Nel Blu di Ginosa Nel Blu di Ginosa Iniziativa del Comune di Ginosa Assessorato alla Qualità dell’Ambiente Progetto di Educazione Ambientale Marina Con la partecipazione di - Scuola Media “Maria Grazia Deledda” Ginosa - Istituito Comprensivo “Leone” - Marina di Ginosa
A cura di Fondazione Marittima Ammiraglio Michelagnoli Onlus Foto Archivi - Fondazione Michelagnoli - L. Di Castri-O. Stasi - A. Monaco - G. Pignataro - A. Quaranta Stampa Aprile 2006 Stampasud S.p.A. - Mottola (TA)
Presentazione Ginosa si distende tra terra e mare con un’articolata morfologia, ed è caratterizzata da una naturalità diffusa che propone una ricca biodiversità. La macchia mediterranea con il pino d’aleppo, il mirto, il lentisco, la ginestra, le rare orchidee selvatiche, la presenza faunistica peculiare, le aspre gravine, costituiscono un patrimonio naturalistico da tempo consolidato, valorizzato e tutelato. Accanto ad esso però anche la natura dell’arco costiero, con l’articolata ricchezza di flora e fauna marine, i lunghi cordoni di dune e le zone umide retrodunali caratterizzate dalla sosta di uccelli migratori, deve essere sostenuta da un’attenta cura per la sua salvaguardia. Con la Fondazione Michelagnoli abbiamo perciò promosso una iniziativa di educazione ambientale presso le Scuole e insieme questa pubblicazione, nell’intento di rafforzare e consolidare l’informazione e la formazione, in particolare delle nuove generazioni, verso la conoscenza e la tutela delle risorse ambientali e naturalistiche di Ginosa, dal verde delle sue colline al blu del suo mare. Abbiamo voluto sopratutto portare l’attenzione sulla tutela dell’ambiente marino perché i nostri mari e le nostre coste sono un ecosistema fragile e facilmente degradabile e la sua alterazione è, in primo luogo, il risultato tangibile di una scarsa educazione ambientale. Attraverso questa iniziativa, vogliamo valorizzare le risorse ambientali e naturalistiche legate al mare e alla fascia costiera di Ginosa e favorire la formazione di una maggiore sensibilità e responsabilità ambientale. Francesco Sozio* e Luigi Montanaro**
*Il Dott. Francesco Sozio è Assessore alla Qualità dell’Ambiente del Comune di Ginosa; **L’Avv. Luigi Montanaro è il Sindaco del Comune di Ginosa
Nel Blu di Ginosa
Ginosa e la gravina; Marina di Ginosa e il mare (Archivio L. Di Castri-O. Stasi; Archivio Fondazione Michelagnoli)
Ginosa e il mare
Circondata da gravine e da grotte naturali che testimoniano antichissime civiltà rupestri e un passato di eccezionale religiosità, Ginosa ha trascurato il suo mare: la suggestiva bellezza della gravina ha da sempre monopolizzato l’interesse di tutti. Esistono invece aspetti caratteristici di questo territorio altrettanto affascinanti e ricchi di sorprese: i preziosi ecosistemi delle zone umide, la macchia mediterranea, gli habitat esclusivi, la natura scampata alle bonifiche, la costa bassa e sabbiosa, gli ampi spazi di spiaggia libera e incontaminata e il mare, patrimonio di risorse dimenticate. Da queste considerazioni e per rinnovare il rapporto con il mare è nato un progetto di educazione ambientale marina svolto nelle Scuole di Ginosa e Marina di Ginosa con l’obiettivo di favorire la conoscenza e la tutela delle risorse naturalistiche del territorio e valorizzare la ricchezza, l’eterogeneità, l’unicità e la fragilità delle comunità marine e costiere; imparare a distinguere gli usi legittimi dell’ambiente da quelli nocivi e creare una coscienza rispettosa del mare e delle sue risorse. I nostri mari e le nostre coste sono ecosistemi fragili e facilmente degradabili e la loro alterazione è, in primo luogo, il risultato tangibile di una scarsa educazione ambientale.
