Istituto Comprensivo di Cembra Scuola primaria e secondaria di primo grado
TUTTI INSIEME CONTRO IL BULLISMO
Una guida per genitori, insegnanti, educatori, allenatori, amministratori comunali, e per tutti gli adulti sensibili al benessere dei bambini e ragazzi a cura di Serena Costa
RINGRAZIAMENTI La guida - realizzata dalla psicologa Serena Costa - è frutto di un progetto finanziato nel 2015 dalle Politiche giovanili della Provincia di Trento sulla prevenzione e sul contrasto del fenomeno del bullismo in Valle di Cembra. Ringrazio pertanto il “Tavolo del confronto e della proposta” della Comunità della valle di Cembra per aver creduto e sostenuto l’iniziativa, realizzando una collaborazione proficua. Il progetto si collega al piano pluriennale di interventi realizzati dall’Istituto Comprensivo di Cembra, con l’obiettivo di migliorare la qualità delle relazioni e della socializzazione tra i ragazzi. Le attività previste nel percorso presentano due novità: (a) il coinvolgimento di alcuni testimoni del territorio in una riflessione condivisa sul tema delle prepotenze tra i ragazzi, sulle loro cause e sui luoghi in cui esse si realizzano, (b) la ricerca di un linguaggio comune per affrontare un problema – quello del bullismo tra i ragazzi – a volte sottovalutato, ma purtroppo presente nell’esperienza dei giovani. Nella scuola sono stati realizzati alcuni incontri educativi sul fenomeno del bullismo (dott.ssa Serena Costa) e, nelle classi seconde, un intervento più allargato sugli aspetti relazionali (dott.ssa Elisa Burin). L’intervento nella comunità extrascolastica ha visto la partecipazione di diverse realtà del territorio (associazioni sportive, genitori, assessori comunali, autisti di pullman) per rilevare la percezione del fenomeno del bullismo all’interno della Valle di Cembra. L’esito naturale del percorso realizzato è la guida che offriamo ai genitori, a tutti gli insegnanti, agli educatori, agli amministratori e a tutti coloro che respingono l’idea che prevaricazione e della violenza - fisiche o psicologiche – possano essere mezzi accettabili per affermare se stessi. Questo strumento permetterà di condividere atteggiamenti comuni rispetto al problema del bullismo, per garantire una vita più serena e più sicura ai ragazzi, dentro e fuori la scuola. Il dirigente scolastico
COS’E’ IL BULLISMO Il bullismo è un abuso di potere. E’ una forma di oppressione in cui un oppressore esercita azioni di sistematica prevaricazione e sopruso ai danni di una vittima che sperimenta una condizione di profonda sofferenza, di grave svalutazione della propria identità, a volte d’emarginazione dal gruppo. Il bullismo riguarda: azioni dirette di tipo fisico (botte, calci, pugni…) prevalentemente esercitato dai maschi azioni dirette di tipo verbale (parolacce, prese in giro, minacce…) prevalentemente esercitato dai maschi azioni indirette di valenza prevalentemente psicologica (esclusione dal gruppo, uso di smorfie, pettegolezzo...) prevalentemente esercitato dalle femmine
Occorre sottolineare che le azioni compiute dai bulli sono mosse prevalentemente da un’aggressività proattiva cioè senza provocazione, con un obiettivo specifico e spesso messa in atto a “sangue freddo”. Esiste, infatti un altro tipo di aggressività definita aggressività reattiva che, invece, solitamente è conseguente ad una provocazione, non ha un obiettivo specifico se non la scarica della rabbia e quindi viene messa in atto “a sangue caldo”. L’aggressività reattiva si riscontra eventualmente nella vittima che ad un certo punto decide di reagire e lo fa, spesso, in modo scomposto e poco astuto, rischiando di finire nella posizione del torto e di subirne le conseguenze. Anche le forme di vandalismo (rompere vetri, lanciare oggetti…) che rientrano nella categoria più ampia della criminalità giovanile, potrebbero essere collegate al bullismo se tali atti si inseriscono nelle dinamiche di gruppo caratteristiche del bullismo: ad esempio se chi compie atti vandalici lo fa per dimostrare che è il più forte e coraggioso oppure se è stato costretto a farlo attraverso la minaccia.
