Studium Educationis 2-2013

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STUDIUM EDUCATIONIS Anno XIV – numero 2 – giugno 2013


– Anno XIV – n. 2 – GIUGNO 2013 Rivista quadrimestrale per le professioni educative Direttore Responsabile

Comitato Scientifico

Comitato Editoriale

Diega Orlando Cian

Sergio Angori Roberta Caldin Giorgio Chiosso Gino Dalle Fratte Renato Di Nubila Luciano Galliani Anna Genco Sira Serenella Macchietti Umberto Margiotta Anna Marina Mariani Giuseppe Milan Giuliano Minichiello Jean-Pierre Pourtois Roberto Roche Olivar Luisa Santelli Beccegato Milena Santerini Concetta Sirna Carla Xodo Giuseppe Zago Giuseppe Zanniello

Giuseppe Milan (caporedattore) Luca Agostinetto Mirca Benetton Chiara Biasin Carla Callegari Alessandra Cesaro Mino Conte Emma Gasperi Paola Milani Emanuela Toffano Patrizia Zamperlin Orietta Zanato

Peer-review

Gli articoli ricevuti dalla Redazione sono sottoposti, in forma anonima, al parere di due membri del Comitato di Referee, le cui decisioni sono inappellabili. In caso di richiesta di integrazioni o correzioni, gli articoli sono rinviati agli autori, che dovranno apportare le modifiche necessarie. Studium Educationis, fondata e diretta da Diega Orlando, professore emerito di Pedagogia generale e sociale presso l’Università di Padova, è uscita come bimestrale, con regolarità, dal 1996 a tutto il 2000. A partire dall’anno successivo ha assunto cadenza quadrimestrale. Quattro anni fa la rivista è passata dalla casa editrice Cedam alla casa editrice Erickson, giungendo infine, a partire dal 2011, alla casa editrice Pensa MultiMedia. Autorizzazione del Tribunale di Padova n. 1520 del 19 luglio 1996 ISSN 1722-8395 (print) / ISSN 2035-844X (on line) Finito di stampare Giugno 2013 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico, non autorizzata


Comitato di Referee

Giuditta Alessandrini Sergio Angori Roberta Caldin Paolo Calidoni Mirella Chiaranda Giorgio Chiosso Gino Dalle Fratte Renato Di Nubila Agustin Escolano Benito Luciano Galliani Anna Genco Alberto Granese Maria Luisa Iavarone Daniele Loro Sira Serenella Macchietti Susanna Mantovani

Umberto Margiotta Anna Marina Mariani Giuseppe Milan Marco Milella Giuliano Minichiello Ferdinando Montuschi Agostino Portera Jean-Pierre Pourtois Roberto Roche Olivar Luisa Santelli Beccegato Milena Santerini Concetta Sirna Carla Xodo Giuseppe Zago Giuseppe Zanniello

Segreteria di Redazione

Luca Agostinetto luca.agostinetto@unipd.it

Numero a cura di

Sergio Angori Sira Serenella Macchietti

Hanno collaborato all’editing

Margherita Cestaro Marialuisa Damini

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INDICE

7 19 33

55 71

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Antonio Bellingreri Il metodo educativo “centrato sull’empatia” Silvia Kanizsa, Andrea Garavaglia, Germana Mosconi Giustizia e ingiustizia a scuola nelle parole dei futuri maestri Francesca Anello Libri di lettura per la scuola primaria: strumenti di promozione e valutazione della reading literacy

Daciana Lupu, Simona Tomozii Dyad: self-esteem – academic success, evidenced by counseling activity Lucia Presenti L’attività di animazione nei centri residenziali per anziani

Marisa Musaio Educare esteticamente: fondamenti e prospettive per una riflessione pedagogica Franco Schiavon, Patrizia Zamperlin Appunti a quattro mani: l’educazione musicale nella scuola italiana dall’unità ad oggi

111 Sira Serenella Macchietti Coscienza pedagogica

115 Giuseppe Serafini La pedagogia generale oggi

121 Paolo Raviolo Lettura digitale: problemi e prospettive


133 Andrea Porcarelli Convegno di studi e Congresso nazionale CIRPED Dalla pedagogia alle pedagogie. Costruire un manuale di pedagogia generale 135 Margherita Cestaro Convegno Internazionale – International Conference Educazione e Counselling interculturale nel mondo globale Intercultural Counselling and Education in the Global World

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(a cura di) Emma Gasperi Giuseppe Moscati Luca Agostinetto

Antonio Bellingreri • Università degli Studi di Palermo • antonio.bellingreri@unipa.it Silvia Kanizsa • Università degli Studi Milano Bicocca • silvia.kanizsa@unimib.it Andrea Garavaglia • Università degli Studi Milano Bicocca • andrea.garavaglia@unimib.it Germana Mosconi • Università degli Studi Milano Bicocca • germana.mosconi@gmail.com Francesca Anello• Università degli Studi di Palermo • francesca.anello@unipa.it Daciana Lupi • University of Brasov • dacianalupu@yahoo.com Simona Tomozii • University of Brasov • simonatomozii@yahoo.com Lucia Presenti • Università degli Studi di Siena (sede di Arezzo) Marisa Musaio • Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano • marisa.musaio@unicatt.it Franco Schiavon • Università degli Studi di Padova • franco.schiavon@unipd.it Patrizia Zamperlin • Università degli Studi di Padova • patrizia.zamperlin@unipd.it Serenella Macchietti • Università degli Studi di Siena (Sede di Arezzo)

