AttivaMente Giugno 09

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La crisi economica sta mettendo a dura prova la tenuta del sistema economico nazionale. A pagarne maggiormente i costi sono i soggetti più deboli e meno tutelati dal sistema di welfare: i giovani disoccupati, i precari, le donne. Soprattutto nel Mezzogiorno. Ragionare intorno alle prospettive occupazionali di queste categorie vuol dire capire quali sono le con-

Il tema ambientale rappresenta la sfida sociale e politica cruciale della nostra generazione. Pur non esaurendo completamente il vasto panorama dei campi di intervento per chi ha a cuore le sorti della realtà in cui vive, la grande questione ambientale rappresenta probabilmente lo sfondo sotteso ad ognuno di essi. In quest’ottica una politica per la salvaguardia dell’ambiente, una politica per lo sviluppo economico, una per la salute, una per la cultura e la crescita si intrecciano in un'unica prospettiva tesa al miglioramento della qualità della vita della gente. (…) SEGUE A PAG. 3

Il vuoto si può definire come la speranza delusa della possibilità di reperire un senso alla nostra vita. Il vuoto parte dall’indifferenza di fronte alla gerarchia dei valori, è un sentimento di noia costante ed è vivere senza poesia. Il vuoto che si percepisce dentro di noi ci rende impossibile comunicare con gli altri, infatti talvolta questo si manifesta con il silenzio, non si riesce a trovare tutte le parole per spiegarlo, lo si nasconde dietro una maschera e si cerca di riempirlo inutilmente di musica assordante. (…) SEGUE A PAG. 7

dizioni di sviluppo del territorio, e che tipo di interventi vengono implementati dagli Enti preposti al governo dei processi economici. Ogni crisi va immaginata come un punto di saturazione dell’economia, laddove le contraddizioni e le distorsioni presenti emergono in maniera evidente. (…) SEGUE A PAG. 2

Cosa è in sostanza un referendum? È il più importante istituto di democrazia diretta del quale il popolo italiano dispone, è quello che offre la possibilità di esprimere il proprio parere politico senza la mediazione del governo! Il che dovrebbe essere il minimo in uno stato in cui il primo articolo della costituzione, quindi della legge fondamentale, recita nel 2° comma: “la sovranità appartiene al popolo”. (…) SEGUE A PAG. 6

Le politiche sociali nella nostra Regione sono regolate dalla legge n. 19 del 10 Luglio 2006 “Disciplina del sistema integrato dei servizi sociali per la dignità ed il benessere delle donne e degli uomini di Puglia”. Per discutere, quindi, di tutto quello che concerne il nostro sistema di welfare regionale e locale, non si può non partire dalle finalità che questa legge si propone, che sono, tra le altre, quella di garantire alle persone, alle famiglie ed ai nuclei di persone, la qualità della vita, le pari opportunità ed i diritti di cittadinanza, operando in maniera tale da elia PAGINA 4 e 5 minare o ridurre gli ostacoli della piena inclusione sociale. (…) SEGUE A PAG. 6

INTERVISTA DOPPIA

Martedì 12 maggio 2009 si è tenuta presso la libreria “Iman” la presentazione del libro “Il Gramsci di Turi” di Massimo Giusto e Ferdinando Dubla, a cura del Preside Vincenzo Monaco e della Professoressa Carla Gallo. (…) SEGUE A PAG. 8 Foglio non periodico a distribuzione gratuita e diffusione interna


[...] Il quadro della provincia di Taranto fino al 2007 ci consegnava una provincia relativamente in salute, secondo gli indici più comuni: secondo l’Istituto Tagliacarne, fra il 2001 ed il 2008 il PIL pro capite della provincia di Taranto è aumentato del 4,6%; incremento che non ha avuto eguali in ambito regionale (+3,0%), superiore in misura rilevante anche al dato dell’intero Mezzogiorno (+3,7%) e nazionale (+3,3%). I dati sul valore aggiunto, che indica la quantità di nuova ricchezza prodotta dai vari settori, ci dimostrano come i settori trainanti dell’economia provinciale siano quelli delle costruzioni e dell’industria pesante. Un dato ovvio, supportato dai numeri, che chiarisce le ragioni per cui la crisi che si è abbattuta in maniera fortissima nella filiera dell’acciaio e dei suoi impieghi, nonché nelle costruzioni, abbia trascinato con sé l’intera economia locale. A tutto questo si deve aggiungere la crisi ormai strutturale che vessa il settore agricolo (-13,9% la caduta del valore aggiunto a prezzi correnti tra il 2006 ed il 2007). Capire l’incidenza dei settori tradizionali (fortemente in crisi) nell’economia locale è fondamentale per cogliere appieno la necessità di innovare, di diversificare l’offerta e le prospettive che il territorio può offrire ai giovani ma non solo ad essi. Basti pensare che il settore metalmeccanico rappresenta per la nostra provincia ben l’88,4% del totale sulle esportazioni (2008) le quali dal 2007 al 2008 sono calate del 3,7%, a differenza di quanto avviene nell’intera regione Puglia (+2,1%). Guardando invece all’import, che è cresciuto 26,8%, mentre in Puglia la crescita è stata del 10%, il settore metalmeccanico pesa per il 40,2%; di questa percentuale una quota rilevantissima è costituita dalle materie prime dell’industria pesante. I beni a basso contenuto tecnologico commercializzati nella provincia di Taranto, dal 2007 al 2008, sono aumentati dal 75,7% al 83,7%; a tutto questo si aggiunge che le imprese tarantine detengono tra i più bassi numeri di brevetti depositati negli ultimi anni, i più bassi numeri di marchi, e tra le più minori domande di invenzione. Per completare il quadro la mortalità di imprese tra il 2007 ed il 2008 è cresciuta del 6,5% (meno di altre province pugliesi),