Gli esperti della Fondazione Michelagnoli hanno incontrato gli alunni, nelle loro scuole, per parlare di risorse del mare e della fascia costiera, esaltare la biodiversità e l’articolata ricchezza della flora e della fauna marina, valorizzare le risorse ambientali e naturalistiche della fascia costiera di Ginosa e sottolinearne la necessità di tutela e salvaguardia. Gli alunni, con l’aiuto dei docenti, hanno successivamente studiato i temi trattati realizzando elaborati in cui hanno descritto il mare e la natura con gli occhi incantati della loro giovanissima età. La presentazione di questi elaborati nella Rassegna di educazione ambientale organizzata dalla Fondazione Michelagnoli, con l’esposizione di sculture in cartapesta di animali marini, poster, disegni naturalistici, maxivignette, foto, immagini e filmati, è stata infine momento di confronto, condivisione del lavoro, e occasione di incontro di alunni e genitori e di tutti i cittadini attorno al tema del mare e dell’educazione ambientale. La Fondazione Michelagnoli incontra gli alunni della “Scuola Maria Grazia Deledda” di Ginosa e dell’Istituito Comprensivo “Leone” di Marina di Ginosa; Rassegna espositiva (Archivio Fondazione Michelagnoli)
Nel Blu di Ginosa Le zone umide, le pinete e la macchia mediterranea
Pino d’aleppo (Pinus halepensis) (Archivio L. Di Castri-O. Stasi)
Il lago Salinella e la fascia di pineta dell’Arco Jonico vista dal satellite (Archivio Fondazione Michelagnoli)
Boschi di pino e chilometri di macchia mediterranea fanno da giusto contorno al territorio di Ginosa, nel quale è insediata una delle pinete più lunghe d’Italia, le Pinete dell’Arco Ionico, che vanno da Marina di Ginosa fino a Taranto, estese per circa 35 chilometri e profonde oltre tre, interrotte solo da alcuni fiumi e da insediamenti urbani. Queste pinete costituiscono una delle più estese formazioni spontanee di pino d’aleppo su duna presenti in Italia. Il tratto a ridosso di Marina di Ginosa, esteso per 400 ettari è noto col nome di Pineta Regina, caratterizzato anche dalla presenza di una ricca macchia mediterranea odorosa di lentisco. Nelle vicinanze di Marina di Ginosa e in prossimità della linea costiera, esiste anche, lungo il confine regionale che separa la Puglia dalla Basilicata, un piccolo lago, il lago Salinella. Originatosi nel tratto terminale dell’antico alveo del fiume Bradano, che in tempi remoti deviò il suo corso per cause di tipo tettonico, il lago Salinella è immerso in un’ampia pineta di pino d’aleppo e pino domestico e costituisce una entità ecologica di rilevante interesse, tanto da essere stato inserito tra le aree naturali protette individuate dalla Regione Puglia per la provincia di Taranto. Il lago è rifugio ideale di numerose
specie di uccelli palustri e luogo di sosta di varie specie migratorie tra cui gli storni che hanno dato alla zona il nome di Stornara. La vegetazione è ricca di cespugli di ginepro, lentisco e corbezzolo. Fra le tante torri fatte erigere nel XVI secolo dai viceré lungo tutte le coste del Regno di Napoli, nel tentativo di arginare le incursioni turche e corsare provenienti dal mare, Torre Mattoni ha la fondamentale caratteristica del rivestimento esterno in mattoni rossi. La sua possente mole si erge a poche centinaia di metri dal mare, vicino al lago