ABSTRACT
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Camilla Bolzoli • Carlo Alberto Romano
Attualità ed opportunità delle alternative al carcere fra diffidenze e risorse del territorio Actuality and opportunities of italian community sentences
CRIMINOLOGIA • Camilla Bolzoli • Carlo Alberto Romano Università degli Studi di Brescia
In un momento storico in cui l'unica risposta possibile al reato e alla sensazione di insicurezza dei cittadini sembra essere il carcere, gli Autori hanno voluto ripercorrere le fasi storiche che hanno portato alla affermazione degli istituti di pena (dal Medioevo ad oggi), interrogandosi sulla attualità ed (in)efficacia degli stessi. In particolare essi hanno analizzato un aspetto dell'esecuzione penale spesso tralasciato e che, invece, dovrebbe a parer loro essere potenziato: le misure alternative alla detenzione. Un'analisi legislativa per capire lo spirito che generò ed informò l'introduzione di una soluzione alternativa al carcere. La risposta è che non si trattò di uno slancio “buonista”. I “padri” di questa legge avevano compreso che se una persona non viene estromessa dal contesto sociale cui appartiene anche quando ha commesso un reato – anziché essere segregata passivamente in carcere - le possibilità che infranga nuovamente la legge sono quantomeno ridotte. Inoltre, nonostante dati statistici sulla positività delle misure alternative, nella popolazione a tutti i livelli è forte ed allarmante la disinformazione sugli effetti delle stesse: dall'avvocato alla casalinga, dal poliziotto all'insegnante, dallo studente di Giurisprudenza al carabiniere. Come risulta dai questionari che gli Autori hanno somministrato, anche la distorsione della realtà su questo tema è un dato certo. Una corretta azione informativa si impone pertanto quale utile strumento per contribuire allo sviluppo di una adeguata ed opportuna cultura della pena.
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KEY WORDS prison • detention • community sanctions carcere • misure alternative • percezione sociale
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In a period in which the only answer at crime and insecurity of citiziens is prison, we wanted to follow historic steps that have carried at the building of prisons (from Middle Ages to XX century) asking us about their actuality and efficiency. In particulary the Authors have examinated an aspect of penal execution that is often forgotten or negletted but, in our opinion, it must be made stronger: alternative measures to prison. We have made a legislative analysis from the Law 354/1975 to the Law Gozzini to understand, with words of its Autor, the spirit which carried to the introduction of an alternative street to prison. “Fathers” of this law have understood that if a person is part of the society also when he/she committed a crime – instead of staying in prison doing nothing – there are few possibilities that he/she will break the law again. Even if statistic numbers about alternative measures are positive, people are strongly disinformed about theirs effects. At all levels: from lawer to housewife, from policemen to teacher. And can we allow that with the apology of a low information prison becomes the only possibility to fight crime? As we can see from questionnaires we have handed out, also the distortion of reality on this topic is a known point, but not for this reason must be unchangeable too!
Per corrispondenza: Carlo Alberto Romano, Dipartimento Scienze Giuridiche, Università degli Studi, Via S. Faustino, 41, 25100 Brescia • e-mail: caromano@jus.unibs.it • Camilla Bolzoli, Corso di Criminologia penitenziaria, Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Brescia. • Carlo Alberto Romano, Corso di Criminologia penitenziaria, Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Brescia.
Uberto Gatti • Hans M.A. Schadee • Giovanni Fossa
L’impatto dell’immigrazione sulla delinquenza: una verifica dell’ipotesi della sostituzione nell’Italia degli anni ’90 The impact of immigration on crime: testing the substitution hypothesis in Italy in the Nineties
CRIMINOLOGIA • Uberto Gatti1 • Hans M.A. Schadee2 • Giovanni Fossa1 1 2
Università degli Studi di Genova Università degli Studi di Milano-Bicocca
Gli immigrati extracomunitari in Italia, soprattutto se irregolari, sono caratterizzati da una frequenza di denunce penali superiore a quella degli italiani. Per reati "di servizio" quali la vendita di droga o lo sfruttamento della prostituzione, le più alte frequenze di denunce possono essere spiegate dal fatto che i mercati illegali sono spesso condotti da persone marginali, il cui accesso a lavori regolari è limitato. Il coinvolgimento degli immigrati nella criminalità può comportare una sostituzione degli italiani nelle attività criminali (ipotesi della sostituzione), ovvero una aggiunta di nuovi reati a quelli preesistenti (ipotesi della addizione). Utilizzando dati aggregati relativi alle 95 Province italiane negli anni '90 (19912000) questa ricerca valuta se, controllando per la criminalità preesistente, la crescita della presenza degli immigrati contribuisce alla crescita dei reati. I cinque reati considerati sono alcuni reati "di servizio" come lo spaccio di droga e lo sfruttamento della prostituzione, ma anche reati che suscitano grande allarme sociale, come l'omicidio e la rapina, ed un reato che viene sempre denunciato, il furto d'auto. I tassi di denunce dei reati e la presenza di stranieri sono modellizzati come processi endogeni separati, e soltanto legami positivi tra questi due processi costituiscono una prova che la presenza di immigrati implica un contributo ai tassi di reati che va al di là dell'ipotesi della sostituzione. Solo nel caso dello sfruttamento della prostituzione vi è una relazione tra l'incremento degli immigrati e l'aumento dei reati; per gli altri quattro reati l'ipotesi della sostituzione è confermata.
