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INDEX_SID Il glossario dei paradigmi a cura degli studenti del corso



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Ricostruire le intenzioni

Per leggere e scrivere il nuovo rapporto di conoscenza tra “innovazione” e “sostenibilità”, occorre formulare nuovi paradigmi capaci di essere tanto proiettivi quanto abilitati a riconoscere nei termini in uso, nuovi significati. “Nuove intenzioni” del progetto si rintracciano in percorsi di conoscenza fluida ed interdisciplinare sui temi delle “tecnologie abilitanti” per i processi di sostenibilità nella dimensione globale e locale e per le azioni di innovazione, nella rinnovata competenza circolare con cui vengono espresse. La sperimentazione didattica, può ricostruire attraverso i contributi seminariali, i racconti di esperienze di ricerca e progetto, queste nuove traiettorie e tentare cosi la dismissione di termini fuori uso a favore del riciclo dei lori significati, per un indirizzo più radicale di nuovi termini e ritrovati paradigmi. L’uso delle fonti di riferimento, così come la comunicazione figurativa, non sono altro che le risorse riferite o autoriali di una nuova elaborazione a cura degli studenti. Un contributo a quella “progettazione tentativa” capace di fornire nuovi livelli di visioni ed interpretazioni, direttamente estratte da nuove possibilità del progetto della conoscenza. La condivisione con la lettura collettiva del glossario composto da ogni contributo ne realizza lo scopo dello scambio e dell’apertura, verso altri contributi, altre figurazioni. Questo il senso dell’esercizio proposto alla classe del corso di architettura in “Sostenibilità ed Innovazione del progetto”, nel suo primo anno accademico 2015/16.

Consuelo Nava



INDEX SUSTAINABLE AND INNOVATION DESIGN Glossario dei paradigmi a cura degli studenti del corso

Esercizio di scrittura illustrata a conclusione delle lezioni e seminari del 1° modulo del corso Sostenibilità ed Innovazione del Progetto a.a.20152016, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Index Sustainable and Innovation Design è un glossario dei paradigmi scelti

ed

illustrati

dagli

studenti

del

corso,

in

seguito

ai

temi/termini/progetti/esperienze illustrate nelle lezioni e seminari del 1° modulo sui temi fondanti la disciplina. Ad ogni studente/ssa è richiesto di collaborare ad un dossier collettivo, illustrato

da

immagini

originali

e

scritture

autoriali,

sui

termini/paradigmi scelti tra quelli fondanti la disciplina ed estratti dall’esperienze svolte in aula e dalle letture consigliate.

Secondo le modalità illustrate dalla docenza ed il format consigliato il glossario verrà raccontato ed illustrato durante il seminario del 30_03_ 2016. PAGINA Progetto INDEX_1 pagina fronte/retro ad Autore_ formato A4 Fronte: produzione originale di un’immagine b/n e/o colori che illustra il paradigma scelto (fotografia, disegno, composizione di….) Retro: scrittura max 3000 caratteri comprensivi di spazi, con eventuali riferimenti bibliografia di citazione in nota. Presentazione: Stampa e consegna del doc. fronte/retro in formato A4 + Illustrazione del paradigma con il racconto di max 5’ con l’esposizione dell’immagine stampata su supporto rigido.

prof.ssa Consuelo Nava


30marzo2016


[

un dossier collettivo, illustrato da immagini originali e scritture autoriali sui termini/paradigmi, scelti tra quelli fondanti la disciplina e estratti dalle esperienze svolte in aula e dalle letture consigliate.

]


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI MEDITERRANEA DI REGGIO CALABRIA DArTe _a.a. 2015/2016 CORSO di SOSTENIBILITA’ E INNOVAZIONE DEL PROGETTO Doc. Prof. ssa Consuelo Nava Cultore della materia: Arch.Giuseppe Mangano Tutors: Arch. Andrea Procopio e Federica Ciccone

Studenti partecipanti: Amantea Giorgio Arena Giuseppina Aresco Chiara Autelitano Francesca Barresi Debora Bilotta Adriana Bonaccorsi Simona Bruzzaniti Veronica Calarco Fausto Caruso Armando Cento Carmela Cirillo Denise Consolino Davide Cosco Danilo De Simone Dario Di Blasi Mariaconcetta Di Chio Daria Diano Martina Duchetta Serena Durante Giovanni

Emo Danilo Fazzari Sabrina Ferrantello Noemi Flotta Annalisa Fontanabella Caterina Gatto Roberta Giuliano Sara L’Episcopo Ester La Gamba Celeste Larosa Pasquale Leuzzo Alessia Lico Natasha Maccarone Damian Pietro Madonna Silvia Mafrici Fiorella Mammolenti Domenico Marino Paolo Francesco Mario Fabio Mazzei Cristian Mazzei Venturangelo

A project of C.Nava_ g.e. F.Ciccone

con la collaborazione dell’Associazione Pensando Meridiano.

Messina Marco Mordini Giovanni Palagruti Elisabetta Palazzolo Valentina Panetta Sara Passamonte Salvatore Prochilo Mariarosaria Randò Basiliana Maria Ruffo Sergio Sava Esedra Schiariti Federica Schiariti Federica Seminara Jessica Sergi Fabiana Sottilotta Giuseppe Spinella Andrea Terranova Giusy Verna Gina Zinghini Paolo Rocco


