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IL BATTISTERO BIZANTINO DI S. SEVERINA
-rapporti e proporzioni architettoniche2a edizione © aprile 2013
ISBN 978-88-908377-2-2
e.book omaggio - copia fuori commercio
editing a cura di
e.BOOK
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Pasquale Lopetrone, S. Giovanni in Fiore (CS) 1956, architetto restauratore-conservatore, è autore di numerose pubblicazioni, monografie e saggi, di carattere soprattutto storico architettonico dedicati ai monumenti che ha studiato o che ha restaurato quale funzionario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha pubblicato, inoltre, diverse biografie di religiosi e artisti. Collabora con il Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, come studioso e come componente della Giunta Esecutiva e dell’Assemblea, e con diversi docenti e dipartimenti delle Università italiane.
A Santa Severina
Patrocinio:
Ministero per i Beni e le AttivitĂ Culturali Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria
Il Battistero bizantino di Santa Severina
- rapporti e proporzioni architettoniche Pasquale Lopetrone
ISBN 978-88-908377-2-2 2a edizione integrata Š 2013
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e.BOOK
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Il battistero bizantino di santa severina rapporti e proporzioni architettoniche
Patrocinio:
Ministero per i Beni e le Attivita’ Culturali Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria
Copyright © , 2012 e 2013 Pasquale Lopetrone Editore
Proprietà letteraria dell’opera Pasquale Lopetrone Via Monte Gimmella, 60 87055 San Giovanni in Fiore (CS) Italia Tel. (+39) 0984 990578 Tutti i diritti riservati agli aventi diritto, ogni violazione sarà perseguita nei termini di Legge, vietata ogni forma di riproduzione e/o commercializzazione. 2a Edizione 1A digitale ottobre 2013 -1a edizione, stampa su carta giugno 2011 codice ISBN 978-88-65140-75-8 registrato da Edizioni Kappa in: A. De Sanctis, G. Fortunato, F. Parise, Strategie didattiche e di ricerca- Il rilievo dell’architettura e la rappresentazione del territorio, Edizioni Kappa, Roma giugno 2011; formato 21 cm x 29 cm, distribuzione a cura dell’editore. -2a edizione, e.book digitale aprile 2013 -codice ISBN 978-88-908377-2-2 registrato da Pasquale Lopetrone Editore presso ISBN agenzia in Italia -formato file digitale similstampa estensione .PDF, pagine 72 oltre 4 facciate di copertina, dimensioni A5 (cm 14,8 x cm 21) - distribuzione by Pasquale Lopetrone Editore, gratuita su internet - free download - file .PDF 2,0 MB, dimensioni minime, e-book omaggio, copia fuori commercio.
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INDICE pag.
“ “
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Il Battistro di Santa Severina - Rapporti e proporzioni archit. - P. Lopetrone “ 11 1. L’organismo edilizio “ 2. L’intervento di restauro “ 3. Il modulo di proporzionamento sul piano orizzontale “ 4. Il modulo di proporzionamento sul piano verticale “ 5. Conclusioni “
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Note
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Patrocini e Copyright Referenze iconografiche Prologo
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REFERENZE ICONOGRAFICHE Immagini in prima edizione archivio disegni e grafici digitali
Pasquale Lopetrone: 3, 3a, 4, 4a, 5, 5a, 6, 6a, 7, 7a, 8. 2a edizione -materiale coperto da copyright Š 2013 by P. Lopetrone
di
Immagini di repertorio Aldo De Sanctis: 0 foto di Pasquale Lopetrone: 2, 2a. Xilografia Giacomo Greco: 1.
immagine copertina: fig. 0 - Sezione trasversale desunta dalla restituzione del rilievo eseguito con il Laser scan 4
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Questa pubblicazione restituisce alcuni esiti connessi a degli interventi di restauro e degli ambiti di ricerca condotti dallo scrivente, a fasi alterne, sul battistero di Santa Severina in un periodo piuttosto lungo compreso tra il 1195 e il 2009. La stessa costituisce una tappa intermedia rispetto al traguardo effettivo prefissato, che puntava e punta dritto alla definizione del tipo architettonico e dell’epoca di fondazione dell’edificio. La storia del Battistero collima, verosimilmente, con la storia di Santa Severina la cui origine presenta diversi lati oscuri. Dal mio punto di vista bisogna distinguere Siberene da Santa Severina, dato che il primo nome è riferibile all’insediamento di epoca classica, mentre il secondo nome fu certamente assegnato nel medioevo dai bizantini. Allo stato attuale non vi sono docu5
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Prologo
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menti o elementi materiali certi che riprovano la sovrapposizione dei due insediamenti, nel senso che nessuno può dire che Santa Severina è sorta sullo stesso sito o sulle rovine di Siberene o Siverene. Allo stesso tempo è anche vero che sul territorio non sono emerse rovine tali da collocare Siberene in posizione diversa da Santa Severina. Aghia Severini è in realtà un antico luogo abitato delimitato nel circuito da dirupi naturali, che stagliano un acrocoro terrazzato scelto dagli uomini che l’abitano, forse, sin da epoche remote. Negli strati calcarenitici della roccaforte naturale l’uomo ha dapprima cavato grotte per abitarle, poi, innanzi e sopra esse ha costruito mura, senza soluzione di continuità, sedimentando una sequenza di stratificazioni continuative fino a giungere ai nostri giorni. Ciò non aiuta a leggere i dettagli, nonostante noti i tipi abitativi di sviluppo urbano. Qui, come altrove, l’edilizia minuta è sovrastata dall’edilizia pubblica, militare e religiosa, anch’esse cresciute a strati, come i bulbi delle cipolle. L’esperienza maturata quale Direttore scienti6
fico dei lavori di restauro condotti sul castello (1991-1998) ha favorito la comprensione del luogo, che conserva ancora le tracce di manufatti riferibili a epoche molto diverse tra loro. Il battistero di Santa Severena è emblematico a tal proposito, in esso si osservano, infatti, capitelli dorici, colonne romane, manufatti bizantini, finiture rinascimentali e altri elementi di periodi successivi, fino a giungere all’epoca nostra. Tutto questo potrebbe essere indicativo di continuità, ma, per ora, nessuno può scommetterci. L’esperienza maturata sul campo induce alla cautela. Ho letto diversi saggi sul battistero scritti da storici dell’arte, da incauti scrittori o storici che, arrampicandosi su quanto scritto in precedenza, sono giunti a non verità sconcertanti e disorientanti. Negli anni passati ho pregato diversi archeologi a indagare negli strati fondali del monumento, ma all’iniziale entusiasmo hanno risposto con fughe inaspettate, senza ritorno. Io ho avuto molta pazienza e non ho mollato, sapendo che i segreti dell’edificio sono celati nello stesso. Così, passo dopo passo, sono riuscito 7
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a comprenderlo nell’insieme. Ci sono riuscito perché ho potuto mettere le mani su esso, ho potuto indagarlo in ogni ambito, ho potuto levargli i veli che impedivano una visione compiuta, io sono riuscito ad arrivare dove altri non potevano, in verità, nemmeno osare. Lungo il tragitto ho invitato professori, esperti, storici dell’arte, archeologi, restauratori, rilevatori, nessuno ha colto, però, il senso dell’attività multidisciplinare, soffermandosi spesso solo alle indispensabili osservazioni del proprio ambito d’interesse. Il mio mestiere d’architetto mi ha spinto a comprendere, in primis, l’essenza più intima dell’architettura dell’edificio, per qualificarne l’evoluzione del tipo rispetto alla sua evoluzione storica. In seconda battuta ho sempre chiesto a me stesso di sostituirmi, virtualmente, al mio predecessore per tentare di ricostruire, logicamente, tutte le fasi edificative della fabbrica in corso di costruzione. Questo impegno è stato premiato già da anni, tuttavia, non sono riuscito a pubblicare i risultati per la distanza che intercorre tra chi fa ricerca e il resto. Il prof. Aldo De Sanctis dell’Università della 8