ma le tipologie di imprese più colpite sono le PMI e le imprese individuali agricole e dell’industria in senso stretto. La struttura produttiva della nostra provincia è vecchia, basata prevalentemente su settori tradizionali molto più sensibili a patire le criticità della recessione. Secondo la Camera di Commercio di Taranto nel 2009 solo il 22,4% delle imprese prevede di incrementare le assunzioni. Lo scenario appare desolante. Appare ancora più grave se consideriamo le difficoltà e la lentezza con cui si procede negli interventi che possono rilanciare le prospettive del territorio. Da anni si sente parlare del porto di Taranto come chiave di volta per il decollo dell’economia della nostra provincia. Tutto però appare ancora fermo, da risultare quasi una canonica banalità da rispolverare in ogni campagna elettorale Due questioni fondamentali: la bonifica dell’area industriale di Taranto e i dragaggi al Porto. Oggi è impossibile insediare una qualunque impresa nell’area industriale di Taranto se non si procede alla previa bonifica del territorio inquinato, con un costo fisso insostenibile per qualunque tipo di investimento. Questa zavorra sarebbe stata alleviata dall’utilizzo delle risorse previste per la bonifica dei siti di interesse nazionali (inquinati) che sarebbero dovute ammontare a 3.009 milioni di euro, fondo FAS. Il governo però ha pensato bene di stralciare Taranto e Brindisi dagli interventi prioritari, prosciugando nel frattempo il fondo FAS (decennale), e utilizzando la spesa in conto capitale per il sud in interventi che ha ritenuto più utili allo sviluppo, tipo: taglio dell’ICI per i ricchi, fondo per gli ammortizzatori sociali, copertura delle spese di Trenitalia e Tirrenia, ricostruzione delle zone terremotate in Abruzzo, rottamazione dei frigoriferi, spese per il G8 in Sardegna, pagamento delle multe per l’eccedenza delle quote latte degli allevatori del Nord, appianare i deficit dei comuni di Roma e Catania. Primo ostacolo allo sviluppo. Secondo: gli immani ritardi che ancora si registrano sul fronte dei dragaggi

per abbassare i fondali del porto di Taranto e consentire alle navi container di ultima generazione di poter attraccare. La situazione è in fase di stallo per via del blocco delle caratterizzazione dei fanghi da dragare dai fondali, e valutarne la destinazione e l’impatto ambientale. In assenza di questi fondamentali interventi infrastrutturali è difficile immaginare un vero decollo generale del tessuto economico del nostro territorio. Anche gli interventi del Piano Strategico di Area Vasta e la zona franca urbana a Taranto rischiano di svuotarsi di contenuto, e perdere di incisività. Le alternative? Puntare sulla valorizzazione del turismo di nicchia, sulla valorizzazione delle produzioni agroalimentari, sui servizi e sulla terziarizzazione mediante un impulso notevole dell’autoimprenditorialità, soprattutto per i giovani che volessero sfruttare le notevoli risorse che la Regione Puglia mette a disposizione per stimolare la creazione di “nuovi lavori”. Potrebbe essere una possibilità, ma in assenza di prospettive stabili e durature di sviluppo c’è il serio rischio che scommesse di questo tipo rischino di diventare sporadiche espressione di successo, avulse da un quadro generale di prosperità. Occorre riprendere le vecchie lezioni dello sviluppo concertato: il pubblico, nei suoi vari livelli di governo, e gli attori privati. Modulare la spesa, gli interventi, le forme di fiscalità di vantaggio, affinché ciascuno possa recitare il proprio ruolo virtuoso per programmare coerentemente le prospettive generali del territorio. Giuseppe Fontana


[…] Una politica riformista e protesa verso la tutela del bene comune deve sentirsi pronta ad offrire un progetto di rinnovamento della società piegata non da diritti e da interessi contrapposti, ma migliorata da un’unica sintesi indirizzata verso un benessere diffuso, equo, giusto. Un diritto al bene comune ed al futuro che passa inevitabilmente attraverso la tutela e la salvaguardia dell’ambiente, dell’aria, delle acque. Un territorio che è esso stesso una grande opportunità di sviluppo economico, senza tuttavia sacrificare alle logiche del carbone e dell’acciaio l’intangibilità del diritto alla vita. Qualsiasi progetto di sviluppo umano che prevede la contrapposizione di diritti inalienabili, ed è disposto a trascurare l’ambiente in nome di logiche economicistiche, non solo è antistorico, ma rappresenta un inciampo verso il progresso della civiltà. Una civiltà dell’inclusione e delle opportunità. Taranto vive la sua più grande ingiustizia nel dover suscitare nell’immaginario comune l’immediata associazione ideale con gli altiforni, le esalazioni, i morti sul lavoro, la diossina e l’intorpidimento acquifero. La nostra politica serve innanzitutto a far capire che Taranto, e la sua provincia, sono molto più di questo. Puntiamo ad un modello di sviluppo pulito e innovativo. La scottante tematica dell’ILVA non esaurisce il problema di un’area industriale che spesso ha tenuto in ostaggio le possibilità di crescita di una comunità molto vasta. Senza indulgere nelle poco realistiche previsioni di una dismissione della attuale realtà industriale, riteniamo, noi riformisti, che sia indispensabile un radicale intervento di politica industriale per consentire alle imprese di perseguire le loro legittime ed importanti logiche di profitto, ma al contempo di consentire al territorio di sperimentare degnamente nuovi canali di crescita legati al turismo, alla cultura, alla valorizzazione del patrimonio. È indispensabile rimuovere quelle condizioni di sudditanza della città e della provincia che consentono la perpetuazione di quel “ricatto occupazionale” che, di fatto, mette al riparo le imprese dall’assunzione di responsabilità circa l’integrità del territorio. La politica e le istituzioni, in questo senso, devono recitare un ruolo importante di persuasione nei confronti del mondo industriale, e sancire con esso un patto di salvaguardia e sviluppo. Un territorio ricco e variegato deve necessariamente puntare su una molteplicità di risorse per crescere. La strategicità geografica e le brevi distanze che collegano la città di Taranto ad altri territori della regione a forte richiamo turistico rappresentano la chiave per sostenere processi di crescita duraturi, solidi ed efficaci, in quanto non legherebbero le sorti di centinaia di migliaia di famiglie alle fortune finanziarie di un unico settore industriale e dell’indotto presente. Queste opportunità consentirebbero di liberare l’industria pesante dal monopolizzare le aspettative dei lavoratori, e a questi ultimi di poter guardare alla fabbrica solo come una possibilità tra tante, non come a quel “paradiso” che tuttora resta il principale imputato nell’anomala percentuale di incidenza di tumori nella nostra provincia. A questo proposito salutiamo con evidente soddisfazione l’attenzione della Giunta Regionale che, mitigando gli effetti di una blanda normativa italiana, ha finalmente introdotto una legge che limita notevolmente le emissioni di diossina. Ora sono estremamente fondamentali azioni forti di bonifica e di tutela ambientale, per rendere il nostro territorio appetibile, funzionale ad accogliere investimenti in settori alternativi che sfruttino la portualità, le reti di comunicazione che vanno necessariamente rafforzate ed estese, un litorale invidiabile che resta largamente sotto-utilizzato e privo delle necessarie infrastrutture che possano far decollare un potenziale ancora inespresso. La Puglia, la sua storia, e la sua posizione nel mediterraneo rappresentano una piattaforma naturale per gli scambi commerciali, culturali, e di esperienze che se supportata da interventi oculati e mirati può davvero elevare il nostro territorio ad essere uno dei centri strategici negli scenari politici ed economici europei e non solo. In questa duplice ottica di tutela paesaggistica e spendibilità economica, è opportuno valorizzare con interventi cospicui le