SID_ Sustainable Innovation Design


INDICE DEI TERMINI

#A _ AMBIENTE

p.16

#B _ BIOCLIMA

p.20

#C_ CEMENTIFICAZIONE (2) CITTÀ COMPENSAZIONE COMUNITÀ CONDIVISIONE CONOSCENZA CONTEMPORANEO

p.24 p.28 p.30 p.32 p.34 p.36 p.38

#D_ DESIGN

p.42

#E_ EVOLUZIONE

p.46

#G_ GREENCITY

p.50

#I _ IDROLOGIA IMPERMEABILIZZAZIONE INCERTEZZA INNOVAZIONE (2)

p.54 p.56 p.58 P.60

#M_ METABOLISMO URBANO

p.66

#N_ NATURA

p.70


#O_ ORGANISMO #P_ PERIFERIA PERMEABILITÀ PROCESSO #R_ REAZIONE RECYCLE RESIDUO RESILIENZA (6) RICICLO RIGENERAZIONE (6)

p.74 p.78 p.80 p.82 p.86 p.88 p.90 p.92 p.104 p.106

#S_ S.U.D.S. SISTEMA SMART CITY SMART LIVING SMOG SOCIETÀ SOSTENIBILITÀ SUOLO (4) SA_SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE SC_SMART CITY SE_SHARING ECONOMY

p.120 p.122 p.124 p.126 p.128 p.130 p.132 p.134 p.142 p.144 p.146

#T_ TRANSIZIONE (2) TRASFORMAZIONE (2)

p.150 p.154


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A 15


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A Ambiente

ZinghinĂŹ Paolo Rocco

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BIOCLIMATICA Lo stile degli edifici dovrebbe essere chiaramente diverso in Egitto e in Spagna, nei paesi e nelle regione di diversa natura. Perchè in una parte la terra è oppressa dal sole, in un’altra è troppo lontana da esso, in un’altra ancora è a distanza mediana.” Vitruvio, De Architectura

Riferimenti: Istituto Nazionale di Bioclimatica

Per architettura BIOCLIMATICA s’intende una architettura che sfrutta come RISORSA le caratteristiche morfologiche ed il clima del LUOGO, impiega prioritariamente i materiali LOCALI e per il proprio funzionamento utilizza le fonti ENERGETICHE RINNOVABILI: radiazioni solari, venti, vegetazione, corsi d’acqua, etc. Basandosi su un modello abitativo che soddisfi i requisiti di comfort con il controllo PASSIVO del microclima inteso come una strategia che MINIMIZZANDO L’USO DEGLI IMPIANTI MECCANICI massimizza L’EFFICIENZA DEGLI SCAMBI TRA EDIFICIO E AMBIENTE; la regolazione delle condizioni microclimatiche interne si ottiene controllando attentamente le caratteristiche geometriche localizzative e tecnologiche della costruzione edilizia. L’insieme delle discipline bioclimatiche, attuano un atteggiamento ECOLOGICAMENTE CORRETTO nei confronti dell’ecosistema ANTROPICOAMBIENTALE in una visione caratterizzata dalla più ampia INTERDISCIPLINARIETÀ e da un utilizzo razionale e sostenibile delle risorse, tendendo alla conciliazione ed INTEGRAZIONE delle attività e dei comportamenti umani con le preesistenze ambientali ed i FENOMENI NATURALI al fine di realizzare un MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELLA VITA attuale e futura. Da sempre si è cercato di realizzare abitazioni con migliori condizioni di comfort, ottimizzando le risorse materiali. In questa nuova esigenza, il contesto determina fortemente la risposta architettonica, per forma, materiali e orientamento. Quando l’obiettivo principale è quello di evitare le uscite o entrate di energia sono adoperate tecniche di CONSERVAZIONE, in questo caso vengono preferite forme più compatte, con ridotta superficie di contatto tra esterno e interno, in questo modo l’involucro costituisce una barriera contro il calore, le radiazioni e il movimento dell’aria. Si parlerà di tecniche di CONNESSIONE, quando l’intento è quello di favorire la penetrazione o l’espulsione di determinate forme di energia, tramite captazione solare, tecniche di ventilazione, dissipazione notturna di calore, ecc. Forme poco compatte, che permettano ad ogni appartamento di avere due orientamenti, consentiranno scambi maggiori per il passaggio d’aria, e quindi per il miglioramento della qualità dell’aria interna e per il raffrescamento degli ambienti. Conviene che siano orientate a sud gli ambienti diurni e verso ovest quelli abitati prevalentemente nelle ore pomeridiane.

CLIMA/AMBIENTE/SOSTENIBILITA’

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C 23


CEMENTIFICAZIONE

http://www.educambi ente.tv/icatalog/2857/ b-ambienteecologia.html

http://www.ecoblog.it /post/138798/terramadre-2014-ilcemento-non-simangia

Il problema della cementificazione è solo uno dei modi con cui noi continuiamo a violentare la Natura, la cui alterazione ha ripercussioni sulla la nostra condizione di vita. Non possiamo parlare degli effetti della cementificazione disgiungendoli dagli altri aspetti del rapporto di equilibrio con la Natura. Il suolo, con le sue funzioni ecosistemiche, ospita le specie animali e vegetali, favorisce il ciclo vegetativo e idrico, l’assetto climatico, assorbe i rifiuti, fissa la CO2, depura le acque e ci permette così di vivere. Purtroppo in Italia non è percepito come una risorsa esauribile, ma come terreno in attesa di essere edificato. La speculazione edilizia ha determinato la cosiddetta città diffusa, che ha saturato i pochi vuoti urbani rimasti, allargato il confine urbano edificato e favorito la proliferazione di capannoni, centri commerciali e direzionali, collegati tra loro da strade, tangenziali, bretelle, svincoli e rotonde. La città compatta storica, dove era necessario minimizzare i movimenti, ora non esiste più; abbiamo la città aperta, in cui le aree urbanizzate possono arrivare anche al 70% del costruito. Purtroppo l’urbanizzazione è collegata all’idea di sviluppo e di progresso ma in realtà dipende da una cattiva o inesistente pianificazione territoriale. Il consumo di suolo provoca vari e tragici effetti collaterali come le alluvioni e i sismi che distruggono abitazioni realizzate con materiali scadenti e in aree geomorfologicamente inadatte e inoltre lo smaltimento dei rifiuti nei sottofondi stradali o nelle cave e l’eliminazione delle scorie tossiche nei cantieri, sono spesso gestiti dalla malavita organizzata. Attualmente in Italia si consumano circa 100 ha al giorno di suolo agricolo, si continuerà a costruire male, in modo forse più o meno lecito o dove non si potrebbe farlo, con una pianificazione del territorio che ignora il rischio idrogeologico, causa un’alterazione del paesaggio e riduce il terreno coltivabile. Ma come sarà possibile nutrire un pianeta che cresce in maniera esponenziale se stiamo perdendo terreni agricoli? Quali saranno le conseguenze sull’agricoltura? Il peggiore degli scenari vedrebbe un aumento nell’uso di concimi chimici e pesticidi, una conseguente riduzione della biodiversità, l’inquinamento delle falde acquifere e del suolo e il suo impoverimento. Il Paese non può più aspettare. Un’emergenza che deve essere una priorità da affrontare e contrastare adottando una decretazione d’urgenza che imponga una moratoria sulle nuove costruzioni e lo stop al consumo di suolo specialmente in aree agricole.