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KEY WORDS migration • violent crimes • property crimes • prostitution immigrazione • reati violenti • reati contro la proprietà • prostituzione
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Immigrants from outside the European Union in Italy have higher reported crime rates, especially illegal immigrants, than the Italian population. For some crimes, such as pushing drugs or exploitation of prostitution, hich provide requested services and are crimes without victims, the higher rates might be explained by noting that illegal markets are typically marginal and find their workers among marginal groups in society. There are then two possible consequences of the larger involvement of immigrants in these illegal markets : the immigrants substitute for native labor an the amount of crime remains the same, or they add their own activity to the existing illegal activity and the total amount of crime increases. With aggregate data for the 95 Italian provinces for the nineties (1991-2000) the paper considers whether, controlling for previous years crime rates the (growing) presence of immigrants contributes to the total amount of crime. The five crimes considered are exploitation of prostitution and drug offenses, as the main crimes involving illegal services, car theft as a crime in which the number of unreported crimes is minimal, murder and robbery. Crime rates and presence of strangers are modeled as separate endogeneous processes, and only positive links between these two processes provide evidence that immigrants contribute to crime rates beyond had would be predicted by the substitution hypothesis. Only in the case of exploitation of prostitution there was a relationship between the percentage of immigrant and the rate of crime; for the other crimes the substitution hypothesis has been confirmed.
Per corrispondenza: Uberto Gatti, Sezione di Criminologia e Psichiatria Forense DIMEL, Università degli Studi di Genova, via De Toni 12, Genova • e-mail: ugatti@unige.it • Uberto Gatti, Professore di Criminologia, Sezione di Criminologia e Psichiatria Forense DIMEL, Università degli Studi di Genova, via De Toni 12, Genova • Hans M.A. Schadee, Professore di Statistica Sociale, Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi Milano-Bicocca, via Bicocca degli Arcimboldi, 8, Milano • Giovanni Fossa, sociologo, Sezione di Criminologia e Psichiatria Forense DIMEL, Università degli Studi di Genova, via De Toni 12, Genova
Barbara Gualco • Regina Rensi • Cristiano Barbieri
Le mutilazioni genitali femminili: problematiche definitorie, fattori culturali e psicosociali, richiami normativi The female genital mutilations: defining problems, cultural and psycosocial factors, reference regulations
CRIMINOLOGIA • Barbara Gualco • Regina Rensi Università degli Studi di Firenze
• Cristiano Barbieri Università degli Studi di Pavia
In molti paesi esistono varie comunità che praticano le mutilazioni genitali femminili (MGF) ed un numero sempre maggiore di persone sta migrando da tali stati a quelli industrializzati i quali si trovano a dover affrontare il problema di tale pratica. L’origine delle MGF non è chiara; sappiamo che viene effettuata da molti secoli ed è radicata in comunità che praticano le religioni maggiormente diffuse (cristiani, musulmani ebrei, atei). Le MGF sono sostenute da un complesso e potente sistema di credenze e vengono eseguite con l’intenzione di garantire un futuro di prosperità alla ragazza che le subisce e con la convinzione di migliorarne la salute, la castità, l’igiene, l’estetica, la coesione sociale, l’onore familiare e la possibilità di matrimonio. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito come MGF quelle pratiche che portano alla rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili, o ad altri danni degli organi genitali femminili, compiuti su base di motivazioni culturali, o altre non terapeutiche. Il termine “mutilazione” può risultare offensivo nei confronti dei soggetti che eseguono le MGF, poiché, nelle comunità nelle quali tale pratica esiste, questa a volte non viene vista come lesiva di un diritto fondamentale dell’essere umano, ma anzi, è svolta con l’intento e la convinzione di fare il bene del soggetto che la subisce. Gli Autori intendono proporre un’indagine contestualizzata che faccia riferimen-
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KEY WORDS definition • cultural factors • relational factors • legislation definizione • fattori culturali • fattori sociali • fattori relazionali • normativa
