I Cantieri Tosi e la cantieristica navale tra storia e patrimonio industriale

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Valorizzazione della Cultura del Mare e Ricerche Marine Via Nitti, 7 74123 - TARANTO (ITALY) www.fondazionemichelagnoli.it fond-michelagnli@libero.it Tel/Fax 0994526095 - 0994535431

I Cantieri Tosi

FONDAZIONE MARITTIMA AMMIRAGLIO MICHELAGNOLI ONLUS

e la Cantieristica navale tra storia e patrimonio industriale

Lo sviluppo della Cantieristica a Taranto nel Novecento si collegò intensamente con la vita della città, assumendo una importanza vitale per l’economia locale e determinando aspirazioni sociali, culturali e professionali. Dagli scali del Cantiere Tosi, fucina di talenti, di valori e di competenze, scesero in mare diversi capolavori di ingegneria navale. I Cantieri divennero risorsa pregiata per il territorio tarantino, testimonianza di operosità industriale, contributo alla crescita di identità, tradizione di cui essere orgogliosi.

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ISBN 978-88-98196-07-4

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In copertina Dirigenze e Maestranze dei Cantieri Tosi. 25 febbraio 1932.

Direzione e coordinamento editoriale Salvatore Mellea Grafica e impaginazione Pasquale Bondanese Edito da Fondazione Marittima Ammiraglio Michelagnoli onlus

Mostra a cura di Salvatore Mellea Catalogo della mostra a cura di Salvatore Mellea e Antonio Monte Progetto allestimento e grafica Pasquale Bondanese e Luigi Esposito Audiovisivi Massimo Cerbera con Giuseppe Borrillo, Roberta Criscio e Domenico Marziliano

Comitato scientifico Antonio Conte, Angela Colonna (UniversitĂ della Basilicata; FacoltĂ di Architettura) Renato Covino (AIPAI - Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale) Pietro Dione, Antonella Carella (Ordine degli Architetti di Taranto) Salvatore Mellea (Fondazione Michelagnoli) Antonio Monte (CNR/IBAM - Istituto Beni Archeologici e Monumentali) Ornella Sapio (Archivio di Stato di Taranto) Marco Scano (Arsenale MM di Taranto)


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a cura di

SALVATORE MELLEA

E

ANTONIO MONTE

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Sostegno Regione Puglia Assessorato Mediterraneo Cultura Turismo Patrocinio Provincia di Taranto Comune di Taranto Sponsor - Banca Popolare di Puglia e Basilicata - Lions Club Taranto Host - Mediterraneum - Acquario di Roma - Orizzonte Sistemi Navali - Raccomar Taranto - Regione Puglia - Rotary Club Taranto - Simav SpA - StampaSud S.p.A. - Franco Tosi Meccanica Spa

Foto Archivio Arsenale Militare Marittimo di Taranto Archivio di Stato di Taranto Archivio Fondazione Michelagnoli Archivio Maestri del Lavoro di Legnano Archivio Maestri del Lavoro di Taranto Archivio Tosi Meccanica S.p.A. Collezione privata Ettore Guercia

Questa pubblicazione è stata realizzata in occasione della mostra “I cantieri Tosi e la cantieristica Navale. Tra storia e patrimonio industriale”, tenuta dal 5 dicembre 2012 al 6 gennaio 2013 al Castello Aragonese di Taranto per gentile concessione da parte della Marina Militare.


Indice Presentazione Fabrizio Martello - Fondazione Michelagnoli Cronologia degli eventi Mellea Salvatore - Fondazione Michelagnoli

LE TAPPE DELLA CRESCITA Arsenali e cantieri navali dello Jonio e del basso Adriatico Renato Covino e Antonio Monte - AIPAI e CNR-IBAM Franco Tosi e la sua industria a Legnano. Alessandro Schiavi - Università Cattolica di Milano Il Cantiere navale “Franco Tosi” di Taranto. Alessandro Schiavi - Università Cattolica di Milano I Cantieri Tosi nella “Voce del Popolo” di Taranto Aldo Perrone - Associazione Gruppo Taranto

LA PRODUZIONE E I LUOGHI DELL’ATTIVITa’ L’evoluzione del sommergibilismo italiano e i Cantieri Tosi Ermenegildo Ugazzi - Dipartimento MMI Jonio e Canale d’Otranto Taranto, i Cantieri “Tosi” e la costruzione dei sommergibili Ermenegildo Ugazzi - Dipartimento MMI Jonio e Canale d’Otranto Gli Stabilimenti Navali ex Tosi. Riparazione e chirurgia navale Luciano Crocicchio, Antonio Greco, Vito Imperiale, Giuseppe Lazzaro - Gruppo ex Capi Reparto “Stabilimenti Navali di Taranto” L’architettura dei Cantieri Tosi tra arte e tecnica Angela Colonna, Antonio Conte, Francesco Maggiore, Antonio Monte - Università della Basilicata I Cantieri e la città. Un polo per lo sviluppo urbanistico di Taranto Antonella Carella, Pietro Dione, Vincenzo La Gioia e Luigi Oliva - Ordine degli Architetti di Taranto


I Cantieri Tosi nelle fonti dell’Archivio di Stato di Taranto Nascono i Cantieri Maria Alfonzetti - Archivio di Stato Taranto “In nome di Dio...taglia!”. Il cerimoniale dei vari tra storia e cronaca Cosma Chirico - Archivio di Stato Taranto Vita di fabbrica Ornella Sapio - Archivio di Stato Taranto