riserve naturali e le aree protette che, oltre a preservare l’integrità fisica del territorio, possono offrire un’ottima opportunità economica legata al crescente fenomeno del turismo culturale di nicchia, alla promozione dei prodotti enogastronomici. Questo consente d’altro canto di procedere ad una cura più efficace del territorio, alla valorizzazione delle culture locali di appartenenza e delle tradizioni proprie di ciascun comune, nonché ad inserire in un logica imprenditoriale sana la galassia delle piccole aziende agricole e zootecniche che in questi anni stanno conoscendo una crisi senza precedenti. Promuovere forme consortili legate ad un marchio di indicazione geografica riconosciuto permetterebbe a queste aziende di fungere da volano di sviluppo economico, nonché frenerebbe quel fenomeno di spopolamento delle campagne che genera incuria, ed espone il territorio alla piaga degli incendi e della speculazione urbanistica. L’ambiente come una risorsa da preservare impone una riflessione seria circa la gestione e lo smaltimento dei rifiuti che anche in Puglia rischia di trasformarsi in un’emergenza. Diversi studi hanno dimostrato che la politica dei termovalorizzatori è controproducente da un punto di vista economico, ma soprattutto dal punto di vista delle emissioni. Tuttavia la costruzione di discariche e inceneritori rappresenta la soluzione immediata ad un problema che rischia di collassare sulla comunità, laddove nel tempo non si è profuso il dovuto impegno nell’implementazione dell’unica forma di smaltimento dei rifiuti in grado di eliminare alla radice il problema: la raccolta differenziata. In media i comuni dei vari ATO in cui è suddiviso il territorio regionale conoscono percentuali di raccolta differenziata oscillanti intorno al 10%; per i comuni nelle cui vicinanze sono presenti delle discariche, queste percentuali crollano vigorosamente. La gestione delle discariche, oltre ad essere una ferita nell’integrità fisica e nella salubrità dell’aria respirabile, è anche un affare dalle tinte poco chiare. Per questa ragione è indispensabile un controllo stringente sul ciclo dei rifiuti che, nonostante gli investimenti ingenti sulla raccolta differenziata, ancora non raggiunge quelle percentuali imponenti che sono previste dalla legge e che rappresentano un vanto per diverse regioni del centro-nord. Compito di un’organizzazione giovanile è la sensibilizzazione e l’educazione per una nuova cultura ambientale; compito delle istituzione predisporre gli strumenti e le strutture che non neutralizzino gli sforzi compiuti in questa campagna di sensibilizzazione. La questione ambientale è indissolubilmente legata anche al tema della produzione energetica. L’energia è uno dei pilastri su cui si muovono i destini dell’economia del mondo e gli interessi geopolitici. La dipendenza dalle fonti fossili e dal metano importati dall’estero resta uno dei gap che il nostro paese paga sul terreno dello sviluppo e del rilancio economico. Riteniamo, a tal proposito, del tutto improponibile la scelta strategica compiuta dal governo di puntare sull’energia nucleare sia per ragioni di sicurezza, sia per l’irrisolta questione delle scorie, sia per non convenienza economica di investimenti dai risultati non godibili in tempi relativamente brevi. Riteniamo che la strada da percorrere sia un tragitto che guardi avanti, che punti all’introduzione di tecnologie che sfruttino le potenzialità inesauribili del fotovoltaico e dell’eolico. La nostra regione è tra quelle che maggiormente stanno investendo nell’energia pulita e nelle fonti rinnovabili. Riteniamo che si debba procedere lungo questa rotta, rendendo questi investimenti economicamente accessibili al maggior numero di utenti. Per questo l’ambiente non è solo un’emergenza, ma è l’opportunità per superare la crisi economica mondiale in atto. È la strada che hanno già intrapreso i più importanti paesi europei, è la via che indica per il futuro il nuovo presidente degli Stati Uniti, mentre l’Italia rischia di rimanere ai blocchi di partenza per quella che si annuncia come la più importante competizione economica dei prossimi anni.

Giovani Democratici - Taranto


La crisi economica che il mondo intero sta attraversando coinvolge le imprese e i lavoratori in modo differente legandole sempre più a doppio filo. Per questo abbiamo messo a confronto, in un intervista doppia, i rappresentanti locali di due forze sociali: Antonio Lenoci, Presidente di Confiundustria, e Franco Indice, Segretario della CGIL. Che cos’è la Confindustria/CGIL e cosa fa? LENOCI: Confindustria è la Confederazione generale dell’Industria Italiana dove aderiscono piccole, medie e grandi imprese. Si può sinteticamente definire come il “sindacato degli imprenditori”, in quanto tutta la sua attività è rivolta alla tutela dell’impresa e dell’imprenditore. INDICE: La CGIL è la più grande organizzazione sindacale dei lavoratori italiani dipendenti, pubblici e privati; unisce tutte le organizzazioni di categoria, racchiude e rappresenta anche il mondo del precariato, dei disoccupati organizzati e degli immigrati comunitari ed extracomunitari. Contratta con i datori di lavoro su salari, sicurezza, politiche industriali di investimento e di sviluppo, difende i diritti e le conquiste già patrimonio del mondo del lavoro e si batte per il raggiungimento di nuove conquiste e per l’estensione dei diritti fondamentali anche alle fasce non tutelate. Stiamo affrontando una crisi finanziaria che sta colpendo anche il mondo reale. Quali sono le condizioni delle imprese e dei lavoratori? Qual è la situazione a Massafra? LENOCI: La crisi economico-finanziaria in atto non trova riscontro nel recente passato ed ha una portata di carattere mondiale pressoché generalizzata e davvero devastante. Il nostro Paese, la nostra Regione, la nostra Provincia non sfuggono a questo stato di cose con l’aggravante, per la provincia jonica e quindi per Massafra, di essere un territorio in grande sofferenza già da molti anni. Numerose imprese hanno chiuso i battenti e quelle rimaste lottano per la sopravvivenza in attesa di un futuro meno drammatico. Massiccio è il ricorso alla Cassa Integrazione in tutte le sue forme. INDICE: La grave crisi finanziaria internazionale ha ormai da diverso tempo colpito anche e soprattutto l’economia reale mettendo in difficoltà le grandi aziende (mancanza di commesse e ampio ricorso alla cassa integrazione), ma soprattutto le piccole aziende, che sono le più deboli anche dal punto di vista finanziario, e che continuano, numerose, a chiudere le loro attività e a licenziare i propri dipendenti, spesso non coperti da alcun tipo di ammortizzatore sociale. Cresce quindi la disoccupazione, diminuiscono i consumi e una fascia sempre più numerosa di popolazione si avvicina sempre più alla soglia di rischio povertà. A Massafra la situazione non è diversa dal resto del paese; si rischia di veder scomparire numerose piccole attività commerciali e le piccolissime, ma preziose e altamente professionali, aziende massafresi che vivono dell’indotto della grande fabbrica e di commesse provenienti anche dall’esterno del nostro territorio. Le nostre aziende più grandi e più competitive si indebitano anche per cercare di mantenere gli attuali livelli di occupazione, ma sicuramente nei prossimi mesi saranno anche esse costrette, quelle che ne hanno i requisiti, a ricorrere alla cassa integrazione e alla estromissione di personale e professionalità esterne, che utilizzavano nei periodi di piena produttività. I cantieri edili, poi, sono quasi fermi perché le case non si vendono per mancanza di liquidità ad acquistare. Il mondo dell’agricoltura, già duramente colpito dalle calamità naturali, viene investito ulteriormente dalla crisi di consumo dei prodotti e da conseguenti difficoltà finanziarie generando, a cascata, nuova e diffusa disoccupazione. Quali sono le proposte della Confindustria/CGIL per uscire dalla crisi e soprattutto cosa fa per aiutare i più giovani che la stanno subendo più pesantemente? LENOCI: Per uscire dalla crisi non bisogna aspettare passivamente che avvengano miracoli, ma adoperarsi attivamente utilizzando le risorse che il nostro territorio mette a disposizione, non quelle che si sognano ma che ancora non sono disponibili. Agricoltura, turismo, pesca, siderurgia,