TIPI PARTICOLARI DI BULLISMO Cyber-bullismo, che consiste nel porre in essere prepotenze, calunnie o violazioni della privacy attraverso l’invio di sms, e-mail o la diffusione di immagini o filmati compromettenti in internet o sui social network. Per chi non conoscesse tale fenomeno alcuni esempi possono essere:
Bullismo omofobico: quando la motivazione degli atti prepotenti è il disprezzo per qualcuno che ha un’identità o un orientamento sessuale diverso Molestia sessuale: quando il comportamento specifico messo in atto dal bullo o dai bulli riguarda la sfera sessuale Bullismo razzista: quando la motivazione degli atti prepotenti è il disprezzo per qualcuno che proviene da una cultura diversa Nonnismo: insieme di atti e/o pratiche, destinate a simboleggiare l'integrazione di un individuo in un particolare gruppo sociale. Accade quando qualcuno che si identifica come il membro anziano del gruppo (il “nonno”) mette sotto pressione o ricatta qualcun altro (il "nipote", cioè il novizio) per fargli compiere diverse azioni contro la propria volontà, per eliminarlo da un determinato contesto o semplicemente per rimarcare una gerarchia. Il fenomeno deriva dall’ambiente militare ma si può evidenziare anche in altri contesti. In questo tipo di bullismo, le vittime non sono sempre le stesse perché possono cambiare ma ciò che le accumuna è il fatto di appartenere ad una categoria di deboli.
Mobbing: insieme di comportamenti aggressivi di natura fisica e verbale, esercitati
da una persona o un gruppo di persone nei confronti di altri soggetti allo scopo di favorirne un auto-allontanamento. Il fenomeno si riferisce principalmente al mondo adulto, nello specifico al contesto lavorativo.
ESEMPI CONCRETI DI BULLISMO Un ragazzo che senza un apparente motivo utilizza l’aggressività fisica ad un livello di intensità basso (una sberla, uno spintone..) ma ripetutamente nel tempo per sottolineare il proprio ruolo di bullo in quel determinato contesto (caso di bullismo diretto di tipo fisico) Ragazzo delle superiori un po’ robusto che sulla corriera è costretto da un suo coetaneo a rimanere sotto i sedili per tutto il viaggio (caso di bullismo diretto di tipo fisico e verbale) Una ragazzina che intimidisce le compagne più piccole presenti al tavolo della mensa affinché non vadano a prendersi del cibo (caso di bullismo diretto di tipo verbale) Un’alunna, presa in giro ripetutamente dai compagni, sviluppa problemi di ansia scolastica e sintomi somatici (mal di pancia, mal di testa..) (caso di bullismo diretto di tipo verbale) Un ragazzo che assume atteggiamenti di prepotenza verso i più piccoli e che ha anche messo in atto dei furti, minacce, richieste di andare a prendere la merenda, offese su facebook (caso di bullismo misto) Una ragazzina viene isolata e non può avere amiche perché non facente parte delle simpatie della ragazza bulla (caso di bullismo indiretto) Una ragazzina che inizialmente prende in giro o esclude le compagne che in quel momento non sono le sue amiche del cuore, ma che poi diventa vittima delle prese in giro e delle esclusioni delle ex amiche, e per questo inizia a non voler più andare a scuola senza farsi accompagnare dalla mamma (caso di bulla-vittima)
Dinamiche di esclusione e prese in giro di un piccolo gruppo di atleti nei confronti di altri due, prima amici (caso di bullismo indiretto e verbale) Un ragazzo scatta foto o gira un video mentre un compagno è in bagno a scuola oppure perché robusto; l’autore del video/foto li pubblica su un socialnetwork per scherzo, all’insaputa della vittima (caso di cyberbullismo) Un ragazzo costruisce un falso profilo di ragazza su un socialnetwork e con quello aggancia un compagno di classe. Con la falsa identità femminile costruisce una relazione sentimentale con la vittima, gli chiede particolari della sua vita sessuale e confidenze. Qualche tempo dopo pubblica tutte le conversazioni avute con la vittima, accompagnate da insulti e scherzi contro di lui (caso di cyberbullismo) Far spostare un ragazzo più piccolo a male parole dai posti in fondo perché posti delle ragazze più grandi (caso di nonnismo) Battuta oltre il limite della sensibilità etnico religiosa ripetuta più volte (caso bullismo omofobico)