Calabria, ordinario presso la facoltà di ingegneria edile architettura, mi ha aiutato a colmare l’assenza di un rilievo globale scientifico, attuando una lettura completa, a tre dimensioni, con il laser scan. Questo indiscutibile modello di restituzione dei pieni e dei vuoti, ha confermato quanto avevo riscontrato con sistemi metrici tradizionali, che esitavo a pubblicare nell’impossibilità di appoggiarmi a qualcosa di ineccepibile. Una sera d’inverno feci vedere a De Sanctis gli esiti della mia ininterrotta ricerca e, restando colpito, dalla quantità di materiale lavorato, m’invitò a pubblicare una parte nel suo libro, allora in corso di pensamento. Accettai volentieri ringraziando e, quando giunse il momento, cominciai a scrivere i testi e a elaborare le figure qui pubblicate, per raccontare, a chi interessato e al mondo, la genesi di questo monumento, unico al mondo nel suo genere tipologico. Di seguito si comprende il concepimento concettuale del battistero, fortemente connesso alla geometria classica e pitagorica, quella che sta alla base dei più importanti monumenti della 9
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storia. Di pari passo si evidenzia che esso non è frutto di un capomastro qualsiasi, ma di un tecnico molto preparato, che aveva studiato abbastanza, fino a fissare nella sua testa tutto quello che doveva fare esattamente, consapevole che doveva riuscirci con estrema povertà di mezzi, recuperando i materiali di costruzione dalle rovine disponibile nel circondario. L’abilità dell’architetto bizantino è dimostrata dal proporzionamento dell’edificio, sia sul piano orizzontale sia sul piano verticale, e dall’equilibrio che ha dato alle masse, nel gioco dei pieni e dei vuoti. Le tecniche impiegate hanno permesso al monumento di giungere fino a noi presso a poco integro, superando grandi terremoti e l’incuria degli uomini, a volte più devastante dei cataclismi. Il testo che segue è molto tecnico e, sebbene riservato agli addetti ai lavori, rende conto di un approccio di ricerca settoriale, abbastanza inusuale, che ha tuttavia condotto a grandi risultati. S. Giov. in Fiore lì, 14 aprile 2013. Pasquale Lopetrone 10
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Il Battistero bizantino di Santa Severina
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- rapporti e proporzioni architettoniche -
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fig. 1 - Battistero di Santa Severina – esterno. 12
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Il Battistero bizantino di Santa Severina, ubicato sul lato nord della Cattedrale metropolitana (fig. 1), seminascosto dal campanile della chiesa, si conforma come un edificio polare cruciforme (fig. 2), con impostazione distributiva a pianta centrale, schema pluriassiale e sviluppo anche sull’asse verticale (fig. 3). Se il numero degli assi che concorrono in un medesimo polo definisce il livello o il grado di polarità, si asserisce che il battistero è di livello diciassette, poiché sviluppato su diciassette differenti assi, tra loro asimmetrici, sedici dei quali disposti sul piano orizzontale e uno sul piano verticale (fig. 4). La concezione volumetrica del monumento è riferibile a quella delle rotonde cruciformi dotate di peristilio interno, che segna il confine tra il deambulatorio e l’aula coperta con cupola. 13
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1 – L’organismo edilizio
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fig. 2 - Battistero di Santa Severina – interno. 14
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fig. 3 - Pianta attuale del Battistero - rilievo eseguito con laser scan anno 2009 - tracciamento delle sezioni verticali: sez. longitudinale AA’; sez. trasversale BB’; sez. CC’ costole 2 -10. 15
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fig. 4 - Pianta con numero di assi che concorrono nel medesimo polo. 16
Dal punto di vista costitutivo tra gli elementi di sostegno si evidenziano strutture continue, formate da murature rettilinee e curve, e strutture discontinue, costituite da un colonnato puntiforme sormontato da otto archi che, insieme alle teste delle volte ellittiche del deambulatorio, formano l’anello del ‘tamburo’, su cui s’innalza il tiburio ottagonale contenente una cupola. I sistemi di copertura sono tutti in muratura portante, costituiti da volte a botte, allocate sui tre bracci, da volta sferica sull’abside, da otto volte ellittiche disposte a circolo sul deambulatorio e da una cupola che copre l’aula, composta da otto spicchi costolonati, concepita con delle sagome singolari, che si conformano a mo’ di calco di una mezza zucca. Come tutti gli edifici voltati a pianta centrale la sua distribuzione è condizionata dalla risoluzione del rapporto tra l’elemento accentratore primario costituito dalla cupola e gli elementi strutturali che concorrono a sostenerla. Al pari di altri edifici, anche nel Battistero di Santa Severina i vari corpi di fabbrica sono tra loro gerarchizzati. Tra le strutture principali si distinguono: il 17
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colonnato, i soprastanti archi del ‘tamburo’, le volte ellittiche del deambulatorio e la rotonda; le strutture secondarie sono, invece, costituite dai tre bracci e dall’abside, che, per quanto esterni, sono tutti organici alla rotonda e concorrono a formulare una sintesi spazio-volumetrica unitaria con il resto. L’espressione architettonica dell’opera è subordinata, pertanto, agli effetti che derivano da uno spazio centrale aperto e dalle relazioni che s’innestano tra le profondità e le altezze delle varie parti del monumento. L’interno manifesta una ritmica alternanza tra pieni e vuoti, a volte rischiarati dalla luce a volte velati dalla penombra, due componenti fondamentali nell’architettura, che in questo caso si manifestano con gradualità, secondo le parti coinvolte, in corrispondenza di tre differenti quote su cui s’aprono le otto finestre chiuse da transenne in pietra, traforate con buchi circolari. Lo spazio interno, aperto, è dominato dall’aula, che si pone come spazio accentratore, circondata dal peristilio. Oltre il colonnato s’imposta lo spazio anulare del deambulatorio, delimitato 18
dalla rotonda, su cui s’innestano le quattro appendici disposte secondo gli assi della croce, costituiti da tre bracci rettangolari e l’abside semicircolare. Per la loro posizione e disposizione le appendici sono classificabili come spazi ‘laterali e periferici’, rispetto agli altri due spazi centrali. Il Battistero è, tuttavia, un esempio di unità architettonica per la corrispondenza tra esterno e interno e per la coerenza tra le singole parti e il tutto. Occorre mettere in risalto che l’edificio, sin dalle origini, non fu concepito come una rotonda isolata. I saggi sulle murature, le indagini e gli studi prodotti dallo scrivente, hanno evidenziato, infatti, che sui fronti meridionali s’innestavano altri spazi coperti, collegati direttamente al Battistero attraverso la porta laterale visibile sul braccio dell’ingresso e la porta che s’intravede sul tratto della rotonda compreso tra l’abside e il braccio meridionale. Un’altra conferma di quest’antica realtà perviene dall’assenza di finestre sui due tratti meridionali dei muri della rotonda. Tali evidenze lasciano supporre, pertanto, che il Battistero fosse collegato in origine alme19
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no a due vani subordinati alle funzioni proprie dell’edificio e a quelle della Cattedrale del Metropolita bizantino severinate, poi soppiantata sul finire del XIII secolo dalla Cattedrale latina costruita dall’arcivescovo Ruggero di Stefanunzia. Il Battistero, che era certamente parte integrante dell’antica Cattedrale bizantina, è impostato su una rotonda che contiene un peristilio formato da otto colonne disuguali, distribuite a circolo con un intercolunnio irregolare, agganciate alla rotonda attraverso otto epistili disposti a raggiera, che segnano il livello mediano dell’altezza interna. Sugli epistili, in asse con le colonne, sono poggiati otto piccoli archi difformi, sistemati ad anello, che assorbono metà del peso delle otto volte ellittiche del deambulatorio e tutto il peso del tiburio ottagonale che contiene una cupola particolare. La calotta, infatti, è articolata in otto spicchi difformi, sviluppati su otto angoli di 45° circa, articolati in otto ‘costole’ sporgenti, poggiate in origine su mensole ora alterate e sbozzate, e otto vele concave, quattro finestrate e quattro cieche. 20