vedi SUOLO/TRASFORMAZIONE/ECOSISTEMA

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C Cementificazione

Fontanabella Caterina

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CEMENTIFICAZIONE

Bibliografia e Sitografia: http://ecoprospettive. com/isola-di-caloreecco-perche-lenostre-citta-scottano/ http://www.legambie nte.it/temi/territorio/ consumo-di-suolo

Il suolo è una risorsa non rinnovabile che l’uomo, con le sue attività, ‘consuma’: le abitazioni, le strade, le ferrovie, i porti, le industrie occupano porzioni di territorio trasformandole in modo pressoché irreversibile. Il ritmo di questi processi è cresciuto a parallelamente allo sviluppo delle economie: quello dell’aumento del consumo di suolo è un fenomeno globale, ma che è più problematico in paesi di antica e intensa antropizzazione come l’Italia, in cui, per la scarsità di suolo edificabile, l’avanzata dell’urbanizzazione contende il terreno all’agricoltura e spinge all’occupazione di aree sempre più marginali, se non addirittura non adatte all’insediamento, come quelle a rischio idrogeologico. Nel nostro Paese è ancora fortissima la tendenza a cementificare disordinatamente il suolo libero: l’abusivismo edilizio in particolare nel Sud, la crescita a macchia d’olio delle città, l’integrale urbanizzazione di lunghi tratti delle coste hanno segnato lo sviluppo territoriale dell’Italia contemporanea. “L’urbanizzazione si manifesta in forme sempre più pervasive e complesse si legge nel rapporto sulla Situazione del Paese 2008 dell’Istat - e ha conosciuto, negli ultimi decenni, un’accelerazione senza precedenti, relativamente autonoma rispetto agli andamenti demografici ed economici”. Si costruisce, infatti, per altre ragioni: per portare soldi nelle casse dei Comuni, per la mancanza di abitazioni in affitto, che crea una domanda di case a poco prezzo lontane dai centri abitati. Anche strade e autostrade, spesso, si realizzano soprattutto per rendere fabbricabili le aree attraversate. L’ incessante sviluppo urbanistico ha portato nel corso degli anni ad una drastica trasformazione del territorio e del suolo: le zone un tempo erano occupate dalla vegetazione, oggi lasciano posto a veri e propri deserti di asfalto e cemento. L’utilizzo massivo di superfici impermeabili e con scarsa capacità di riflettere il calore ha condotto ad una forte modifica del bilancio termico naturale, contribuendo all’aumento della temperatura globale; un aumento che, a causa dei tipi di pavimentazione frequentemente utilizzati (con conducibilità termica superiore a quella del suolo naturale), si concentra in zone urbane rispetto alle zone rurali periferiche dove, durante la notte, si registrano temperature inferiori di anche 4 o 5 °C. Lo smisurato utilizzo di tali superfici impermeabili si traduce anche in un aumento del run-off (lo scorrimento superficiale delle acque piovane) che comporta frequentemente il sovraccarico e la congestione delle reti fognarie. Il problema non è solamente la quantità di deflusso che scorre in superficie, bensì la qualità delle acque che si riversano successivamente nei sistemi di scolo: i dati odierni, alquanto preoccupanti, indicano un ingente accumulo di sedimenti e un eccessivo carico di inquinanti acquisito dalle acque che attraversano le nostre città. Tutto questo causa grosse alterazioni delle condizioni ambientali e dell’equilibrio ecologico. Le cause che contribuiscono ad incrementare l’accumulo di calore sensibile sono molteplici. Tra le più diffuse troviamo: la presenza di asfalto e cemento in sostituzione a superfici evaporanti/evapotraspiranti; la diffusione degli impianti di condizionamento dell’aria; la gestione dei deflussi meteorici; le emissioni e la produzione di sostanze chimiche inquinanti. Il cosiddetto effetto “isola di calore urbana” è ormai una realtà accertata in tutte le metropoli. Il fenomeno è ben conosciuto e studiato dettagliatamente, ma purtroppo si interviene ancora troppo poco per limitarlo e contrastarlo: gli effetti provocati dall’ urbanizzazione selvaggia si ripercuotono direttamente sulla qualità della vita delle persone che popolano le grandi città.

vedi BIODIVERSITA’,RUN-OFF, RIGENERAZIONE, SUOLO

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c CEMENTIFICAZIONE

Marino Paolo Francesco

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CITTA’ “ Questo paese, dove sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo. Adesso che il mondo l’ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto. “ Cesare Pavese, in questo passo tratto da “La luna e i falò”, racchiude due grandi temi: in primo luogo è racchiuso il senso di appartenenza ad un posto che ci fa sentire parte di qualcosa ed è indispensabile per la formazione dell’identità di un individuo; in secondo luogo, il paese dà un senso di tranquillità perché chi vi abita è parte integrante di un contesto, vuol dire combattere attivamente la solitudine. Ognuno di noi riconosce il proprio ruolo nella società, nel microcosmo di cui fa parte, sente familiare gli usi e i costumi.