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to alle specificità socioculturali e storiche delle MGF. Dapprima, perciò, vengono esaminati i significati ed i valori attribuiti a questa usanza secondo i contesti culturali nei quali si realizzano tali pratiche, con specifico riferimento alle reti locali di potere ed alle complesse relazioni che modellano la vita delle donne ed alle quali le donne stesse contribuiscono in vari modi. Successivamente, viene esaminata la legislazione internazionale ed europea sull’argomento. Infine, è presa in considerazione la normativa italiana. *** In many countries there are a lot of communities that practise the female genital mutilations and a lot of people are migrating from these states to those industrialized which must face the problem of this practice. Female genital mutilations’s origin is not clear; it is effected by many centuries and it is rooted in communities that practise mostly religions diffused (Christians, Muslims, Ebrews, atheists). The MGF are sustained by a complex and powerful system of beliefs and they are performed with intention to guarantee a future of prosperity to the girl that suffers them, and with the conviction to improve the health, the chastity, the hygiene, the aesthetics, the social cohesion, the family honour and the opportunity to marry. OMS defined the MGF as those practices, founded on cultural or other not therapeutics motivations, that cause the partial or total removal of exterior female genitals or other damages of themselves. The term “mutilation” can result offensive towards the people that perform the MGF, since in the communities in which such practice exists, this is not seen how injurious of a fundamental human right. The Authors proposed a contextualized study on the socio-cultural and historical specificity of the MGF. At first, therefore, the meanings and values attributed to this custom examined according to the cultural contexts in which these practices are implemented. Particularly local systems of power and the complex relationships analyzed that model women life’s and to which the women themselves contribute in various way. Afterwards, the International and European legislation examined. Finally the Italian regulations tacked into consideration.
Per corrispondenza: Barbara Gualco, Sezione di Medicina Legale, Viale Morgagni, 85 – 50034 Firenze Tel. 348-4433416 • e- mail: barbara.gualco@unifi.it • Barbara Gualco, Ricercatore di Criminologia, Università degli Studi di Firenze • Regina Rensi, Master II Livello in Psichiatria, Psicopatologia Forense e Criminologia, Università degli Studi di Firenze • Cristiano Barbieri, Cattedra di Psicopatologia Forense, Università degli Studi di Pavia.
Giulia Ceccarelli • Alessandra Bonci • Federica Conforti • Massimo Lancia • Riccardo Rossi • Luigi Carlini • Mauro Bacci
La violenza sessuale sui minorenni: indagine sulle denunce pervenute alla procura della repubblica presso il tribunale per i minorenni di Perugia dal 1991 al 2006 Sexual violence against minors: an investigation on the reports filed in the public prosecutor’s office at the juvenile court in Perugia from 1991 to 2006
CRIMINOLOGIA • Giulia Ceccarelli1 • Alessandra Bonci1 • Federica Conforti1 • Massimo Lancia1 • Riccardo Rossi2 • Luigi Carlini3 • Mauro Bacci1 Università degli studi di Perugia Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma 3 Azienda Ospedaliera “S. Maria” di Terni 1 2
La presente indagine nasce dall’esigenza di far luce su un fenomeno altamente complesso e per molti aspetti ancora oscuro e di rispondere mediante rilevazioni scientifiche alla grande attenzione rivolta negli ultimi anni dai mezzi di comunicazione e dall’opinione pubblica a temi come gli abusi sessuali sui minorenni, la pedofilia e più in generale i delitti contro l’infanzia e l’adolescenza. Alle difficoltà definitorie e diagnostiche si affiancano quelle di origine statisticoepidemiologica, legate sia alle complicazioni nel reperimento dei dati relativi a questo reato, sia alla valutazione dell’entità reale del fenomeno. Alla luce di tale complessità, l’obiettivo principale di questa indagine è quello di tracciare un quadro quanto più fedele possibile della realtà umbra, comparandolo con quanto emerso da altre ricerche nazionali ed internazionali, allo scopo di raggiungere una maggior conoscenza del fenomeno. A tale finalità sono stati consultati i fascicoli relativi alle denunce di violenze sessuali sui minori pervenute dal 1991 al 2006 alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Perugia.