• siramacchietti@tiscalinet.it Giuseppe Serafini • Università degli Studi di Siena (sede di Arezzo) Paolo Raviolo • Università degli Studi di Siena (sede di Arezzo) • raviolo@unisi.it Andrea Porcarelli • Università degli Studi di Padova • andrea.porcarelli@unipd.it Margherita Cestaro • Università degli Studi di Padova • margherita.cestaro@gmail.com



Il metodo educativo “centrato sull’empatia”

di Antonio Bellingreri

Abstract Il tentativo è quello di istituire l’empatia come categoria pedagogica ed educativa, giustificando la nozione di intenzionalità vicariante, che definisce sia la struttura dell’empatia sia il dinamismo proprio del processo educativo. Facendo ricorso al linguaggio della filosofia e della pedagogia classica, nel saggio se ne parla come di una virtù, insieme etica e dianoetica. Il nucleo centrale di tutto diviene la fenomenologia dell’empatia, l’analisi delle intenzionalità costitutive di tale singolare virtù personale: la disposizione veritativa, l’attitudine etica e l’istanza spirituale. Parole chiave: stile empatico, virtù etica e dianoetica, dialogo esistenziale relazione di cura, comune esperienza di senso

Empathy is a pedagogic and educative category and justifies the notion of vicarious intentionality defining either the empathy structure or the proper dynamic of the educative process. According to the language of classical philosophy and pedagogy, this essay deals with it as an ethic and dianoetic virtue.The core of the whole becomes the phenomenology of empathy, the analysis of the constitutive intentionalities of such a singular personal virtue: the free disposal, the ethic attitude and the spiritual request. Key words: empathic way of being, ethical and dianoethical virtue existential dialogue, caring, sense co-experience

© Pensa MultiMedia Editore srl ISSN 1722-8395 (print) / ISSN 2035-844X (on line) Studium Educationis • anno XIV - n. 2 - giugno 2013


Giustizia e ingiustizia a scuola nelle parole dei futuri maestri

di Silvia Kanizsa, Andrea Garavaglia, Germana Mosconi*

Abstract Le parole giustizia e ingiustizia ricorrono spesso nelle riflessioni che gli studenti fanno sulla loro esperienza scolastica e coinvolgono la valutazione scolastica, la relazione insegnante-allievi e in generale le modalità con cui è gestita la classe. In questo articolo vengono riportati i primi risultati di un’indagine condotta chiedendo a 82 studenti universitari di Scienze della Formazione Primaria di descrivere un episodio di giustizia e uno di ingiustizia di cui erano stati soggetti o testimoni a scuola. L’analisi, condotta con metodi qualitativi e quantitativi secondo il paradigma del mixed-method, ha fornito interessanti riflessioni sul tema della valutazione e della relazione in classe oltre a suggerire indicazioni per una formazione degli insegnanti che ai contenuti disciplinari affianchi buone capacità relazionali. Parole chiave: scuola, giustizia, pregiudizio, valutazione, insegnante The words justice and injustice often feature in students’ reflections on their experience of school, most frequently in relation to assessment, teacher-student relations and modes of class management. In this paper, we present the preliminary results of a study in which 82 trainee primary school teachers described both an episode of justice and an episode of injustice that they had either directly experienced or witnessed during their own school years.The data analysis was carried out using mixed-mode methodology and provided interesting insights into issues such as assessment and relationships in the classroom, as well as highlighting the need for teachers to receive training in interpersonal skills to complement their subject knowledge. Key words: school, justice, prejudice, assessment, teacher

*

Il presente contributo è frutto della collaborazione dei tre autori, in particolare Silvia Kanizsa si è occupata del §3, Andrea Garavaglia del §1 e Germana Mosconi del §2, mentre l’introduzione e il §4 sono frutto del lavoro comune di tutti gli autori.

© Pensa MultiMedia Editore srl ISSN 1722-8395 (print) / ISSN 2035-844X (on line) Studium Educationis • anno XIV - n. 2 - giugno 2013


Libri di lettura per la scuola primaria: strumenti di promozione e valutazione della reading literacy

di Francesca Anello

Abstract A scuola, per insegnare a comprendere un testo, di solito, si propongono agli alunni una serie di compiti da svolgere prevalentemente dopo la lettura, utilizzando un apparato didattico di cui i libri scolastici sono dotati. La definizione di quali abilità di lettura promuovono i testi di scuola primaria costituisce il tema della ricerca. Il campione dell’indagine è composto da 70 libri di lettura; usando una griglia di analisi appositamente costruita, sono state accertate le operazioni richieste all’alunno da esercizi e verifiche sul testo, presenti nell’apparato didattico, che dovrebbero sviluppare negli alunni la capacità di comprensione, interpretazione e valutazione della lettura. I dati sono stati confrontati con quelli delle prove standardizzate di misurazione dei livelli di apprendimento della literacy in lettura; i risultati mostrano che i libri di lettura richiamano differenti abilità e modalità di verifica. Parole chiave: comprensione del testo, abilità di lettura, apparato didattico, obiettivi, valutazione