Il peristilio è, pertanto, agganciato alla rotonda attraverso gli otto epistili monolitici, disposti orizzontalmente sopra i capitelli, che fungono da puntoni sorreggenti le colonne in ‘testa’ e impediscono alle stesse di ribaltarsi all’indietro, in avanti o lateralmente. Gli stessi monoliti, che segnano la sommità della rotonda, costituiscono il piano d’imposta delle otto volte ellittiche del deambulatorio e degli otto piccoli archi disuguali che concorrono alla stabilità del colonnato trasformando i carichi da uniformi a puntuali, riportando le forze sugli assi delle colonne. Il peristilio, per quanto composto da un insieme di elementi monolitici di recupero, è assemblato con sapienza, giacché gli elementi che convergono nel medesimo punto congegnano, per disposizione e forma geometrica, un efficace sistema di equilibrio, super collaudato dal tempo, capace di dissipare i carichi verticali e le spinte orizzontali provenienti da tutte le direzioni. In definitiva alle strutture della rotonda è affidato il compito di contrastare tutte le possibili spinte orizzontali e radiali, col supporto, non indifferente, delle quattro appendici, due delle quali (il 21
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braccio nord e l’abside) demolite, nel corso del tempo. La vulnerabilità dell’edificio è concentrata nella zona sommitale delle colonne, dove si sovrappongono l’uno sull’altro, capitelli, epistili e archi. In questi settori fisicamente limitati si riscontrano palesi soluzioni di continuità, probabilmente mitigate da efficaci stratagemmi celati dagli stessi elementi, quali incastri e perni metallici, che rendono più solidali, lungo gli assi spaziali, tutte le parti più labili di questo schema statico, tanto inusuale quanto convalidato dal tempo trascorso. L’edificio all’esterno, per quanto parzialmente inglobato e occluso da altri corpi di fabbrica, nella parte libera manifesta due bracci, coperti a capanna, che intersecano il corpo cilindrico della rotonda coperta con un tetto ad anello troncoconico, sormontato da un tiburio ottagonale, aperto con quattro finestre, coperto a tetto conico, attraverso due falde sovrapposte e tra loro rastremanti inclinate a 30 gradi (fig. 1). L’edificio sviluppa il suo spazio architettonico intorno ad un piccolo fonte battesimale rimovi22
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bile (fig.2), costituito da un cilindro di marmo scanalato all’esterno ma cavo all’interno, adatto a essere riempito con l’acqua in cui immergere i figli dei cristiani, secondo il rito del battesimo praticato dalla chiesa greco-ortodossa.
Il Battistero di Santa Severina è stato oggetto negli anni passati di due interventi di restauro conservativo diretti dallo scrivente,1 il primo attuato sulle coperture nel 1995 e il secondo concretizzato sulle strutture interne tra il 2006 e il 2008. Il restauro del 1995 ha permesso di studiare le interessanti strutture sommitali dell’edificio, quali le parti non visibili comprese tra gli intradossi e gli estradossi della cupola, delle volte del deambulatorio e dei bracci. L’ultimo intervento ha permesso di studiare le strutture interne essendo stato incentrato, principalmente, nella detrazione dell’intonaco novecentesco e nel restauro dei sottostanti paramenti. L’intonaco risalente al 23
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2 - L’intervento di restauro
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1928,2 da tempo fatiscente e cadente, occultava i manufatti antichi ancora presenti sui corpi di fabbrica, rilevati con una lunga campagna di indagini e saggi stratigrafici condotti direttamente sulle murature nell’inverno 1994-1995. L’intonaco di malta cementizia posato nel XX secolo costituiva, di fatto, una barriera visiva che impediva la comprensione di varie questioni, tra cui l’esatta definizione dell’impianto originario dell’edificio, la storia edilizia dei corpi di fabbrica e degli elementi di finitura antichi, nonché l’analisi del proporzionamento architettonico del complesso e dei suoi singoli archetipi concorrenti, quest’ultima oggetto principale della presente trattazione.
3 - Il modulo di proporzionamento sul piano orizzontale L’originale edificio bizantino severinate, unico in tutto il bacino del Mediterraneo, dopo il restauro del 2006-2008 fa mostra della sua com24
plessa e interessante storia edilizia. L’aspetto architettonico del monumento, a parte le due mutilazioni e la distruzione dell’apparato decorativo installato sugli intonaci di finitura, è tutto sommato integro e manifesta una spazialità singolare, che nella primavera del 2009 è stata rilevata, digitalizzata e ‘anatomizzata’ con il laser scan3. Il rilievo digitale ha confermato quanto già accertato dallo scrivente negli anni precedenti con misurazioni tradizionali, effettuate con stecca e fettuccia metrica. La complessa digitalizzazione computer-grafica del monumento ha permesso, tuttavia, una verifica molto più puntuale dell’intero organismo e delle sue membrature architettoniche e costituisce la documentazione basilare del presente studio, mirato a definire i rapporti e le proporzioni della fabbrica osservate su quattro piani di sezionamento, uno orizzontale e tre verticali. Fondamentali sono, pertanto, la restituzione planimetrica (fig. 3) e i tre foto-piani riferiti alle principali sezioni verticali (sez. AA’, sez. BB’, sez. CC’), elaborati dall’equipe di ingegneri 25
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fig. 5 - Pianta con tracciamenti delle parti distrutte. 26
coordinati dal prof. Aldo De Sanctis; i sezionamenti digitali resi disponibili costituiscono, per questo motivo, i punti di riferimento, quali capisaldi inamovibili rappresentativi dell’attuale realtà. Alla planimetria di base vettorializzata nei laboratori dell’Università della Calabria, ho aggiunto, poi, le sagome delle parti andate distrutte, braccio nord, abside e portale, per ricostruire geometricamente l’impianto originario dell’edificio (fig. 5). E’ utile precisare che i profili delle membrature architettoniche da me introdotte derivano dalle ripetute verifiche e valutazioni logiche compiute sul monumento tra il 1995 e il 2008, restituite in sintesi col presente lavoro, in coerenza formale, funzionale e stilistica con l’antico edificio di culto. A questa prima tappa è seguita la ricerca del reale posizionamento dei due principali assi dell’edificio, un’operazione fondamentale, indispensabile per individuare il centro geometrico della rotonda (fig. 6). Per tale scopo sono state ricercate e individuate le mezzerie delle quattro appendici in prossimità della rotonda, quindi, i quattro centri definiti sono stati collegati a 27
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fig. 6 - Pianta con assi di simmetria principali e individuazione del centro geometrico della rotonda. 28
due a due, costruendo i due assi come un sistema cartesiano. La figura 6 mostra che i due assi non sono perfettamente ortogonali tra loro, non sono paralleli alle strutture murarie dei bracci e la loro intersezione («P1’») non coincide con il centro geometrico della rotonda («P1»), essendo quest’ultimo spostato, rispetto all’incrocio «P1’», su un punto di coordinata con X=-4 cm e Y=23 cm. Il rilievo vettoriale ha confermato che il proporzionamento orizzontale (planimetrico) dell’edificio, verificato sull’asse trasversale, sembra essere relazionato a tre cerchi concentrici (fig. 7), ognuno dei quali implementato, di volta in volta, del valore del raggio («R») che determina l’ampiezza del cerchio più piccolo, in altre parole la mezza misura dell’aula. La misura più grande dell’edificio sull’asse trasversale coincide, pertanto, col diametro del cerchio più ampio, pari a «6R». L’aula è ampia «2R», cioè il diametro del cerchio più piccolo, mentre tra «R» e «2R» sono disposti il colonnato, il deambulatorio e le strutture della rotonda. Lo spazio tra «2R» e «3R» è impegnato, sull’asse trasversale, 29