Salinella, circondata da una fitta pineta. Era collegata a vista con le altre torri dell’entroterra per segnalare al centro abitato gli attacchi dei pirati avvistati attraverso le strette feritoie che si aprono lungo la sua facciata. Finita l’epoca dei pirati divenne postazione della Guardia doganale, poi ricovero dei briganti e nel dopoguerra bersaglio per esercitazioni militari. Oggi in completo degrado è una testimonianza di storie di approdi e vicende di un tempo lontano. Oltre alla zona umida quest’area è caratterizzata da un’ampia fascia di ambienti diversi che dalla spiaggia verso l’interno diventano dune sabbiose, canneti, macchie e cespugli odorosi, pinete, aree incolte e zone agricole dove numerosa è la presenza di moltissime specie animali, sopratutto uccelli. Per questo oltre al lago Salinella e all’area delle gravine, anche l’estesa formazione di pineta su duna sono habitat tutelati a più livelli con prov-
Torre Mattoni, nei pressi del Lago Salinella (Archivio Fondazione Michelagnoli)
Fiore del Pino d’aleppo (Pinus halepensis)
(Archivio L. Di Castri-O. Stasi)
Nel Blu di Ginosa
Libellula sulle acque del lago Salinella (A. Quaranta)
Chiurlo (Numenia arquata) (A. Monaco)
vedimenti legislativi, sia come Oasi di Protezione che come Sito di Importanza Comunitaria che come Riserva Naturale Orientata destinata alla tutela del patrimonio biogenetico. Il lago in particolare e la vicina duna costiera costituiscono una zona umida retrodunale d’importanza internazionale come habitat degli uccelli acquatici, frequentata in primavera ed in autunno da moltissime specie di anatre, aironi, fenicotteri, trampolieri e rapaci. Così è facile ammirare il Piro Piro, l’Avocetta col caratteristico becco e il Cavaliere d’Italia in livrea bianca e nera. Sulla spiaggia è possibile osservare in estate il Fratino, il Corriere piccolo e grosso, il Piovanello pancianera, e in pineta incontrare Cinciallegre, Cardellini, Fringuelli e, in primavera, la Ghiandaia marina.
Piro-piro (Tringa sp.) (A. Quaranta)
L’ambiente marino e costiero Dune e garighe Il territorio costiero di Ginosa è bagnato dal Mar Jonio ed è interessato dalla presenza di dune e garighe. Le dune sono cordoni di sabbia che raggiungono un’altezza fino a sei o sette metri, sui quali vegetano piante erbacee, con numerosissime e vigorose radici, capaci di imbrigliare le sabbie. La flora dunale è caratterizzata da una straordinaria capacità di adattamento ad un ambiente povero di sostanze nutritive e di acqua; per questo le piante sviluppano radici sottili e ramificate, in grado di incunearsi nelle intercapedini umide più recondite. Le radici col loro intricato groviglio hanno la capacità di stabilizzare la duna stessa, preparando, in questo modo, un ambiente adatto all’insediamento di piante più esigenti, caratterizzate dalla cosiddetta “gariga” e dalla “macchia mediterranea”. La gariga è una vegetazione in cui predominano soprattutto specie erbacee e cespugliose, generalmente spinose ed aromatiche, di ridotte dimensioni e può considerarsi come una forma di passaggio verso la macchia mediterranea. Nella gariga sono presenti essenze quali il timo e l’erba stella. Nella macchia mediterranea, formata da alberi con portamento arbustivo in prevalenza sempreverdi, dominano l’erica arborea e il corbezzolo.
