie è la più antica testimonianza di uso liturgico cristiano, risalente al IV secolo nella chiesa di Gerusalemme, e al V secolo nella Messa di rito romano. È usata come preghiera litanica e come risposta a determinate invocazioni. Il significato originario è quello conservato dal rito bizantino, traducibile con Signore, mostraci la tua benevolenza
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La data del 25 dicembre
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a celebrazione del 25 dicembre, come commemorazione della nascita di Gesù Cristo, è attestata per la prima volta nel Cronografo romano del 354, redatto sotto papa Liberio, che fa riferimento a un elenco di feste compilato originariamente nel 336. Questa data, di cui non si trova traccia nei Vangeli, fu probabilmente scelta per sostituire la festa del “Sole invitto”, introdotta a Roma nel 274 dall’imperatore Aureliano. Fino ad allora, le opinioni in seno alla cristianità erano divergenti: Clemente Alessandrino segnalava il 20 maggio o il 28 novembre; Cipriano proponeva il 28 marzo, e Ippolito si orientava per il 2 aprile. Agostino si mostrò invece sicuro nel confermare il 25 dicembre, che comunque si generalizzò in Occidente nel corso del IV secolo.
fine settembre, quando ebbe l’annuncio del concepimento di suo figlio. E dato che, secondo Luca, l’apparizione dell’angelo a Maria avvenne al sesto mese di gravidanza della cugina Elisabetta (dunque intorno al 25 marzo), può essere realistico che la nascita di Gesù sia avvenuta, dopo nove mesi, proprio il 25 dicembre. Controverso è anche l’anno della nascita di Cristo. La datazione proposta dal monaco Dionigi il Piccolo nel 532 pare, secondo il parere degli storici, essere sbagliata, avendo attribuito quattro anni di meno di durata al principato di Augusto. In base ad altri calcoli - che si pongono in relazione con eventi di duemila anni fa la cui data è certa - l’anno della natività deve essere anticipato, a seconda degli studiosi, da 3 a 7 anni. I più antichi dipinti che mostrano la Natività si ve-
La grotta del latte a Gerusalemme Gregorio Nazianzeno ha testimoniato che anche a Costantinopoli, capitale dell’Impero d’oriente, tale data si affermò a partire dal 380, mentre a Gerusalemme - dopo una temporanea introduzione nel 439 - divenne ufficiale soltanto con il patriarca Sofronio, intorno al 634. Non sono comunque mancati gli studiosi che hanno cercato di dimostrare che quella del Natale è una data storica. Fra le ipotesi più credibili c’è quella basata sui turni di servizio dei sacerdoti nel tempio di Gerusalemme. Zaccaria, sposo di Elisabetta e padre di Giovanni il Battista, era di turno a
dono in due affreschi delle catacombe di Priscilla, in via Salaria a Roma, e risalgono al II-III secolo. Nel primo, situato nella zona più antica, il Bambino è in braccio alla Madonna, al cui fianco si trova un uomo che indica una stella (con una probabile allusione al brano biblico di Numeri 24,17: “Una stella spunta da Giacobbe”); nel secondo, posto all’interno della cosiddetta Cappella greca, Gesù e la Vergine ricevono l’adorazione dei Magi. Saverio Gaeta
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Vita dell’Unità Pastorale Nel nome del Signore
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l 21 giugno 1963, le tende della loggia della basilica di san Pietro si aprono, la piazza è gremita di fedeli che attendono il volto e il nome del nuovo pontefice ed ecco affacciarsi Giovanni Battista Montini, il quale prenderà il nome di Paolo VI. Da subito mostra la sua umiltà nei modi di fare e nei gesti che compie, uno tra tutti la scelta del motto: In nomine Domini - nel nome del Signore. La figura di san Paolo VI è una figura a me molto cara, così come il suo motto. Non voglio certo paragonarmi a lui, ma è la prima persona alla quale ho pensato quando ad ottobre il nostro vescovo e padre Pierantonio mi ha nominato come diacono delle parrocchie del Violino e della Badia. Dopo la nomina ricevuta il desiderio sorto in me è quello di poter camminare con voi Nel nome del Signore. Non aspettatevi un super uomo, ma un semplice uomo che ha creduto all’invito di Gesù: “Venite, vi farò pescatori di uomini”. Giungo a voi con il desiderio di servire, sull’esempio di Cristo servo che non si è lasciato lavare i piedi, ma li ha lavati ai suoi discepoli e di san Paolo VI che ha saputo amare Cristo e la Chiesa con grande sincerità e umiltà. Il tempo che stiamo vivendo ci limita molto, ma siamo in comunione grazie al battesimo che ci ha resi fratelli figli dell’unico Padre e grazie alla preghiera attraverso la quale ogni giorno vi accompagno. A voi chiedo di accompagnare con la preghiera la mia vita insieme a quella di don Gian Pietro con il quale con gioia condivido questo tratto di strada e insieme alla vita di tutti i preti che nelle nostre comunità prestano servizio: don Gianpaolo, don Luigi e don Alberto. Spero di poter essere presente tra voi e in particolare tra voi giovani, non certo in mio nome, ma In nomine Domini. Don Simone Toninelli.
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Pregare in famiglia nel tempo di Natale
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roviamo qui alcune meditazioni riguardanti le feste del tempo di Natale e a seguire un momento di preghiera che può essere fatto prima del pranzo, quando la famiglia è riunita, oppure in un altro momento che si ritenga più adatto:
25 DICEMBRE SANTO NATALE Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa PER LA PREGHIERA Davanti al presepio o a Gesù bambino preghiamo Insieme: Signore Gesù, oggi festeggiamo il tuo Natale. 1Lettore: Riuniti attorno a questa mensa, ci sentiamo ancora più uniti nel tuo nome. 2L: Tu sei la nostra speranza e la nostra pace, sei luce per ogni casa e per ogni cuore.