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KEY WORDS child abuse • sexual assaults • pedophilia • incest • maltreatments abusi su minori • violenza sessuale • pedofilia • incesto • maltrattamenti
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Da questo studio condotto sulle denunce di violenze sessuali su minorenni degli ultimi 16 anni nella regione Umbria deriva un quadro del fenomeno parzialmente corrispondente a quanto emerso da altre ricerche nazionali ed internazionali e per alcuni aspetti peculiare. *** The present survey emerges from the need to investigate a very complex phenomenon, that is sexual abuse of minors, pedophilia and crime against children and teenagers in general. The aim of the study was to deal with this topic, which has in recent years been given much attention by the media and public opinion, from a scientific point of view. Apart from the difficulties in defining and making diagnosis of sexual violence, the statistical-epidemiological aspects were problematic due to both the complexities in collecting data on this crime and evaluating the actual extent of the phenomenon. Considering the complex nature there of the main target of this investigation was to outline the Umbrian situation as accurately as possible by comparing it with the results of other national and international surveys in order to learn more about this phenomenon. Cases of sexual violence against minors reported to the police from 1991 to 2006 and filed in the Public Prosecutor’s Office at the Juvenile Court in Perugia were consulted. It has emerged from this research that the situation in Umbria partially reflects other Italian and international statistical data and in some aspects diverges from them.
Per corrispondenza: Dott.ssa Federica Conforti, Sezione di Medicina Legale e Medicina Specialistica dello Sport, Università degli studi di Perugia, Tel. e Fax 075-5857340 • e-mail: federica_conforti@yahoo.it • Giulia Ceccarelli, Medico-chirurgo, Scuola di Specializzazione in Medicina Legale, Università degli studi di Perugia. • Alessandra Bonci, Medico specialista in Medicina Legale, Sezione di Medicina Legale e Medicina Specialistica dello Sport, Università degli studi di Perugia. • Federica Conforti, Medico-chirurgo, Scuola di Specializzazione in Medicina Legale, Università degli studi di Perugia. • Massimo Lancia, Ricercatore Universitario in Medicina Legale, Sezione di Medicina Legale e Medicina Specialistica dello Sport, Università degli studi di Perugia. • Riccardo Rossi, Ricercatore Universitario in Medicina Legale, Istituto di Medicina Legale e delle Assicurazioni, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma. • Luigi Carlini, Docente di Medicina Legale, Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, Università degli studi di Perugia, sede di Terni; dirigente medico 1°livello, Sezione di Medicina Legale, Azienda Ospedaliera “S. Maria” Terni. • Mauro Bacci, Professore Ordinario di Medicina Legale, direttore della Sezione di Medicina Legale e Medicina Specialistica dello Sport, Università degli studi di Perugia
Gaetana Russo • Danilo Delia • Patrizia D’Arrigo • Novelia Falduto
Gli omicidi di coppia in Italia (1996-2004) Intimate partner homicide in Italy (1996-2004)
CRIMINOLOGIA • Gaetana Russo • Danilo Delia • Patrizia D’Arrigo • Novelia Falduto Università degli Studi di Messina
KEY WORDS homicide • intimate partner • family • Italy • violence omicidi • partner affettivo • famiglia • Italia • violenza
La ricerca ha per oggetto 478 omicidi di coppia commessi in Italia fra il 1 gennaio 1996 ed il 31 dicembre 2004, con 483 autori e 542 vittime. Per la raccolta dati si è fatto ricorso alle principali agenzie di stampa ed alla gran parte dei quotidiani nazionali e locali, in versione cartacea e on line, che ha consentito attraverso un esame incrociato dei dati esistenti sul web di verificare l’attendibilità dei dati raccolti. I casi rilevati, pur non costituendo la totalità degli omicidi di coppia verificatisi in questo arco di tempo, ne costituiscono la gran parte e per l’arco di tempo notevolmente lungo durante il quale si sono verificati e le numerose variabili esaminate offrono un’approfondita visione d’insieme degli omicidi di coppia nel nostro Paese. I dati sono stati esaminati attraverso l’analisi monovariata, bivariata e trivariata utilizzando il programma statistico SPSS 15.0
This research studied 478 intimate partner committed in Italy between the first January 1996 and 31 December 2004 involving 483 perpetrators and 542 victims. Data were retrieved from reports released by the main press agencies or most of the national and local daily newspapers published in Italy, both paper and online versions. The information obtained online for each case was cross-checked to ensure the reliability of the data retrieved. Although the cases examined do not include all those that occurred over the 9year period of our study, they do constitute the majority. The long period covered by our research and the numerous variables examined provide an in-depth view of all the intimate partner homicides committed in Italy.