L’ETa’ DELL’ORGOGLIO E QUELLA DEL DECLINO Le commesse estere dei Cantieri Tosi Salvatore Mellea - Fondazione Michelagnoli I Cantieri dal 1935 alla vigilia della guerra. Un polo di grande capacità e professionalità nella storia della cantieristica italiana Vittorio De Marco - Università del Salento Il declino dei Cantieri Navali ex Tosi Roberto Nistri - Storico I Cantieri navali e l’Arsenale Militare. Relazioni e sinergie Marco Scano - Arsenale Militare Taranto

appendice 1. Il lungo necrologio a Franco Tosi 2. Il cordoglio per Gianfranco Tosi 3. Le turbine Tosi consegnate alla M.M. 4. I Sommergibili realizzati nei Cantieri Tosi

colophon


ringraziamenti

Si ringraziano · Gli autori per i loro testi · I collezionisti per aver gentilmente messo a disposizione documenti e documentazione fotografica, in particolare - Ettore De Giorgio - Antonella Di Palma - Stefano Galasso dell’ITIS Bernocchi di Legnano - Franco Germano dei Maestri del Lavoro di Taranto, insieme a Domenico Martire, Manlio D’Ippolito e Nicola Narracci - Ettore Guercia dell’Arsenale MM di Taranto per aver messo a disposizione la sua ricca collezione privata - Giuseppe Lazzaro - Roberto Nistri - Aldo Perrone - Sergio Sciuccati dei Maestri del Lavoro di Legnano Si ringraziano inoltre per aver collaborato alla ricerca della documentazione e favorito il progetto editoriale - Archivio di Stato di Taranto - Comando in Capo del Dipartimento MM dello Jonio e del Canale d’Otranto - Direzione dell’Arsenale MM di Taranto - Ezio Ricci di Taranto Apulia Film Commission - Stefano Scuratti e Patrizia Forloni di Franco Tosi Meccanica Spa


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presentazione FABRIZIO MARTELLO

ffascinato. Affascinato ed incredulo; così sono rimasto al termine della lettura delle

A

bozze del libro che la Fondazione Michelagnoli ha preparato per celebrare la storia dei Cantieri Tosi.

Tempo fa mi fu richiesto di essere disponibile a presentare questa pubblicazione, incentrata sullo sviluppo e la evoluzione dei Cantieri Tosi a Taranto. Incautamente accettai e dico così non perché mi sia dispiaciuto dedicarmi ad esaudire la richiesta ma perché il compito, decisamente sottostimato inizialmente, è risultato ben più complesso di quello che avevo ritenuto al momento della richiesta e della sua accettazione. Infatti, mano a mano che sono entrato nella articolazione della storia e che ho preso visione delle bozze del materiale che veniva preparato mi sono reso sempre più conto della reale valenza della iniziativa, che andava ben oltre l’essere il Catalogo di una Mostra e la storia di un Cantiere. In realtà il materiale preparato assomigliava sempre più, ed in effetti tale è diventato, ad un ampio volume, supportato da una ricca iconografia e da interessanti contributi specialistici di esperti che evidentemente hanno più che condiviso con la Fondazione l’entusiasmo per la iniziativa. Scorrendo le pagine è impossibile non cogliere negli intrecci della evoluzione dei Cantieri Tosi temi assolutamente sorprendenti e la “modernità” della medesima ha dell’incredibile se confrontata con l’epoca in cui essa nasce, si sviluppa e poi si spegne; mi riservo di ritornare più avanti su questo aspetto, mentre cerco subito di mettere ordine nei miei pensieri di fronte a questo splendido affresco, che suscita emozioni difficili da disciplinare e da trasferire in un discorso organico e coerente.


Vorrei partire, anche per cercare di ottenere questo obiettivo, da alcuni aspetti che mi sono sembrati peculiari e qualificanti dell’intera vicenda, alcuni dei quali costituiscono i principi alla base della attività imprenditoriale di Franco Tosi e vengono intelligentemente fatti propri dai figli, in particolare da Gianfranco, nel dare luogo alla attività cantieristica tarantina: - il rapporto Nord-Sud; - l’investimento nella crescita culturale in fabbrica; - la coraggiosa attenzione alla innovazione del prodotto; - la sensibile, avveniristica visione dei servizi sociali. Il primo punto mi è balzato agli occhi immediatamente, forse per il fiorire attuale di tendenze e correnti di pensiero tese ad esaltare il separatismo regionale rispetto alla coesione sovranazionale. Nel 1914 Gianfranco Tosi, di famiglia originaria di Busto Arsizio e imprenditrice nell’area di Legnano, decide di investire su Taranto avviando la costruzione di un cantiere navale! Certamente questa iniziativa non mancava del sostegno del contesto politico, del riscontro del ruolo strategico di Taranto nel periodo e dell’incentivo proveniente dalla presenza di un importante Arsenale Militare; tuttavia rimane a mio avviso una decisione di grande audacia imprenditoriale e di lodevole intraprendenza, del resto coerente con la storia precedente a partire dal 1881, anno in cui la “Cantoni-Krumm e C.” di Legnano viene trasformata nella “Franco Tosi e C.”. Non trovo espressioni adeguate per commentare il secondo tema. Il prestare attenzione alla crescita culturale dei propri dipendenti e investirvi risorse è il segnale di una visione davvero ammirevole e di una straordinaria analisi dei valori, che ha consentito a Franco Tosi di superare criteri decisionali strettamente materialistici e di credere che la crescita professionale è anche collegata alla crescita personale dei collaboratori. Aver avviato una scuola serale e festiva per i propri apprendisti ed aver aperto una scuola primaria su modello svizzero non solo anticipa il futuro bensì lo supera. Mi piace ricordare alcune parole con cui viene commentata questa iniziativa. “E’ semplicemente scuola, senza carattere professionale. Essa deve educare, sviluppare l’intelligenza coll’esercitarla, fornire quelle cognizioni generali e quelle abitudini intellettuali che sono alla base di ogni possibilità d’apprendere”. Parrebbe il focus del programma di un eccellente Ministro della Pubblica Istruzione. Non c’è dubbio anche sul fatto che Franco Tosi abbia preso decisioni significative riguardo all’orientare le produzioni alla evoluzione del mercato; con evidente senso strategico ed attenta osservazione delle esigenze egli mosse dalla riparazione alla produzione di macchinario tessile, per capire successivamente le difficoltà a reggere il confronto nel campo con i concorrenti es-