logistica, tessile, alimentare: questi comparti sono realtà del nostro territorio e su di loro occorre puntare e valorizzare al massimo tutto per una inversione di rotta. Per i giovani, Confindustria ha siglato protocolli d’intesa con Scuola e Università ed è costantemente impegnata, attraverso i suoi organismi a ciò deputati, nella formazione di figure professionali per il successivo inserimento nel mondo del lavoro . INDICE: La CGIL aveva già da tempo denunciato le pesanti conseguenze occupazionali che la crisi avrebbe prodotto, non solo per chi un lavoro già c’è l’ha e comincia a perderlo, ma soprattutto per chi un lavoro non lo aveva mai avuto, cioè i giovani. Per questi, soprattutto la CGIL, proponeva e propone un assegno di mantenimento al percorso formativo (studio o formazione professionale), un incentivo alle aziende che assumono giovani o trasformano contratti precari in contratti a tempo indeterminato, un finanziamento ai giovani che insieme promuovono nuove imprese; soprattutto, però, fondi per la ricerca e per le innovazioni tecnologiche, in cui l’Italia è indietro a molti altri paesi dell’Unione Europea. Quale è la sua opinione sul precariato? È davvero così indispensabile per le Aziende? LENOCI: Il precariato, come dice la parola stessa, è qualcosa di temporaneo, di contingente e quindi non rappresenta una soluzione definitiva. C’è da dire, però, che allo stato costituisce un’ancora di salvezza ed una soluzione, sia pure momentanea, alla incalzante perdita di posti di lavoro. Nell’attuale fase di sopravvivenza ha la sua utilità per le aziende . INDICE: La flessibilità del lavoro o dei lavori, che nasceva da un’esigenza di nuove e più variegate competenze e professionalità da utilizzare con modi e tempi concordati e contrattati fra le parti sociali (impresa-sindacato), ha finito con l’essere inteso sempre più come precariato soprattutto da parte delle aziende. È questo un modo distorto e sbagliato di utilizzare il lavoro flessibile, perché il precariato finisce, a mio parere, per nuocere al lavoratore (mancanza di prospettive e progettualità individuali) e alla stessa azienda (non poter contare su esperienze, conoscenze e professionalità stabili) e dunque flessibilità si. Precariato no. Un altro grosso problema è il ritorno ad una grande migrazione verso il Nord. Cosa si può fare per rilanciare il Mezzogiorno? Quali sono le possibili soluzioni per aumentare i posti di lavoro? LENOCI: Non sempre trasferirsi al Nord risolve i problemi: alla migrazione spesso segue il ritorno al proprio territorio. Il rilancio del Mezzogiorno è problema vecchio e non ancora risolto per colpe che riguardano un pò tutti: i politici, le istituzioni, gli stessi imprenditori, le varie parti sociali. La politica del puro assistenzialismo oggi non è più praticabile e occorre un salto di mentalità che faccia capire che certe abitudini, certe istanze, certe tradizioni non sono più percorribili. Ciascuno deve essere attore della propria esistenza, deve rischiare in proprio e puntare sulle risorse esistenti nel territorio come detto in precedenza. L’aumento dei posti di lavoro è dunque legato ad un nuovo modo di fare politica e ad un altrettanto nuovo modo di fare l’imprenditore. Il rilancio siamo noi, dobbiamo credere in noi stessi e nelle nostre capacità. INDICE: È vero, da qualche tempo si è ripresentato un fenomeno che ha caratterizzato il nostro paese soprattutto dopo la fine della 2ª guerra mondiale e che si era arrestato negli anni 60/70: la migrazione verso il Nord. Questa volta il fenomeno è ancora più preoccupante perché oggi interessa soprattutto i giovani e fra essi quello con un titolo di studio più elevato (diplomati e laureati). Le migliori intelligenze partono depauperando il sud di quelle conoscenze e capacità che invece devono essere il volano di uno sviluppo innovativo, più qualificato e avanzato del nostro Mezzogiorno. Tale fenomeno si arresta solo riaffermando il ruolo centrale e strategico della questione meridionale, che veda questa parte del Paese come una risorsa necessaria e indispensabile per lo sviluppo unitario del sistema Italia. Se i fondi del Sud si spendono nel Sud (per es. i fondi FAS) creando infrastrutture, progettando ricerche, sviluppando fonti energetiche alternative, investendo in innovazioni tecnologiche e in