At school, when teaching how to understand a text, students to cope with a series of tasks are usually proposed to be performed mainly after reading, using an apparatus contained in educational textbooks. The theme of search is the definition of what reading skills, promoted by texts of primary school. 70 reading books are the champion of the investigation; using an analytical framework on purpose built, the operations requested to the pupil from the present exercises and checks on the text in educational equipment, which should develop the understanding, interpretation and evaluation of reading in students, were verified. The data were compared to those of standardized tests to measure levels of achievement in reading literacy; the results showed that reading books refer to different skills and methods of verification. Key words: text comprehension, reading skills, educational equipment, objectives, assessment

© Pensa MultiMedia Editore srl ISSN 1722-8395 (print) / ISSN 2035-844X (on line) Studium Educationis • anno XIV - n. 2 - giugno 2013


Dyad: self-esteem – academic success, evidenced by counseling activity

di Daciana Lupu, Simona Tomozii

Abstract La ricerca mira ad indagare l’influenza di un programma migliorativo sulla stima globale di sé di preadolescenti con ridotta autostima e a monitorare i cambiamenti occorsi nei risultati accademici. Partiamo, infatti, dall’ipotesi che, se i punteggi di autostima globale di preadolescenti con bassa autostima aumentano dopo aver conseguito il diploma, si possa avere una curva ascendente nei risultati accademici grazie a tale programma. Il gruppo di ricerca è composto da 126 preadolescenti, sia maschi che femmine, di età compresa tra 12 e13 anni. Sono stati selezionati studenti a bassa e medio-bassa autostima (che avevano ottenuto un punteggio 29 nella scala di Rosenberg). Abbiamo utilizzato la scala di Rosenberg per la misurazione dell’autostima e metodi di documentazione basati sui voti dei registri per i risultati accademici. Gli esiti della ricerca ci permettono di concludere che il programma ha migliorato l’autostima dei soggetti e i loro risultati accademici. Parole chiave: autostima, successo scolastico, preadolescenza, programma di miglioramento al fine di aumentare l’autostima

The research aims to investigate the influence of an ameliorative program over the global self esteem of preadolescences with reduced self esteem and to track changes occurred on their academic results.We assume that if the scores of global self esteem of preadolescents with low self esteem increases after they graduate an ameliorative program, we expect to have an ascendant curve for the academic results. The research group is made of 126 preadolescences, both boys and girls. There were selected students with low to medium-low self-esteem (whom scored under 29, at the Rosenberg Scale for self esteem measuring). We measured the self esteem with Rosenberg scale and the academic results by documentation methods: grades’ registries.The results concludes that after an ameliorative program take place, the preadolescent improve their self esteem and their academic results. Key words: self-esteem, academic success, preadolescence, ameliorative program aiming to increase self esteem

© Pensa Multimedia Editore srl ISSN 1722-8395 (print) / ISSN 2035-844X (on line) Studium Educationis • anno XIV - n. 2 - giugno 2013


L’attività di animazione nei centri residenziali per anziani

di Lucia Presenti

Abstract Questo contributo tratta dell’animazione all’interno delle strutture residenziali destinate agli anziani. L’invecchiamento della popolazione chiede di rispondere non soltanto ai loro bisogni assistenziali, ma anche a quelli socio-culturali, ricreativi ed educativi. Attraverso idonee attività di animazione è possibile raggiungere importanti obiettivi tra cui quello del mantenimento delle capacità motorie e cognitive degli anziani che vivono all’interno di residenze loro riservate. Parole chiave: attività di animazione, educazione, anziani, invecchiamento attivo This contribution talks about the animation in residential structures for older people. The relentless aging of the population asked to respond not only to the health care needs of older people but also to the socio-cultural, recreational and educational needs. Through suitable animation activities you can reach important goals including the maintenance of cognitive residual capacities of older people. Key words: animation activities, education, older people, successful aging

© Pensa Multimedia Editore srl ISSN 1722-8395 (print) / ISSN 2035-844X (on line) Studium Educationis • anno XV - n. 2 - giugno 2013


Educare esteticamente: fondamenti per una riflessione pedagogica di Marisa Musaio

Abstract Il principio dell’umanesimo integrale ha trovato attuazione nel corso del tempo in un’educazione della persona unitariamente considerata in relazione a quella complessa ricerca esperienziale, conoscitiva, etica, estetica e spirituale che essa viene conducendo nella propria esistenza. Alla luce di tale principio, il contributo prende in esame la relazione tra persona ed estetica, tra persona e bello, al fine di rintracciare le coordinate di un’educazione estetica che, attingendo ai fondamenti della tradizione pedagogica, intende delinearsi come percorso formativo per l’uomo di oggi. Parole chiave: estetica, bello, educazione estetica, fondamenti pedagogici, umanesimo personalista