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The data were examined by multivariate analysis, monovariate, bivariate and trivariate, using the statistical software SPSS 15.0
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Per corrispondenza: Gaetana Russo – Università degli Studi di Messina - Sezione di Scienze Forensi Policlinico Universitario Padiglione A - 98125 MESSINA – tel./fax 0902213860 • e-mail: grusso@unime.it • • • •
Gaetana Russo, Professore associato di Criminologia presso l’Università degli Studi di Messina Danilo Delia, Dottore di ricerca presso l’Università degli Studi di Messina Patrizia D’Arrigo, Dottoranda di ricerca presso l’Università degli Studi di Messina Novelia Falduto, Dottoranda di ricerca presso l’Università degli Studi di Messina
Annalisa Ritucci • Vincenzo Orsi • Ignazio Grattagliano
Sindrome di alienazione genitoriale (PAS) e abuso sessuale intrafamiliare: criteri di differenziazione e matrici comuni Parental alienation syndrome (PAS) and intrafamily sexual abuse: differentiation criteria and shared origins
PSICHIATRIA E PSICOLOGIA FORENSE • Annalisa Ritucci1 • Vincenzo Orsi2 • Ignazio Grattagliano1 1 2
Università degli Studi di Bari DSMS ASL FG
Il presente lavoro intende affrontare un fenomeno di particolare rilevanza che può emergere, nel contesto delle dispute tra genitori separati per l’affidamento dei figli, in qualità di derivato o effetto della Sindrome di Alienazione Genitoriale: le false accuse di abuso sessuale intrafamiliare. Si assiste, infatti, sempre più di frequente a vicende giudiziarie che seguono un iter caratteristico: un genitore viene accusato di abusi o gravi maltrattamenti ai danni del figlio e viene allontanato, sospendendo ogni relazione con il bambino; il lungo percorso investigativo e giudiziario non conferma la denuncia ma, nel frattempo, il rapporto genitore-figlio è compromesso irrimediabilmente. Si desume, dunque, l’importanza di un’accurata differenziazione tra accuse bona fide di abuso e denunce frutto di una PAS: a tale scopo Gardner (1999) fornisce un lungo elenco di criteri che fanno riferimento sia ai pattern comportamentali dei minori che alle caratteristiche psicologiche, agli atteggiamenti e alla storia familiare dei genitori. In caso di abuso realmente subito dal genitore rifiutato, i sintomi dei figli rientrano solitamente nell’area del Disturbo Post-traumatico da Stress (A.P.A., 2001), e difficilmente si riscontrano le manifestazioni tipiche della PAS. Quanto alle figure parentali, solitamente i genitori alienanti sono poco collaborativi nel sottoporsi a valutazioni, poco attendibili nei loro resoconti, bisognosi di fare continue “iniezioni di richiamo” per ricordare ai figli i maltrattamenti subiti, premurosi nel proteggere i figli dal genitore ber-
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KEY WORDS marital separation • child custody disputes • Parental Alienation Syndrome • sexual abuse allegations • incestual relations separazione coniugale • dispute per l’affidamento dei figli • Sindrome di Alienazione Genitoriale • denunce di abuso sessuale • relazioni incestuali
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saglio, anche in contesti protetti; denunciano, inoltre, i presunti abusi solo dopo la separazione. I genitori di minori realmente abusati, invece, lasciano che i figli ricordino spontaneamente gli abusi subiti, riconoscono il rischio dell’indebolimento del rapporto tra il genitore abusante ed i figli e fanno di tutto per ripristinarlo in condizioni protette; la denuncia degli abusi risale, infine, ad un periodo di molto precedente alla separazione. I genitori bersaglio della PAS, abitualmente, sono attendibili nei loro resoconti; si sono sempre preoccupati del benessere familiare; le denunce di abuso mosse loro riguardano solo i figli, non gli altri familiari. I genitori realmente abusanti, al contrario, sono poco attendibili nei loro resoconti, poco o affatto interessati al benessere della famiglia, tendono all’impulsività, all’esplosione violenta della rabbia e alla paranoia; la denuncia di abuso si estende, in questi casi, anche ad altri membri della famiglia. Viene, infine, offerta un’interessante lettura (Villa, 2006) delle dinamiche psichiche profonde operanti nelle famiglie da cui nasce la denuncia di sospetto abuso, osservando come la Sindrome di Alienazione Genitoriale, le relazioni incestuose e i casi di incesto condividano una stessa matrice psicodinamica che affonda le sue radici in relazioni familiari primitive e concrete, narcisistiche ed esclusive, proprie di condizioni “pre-edipiche”, in cui non c’è spazio per il simbolico e le sue rappresentazioni. *** The aim of this work is discussing a very important problem that may emerge as a spin-off of the Parental Alienation Syndrome in the context of the child custody diputes after marital separation: the false sexual abuse allegations. More and more frequently we can observe, in