27 DICEMBRE SACRA FAMIGLIA «I pastori si avviarono in fretta e trovarono Maria e Giuseppe, e il Bambino deposto nella mangiatoia» Lc 2,16. Il Natale ci ha già mostrato la Sacra Famiglia raccolta nella grotta di Betlemme, ma oggi siamo invitati a contemplarla nella casetta di Nazareth, dove Maria e Giuseppe sono intenti a far crescere, giorno dopo giorno, il fanciullo Gesù. Fu allora che cominciò la storia di tutte le famiglie cristiane, per le quali tutto può essere vissuto come segno dell’amore infinito di Dio. PER LA PREGHIERA Al termine della preghiera ciascuno può dare un abbraccio o un bacio ad ogni famigliare
Preghiera in famiglia 1L: Ti preghiamo: nutri sempre del tuo amore la nostra famiglia, sii cibo che sostiene nel cammino, balsamo che lenisce le piaghe, acqua che rinfresca e disseta. 2L: Ti affidiamo l’intera umanità, soprattutto i più deboli e più poveri: difendili, sostienili, confortali. Insieme: E aiuta anche noi a non dimenticarci di loro, a condividere, per quanto possiamo, ciò che per grazia possediamo. Sii benedetto o Signore per la felicità di questo santo giorno, fa’ che rimanga viva nel cuore e renda più sereno il nostro cammino in tutti i giorni che seguiranno. Amen.
Mamma o Papà: L’Angelo del Signore portò l'annunzio a Maria. Tutti: Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo. Mamma o Papà: Eccomi, sono la serva del Signore. Tutti: Si compia in me la tua parola. Mamma o Papà: E il Verbo si fece carne. Tutti: Ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Tutti: Prega per noi, santa Madre di Dio. Perché siamo fatti degni delle promesse di Cristo. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
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1 GENNAIO MARIA MADRE DI DIO
Gesù, Figlio di Dio, è nato da Maria. È da questa esclusiva caratteristica che derivano alla Vergine tutti i titoli di onore che le vengono attribuiti, anche se possiamo fare tra la santità personale di Maria e la sua maternità divina una distinzione suggerita da Cristo stesso: «Una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”» Lc 11,27-28.
PER LA PREGHIERA Per l'intercessione della Madre di Dio, Salvatore, salvaci. Santissima madre di Dio, salvaci. Tutta santa Madre di Dio, soccorrimi. Tutta Santa Madre di Dio, Signora, intercedi per noi peccatori. Per l’intercessione, Signore, di tutti i santi e della Madre di Dio, donaci la tua pace e abbi pietà di noi, Tu che Sei il Solo Misericordioso. Ripongo in te tutta la mia speranza, o madre di Dio, custodiscimi sotto il tuo manto. Per le numerose preghiere dell'Immacolata Signora nostra, Madre di Dio e Sempre vergine Maria.
A. Veneziano - Madonna del parto
6 GENNAIO EPIFANIA DEL SIGNORE Cari fratelli e sorelle, oggi ciascuno di noi può chiedersi: “Sono un cristiano adoratore?”. Tanti cristiani che pregano non sanno adorare. Facciamoci questa domanda. Troviamo tempi per l’adorazione nelle nostre giornate e creiamo spazi per l’adorazione nelle nostre comunità. Sta a noi, come Chiesa, mettere in pratica le parole che abbiamo pregato oggi al Salmo: “Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra”. Adorando, scopriremo anche noi, come i Magi, il senso del nostro cammino. E, come i Magi, proveremo «una gioia grandissima» Mt 2,10. Omelia per l’Epifania del Signore 2020 di Papa Francesco
Mantegna - Adorazione deI Magi
DialogoeFamiglia 10 GENNAIO BATTESIMO DEL SIGNORE Onoriamo dunque in questo giorno il battesimo di Cristo e celebriamo come è giusto questa festa. Purificatevi totalmente e progredite in questa purezza. Dio di nessuna cosa tanto si rallegra, come della conversione e della salvezza dell’uomo. Per l’uomo, infatti, sono state pronunziate tutte le parole divine e per lui sono stati compiuti i misteri della rivelazione. Tutto è stato fatto perché voi diveniate come altrettanti soli, cioè forza vitale per gli altri uomini. Siate luci perfette dinanzi a quella luce immensa. Sarete inondati del suo splendore soprannaturale. Giungerà a voi, limpidissima e diretta, la luce della Trinità, della quale finora non avete ricevuto che un solo raggio, proveniente dal Dio unico, attraverso Cristo Gesù nostro Signore, al quale vadano gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen. Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo
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Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male Amen.
PER LA PREGHIERA Prendiamo una bacinella, la riempiamo d’acqua e prima di iniziare la preghiera ciascuno fa il segno della croce † con l’acqua in ricordo del battesimo e insieme preghiamo la preghiera che ci è stata consegnata nel battesimo e che Gesù ci ha insegnato Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra.
PER LA PREGHIERA Accendiamo tutte le luci della casa e insieme prima del pranzo preghiamo Singolo: Guidami Tu, Luce gentile, attraverso il buio che mi circonda, Tutti: sii Tu a condurmi! Singolo: La notte è oscura e sono lontano da casa, Tutti: sii Tu a condurmi! Singolo: Sostieni i miei piedi vacillanti:
Ravenna - Battesimo di Gesù
Tutti: io non chiedo di vedere ciò che mi attende all’orizzonte, un passo solo mi sarà sufficiente. Non mi sono mai sentito come mi sento ora, né ho pregato che fossi Tu a condurmi. Amavo scegliere e scrutare il mio cammino; ma ora sii Tu a condurmi! Amavo il giorno abbagliante, e malgrado la paura, il mio cuore era schiavo dell’orgoglio; non ricordare gli anni ormai passati. Così a lungo la tua forza mi ha benedetto, e certo mi condurrà ancora, landa dopo landa, palude dopo palude, oltre rupi e torrenti, finché la notte scemerà; e con l’apparire del mattino rivedrò il sorriso di quei volti angelici che da tanto tempo amo e per poco avevo perduto.