CARATTERISTICHE DISTINTIVE Per poter parlare di bullismo devono verificarsi alcune condizioni indispensabili: 1. Asimmetria di potere tra bullo e vittima. Può essere una disuguaglianza dovuta alla differenza di età, di genere sessuale, di forza e potere. Tale asimmetria porta sempre il bullo ad agire le prepotenze mentre la vittima a subirle, senza possibilità di cambio di ruoli. 2. Intenzionalità. Il bullo agisce con lo scopo di ridere con gli amici, autoesaltarsi, dimostrare a sé e agli altri di essere più forte, sapendo di fare del male all’altro. Spesso non si ferma nemmeno di fronte alla sofferenza evidente. 3. Intensità, durata e persistenza nel tempo. I comportamenti dei bulli si verificano più e più volte, anche quotidianamente aumentando gradualmente la pressione sulla
vittima e la stima di sé di quest’ultima. Questo vale in particolare per comportamenti meno gravi che, proprio per la loro minore visibilità, si ripetono inosservati aumentando di volta in volta la loro forza oppressiva. 4. Vulnerabilità della vittima. La vittima, proprio per la sua sensibilità, si ritrova in una condizione in cui non riesce a reagire perché effettivamente si trova in una condizione di svantaggio oppure perché non crede di potercela fare. 5. Mancanza di sostegno. La vittima è o si sente isolata e teme di riferire gli atti di bullismo per paura di vendette. 6. Conseguenze importanti. I bulli possono aumentare via via la loro distanza emotiva dai propri pari e andare incontro a punizioni ricorrenti che possono portare a bocciature
frequenti,
fino
a
sviluppare
condotte
antisociali e incontrare persino problemi con la legge. La vittima perde sempre di più autostima e fiducia in sé, sviluppando sindromi ansiose e disinvestendo nella scuola, fino ad arrivare nei casi più gravi a depressione e suicidio. Le conseguenze sono ancora più gravi nel caso di cyberbullismo per l’assenza di luoghi fisici in cui proteggersi e ripararsi e per la velocità con cui il materiale pubblicato su internet raggiunge un numero esponenziale di persone. Il bullismo è un fenomeno molto complesso che non si spiega solo con la condotta dei singoli (bambini, ragazzi, adolescenti, maschi e femmine) ma riguarda prevalentemente le dinamiche di gruppo che avvengono all’interno della comunità dei pari. Si tratta di dinamiche che hanno a che fare con questioni identitarie in quando, definire chi sta dentro in un gruppo o chi sta fuori permette di capire chi siamo e quale ruolo abbiamo. Ci sono due tipi di bullismo che seguono due meccanismi diversi: Il bullismo di inclusione che ha come obiettivo quello di includere qualcuno nel proprio gruppo attraverso un rito di iniziazione in modo da accrescere la dipendenza del singolo al gruppo. Un classico esempio è la situazione in cui una vittima prescelta viene costretta
a fare delle cose generalmente umilianti per essere considerata facente parte del gruppo dei bulli. La vittima, una volta superata la prova finirà per fare sua la cultura del nuovo gruppo di appartenenza ed esercitare lo stesso trattamento sugli altri, perché ormai considerata una modalità normale capace di dargli un’identità. Il bullismo di esclusione che ha come obiettivo quello di stigmatizzare le differenze e quindi colpire chi si distingue per rafforzare la coesione all’interno del proprio gruppo di appartenenza. La diversità, infatti, viene considerata come una minaccia all’integrità di gruppo. Non esiste, quindi, un unico tipo di bullismo ma diversi tipi che, però hanno tutti in comune il perpetuarsi delle prepotenze ai danni di qualcuno che non riesce a difendersi. Alcune dinamiche tipiche sono: I bambini o ragazzi che mettono in atto qualsiasi tipo di prepotenza in modo reiterato nei confronti dei più deboli, costruiscono nel gruppo la loro identità di bulli, di bambini più forti da temere, e non considerano negativamente la loro condotta; Chi si comporta da bullo tende a deumanizzare la vittima cioè a considerarla inferiore, indesiderabile, poco apprezzabile per qualche motivo, antipatica, che si fa odiare, ecc, e tende, quindi, ad attribuire la colpa di tutto a lei. In questo modo chi si comporta da bullo tende a non considerarsi responsabile per quello che fa e anzi a ritenere giusto quello che fa; Chi subisce accetta tacitamente le prepotenze perché non riconosce la gravità di ciò che subisce, oppure perché si vergogna della situazione o perché teme le conseguenze di ritorsione dei bulli (fare la spia per molti significa essere traditori e quindi meritevoli di punizione) o delle reazioni dei genitori (indifferenza, punizioni, ritiro computer o smart-phone nel caso del cyberbullismo). L’incapacità di reagire però non è da attribuirsi solo alla vittima ma alla dinamica di gruppo proprio perché i bulli mettono la vittima in condizione di non reagire; Chi assiste rinuncia a contrastare attivamente le sopraffazioni ai danni dei più deboli per paura che accada la stessa cosa a loro stessi.