fact, judiciary cases with a typical development: a parent is accused of abuse and cruelty to his/her child and the judge provides his/her removal, interrupting his/her relationship with the child; the long investigating and judiciary course doesn’t confirm the accusation but, in the meantime, the parentchild relationship is irremediably damaged. Therefore it’s very important differentiating correctly between bona fide abuse allegations and the accusations resulting from Parental Alienation Syndrome: for this purpose Gardner (1999) presents a long list of criteria referring both to minors’ behavioural patterns and to parents’ psychological characteristics, behaviours and family history. When really abused by the refused parent, children generally exhibit symptoms seen in the Post-traumatic Stress Disorder (A.P.A., 2001) and aren’t likely to exhibit the typical manifestations of PAS. With regard to parents, alienating parents are typically uncooperative with examiners and their reports aren’t very credible; they need to provide continually “refresher courses” in order to remind their children of the abuse experienced; they’re overprotective of their children from the alienated parent, even in protected contexts; their accusations of alleged abuse emerge only after the separation. Parents of children who are genuinely abused, instead, let their children rember spontaneously the abuse experienced; they recognize the risk of an attenuation of the child’s bond with the abuser parent and most often they do everything in their power to restore it in protected conditions; their accusations of child abuse date back long before the separation. Targeted parents in PAS are generally credible in
their reports and very much concerned for the physical and financial well-being of the family; in these cases the abuse accusations regard only the children, not the other family members. Abuser parents are, on the contrary, uncredible in their affirmations, not very or not at all concerned for the physical and financial well-being of the family; they’re inclined to impulsivity, acting-out of anger and paranoia; in these cases the abuse accusations extend also to the other family members. It’s finnaly proposed an interesting reading (Villa, 2006) of the psychic dynamics acting in the families from which rises an accusation of alleged abuse, observing that Parental Alienation Syndrome, incestual relations and incest cases have the same psychodynamic origins: they take rise from family relations that are primitive and concrete, narcissistic and excluding, typical of “pre-oedipical” conditions, in which there’s no space for the symbolic and its representations. Per corrispondenza: Ignazio Grattagliano, Sezione Criminologia Clinica e Psichiatria Forense, Facoltà Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Bari, tel. 33/56296185 • e-mail: i.grattagliano@criminologia.uniba.it
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• Ritucci Annalisa, Dottoressa in Psicologia Clinica dello Sviluppo e delle Relazioni, Università di Bari • Orsi Vincenzo, Psicologo, Dirigente Psicoterapeuta DMSM ASL FG - Università di Foggia, Docente di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione e di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università degli Studi di Foggia – Facoltà di Medicina e Chirurgia. Giudice Onorario presso il Tribunale per i minorenni di Campobasso. • Grattagliano Ignazio, Psicologo, Psicoterapeuta, Specialista in Criminologia Clinica. Sezione Criminologia Clinica e Psichiatria Forense, Fac. Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Bari
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Matteo Pacini • Icro Maremmani • Paolo De Pasquali
Uso di sostanze negli assassini seriali italiani: correlazione con le caratteristiche del comportamento omicida Substance use among Italian serial-murderers: correlates with type of aggressive behaviour
PSICHIATRIA E PSICOLOGIA FORENSE • Matteo Pacini1,2 • Icro Maremmani1,2,3 • Paolo De Pasquali4 1 2 3 4
Istituto di Scienze del Comportamento G.De Lisio – Ricerca e Formazione in Psichiatria, Pisa Associazione Europea per il Trattamento della Dipendenza da Oppiacei PISA-SIA (Study and Intervention on Addictions) Group, Dpt. of Psychiatry, Neurobiology, Pharmacology and Biotechnology, University of Pisa, Italy Istituto Psicopatologia Forense Università degli studi di Roma “La Sapienza”