“La Luna e i Falò” Cesare Pavese

Comprendiamo quanto importanti siano le radici ma al contempo quanto sia bello scoprire, con immensa sorpresa, che il viaggio che abbiamo compiuto non ci ha portato lontano dalla nostra terra ma in un certo senso ha solo allargato i confini di quel paese che abbiamo sempre conosciuto. Non sarebbe bello stare bene in un posto lontano tanto quanto nelle mura della nostra città natia? Se ci fosse un modo per sentirci “a casa”, non sarebbe doveroso fare di tutto per far avverare questo desiderio? La soluzione è a portata di mano: bisogna assecondare i tempi che cambiano e che vedono cambiare le esigenze dei popoli che vi abitano. Un modo per raggiungere questo obiettivo è far sì che le città siano simili tra loro, la similitudine è la chiave per garantire la qualità della vita. La qualità della vita è garantita solo quando una città è in grado di offrire al cittadino del mondo le medesime occasioni. Le infrastrutture, appunto, sono quelle reti di beni e servizi fondamentali per lo sviluppo socio-economico del Paese. Si definiscono beni primari i trasporti, energia e telecomunicazioni; questi sono servizi a basso costo che devono essere di facile accessibilità per consentire al Paese di crescere. Si aggiungono a queste le infrastrutture sociali, che hanno il compito di garantire i servizi fondamentali del cittadino. Un altro metodo per l’attuazione dello scopo è l’innovazione che riguarda un processo che assicura benefici apportando un progresso sociale. L’innovazione è la realizzazione di un prodotto nuovo o migliorato, che sia un bene o un servizio. Il miglioramento di un’innovazione avviene tramite passaggi scientifici, tecnologici, organizzativi, finanziari e commerciali. Il perfezionamento può riguardare un processo di un servizio per renderlo più utile. L’innovazione tocca ogni tipo di settore ma si accosta di più a quello tecnologico che è il mezzo più importante per migliorare le condizioni di vita di una persona. In conclusione, la parola città dovrebbe richiamare nella mente di chi ascolta una qualità della vita medio-alta a prescindere da dove ci si trovi, che sia periferia o centro storico, che sia il nord o il sud del mondo in modo da poter dire, per ricollegarmi a Pavese, “tutto il mondo è paese”. vedi INNOVAZIONE/MIGLIORAMENTO/RESILIENZA

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C cittĂ

Marino Fabio

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COMPENSAZIONE Si parla di compensazione quando si definisce una qualsiasi azione volta ad instaurare un equilibrio grazie al bilanciamento di elementi opposti. Più comunemente, il termine è riferito in senso economico e giuridico come stituto giuridico grazie al quale i crediti reciproci, fino alla concorrenza dello stesso valore, si annullano a vicenda. In campo di sostenibilità e innovazione, si definisce compensazione quella attività che nasce dalla presa di coscienza delle comunità delle proprie potenzialità ed è volta all'azione sulle proprie città. È perciò un processo che volge dal pensiero, dal ragionamento sulle risorse presenti, sul loro utilizzo reale e sul loro valore. Un pensiero che deve essere condiviso dalla comunità su cui ricade il ragionamento , che deve essere parte principale di questo processo di cambiamento, una parte da cui ha inizio l'azione materiale del rinnovamento. La compensazione è una nuova via per attivare il "metabolismo urbano", quel processo di digestione e rielaborazione delle risorse all'interno della città per produrre energia, materiale e immateriale. L'uomo, l'edificio, la città non devono solo consumare risorse, ma generarne. La compensazione vuole che ad ogni azione dell'uomo che consumi una qualsiasi risorsa dell'ambiente che ci circonda corrisponda un'azione che riequilibri il deficit creato. Con ciò non si vuole promuovere un NON uso di risorse, ma un uso intelligente di esse, che comporti una reintegrazione laddove vi sia stata una sottrazione. Per fare ciò entrano in gioco nuovi modi di guardare l'habitat umano, nuove tecnologie, nuovi processi da mettere in pratica: non basta pensare alla quantità di suolo verde asfaltato da riproporre in altro modo per effettuare una equa compensazione. Bisogna pensare alla totalità delle risorse coinvolte per comprendere cosa significa compensare. Significa rivedere la complessità delle città in un ottica di riciclo di spazi, di deimpermeabilizzazione di suoli bitumati inutilizzati, di luoghi sprecati da regalare all'uso della comunità e altro. La compensazione vuole colmare quel vuoto delle città che si genera nelle coscienze degli abitanti in opposizione alla costipazione delle aree urbane, totalmente edificate e alienanti per l'uomo, dal momento che inibiscono qualsiasi vita sociale. La compensazione genera spazi positivi invece di spazi negativi, colore invece di grigiore, vita sociale invece di solitudine, attività invece di passività, aree urbane dove la densità abitativa si diluisce verso le periferie creando vere città diffuse e non necropoli chiamate metropoli.

vedi COMUNITA'/ PENSIERO/ AZIONE

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C Gatto Roberta

compensazione

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COMUNITA’

1. G. De Carlo, dal libro “AVVENTURE URBANE, progettare la città con gli abitanti”, ed. ELÈUTHERA, 2002. 2. Progetto GUERRERO PARK), Jane Martin, San Francisco (USA), 2010. 3. Progetto ASFALTO MON AMOUR, Coloco, Lecce (IT), 2014. 4. Progetto PLACE AU CANGEMENT, Collectif ETC, St. Etienne (FR), 2011 in progress. 5. Progetto GIARDINO TEMPORANEO oggi GIARDINO COMUNITARIO LEA GAROFALO, Atelier delle verdure, Milano (IT), 2011 in progress.