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Catechesi bambini, ragazzi e giovani I gruppi di catechismo si trovano ogni 15 GG oppure ogni settimana... in presenza oppure on line, a seconda delle disposizioni del momento.
Ogni famiglia faccia riferimento al catechista del suo gruppo
NAZARET BETLEMME Violino e Badia Domenica 14,45-16,30 Come da calendario
Violino Venerdì 16.15-17.15 Giorgio, Valentina, Micol, Gabriele
Diac. Vittorio, Elisabetta
Badia
CAFARNAO Violino Venerdì 17.30 Margherita Badia Se online Sabato 14,30
Alice
In presenza domenica 9,00
Laura, Roberto
ANTIOCHIA
EMMAUS
Mariagrazia, Carlo
Violino Venerdì 16,00-17,00 Elena, Erica, Serena, Mariachiara
Badia Sabato 14,30-15,30
Badia Sabato 14,30-15,30
Monica, Luca
Domenica
Violino Sabato 14,30
GERUSALEMME Violino Sabato 10,30-12,00 Elisabetta, Silvia, Giada Badia Sabato 14,15-15,15 Elena
ADOLESCENTI PREADO 2-3 MEDIA Venerdì 16,45 Chiara, Camilla, Elena, Erica Oratorio Violino
ADO 1 - 2 SUP. Giovedì 20,30 Elena, Tecla, Federico, Giorgia Palazzina Badia ADO 3-4 SUP. Venerdì 21,00 Francesco Palazzina Badia
GIOVANI Venerdì 20,30 Anna Palazzina Badia
AZIONE CATTOLICA Ragazzi Sabato 14.30-16,00 Giovani Martedì 20.45 Oratorio Violino
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Dopo molti mesi, torna l’esperienza del catechismo in presenza
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CATECHISMO AL TEMPO DEL CORONAVIRUS Gruppo Cafarnao Badia (terza elementare)
Settembre tra perplessità, dubbi e paure riprende la scuola. I bambini sono eccitati, finalmente possono ritornare al loro dovere sì, ma con maestri e compagni in carne e ossa. Sembra quasi un sogno. Mille raccomandazioni, mille regole, ma si riparte. È tutto molto strano, un clima asettico, ma il potersi vedere e condividere il tempo dona ai bambini un grande equilibrio, un ritorno ad una vita quasi “normale”. Le cose sembrano funzionare e allora perché non riprendere anche il catechismo? Comincio ad interpellare i genitori e a scambiarci qualche idea sul come, dove e quando. Troviamo il punto d’incontro e, nonostante le difficoltà date dalle innumerevoli carte da compilare e firmare, prova temperatura, igienizzazione mani e igienizzazione ambienti, si comincia... E si comincia in presenza!!! L’incontro è bellissimo: i bambini sono super organizzati con tutto il loro materiale, mascherina sempre indossata, distanziati e quindi lontani fisicamente, ma abbastanza vicini per condividere uno dei pochi momenti ancora concesso loro. Vivono la cosa con tutta l’esperienza e l’abitudine quotidiana derivante dalla scuola, quella più a disagio forse sono proprio io. Terminato l’incontro tutti, perfettamente in fila indiana, mi seguono in Chiesa
per la Messa delle 10... Che bello... Finalmente si respira un po’ l’aria dei tempi in cui il virus non esisteva. Purtroppo tutto troppo bello per essere vero... In brevissimo tempo i contagi aumentano e cominciano le chiusure: stop allo sport, serranda abbassata al Baracchino, vietati gli incontri in presenza di catechismo e, ancora una volta, a farne le spese sono loro, i nostri bambini. Purtroppo devo arrendermi, nonostante sia convinta che la presenza e la condivisione di pensieri e idee tra i bambini sia fondamentale e che la fede vada vissuta in comunione, devo abbassare la testa e organizzarmi per dare continuità al cammino intrapreso: in un modo o nell’altro dobbiamo giungere al nostro obiettivo, alla Prima Confessione. Arriva il momento del primo incontro online… tristemente freddo. Da una parte dello schermo io che parlo e leggo come in un monologo, dall’altra una serie di occhietti spauriti; l’enorme difficoltà dell’interagire con loro poi è solo da immaginare. Purtroppo, però, questo s’ha da fare... una delle tante esperienze che stiamo vivendo e che lascerà a tutti un segno indelebile. Laura Bono
COSA VUOL DIRE INCONTRARSI COME GRUPPO ADOLESCENTI, DOPO MOLTI MESI, IN QUESTO 2020?
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partire da questa domanda, i nostri Adolescenti del biennio 2003-2004 hanno dato differenti risposte. In un anno così strano e difficile, da educatore degli adolescenti, è stata una sorpresa e una gioia passare la serata di venerdì 30 ottobre in compagnia di questi ragazzi, nonostante l’ultimo incontro “in presenza” si fosse svolto poco prima di Carnevale, quando il Covid 19 era ancora un qualcosa di indefinito e lontano. Oggi, è vero, il
lockdown è ricominciato e siamo costretti a “trovarci” online, ma la partecipazione che sto notando all’inizio di questo nuovo anno di Gruppo ADO è davvero sorprendente per un gruppo che fino all’anno scorso vedeva poca partecipazione a causa dei numerosi impegni. Il bisogno di stare insieme, anche se ognuno nella propria casa, la necessità di condividere e di confrontarsi con i propri compagni, amici, coetanei stanno sostenendo il cammino di questo gruppo.