L'associazione tra uso di sostanze e aggressività è concordemente riconosciuta. Anche se l'uso di alcol e droghe tra gli assassini seriali è stato oggetto di interesse, non è stata tuttavia esaminata l'associazione tra specifiche classi di sostanze e modalità del comportamento aggressivo. Il presente studio ha verificato la correlazione tra storia di uso di sostanze nei 53 assassini seriali italiani riconosciuti responsabili della morte di 232 vittime complessive e le modalità omicidiarie, nell'ipotesi che le variabili omicidiarie fossero correlate al tipo di sostanza assunta, con implicazioni nel campo del criminal profiling. In base alle biografie dei singoli soggetti si è potuto risalire al tipo di sostanze utilizzate regolarmente almeno per un periodo: diciassette soggetti avevano una storia di uso di sostanze, in particolare oppiacei, alcol e stimolanti, con larga prevalenza di poliabuso. Si è quindi compiuto un confronto tra gruppi dicotomici per la presenza/assenza dell'uso di varie sostanze e le caratteristiche della pratica omicida. I risultati mostrano come l'uso di sostanze in generale si associ all'uso di oggetti contundenti come mezzo omicida. Tra le classi specifiche di sostanze, una storia di uso di oppiacei correla con il sesso femminile delle vittime e con la tendenza a
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KEY WORDS serial murder • substance use • opiates • aggressive behaviour • psychotic disorders omicidio seriale • uso di sostanze • oppiacei • comportamento aggressivo • disturbi psicotici
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produrre serie esclusivamente femminili. Gli utilizzatori di oppiacei hanno infine la tendenza ad un comportamento “disorganizzato” nell’azione delittuosa. I risultati sembrerebbero indicare l'associazione tra storia di uso di oppiacei e un quadro che associa assenza di pianificazione e ostilità sesso-specifica. La combinazione di una diatesi psicopatologica e dell'effetto destabilizzante degli oppiacei sui sistemi di attaccamento potrebbe produrre un comportamento aggressivo particolarmente orientato verso vittime femminili. *** The association between substance use and aggressiveness is widely agreed upon. Although alcohol and drug use among serial murderers has been investigated, no study has examined the correlates of specific substance use, as for the modalities of homicidal behaviour. The present paper verified the possible links between different substance use and homicidal behaviour in a sample of 53 italian serial murderers, who slaughtered a total of 232 victims, along the hypothesis that homicidal behaviours vary according to the type of substance, with clear implications on grounds of criminal profiling. From biographical sources it was possible to ascertain the presence and typology of lifetime regular substance use for seventeen subjects, especially alcohol, opiates and stimulants with a high rate of polyabuse. A comparison between substance abusing groups was performed by variables of homicidal behaviour. Results show that the lifetime use of any substance is linked with the trend to use blunt weapons for the killings. A history of opiate use is related to killing female victims, and killing females only in one's series. Lifetime opiate users tend to display signs of disorganized behaviour. Results thus seem to indicate the correlation between lack of aggression planning and some sex-specific hostile drive: it can be hypothesized that the combination between a psychopathologic disposition and the destabilizing effect of chronic opiate intoxication may render subjects prone to a special kind of aggressive behaviour, mainly addressed or emerging against females.
Per corrispondenza: Matteo Pacini, via Pavese 37, 56010 Ghezzano (PI), tel. +39050878632, Fax +39050564387 • e-mai: paciland@virgilio.it • Icro Maremmani, Professore a contratto di Medicina della farmacotossicodipendenze, Università di Pisa, tel. 0584790073 fax 0584-72081 mail: maremman@med.unipi.it • Matteo Pacini, Psichiatra, Istituto di Scienze del Comportamento G.De Lisio – Ricerca e Formazione in Psichiatria, Pisa, Azienda Policlinico Umberto I – Centro di Riferimento Alcologico del Lazio - consulente, Associazione Europea per il Trattamento della Dipendenza da Oppiacei – Presidente per L’Italia tel. 050878632 fax. 050564387 paciland@virgilio.it • Paolo De Pasquali, Psichiatra, Criminologo, Istituto Psicopatologia Forense Università degli studi di Roma "La Sapienza" tel 349-4748476 e-mail: paolo.depasquali@aliceposta.it
Ugo Sabatello
Psicoanalisi e psichiatria forense: una difficile integrazione1 Psychoanlysis and forensic psychiatry: a difficult integration
PSICHIATRIA E PSICOLOGIA FORENSE • Ugo Sabatello Sapienza Università di Roma