Duna costiera di Marina di Ginosa (Archivio Fondazione Michelagnoli)
Duna costiera. Tipica colonizzazione delle dune da parte del Ginepro (Archivio Fondazione Michelagnoli)
Nel Blu di Ginosa
Arenile nei pressi di Marina di Ginosa (Archivio Fondazione Michelagnoli)
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Il litorale ginosino e la sua fragilità Il litorale costiero ginosino, e più in generale il litorale ionico-metapontino, è esclusivamente sabbioso e delimitato da lunghi cordoni di dune a grana finissima . Le spiagge e le dune sabbiose costiere rappresentano ecosistemi tra i più vulnerabili e più seriamente minacciati. Come un organismo vivente il litorale costiero ha un suo dinamismo. Le spiagge perdono o si riforniscono dei loro sedimenti per l’azione del vento e delle correnti che li trasportano al largo o lungo costa. Una spiaggia che non riceve sedimento non è più in grado di mantenere i suoi volumi e per farlo ricorre, se può, a due grandi riserve naturali: le dune e i fondali. Se si esauriscono queste scorte e non si ripristina il rifornimento le spiagge scompaiono. Le lunghe spiagge che caratterizzano il litorale ionico, che da Marina di Ginosa prosegue verso la costa metapontina, sono alimentate dai sedimenti portati dai fiumi Bradano, Basento, Sinni ed Agri. Questi fiumi in tempi recenti hanno ridotto il loro naturale deflusso e la loro portata liquida oltre che il loro carico di sedimenti, per l’intenso sfruttamento da parte dell’uomo a scopi agricoli, civili e idroelettrici, e per i lavori di bonifica e di sistemazione idraulica eseguiti lungo l’area costiera. Tutto ciò, insieme alla crescente urbanizzazione di tipo turistico-residenziale stagionale, ha comportato una sensibile diminuzione del rifornimento naturale delle spiagge che costituisce il nutri-
mento di cui il litorale ha necessità per sopravvivere. Così le spiagge del litorale ionico si alimentano ormai del materiale stivato nelle dune che in alcuni casi, come alla foce del Bradano, sono già state quasi completamente smantellate. Questa situazione conduce alla erosione delle spiagge e all’arretramento della linea di riva, con danni all’ecosistema costiero e all’economia locale. Una passeggiata lungo gli arenili di Marina di Ginosa D’inverno passeggiare lungo gli arenili, soprattutto dopo una mareggiata è molto istruttivo. Se si guarda attentamente la sabbia si ha un quadro di quanto sia vivo e diversificato il mare di Ginosa. E’ questa un’occasione per sapere anche cosa transita al largo. E’ facile trovare ampi strati di foglie di Posidonia. Le foglie di queste piante si distaccano in autunno e le mareggiate invernali ne accumulano a tonnellate lungo le spiagge. La Posidonia oceanica è infatti una vera e propria pianta marina e non un’alga come erroneamente si crede. Una pianta con tanto di radici, fusto, foglie, fiori e frutti. Queste piante formano praterie sommerse che offrono ri-
Posidonia (Posidonia oceanica); questa pianta si sviluppa rigogliosa sulle secche al largo (G. Pignataro)
Gusci di conchiglie sull’arenile (Archivio Fondazione Michelagnoli)
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Nel Blu di Ginosa
Moscardino (������������������ Eledone moschata); tipico polpo della sabbia, è pescato con le reti a strascico sui fondi sabbiosi e fangosi antistanti Marina di Ginosa (G. Pignataro)
Coralligeno della secca dell’Armeleia
(Archivio Fondazione Michelagnoli)
fugio, cibo ed ossigeno ad una moltitudine di organismi. Sulle foglie di posidonia si insedia una miriade di organismi animali e vegetali detti epifiti, e fra le radici si nasconde una moltitudine di crostacei, vermi e molluschi. Questi minuscoli organismi costituiscono la dieta della maggior parte dei pesci che frequenta la prateria: la salpa, il cavalluccio marino, il pesce ago e il riccio di mare. Alla base delle foglie di posidonia si annidano i merletti di mare, il riccio femmina e il riccio monaco. La Posidonia è fondamentale per l’esistenza e la riproduzione di molte forme di vita nel mare e deve essere tutelata perché non venga danneggiata dalla pesca a strascico o dalle ancore delle imbarcazioni. Le mareggiate invernali accumulano sulla spiaggia anche centinaia di organismi strappati ai loro siti o sospinti a terra dalle burrasche. L’argonauta argo è un piccolo polpo il cui spiaggiamento si verifica di frequente, assieme a meduse e sinofori, rappresentanti del plancton gelatinoso. A volte si trovano anche stelle marine strappate al fondo del mare, ma molto più spesso si rinvengono granchi di piccole dimensioni e numerose microconchiglie che assieme a vongole e telline sono una piccola testimonianza della varietà di biocenosi bentonica presente nel mare di Ginosa.