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Lascio ora la “penna”, o meglio la tastiera, ai ragazzi, che sicuramente sapranno raccontarvi come hanno vissuto questo stare insieme, questo momento di incontro iniziale, che proseguirà anche nelle prossime settimane. • È stato bello rivedersi dopo tanti mesi. Certo, avremmo voluto fare ancora tanti incontri in presenza ma purtroppo ciò non è possibile. L’importante però è poter condividere le proprie idee ed essere in comunione l’uno con l’altro. • Ritrovare il nostro gruppo dopo tanto tempo, mi riportato un po’ di sicurezza che questa situazione mi ha tolto. Avere ritrovato il mio gruppo infatti, mi ha fatto sentire meno distante dal mondo. E grazie a loro riesco almeno per un’ora a settimana a passare del tempo in serenità • Ricominciare gli incontri con gli altri ragazzi mi ha fatto sentire molto bene perché, anche se non completamente, ho sentito di essere tornata alla normalità ed essermi lasciata alle spalle quel brutto periodo che è stato il lockdown • Uso raramente il termine “bello”. Questo aggettivo è molto generico e non definito, ma per descrivere com’è stato ritrovarsi, dopo tanto tempo, al “gruppo Ado” io non so trovare aggettivi che possano spiegare meglio lo stato d’animo. L’esperienza del gruppo, infatti, è unica ed è una fortuna potervi partecipare. Si tratta di un momento in cui potersi rilassare, divertire, riflettere e scherzare: è un momento completo!
Un momento di cui, sicuramente, ho avvertito la mancanza nel periodo del primo lockdown. Rivedersi è stato, inoltre, in un complicato periodo di confusione e di limitazioni, un lampo di normalità che ha seguito quello del ritorno, seppur per poco, tra i banchi di scuola (altra esperienza unica). Per questo, nonostante il carattere spoglio e generico, breve e semplice, affermo che ritrovarsi, dopo più di sei mesi, è stato “bello”. • Per me, essermi ritrovato con i miei amici è stato qualcosa di davvero bello, perché stando in quarantena da solo era molto brutto, quando è finita ci siamo incontrati di nuovo ed è stato bellissimo, ridevamo e scherzavamo tutti insieme. Ho iniziato a stare molto meglio con me stesso, anche perché stando da solo, almeno per quanto mi riguarda, ero molto triste perché sentivo la mancanza degli altri e dei momenti da passare con loro. Quindi aver incontrato dopo tempo i miei amici è come se avessi ritrovato una parte di me che non vedevo da un po’. • Finalmente ritornati ad un barlume di normalità • Ritrovarci dopo tanto tempo, dal vivo è stato divertente e strano perché non mi aspettavo così tante persone, soprattutto visto come andavano gli incontri l’anno prima. Però è stato davvero bello vedere che c’è ancora qualcuno disposto a esprimere le proprie opinioni su tutto ciò che riguarda le nostre parrocchie.
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Attività commissione Caritas
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n questo anno particolarmente difficile e, per molti, purtroppo anche drammatico, dove in più fasi le nostre normali attività hanno subìto un rallentamento o un arresto, il nostro gruppo Caritas come altre associazioni, sta cercando di dare continuità ai vari servizi di aiuti alle famiglie: • PACCHI ALIMENTARI Da metà marzo, pur volendo rispettare le disposizioni impartite dai DPCM del governo sulle restrizioni di movimento e il divieto di assembramento, ma allo stesso tempo consapevoli che le nostre famiglie da quel momento si sarebbero trovate ancor più in difficoltà, abbiamo ritenuto opportuno non sospendere la distribuzione dei pacchi alimentari. Con un’organizzazione molto ristretta, attenta e rispettosa di tutte le disposizioni in tema di sicurezza, abbiamo proseguito con la normale distribuzione. Sia per ridurre al minimo la presenza dei volontari sulla gestione e distribuzione, sia per evitare l’afflusso delle famiglie per i ritiri, questa attività è stata gestita fino alla fine della prima chiusura da solo 3 volontari e, per evitare spostamenti delle famiglie, tutti i pacchi sono stati consegnati a domicilio con la solita frequenza settimanale nel rispetto delle distanze e senza entrare nelle abitazioni. Nel proseguo dell’emergenza, le richieste di aiuto (se pur alcune in forma temporanea) inevitabilmente sono aumentate, passando dalle ordinarie 13 (a febbraio) a 25 famiglie con 77 persone (nel pieno della crisi). Fortunatamente sia da Cauto che da “Ottavo Giorno” abbiamo potuto attingere a notevoli quantitativi di prodotti donati dalla solidarietà dei bresciani, tramite AIUTIAMO BRESCIA e altre lodevoli iniziative. In quei momenti di piena crisi, anche le nostre comunità hanno risposto con generosità e in breve tempo, sono stati raccolti più di 2.000 €, subito utilizzati per far fronte alle numerose richieste di aiuto. Da giugno a fine ottobre alcune famiglie, avendo anche solo in parte normalizzato la loro situazione, hanno segnalato di non avere più l’urgente necessità del pacco alimentare di Caritas. Ad oggi siamo tornati a 15 famiglie. Da questo mese, visto l’incremento dei contagi e delle restrizioni che inevitabilmente verranno messe in atto, ci aspettiamo purtroppo un aumento del numero delle famiglie che richiederanno aiuto (non solo alimentare).