Key words: aesthetic, beauty, aesthetic education, pedagogical foundations, personalist humanism

© Pensa MultiMedia Editore srl ISSN 1722-8395 (print) / ISSN 2035-844X (on line) Studium Educationis • anno XIV - n. 2 - giugno 2013

dossier

The principle of integral humanism has found practical application in education considering person as a unit in relation to his complex nature, his experiential, cognitive, ethical, aesthetic and spiritual search. Examining the relationship between person and aesthetics, between person and beauty, the contribution proposes the coordinates of an aesthetic education based on the foundations of pedagogical tradition and developing an educational program for today’s man.


Appunti a quattro mani: l’educazione musicale nella scuola italiana dall’unità ad oggi di Franco Schiavon, Patrizia Zamperlin

Abstract L’articolo raccoglie due interventi presentati nel corso di una giornata di studio dedicata al ricordo di Enrico Mancusi Ungaro (1931-1974) che insegnò Musica e canto nell’Istituto Magistrale, oggi Liceo per le Scienze Umane, Duca D’Aosta di Padova, lasciando una importante traccia per la sua dedizione alla scuola e per le innovazioni didattiche che realizzò. A partire dalle vicende post unitarie si ripercorrono qui i momenti salienti che hanno caratterizzato l’insegnamento della Musica nell’istruzione primaria e in altri ordini e gradi scolastici individuando infine le attuali prospettive di sviluppo in ambito istituzionale. Parole chiave: educazione, musica, programmi scolastici, tradizione, innovazione

Key words: education, music, school programs, tradition, innovation

© Pensa MultiMedia Editore srl ISSN 1722-8395 (print) / ISSN 2035-844X (on line) Studium Educationis • anno XIV - n. 2 - giugno 2013

dossier

The article collects two papers presented during a conference day that the High School for Human Sciences Duca D’Aosta in Padua dedicated to the memory of Enrico Mancusi Ungaro (1931-1974), who taught music and singing in that institute, leaving an important mark for his dedication to the school and the teaching innovations realized. Starting from the events following the Unification, the authors retraced the highlights that have characterized the teaching of music in primary school and in other orders and school levels, finally identifying the current prospects for development in the institutional field.


COSCIENZA PEDAGOGICA

di Sira Serenella Macchietti

L’espressione coscienza pedagogica è stata frequentemente presente nelle opere dei pedagogisti italiani della seconda metà del secolo scorso e figura anche nei titoli di alcuni volumi di pedagogia (Bertin, 1971; Mencarelli, 1984). Alla coscienza pedagogica infatti si richiamavano i pedagogisti che condividevano la convinzione che, con la ricostruzione della pedagogia “nel senso formale e in quello contenutistico”, l’educazione non poteva essere “naturalistica e spontaneistica” ma doveva essere intenzionale, ragionata, razionale e “consapevolmente avvertita” (Mencarelli, 1984, p. 75). La diffusione di questa espressione e l’attenzione per questa forma di coscienza erano favorite, almeno parzialmente, dalla traduzione di alcune opere di E. Spranger nel cui pensiero emergeva il concetto di coscienza come “sorgente normativa” e come “guida decisiva nella costruzione della persona”. A questo proposito il pedagogista tedesco precisava che quanto più molteplice diventa l’attività umana e quanto più numerose diventano le situazioni che esigono una decisione tanto più “si deve lottare con solitaria riflessione e realizzare processi di autoindagine per affermare ciò che è giusto e retto” (Ivi, p. 72). In questa prospettiva l’educazione della coscienza veniva a configurarsi come verifica critica dei valori sulla via che conduce a diventare uomini. Mario Mencarelli nel 1984 affermava che il possesso della coscienza pedagogica non può non costituire indispensabilmente un patrimonio di coloro che, senza indulgere a “sussulti emotivi”, a “interessi ideologici” ed a “sterili paradigmi culturalistici”, sono capaci di saper legittimare “la fondazione … dell’atto e del processo educativo” e che con “coerenza deontologica” hanno “il coraggio di accettare quanto è congruente all’affermazione della persona e di rifiutare quanto, in ordine alla persona stessa, è da considerare alienante” (Ivi, p. 75). © Pensa Multimedia Editore srl ISSN 1722-8395 (print) / ISSN 2035-844X (on line) Studium Educationis • anno XV - n. 2 - giugno 2013