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fig. 7 - Studio del proporzionamento radiale “a terzi”. 30
dai due bracci in origine, probabilmente, di pari lunghezza, come da riporto geometrico proposto, ognuno dei quali sporge dalla rotonda «R». Sull’asse longitudinale, da una parte fuoriesce dalla rotonda l’abside che, come da riporto geometrico proposto, non doveva sporgere oltre «0,5R»; dall’altro capo dello stesso asse sporge dalla rotonda il braccio dell’ingresso, per uno spazio, che comprensivo del portale, non doveva sporgere oltre «1,5R». I riporti geometrici proposti sembrano attestare che la mezzeria dell’asse longitudinale è slittata di «0,5R», questa misura, infatti, da un lato manca all’abside, dall’altro si aggiunge al braccio d’ingresso, ciononostante, anche quest’asse doveva essere lungo complessivamente quanto l’altro, ovvero «6R». In tale contesto di riporti geometrici il centro dell’asse longitudinale sarebbe allineato col filo interno dei muri occidentali dei bracci laterali, pertanto posto a «-0,5R», rispetto al centro geometrico della rotonda. Da queste verifiche ne consegue che i due assi principali dell’edificio s’intersecano, presso a poco al centro della rotonda, in modo asimme31
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fig. 8 - Studio dell’impianto dell’edificio con quadrato suddiviso in sesti«AB=L=200 palmi». 32
trico, tuttavia il loro centro d’intersezione non coincide con il baricentro dell’edificio, giacché quest’ultimo è posto sull’asse longitudinale a «-0,5R» rispetto al richiamato punto d’intersezione. L’edificio, come si vede nella figura 8, presenta, pertanto, una doppia polarità: al punto «P1» fa capo la rotonda e le strutture a essa concentriche, al punto «P2» fa capo l’intero complesso. In effetti, l’organismo architettonico, a parte le sembianze, non è proprio conformemente a pianta centrale, poiché la croce costruita dalle appendici esterni alla rotonda non ha tutti i bracci di uguale lunghezza, sebbene la stessa, definibile ‘alla latina’, è inscrivibile in un cerchio o in un quadrato, con centro che genera una polarità non coincidente con il centro geometrico della rotonda. Questa doppia polarità tecnica e geometrica, che si riscontra inevitabilmente sui rilievi, in realtà, non si percepisce quando si è all’interno dell’edificio. L’altezza del fonte battesimale di 74 cm ha suggerito di verificare il dimensionamento dell’edificio in base al «palmo romano», pari a 7,4 cm. 33
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Le larghezze dei tre bracci, vicine a 243 cm, 246 cm e 248 cm, hanno rafforzato questa supposizione, valutando che le tre misure sono prossime a 244 cm, una dimensione corrispondente a 33 palmi. Altra misura interessante è l’estensione massima del semiasse trasversale, riscontrata dal centro geometrico della rotonda, fino al presunto capo del braccio collegato con la Cattedrale, calcolato sullo spessore interno del muro incrementato di 8 palmi, detta lunghezza sembra, infatti, molto prossima a 740 cm, pertanto raffrontabile con la dimensione di 100 palmi. Dopo tanti controlli e verifiche eseguite in questi anni, sono incline, dopo il rilievo con il laser scan, a confidare che il palmo romano (7,4 cm) sembra costituire l’unità di misura di base dell’edificio. Dalla suddetta asserzione ne consegue che «R» è pari a 33,33 palmi (246,64 cm), di conseguenza le misure principali di proporzionamento sul piano orizzontale e planimetrico sono ancorate in corrispondenza dei tre cerchi concentrici sviluppati in 33,33 palmi, 66,66 palmi e 100 palmi, cui corrispondono, rispettivamente, diametri pari a 66,66 palmi, 133,32 pal34
mi e 200 palmi, ognuno dei quali corrisponde a 493,28 cm, 986,57 cm e 1480 cm. Naturalmente la realtà dei luoghi, ampiamente manomessi, a volte coincide a volte è molto prossima ai numeri enunciati. La dimensione di 200 palmi (1480 cm), pari a 50 piedi (un piede romano =29,6 cm), può costituire la misura complessiva, che allo stato attuale non è verificabile, per la mutilazione di due capi tra loro ortogonali (braccio settentrionale e abside), ma solo desumibile attraverso logici riporti geometrici (fig. 5). Occorre rimarcare, altresì, che il Battistero di Santa Severina adesso ha un’impronta architettonica abbastanza deformata; la struttura, concepita con grande ingegno, è stata realizzata, tuttavia, con estrema povertà di mezzi. La condizione di disagio economico dei committenti costruttori è manifestata, infatti, dal materiale edile costituente le diverse parti dell’edificio, conformato con elementi reimpiegati, recuperati da altre strutture architettoniche preesistenti, a quel tempo probabilmente in rovina o in via di disfacimento. Gli architetti o i capimastri del 35
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Battistero non hanno avuto quindi materiale edile di prima mano, ma si sono dovuti accontentare di materiali edili ed elementi architettonici di risulta e/o di recupero, che certamente, come facilmente riscontrabile, non hanno permesso di centrare sempre esattamente la misura derivata dal sapiente proporzionamento dell’edificio. Il rilievo digitale, scaturito dall’elaborazione delle ‘nuvole di punti’ estratte dal laser scan, consente verifiche abbastanza accurate. Se si assume, infatti, come punto di partenza il centro della rotonda, prima collocato, con coordinate pari a zero, si possono verificare le progressioni concentriche dei vuoti e dei pieni dell’edificio. Tracciando un cerchio dal centro della rotonda, con un raggio pari a 246,64 cm, (33,33 palmi) si raggiunge il limite interno del peristilio; da qui si desume che l’aula coperta dalla cupola è stata impostata con un diametro di 493,28 cm, pari a 66,66 palmi romani, in altre parole il terzo dell’ampiezza complessiva. Lungo il filo esterno di questo primo cerchio sono disposte otto colonne disuguali, di tonalite, poggiate su plinti di roccia irregolari, con un insieme che genera il 36
peristilio interposto tra l’aula e il deambulatorio. Implementando la misura fino a 303,4 cm (41 palmi) avviene che il cerchio scaturente si attesti presso a poco sul bordo esterno del peristilio, in altre parole al limite del lato interno del deambulatorio. Lo spessore del peristilio, prossimo a 8 palmi (59,2 cm) coincide, come vedremo, con tutti gli altri spessori murari. Il filo dello spazio interno della rotonda, che comprende l’aula e segna anche il limite massimo del deambulatorio, posto a 421,8 cm dal centro, è di 57 palmi. Il deambulatorio è largo, pertanto, 16 palmi (118,4 cm). Lo spessore del muro della rotonda è di 8 palmi, pertanto il filo esterno della rotonda dista dal centro 65 palmi (481,0 cm). Il proporzionamento del secondo cerchio dell’edificio si attesta al filo esterno della fondazione della rotonda raggiungendo 66,66 palmi (493,28 cm) misurati dal centro, ovvero i due terzi dell’ampiezza complessiva sull’asse trasversale. Dal fino esterno della rotonda al filo interno del peristilio vi sono pertanto 32 palmi, con progressioni che vanno di 8 palmi in 8 palmi, cui si 37
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aggiunge, infine, 1,33 palmi, la misura che coincide con la risega di fondazione della rotonda, per un totale di 33,33 palmi, vale a dire l’implemento regolare del secondo cerchio di proporzionamento che segna il limite di 66,66 palmi. La terza estensione si attesta, di conseguenza, tra i 66,66 palmi e i 100 palmi (740 cm) misurati dal centro, in altre parole al filo esterno dei due bracci trasversali che, depurati dei quasi 8 palmi dello spessore del muro, raggiungono internamente la profondità di circa 91 palmi dal centro della rotonda (673,4 cm). E’ evidente che la disposizione dei due bracci corti, disposti lungo l’asse trasversale, persegue geometrie di tipo concentriche, con progressioni spaziali simmetriche e implementi equidistanti rispetto al centro della rotonda. Il braccio d’ingresso e l’abside, disposti lungo l’asse longitudinale, presentano, invece, come già annunciato, delle profondità differenziate rispetto al centro della rotonda. Il braccio d’ingresso, infatti, si allunga fino a 115 palmi (851,0 cm) sul filo esterno del portale, e 106 palmi (785,0 cm) sul filo del muro interno, mentre l’abside 38