Nella pagina di fronte, dall’alto in basso: Granchio di strascico (Liocarcinus depurator); Pesce pettine (Xyrichtis novacula); Triglia di fango (Mullus barbatis); Capone (Trigloporus lastoviza). (G. Pignataro)
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Flora e fauna marina nel blu di
Ginosa
Il mare di Ginosa offre una ricca e articolata varietà di flora e fauna marina. Nei suoi fondali si nasconde una inaspettata rigogliosità di vita e al largo vaste praterie di Posidonia e spazi sabbiosi si alternano a tratti di fondo roccioso suggestivamente popolati. Un ricchissimo coralligeno ricopre le diverse secche che si incontrano qua e là. La secca dell’Armeleia, al largo della costa, è coperta da un groviglio multicolore di alghe coralline, anemoni e spugne ed è popolata da una ricca varietà di pesci. Dentici e saraghi maggiori, fasciati e pizzuti, fanno la loro apparizione in primavera. Agli inizi dell’estate, sul fondo sabbioso, come d’incanto appaiono i pesci pettine, labridi dallo strano aspetto a forma di pettine, d’un tenue color arancione le femmine e di color verdone scuro i maschi di taglia più grande. Al minimo pericolo si insabbiano e, forse, restano sotto la sabbia per tutta la stagione fredda. Alla fine dell’estate, appena al largo, il mare si anima intensamente di tonnetti di varie specie, di leccie e ricciole
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Nel Blu di Ginosa
Natica (Natica millepunctata) La battigia delle spiagge spesso è coperta da una moltitudine di conchiglie di Molluschi Bivalvi, alcune delle quali presentano uno strano foro perfettamente circolare. Il foro è il passaggio che si è aperto la Natica con la sua radula, una sorta di lingua perforatrice, per introdurre i suoi succhi gastrici nella preda ed estrarne il corpo già predigerito. (Archivio Fondazione Michelagnoli)
Corvina (Corvina nigra)
(Archivio Fondazione Michelagnoli)
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che inseguono sardine, acciughe e maccarelli. Non è raro l’incontro con l’aguglia imperiale (Tetrapturus belone) detto anche “Marlin bianco del Mediterraneo” che accompagna le coloratissime lampughe (Coryphaena hyppusus). Il fondo sabbioso poi ospita moltissime specie tipiche della sabbia, in particolare, seppie, granchi, mazzancolle, moscardini e polpi. Il mare tuttavia non è sempre limpido per via della sabbia color caffellatte, generata dal dilavamento degli Appennini Lucani e che si estende dalla riva fino alla profondità di 20-25 metri. Lo stato di salute delle acque del mare prospiciente Marina di Ginosa è considerato in generale buono nonostante la vicinanza con un’area con particolari problemi di inquinamento: il golfo di Taranto semi chiuso e la presenza di un importante porto e di una grande città industriale. Occorre però vigilare perché le risorse ittiche sono sempre più sfruttate dalla crescente richiesta e dall’abuso della pesca e le praterie di Posidonia oceanica, ambienti di elevato significato biologico, sono frequentemente distrutte da reti a strascico che operano in prossimità della costa. La riduzione degli habitat, l’eutrofizzazione della costa e la pressione dovuta al turismo, in particolare a Marina di Ginosa, possono portare a un degrado dell’ambiente marino e a cambiamenti dell’ecosistema e avere un impatto negativo sulla produttività e sulla biodiversità.