La Pedagogia generale oggi

Adopero intenzionalmente il termine utilizzato per rappresentare il settore scientifico-disciplinare M-PED/01, termine al quale si aggiunge (per rappresentare compiutamente il settore) quello di (pedagogia) “sociale”. E lo faccio con l’intento di cercare una possibile identità per un ambito di riflessione e di ricerca che è dei pedagogisti: di coloro, cioè, che in università si definiscono come tali e che come tali sono riconosciuti. È evidente che la denominazione è, e non poteva non essere, abbastanza generale/generica così da poter inglobare un numero piuttosto ampio di indagini su un complesso di questioni e problemi relativi ai fenomeni educativi e formativi. Proprio in relazione agli ambiti di indagine, più puntuali e circoscritte sono le indicazioni che riguardano la pedagogia generale rispetto a quelle relative alla pedagogia sociale la quale parrebbe abbracciare un universo di fenomeni emergenti, molto differenti tra loro, estremamente complessi e in costante e rapida evoluzione. Indicazioni tanto generali/generiche non potevano non produrre nelle nostre università una notevole quantità e varietà di insegnamenti, che non è facilissimo ricondurre a quel settore e in certi casi sembra improprio il farlo. Quello che ad una ricognizione rapida (nei siti delle nostre università) mi è apparso è un panorama (in riferimento a M-PED/01) incredibilmente frastagliato, nel quale compaiono le classiche denominazioni di “pedagogia” o “pedagogia generale”, di “filosofia dell’educazione”, di “pedagogia sociale”, di “educazione degli adulti”. Ma accanto a queste ce ne è un gran numero di altre quali (e non le ricordo tutte): “pedagogia della famiglia”, “pedagogia interculturale”, “pedagogia del lavoro”, “pedagogia dell’orientamento”, “pedagogia dell’infanzia”, “pedagogia dell’adolescenza”, “pedagogia delle differenze di genere”, “pedagogia del ciclo di vita”, “pedagogia della comunicazione”,“pedagogia (ma anche metodologia) del giuoco”, “pedagogia del corpo”, “pratiche narrative e formazione del sé personale e professionale”, ecc. © Pensa Multimedia Editore srl ISSN 1722-8395 (print) / ISSN 2035-844X (on line) Studium Educationis • anno XIV - n. 2 - giugno 2013

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Lettura digitale: problemi e prospettive

di Paolo Raviolo

1. Lettura, apprendimento e libri digitali In questo lavoro si vuole gettare uno sguardo sul fenomeno degli ebook e sul potenziale impatto della lettura digitale rispetto alla propensione alla lettura degli adolescenti e degli adulti, provando a far emergere il valore della lettura come processo di apprendimento e proponendo alcune definizioni di e-book e di dispositivi per la lettura digitale, dal personal computer all’e-book reader, per poi analizzare i dati che emergono da alcune recenti indagini condotte in Italia e negli Stati Uniti rispetto al rapporto dei lettori con i libri digitali. La lettura gioca da sempre un ruolo fondamentale nell’apprendimento. Gli studi in materia evidenziano come nella prima fase dell’età scolare l’attenzione si concentri sull’apprendimento della tecnica della lettura; mentre, una volta superato lo scoglio della decodifica del testo, l’attenzione può spostarsi sulla lettura come strumento per apprendere, conoscere, sino a far emergere il piacere della lettura come intrattenimento e, ancor più, come esperienza estetica. Gli studi di marca cognitivista sulla lettura hanno evidenziato come i processi mentali connessi alla lettura siano più complessi rispetto alla semplice decodifica del significato, e come siano invece contestuali, dipendenti dall’esperienza e dalle motivazioni del lettore, impegnati a rielaborare le informazioni per metterle in relazione con conoscenze, emozioni e con altri elementi che già appartengono al lettore. La lettura sembra essere, in sostanza, un percorso individuale legato alla dimensione esperienziale che consiste nell’integrare le informazioni nuove nella costellazione di quelle già esistenti, creando nuove connessioni tra loro, dando luogo a un’esperienza di lettura e apprendimento personale e irripetibile. © Pensa Multimedia Editore srl ISSN 1722-8395 (print) / ISSN 2035-844X (on line) Studium Educationis • anno XIV - n. 2 - giugno 2013


CONVEGNO DI STUDI E CONGRESSO NAZIONALE CIRPED

Dalla pedagogia alle pedagogie Costruire un manuale di pedagogia generale Padova, 14 dicembre 2012 di Andrea Porcarelli

Il giorno 14 dicembre 2012, presso la Sala Paladin di Palazzo Moroni (a Padova) si è tenuto il Convengo di studi e Congresso nazionale del CIRPED (Centro Italiano di Ricerca Pedagogica), sul tema: Dalla pedagogia alle pedagogie. Costruire un manuale di pedagogia generale. L’obiettivo del convegno si pone in continuità con il lavoro che nella comunità scientifica dei pedagogisti generalisti è stato compiuto attraverso una serie di seminari itineranti, con l’obiettivo di arrivare ad una definizione unitaria e condivisa del profilo epistemologico della pedagogia generale, pur nel rispetto delle diverse linee di pensiero che animano il dibattito interno alla disciplina. In tale scenario si colloca il contributo specifico del percorso culturale sviluppato fino ad ora dal CIRPED (dal 2005 al 2013), ma già avviato con i seminari itineranti di pedagogia generale, iniziati nel 2003, che hanno esplorato – da diversi punti di vista – i fondamenti della pedagogia in rapporto con la filosofia dell’educazione, con l’epistemologia pedagogica, con la storia della pedagogia e con la politica, per arrivare ad affrontare una riflessione sistematica sull’agire educativo. Il convegno padovano si è dato un compito di tipo istruttorio, in ordine all’elaborazione di uno strumento teorico ad uso didattico (un manuale) per l’insegnamento della Pedagogia generale, all’interno delle Università italiane, confrontandoci anche con esperienze di ricerca e scuole di pensiero attive presso Università straniere. A tal fine il convegno è stato articolato in tre sessioni, corrispondenti alle tre ipotetiche parti di un eventuale manuale, per attivare su ciascuna di esse un confronto schietto tra i pedagogisti generalisti. La prima sessione, animata dagli interventi dei proff. Carla Xodo (Università di Padova) e Giuseppe Bertagna (Università di Bergamo), ha posto a tema la struttura di © Pensa MultiMedia Editore srl ISSN 1722-8395 (in press) / ISSN 2035-844X (on line) Studium Educationis • anno XIV - n. 2 - giugno 2013