PROTAGONISTI I protagonisti del bullismo sono solitamente minori che possono appartenere a fasce di età molto diverse tra loro: dalla fascia 6-10, alla fascia 11-13, a quella corrispondente alla scuola superiore 14-18. Si tratta comunque innanzitutto di persone in crescita, con caratteristiche in continua evoluzione ma in realtà quello che succede è che essi rivestono ruoli ben definiti, cioè costruzioni specifiche che indicano quali comportamenti ci si deve aspettare da loro. Di seguito i ruoli agiti nel fenomeno del bullismo. Il bullo è colui che prende l’iniziativa nel fare azioni di prepotenza nei confronti di una vittima. Può essere maschio o anche femmina. La letteratura mette in evidenza che ci sono diversi tipi di bulli. Contrariamente a quanto si pensa, alcuni sono persone sicure di sé con elevata autostima che ritengono la violenza uno strumento utile per raggiungere i propri obiettivi. Hanno difficoltà a mettersi nei panni delle vittime e percepirne la sofferenza. Questo tipo di bulli possono di fatto agire le prepotenze ma anche semplicemente esserne i mandanti. Alcuni sono, invece, insicuri e poco apprezzati dai compagni e quindi alla ricerca di un modo per affermarsi nel gruppo. Per queste caratteristiche tendono a rivestire il ruolo di aiutante del bullo. Esiste un’altra tipologia di bulli che nello stesso tempo sono anche vittime. Si tratta di bambini che spesso provocano i compagni o reagiscono in modo eccessivo e per queste caratteristiche finiscono per essere a loro volta vittime di attacchi. Sono bambini emotivamente instabili che spesso provengono da contesti familiari difficili. Molte volte godono nel vedere le vittime soffrire. Gli aiutanti del bullo chiamati anche “gregari” sono quei bambini che, come detto precedentemente, aiutano i bulli nel compiere azioni prepotenti. Proprio per il loro
coinvolgimento attivo, possono essere chiamati loro stessi “bulli”. Solitamente si tratta di bambini o ragazzi insicuri che ricercano sicurezza e visibilità unendosi in modo dipendente ai ragazzi considerati “più forti”. Il pubblico, cioè coloro che sostengono il bullo, ad esempio ridendo, incitando o anche semplicemente guardando. Anche non fare niente ma prendere parte come spettatore è considerata una forma di sostegno ai bulli. Nel pubblico fanno parte anche tutti coloro che sanno ma non fanno nulla per schierarsi contro i bulli e a favore delle vittime. La vittima è colei che subisce le azioni. Le vittime possono essere soggetti che si differenziano dalla massa per qualche caratteristica (colore dei capelli,
vestiti,
ecc,
oppure
disabilità,
omosessualità…) ma non sempre. Il carattere distintivo delle possibili vittime è, infatti, la loro sensibilità, l’insicurezza e la bassa autostima, la tendenza ad essere isolati e incapaci di reagire alle prepotenze dei bulli. La vittima spesso è passiva, ma molte volte può essere anche una vittima provocatrice perché con il suo comportamento va a stuzzicare il bullo. Il difensore della vittima che cerca di consolare o aiutare la vittima. Si tratta di bambini o ragazzi emotivamente sicuri con un elevato grado di empatia, cioè capacità di cogliere la sofferenza delle vittime. I difensori della vittima sono gli unici che si prendono la responsabilità di andare contro le logiche del più forte. A volte accade che tra i protagonisti del fenomeno del bullismo vi siano bambini o ragazzi stranieri o comunque appartenenti a contesti culturali diversi da quelli della realtà di appartenenza. Occorre tener presente che i bambini e ragazzi stranieri rappresentano la diversità in modo piuttosto chiaro, in quanto provenienti da contesti culturali che hanno
abitudini e modi di sentire e pensare diversi dagli autoctoni. Tali ragazzi sono, quindi, maggiormente esposti ad attacchi diretti o indiretti (esclusione) da parte dei pari soprattutto quando la dinamica di gruppo prevalente mira all’omogeneità tra i membri e vede il diverso come una minaccia. I ragazzi stranieri, quindi, possono essere maggiormente vittimizzati oppure, all’opposto, possono porsi come leader negativi per farsi accettare dal gruppo. Purtroppo la letteratura dice che le situazioni in cui il bullismo si interseca con la multiculturalità sono piuttosto complesse da gestire in virtÚ delle diverse linee interpretative di partenza che possono mettere in discussione modelli impliciti ormai dati per scontato nei nostri contesti di appartenenza.