• PUNTO COMUNITÁ E ATTIVITÁ SOCIALI In questi momenti difficili dove tutto il mondo del volontariato si è messo in campo, anche i nostri Punti Comunità con tutti i loro gruppi si sono attivati su più fronti, dall’organizzare spese alimentari e farmaceutiche a domicilio per le persone anziane e famiglie in momentanea difficoltà, con volontari e alcuni negozianti disponibili, all’informazione tramite pubblicazioni e avvisi riguardo a proposte di aiuto, fino alla distribuzione, consigli ed eventuale compilazione dei moduli di richiesta del bonus spesa e domande di aiuti economici messi a disposizione da alcuni settori del Comune. Inoltre i consigli di quartiere di Violino e Badia hanno provveduto a distribuire una fornitura di mascherine per conto del Comune, per malati oncologici, patologici gravi e ultra settantacinquenni e altri tipi di iniziative mirate. • CENTRO DI ASCOLTO Dal semplice aiuto alle famiglie con la distribuzione del pacco alimentare, quest’anno l’emergenza ha fatto sì che le richieste di aiuto delle famiglie pervenute al nostro gruppo Caritas, oltre che in aumento siano state anche notevolmente variegate, coinvolgendo attivamente il nostro sportello centro di ascolto, sempre operativo durante tutto il tempo della distribuzione alimentare, che tramite gli aiuti e le risposte che Caritas Diocesana ha messo in campo, si sforza di far fronte alle svariate richieste sia economiche (per affitti, fatture energetiche e spese mediche) sia riguardo a semplici consigli e indicazioni rispetto a diverse problematiche. • CASA ACCOGLIENZA Anche la situazione dei ragazzi richiedenti asilo, accolti presso la casa parrocchiale alla Mandolossa, ha risentito degli effetti del covid e, se da una parte fortunatamente non ha intaccato la loro salute, li ha comunque coinvolti sotto l’aspetto lavorativo. Fino a gennaio quasi tutti avevano un regolare lavoro e pochi altri stavano frequentando corsi di formazione. Oggi purtroppo la sospensione di tutte le loro attività li ha portati a vivere una situazione di forzata convivenza nella casa, non sempre semplice, viste le diverse nazionalità di provenienza, che al momento sembrerebbe non creare situazioni di criticità. Gruppo Caritas
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Attività commissione famigliare
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a commissione famiglia, come ogni altra realtà sociale, ha dovuto in questo periodo fare i conti con l’impossibilità di vivere nel concreto le relazioni, e la necessità di doverle surrogare utilizzando le uniche opportunità che la rete ci offre. Ci siamo quindi dati più appuntamenti asserragliati dietro ad un video, faticando non poco a fingere di rendere reali quelle relazioni che di fatto sono state fortemente mediate. Sì, perché se si pensa allo specifico carisma della famiglia, la comunione, salta subito all’occhio l’incongruenza di praticarla dietro ad un video. Premessa non da poco, visto che il compito della commissione pastorale famigliare è proprio quello di pensare e offrire occasioni di dialogo e incontro, il tutto all’insegna dalla familiarità conviviale, tipica della famiglia. Di relazioni cioè agite nel reale, direi quasi sentendole sulla pelle. In fondo, se l’esperienza (come dice bene J. Habermas) la si fa solamente dentro una struttura reale nell’incontro fra un “io” e un “tu”, si comprende bene l’imbarazzo della commissione nel dover pensare a qualcosa che ci è parso “innaturale” e sicuramente forzato. Detto ciò, sono due le piste di azione che ci hanno visti impegnati in questo periodo: la preparazione dei genitori che chiedono il Battesimo per i figli e il percorso Iniziazione Cristiana dei Fanciulli e dei Ragazzi (ICFR) rivolto agli adulti. Pensare a qualcosa di nuovo in questo periodo, come era nel desiderio della commissione, ci è parso troppo azzardato. Offrendo una spazio ai genitori che chiedono il Battesimo per i figli, abbiamo pensato di insistere – come era stato suggerito anche dal vescovo Tremolada – sul significato reale dei simboli che vengono utilizzati durante la celebrazione. Acqua, luce, Parola, veste bianca, olii, esorcismo, il nome, sono i simboli che realmente mettono in comunione con una Verità
che – all’apparenza dei sensi – ci sfugge. Proprio la funzione del simbolo, nella liturgia, assume la sua conformazione reale perché necessariamente la sua funzione è quella di connetterci alla Verità di Dio. Se il simbolo fosse vuoto, mancherebbe al suo compito di renderci adesivi ad una realtà più grande di noi. Scoprirne il significato, assaporarne la dolcezza, comprenderne la portata, ci porta inevitabilmente ad agganciare la realtà che il simbolo stesso esprime e veicola. In questo abbiamo una garanzia: la presenza dello Spirito Santo, vera dynamis di Dio. Rispetto al percorso ICFR rivolto ai genitori abbiamo accolto con interesse la proposta dell’ufficio catechistico della diocesi che ha proposto di unificare i percorsi di tutti gli anni, proponendo un unico percorso a tutti i genitori. Il vantaggio di questa scelta lo abbiamo visto nel poter creare una dimensione più collettiva nel cammino e meno legata alla classica struttura delle classi di catechismo. Questa dimensione ci permette di vivere una esperienza nuova, quella legata al cammino di una comunità, che prende le distanze dal cammino a marcatura scolastica. Questo perché restituisce il senso che da apprendere non c’è nulla, piuttosto c’è la proposta di vivere ed incontrare. L’aspetto di criticità, rispetto a questo tipo di proposta, è evidentemente legato al periodo attuale, che ci impedisce di pensare e realizzare incontri di una certa portata in termini di contenuti e di presenza. Il percorso, che prevede sei incontri durante l’arco di quest’anno, vedrà il suo nascere proprio in occasione dell’avvento, momento in cui i genitori saranno chiamati a confrontarsi con la gioia dell’incontro con Gesù. Commissione Famiglia
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ADOZIONI A DISTANZA: proposta per un Natale di carità Suor Rita ci scrive dal Burundi