La comunità, essendo prodotto della socializzazione umana e dall’interazione dell’uomo con il mondo circostante, ha in sé la necessità di mutare nel tempo e nello spazio fronteggiando problemi legati all’adattamento territoriale, climatico, relazionale, politico, economico ecc. A questi cambiamenti del vivere comune, deve corrispondere una necessità di adattamento delle forme architettoniche. Gli spazi urbani possono modificarsi anche grazie ad azioni innovative collegate ai fruitori e non dipendenti dai progettisti. Ne conviene che l’architettura è un processo sociale e non un fatto puramente artistico, per questo, <<per non morire l’architettura dovrà coinvolgere chi direttamente o indirettamente la utilizza>>1. Essendo un’esperienza sociale, l’architettura non è dovuta alla capacità dell’architetto o alla sua mera conoscenza personale, ma assume valore e bellezza nella sua capacità di essere “fruibile” e flessibile, adattandosi alle esigenze che la comunità in divenire le conferisce. Attraverso la comunicazione tra comunità diverse, la biodiversità sociale diventa un valore aggiunto ed uno strumento essenziale per l’architettura. Negli ultimi decenni però le comunità per vari motivi storico-­‐politici ed economici hanno aumentato il ritmo di crescita innescando una seria crisi ecologico-­‐ambientale che sembra coincidere in qualche modo con la crisi del concetto di comunità stessa. Proprio per questo motivo il compito dell’architettura contemporanea è, come diceva Renzo Piano, agire anche sul piano antropologico del progetto favorendo la riscoperta dei valori sopiti e la centralità della comunità come vivere sociale. Le città contemporanee dunque devono mettere in luce un meccanismo resiliente, in cui non ci si limiti ad adeguarsi ai cambiamenti ma si cerchi di produrre risposte esaustive sul lungo periodo ponendo in primo piano la centralità del suolo e delle risorse ad esso connesso. Potremmo dire che, il suolo, inteso proprio come terra, è necessario alle comunità umane come lo è per un albero. Non è un caso se i progetti contemporanei che sottolineano l’importanza del fare comunità e dell’interazione sociale sembrano riscoprire e spogliare il suolo ormai soffocato dalle colate di cemento, “sbitumando” e de-­‐impermeabilizzando più o meno piccole porzioni di città2,3. In alcune di queste azioni volte al recupero dei suoli, i progettisti hanno pensato di creare dei veri e propri happening in progress4,5 in cui i cittadini e le comunità stesse fossero coinvolte ed impegnate nella realizzazione dei progetti con ottimi risultati agendo sul senso di appartenenza e di responsabilità verso quei luoghi e creando una scintilla in grado di promuovere la coesione sociale e la nascità di un senso comune. La città del futuro dunque è una città che tiene conto delle necessità della propria comunità, se ne fa carico ed attorno ad essa si riequilibra, il capitale umano non viene sminuito o messo in secondo piano, ma assume importanza solo se al servizio bene comune. vedi RETE/METABOLISMO/RESILIENZA

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C Di Blasi Mariaconcetta

comunità

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CONDIVISIONE Per comprendere al meglio il significato della parola ‘condivisione’, è importante

soffermarsi sulla composizione di questo termine e soprattutto sull’accostamento di un prefisso utilizzato per dare idea di unione e connessione (con) e di una parola che indica l’esatto contrario ovvero ‘divisione’. In verità, la condivisione non è né unione, né divisione, è paradossalmente entrambe le cose, è dividere ma allo stesso tempo avere in comune qualcosa con qualcuno. Ed avere in comune qualcosa con qualcuno non solo non ti priva di nulla ma ne aumenta il valore, quindi condivisione può significare e significa moltiplicazione di ciò che si condivide. Si può condividere anche ciò di cui non si è proprietari, condividere quindi ciò che si ha in comune con gli altri. Gli ambiti in cui possiamo applicare la condivisione sono vari, possiamo condividere qualsiasi cosa: le informazioni, le esperienze, i volti, le parole, le risorse, le conoscenze, le proposte, le nostre idee, le iniziative, le sensazioni, gli oggetti, lo spazio e perfino il nostro tempo, tutto ciò che vediamo e sentiamo può essere condiviso, tutto ciò che viviamo. Chiunque può condividere, la condivisione non ha limiti di età, di classe sociale o di pensiero. La condivisione non si pone alcun limite ed è anche per questo che a volte si condividono aspetti non positivi per il benessere umano, è importante quindi condividere informazioni ,idee e rapporti di buona qualità e positivi che possano arricchire l’intera sfera globale. Inoltre la condivisione esiste da sempre, fin dalle prime scoperte, ed è stato proprio condividere le scoperte a creare quel sapere collettivo che ha portato il mondo alla sua condizione attuale. Tra gli effetti positivi della condivisione quello della creazione dei rapporti umani è il più importante, la condivisione infatti crea una rete, una rete che connette le persone. Le reti hanno il vantaggio di svilupparsi creando sia connessioni verticali che orizzontali e le connessioni possono riguardare sia singoli individui che gruppi di persone o intere città. Le reti e la connessione sono alla base delle interazioni e dello sviluppo umano. La condivisione è il motore del progresso.

vedi PARTECIPAZIONE/SMART GRID/CONNESSIONE

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C Lico Natasha

condivisione

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CONOSCENZA

• https://issuu. com/giuseppemangan o7/docs/sustainability _transition_-lez._2_m • http://www.t reccani.it/vocabolario /conoscenza/ • https://it.wiki pedia.org/wiki/Conosc enza

Per conoscenza si intende la consapevolezza di ciò che ci circonda e la comprensione ottenuta dall’elaborazione di esperienze ed apprendimenti. La conoscenza è anche la capacità di articolare e di connettere tra di loro tutte le informazioni che prese singolarmente non avrebbero lo stesso significato. La brama di conoscenza è stata la spinta che ha da sempre contribuito all’evoluzione dell’uomo e lo ha portato ad intraprendere percorsi ed esperienze alla scoperta del mondo circostante e del suo mondo interiore. Ogni gradino dell’evoluzione è stato superato grazie all’innato desiderio nell’essere umano di conoscere e di divenire padrone di tutto. La forza di questa spinta non è stata mai pacata, non ha mai subito imposizioni o regole e non si è mai arresa neanche quando la sua ricerca non ha portato a risultati concreti o immediati. La voglia di conoscenza caratterizza e permea tutte le fasi della vita umana, dalla nascita fino all’ultimo istante. È fonte di ulteriore conoscenza. Conoscenza è potere, conoscere è vivere. L’angoscia e la paura verso lo sconosciuto spinge alla voglia di conoscere, che quindi porta alla curiosità e infine ancora alla conoscenza e al progresso. La paura dello sconosciuto porta l’uomo a scoprire e sperimentare sempre di più e di conseguenza a produrre innovazione. Se la conoscenza incontra il canale della comunicazione diviene mezzo di scambio e di crescita. A volte questa non viene però trasmessa o percepita facilmente ai suoi contemporanei, ma attraversa il tempo e lo spazio per raggiungere il momento e il luogo adatto alla sua comprensione. La conoscenza può distinguersi in conoscenza empirica e conoscenza teorica. La prima può essere considerata la forma più antica, anche quando l’uomo, non ancora consapevole delle sue capacità intellettive, ricercava l’innovazione nella sperimentazione pratica, azione dovuta inizialmente alla sopravvivenza. La seconda ha accompagnato l’evoluzione del pensiero umano con l’elaborazione di concetti sempre più complessi. La conoscenza ha portato al progresso in tutte le sfere della vita umana ed è anche stata la forza motrice delle conquiste della scienza, della filosofia, della matematica, della tecnologia, ecc. Oggi la conoscenza dovrebbe portare ad innovazioni che possano migliorare le condizioni attuali dell’uomo e del pianeta, quindi ad un’evoluzione più sana.