CONVEGNO INTERNAZIONALE - INTERNATIONAL CONFERENCE

Educazione e Counselling interculturale nel mondo globale Intercultural Counselling and Education in the Global World Verona, 15-18 Aprile 2013 di Margherita Cestaro

I rapidi e continui cambiamenti che stanno caratterizzando il vivere individuale e collettivo nell’attuale mondo globale sembrano evidenziare un generale stato di crisi, trasversale ai diversi ambiti (economico, politico, sociale, culturale, ambientale) e contesti (famiglia, scuola, lavoro…) della vita umana. Quella che appare delinearsi è una crisi diffusa che, nel riguardare tutti i settori del social welfare, attraversa non solo l’educazione e l’istruzione ma anche il counselling e la psicoterapia, il cui setting è chiamato sempre più a confrontarsi con l’eterogeneità e la differenza culturale. Una delle vie – possibili e necessarie – attraverso le quali cercare di superare una tale crisi di valori e di governabilità del vivere locale e globale è quella di investire su un’educazione dall’approccio interculturale, capace di integrare il principio del rispetto delle differenze con i principi di equità e di responsabilità sociale. Sono queste le considerazioni di fondo a partire dalle quali e attorno alle quali ha preso avvio e si è sviluppato il Convegno Internazionale dal titolo: Educazione e Counselling interculturale nel mondo globale, svoltosi a Verona nel mese di aprile 2013 e promosso dal Centro Studi Interculturali dell’Università di Verona, in collaborazione con l’Ontario Institute for Studies in Education (OISE) dell’Università di Toronto, con l’International Association for Intercultural Education (IAIE) e con la National-American Association for Multicultural Education (NAME). Offrendosi come occasione di incontro tra studiosi, ricercatori e professionisti (160 circa) provenienti da numerosi paesi del mondo

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Carla Callegari La Shoah dei disabili Implicazioni storico-pedagogiche e progettualità educative Milano, FrancoAngeli, 2011, pp. 121

Nel volume, incentrato sulla storicizzazione della pedagogia speciale attraverso una rilettura della Shoah e delle teorie eugenetiche del nazismo, dopo aver evidenziato come il principio dell’educabilità dei disabili avesse fatto la sua comparsa in pedagogia già nel Seicento, con Comenio, Carla Callegari fornisce una breve panoramica sugli autori che a partire dall’Ottocento si sono occupati di educazione e cura pedagogica di soggetti con deficit o menomazioni. Passa quindi a illustrare le principali tappe che hanno caratterizzato la Shoah dei disabili, effettuando un confronto critico tra le idee che le hanno sorrette e alcuni articoli della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità del 2006. Questa ricostruzione, che muove da un’accurata analisi del contesto politico e socio-economico della Germania nazista, apre a una riflessione su quello che la pedagogia può fare per impedire che le tendenze genocide presenti nella società odierna prendano il sopravvento. Rifacendosi al pensiero di pedagogisti e intellettuali del passato, come Maritain, Dewey, Gandhi, Arendt e don Milani, Carla Callegari sottolinea che occorre ripensare il rapporto tra pedagogia e politica e riaffermare una “cultura della solidarietà che non può che partire da una più equa divisione delle risorse tra Paesi ricchi e poveri, potenti e inermi, e realizzarsi grazie ad un impegno educativo preciso” (p. 53): adoperarsi per promuovere l’attuazione della piena umanità in tutte le persone, indipendentemente dalle condizioni fisiche, psicologiche o sociali in cui si trovano a vivere. Riprendendo dalla filosofa Nussbaum, l’Autrice punta il dito contro l’egemonia dell’economia, che misura lo sviluppo delle nazioni in base a parametri come il Prodotto Interno Lordo, e denuncia “che la crescita economica non porta automaticamente con sé né crescita sociale, né tanto meno crescita democratica; anzi a volte le nazioni operano per produrre solo sviluppo economico e individui così moralmente ottusi che non si pongono il problema delle diseguaglianze” (p. 55). Occorre dunque far leva su un paradigma alternativo, quello dello sviluppo umano, che riconosce l’inalienabile dignità di tutti gli uomini e di tutte le donne, da tutelare giuridicamente e da sostenere attraverso l’educazione all’esercizio del pensiero critico, all’empatia, al-