doveva allungarsi fino a 83 palmi (614,2 cm) sul filo del muro esterno e 75 palmi (555,0 cm) sul filo del muro interno, sebbene queste strutture terminali dei due capi, da qualche tempo distrutte, non siano più rilevabili, ma desumibili solo per logica ricostruzione geometrica. E’ utile rimarcare che la misura di 75 palmi, il filo interno del muro dell’abside, coincide anche con i tre quarti dell’estensione del semiasse trasversale. La figura 9 illustra e verifica che il decremento aureo del raggio «PR’’» della rotonda, pari a 66,66 palmi, è poco più grande di 41 palmi, e coincide col punto «C’», quindi, fatto salva la piccola eccedenza di circa 1,0 cm, coincide con il limite esterno del peristilio. Esiste, pertanto, tra queste due circonferenze un rapporto aureo che caratterizza le geometrie dell’impianto architettonico di un valore assoluto, molto ricercato in antichità. La figura 10 illustra e verifica le relazioni esistenti tra il segmento «PR’’» e la costruzione del rettangolo aureo «ABCD» calcolato sull’incremento del quadrato «ABPR’’» con lato pari a «PR’’». E’ osservabile che il ribaltamento della 39
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fig. 9 - Studio del sezionamento aureo del segmento PR’’ - PR’’:PC’ = PC’:C’R’’; PR’’ = 66,66 palmi; PC’ = 41,20 palmi; C’R’’ = 25,46 palmi; PC’ = decremento aureo di PR’’. 40
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fig. 10 - Definizione del rettangolo aureo ABCD attraverso il ribaltamento della semidiagonale XR’’ del quadrato ABPR’’- PC = incremento aureo di PB; PC=PC’= decremento aureo di PR’’. 41
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semidiagonale «XR’’», del quadrato «ABPR’’», coincide con il punto «C», e siccome il segmento «PC» è uguale al segmento «PC’» si può affermare che l’incremento aureo «PC», del quadrato «ABPR’’», con lato pari a 66,66 palmi, è uguale al decremento aureo del lato dello stesso quadrato, corrispondente al segmento «PC’». Queste relazioni pongono in evidenza, pertanto, che il quadrato «G’C’’PC’» è la sezione aurea del quadrato «ABPC’». In questo schema geometrico supportato da relazioni auree sorprendenti s’evidenzia che la distanza «XR’’» è uguale alla distanza «XF», coincidente con lo spigolo della porta, e con la distanza «XE», coincidente con lo spigolo dell’abside, quindi con la distanza «XC» che è l’incremento aureo del quadrato. Il rettangolo aureo «ABCD» definisce la grandezza di tutte le circonferenze. In effetti, la circonferenza della rotonda, con raggio pari a «R’’» (66,66 palmi), ruota sul capo del segmento «PR’’»; il decremento aureo di «PR’’» coincide con «PC’», il punto che definisce il filo esterno del peristilio. Da queste evidenti relazioni auree ne consegue che la diagonale «PG’» del 42
quadrato «ABPR’’», corrisponde al raggio della circonferenza che segna il filo interno della rotonda. Naturalmente se s’implementa quest’ultima misura di 8 palmi si ricava il filo esterno della rotonda. Viceversa, se si divide in due, a metà, il segmento «PR’’» si ottiene «R», in altre parole il valore del raggio che segna l’ampiezza dell’aula (33,33 palmi), quindi il filo interno del peristilio, che delimita l’aula dal deambulatorio. La figura 10 illustra e verifica, inoltre, che se il quadrato «ABPR’’» viene ribaltato sul quadrante superiore si ottiene il quadrato «A’B’PR’’», che genera il rettangolo aureo «A’B’C’’D’» e la sua sezione aurea nel quadrato «PCGC’». Se questi due quadrati si ribaltano lateralmente si ottengono due grandi quadrati (fig. 11), ognuno formato da quattro quadrati di cui il primo «AHLA’» contiene la circonferenza della rotonda, il secondo «GG’G’’G’’’», in sezione aurea del primo, contiene la circonferenza esterna del peristilio. Dalla generazione delle geometrie illustrate nella figura 11 si comprende la moltitudine di rettangoli aurei che combinati tra loro generano figure stupefacenti, capaci di risolvere l’impianto 43
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fig. 11 - Studio sezionamento circonferenze bracci e abside per rettangoli e quadrati aurei. 44
dell’edificio sia rispetto le circonferenze concentriche, sia riguardo all’impostazione dei bracci e dell’abside sul filo del muro interno della rotonda che seguono le circonferenze dettate dai ribaltamenti delle semidiagonali «XR’’», «Xr’’», «rB’», «rB», «RB», «RB’», che intercettano il filo interno della circonferenza nei punti «b’», «b’’», «b’’’», «b’’’’». Come visibile i ribaltamenti delle semidiagonali non incrociano i capi del braccio dell’ingresso e nemmeno l’altro capo dell’abside, dato che in fase di realizzazione la posizione dell’asse longitudinale non è stata rispettata, essendo stata spostata, forse inconsapevolmente, di circa 2 palmi. Questo slittamento si evince dal posizionamento non in asse delle due appendici che risultano, pertanto, leggermente traslate rispetto alla regola geometrica illustrata nella figura 11. Questa verifica basata sui sezionamenti aurei dimostra che il proporzionamento orizzontale dell’edificio risponde anche a queste costruzioni geometriche basate su modelli di controllo abbastanza eruditi. La progressione radiale ‘a terzi’, che coincide con quella aurea, non sembra 45
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per niente casuale, ma voluta e ricercata, difficile dire se i progettisti si sono basati sul primo metodo o sul secondo. Non avendo a disposizione la sezione orizzontale operata all’altezza dell’estradosso degli epistili, non è stato possibile definire l’impostazione geometrica delle volte ellittiche del deambulatorio. Al pari, per l’indisponibilità anche dell’altra sezione orizzontale, quella posizionata all’altezza delle finestre della cupola, non è stato possibile definire l’impostazione geometrica del tiburio e degli spicchi della cupola, una struttura che sembra molto simile a quella del Myrelaion di Istambul. E’ sicuro, però, che se si studiassero anche queste due sezioni orizzontali si svelerebbero altre interessanti particolarità. I rilevamenti metrici attuali, raffrontati alle sequenze numeriche scaturenti dalla trasformazione dei cm in palmi romani, palesano che le maestranze costruttrici del Battistero di Santa Severina si avvalsero del sistema di misure in uso nell’antica Roma, sebbene operanti nel medioevo e in area soggetta alla dominazione bizantina. C’è da evidenziare, altresì, che la stes46
sa tipologia del Battistero deriva dagli edifici a pianta centrale concepiti dai romani, i quali, partivano dal cerchio, per ottenere rotonde cupolate, poggiate su strutture regolari, pluriabsidate, o poligonali. Gli architetti romani proporzionavano, infatti, la maggior parte di queste strutture polari pluriassiali attraverso una successione di cerchi concentrici, distanziati tra loro a incrementi regolari, basati sulla misura del raggio del cerchio piÚ piccolo, con proporzionamenti planimetrici regolati su quattro o su tre cerchi concentrici regolari. La tipologia edilizia del Battistero di Santa Severina fa capo certamente alle rotonde romane quali il mausoleo di Santa Costanza (350 d. C.) e Santo Stefano Rotondo (430-460 d. C.), da cui dipendono tutte le architetture simili sviluppate successivamente. La tipologia con peristilio interno è stata usata per costruire tante chiese, come quella di San Vitale a Ravenna (525 d. C) e dei Santi Sergio e Bacco a Costantinopoli (527 d. C.), e per costruire battisteri, come quello di San Giovanni in Laterano a Roma (V sec.), il battistero di Nocera Inferiore (VI sec.) e altri 47
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ancora per tutto il medioevo. Dalla sequenza di esempi emerge che dopo la cristianizzazione dell’impero romano è stato trascurato il modello di proporzionamento a quattro cerchi, generatore di edifici maestosi, monumentali, per adottare prevalentemente quello a tre cerchi concentrici, più consone a edifici di dimensioni più ridotte, a misura dell’economia in essere nella società di quei secoli. Nelle architetture polari cristiane si risconta di sovente il modello a tre cerchi concentrici, che oltre al valore tecnico assume anche significati prettamente simbolici e teologici.