vedi SAPERE/COMPRENDERE/PADRONANZA

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CONTEMPORANEO

Che cos’è il contemporaneo? Giorgio Agamben

L’epoca della crisalide in Homo Pluralis. Essere umani nell’era tecnologica. Luca De Biase

Il termine contemporaneo deriva dal latino contemporanĕu(m), composto di cŭm ‘con’ e un derivato di tĕmpus -ŏris ‘tempo’. Con-temporaneità significa, in effetti, una «temporaneità-con» – dunque, una temporaneità che avviene con qualcosa (o qualcuno). Perché «tutto ciò che è ora» ammette anche noi, si tratta dunque di una reciprocità. L'uomo ha tentato di dare una definizione di tempo e lo ha misurato in secondi, minuti, ore, giorni, mesi, anni ma nonostante ciò la mente umana non è mai riuscita a concretizzare la contemporaneità dell'attimo. Il tema non è il tempo ma la capacità di interpretare il cambiamento della contemporaneità. Luca De Biase parla di una “Società Crisalide” che entra nella condizione attuale con una forma e ne uscirà con un'altra; niente è immutabile nel momento in cui si progetta. Ad esempio quando viene progettato un edificio, nel momento in cui viene utilizzato non è mai come era stato pensato, qualcuno all’interno avrà sicuramente cambiato qualcosa. Non c’è forma nell’architettura che sia ferma, congelata, cosi come la società contemporanea che è in continua evoluzione. “Contemporaneo è colui che riceve in pieno viso il fascio di tenebre che proviene dal suo tempo”. Noi viviamo in un’epoca di transizione quando capiamo che cos’è il nostro contemporaneo. Secondo Giorgio Agamben il nostro contemporaneo è una frattura, come il luogo di un appuntamento, di un incontro fra i tempi e le generazioni. La contemporaneità è una singolare relazione con il proprio tempo che aderisce a esso ma allo stesso tempo ne prende le distanze; è quella relazione che aderisce ad esso attraverso una sfasatura e un anacronismo. Per avere un’idea del contemporaneo non bisogna essere immersi nel sistema complesso ma è necessario prendere le distanze, in modo tale da non lasciarsi influenzare dalla propria esperienza al fine di cogliere le reali esigenze della comunità. Il tema non è il tempo ma la capacità di interpretare il cambiamento della contemporaneità. Questo cambiamento si traduce anche in una nuova città, fondata sull’uomo contemporaneo per quello che è, non tenendo conto dei canoni vitruviani, ma rendendo l’uomo contemporaneo protagonista attivo della sua epoca che agisce e guida lo sviluppo mediante processi innovativi e sostenibili che diventano motore di una comunità in transizione.

SOCIETA’/TRANSIZIONE/EVOLUZIONE

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c Bruzzaniti Veronica

contemporaneo

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D 41


DESIGN Ideazione e progettazione di oggetti d'uso da prodursi in serie dall'industria, secondo forme esteticamente valide in rapporto alla funzionalità dell'oggetto.

Andrè Lucca, Design e rilocalizzazione, tesi di laurea 2008/2011 http://www.abitudinic reative.it/2013/06/cos e-il-design.html http://www.c2ccertifi ed.org/images/upload s/C2CCertified_Broch ure_IT.pdf http://design.repubbli ca.it/2009/05/04/dicosa-parliamoquando-parliamo-didesign-sostenibile/ http://www.greenme. it/approfondire/interv iste/527-designsostenibile-intervistaallautore-paolotamborrini

Design è una parola inglese, si può tradurre con la parola progetto. Progettare deriva dal latino, e significa gettare avanti, quindi il design è avere consapevolezza del presente e immaginare un futuro in cui realizzare le proprie idee. Il Design è una disciplina in parte tecnica e scientifica, in parte sociologica e umanistica, è anello di congiunzione tra ingegneria e arte, tra invenzione e stile, tra produzione e mercato. Nel design, la sostenibilità è stata interpretata in diversi modi. All’inizio il dibattito si è concentrato sulla scelta di risorse e sulla progettazione di prodotti a basso impatto ambientale; poi sul concetto di ciclo di vita del prodotto; più di recente, su un possibile ruolo del design rispetto all’equità sociale. La principale caratteristica che definisce il design sostenibile è quella di considerare l’oggetto del progetto un sistema composto da prodotto, servizio e comunicazione. Quando i designer condensano la loro creatività nella forma di un nuovo prodotto, cercano di rispondere a una serie di domande su come il prodotto saprà essere il più funzionale possibile. Produttori e designer devono capire insieme quale tipo di prodotto vogliono davvero creare e devono porsi quelle domande che sapranno rivelare gli aspetti più importanti per la loro invenzione. Un buon design, quindi, è il risultato di scelte accurate. Più i fattori di scelta saranno stimolanti, maggiori saranno le probabilità di successo. Oggi la sostenibilità è un elemento imprescindibile del design, un pre-requisitoafferma l’autore, che continua – La sostenibilità si definisce in base all’oggetto: se è semplice, come una sedia, si fa riferimento alle regole del "buon progetto", come flessibilità, compattezza (nel caso della sedia la possibilità di impilarla), facilità di trasporto. Se è un oggetto più complesso, dotato di meccanismi, la sostenibilità si definisce in relazione al ciclo produttivo: dal classico ciclo lineare chiuso si passa a progettare in modo sistemico, il cosiddetto “design dei sistemi”, che prevede l’utilizzo degli scarti per la produzione e il funzionamento di altri oggetti. Il design sostenibile non è altro che un buon progetto di design. Non rispettare certi criteri di sostenibilità, ideare senza tener conto del problema ambientale e della crescente sensibilità da parte della gente, significa agire fuori dal tempo e, anche in termini strettamente commerciali, non avere mercato.