La pesca nel mare di Ginosa Nel mare di Ginosa poche sono le piccole barche da pesca, anche nella stagione buona, e pochi sono i pescatori dilettanti o semiprofessionisti. Eppure il tratto di mare prospiciente la spiaggia è ancora ricco di pesce. Sottocosta il fondo è sabbioso, fino a circa 20 metri di profondità e 2 miglia dalla costa verso il centro del Golfo di Taranto; poi il fondo diventa a tratti roccioso e si innalza in alcuni punti a costituire dei cordoni rocciosi per poi ridiscendere verso fondi fangosi a profondità più elevate. La protezione delle secche al largo, verso Taranto, e la costa disposta a semicerchio, fanno di quest’area una importante zona naturale di ripopolamento della fauna ittica. Infatti dal vicino porto di Taranto che dista 17 miglia, molti sono i piccoli e grandi pescherecci che vi giungono per la pesca e in estate anche le lampare tarantine si spingono fin qui per l’abbondanza di pesce azzurro. Fino agli anni ‘70 era in uso, tra i pochi pescatori del posto, la Pesci del fondo roccioso: Sarago pizzuto (Puntazzo puntazzo); Sarago fasciato (Diplodus vulgaris); Dentice (Dentex dentex); Pagro (Pagrus pagrus). (Archivio Fondazione Michelagnoli)
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Nel Blu di Ginosa
Calamaro (Loligo vulgaris) appena catturato con la lenza (Archivio Fondazione Michelagnoli)
Pescatore intento a preparare il “conzo” (Archivio Fondazione Michelagnoli)
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“sciabica”, una rete che veniva messa in acqua parallelamente alla costa da una piccola imbarcazione e poi tratta a secco sulla spiaggia; le abbondanti prede erano mormore (Lithognathus mormyrus) e spigole (Dicentrarchus labrax) e a volte le grosse e rare ombrine (Umbrina cirrosa). Attrezzo ancora usato da qualche pescatore è il “conzo”: una specie di lenza con centinaia di ami innescati e lasciati sul fondo nelle ore notturne. Il conzo è tuttora usato sulle secche rocciose per la pesca del pesce bianco, in particolare saraghi (Sargus sp.), orate (Sparus aurata) e dentici (Dentex dentex). Il sovrasfruttamento delle risorse marine però ha depauperato questo mare. Le Telline prima erano così fitte da colorare tutto il bagnasciuga e in estate i pesci pettine (Xyrichtys novacula) erano abbondantissimi; le tartarughe marine (Caretta caretta) frequentano ancora queste acque, ma sono passati molti anni dall’ultima notizia di una loro nidiata su queste spiagge. Purtroppo ancora viene praticata sottocosta illegalmente la pesca a strascico. È un metodo di pesca fra i più dannosi per i cicli ecologici marini, in quanto crea danni ambientali al fondo marino e distrugge i popolamenti degli avannotti. La pesca responsabile Un buon pescatore non cattura i pesci piccoli, ma pesca in modo tale da conservare le risorse per sé e per le prossime generazioni. E’ consapevole che le risorse viventi sono limitate e che non è possibile pescare senza limiti, altrimenti avremo mari sempre più poveri di pesci e pescate sempre più scarse. Il mare infatti è di tutti e, dunque, i pescatori debbono svolgere il loro lavoro tenendo conto delle esigenze degli altri. Un buon pescatore deve pescare sapendo che se danneggia i fondali danneggia se stesso, poiché in tempi più o meno brevi metterà a rischio la stabilità della sua attività economica.
Il lavoro del pescatore è molto cambiato: non basta più andare in mare, saper navigare e saper pescare catturando il massimo. Il pescatore deve conoscere l’ambiente in cui il pesce vive, e conoscere le prede di cui il pesce si nutre ed i suoi comportamenti e deve sapere che il mare è un ambiente sensibile che subisce l’impatto delle attività umane, anzi le accumula nel tempo Non si può pescare senza regole, per non danneggiare irreversibilmente gli ecosistemi marini. Occorre che la pesca non distrugga, ma che sfrutti al meglio la capacità delle risorse di rinnovarsi. La società moderna che delega, con le licenze, i pescatori a prelevare risorse dal mare che appartengono a tutti, chiede anche che gli strumenti di pesca non siano dannosi per i fondali marini e per le comunità biologiche che li popolano, che i pescatori stessi non catturino i pesci piccoli e che non rechino danni alla comunità di organismi marini. Per proteggere il mare e sfruttare le sue risorse occorre una pesca responsabile. La pesca responsabile da sola però non basta. E’ necessario che l’ambiente sia salvaguardato nel suo insieme. Oltre allo stato delle risorse della pesca, è necessario riconoscere gli effetti degli inquinanti, quelli immediati come la dispersione del petrolio in mare, ma anche quelli che si manifestano dopo molti anni. La conservazione delle risorse marine ha bisogno di un ambiente non inquinato e di pescatori responsabili.