4 - Il modulo di proporzionamento sul piano verticale. La pluriarticolazione geometrica del Battistero di Santa Severina, manifesta ulteriori unicità anche sui piani verticali. Occorre anteporre, innanzi tutto, che le quote misurate sui piani verticali non sono incontrovertibili, per l’evidente alterazione della quo48
ta «zero», che un tempo doveva coincidere col piano di calpestio dell’antico pavimento. Da ciò consegue che le altezze attuali, indubitabilmente falsate, necessitano essere riferite a riporti geometrici regolatori e indicatori di una possibile proiezione della realtà antica, col tempo, modificatasi. L’altezza massima interna è di circa 770 cm, misurata dall’attuale pavimento, non livellato, realizzato nel 1928 in calcestruzzo, gettato in opera per sistemare il nuovo piano di calpestio, dopo un ampio scavo archeologico che causò la distruzione dei pavimenti preesistenti. Tale realtà numerica, di circa 104 palmi, esuberante di 4 palmi rispetto al proporzionamento planimetrico, da valore a una quota di pavimento superstite visibile nell’angolo destro dell’abside, che coincide con la quota zero del vecchio intonaco, dell’antica cornice dipinta dai bizantini, visibile sulla destra del braccio d’ingresso e sulla rotonda contigua, e presso a poco con quella del gradino che media il salto di quota esistente tra il Battistero e il pavimento della Cattedrale, anch’esso rifatto nel 1908. 49
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fig. 12 - Studio proporzionamento radiale “a terzi”, posto il segmento «AB = 200 Palmi» - definizione altezza calotte aula, archi e volte bracci laterali sezione trasversale BB’. 50
Considerate le geometrie in pianta dell’edificio e il loro relativo proporzionamento, e quanto avremo modo di verificare più avanti, sono incline a supporre che l’altezza originaria interna del Battistero poteva coincidere con la metà dell’estensione dell’asse trasversale, ovvero essere pari a 100 palmi romani. Sulla scorta di tali presupposti è stato sovrapposto, innanzi tutto, sulla sezione trasversale BB’, (fig. 12), il proporzionamento radiale ‘a terzi’, usato per la regolazione dell’impianto planimetrico lungo l’asse trasversale, usando l’accortezza di far coincidere la semicirconferenza di 100 palmi con l’intradosso della cupola, in altre parole la massima altezza interna dell’edificio. Lo schema così posizionato denuncia l’esubero di 4 palmi, disposti al di sotto della quota «zero», ma supporta la possibilità che l’altezza interna dell’edificio un tempo poteva essere pari a 100 palmi. Lo schema evidenzia, infatti, che il cerchio più grande è tangente all’intradosso della cupola, mentre il cerchio intermedio è tangente ai conci in chiave degli archi del ‘tamburo’ e ai conci in chiave degli archi dei tre bracci e 51
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dell’abside. Se questi archi di proporzionamento ‘a terzi’ s’immaginano essere dei profili di sfere si può asserire che le masse murarie principali sono tangenti a queste mezze sfere che verificano le equidistanze radiali delle compagini murarie principali. I pieni sommitali dei bracci, dell’abside, della rotonda, degli archi e della cupola sono posti, quindi, oltre il raggio di 66,66 palmi, mentre le finestre della cupola sono contenute tra le circonferenze tracciate a 75 palmi e 92 palmi. La prima di queste due ultime misure coincide con i tre quarti del cerchio più grande e col filo interno del muro dell’abside, la seconda misura coincide, invece, con il filo interno dei muri dei due bracci trasversali. E’ verosimile, pertanto, che questo proporzionamento spaziale ‘a terzi’ soddisfi essenzialmente le componenti volumetriche degli alzati principali, considerato che gli stessi sembrano rispondere al modello di proporzionamento radiale adottato in pianta. Lo schema riprodotto in figura 12 è riferito anche al triangolo pitagorico «ABC», con proporzione 150, 200, 250, col cateto maggiore (200) pari alla base, il cateto minore (150) in posizione 52
verticale e l’ipotenusa (250) ad andamento obliquo. Detto triangolo consente la costruzione del triangolo «ABD», comunemente detto egizio, poiché l’inclinazione dei due lati uguali coincide con quella delle piramidi. In vertice «D» di quest’ultimo triangolo raggiunge l’estradosso della cupola, proprio nel punto sommitale della chiave di volta, da me trovata in cima alla copertura, modellata a mo’ d’incastro maschio per accogliere una sorte di guglia con incastro femmina (vedi fig. 15). Il ribaltamento dei proporzionamenti “a terzi”, intercetta sul lato del triangolo, detto egizio, le quote divisorie dell’altezza “a quarti”, con coincidenza stupefacente. In successione è stata verificata l’architettura dell’edificio anche col proporzionamento ‘a quarti’, per accertare le rispondenze al modello geometrico regolatore (fig. 13). Per tali scopi è stata divisa in quattro parti la massima estensione della sezione trasversale BB’, pari a 200 palmi, e la stessa è stata assunta come fosse il cateto maggiore del triangolo rettangolo («ABC») ‘a 12 nodi’. Su questo rettangolo è stato costruito, conseguentemente, il triangolo egizio («ABD»). 53
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fig. 13 - Studio proporzionamento radiale “a quarti”, posto il segmento «AB = 200 Palmi» - definizione altezza edificio, aula, rotonda e cupola -sezione trasversale BB’. 54
Questa costruzione geometrica favorisce la comprensione della divisione in quarti dell’altezza interna registrando che la linea mediana, pari a 50 Palmi, segna il limite massimo dell’altezza della rotonda e degli epistili e coincide con la quota d’imposta degli archi del ‘tamburo’ che sorreggono il tiburio cupolato. A 25 Palmi è posta, invece, l’imposta delle volte dei bracci e il davanzale delle finestre della rotonda, mentre a 75 Palmi è posto il punto «M» che segna la mezza altezza del triangolo rettangolo e delle finestre della cupola. Il ribaltamento dei proporzionamenti “a quarti”, intercetta sul lato del triangolo ‘egizio’, le quote divisorie dell’altezza “a terzi”, con coincidenza stupefacente. Fatto salvo l’esubero di 4 palmi, le strutture dell’edificio rispondono anche a questa divisione ‘a quarti’, con limiti di altezze che si attestano in corrispondenza della sommità rettilinea delle murature di perimetro (25 palmi), al culmine del peristilio (50 palmi) e all’intradosso della cupola (100 palmi) perseguendo il ritmo delle geometrie molto coerenti con la speciale tipologia dell’organismo architettonico. 55
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fig. 14 - Studio proporzionamento con «esagramma» e con triangolo pitagorico «ABC», generato dalla circonferenza di raggio «R»= h/2 e segmento «AB» = 87 palmi».