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teri, entrando decisamente nella produzione di macchine a vapore, premessa per la coraggiosa evoluzione societaria verso la “Franco Tosi e C.”. Si tratta di un percorso dove si mescolano, come dicevo, strategia, visione, coraggio, competenza, vale a dire le doti tipiche di un imprenditore illuminato. Ho lasciato per ultimo perché forse è quello che mi ha maggiormente colpito il tema dei servizi sociali. Leggere della costituzione nel 1880 di uno “spaccio aziendale di consumo”, divenuto ben presto cooperativa di consumo, apprendere della apertura poco tempo dopo di una mensa aziendale e di un caffè ristorante serale e festivo, sentire della creazione di una “mutua interna operai”, per corrispondere in caso di malattia un assegno pari al 50% del guadagno giornaliero, e di un sistema di soccorso per le famiglie degli operai deceduti, sapere dell’adoperarsi del Tosi per la fondazione di una cassa mutua d’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro sono tutti insieme elementi che la dicono lunga sul modo in cui egli interpretò il ruolo di imprenditore nel rapporto con i suoi dipendenti: non contava solo il posto di lavoro ma anche il miglioramento delle condizioni di vita nell’ambito culturale e sociale, come confermano ancora la costituzione di società sportive e dopolavoristiche e la realizzazione di abitazioni per i dipendenti. Così pensava Franco Tosi e si comportò di conseguenza. Così facendo ha consegnato ai suoi eredi un modello imprenditoriale illuminato e mi piace pensare che tale precedente sia stato uno dei fattori di successo della successiva iniziativa tarantina. L’artefice dello sviluppo della attività cantieristica su Taranto fu certamente Gianfranco Tosi, il quale ebbe il merito di aver trasferito il modello aziendale di Legnano a Taranto, accollandosi oltretutto il rischio imprenditoriale di venire ad operare al Sud. E’ facile rilevare dai contributi degli esperti e dagli interessanti articoli della “Voce del Popolo” come lo sviluppo della Cantieristica si collegò intensamente con la vita della città, assumendo una importanza vitale per l’economia locale; ma, di più, divenne un assoluto riferimento per muovere e determinare aspirazioni sociali, culturali e professionali ed una indubbia fucina di talenti, di valori e di competenze. Non mancò di attirare masse italiane e straniere, allettate dallo sviluppo dell’indotto dell’Arsenale e della sua Base Navale e, dopo il 1916, del Cantiere, tanto che “per Taranto fu un periodo davvero siderale che spiega come la città, che al momento dell’Unità aveva 28.000 abitanti e ai primi del Novecento poco più di 50.000, arrivasse nel 1920 alla considerevole cifra di 103.000 persone”. Navigando attraverso la moltitudine di pagine e di foto, queste ultime spesso davvero significative, si comprende come dagli scali del Cantiere scesero in mare diversi capolavori di ingegneria navale nel campo del naviglio militare e mercantile di ogni tipo e non occorre grande


fantasia per immaginare che ogni varo deve aver rappresentato una testimonianza di operosità industriale ed uno splendido contributo alla crescita di identità attraverso cui la cittadinanza guardava ai Cantieri. Partecipare a quei vari era un momento di amore tra la città e l’impresa, era costruire una grande tradizione di cui essere orgogliosi. Affermare a questo punto che i Cantieri divennero una risorsa pregiata per il territorio tarantino può sembrare una ovvietà. Certamente l’evoluzione nel tempo della loro attività fu successivamente influenzata da altri fattori, come ad esempio le due guerre, che furono attraversate con altalenanti risultati, e l’ingresso nell’era contemporanea, segnata a livello nazionale da una strategia di politica industriale incline a favorire aggregazioni industriali talora di dubbia efficacia. E’ lecito chiedersi oggi se tale risorsa non poteva essere salvata, protetta e recuperata orientandola ad esempio verso costruzioni navali più specializzate o verso attività manutentive del naviglio piuttosto che essere archiviata come testimonianza di archeologia industriale. Questa domanda è tanto più attuale quando si osservano gli avvenimenti che colpiscono altre importanti realtà vicine. In questo senso l’evento che la Fondazione propone non vuole essere soltanto un esercizio storico-culturale elegante ma sterile ma vuole provocare una riflessione sulle strategie industriali presenti e future che si intrecci positivamente con la difficile situazione attuale che attraversa il territorio. Da ultimo consentitemi di essere l’oste che parla del proprio vino. Questa Fondazione, che con orgoglio presiedo, ancora una volta dimostra con questa splendida pubblicazione la capacità di coniugare in termini moderni temi svariati, il mare, la tecnologia, la cultura, il lavoro, i sentimenti. E’ una realtà con una storia più che ventennale e credo che questa pubblicazione dimostri, se ancora ce ne fosse bisogno, la variegata competenza cumulata nell’arco della sua esistenza; oggi le Istituzioni e le Imprese non mostrano la dovuta attenzione alla Fondazione e mi chiedo se questo evento non possa stimolare il loro interesse a fare della medesima la punta di diamante culturale di un popolo e di un territorio che la meritano tutta.

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CRONOLOGIA DEI CANTIERI TOSI Contesti storici, sociali, politici in chiave cronologica SALVATORE MELLEA

1850, 21 aprile A Milano da un’antica famiglia di Busto Arsizio nasce Francesco Tosi, noto come Franco. 1876 - 1881 Franco Tosi, chiamato a dirigere l’officina meccanica “Cantoni-Krumm e C.” di Legnano, avvia nel 1876 la produzione di macchine a vapore e nel 1881 trasforma la società in “Franco Tosi e C.”, officina meccanica e fonderia per costruzioni di motori, caldaie a vapore e meccaniche in genere. 1883 Si avvia a Taranto, verso la fine dell’anno, la costruzione dell’Arsenale militare. Taranto ha 34.000 abitanti. 1886 - 1900 A Legnano Franco Tosi incrementa progressivamente la produzione di macchine e turbine a vapore anche per la trazione navale, inserendosi nel novero delle prime industrie nazionali costruttrici di impianti generatori di energia termoelettrica. 1889, Ottobre Il Regio Arsenale Militare di Taranto inizia la sua attività e nel settembre 1893 ha 1059 operai.