LUOGHI Il bullismo è un fenomeno che può avvenire in qualunque luogo in cui siano presenti bambini o ragazzi. Il luogo in cui avviene maggiormente è la scuola in quanto luogo in cui viene trascorsa la maggior parte del tempo, ma avviene anche durante il tragitto casa-scuola sui pullman o in strada, nelle associazioni sportive e nei luoghi del territorio in cui i ragazzi trascorrono il tempo extrascolastico.
Il bullismo avviene solitamente quando non è presente un adulto che vigila e, quindi, accade prevalentemente in quei contesti destrutturati quali ad esempio la ricreazione, in bagno, negli spogliatoi, all’uscita da scuola, alla fermata dell’autobus, al campetto, nei luoghi virtuali dei Social Network. In realtà, la letteratura mette in evidenza che il bullismo accade molto frequentemente anche sotto gli occhi degli adulti, a volte ignari perché incapaci di coglierne i segnali, altre volte disinteressati o impotenti di fronte al fenomeno.
Il bullismo può accadere in egual misura sia nelle città grandi sia nei paesi più piccoli sempre se incontra quei fattori che ne favoriscono lo sviluppo. Una comunità piccola e coesa può essere un fattore protettivo per il bullismo perché favorisce maggiormente le relazioni, ma da un altro lato potrebbe essere un fattore di rischio. Se accade ad esempio che un bambino di un paese piccolo è vittima di bullismo da parte dei suoi compagni di scuola, è molto probabile che questo bambino sperimenti la stessa situazione anche fuori dalla scuola, in paese, nelle associazioni, sui trasporti ecc. perché i bambini di una piccola comunità sono più o meno gli stessi.
CAUSE La letteratura mette in evidenza che le cause del bullismo sono molteplici, complesse e si influenzano reciprocamente in contesti specifici. Il bullismo può essere espressione di un disagio individuale, a sua volta determinato da un mal funzionamento familiare, ma anche da un disagio sociale più allargato dovuto alle rapide trasformazioni dell’ultimo periodo. Per quanto riguarda il livello individuale, le ricerche mettono in luce che alla base dei comportamenti da bullo, vi sia una difficoltà nel crescere in modo armonico come individui in mezzo agli altri. Spesso alla base di tale difficoltà vi sono carenze affettive e vissuti di aggressività che sono arrivati ad un livello disfunzionale perché finalizzati a distruggere il legame affettivo anziché a riavvicinarlo. Si riscontra sia nei bulli, sia nelle vittime, una difficoltà nel riconoscere le emozioni che nei bulli porta ad una mancanza di empatia nei confronti della sofferenza inflitta e mancanza di senso di colpa, nelle vittime porta ad una incapacità nel comunicare di essere in grado di difendersi. La letteratura, però, non conferma il fatto che i bulli siano sempre persone insicure, anzi, molti sono bambini o ragazzi con un’alta stima di sé al contrario delle vittime che, invece, vivono spesso sentimenti di inferiorità, ansia e depressione. Inoltre non trova conferma l’dea che le vittime abbiano necessariamente caratteristiche esteriori particolari (modo di vestire, occhiali, handicap…); infatti, ciò che predispone maggiormente al vittimismo solo caratteristiche interiori. Per quanto riguarda il livello scolastico, la letteratura mette in evidenzia che il bullismo può avvenire in tutti i tipi di scuole, sia grandi che piccole, sia di città che di piccoli centri urbani, indipendentemente dal numero di alunni per classe, principalmente nelle scuole secondarie ma anche
nella
scuola
primaria.