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arissimi Parroco e abitanti della Badia e del Violino, anche ques’anno e sempre di più mi sorprendo a vedere come passa veloce il tempo, pensando allo scorso anno, in questo periodo, anche se la pandemia di Covid-19 ha rallentato e segnato fortemente la nostra vita, dandole una dura prova nel sostenere il quotidiano, carico di paura e d’incertezza. Ci siamo trovati tutti insieme, come dice Papa Francesco, nella stessa barca, a vivere questo momento storico, impreparati ad affrontare una guerra, silenziosa e invisibile, che ingloba l’umanità intera. Da lontano seguivo con apprensione le notizie dell’Europa e dell’Italia e anch’io, qui in Burundi, vivevo questo dramma di sofferenza e di morte che trapelava da tutte le parti da voi, soprattutto quando il virus ha bussato alla porta della nostra famiglia religiosa delle Suore Operaie, con la morte di undici nostre sorelle nella Casa Madre di Botticino Sera. La morte dei nostri cari, vissuta da lontano, raddoppia il dolore del cuore, più di quando si è presenti. Però la fede in Dio viene in aiuto alla nostra povertà e ci dona la certezza che i nostri morti non spariscono nel nulla, ma vivono un’altra dimensione, vivono la pienezza della vita, contemplano Dio e in Dio noi ritroviamo tutti i nostri cari, troviamo ogni persona, troviamo la pace. Qui in Burundi le cose sono andate diversamente, per fortuna; impreparati come eravamo e senza nessuna prevenzione, saremmo morti come le mosche. Il virus è arrivato, c’è tutt’ora, ma il contagio sembra molto ridotto rispetto all’estensione del contatto in Europa, grazie al clima, alla tempestiva chiusura delle frontiere, alla forza morale e fisica dei nostri poveri, abituati a soffrire e soprattutto alla loro grande fede in Gesù. Eravamo molto preoccupati pensando alla nostra povertà di mezzi per prevenire questa ondata di morte. Abbiamo seguito i consigli della Chiesa e dello Stato, per impedire la diffusione del virus, nel limite del possibile. I luoghi pubblici hanno continuato le loro attività nella normalità. Quanto ai morti accertati, si parla di una decina, molti contagiati sono guariti e guariscono tutt’ora grazie a medicine tradizionali e al Kinino che si usa per curare la malaria, ma che ha una risonanza benevola sul virus. Le chiese si sono fatte sempre più gremite, a scapito delle distanze, per
l’esigenza del cuore che ognuno ha in sé, d’incontrare Gesù, il Signore della propria vita, soprattutto nei momenti difficili e di prova. Tutto quanto stiamo vivendo è un richiamo a convertirci, a cambiare rotta, a riempostare la nostra vita verso Gesù, lasciandogli più spazio nell’ascolto della sua Parola, nella preghiera in famiglia, per vivere da veri figli. È tempo di scegliere di vivere ciò che è necessario, da ciò che non lo è, lasciando da parte i falsi idoli che ci hanno sedotto in questi tempi, con promesse di vita facile. Dobbiamo abbassare la testa. Constatiamo tutti le nostre povertà, non siamo autusufficienti, da soli affondiamo. Gesù cammina con noi oggi, dobbiamo accorgerci di nuovo, o magari per la prima volta, che Lui è vicino, è con noi in questo tempo di prova e ci incoraggia a non aver paura. Carissimi voglio dirvi il mio grande grazie per quanto fate per i vostri adottati e le loro famiglie, nonostante le difficoltà che state vivendo. Essi godono buona salute, alcuni hanno avuto il virus e sono guariti e siatene certi tutti pregano per voi e i vostri cari e lo fanno come segno di riconoscenza verso di voi. Anche se la sofferenza è nel cuore, per la perseveranza del virus, l’arrivo del Natale è per noi credenti, motivo di gioia, perchè contemplare un Dio che si fa “UOMO” per noi è assaporare un lembo di eternità, un mistero che ci abita e che sovrasta le nostre aspettative. Tutto questo ci aiuta a comprendere la bellezza di essere suoi figli e lo siamo veramente! Confidiamo a Lui tutte le nostre pene.. Lui le ascolta. Buon Natale! Con affetto grande, sr. Rita Bonardi
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L’esperienza di Timor Est
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arissimi amici della Parrocchia della Badia e del Violino, mi chiamo Ersia Maria Soares Cardozo, ho 8 anni e sto finendo la III elementare, l’anno prossimo andrò in IV. Sono stata portata all’orfanotrofio quando avevo 4 anni perché la mia mamma ha problemi mentali e il mio papà spesso si ubriaca. Ora vi scrivo a nome delle mie compagne: qui nell’orfanotrofio di Laga siamo più di 100 e nei mesi passati molte di noi sono tornate nelle loro famiglie perché avevano paura del Covid. Ma per fortuna qui a Timor, e soprattutto nei villaggi come il nostro, il Covid non c’è, per cui dopo 3 mesi siamo ri-
tornate a scuola e ora stiamo facendo gli esami. Noi abbiamo pregato tanto per voi in Italia, perché le suore ci raccontavano che lì da voi il virus uccideva tante persone e noi avevamo paura ed eravamo tristi. Tante di noi ricevono un aiuto da famiglie italiane e specialmente dalle parti di Brescia, da dove viene sr. Paola e “maun” Aldo: noi ci sentivamo come se la nostra famiglia era ammalata. Le suore facevano l’adorazione tutti i giorni, e noi che siamo rimaste nell’orfanotrofio, pregavamo con loro per tutti i malati, che ci hanno raccontato che morivano senza la loro famiglia! Per paura che anche noi prendessimo il Covid o qualche altra brutta malattia, le nostre suore hanno costruito una piccola infermeria, dove potremo andare a dormire quando siamo malate e così non ci contageremo tutte, come capita qualche volta. La nostra infermeria è bella, vicino ad ogni letto le suore hanno messo una bambola: se un domani mi ammalo, voglio andare a dormire là! Ora vi saluto, insieme alle mie amiche, e vi auguro Buon Natale e soprattutto un felice Anno 2021, più bello di questo anno che sta finendo. Un grande abbraccio a tutti Ersia Maria Soares Cardozo
ADOZIONI A DISTANZA 2021 Ricordiamo che anche quest’anno con l’inizio dell’Avvento inizia la raccolta delle adesioni alle adozioni a distanza, che è possibile consegnare in sacrestia direttamente ai sacerdoti, al diacono Francesco oppure a mezzo bonifico bancario al seguente IBAN UBI BANCA (specificando la causale) IT49S0311111207000000001176 Le cifre: BURUNDI 260.00 euro TIMOR 200.00 euro
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Dalle scuole dell’infanzia
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anno chiesto a noi insegnanti di raccontare come vivono i bambini dell’asilo Nuova Badia la situazione generata dalla pandemia. I bambini fin dal primo giorno di scuola hanno mostrato un notevole entusiasmo nel poter
ritornare nella loro scuola con le loro abitudini e di poter rivedere e giocare con i loro amici. Malgrado siano state inserite “nuove regole” (ingressi scaglionati, suddivisione dei bambini da due sezioni a tre “bolle”, rigorosa igienizzazione delle mani, dei giochi e di tutto ciò che si tocca) i bambini hanno saputo adattarsi con estrema facilità accettando serenamente le nuove disposizioni. Ciò che preoccupava noi maestre era che i bambini non potessero mescolarsi tra “bolle” di appartenenza e che qualche amico del cuore fosse in un’altra sezione. Ma...come al solito i bambini sanno stupirci!! Sarà la voglia di stare insieme Sarà la voglia di ridere Sarà la voglia di urlare Sarà la voglia di ballare e giocare Ma è una gioia stare con loro. Per noi questa è “UN’OASI FELICE” nella quale riusciamo a dimenticare per qualche ora ciò che succede fuori. Le insegnanti della scuola dell’infanzia Nuova Badia Angiola, Elena, Graziella e Lara
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aria Montessori diceva:“IL BAMBINO è IL MAESTRO” ed a quanto pare aveva ragione! A settembre siamo tornati a scuola con mascherine, disinfettante e termoscanner dividendo le sezioni in piccoli gruppi di lavoro.