formazione professionale, allora questa parte del Paese può riparti- avviata da anni da Confindustria riguardi proprio il rapporto Scuola/ re, creando possibilità di nuova occupazione e svolgendo il suo Impresa in un’ottica di continua e sempre più ricorrente interazione ruolo positivo per l’interno territorio nazionale. per preparare figure professionali preparate e diversificate. INDICE: Come già detto precedentemente sviluppo-innovazioneQualche mese fa è stata approvata la legge antidiossina dalla ricerca-formazione devono essere le risorse essenziali nel futuro Regione Puglia. Quali sono gli effetti sul mondo delle imprese immediato. La scuola e l’università sono le gambe necessarie di e del lavoro? questo progetto, ma devono essere messe nelle condizioni, attraLENOCI: La salute del cittadino è un bene così prezioso che non verso finanziamenti e strutture adeguate, di poter penare con compuò essere messo in discussione e merita la massima cautela. Il petenza e qualità in Europa e nel resto del mondo. Il Governo, mi rispetto e la salvaguardia dell’ambiente sono atti dovuti e come tali sembra, non dà grande importanza a questo progetto, anzi taglia non possono subire limitazioni ed eccezioni. Altrettanto meritevoli di fondi alle scuole e alle università pubbliche disegnando un futuro salvaguardia e tutela sono però sia le attività imprenditoriali che il sempre più povero di prospettive per i nostri giovani e per l’intero mantenimento dei livelli occupazionali. In altre realtà industriali simili paese. alla nostra, cito ad esempio l’Austria, dove l’acciaieria è adiacente Sono oramai imminenti le elezioni Provinciali ed Europee. alla città, i problemi legati alle immissioni nell’aria sono stati totalmente risolti, non vedo perché ciò non possa avvenire anche nella Qual è la proposta che la Confindustria/CGIL di Massafra avanzerebbe sia alla Provincia che all’Europa per rivalutare il nostro nostra città. INDICE: Nei mesi scorsi la Regione Puglia ha avuto il coraggio di territorio? emanare una legge innovativa e avanzata che mette fine ad un uso LENOCI: Le caratteristiche del territorio jonico a mio avviso si incentrano, in sintesi, su tre grandi direttrici: 1)la predissennato del territorio. Abbassare gli indici di emissenza di un importante polo industriale che va sostesione di diossina e imporla alla grande industria (vedi nuto, rafforzato ed ampliato (oltre alla siderurgia, ILVA) attraverso una legge che si discosta dalla legvanno rilanciate la navalmeccanica, la cantieristica, ge nazionale è stato un giusto risultato reso possibile la portualità); 2)l’indubbia vocazione agro-alimentare anche dal ruolo positivo svolto dal sindacato, da molche, se adeguatamente promossa ed incentivata in te associazioni (soprattutto associazioni ambientaliItalia ed all’estero, può rappresentare una importante ste), da parecchi amministratori sensibili al problema, risorsa di sviluppo e di crescita; 3)l’altrettanto indubda alcuni imprenditori illuminati e anche da qualche bia vocazione turistica, considerate le bellezze e le politico locale che è all’opposizione nel consiglio testimonianze storiche, paesaggistiche e culturali di regionale. Ciò dimostra che se un problema è giusto cui la Provincia di Taranto è ricca. Il Comparto del e sentito e se intorno ad esso si fa squadra, i risultati Turismo può diventare la chiave di volta per rilanciare si possono raggiungere. Gli effetti di questa legge in maniera soddisfacente l’intera economia provinciasaranno, a mio giudizio, sicuramente positivi per le le e creare nuova occupazione. I nostri rappresentanaziende, per il mondo del lavoro e per l’intero territoti politici, in qualunque contesto operino, hanno il rio in termini di utilizzo di nuove e più avanzate tecdovere di porre in essere ogni azione di rilancio e di nologie, di ambiente di lavoro più salubre e sicuro, di sviluppo nei settori sopra indicati . vivibilità e miglioramento dell’ambiente e quindi di una più alta qualità della vita. Si può cominciare a parlare concreta- INDICE: Europa, Mezzogiorno, Enti locali (nel caso nostro, la Promente di uno sviluppo ecocompatibile; non è necessario, cioè, ab- vincia) sono gli assi portanti per progettare il futuro anche del nostro battere le industrie per vivere meglio, anche perché non c’è lo pos- territorio. Alla Provincia chiederei di continuare ad impegnarsi nel siamo permettere. Basta utilizzare nuove tecnologie, regole certe e quotidiano per una buona amministrazione partecipata e condivisa, ma l’obiettivo strategico che bisogna colpire è quello del porto di controllo continuo sul rispetto delle regole. Taranto e della sua portualità, che interessa il territorio di Massafra In questi giorni sentiamo parlare di nuovi regolamenti sulla per centinaia di ettari. L’ambiente, il turismo e la formazione sono gli sicurezza sui posti di lavoro, tra cui una diminuzione delle mulaltri campi che devono essere all’attenzione della nostra provincia. te alle aziende in caso di incidenti. Come valuta questa norma All’Europa si chiede di finanziare progetti e infrastrutture importanti e cosa si dovrebbe fare per risolvere questo problema? di cui il mezzogiorno, la nostra regione e la nostra provincia necesLENOCI: A tutt’oggi l’imprenditore viene ritenuto l’unico responsabisitano. Ambiente e agricoltura, due risorse per la nostra provincia, le allorquando si verificano incidenti di lavoro. Se molte volte ciò è che l’Europa deve privilegiare come risorse fondamentali per tutto il vero, c’è anche da dire che in tante altre circostanze la colpa quanpaese e per noi pugliesi e tarantini. tomeno non è solo la sua. Io credo che la nuova normativa in tema Infine, quale messaggio lancia alle giovani generazioni di di sicurezza debba essere improntata ad un rigoroso e corretto contemperamento degli obblighi sia dell’imprenditore che delle mae- Massafra? stranze, con l’adozione di ogni valido strumento di controllo finaliz- LENOCI: Pur nella difficoltà del momento attuale il mio messaggio zato a prevenire al massimo gli incidenti sul lavoro e con sanzioni non può essere che ottimistico. I giovani sono il futuro delle nostre improntate all’oggettività ed equità. aziende, della nostra economia, del nostro territorio e perciò meritaINDICE: Un solo dato, terrificante, può descrivere bene lo stato no ed hanno diritto alla massima attenzione e considerazione da della sicurezza sui posti di lavoro: 425 i morti sul lavoro dall’inizio parte di tutti, in primis dal mondo imprenditoriale. Sono certo che del 2009; 425.729 infortuni avvenuti nei luoghi di lavoro dall’inizio così sarà perché sarebbe delittuoso non avvalersi di un patrimonio dell’anno a oggi in Italia. Non si sono altre parole per commentare i così importante come quello rappresentato dai giovani. Occorre nuovi regolamenti sulla sicurezza portati avanti dal Governo. Essi stringere i denti e credere in un futuro migliore e più gratificante per mirano ad annullare le responsabilità di aziende e dirigenti, quasi si se stessi e per la propria terra, con la consapevolezza di rappresenvolesse far ricadere le colpe dei morti e infortuni sulla spalle dei tare un’arma vincente nel difficile ma possibile cammino della riprelavoratori. In questi giorni la CGIL ha promosso una petizione contro sa e dello sviluppo sociale ed occupazionale. la modifica del testo unico (D. Lgs 81/80) contro il suo svuotamento INDICE: È sempre impegnativo lanciare messaggi, soprattutto ai chiedendo a parlamentari, regioni, enti locali e a tutti i cittadini di giovani. Ci provo dicendo loro che la vita va sempre vissuta da difendere la salute e la vita di chi lavora. protagonisti in tutti gli ambiti e in ogni momento. Rimotivarsi, Lo sviluppo, l’innovazione, la ricerca e la formazione dei giovani sono sicuramente essenziali per le piccole e medie imprese. Cosa possono fare in tal senso la Scuola e l’Università ? LENOCI: Scuola e Università possono fare molto sia sotto il profilo formativo durante gli anni scolastici ed universitari, sia attraverso forme sempre più ampie di collaborazione e partnership con il mondo delle imprese. Non è un caso che una delle azioni più importanti