Uno
dei
fattori
determinanti in questo livello è la mancanza di uno sguardo attento degli insegnanti, che spesso non sono
presenti quando accadono gli episodi più eclatanti, ma altrettanto spesso semplicemente non riconoscono i segnali del fenomeno, anche quando accade sotto i loro occhi. Sono altrettanto importanti fattori come il clima scolastico, cioè la qualità delle relazioni che si instaurano nella classe sia tra alunni sia tra insegnanti e alunni, il senso di comunità che c’è nella scuola, la cultura accettata all’interno della classe a favore o contro le prepotenze e la coesione, il tipo di organizzazione della scuola (democratica vs. autoritaria), il sistema disciplinare collegato al senso di giustizia percepito. Per quanto riguarda il livello familiare, le ricerche mettono in luce che nelle famiglie dei bulli spesso si riscontra una certa ostilità che comunica ai figli una scarsa accettazione, e porta ad una scarsa sensibilità verso i loro bisogni affettivi. Compare, inoltre, uno stile educativo autoritario che richiede un rispetto rigido delle regole anche attraverso metodi aggressivi e violenti, oppure al contrario uno stile permissivo che, invece, non dà regole e limiti, alimentando un senso di onnipotenza nei figli che può portare al bisogno di dominare gli altri. Nelle famiglie delle vittime, si riscontra, invece, uno stile iperprotettivo che porta a sostituirsi ai figli anziché favorirne un atteggiamento attivo, e spesso una scarsa capacità di ascolto che disincentiva il racconto delle esperienze di sopruso. La tendenza a non assumersi le proprie responsabilità educative delegando o attribuendo le colpe ad altri, favorisce la comparsa di atteggiamenti deresponsabilizzanti nei figli. Infine, si ritrova nelle famiglie dei bulli valori quali l’egoismo e l’individualismo, così come la violenza come metodo per gestire i conflitti. La letteratura smentisce, però, il fatto che il bullismo sia collegato con una situazione familiare problematica dal punto di vista sociale ed economico; si riscontra, invece, una equa distribuzione di aggressività e vittimismo in tutte le classi sociali. Per quanto riguarda il livello della società più in generale, la letteratura mette in evidenza che il bullismo è in parte espressione di un disagio più allargato della società in cui viviamo. In particolare si riscontra un predominio dei valori individualistici rispetto a quelli solidaristici, e un minor investimento degli adulti nella trasmissione
di valori che favoriscano relazioni positive. Le ricerche che hanno indagato il giudizio morale sugli atti di prepotenza mettono in evidenza che il pettegolezzo, le prese in giro e l’isolamento non vengono percepiti come gravi, mostrando una certa tolleranza generale ad un certo grado di sopraffazione.
COSA NON E’ BULLISMO Il bullismo è un fenomeno complesso e in quanto tale a volte potrebbe essere difficile da riconoscere perché i confini non sono sempre evidenti. Il bullismo non va confuso con le situazioni di normale conflitto e aggressività tra i coetanei. Nei litigi o battibecchi quotidiani i ragazzi non oltrepassano mai un certo limite per imporre la propria volontà, manifestano le proprie ragioni, si scusano, si accordano e negoziano per soddisfare i propri bisogni, i ruoli sono intercambiabili e sono in grado di chiedere aiuto o allontanarsi in caso di bisogno. Non vanno definiti episodi di bullismo nemmeno atti legati alla criminalità giovanile e cioè comportamenti che violano direttamente delle norme del codice penale e civile, in quanto si deve parlare più precisamente di reati. Per esempio gli atti di vandalismo fanno parte della criminalità giovanile ma occorre stare attenti perché essi potrebbero rientrare nel fenomeno se tali atti sono messi in atto da un bambino o ragazzo che vuole rimarcare il suo ruolo di “capo” all’interno del gruppo oppure, se tali atti sono stati ordinati all’autore dell’atto vandalico da un bullo. Sono atti di bullismo: Aggressioni fisiche, Offese verbali, Minacce, Danneggiamento di beni altrui, Furti, Rifiuto da parte dei compagni (isolamento sociale), Induzione all’auto isolamento, Maldicenze e Calunnie, Derisione, Rifiuto di rivolgere la parola ad un compagno/a, Cyber bullismo.
Sono reati penali: Nel caso di bullismo: percosse (art. 581 del c.p.) o lesioni se lasciano tracceconseguenze più o meno gravi (artt. 582 e ss. C.p.), danni alle cose, danneggiamento (art. 635 c.p.), minacce (art. 612 c.p.), prese in giro = (eventuale) molestia o disturbo alle persone (art. 660 c.p.) Nel caso di cyberbullismo: interferenze illecite nella vita privata (art. 615 bis c.p.), sostituzione di persona (art. 494 c.p.), accesso abusivo a sistema informatico (Art.615-ter c.p.), violazione, sottrazione, soppressione di corrispondenza (Art. 616 c.p.), produzione e diffusione di pornografia minorile (aggiornato alla nuova legge n.172/2012), offese, ingiuria o diffamazione (artt. 594 e 595 c.p.). Il quadro si complica nei casi in cui, sempre più frequenti, minorenni diffondono sul web immagini intime e video di atti sessuali consenzienti tra coetanei, all’interno di dinamiche di ripicca, vendetta personale e talvolta anche solo per scherzo.