1898, 25 novembre Franco Tosi muore a Legnano, ucciso da un suo dipendente. 1901 Per favorire lo sviluppo di un’industria armatoriale moderna, la politica economica di fine secolo incentiva e sostiene la cantieristica navale 1911 - 1913 L’Italia conquista Tripoli. Taranto è piazzaforte avanzata di una grande flotta che opera in acque lontane. Intorno all’Arsenale nasce un indotto di imprese metalmeccaniche. Taranto ha 70.000 abitanti. La Marina Militare italiana prescrive le turbine Tosi per i suoi cacciatorpedinieri. 1914, Settembre In seguito ad accordi col Governo e con lo Stato Maggiore della Marina Militare, nel settembre 1914, l’ing. Gianfranco Tosi, uno dei tre figli di Franco Tosi, avvia a Taranto la costruzione del cantiere navale. 1915 La “Grande Guerra” infiamma l’Europa e il 24 maggio l’Italia dichiara guerra all’Austria Ungheria. 1916, 14 giugno Da un primo scalo quasi improvvisato scende in mare nei Cantieri Tosi di Taranto la costruzione n.1: è il rimorchiatore Villa Cortese, cui seguiranno in breve tempo due sommergibili e dieci dragamine. 1917, 20 ottobre Viene firmato a Legnano l’atto di costituzione della Società Anonima “Cantieri Navali Franco Tosi” per scorporare i cantieri di Taranto dalla società madre.


1920 Dalla “Grande Guerra” l’Italia esce in condizioni drammatiche e il Paese precipita nel caos sociale e politico. A Taranto in Arsenale iniziano i licenziamenti degli operai assunti temporaneamente per le esigenze di guerra; anche i cantieri Tosi scivolano verso la crisi, ma riescono a consegnare alla Regia Marina sedici rimorchiatori dragamine. 1922 - 1923 Nasce il primo Governo Mussolini e vengono emanate una serie di misure a sostegno delle industrie metalmeccaniche. L’Arsenale riprende le costruzioni e riprendono bene anche i cantieri Tosi con il varo di piroscafi costruiti per il Lloyd Sabaudo. Taranto diventa capoluogo di provincia. 1925 I cantieri Tosi si attrezzano per la costruzione di sommergibili. Si pongono sullo scalo, a Taranto, i sommergibili da 1.000 tonnellate Classe “Goffredo Mameli”. 1926 - 1929 La politica di protezione delle costruzioni navali sostiene le commesse ai cantieri nazionali. I Cantieri Tosi si ampliano con nuovi reparti e attrezzature. Nel 1927 viene firmato un contratto con la Marina di Guerra Argentina per la fornitura di 3 sommergibili di media crociera. 1930, 23 agosto Muore all’età di 48 anni Gianfranco Tosi, presidente dell’azienda e deputato eletto nel ‘24 nel distretto di Taranto. 1930 - 1934 Nei Cantieri Tosi vengono varati sommergibili non solo per la marina italiana ma anche per quella argentina. Vengono realizzate motonavi per la marina mercantile, un bacino galleggiante di carenaggio oltre a numerose costruzioni di naviglio ausiliario.

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1934, Settembre Il “Duce” visita Taranto e inaugura il faraonico Palazzo del Governo. Nello stesso anno con la creazione dell’IRI -Istituto per la Ricostruzione Industriale, lo Stato assume il controllo di quasi tutta la cantieristica navale. 1935, 15 aprile A conclusione delle indagini condotte sui cantieri navali, l’IRI in riferimento ai Cantieri Tosi evidenzia come la posizione strategica e la capacità produttiva ne fanno un cantiere importante, soprattutto per l’appoggio e la funzione di ausilio all’Arsenale. 1935 L’Italia va in Africa alla conquista dell’Impero. Nasce l’Asse Roma-Berlino e la ripresa si fa sentire con le prime spese per il riarmo. 1936 - 1938 I Cantieri Tosi sfornano quasi un sommergibile al mese. Oltre un’accresciuta domanda da parte della marina da guerra e della marina mercantile italiana, affluiscono al cantiere significative e delicate commesse da parte di Stati esteri. 1938 I Cantieri hanno raggiunto una forza lavoro di circa duemilaseicento operai e l’Arsenale militare si avvia verso gli ottomila. Gli abitanti di Taranto sono 135.000. Sorgono molti pubblici edifici, dal Banco di Napoli alle Poste e alla Banca d’Italia. 1939 Vittorio Emanuele diventa Re d’Albania, l’Italia firma il Patto d’Acciaio. A Taranto si inaugura la nuova sede del Circolo Ufficiali della Marina in piazza Roma. I Cantieri varano ancora altri sommergibili e occupano nel complesso una superficie di 150.000 mq, di cui 38.400 coperti. Sono divenuti nel tempo un polo di grande capacità produttiva e professionale.