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l’assunzione personale di responsabilità e all’impegno per l’affermazione di una società realmente democratica, che tenga davvero conto delle esigenze di tutti i cittadini e, quindi, anche delle persone mentalmente o fisicamente disabili. Occorre altresì ripensare il rapporto tra pedagogia e psichiatria, conciliando il concetto di cura terapeutica con quello di cura pedagogica, che, come sottolinea l’Autrice citando Cambi, inverte l’ordine della medicina, perché incardinandosi sul singolo, sia esso un soggetto o un gruppo, “è sempre personale, non diviene mai ‘protocollo medico’ impersonale applicabile a una categoria” (p. 103) e, valorizzando incondizionatamente l’umanità di ciascuno per mezzo del dialogo, della comprensione e del sostegno, ne salvaguarda la specificità. Il rigore metodologico con cui è stata sviluppata la ricerca, l’accurata articolazione tematica e la dovizia di fonti utilizzate a sostegno delle tesi discusse rendono particolarmente interessante questo lavoro, che getta luce su un evento ancora poco conosciuto della storia del Novecento qual è, appunto, la Shoah dei disabili e invita a non abbassare la guardia in una società – quella attuale – percorsa da pericolose manifestazioni di disprezzo nei confronti del diverso. [di Emma Gasperi]

Marco Milella La formazione oltre lo specchio dell’imitazione Perugia, Università degli Studi di Perugia, 2012, pp. 149

A partire da un’operazione articolata quanto proficua quale la “messa allo specchio” dell’imitazione, Marco Milella si propone qui di compiere una ricognizione su ciò che è formazione nelle sue possibilità, nei suoi limiti, nei suoi intrecci con le emozioni, le percezioni, le azioni. In particolare nei primi due capitoli di questo intenso saggio l’Autore prova a mettere in luce, da una parte, quelle che sono le tras-formazioni dell’imitare in chiave di cambiamento culturale di fondo e, dall’altra, la complessa rete relazionale delle dinamiche interessate dal contesto di una “comprensione reciproca”. Per fare questo, però, egli ha avvertito la duplice necessità di passare attraverso la ridiscussione di ciò che è (o può apparire) banale in ambito formativo e di ribadire con forza la compresenza di azione e percezione: «sono proprio le dinamiche delle azioni, dell’agire intenzionale ad essere coinvolte e a coinvolgere non soltanto il corpo/mente proprio, ma anche quello degli altri» (p. 49), soprattutto in considerazione del fatto che percepiamo «perché agiamo, socialmente, e agiamo perché percepiamo» (p. 46).

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In questa prospettiva, l’Autore si confronta, in maniera serrata, anche con le acquisizioni delle neuro-scienze: esse sono considerate un’occasione e uno stimolo per porre le dinamiche formative nell’alveo delle esperienze che ognuno vive attraverso l’imitazione interiorizzata, ossia la “simulazione incarnata” (p. 57 e p. 63). Nei capitoli Formazione dell’identità ed imitazione e L’imitazione svelata è possibile rinvenire, pur con diversità di accenti, alcune interessanti corrispondenze con i capitoli precedenti. Là Milella va approfondendo natura e manifestazioni dell’agire imitativo, mentre qui concentra maggiormente l’attenzione sul nesso imitazione-identità e sulla triangolazione formazione(re)invenzione di sé-creatività. «Siamo formati e siamo imitati, comunque – si legge in uno dei passaggi più efficaci –; formiamo ed imitiamo, comunque. Il “ritorno” ad occuparsi dell’imitazione, allora, può essere un tentativo di disvelare le pretese di controllo […] che si possono celare in teorie e prassi che si definiscono formative e che, invece, si sono rivelate quali tragici tentativi di imbrigliare le condizioni, le situazioni e le manifestazioni imprevedibili, folli, sacre, umoristiche, etc. dell’umanità» (p. 125). Il quarto capitolo si occupa di memoria e memorie (assoluta, umana, artificiale) in rapporto al desiderio di dimenticare e all’apprendimento a memorizzare, a ricordare e a dimenticare, dove obliare ed imitare rappresentano “gli argini di un fiume di significati” (cfr. p. 101). A nostro avviso, in questa prospettiva, costituisce un contributo originale il terzo capitolo, significativamente intitolato Rispecchiamenti e apprendimenti, che rappresenta il fulcro di questo lavoro, il cui scopo principale è quello di proporre argomentazioni valide per promuovere il “fare formazione”, a partire da e in virtù di ciò che chiamiamo creatività. [di Giuseppe Moscati]

Giancarlo Gola Con lo sguardo di chi insegna La visione dell’insegnante sulle pratiche didattiche Milano, Franco Angeli, 2012, pp. 111