vedi IDEAZIONE/DISEGNO INDUSTRIALE/PROGETTAZIONE

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D Duchetta Serena Rosalia Rita

design

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E 45


EVOLUZIONE Svolgimento. Migliorare. Fare progressi. Processo di trasformazione per cui una realtà passa da uno stato a un altro, quest’ultimo inteso come più perfezionato. Avanzamento verso gradi o stadi superiori con implicito quindi il concetto di progresso, di una trasformazione graduale e continua dal bene al meglio sia in un ambito limitato sia in un senso più ampio e totale. Dal verbo "evolvere", trasformazione verso forme più evolute attraverso costanti cambiamenti. Il termine strettamente legato alla teoria dell'evoluzione darwiniana che per primo affrontò l’argomento sull’evoluzionismo affermando che “tutti gli esseri viventi, uomo compreso, sono sottoposti, nel succedersi delle generazioni, a lenti ma continui cambiamenti, chiamati evoluzione”. risulta collegato alle capacità di adattamento dell'uomo sulla terra. Generalmente inteso con accezione positiva di potenziamento, l'evoluzione non è però sempre andata a favore del perfezionamento. L’uomo infatti evolvendosi, migliorando le sue conoscenze e applicandole al fine di un miglioramento della vita ha egoisticamente fatto, a tale scopo, un uso smisurato di ciò che la natura offre, portandola fin troppo spesso a estreme conseguenze. Difatti sebbene l'uomo nel corso dei secoli abbia raggiunto obiettivi di considerevole importanza, questi hanno rivelato a lungo termine aspetti negativi che se non regolarizzati tempestivamente possono determinare una involuzione e un peggioramento generale della condizioni della vita come in effetti si è già verificato, come dice Manzoni “non sempre ciò che vien dopo è progresso”. Il miglioramento deve essere controllato e indirizzato senza perderne mai di vista gli obiettivi iniziali, in caso contrario rischia di degenerare e non portare ad alcun miglioramento. Dunque l’opera dell’uomo è al contempo duplice, da un lato è lui stesso a determinare e progettare il progresso, dall’altra deve avere la capacità e l’intelligenza di mantenerne il massimo controllo per non danneggiare se e gli altri, dove per “altri” si intende anche e soprattutto la natura e il benessere del nostro pianeta, in quanto di per se indifeso: possiamo usufruirne a nostro vantaggio ma se veniamo meno al suo rispetto danneggiamo anche noi stessi. Il progresso ha favorito la vita, il modo di vivere, creando benessere in ogni campo ma avrà anche conseguenze e quel che è peggio è che sta distruggendo anche alcuni valori importanti che non andrebbero mai sottovalutati. Ben venga ciò che dà stabilità e benessere ma non andrebbe mai dimenticato che la natura non deve mai essere calpestata dalla scienza e dal progresso.

vedi PROGRESSO / INVOLUZIONE / TRASFORMAZIONE

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G 49


GREEN CITY

Riferimenti: Sostenibilità e rischio Greenwashing. Green metropolis. Green life: costruire Città sostenibili.

C’era una volta un colore, Un colore camaleonte che come le bandiere prendeva la forma del vento che in quel momento dettava legge. Oggi, il colore è il verde, ma con una sfumatura Green. Si parla sempre di più di “Green Economy”, e sta aumentando la corsa a proporre e promuovere prodotti “ecologici”, si pensi, al settore delle automobili, dove non vi è spot pubblicitario che non dichiari, oltre al prezzo e agli optional, anche la quantità di anidride carbonica emessa. Le città moderne devono affrontare numerose sfide, una delle più importanti è sicuramente quella della Sostenibilità. Le città, grandi o piccole che siano, per essere definite “GREEN” hanno bisogno di promuovere stili di vita corretti (diminuendo l’inquinamento presente nell’aria) e sviluppare sistemi di produzione di energia alternativa (riducendo gli sprechi delle risorse). Si tratta di azioni che prefigurano le nuove città del futuro, oramai ricomprese nel termine “Smart City”, che integra il termine “Green City”. Occorre ritrovare nuove sintonie con l’ambiente, allontanare la visione antropocentrica che vede l’uomo unico padrone degli elementi naturali, e abbracciare una poetica esistenziale che ri-conosca alla terra il ruolo di casa per l’uomo. Per ridurre l’impatto ambientale occorre da un lato favorire il recupero del patrimonio esistente e la realizzazione di nuovi edifici con criteri bio-eco-compatibili, che utilizzino cioè materiali e componenti ecologici, durevoli, non dannosi per la salute e usino energia proveniente da risorse rinnovabili; dall’altro, migliorare la coscienza ambientale della società, perché si orienti verso stili di vita meno dispendiosi e sostenga una domanda edilizia caratterizzata da requisiti ecosostenibili. Le politiche ambientali ed energetiche di molte città europee hanno dimostrato come la sostenibilità ambientale sia il fattore cruciale per la rinascita economica, culturale e sociale. La voglia di sostenibilità, di un Paese più green, presenta una distribuzione a macchia di leopardo in Italia. Tali temi, sono fortemente percepiti dagli italiani, ma allo stesso tempo vi è una carenza di consapevolezza che impedisce ai cittadini di mettere in pratica quei piccoli e grandi gesti in grado di rendere più green il proprio stile di vita: una parte degli italiani secondo studi specifici ha saputo identificare solo la raccolta differenziata e l’energia rinnovabile come possibili mezzi per ridurre gli sprechi e salvaguardare l'ambiente. Il concetto di Green City guarda al futuro, se riuscissimo ad arrivare ad un’economia da equilibrio sostenibile, le future generazioni potrebbero avere le stesse opportunità che la nostra generazione ha avuto. In altre parole, il rapporto tra economia ed ecologia, ancora in gran parte da costruire, passa dalla strada dell’equilibrio sostenibile. Se investissimo in questo capitale naturale, nella sua produzione rinnovabile, nella sua capacità di produrre ancor più ricchezza, costruiremmo benessere e lavoro per quel futuro non tanto lontano.

