Natà lia e il risveglio del sole d’inverno
Venne un freddo inverno e sul manto nevoso in un piccolo boschetto nel cuore delle Dolomiti, si posò uno strano sasso nero e fumante. 1
Gli animali fuggirono impauriti, ma arrivò un piccolo ermellino coraggioso che sperava fosse caduta dal cielo una calda ghianda pronta da gustare. L'oggetto misterioso si mosse evitando di essere addentato dal curioso mustelide, che ora immobile stava a guardare con la speranza di aver davanti una buona merenda. Il sole pareva essersi fermato, ma nuova luce si fece largo dalle fessure di quella pietra stellare. Ne uscì una fata che allegra e vivacemente frastornata illuminava ogni albero addormentato, ogni creatura attorno a lei. E d'improvviso tra balli e volteggi, ella si trovò attorniata da molti spettatori. Finalmente si fermò e si mise seduta sopra al guscio che prima l'aveva custodita, e disse: - Buongiorno a tutti! Che avete da guardare? Non avete mai visto sorgere il sole o nascere una stella? - la creatura non sapeva aspettare, e volando di qua e di là si presentò lasciando cadere dietro sé una strana polvere scintillante, sembrava la coda di una stella cometa... - mi chiamo Natàlia! Vengo dal Regno delle Fate a portare nuova luce e vita, è ora di destarsi dal torpore, presto giungerà la primavera e c'è molto da fare, Madre natura si sta per risvegliare! Forza ora tutti pronti a lavorare! – Gli abitanti della selva attenti e silenziosi non replicarono a nulla, mettendosi all’opera. Fu così che il giorno di Natale dopo il solstizio d'inverno, per lunghi anni venne Natàlia e a poco a poco da brulli, i verdi pendii e le valli si trasformarono in giardini rigogliosi e vivaci. Poi la mano dell'uomo fece quasi svanire gli animali, e le fate consumavano fino all'ultima pagliuzza di coda di stella, ma non bastava per riordinare i boschi, che invece impetuosi ingoiavano ogni fiore. L'unione eleva i risultati alla massima potenza, il duro impegno di pochi non è mai abbastanza… Le stagioni cambiarono, non si riconosceva più neppure la primavera, faceva freddo per periodi sempre più lunghi. Natàlia arrivò un’altra volta in quella che ormai somigliava più ad una foresta fitta e scura. La fata era sempre più stanca, ma ripeté la magia. Nessuno l'aiutava, ma che Natale sarebbe stato altrimenti?! Giunta la notte si mise a riposare un po', faceva molto freddo e solo il sasso stellare riparava la piccola creatura, la quale cadde in un sonno profondo. I giorni scorrevano e la fata dormiva o forse no… Intanto la piccola Diana, una bimbetta che abitava in un villaggio non lontano, supplicò la mamma di portarla a cercare bucaneve sotto i lunghi abeti. Desiderava fare un bel regalo alla cara nonna. Impaziente ed infreddolita Diana saltellava, in cerca dei fiori, finché cadde e si sbucciò il ginocchio contro il duro sasso nero, lì perse qualche goccia del suo giovane sangue che forse non a caso scaldò la fata… La nostra esploratrice aveva urtato accidentalmente il rifugio di Natàlia e
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le aveva ridato forza al pari della sua polvere stellare, che la ricoprì come fosse generata proprio da quel lieve incidente. Solo i bambini vedono le fate… Diana gioiosamente corse a raccontare tutto alla mamma, che da adulta aveva scordato la magia della natura. La bimba trovò moltissimi bucaneve comparsi dal nulla, e mentre componeva il suo bouquet, zitta ascoltava le parole di Natàlia mentre le spiegava quanto importante fosse stato il suo gesto, e che per ringraziarla le avrebbe fatto trovare ogni anno un tappeto di bucaneve da regalare a chi vuole bene. Diana e Natàlia strinsero una forte amicizia, e insieme riuscirono per molti inverni a rinnovare la magia della rinascita, realizzando così il vero significato del Natale. Da grande Diana divenne una biologa di grande fama, abbracciò la scienza senza dimenticare che a volte si deve credere oltre ai numeri, all’intuito… e non smettere mai di saper sognare a volte anche ad occhi aperti…
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