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Dopo il proporzionamento maggiore, ‘a terzi’ e ‘a quarti’, è stato deciso di scendere a una scala di maggiore dettaglio, per tentare di qualificare numericamente tutte le altre altezze dei diversi tratti (fig. 14). Per tale scopo è stata disegnata una circonferenza di diametro pari a 100 palmi, inscrivendo in essa l’esagono e il triangolo equilatero scaturente. Sulla base del triangolo, che coincide alla larghezza dell’esagono, è stato costruito poi il triangolo rettangolo «ABC», ‘a 12 nodi’, che consente di riscontrare ulteriori parametri fisici e geometrici sia in questo schema, sia per i schemi delle figure 15 e 16. Osservando la figura 14 si può notare, anche in questo tipo di proporzionamento basato sul diagramma esagonale (esagramma), che la base del triangolo pitagorico coincide con l’altezza fino al primo quarto (25 palmi), che soddisfa tutte le strutture verticali di perimetro. Dal ribaltamento del punto «n2» si individua la posizione dell’intradosso degli epistili (46,75 palmi). Dal ribaltamento del punto «n2» si individua l’estradosso della rotonda che coincide con la base del tiburio (68,50 palmi). Dal ribaltamento del punto «n3» 57
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si individua la massima altezza delle pareti del tiburio. Il centro del cerchio «Z», coincide con i due quarti dell’altezza, la metà (50 palmi), una misura che soddisfa l’estradosso dei bracci e l’estradosso degli epistili, quindi l’altezza del colonnato. L’esagramma colloca il vertice dell’esagono a 100 palmi, un punto individuato con «X2», dove si incrociano i ribaltamenti dei punti «n12» e «n4». E’ interessante osservare, altresì, che il ribaltamento della misura «AB», rappresentato con gli archi «AE» e «BE’», detta l’altezza complessiva dell’edificio raggiungendo i 112 palmi e incrocia l’asse di simmetria proprio nel punto «X2» coincidente con l’altezza dell’intradosso della cupola pari a 100 palmi. Le geometrie scaturenti segnalano, inoltre, che a 12,5 palmi (un ottavo dell’altezza interna) è posto il davanzale della finestra del braccio dell’ingresso e così doveva essere per la finestra del braccio tagliato entrambe alte fino a 25 palmi, dove è posta l’imposta delle volte dei tre bracci e il davanzale delle due finestre della rotonda, alte fino a 39 palmi. Il colmo del tetto dei bracci 58
doveva raggiungere 46,75 palmi, sovrastati dal vertice dei frontoni che dovevano raggiungere la misura di 50 palmi, un punto di quota che coincide con la misura mediana e con il punto base, teorico, degli archi disposti ad anello sulle colonne. Il ‘tamburo’, posto tra 50 palmi e 68,50 palmi è alto pertanto 18,50 palmi, su esso si poggia la base del tiburio ottagonale, all’interno cupolato, che coincide col davanzale strutturale delle quattro finestra della cupola e l’inizio delle otto vele e delle otto costole impostate su blocchi a sezione quadrangolare. Le finestre della cupola sono alte fino a 84 palmi, mentre l’intradosso della cupola, come già detto raggiunge i 100 palmi. Lo schema geometrico di proporzionamento basato sul diagramma esagonale e triangolare, soddisfa l’organizzazione dei dettagli degli alzati, sia rispetto alla sezione longitudinale sia a quella trasversale che, se si escludono i bracci, sono identiche per la parte della rotonda. Anche questo schema basato sull’esagramma ha confermato il sezionamento ‘a quarti’, con divisori ulteriori all’interno dei quarti. 59
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fig. 15 - Studio del profilo della cupola e delle volte del deambulatorio lungo la sezione longitudinale AA’- sono disegnati anche gli estradossi reali delle strutture.
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Oltre a quanto verificato si è cercato di decifrare, infine, anche il doppio profilo della cupola, che è l’elemento più originale del complesso architettonico, vale a dire il profilo che passa in corrispondenza delle finestre lungo la sezione longitudinale e quello corrispondente alla sezione che passa sulle costole, o spigoli. La figura 15, che pone in evidenza la sezione longitudinale condotta sulle finestre, rende manifesto il profilo irregolare di questa sezione della cupola che risulta curvilineo in sommità e rettilineo in corrispondenza delle finestre. La curva del profilo sommitale gira intorno ad un centro che coincide con il punto «M», che segna il punto medio del segmento (ipotenusa) «AC» del triangolo rettangolo ‘a 12 nodi’, con un raggio «r =41,67», che oscilla per 90° tra i punti contrassegnati come «X1» e «X3». Le volte ellittiche del deambulatorio girano, invece, su un centro disposto in «Y», individuato attraverso il ribaltamento del primo quarto della linea di base del triangolo rettangolo, collocato a 46,75 palmi, con un raggio pari a 16,75 palmi, che è tangente all’altezza dell’intradosso delle 61
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fig. 16 - Studio del profilo della cupola e delle volte del deambulatorio lungo la sezione delle costole 2-10 - cupola arco a mezzo cerchio con centro posto in «A», all’altezza di 68,50 palmi. 62
vele delle volte ellittiche del deambulatorio, che in sommità raggiungono 63,50 palmi, coincidente col punto «n7». I segmenti contrassegnati ai capi con le lettere «X2X4», nonché «X2X6» denotano che i centri «Y» su cui ruotano le sezioni delle volte ellittiche del deambulatorio, sono disposti lungo queste linee che collegano il vertice interno della cupola con la base dello spiccato del muro interno dell’abside, costruendo un ulteriore triangolo rettangolo regolare avendo «X5X2»= 100 palmi, «x5x4»= 75 palmi e «x2x4» = a 125 palmi, secondo la logica pitagorica del triangolo 3-4-5, ‘a 12 nodi’. Detti centri «Y» sono disposti all’incrocio tra la verticale delle pareti esterne del tiburio e la quota di 46,75 palmi. La figura 16 pone in evidenza che la sezione sulle costole, ovvero sugli spigoli interni della cupola e delle volte ellittiche del deambulatorio, rende manifesto il profilo regolare dell’intradosso della cupola, corrispondente a un semicerchio tracciato, puntando in «A», da «B» a «C», disposto a 68,50 palmi, con raggio («r») pari a 31,33 palmi, poggiante sulla sommità del ‘tamburo’ a 63
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68,50 palmi. Tangenti alla circonferenza di 31,33 palmi, vi sono poi altre due altre circonferenze, che dettano le sagome delle costole delle volte ellittiche del deambulatorio, con centri disposti, come già evidenziato, in «Y», a 46,75 palmi, in asse con i fili esterni degli spigoli del tiburio e raggi pari a 14,25 palmi, questa volta più piccoli e tangenti, oltre che all’altezza dell’intradosso delle costole delle volte ellittiche del deambulatorio, disposte a 61,00 palmi, all’intradosso degli archi del ‘tiburio’. La differenza delle due circonferenze impostate nel punto «Y» si evince e si comprende meglio nella figura 15. E’ sicuro che se si studiasse anche la terza sezione, quella disposta sulle vele cieche della cupola, si manifesterebbe un altro profilo con sagome differenti dell’intradosso della calotta sommitale. La cupola del Battistero presenta, pertanto, certamente, tre differenti profili, scaturenti da otto rande fatte ruotare su assi obliqui, da costola a costola; le sagome del suo volume, più difficili da spiegare che a realizzare, sono molto più resistente ai terremoti e alle spinte orizzontali rispetto alle cupole che presentano sagome tra64
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5. – Conclusioni La geometria è insita nella realizzazione di qualsiasi edificio, costituendone l’essenza progettuale, sia quando si manifesta secondo regole prestabilite, sia quando è espressa intuitivamente, sul piano della creazione spontanea. Un ordine geometrico, di qualsiasi estrazione, è indispensabile per generare qualsiasi complesso archi65
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dizionali, afferenti un solo centro o due centri. Nella figura 16 sono evidenziate, infine, le misure principali della rotonda. Ora, se si moltiplica 112 per 0,618 si ottiene 69,2, una misura molto prossima a 68,5, implementata di circa 5 cm. Ciò pone l’attenzione che la sezione aurea dell’altezza dell’edificio (112) è quasi coincidente con l’altezza della rotonda (69,2), quindi l’altezza del tiburio (43,5) e l’altezza della rotonda (68,5) sono due altezze in sezione aurea con l’altezza dell’edificio (112), fatta salva l’approssimazione di 5 cm.