Il lavoro si propone di evidenziare quelle che possono essere le convergenze tra lo strumento analitico e la psichiatria forense e l’apporto che la psicoanalisi può fornire in ambito peritale. Il contributo è suddiviso in tre parti che corrispondono ai tre temi principali trattati. Il primo tema è relativo alle similitudini tra psicoanalisi e psichiatria forense da un punto di vista gnoseologico. Se è possibile immaginare la posizione analitica come uno strumento che permetta di costruire la “storia” di una persona cercando di non lasciarsi trascinare da un’ipotesi preconcetta o dalle proprie convinzioni, ciò è valido anche nella psichiatria forense in cui è fondamentale ricercare e registrare dati in un’ottica falsificazionista, e verificabile. Ciò che diviene essenziale, in entrambe i campi, è il metodo sia esso clinico o peritale, come garanzia del processo conoscitivo ed il “dubbio sistematico” come garanzia alla autoreferenzialità. Il secondo tema riguarda il problema del rapporto tra la posizione analitica e la posizione interna del perito durante una Consulenza. Due sono i concetti qui approfonditi e che si potrebbero ritenere significativi in entrambi i campi, quello di “astinenza” e quello di “distanza ottimale”. Se l’astinenza per gli psicoanalisti è un concetto ormai noto da tempo, per i periti si concretizza quale regola deontologica nella necessità di definire il proprio ruolo davanti al magistrato ed al periziando. Il perito si trova, infatti, in una posizione molto diversa da quella del medico con il proprio paziente. Il concetto di distanza ottimale implica, invece, la necessità della ricerca di una “giusta distanza” tra analista e paziente come tra perito e periziato. Ovviamente, nella pratica forense tale neutralità è resa ancora più ardua dalla risposta emotiva, ineliminabile, del tecnico di fronte al reato o alla vittima. Il terzo tema infine, ha a che fare con il concetto di reale e di realtà con il quale
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KEY WORDS Psychoanalysis • Forensic Psychiatry • forensic evaluation • integration • method Psicoanalisi • Psichiatria forense • perizia • integrazione • metodo
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si confrontano sia l’analista sia lo psichiatra forense. Il perito non è chiamato a rispondere della realtà processuale, non può e non deve, a differenza del Magistrato, definire la realtà, l’ambito di indagine del perito è la realtà clinica del periziando e non la sua realtà storica. In ciò la funzione peritale e la funzione analitica differiscono profondamente in quanto la realtà della coppia analitica è fruibile solo da quel particolare paziente ed analista mentre, quanto rilevato dal perito deve essere dimostrabile e garantito da leggi scientifiche di copertura. *** This work aims to emphasize what should be the convergence between the analytical instrument and the forensic psychiaty and the contribution that psychoanalysis can provide in forensic evaluation. The contribution is partitioned into three parts that correspond to the three main issues discussed. The first issue relates to similarities between psychoanalysis and forensic psychiatry from a gnoseological point of view. If is possible to think of the analytical position as an instrument that allows you to build up the “story” of a person trying to not let drag from preconceived assumption or own beliefs, this is also valid in forensic psychiatry in wich is crucial to seek and record data in a falsifiability and verifiable point of view. What becomes fundamental in both fields, is the method whether is clinical or forensic, as a guarantee of the cognitive process and the “ systematic doubt” as a guarantee to the self-referentiability. The second main issue concerns the problem of the link between analytical position and the internal position of the expert during a forensic evaluation. There are two concepts depth here and that could be considered fundamental in both fields, that of “abstinence” and “optimal distance”. If abstinence for psychoanalysts is a well known concept, for the forensic evaluators is expressed as an ethical rule need to define its role in front of the Magistrate and those who have to evaluate. The expert is, in fact, in a difficult position different from that of the doctor with the patient. The concept of optimal distance implies, however, the need to find a “proper distance” between analyst and patient as between the forensic evaluator and who is evaluated. Obviously in forensic practice that neutrality is even more difficult by the emotional response, that can’t be eliminated, of the technician in front of the offender and the victim. The third issue as to do with the concept of real and reality with wich both analyst and the forensic psychiatrist have to compare. The expert is not called to account for the reality of the case, he can’t and should not, unlike the Magistrate, define the reality, the scope of inquiry of the expert is the clinical reality of the expertise not its historical reality. In this the forensic function and the analytical one profoundly differ as the reality of the analytic pair is usable only by that particular patient and analyst while, what is noted by the forensic evaluator must be certified and guaranteed by scientific laws of coverage. Per corrispondenza: Ugo Sabatello, Dipartimento Scienze Neurologiche, Psichiatriche e Riabilitative dell’età evolutiva, Sapienza Università di Roma, via dei Sabelli 108, 00185 Roma • e-mail: ugo.sabatello@uniroma1.it • Ugo Sabatello, Neuropsichiatra Infantile. Sapienza Università di Roma, DSNPREE. Psicoanalista A.I.PsI-I.P.A.