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1940 L’Italia entra in guerra, “l’ora delle decisioni irrevocabili” è arrivata. Arriva anche “la notte di Taranto”, la notte dell’11 novembre 1940, in cui l’attacco aereo degli inglesi mette fuori combattimento le navi Cavour, Littorio e Duilio. 1941 - 1943 Nei Cantieri è notevole la produzione bellica e il lavoro di riparazione urgente del naviglio militare e mercantile e dei sommergibili. Si avvia anche la costruzione di sommergibili costieri e per la Marina Mercantile di motonavi da carico. Si raggiungono le 3.207 unità di maestranza impiegata. Nel ‘42 arriva anche la commessa più grande fatta ai Tosi dalla Marina italiana: 6 sommergibili di 3 mila tonnellate, i più grandi mai previsti per la Marina, destinati al trasporto di materiali strategici da e per il Giappone. Quando i primi due battelli da trasporto entreranno in servizio, la guerra praticamente sarà già perduta e Taranto, nelle sue vie marittime, assediata dalle forze navali ed aeree anglo-americane. 1944 - 1946 Compare lo spettro della disoccupazione insieme a quello della fame e del basso salario. Una serie di scioperi caratterizzano la vita del Cantiere. 1947 La Società Franco Tosi abbandona la direzione e la gestione dei Cantieri che cambieranno la ragione sociale in “Cantieri Navali Taranto Spa”, la cui Presidenza viene affidata all’ammiraglio Raffaele de Courten che annuncia la riduzione del personale esuberante con il licenziamento di 500 unità. 1948 Per l’azione svolta dalla FIOM Nazionale e dalla Camera di Lavoro di Taranto e dal Comitato cittadino il Cantiere riceve altre com-

messe, ma il numero di dipendenti viene ridotto a 2.202 tra operai e impiegati. 1949 - 1956 Tre leggi ad opera dei Ministri della Marina Mercantile Giuseppe Saragat (1949), Paolo Cappa (1952) e Fernando Tambroni (1954) si succedono per potenziare la marina mercantile e incentivare la cantieristica italiana. Arrivano ai Cantieri nuove commesse dall’Italia e dall’estero. I Cantieri effettuano anche qualche investimento per nuove attrezzature. 1957 Nonostante l’intensa attività lavorativa, la situazione finanziaria della società diventa sempre più pesante. Per ristabilire l’equilibrio finanziario l’Assemblea societaria decide di chiedere l’ammissione alla procedura di Amministrazione Controllata che viene concessa dal Tribunale di Taranto. 1958 Con legge 18 dic. 1958 l’IRI rileva le attività patrimoniali della Società per azioni “Cantieri Navali di Taranto” e assume la gestione della società. 1958 - 1960 Il Cantiere ha ancora l’opportunità di far valere la professionalità delle sue maestranze. Nel Cantiere si costruisce il nuovo ponte girevole di Taranto, si ricostruisce su concetti moderni il sommergibile Bario varato con il nome di P. Calvi, si varano motonavi per le marine mercantili estere. 1960 La società “Cantieri Navali Taranto” viene posta in liquidazione e al suo posto subentra la “Società Stabilimenti Navali di Taranto” con compiti di riparazioni e chirurgia navale. 1960 - 1970 Nel quinquennio1960-1965 le maestranze passano da 1.506 a 796. Nel 1970 l’organico dei Cantieri è di 664 unità.


1970 - 1983 Tra i lavori più importanti ci sono la nave posatubi della Saipem, la costruzione di una piattaforma per ricerche petrolifere e i lavori di allungamento della portacontainer Comandante Revello, utilizzando i due bacini di carenaggio galleggianti presenti a Taranto. 1984 Gli Stabilimenti navali di Taranto entrano in Fincantieri- Cantieri Navali Italiani Spa. L’organico è ormai ridotto a 460 unità. 1990 Fincantieri decide di chiudere definitivamente l’impianto, che viene acquistato dalla società Nigro per la sua attività di costruzione e montaggio di carpenteria industriale.

Nella pagina successiva. Sala “a tracciare” dei Cantieri Navali Franco Tosi. Taranto, 1916.

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LE TAPPE DELLA CRESCITA


LE

TAPPE DELLA CRESCITA

a storia manifatturiera ed industriale della Puglia e soprattutto della Terra d’Otranto è strettamente legata al mare. Non si capisce la prosperità delle città, la diffusione delle produzioni agricole, le ampie possibilità della loro commercializzazione se non si esamina la capacità di supplire alla carenza delle vie di terra e alla lontananza dei mercati di destinazione attraverso i porti e le vie di navigazione. L’immagine dei navigli ancorati nel porto di Gallipoli per imbarcare l’olio da portare verso destinazioni lontane (Marsiglia, Genova, Olanda, Inghilterra, ecc.) è emblematica di tale situazione1. In altri termini la Puglia si configura fino all’Unità e anche nei decenni successivi come una sorta di semiperiferie destinata a fornire alle metropoli materie prime e semilavorati. Ma il mare offre anche la possibilità di entrare in contatto con altre società ed economie, stimola l’accumulo delle conoscenze su cui si fondano le esperienze che consentono un lento ma non insignificante sviluppo di capacità imprenditoriali.

L

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Arsenali e cantieri navali dello Jonio e del basso adriatico RENATO COVINO

E

ANTONIO MONTE

Se questo rappresenta il tratto dominate dell’economia pugliese, almeno fino ai primi decenni post unitari, se attraverso le rotte di navigazione transitano non solo merci, ma anche saperi, tecniche, uomini, il mare -tuttavia- assume una nuova valenza a partire dal tramonto della Destra storica e dall’avvento Philipp Hackert, alla direzione del paese della Sinistra post veduta del porto di risorgimentale che aggiunge agli umori de- Gallipoli, 1790.