partecipare, aggregarsi, progettare, proporre sono le vostre armi più potenti. Non le sprecate, non le lasciate passivamente decadere, non vi richiudete nell’individualismo (un male dei nostri tempi e del nostro paese), siate solidali, fate squadra. In definitiva, siate cittadini e pretendete di costruire il vostro futuro. Auguri. Paolo Tristani


[...] Detto ciò è inspiegabile, o meglio lo è a rigor di logica e non in base a macchinazioni politiche, il perché si tenti di ostacolare l’esercizio di un diritto costituzionale al cittadino. Alcuni partiti di minoranza infatti tentano di “boicottare” il prossimo referendum previsto in modo alquanto subdolo, ovvero giocando sul non raggiungimento del quorum costitutivo minimo per la validità della votazione. La disciplina del referendum (art 75 cost.), infatti, dispone che “la proposta (…) è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi”. Il quorum infatti sarebbe sicuramente raggiunto qualora si fissasse la votazione per la data dell’ “election day” delle europee e delle amministrative previsto il 6-7 giugno 2009. Inoltre, così facendo, sarebbe possibile risparmiare 400 milioni di costi strutturali più le altre spese indirette collegate. Una bella cifra per un paese, come l’Italia, in crisi economica, con un debito pubblico non indifferente e con una regione devastata dal sisma e bisognosa di fondi per ritrovare per lo meno una parvenza di vita decente, cosa che un container non offre! Tuttavia ecco che, creando l’ennesima incongruenza, alcune espressioni politiche decidono di fissarlo per il 21 giugno nella speranza che meno elettori siano disposti a rivotare, in quel giorno, appositamente per l’abrogazione della cosi detta “legge porcata”. Proprio partendo da quest’ultima veniamo ora ai motivi per i quali ciò è stato deciso. Sembra davvero ovvio che se una legge elettorale viene definita “porcata” (come fu fatto a suo

[…] Basterebbero queste poche righe per meglio comprendere quanto sia complesso sia dal punto di vista sociale, oltre che economico, il raggio di azione delle politiche sociali, e per persuadersi del fatto che il sistema del welfare non può più essere letto, semplicisticamente, come lotta alla povertà, legata, in senso classico, alla condizione di indisponibilità di beni essenziali. Per meglio concepire gli interventi nel sistema integrato dei servizi sociali, bisognerebbe pensare l’idea di povertà non solo come inadeguatezza dei mezzi economici di un individuo, ma anche come incapacità, ovvero impossibilità, a raggiungere ciò che si vorrebbe avere per perdita di capacità, per mancanza di risorse e di opportunità. Con questo approccio, ci si rende conto di come fino ad ora la letteratura esistente non riteneva interessate da fenomeni di povertà ed esclusione sociale, fasce di popolazione quali: giovani precari, impiegati pubblici, commercianti e piccoli artigiani in difficoltà. Nella realtà la povertà va intesa come un fenomeno multidimensionale, i cui segni si manifestano in molte dimensioni della vita delle persone, quella lavorativa, nelle relazioni sociali, nelle capacità personali di trasformare le opportunità in risorse. In questo senso la povertà è connessa al contesto

tempo da Calderoli) abbia al suo interno qualcosa di assurdo o comunque, per essere buoni, impreciso. La legge N. 270 del 21 dicembre 2005 infatti definisce un sistema elettorale proporzionale, a coalizione, con premio di maggioranza ed elezione di più parlamentari contemporaneamente in collegi estesi, senza possibilità di indicare preferenze. In sostanza la coalizione che ottiene la percentuale più alta di voti riceve un “premio”, ovvero la concessione del 55% dei seggi alla Camera (un po’ diversa la situazione al Senato che è su scala regionale). L’instabilità del sistema è palese in apparenza agli occhi di tutti, ma c’è chi sostiene “la legge porcata” e sono i partiti di minoranza che oggi, allo stato dei fatti, anche attraverso coalizioni, ottenendo il 4% dei voti nazionali, hanno diritto a seggi alla Camera e con l’ 8% al Senato. Con il referendum si propone l’abrogazione del collegamento tra liste e la possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste, oltre che l’abrogazione delle candidature multiple. Non lasciamo che qualcuno al potere manipoli i nostri diritti, giochi con quelli che sono i numeri per soffocare le effettive esigenze del paese solo per “tirar acqua al proprio mulino”. Il benessere di pochi, di oligarchie ben definite, non rappresenta automaticamente il benessere di una nazione e allora che nessuno ci imbavagli! Diciamo la nostra al referendum e lasciamoci alle spalle questa “legge porcata” !

sociale di riferimento ed ai più generali processi di fragilizzazione e frantumazione della società. Per meglio comprendere la realtà del nostro territorio, è utile evidenziare un dato su tutti; nel Comune di Massafra 1706 abitanti vivono con meno di 8658,58 € all’anno, mentre 2655 con meno di 10390,30 €, rispettivamente il 14,17% ed il 22,04% dell’intera popolazione. Come già si è evinto, tale situazione oltre che produrre una povertà economica, nel senso di assenza di sostentamento per soddisfare i bisogni primari essenziali alla conduzione di una vita dignitosa, produce situazioni di marginalità ed esclusione sociale. Lungo questa direttrice, il sistema di intervento dei servizi sociali si pone due obbiettivi principali, quello di prevenire e limitare i danni provocati dalla povertà economica, ma anche quelli indotti dalla povertà relazionale e culturale. La linea di interventi varata dalla Regione Puglia per l’infrastrutturazione sociale del territorio, prevede la costruzione di una rete di Asili Nido in tutta la Regione, oltre che nella Città di Massafra. Questo intervento favorirà la costruzione di un nuovo Asilo Nido nella nostra Città, per garantire alle famiglie un posto sicuro dove poter custodire i propri bambini, oltre che professionalmente adeguato.