Ma i bambini ci sorprendono ancora con il loro entusiasmo e con la saggezza che solo i piccoli hanno, intrecciando nuove relazioni con creatività e spontaneità. Nella nostra quotidianità è bastato spiegare loro qualche piccola regolina che già in pochissimo tempo hanno appreso. Ad esempio: “quando vado in bagno devo dire all’ausiliaria il numero del bagnetto usato per poterlo poi disinfettare; quando la maestra si dimentica di igienizzarmi le mani glielo ricordo io; se qualche compagno più piccolo è in difficoltà ad aprire la scatola che contiene il suo giubbino, lo aiuto io che sono più grande!” E ti coglie lo stupore quando in questo momento delicato, con meno abbracci, meno coccole, i bambini sanno trovare il meglio della vita quotidiana, donando così a noi adulti la forza e la serenità che tanto è mancata. Sabrina e Daniela
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RIFACIMENTO SPAZI FRONTE CHIESA
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ABBATTIMENTO EX CHIESA DEL VIOLINO
NUOVI ARREDI IN ORATORIO
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Vita dei Quartieri C’era una panchina rossa
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era una panchina rossa nel parco giochi del villaggio, dove si inseguono i bambini una panchina rosso fuoco, come il cuore degli innamorati; rosso papavero, che l’amore è un fiore che allieta la vita: rosso sangue, quello versato da tante, troppe donne, massacrate da chi amavano. C’è una panchina rossa in ricordo di chi, disperata ha inutilmente chiesto aiuto. che i panni sporchi, si sa
si lavano in casa e le donne instabili per natura hanno bisogno di un padrone. C’è una panchina rossa come un grido spalancato a lacerare le nostre coscienze, il grido di chi teme l’oblio. Sulla panchina negli anni a ogni vento cadranno, argentee come le lacrime, chiare le foglie dei pioppi. Candida Gottardi
Punto comunità Badia
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al mese di ottobre il PUNTO COMUNITÁ BADIA ha riaperto lo sportello di accoglienza, ascolto, informazioni e orientamento ai cittadini nei giorni di: MARTEDÍ e GIOVEDÍ dalle ore 9.00 allle ore 12.00 Via del Santellone n. 2
Centro A. Papa - Tel. 379 1638050 puntocomunitabadia@gmail.com Si precisa inoltre che a partire dal 2021 la nuova sede sarà in Traversa Quarta, accanto alla Farmacia Comunale, unitamente al Consiglio di Quartiere Badia - cdqbadia@comune.brescia.it
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PER UN PUGNO DI LIBRI E DI FILM IL CONTAGIO DELLE IDEE Si sono spesi fiumi di parole sul Covid e sulle conseguenze sanitarie e economiche che questa pandemia ha avuto nelle nostre vite. Non è opportuno ripetere il già detto… vorrei invitare ad una riflessione sulle conseguenze culturali che ha comportato, soprattutto in termini di mancate opportunità. Mi pare sia evidente, più di quanto non fosse già prima, che la nostra società, ed in particolare i nostri governanti, nonostante i proclami di varia natura e provenienza, considerano la cultura come qualcosa di non essenziale alle nostre vite. Certo, se si deve stilare una scala di valori, la vita e la salute sono al primo posto, è indubbio. Ma non si vede con quali criteri siano state compiute altre scelte da parte del governo: mi sembra chiaro che si è chiuso prima ciò che si riteneva meno utile, meno indispensabile. E così sono aperti i tabaccai e chiuse le scuole e i musei. Sono aperti i parrucchieri e chiusi i teatri e i cinema. C’è una grande ingiustizia in tutto questo: le menti vanno nutrite tanto quanto i corpi, ancor più se la malattia e l’isolamento ci costringono a ripiegarci su noi stessi. Il teatro in tutte le epoche è stato luogo di riflessione e mezzo di comprensione della realtà; questa funzione recentemente è stata assunta anche dal cinema. Nei musei si può respirare il bello e colloquiare con il passato. Tutti i luoghi che ho citato, scuole comprese, sono luoghi di aggregazione dell’anima, ed erano stati regolamentati perché non fossero luoghi di assembramento. Il contagio al loro interno è quello delle idee, del confronto, non della trasmissione di agenti patogeni. Interrompere questo flusso non è sano. La nostra società mostra già i primi sintomi di una malattia ben diversa dal Covid: disinteresse, ignoranza, mancanza di pensiero critico, violenza e aggressività, depressione. Tutto ciò va contrastato. Con la cultura e la relazione. A margine delle mie riflessioni, vorrei proporvi un bel libro CRISTINA DE STEFANO, Il bambino è il maestro. Vita di Maria Montessori, Rizzoli, p. 331, 20 euro che racconta la vita della dottoressa e pedagogista che rivoluzionò l’impostazione didattica con il suo metodo innovativo. Nelle scuole Montessori (di cui abbiamo un bell’esempio nel nostro quartiere, dove è attiva una sezione alla scuola primaria e a breve sarà aperta anche una sezione nella scuola dell’infanzia) il bambino è al centro del progetto e l’insegnamento è considerata una missione da attuare con amore. La Montessori elaborò anche materiale didattico originale, ma dichiarò anche che “non il materiale didattico, ma questa mia voce che li chiamava destò i fanciulli...”. E non credo che l’avrebbero sentita attraverso lo schermo di un pc. La Didattica a Distanza non può sostituire le relazioni fra docente e alunni e le tecnologie sono solo strumenti, non la sostanza dell’insegnamento. Credo che anche la Montessori sarebbe stata d’accordo. Laura B.