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mocratici un forte spirito nazionalista. Con la sconfitta di Lissa matura la consapevolezza che la nazione sarà forte solo se armata e soprattutto se avrà il dominio dei mari e una reale autonomia per quanto riguarda il naviglio militare. Insomma la sindrome di Lissa è alla radice del lungo lavorio che porterà alla realizzazione di molteplici esperienze imprenditoriali di cui lo Stato e la Marina si faranno promotori tra la seconda metà degli anni settanta e la prima metà degli anni ottanta dell’Ottocento2. In questo quadro sono legate a doppio filo la nascita della Terni che produrrà essenzialmente piastre d’acciaio per la marina e quella dell’Arsenale di Taranto, presidio delle rotte a sud ed a est del Mediterraneo3. Insomma la struttura arsenalizia di Taranto entra a pieno titolo nella politica militare dello Stato italiano, nella scelta della nazione forte ed armata capace di inscriversi nel novero delle grandi potenze europee. Sono note le vicende che portarono all’insediamento dell’Arsenale a Taranto, che imTaranto. Arsenale Militare Marittimo. Planimetria dell’Arsenale.

pegnò sia i vertici della Marina, da Acton a Saint Bon a Benedetto Brin, e il parlamento tra la metà degli anni sessanta e i primi anni ottanta dell’Ottocento. Fatto sta che la vicenda giunse a compimento solo nel 1882 con lo stanziamento di 9.300.000 lire. I lavori non si concentrarono solo sull’impianto industriale ma si costruì accanto al porto mercantile quello militare e le infrastrutture ad esso connesse, prima tra tutte il canale navigabile. Il nuovo porto divenne nel 1888 di I categoria per il rifugio e la difesa militare dello Stato. Il nuovo Arsenale si estendeva su 90 ettari. Le prime costruzioni furono il bacino dapprima denominato “Principe di Napoli” e successivamente “Benedetto Brin”, la Stazione di pompaggio e infine l’Officina congegnatori. Ad essi si aggiunsero nuove costruzioni e officine, in buona parte oggi in disuso. L’impianto che all’inizio era stato progettato per costruire navi progressivamente si è trasformato in un’officina di raddobbo e di riparazione4. La questione del ruolo dei porti e dei cantieri dello Jonio e basso Adriatico non si esaurisce


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I Cantieri Tosi nelle fonti dell’Archivio di Stato di Taranto


I CANTIERI TOSI

NELLE FONTI DELL’ARCHIVIO DI

ella prima domenica di giugno del 1916, giorno in cui ricorreva la festa dello Statuto, si inauguravano a Taranto i Cantieri Tosi, importante opera industriale, attesa con entusiasmo dall’opinione pubblica, in quanto fonte di benessere e prosperità per la città bimare. L’avvenimento veniva suggellato con il varo del rimorchiatore VILLA CORTESE, prima realizzazione del nuovo stabilimento1. Esso nasceva sotto i migliori auspici, per iniziativa di Eugenio e Gianfranco Tosi di Legnano, figli di Franco, intelligente imprenditore meccanico, scomparso tragicamente nel 1898, fondatore, com’è noto, di un’azienda divenuta l’orgoglio della Nazione2. Sin dall’inizio del secolo, si progettava di impiantare una grande industria di costruzioni navali a Taranto, città che, favorita dalla sua posizione strategica nel Mediterraneo centrale, era già diventata con l’istituzione dell’Arsenale, una

N

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STATO

DI

TARANTO

nascono i cantieri MARIA ALFONZETTI

delle più importanti basi della Marina Militare italiana. Diverse considerazioni avevano indotto gli industriali di Legnano ad investire le proprie risorse in quest’impresa, prima fra tutte i benefici derivanti dall’ormai decollata

Carta topografica del territorio di Taranto, 1812. ASTA, Catasto provvisorio, Stato di Sezione.


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attività dell’Arsenale, non meno importante la tendenza di quegli anni all’espansionismo coloniale, fondamentale strumento di affermazione della Marina italiana e garanzia di sbocchi commerciali per i prodotti nazionali. Infine l’eventualità di un conflitto bellico, per affrontare il quale sarebbe stato necessario disporre di strutture capaci di costruire e riparare il naviglio di guerra3. I due fratelli Tosi, decisi a proseguire la loro attività nel solco della tradizione paterna, affrontarono lo studio dell’imponente progetto, passando alla fase operativa nell’estate del 1914 quando l’inizio delle ostilità rese urgente l’installazione degli impianti4. Questa grande opera sorse sulle sponde settentrionali del primo seno del Mar Piccolo, nei pressi del poetico Galeso, in contrada Leggiadrezze, l’antica Ebalia, delizioso villaggio successivamente noto come “Citrezze”, luogo di numerosi “citri”, le polle di acqua dolce che affiorano sino alla superficie del mare zampillando. I primi scali del Cantiere Tosi, 1916.

Da quel momento quella amena contrada intorno al Mar Piccolo vide mutare il suo volto: nel volgere di due anni, quei luoghi anticamente preferiti per le silenti dimore degli ordini monastici5 si animarono del febbrile lavoro degli operai dei Cantieri. Le numerose collinette disposte a semicerchio intorno al mare e digradanti verso le sue sponde, cosparse fino ad allora di case di campagna e ricche masserie si popolarono all’improvviso di “un intrico di armature, tralicci possenti, trame di acciaio, ciclopici bracci di gru, selva di pali, lamiere diritte, curvilinee, sapientemente sagomate, ponti, pontoni, pontili…groviglio di materili, brulichio di gente operosa”6, intenta a realizzare le svettanti unità navali pronte a solcare superbe i mari del mondo. Il favore con il quale l’opinione pubblica accolse il nuovo stabilimento si evince dagli editoriali apparsi sulla stampa locale negli anni 1914-1915, prodighi di ammirazione e stima nei confronti della Ditta Tosi di Legnano, “antesignana e pioniera dell’industria italiana libera e forte”, considerata “una delle più


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L’eta’ dell’orgoglio e quella del declino