Saraghi fasciati (Diplodus vulgaris). Preda ambita dai pescatori dilettanti e professionisti sono i saraghi; numerosi si trovano sulle secche al largo (Archivio Fondazione Michelagnoli)
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Nel Blu di Ginosa
Pesce pappagallo, livrea giovanile (Sparisoma cretense) (Archivio Fondazione Michelagnoli)
Mazzancolla (Penaeus kerathurus); è un grosso gambero, oggetto di pesca, che predilige le coste sabbiose vicino la foce dei fiumi (G. Pignataro)
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La difesa del mare Il mare riceve moltissimi impatti generati soprattutto dalle attività che si svolgono a terra. L’agricoltura, l’industria e le acque fognarie delle città sono la principale origine dell’inquinamento che i fiumi raccolgono e riversano in mare. I trasporti marittimi e le costruzioni di opere marittime sono altre rilevanti fonti di danno agli ecosistemi marini. Anche la pesca e l’acquacoltura praticate irresponsabilmente possono generare impatti sulle comunità marine. Negli ultimi anni, anche se con molto ritardo, è nata l’esigenza di difendere il mare. Certamente il modo migliore sarebbe quello di cominciare a lavorare per aver fiumi puliti, ma un contributo importante alla salvaguardia lo stanno dando anche le riserve marine costituite da aree marine protette con particolare riguardo alla flora ed alla fauna marina e costiera e all’importanza scientifica, ecologica, culturale educativa ed economica che rivestono. Tuttavia tanti altri problemi incombono sul mare e sulla fascia costiera dove si concentrano insediamenti e attività umane che generano conflitti. Come far convivere il turismo con l’inquinamento? il degrado ambientale con la produzione di alimenti di qualità? Come conciliare la conservazione di ecosistemi naturali con la diffusa cementificazione? Non è pensabile e realistico rinunciare agli usi del mare, né è altrettanto pensabile ritenere che qualsiasi uso possa essere consentito. Il nostro auspicio è che ciascuno possa sentirsi elemento fondamentale della riscoperta dei valori di salvaguardia dell’ambiente mare, preziosa fonte di ricchezza del nostro paese.
Colophon Il Comune di Ginosa, sensibile e attento alle tematiche legate all’ambiente e alla qualità della vita, si è fatto promotore del progetto di educazione ambientale marina “Nel Blu di Ginosa”, svolto presso gli Istituti Comprensivi “Maria Grazia Deledda” di Ginosa e “Raffaele Leone” di Marina di Ginosa. Dal progetto, che ha visto la partecipazione attiva ed entusiasta delle scolaresche, la dedizione di tutti gli operatori scolastici e l’impegno dei dirigenti scolastici prof.ssa Santarcangelo e prof. Terzulli, è scaturito quest’opuscolo realizzato dalla Fondazione Marittima Ammiraglio Michelagnoli Onlus che ha coordinato l’iniziativa. Il progetto ha avuto come obiettivi la valorizzazione della ricchezza, eterogeneità, unicità e fragilità delle risorse marine costiere di Ginosa e la formazione di una coscienza ecologica necessaria al mantenimento e alla protezione di un patrimonio naturale che va salvaguardato e tutelato. La Fondazione Michelagnoli, con Gianfranco Bartolacci, Pasquale Bondanese, Paride Bisci, Luigi Esposito, Vincenzo Popio, Alessandra Sallustio e Giuseppe Stigliano, ha dato il suo prezioso contributo di esperienza e conoscenza del mondo del mare. A tutti la Fondazione rivolge un caloroso ringraziamento per la collaborazione offerta. Salvatore Mellea*
L’ingegnere Salvatore MELLEA è il Direttore Generale della Fondazione Marittima Ammiraglio Michelagnoli Onlus. La Fondazione Ammiraglio Michelagnoli persegue, in collaborazione con le Istituzioni Universitarie e della Ricerca, la divulgazione delle conoscenze e della cultura del mare affinché si consolidi la formazione di una coscienza rispettosa dell’ambiente e si indirizzino le attività umane verso la protezione della natura, lo sviluppo durevole ed il miglioramento della qualità della vita. La Fondazione ha al suo attivo numerose iniziative di educazione ambientale svolte in campo provinciale, regionale e nazionale.
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