L’IMMAGINE AI TEMPI DEL COVID Quanta tristezza, chiuso in casa, dalla finestra vedo passare poche anonime persone celate in volto, alcune con il cagnolino al guinzaglio, altre a braccetto, tutte come solitari superstiti di un mondo altro. Il silenzio rotto solamente dalle sirene, non le affascinanti creature abitatrici dei mari della fantasia, ma quelle delle ambulanze in una ininterrotta sequela di viaggi verso la salvezza. Con il peso nel cuore tra dolore e paura, ma anche colmo di speranza confortata dalla fede, mi siedo in poltrona e accendo la tv. Tra le tante cose che sono cambiate di questi tempi c’è il cinema. Le sale cinematografiche sono chiuse, gli abituali incontri sospesi, ma la finestra virtuale sul mondo, che tutti abbiamo, rimane aperta per mostrarci un immenso panorama che può aiutarci a rinfrancare lo spirito. Certo bisogna scegliere, o meglio dosare le nostre scelte, nel senso che se ci concentriamo sui vari telegiornali e format che ininterrottamente ci parlano della pandemia, non ci rinfranchiamo di certo; se invece per un po’ ci estraniamo con un buon serial tv, un buon film, ognuno seguendo i propri gusti, allora scopriremo quanto beneficio possiamo avere. Le storie raccontate, le emozioni che ci coinvolgono, i sorrisi che facciamo e perché no anche le riflessioni che ci stimolano diventano un antidoto alla depressione. Quindi oggi non una scheda presentazione di un film, ma più semplicemente una riflessione su come la televisione, il cinema, l’immagine in genere, oltre alla lettura di un buon libro siano diventati un complemento importante delle nostre giornate. Complementi fonte di informazione e cultura, indispensabili alimenti per la mente e lo spirito. Augurandoci presto il ritorno alla nostra normalità dove però molte cose saranno cambiate, non l’amicizia e l’affetto, come di consueto auguro a tutti buona visione. Walter S.
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Anagrafe Parrocchiale Battesimo • Rolfi Giulia il 27.09.2020 • Rea Azzurra il 27.09.2020 • Faustini Sofia il 24.10.2020
VIOLINO Parrocchia San Giuseppe Lavoratore Defunti
“Beati i puri di cuore perché vedranno Dio„ (Matteo 5:8)
Gherardelli Aldo di anni 73
Copeta Veronica di anni 17
Castelli Giuliana di anni 88
Maccabiani Luigi di anni 93
Bragadina Luigi di anni 95
Guatta Camilla ved. Bona di anni 88
Alloisio Pierina ved. Scarpazza di anni 84
Bertacchini Renata di anni 87
Bertulli Franco di anni 76
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BADIA Parrocchia Madonna del Rosario Defunti
Santina Chiari in Franchi di anni 91
Marisa Bona ved. Colli di anni 87
Bernardo Pilenghi di anni 81
Agostina Faletti ved. Pasquali di anni 90
Altero Bicci di anni 94
Annamaria Cattina di anni 77
Vincenzo Castrezzati di anni 79
Anna Maria Maestrelli in Tonoli di anni 82
Franco Maccari di anni 83
Angela Montani (Lilly) ved. Calzavacca di anni 90
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oche parole bastano per dire grazie, ed è comunque con poche parole che vogliamo giungere a tutti coloro che sono stati vicini a me e alla mia famiglia nel momento del dolore per la scomparsa della nostra cara mamma Marisa Bona. Il nostro grazie a tutti i sacerdoti di questa nostra parrocchia ed unità pastorale, un grazie di cuore ai diaconi Francesco e Vittorio con le loro famiglie e a tutti gli amici e parrocchiani delle comunità della Badia-MandolossaViolino. La vostra presenza è stata significativa e preziosa perché è il segno di una grande testimonianza di partecipazione e di fede, dando
risalto a quanto ci viene offerto dalla parola di Dio: “gioire con chi è nella gioia e soffrire con chi è nella sofferenza”. Abbiamo sentito il vostro calore, la vostra sollecitudine, ma soprattutto la vostra preghiera, e tutto questo non può che rincuorarci, donandoci incoraggiamento per continuare insieme a credere che l’amore vince la morte e la vita trionfa perché Cristo è il Risorto. Con Affetto ed amicizia garantiamo la nostra preghiera e grazie ancora di cuore per tutto e per sempre. Diacono Mario e famiglia Colli
“La nascita di Cristo salvatore rinnovi i cuori, susciti il desiderio di costruire un futuro più fraterno e solidale, porti a tutti gioia e speranza” (Papa Francesco) I vostri sacerdoti, i diaconi e la redazione