Luciana Miccolis

Il tutto finalizzato anche a permettere alle stese mamme di poter trovare un’occupazione per meglio combattere quelle situazioni di povertà già discusse. Un’altra iniziativa messa in campo è il piano di riordino degli Istituti di Assistenza e Beneficenza (IPAB) di Massafra, che sono l’Orfanotrofio C.Mondelli, la Casa di Riposo De Carlo e la Scuola Materna San Benedetto, che ha prodotto la nascita di un’Azienda di Servizi per la Persona; tale azienda garantirà servizi socio-assistenziali e sanitari in favore di minori, anziani, diversamente abili o in condizioni di disagio psichico, fisico, psichiatrico ed economico. Tutto questo non solo per garantire un intervento di tipo assistenzialistico, ma anche per meglio combattere le vulnerabilità e la esclusione sociale di alcune parti della cittadinanza, prima fra tutte le donne. In conclusione, ritengo che stante l’attuale congiuntura internazionale e la difficile situazione economica, appaiono poco incisivi interventi di tamponamento e sostegno delle situazioni più gravi e conclamate di povertà, ma occorrono azioni più strutturali. In particolare, in tale situazione, si auspica che una politica incisiva di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale agisca in maniera integrata non relegando il problema alle politiche del welfare. Andrea Adamo


[...] Questo è quel sentimento per cui ogni segnalazione di aiuto da parte nostra risulta ritornarci come un’eco, perché nessuno sembra aiutarci dopo aver ascoltato quel grido nel silenzio. E’ così che il silenzio fa più rumore delle parole, è il rumore dei progetti che si dileguano tra i sogni, è rumore di passioni che si cancellano dopo una notte, è l’incertezza che si procrea all’infinito. Il vuoto è dato dal nostro eterno disordine psicofisico. Il vuoto si celebra nelle notti in cui il codice della vita a causa di eccessi oltre la misura consentita si confonde con quello della morte. Per esempio l’ecstasy in discoteca che è diventata di moda, come anche le folli corse nella notte con auto e moto che sfrecciano a velocità altissime, non manifestano altro che quel vuoto che ci incatena pure alla solitudine. Quello stesso vuoto, pieno di malinconia, che affolla la nostra testa e nessun diario può contenere. Il vuoto è uno scenario comune al mondo dei giovani, lo si ha quando il cuore è oppresso solo da noia e depressione, il cuore non prova più emozioni e tutto risulta essere solo in bianco e nero; l’arcobaleno di sogni e aspettative è velato da quella porta che chiude l’ingresso del proprio cuore a chiunque abbia il desiderio di capirci e ascoltarci. A causa della troppa insoddisfazione si ha come conseguenza anche indifferenza nei confronti degli altri. Spesso il vuoto si maschera bene, è difficile da distinguere, sembra che tutto vada bene e poi invece la falsità regna sovrana, la razionalità soffoca il nostro vero IO. Ai giovani viene insegnato tutto tranne che ad esprimersi connettendo il cuore con la mente e con le proprie azioni. Un esempio pratico lo si ha quando certe esperienze della vita come l’amore, l’amicizia e qualunque cosa non viene imparata a scuola, ma che nelle quali siamo autodidatti, possono portarci sulla via del dolore. Non tutto va come vorremmo e magari a scuola si vorrebbe proprio capire come “fregare” quel dolore, che ci fa chiudere a riccio verso nuove esperienze della vita con una corazza di aculei pronta a colpire chiunque possa riaprire le stesse ferite. Chi è vuoto dentro è così ipocrita da affermare che tutto dipende dalla propria natura, si rifugge da una vera comunicazione. Vi è così la perdita dell’identità e non si chiede nient’altro a se stessi. Bene e male, ripetizione e novità, che sono facce della stessa medaglia, si confondono. Il vuoto porta ad una scarsa auto-considerazione. È come se i giovani fossero parcheggiati in attesa che qualcuno li smuovi e nel frattempo che aspettano, il senso di sé cala vertiginosamente. Il senso di vuoto, di non sentirsi all’altezza di niente, per tutti i versi dipende dalla società stessa, società che non sembra aver nessun richiamo per i giovani, quella stessa in cui è legge l’odierno modello consumistico per il quale i giovani hanno tutto prima ancora di chiedere qualcosa. Forse la vera e propria ipocrisia deriva dalla stessa società che “predica bene ma razzola male”, non c’è corrispondenza tra valori ideali e realtà. Si dice che una mente sana deve risiedere in un corpo sano, si parla del raziocinio che si deve collegare al perfetto consumismo per il benessere del corpo. In questo però dove vanno a finire sogni ed emozioni? La verità è che la società ci vuole come automi, a questa non sembra servire la nostra unicità, i giovani chiedono di essere ascoltati e il fatto che non lo siano crea proprio “il vuoto” che, per i grandi ormai “automatizzati”, risulta essere colmato dalla più chiusa razionalità. Non si comunica più, gli individui sono oggi come isole, non si ama e non ci si ama abbastanza. Il vuoto, più che intrappolare sogni inespressi, li distrugge. I giovani sanno che oltre al bianco e al nero c’è un intermezzo. Non si può vivere di solo pane e soli libri, il nostro corpo, il nostro cuore, ha bisogno di credere che c’è qualcosa di più profondo di qualunque cosa si possa toccare, contare e comprare. Quello ha bisogno di mostrare le emozioni assopite dentro di noi dalle regole d’etichetta che la società impone. Il nostro cuore ha bisogno di un sorriso sincero, ha bisogno di sapere