L’ETÀ

DELL’ORGOGLIO E QUELLA DEL DECLINO

l tempo dei Cantieri Tosi di Taranto, entrati prepotentemente nel settore della cantieristica navale all’inizio della prima guerra mondiale, acquisire una commessa estera era un’impresa davvero difficile. La cantieristica dell’epoca presentava uno scenario molto competitivo per la presenza agguerrita dei cantieri navali di un po’ tutte le nazioni europee, ovvero Gran Bretagna, Spagna, Italia e Francia, senza considerare i cantieri statunitensi, ritenuti i più cari. Occorreva avere una forte capacità di penetrazione nei mercati esteri e dimostrare di possedere un buon rapporto qualità-prezzo rispetto alle altre produzioni, oltre che essere sostenuti da una buona attività di lobbing soprattutto nel campo del naviglio militare. L’azione propagandistica del regime fascista sui progressi della tecnologia navale italiana faceva la sua parte, ma alla base c’era la credibilità della Franco Tosi in campo internazionale e l’affidabilità di motori e turbine prodotti dalla casa di Legnano. Peraltro i rapporti commerciali con quasi tutti i paesi europei erano buoni e in particolare con la Russia con la quale la Tosi aveva intensificato gli scambi dopo i lunghi anni di guerra e di rivoluzione. Fiore all’occhiello dei Cantieri di Taranto erano i sommergibili che nel 1927 conquistarono il primato di immersione. Le qualità del naviglio prodotto a Taranto erano eccellenti e i motori costruiti a Legnano erano i più potenti diesel marini ad iniezione diretta realizzati in Italia. Così, quando agli inizi degli anni Venti gli Stati Uniti imposero pesanti restrizioni commerciali e migratorie nei confronti dell’Italia, l’attenzione del governo fascista si rivolse verso l’America del Sud, con l’offerta di sommergibili in cambio di prodotti agricoli e materie prime. La vendita di sommergibili avrebbe giovato peraltro all’immagine dell’industria cantieristica navale italiana in tutto il mondo. Tra i Paesi del Sud America l’Argentina in particolare aveva la necessità di ammodernare la sua Marina militare per l’esigenza di controllare i traffici commerciali che transitavano

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LE COMMESSE ESTERE DEI CANTIERI TOSI SALVATORE MELLEA

lungo le proprie coste e per la preoccupazione del riarmo che i Paesi sudamericani contigui si accingevano a intraprendere. L’Italia aveva buone possibilità di offrire armamenti ai mercati latino americani per l’antica amicizia che la legava ai paesi del Sud America e in particolare con l’Argentina che aveva già acquistato dall’Italia, alla fine dell’Ottocento, quattro incrociatori che erano ancora considerati tra le navi più belle della flotta argentina. D’altra parte la legge che favoriva il riarmo navale argentino, del 29 settembre 1926, prevedeva spese d’armamento per l’acquisto all’estero di navi e sottomarini con la realizzazione di una base navale, nella

Il sommergibile SANTA FÉ in Mar Piccolo fu il primo sommergibile costruito per la Marina Argentina e varato il 19 luglio 1931 con grande risonanza sulla stampa italiana.


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Il sommergibile SALTA, varato il 17 gennaio 1932. Durante le prove di immersione, effettuate nel Golfo di Taranto, il SALTA toccò la profondità per breve tempo di 120 metri dando prova delle ottime qualità dei sommergibili costruti per la Marina Argentina.

città di Mar del Plata, idonea ad accogliere la nascente forza sottomarina di cui fino a quel momento l’Argentina era rimasta sprovvista, a differenza delle Marine militari dei Paesi vicini, già dotate di sommergibili. Da queste premesse ebbe origine la commessa estera dei Cantieri Tosi realizzatasi con la vendita di tre sommergibili all’Argentina. Fu in assoluto la più importante commessa estera dei Cantieri che però non ebbe ulteriori sviluppi, come invece ci si sarebbe aspettato e dovranno trascorrere alcuni anni perché il mercato estero si riapra ai Cantieri tarantini. La commessa dei Tosi servì a dotare l’Argentina di tre sommergibili tecnicamente all’avanguardia per l’epoca, soprannominati “los Tarantinos” dagli stessi argentini, e a rendere a

quel tempo la Armada de la República Argentina probabilmente la più moderna e avanzata Marina da guerra tra i paesi latino-americani. La Marina Argentina era inizialmente intenzionata ad affidare ai francesi la costruzione dei sommergibili, ma una apposita commissione ritenne qualitativamente superiore la cantieristica sottomarina italiana, con particolare riferimento alla società Cantieri Navali Franco Tosi di Taranto, azienda che già dalla fine dell’Ottocento collaborava con la Regia Marina ed era anche nota in Argentina dove, assieme alla Pirelli e altri partner argentini, aveva costituito la Compagnia Italo Argentina di Elettricità. La fondazione di questa società, della quale faceva parte un nutrito gruppo argentino, era stato un modo per pe-


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gli Autori

MARIA ALFONZETTI La Dott.ssa Maria Alfonzetti è Funzionario dell’Archivio di Stato di Taranto. ANTONELLA CARELLA L’Arch. Antonella Carella è Vice Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Taranto e Assessore Centro Storico e Decoro Urbano del Comune di Taranto. COSMA CHIRICO La Dott.ssa Cosma Chirico è Funzionario dell’Archivio di Stato di Taranto. ANGELA COLONNA L’Arch. Angela Colonna è Ricercatrice in Storia dell’Architettura presso l’Università degli Studi della Basilicata. ANTONIO CONTE Il Prof. Arch. Antonio Conte è Ordinario di Disegno presso l’Università degli Studi della Basilicata. RENATO COVINO Il Prof. Renato Covino è Ordinario di Storia Contemporanea all’Università degli Studi di Perugia e Presidente Nazionale Aipai. LUCIANO CROCICCHIO Il P.I. Luciano Crocicchio già dipendente degli Stabilimenti Navali di Taranto, è stato Capo Reparto Impianti Provvisori di bordo. VITTORIO DE MARCO Il Prof. Vittorio De Marco è Ordinario di Storia contemporanea presso l’Università del Salento. PIETRO DIONE L’Arch. Pietro Dione è Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Taranto. ANTONIO GRECO Il P.I. Antonio Greco già dipendente degli Stabilimenti Navali di Taranto, è stato Componente dell’Ufficio Tecnico.