SEGNALI PER RICONOSCERE IL BULLISMO Riconoscere i segnali del bullismo non è assolutamente facile per il fatto che si tratta di un fenomeno complesso. E’ difficile riconoscerlo per diversi motivi. Innanzitutto il bullismo si basa sull’omertà della maggior parte dei bambini o ragazzi che, intimiditi dai bulli, non parlano con gli adulti (genitori, insegnanti o allenatori, ecc) per paura di ritorsioni da parte dei compagni, per paura di punizioni, per il giudizio negativo che ne può derivare da parte dei pari (essere considerati “spie”, “traditori” o “deboli”, ecc), per la difficoltà a capire quello che sta succedendo, per la paura di non essere ascoltati e compresi dagli adulti di riferimento, per la sfiducia che hanno nella possibilità di cambiare le cose oppure ancora per la vergogna di essere incapaci di reagire, di essere il bersaglio preferito di quei ragazzi che tutti considerano dei leader e, non ultimo, per la paura di essere realmente quello che gli altri dicono. Altre volte accade che i bambini e i ragazzi coinvolti principalmente come bulli o aiutanti, ma in realtà a volte anche come vittime, raccontino agli adulti ciò che accade ma attraverso una versione parziale dei fatti o anche addirittura stravolta, perché non vogliono far sapere ai genitori cosa realmente sta accadendo. I bambini o ragazzi bulli rendono difficile il riconoscimento del fenomeno perché molti sono molto bravi nel fare in modo che gli adulti non si accorgano di quando accade. Per esempio sono capaci di mostrarsi agli adulti in un certo modo, vale a dire, attenti, educati e rispettosi, per evitare ogni sospetto su di loro oppure sono capaci di restituire agli adulti un’immagine distorta degli eventi che vada a loro vantaggio e a danno di altri. Un altro fattore che complica il riconoscimento del fenomeno del bullismo è il livello di conoscenza dello stesso in, quanto, è frequente scambiarlo con altri fenomeni simili, molte volte con la naturale tendenza dei bambini o ragazzi a litigare tra loro e a fare scherzi.
Nonostante questo, ci sono numerosi segnali che possono essere individuati da un occhio attento e sensibile al fenomeno. Per i bulli: Frequente ricorso all’aggressività per soddisfare i propri bisogni Tendenza ad assumere un atteggiamento di superiorità con i compagni Tendenza a controllare le proprie compagne di giochi, a sottometterle ai propri scopi Incapacità ad esprimere le proprie esigenze senza attaccare l’altro Tendenza a reagire con rabbia o depressione quando viene ostacolata e contrariata Mancanza di rimorso o senso di colpa per le proprie azioni prepotenti Lamentele di più persone relativamente al comportamento del proprio figlio o figlia Essere rifiutati o percepiti con ansia da qualche bambino o ragazzo nello svolgere certe attività Frequenti episodi di presa in giro o di aggressività unidirezionali, cioè sempre nei confronti degli stessi bambini incapaci di reagire e soprattutto se messe in atto anche da chi solitamente non si comporta in questo modo Osservazione a distanza di una dinamica di gruppo in cui un bambino è accerchiato da un gruppetto di bambini Diverse segnalazioni di comportamenti violenti all’interno di una comunità (risse, attacchi fisici o verbali, prepotenze….) Per le vittime: Cambiamento nel carattere apparentemente ingiustificato Frequente espressione di tristezza
Desiderio di non voler più uscire o frequentare le proprie amicizie Rifiuto o ansia nel dover svolgere attività di gruppo con alcuni bambini Cambiamento nella frequenza di visite di amici a casa Mancanza di amici e frequenti momenti in solitudine Non voler andare a scuola Malesseri fisici (mal di pancia, mal di testa) Chiedere di essere accompagnati a scuola, alla fermata dell’autobus, in palestra… Diminuire stranamente il rendimento scolastico Tornare a casa da scuola con quaderni o libri distrutti Tornare a casa senza libri, quaderni, matite, penne…. Tornare a casa affamati perché qualcuno gli ruba la merenda o non voler portare la merenda altrimenti gliela rubano Chiedere soldi o rubarli perché poi li deve dare al bullo Iniziare a fare il bullo con fratelli, sorelle, amici… Avere strani lividi o graffi Rifiutarsi di spiegare quanto successo Dare risposte evasive o improbabili per spiegare quanto sopra Esprimere un certo livello di rabbia contro se stessi e le proprie caratteristiche fisiche Ricorso a farmaci ansiolitici o antidepressivi Diverse segnalazioni di disagio all’interno di una comunità
Questi segnali possono essere rilevati da più adulti all’interno della comunità, insegnanti, genitori, allenatori, autisti, amministratori comunali, educatori, ecc. e solo attraverso un’analisi attenta dei diversi fattori riscontrati è possibile capire se si è in presenza o meno del fenomeno del bullismo.