che qualcuno crede in noi e che ci sostiene ad andare avanti per concretizzare idee che possono smascherare m a g a r i l’i po cri sia della società. Il fatto è che manca l’affetto, m a n c a l’amore anche in quello che facciamo. Il vuoto è la cosa peggiore che un uomo possa provare, sentire che c’è il vuoto dentro e sentirsi come contenitori vuoti, solo il nostro corpo è sorretto dall’inerzia di vivere, la stessa inerzia di una sfera che ruota fino a quando il caso la bloccherà. Il vuoto è non avere speranza nella vita ed è il non avere coraggio (che è il potere di cambiare le cose). Come nei giovani, anche nei grandi ci può essere ovviamente la sensazione del vuoto. Quanti uomini e quante donne seguono solo quello che la società impone? La noiosa routine quotidiana non è altro che il vuoto concretizzato. Infatti…quanti si fermano un momento e si chiedono: “Ma IO cosa voglio VERAMENTE?”… pochissimi di sicuro, basta notare che in sostanza il mondo è stato così , lo è oggi e forse non cambierà. Secondo l’idea del consumismo una persona è nel benessere se “ha quella cosa materiale in particolare”. Purtroppo l’uomo non ha ancora imparato che la felicità non dipende dalle cose che possediamo ma dalla capacità di amare ed essere amati, dalle persone, da chi ci circonda. L’uomo NON è nato per essere un’isola, nessun bambino o ragazzo può diventare un uomo se non gli si da un aiuto. La società dovrebbe istituire le famiglie a guardare al di là della formalità, per ispezionare davvero e capire le idee dei propri figli. Un voto a scuola, un nome, l’apparenza, non ci dicono granché su come qualcuno la pensa sulle cose del mondo, non ci dicono com’è una personalità. Le famiglie non riescono a percepire nemmeno quel vuoto perché si fermano solo sull’apparente benessere. Non si viene veramente capiti e il vuoto resta. Vuoto è sinonimo di non idoneità, non c’è corrispondenza tra l’Io più profondo e il mondo là fuori, siamo molto di più di quello che siamo, se il vuoto è nel nostro cuore si cerchi di capire che è importante trovare noi stessi, cercare di realizzare le speranze, dobbiamo colmare noi stessi quel vuoto, dare un senso alla vita, credere in qualcosa, esprimere emozioni, certezze e dubbi; ciò è tutto quello che possiamo fare per migliorare la nostra stessa società. La nostra vita è un libro e la società, in cui ognuno di noi vive, è tra le pagine del libro, possiamo scriverci qualunque cosa vogliamo, siamo noi gli autori. Sarebbe meglio togliersi le cuffie del nostro lettore mp3 e trovare il coraggio di realizzare i nostri sogni. L’uomo ha un corpo e un’anima, ha una mente di stupefacenti doti creative, un cuore che batte al ritmo delle nostre emozioni, cinque sensi utili a riempire il vuoto che c’è….però c’è bisogno anche della volontà. Il vuoto è di fatto un concetto assurdo, non c’è niente di più complesso e pieno della creatura umana, e della sua mente . Da “I vizi capitali e i nuovi vizi” di Galimberti Relazione su “Il vuoto”

Valentina Fedele


“ Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può

essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita.” Enrico Berlinguer [...] Questo piccolo libricino è un percorso sul pensiero di Gramsci all’apice del suo sviluppo e precisamente negli anni in cui egli fu incarcerato presso la casa di cura di Turi (egli soffriva di tubercolosi e si aggravò in seguito alla pessima cura dell’ospedale per carcerati di Turi); già, è proprio nella nostra terra che uno dei più grandi rielaboratori del pensiero marxista, non solo del secolo ma di tutti i tempi, ha scritto le sue opere più importanti (“Quaderno dal carcere” e “Lettere dal carcere”). Massimo Giusto si occupa dell’importanza sociologica di Gramsci, è infatti un sociologo, e Ferdinando Dubla di quella storica, filosofica e politica. Il libricino per altro contiene delle importanti testimonianze di alcuni suoi compagni di cella durante la prigionia, tra cui una, importantissima del futuro presidente della repubblica Sandro Pertini, che pur essendo socialista mai convertito al comunismo, sfoggia il suo elogio di Gramsci, non solo come politico ed intellettuale, ma anche come persona. Gramsci visse e operò negli anni del fascismo e fu uno dei promotori della

nascita del Partito Comunista nel 1921, in seguito alla scissione del Partito Socialista. Mussolini capì l’importanza intellettuale di Gramsci e s’illuse di poterlo sconfiggere mandandolo in carcere, dove pensava non avrebbe più pensato, incurante del fatto che a nessun uomo può essere imposto di non pensare (Ferdinando Dubla ha voluto precisare più volte questo durante la presentazione). In carcere egli poteva contare sulla compagnia “intellettuale” di altri compagni comunisti e durante l’ora della passeggiata all’aperto, concessa dalle autorità, essi potevano discutere e cercare un’alternativa antifascista. Tuttavia, già dalla fondazione del Partito Comunista, Gramsci iniziò a distaccarsi dal pensiero tradizionale comunista e in carcere iniziò ad avere rapporti conflittuali con gli altri compagni, iniziandosi ad isolare. Una delle questioni più importanti del pensiero di Gramsci, che ha scatenato un interessante dibattito durante la serata, è senza dubbio il rapporto cultura-politica per la realizzazione della rivoluzione e dell’abbattimento del fascismo. Egli infatti affermava che per questo scopo, è molto importante il ruolo degli intellettuali che devono essere la guida che conduca il popolo verso la liberazione (una strategia che fu messa in atto solo più tardi con Togliatti e Berlinguer). Ebbene, come già accennato, è proprio questo fattore che ha reso molto interessante la serata, che si è prolun-

Hanno collaborato alla creazione di “AttivaMente”: Francesca Scarano, Daniela Tondo, Michele Mazzarano, Paolo Tristani, Angelo Notaristefano, Francesca Greco, Domenico Lasigna, Giovanni Ambruoso, Piermario Pagliari. Per il progetto grafico: Marco Tondo e Domenico Lasigna.

gata fino alle 20.45 (dalle 18.30). Infatti, ci si è domandati come mai attualmente nella nostra società c’è scarsa partecipazione dei giovani alla vita politica, e, se essa c’è, nella maggior parte dei casi non è caratterizzata da una vera passione, ma solo da un voler raggiungere degli scopi: il potere, la ricchezza, la popolarità. Nei vari interventi si è fatto riferimento innanzitutto alla mancanza di valori sociali e politici inculcati ai giovani, dovuto soprattutto alla TV spazzatura, che si propone soltanto di attuare un immane lavaggio del cervello delle giovani generazioni, al cattivo esempio che spesso i politici italiani danno ai giovani e, appunto, alla mancanza di valori dati alla cultura da parte della nostra Amministrazione, e inevitabilmente si è fatto riferimento agli errori sempre più frequenti e più gravi del Ministero della Cultura che, ahimé, pensa piuttosto a tagliare i fondi all’università e a rendere la scuola come edificio in cui si dia importanza all’apparenza (esempio: i grembiulini) e non all’essenza. Ed è proprio a questo proposito (non solo a questo, ma a tanti altri) che il pensiero di Gramsci ritorna nella società del 2000 con un grido vivo di preoccupazione e allerta, dicendoci:

“Attenzione politici dell’era avanzata, per fare politica c’è bisogno di una incessante cultura!!!!!”. Francesca Greco

Se hai t ra i 14 e 29 anni e s ei interessato a partecipare alle at tività d ei Giovani Democratici

CONTAT TACI !!!

email: pdmassaf ra@gmail.com ht t p://pdmassaf ra.blogspot.com


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