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VITO IMPERIALE Il P.I. Vito Imperiale già dipendente degli Stabilimenti Navali di Taranto, è stato Capo Officina Meccanica. VINCENZO LA GIOIA L’Arch. Vincenzo La Gioia è Responsabile della Commisione Cultura della Fondazione Archi. TA. GIUSEPPE LAZZARO Il Dott. Giuseppe Lazzaro già dipendente degli Stabilimenti Navali di Taranto, è stato Capo Reparto Saldatori, Ribaditori, Ossigenisti. FRANCESCO MAGGIORE L’Arch. Francesco Maggiore è Dottorando in Architecture and Urba Phenomenology presso l’Università degli Studi della Basilicata. FABRIZIO MARTELLO L’Ing. Fabrizio Martello, Presidente della Società CISDEG SpA, è il Presidente della Fondazione Michelagnoli. SALVATORE MELLEA L’Ing. Salvatore Mellea è il Direttore Generale della Fondazione Michelagnoli. ANTONIO MONTE L’Arch. Antonio Monte è Ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali di Lecce. ROBERTO NISTRI Il Prof. Roberto Nistri, Docente di Storia e Filosofia presso i Licei, è Storico e Saggista. LUIGI OLIVA L’Arch. Luigi Oliva è Professore Incaricato di Archeologia Urbana presso l’Università degli Studi di Sassari. ALDO PERRONE Il Prof. Aldo Perrone, Preside, Saggista, è Presidente della Associazione culturale “Gruppo Taranto”. ORNELLA SAPIO La Dott.ssa Ornella Sapio è Direttore dell’Archivio di Stato di Taranto. MARCO SCANO Il Contrammiraglio Marco Scano è Direttore dell’Arsenale Militare Marittimo di Taranto. ALESSANDRO SCHIAVI Il Prof. Alessandro Schiavi è Professore Associato di Geografia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano. ERMENEGILDO UGAZZI L’Ammiraglio di Squadra Ermenegildo Ugazzi è Comandante in Capo del Dipartimento MM del Canale d’Otranto e dello Jonio.


Valorizzazione della Cultura del Mare e Ricerche Marine Via Nitti, 7 74123 - TARANTO (ITALY) www.fondazionemichelagnoli.it fond-michelagnli@libero.it Tel/Fax 0994526095 - 0994535431

I Cantieri Tosi

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Lo sviluppo della Cantieristica a Taranto nel Novecento si collegò intensamente con la vita della città, assumendo una importanza vitale per l’economia locale e determinando aspirazioni sociali, culturali e professionali. Dagli scali del Cantiere Tosi, fucina di talenti, di valori e di competenze, scesero in mare diversi capolavori di ingegneria navale. I Cantieri divennero risorsa pregiata per il territorio tarantino, testimonianza di operosità industriale, contributo alla crescita di identità, tradizione di cui essere orgogliosi.

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Sostegno

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Patrocinio

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Comune di Taranto

Sponsor

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La Fondazione Michelagnoli

La Fondazione Marittima Ammiraglio Michelagnoli Onlus è una istituzione nata nel 1989 col patrocinio della Marina Militare Italiana, con lo scopo di promuovere la cultura del mare. Annovera tra i propri Soci fondatori il Comune e la Provincia di Taranto, la Banca Popolare di Puglia e Basilicata e Selex SI società di Finmeccanica. E’ controllata da tre Ministeri (il Ministero Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, il Ministero Istruzione Università e Ricerca e il Ministero Infrastrutture e Trasporti) attraverso il collegio dei revisori dei conti. Collabora con alcune importanti realtà della ricerca universitaria quali CoNISMa – Consorzio Interuniversitario di Scienze del Mare ed IAMC/CNR – Istituto Ambiente Marino Costiero,Talassografico di Taranto che fanno parte del Consiglio Direttivo. Ha personalità giuridica, è iscritta all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche ed è accreditata presso la Regione Puglia quale Ente di Alta Formazione. Compiti principali e statutari della Fondazione sono -favorire e divulgare la cultura e la conoscenza del mondo marino, marittimo e navale; -mettere in risalto l’evoluzione delle soluzioni tecnologiche applicate; -promuovere attività educative, formative, sociali, economiche e culturali; -coltivare l’interesse per i problemi del mare e per la scienza, la tecnica e l’arte navale; -concorrere alla creazione di una vasta cultura ambientale, promuovendo progetti finalizzati alla ricerca scientifica di particolare interesse sociale, alla tutela e valorizzazione della natura e dell’ambiente con particolare riferimento a quello marino, alla tutela e valorizzazione delle cose d’interesse artistico e storico. La Fondazione Michelagnoli è costantemente impegnata nella diffusione nelle scuole della cultura del mare per sensibilizzare i giovani attraverso programmi di educazione ambientale marina, realizzando strumenti di divulgazione con un linguaggio di grande immediatezza. Oltre che alla educazione ambientale marina, i settori di attività sono relativi alla formazione in campo ambientale, alla portualità e sicurezza marittima, alla ricerca e divulgazione, alla ideazione e progettazione di ausili didattici multimediali, alla produzione editoriale di libri, opuscoli, poster, video e filmati nel settore di interesse. Organi statutari della Fondazione sono il Consiglio Generale e Direttivo, il Presidente e il Direttore Generale. La Fondazione è inoltre assistita da un Comitato Tecnico Scientifico. Presidente : Ing. Fabrizio Martello. Direttore Generale: Ing. Salvatore Mellea. Presidente Comitato Tecnico Scientifico: Dott. Matteo Baradà.

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Fondazione Marittima Ammiraglio Michelagnoli Onlus Taranto, Via Nitti, 7 Tel/fax 0994535431 - tel 0994526095 e-mail: fond-michelagnoli@libero.it web: www.fondazionemichelagnoli.it

Finito di stampare nel mese di novembre 2012 da StampaSud S.p.A. Mottola (TA) ISBN 978-88-98196-07-4


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