Giancarlo Gola, in questo testo al medesimo tempo agile ed intenso, ci invita ad analizzare con attenzione e metodo una tematica cruciale per la formazione e l’efficacia dell’insegnante: quella della sua visione sulla propria professionalità e azione professionale, sui suoi significati, limiti e possibilità. Il concetto di visione non va qui inteso in senso riduttivo: nel corso dello svolgimento argomentativo, l’Autore lo articola su categorie d’ordine etico-valoriale, progettuale-disciplinare e gnoseologico, dove si intrecciano e rimandano vicendevolmente conoscenza dichiarativa, conoscenza procedurale e conoscenza condizionale (Feiman-Nemser 2001). «La visione rappresenta la coscienza del possibile (Greene, 1988), essa modella il modo in cui

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gli insegnanti percepiscono il proprio insegnamento, i propri studenti e la scuola e aiuta a comprendere le situazioni che avvengono in aula, le scelte che i docenti adottano durante l’insegnamento e le decisioni che assumono per il loro futuro. Le visione dell’insegnante per il buon insegnamento sono una pista di lavoro della ricerca educativa sulla formazione degli insegnanti; sia essa precedente all’ingresso nella professione, sia come formazione a sostegno del proprio lavoro e come lettura delle proprie esperienze. Il ragionamento e la ricerca sul tema delle visioni dell’insegnante invitano da una parte a comprendere il soggetto dell’insegnante, le sue difficoltà, le sue ansie, le sue paure, le sue bellezze, dall’altra a immaginare una nuova dimensione dell’essere insegnante» (p. 97). Nello specifico, secondo Gola, «la visione della pratica professionale passa attraverso una precisa ed attenta: conoscenza degli studenti e del loro processo di apprendimento; concezione del progetto formativo ed educativo e degli obiettivi curricolari in funzione degli scopi di istruzione ai quali si riferisce; capacità di insegnare le discipline in funzione degli studenti, del gruppo classe e dell’ambiante scolastico e sociale» (p.34). L’Autore ci avverte della delicatezza del tema, poiché, assunta la complessità intrinseca della professionalità docente, essa non può che leggersi all’interno di un agire socialmente e culturalmente definito che influisce sulla visione dell’essere insegnante e del fare insegnamento. In tal senso, nel testo viene (opportunamente) sviluppata la specifica qualità pedagogica della conoscenza disciplinare, procedurale e relazionale dell’insegnante, così come un ampio spazio è dedicato alla declinazione delle decisive accezioni di attitudine all’insegnamento (in termini di valori, passioni emozioni, credenze) e di postura nell’insegnamento (intesa come habitus, gesti, routine). È così che emerge quello che è forse l’aspetto centrale del tema trattato, il valore (auto)formativo della visione dell’insegnante sul proprio essere-agire, quale «competenza “alta” e quanto mai necessaria, la competenze al pensiero, all’essere pensosi (Mortari, 2010)» (p. 55). Il testo, solidamente documentato in ogni sua parte, è quindi arricchito dalla presentazione di alcune ricerche di respiro internazionale, esposte in termini riflessivi sia sul piano dei risultati, sia su quello delle metodologie (e relative implicazioni) adottate. Si ha così l’opportunità di approfondire le visioni degli insegnanti di matematica (Structurale knowledge, Sherin, van Es, 2009) e quelle degli insegnanti di educazione speciale (Dispositional knowledge, La Page et al., 2008), ma anche il contributo di Hammerness (2004) relativo alle Pratical knowledge sulle visioni ideali e pratiche didattiche, prima di farsi guidare dall’Autore nel giustificato resoconto relativo al proprio impianto di ricerca, soffermandosi sugli aspetti epistemologici e metodologici dell’indagine e illustrando, anche con ampi stralci esemplificativi, i principali risultati raggiunti (pp. 79-92). Il tema della visione dell’insegnante è quindi sviluppato coniugando le attuali acquisizioni teoriche alle più recenti direzioni di ricerca, constatando la progressiva apertura d’indagine sula tematica, che ha oramai abbandonato la modellizzazione comportamentista come teacher-effectivness, «aprendo ad un

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eclettismo teorico e metodologico rivolto all’indagine dei pensieri e delle pratiche riflessive […] con gli attori coinvolti nell’azione stessa di insegnamento durante l’azione» (p. 94). Non si tratta, ci averte l’Autore a conclusione del volume, di un’affezione intellettuale al tema della visione dell’insegnante, né di voler mettere in luce la questione morale dell’essere insegnante e nemmeno di voler rinvenire una presunta visione comune sull’insegnamento quanto piuttosto «l’invito a traguardare, guardare più in là delle proprie pratiche e delle proprie credenze, ma in con una progettualità all’orizzonte. In termini deweyani significa immaginare la finalità del lavoro educativo, come “end in view” (Dewey, 1939, p. 238), una tendenza verso l’azione che l’insegnante mette in atto nel suo agire singolare, una riflessione cosciente, un atteggiamento dell’insegnante affettivo, ideativo, pratico. Come afferma Greene (2008); la capacità di andare oltre la propria immaginazione» (p. 98). [di Luca Agostinetto]

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