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tettonico e collegare le singole parti nel tutto. Questi processi complessi in antichità erano codificati con le cosiddette ‘giuste misure’, dettate dal senso della regolarità controllata da costanti numeriche e rapporti, spesso legati anche a valori sacri e iniziatici, quali il ‘numero puro’, ‘la corda a 12 nodi’, la ‘sezione aurea’, la ‘divina proporzione’, etc.. Rispetto a ciò permane la convinzione che non è possibile identificare l’estetica della costruzione solo con l’individuazione di una formula matematica che risponde a elaborazioni geometriche, giacché queste predisposizioni costituiscono degli strumenti di controllo utili a definire le ragioni dell’armonia compositiva, chiarificatrici quando si riscontrano in architetture realizzate, ma non sufficienti per spiegare completamente le qualità estetiche degli edifici. In virtù delle verifiche scaturite dagli ultimi restauri e al rilievo eseguito con il laser scan, si può sostenere che gli studi sul Battistero bizantino di Santa Severina hanno fatto un grande passo avanti in ordine alla conoscenza del monumento, sia in relazione della storia edilizia dei corpi di 66
fabbrica, che ci auguriamo di documentare presto, sia rispetto i complessi rapporti geometrici, di complementarietà e di interdipendenza, con cui è stato concepito e modulato l’organismo edilizio, tanto singolare quanto unitario. I dati architettonici confermano, che quando s’ideò e s’edificò il Battistero era ancora viva l’arte del costruire codificata dai romani, giacché a quella prassi le maestranze di quell’evo si riferirono, dimostrando di essere abbastanza istruite e capaci di elevare un edificio di modeste dimensioni, composto però da strutture complesse aggregate con genio antico, costruito tuttavia con estrema povertà di mezzi, una condizione di difficoltà aggiuntiva che esalta, ancor di più, l’abilità e l’arte di qui progettisti e di quei costruttori. I rapporti proporzionali delle membrature architettoniche dell’edificio, intese come masse strutturali, volumi pieni e vuoti, che identificano le sagome e gli spazi coperti, sembrano supportati da straordinarie coincidenze geometriche che collimano tra loro sovrapponendosi, sia con i divisori «a terzi», sia con i divisori «a quarti», sia con «l’esagramma» e perfino con le formule di67
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visorie tipiche della «sezione aurea». Il divisore «a terzi» e la «sezione aurea» si sovrappongono nell’impianto planimetrico, mentre i quattro metodi collimano, quali schemi regolatori, sulle strutture in alzato. E’ difficile, pertanto, indicare il metodo principale tra quelli riscontrati. Forse risiede proprio in queste sovrapposizioni compositive collimanti, imbrigliate in rigide geometrie erudite, il segreto dell’armonia dell’architettura, quale fondamento anche della longevità di questo singolare edifico bizantino, che ha resistito ai possenti tremori disastrosi scatenatisi in questa parte della Calabria e su esso, in un intervallo temporale che supponiamo lungo all’incirca tredici secoli.
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Note
P. Lopetrone, Il restauro degli interni del Battistero di Santa Severina, in AA.VV. «Ferrara 2010- Restauro: sinergie tra pubblico e privato», atti del XVII Salone dell’Arte del restauro e della conservazione dei Beni Culturali e Ambientali – Ferrara 24-27 marzo 2010 – (a cura) Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Edizioni MP Mirabilia Roma 2010, pp. 148-149. 2 P. Lopetrone, Battistero di Santa Severina. Cronache dei restauri eseguiti tra il 1926 e il 1955, in «Quaderni siberenesi», Anno VIII- dicembre 2006, pp. 67-82. 3 Il rilievo é stato eseguito da un’equipe di specialisti composta dall’ing. Giuseppe Fortunato, dall’ ing. Antonio Lio e dall’ing. Antonio Agostino Zappani, coordinati e diretti dal punto di vista scientifico del prof. Aldo De Sanctis, dell’Università della Calabria, dipartimento di strutture (UNICAL), facoltà di ingegneria edile architettura, cattedra di Disegno dell’architettura.
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Questo saggio è stato già pubblicato: - in prima edizione, nel di1a edizione, stampa su carta giugno 2011, ISBN 978-88-6514075-8 - in: A. De Sanctis, G. Fortunato, F. Parise, Strategie didattiche e di ricerca- Il rilievo dell’architettura e la rappresentazione del territorio, Edizioni Kappa, Roma giugno 2011; formato 21 cm x 29 cm, distribuzione a cura dell’editore. -2a edizione, e.book digitale febbraio 2013 - in seconda edizione, nel marzo 2013, in formato e-book digitale file .PDF 2,0 MB (dimensioni minime), per iniziativa di Pasquale Lopetrone, titolare della proprietà letteraria dell’opera, dell’ISBN 978-88908377-2-2 e della distribuzione sulle vie telematiche gratuita, in copia omaggio fuori commercio.
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Il battistero
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Le verifiche scaturite dagli ultimi restauri e dal rilievo eseguito con il laser scan hanno permesso l’avvio di nuovi studi sul Battistero bizantino di Santa Severina. Con le ultime ricerche è stato fatto un grande passo in avanti in ordine alla conoscenza del monumento, sia in relazione della storia edilizia dei corpi di fabbrica, sia rispetto i complessi rapporti geometrici, di complementarietà e di interdipendenza, con cui è stato concepito e modulato l’organismo edilizio, tanto singolare quanto unitario. I dati architettonici confermano che quando s’ideò e s’edificò il Battistero era ancora viva l’arte del costruire codificata dai romani, giacché a quella prassi le maestranze di quell’evo si riferirono, sia in ordine al proporzionamento sia riguardo l’unità di misura. P. Lopetrone editing by e.BOOK
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