COSA SI PUÒ FARE PER CONTRASTARLO? Il bullismo è un fenomeno così complesso che per poterlo contrastare e prevenire in modo efficace è necessario un intervento di rete che veda coinvolti tutti gli adulti, importanti punti di riferimento per i ragazzi: genitori, insegnanti, allenatori, amministratori, ecc. Il primo intervento da fare è quello far sì che tutti conoscano il fenomeno nelle sue dinamiche costitutive in modo da poterlo riconoscere e, quindi, attivare tutti gli interventi necessari per contrastarlo. Il secondo intervento da fare è creare le condizioni affinché gli adulti di riferimento per i minori abbiano fiducia gli uni degli altri in modo tale da allearsi e unirsi in questa lotta importante contro ogni forma di prevaricazione che può portare le vittime al disagio psicologico e i bulli alla devianza. Il terzo intervento fondamentale è dare un segnale chiaro sul fatto che il bullismo non è accettato nella propria comunità e, quindi, diventa importante attivarsi ognuno nella propria realtà affinché passi tale messaggio a bambini e ragazzi. Di seguito alcuni suggerimento utili. Per la famiglia Avere chiara la differenza tra aggressività e bullismo, scherzi e prepotenze, antipatia e vittimizzazione Non pensare di poter risolvere il problema da soli, affrontando ad esempio direttamente i bulli Insegnare a saper esprimere la propria rabbia in modo costruttivo e con maturità
Insegnare a identificarsi con gli altri e capire le conseguenze dei propri comportamenti; Chiedere ad un figlio bullo di parlarvi con chiarezza di cosa è successo e di cosa ha fatto lui Chiedere se sa perché si comporta da bullo e cosa lo potrebbe aiutare a smettere Rassicurarlo che lo amate anche se non vi piace il suo comportamento e che lo aiuterete a cambiare Stabilire un premio per ogni miglioramento che fa Avvisarlo che alcuni bambini potrebbero provocarlo per fargli fare il bullo così come faceva prima e che quindi deve trovare un modo per resistere a tale richiesta Aiutarlo ad esprimere i propri bisogni in modo assertivo, cioè senza aggressività Se vittima rassicurarli sul fatto che non c’è nulla in lui che non va e che quello che sta succedendo non è colpa sua Chiedere un colloquio con le insegnanti o con il Dirigente per confrontarsi sui fatti e sulle proprie percezioni per poi condividere insieme una strategia di intervento, ognuno per il proprio ruolo che riveste Per la scuola: Favorire un clima scolastico positivo, improntato sui valori della collaborazione e del rispetto. Se bulli dare un segnale chiaro che il bullismo non è accettato a scuola e che vi sono conseguenza per le azioni che compiono Se vittime rassicurarli sul fatto che non c’è nulla in loro che non vada e che quello che sta succedendo non è colpa loro
Intervenire sui bambini che assumono il ruolo di “pubblico” affinché prendano una posizione chiara contro i bulli e a favore delle vittime Tenere aperto il dialogo con la famiglia per confrontarsi sui fatti e sulle proprie percezioni per poi condividere insieme una strategia di intervento, ognuno per il proprio ruolo che riveste Utilizzare strategie condivise a livello dei scuola nel suo complesso Per le amministrazioni comunali: Conoscere il fenomeno riconoscendone i segnali Favorire la creazione di un intervento di rete all’interno della Comunità Per la comunità nel suo complesso: Riflettere sul ruolo che, in qualità di adulti, di può rivestire nella lotta e prevenzione del fenomeno Attivarsi in maniera coordinata con le principali agenzie educative del territorio per la lotta e prevenzione del fenomeno