a chiuder

ENERGY/SUSTAINABILITY/SMART CITY

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GC Green City

Schiariti Federica

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IDROLOGIA

Cit. Janez Potocnick – Blueprint “Un piano per le risorse idriche”

L'adattamento nel settore delle risorse idriche richiede nuovi paradigmi di gestione in grado di integrare quelli già consolidati. Esistono soluzioni metodologiche e tecniche per un’adeguata integrazione dei diversi fattori che incidono sulle risorse idriche e per un’efficiente gestione dei processi decisionali. Le condizioni per permettere un approccio efficiente all’adattamento in campo idrico richiedono che si attui una pianificazione e programmazione integrata delle azioni rispetto alle specifiche problematiche dei territori, ponendo particolare attenzione alla proiezione temporale per evitare rischi di mal-adattamento ed inefficienza. Altrettanto importante è lo sviluppo di nuove capacità di analisi e decisione multi settoriali dal momento che le risorse idriche coinvolgono qualsiasi attività umana, condizionandola e subendone le conseguenze. L'adattamento è quindi un processo che richiede decisioni e azioni elaborate da molti decisori e gruppi d’interesse. Pertanto solo un solido approccio partecipativo può garantire adeguate potenzialità di successo. “…il piano per la salvaguardia delle risorse idriche…ribadisce la necessità di collocare la gestione di queste in una prospettiva più ampia, rivolgendosi a tutti i tipi di utenti e tenendo conto delle interazioni dell’acqua con altre risorse, quali il suolo e l’energia”, afferma Janez Potocnick, commissario UE per l’Ambiente. Un perfetto esempio di architettura a riguardo è il “Vancouver Convention Centre” (Canada), uno degli edifici più sostenibili del mondo realizzato dall’architetto canadese Eberhard Heinrich Zeidler, dove tutte le risorse idriche utilizzate nell’edificio vengono poi trattate e riutilizzate per l’irrigazione, permettendo così di diminuire i consumi di acqua potabile del 73%. Quello delle risorse idriche diventa quindi un tema su cui non si smetterà mai di elaborare nuove idee, soprattutto per la salvaguardia del nostro pianeta. Si pensi ad esempio al prototipo “Physalia”, un’imbarcazione, pensata dall’architetto belga Vincent Callebaut, rivestita di TiO2 (biossido di titanio), la quale reagendo ai raggi ultravioletti è in grado di assorbire e riciclare le sostanze inquinanti rilasciate dalle altre navi, dotata di doppio scafo che consente di raccogliere l’acqua, purificarla in modo biologico e poi rimetterla in circolazione.

O EFFICIENZA/SALVAGUARDIA/PURIFICAZIONE

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I Spinella Andrea

idrologia

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IMPERMEABILIZZAZIONE DEI SUOLI

1- L’impermeabi lizzazione del suolo – la distruzione della pelle viva della terra, https://www. youtube.com /watch?v=ItP 2biNHJCM [consultato il 29/03/2016]. 2- Soil sealing: l’Europa contro l’impermeabi lizzazione del suolo, http://www. greenews.inf o/rubriche/s oil-sealingleuropacontrolimpermeabili zzazione-delsuolo20140120/ [consultato il 29/03/2016]. 3- La degradazione del suolo, http://www.i sprambiente. gov.it/it [consultato il 29/03/2016].

L’impermeabilizzazione del suolo, detta anche soil sealing, è un problema che affligge il suolo soprattutto nella nostra epoca, provocato, in particolar modo, dalla progressiva urbanizzazione e infrastrutturazione del territorio. Esso consiste nella copertura del terreno con materiali impermeabili che inibiscono parzialmente o totalmente la capacità del suolo di respirare e cioè di compiere le proprie funzioni vitali. Questa sigillatura del suolo è soprattutto riscontrabile nelle aree metropolitane, dove è più alta la percentuale di suolo coperta da costruzioni, nelle aree interessate da strutture industriali, commerciali e infrastrutture di trasporto ed un effetto simile si riscontra anche nelle aree adibite ad agricoltura intensiva che provoca la formazione di strati compattati. Nella generale regola naturale di continuo scambio aria – terra – acqua, l’impermeabilizzazione rappresenta una barriera verticale che impedisce i rapporti tra la pedosfera e la biosfera, oltre a favorire un generale inquinamento delle zone confinanti. I materiali responsabili di questa problematica sono quelli che costruiscono le nostre città: calcestruzzo, metallo, vetro, catrame, plastica e soprattutto bitume, che nei casi più disparati, viene impiegato come panacea dei mali della città. Molto spesso, inoltre, l’espansione dei centri abitati avviene con la costruzione di manufatti in zone caratterizzate da terreni di buona fertilità e che, magari, col tempo verranno lasciati in disuso. Questo continuo consumo di suolo è la principale causa dell’impermeabilizzazione. “In Europa, negli ultimi sedici anni sono stati persi circa 250 ettari di terreno ogni giorno che, rapportato al tempo di un anno, vuol dire perdere la superficie corrispondente all’intera città di Berlino. Le città perdono sempre più i loro limiti” 1. Le conseguenze di questo fenomeno destabilizzano la sicurezza ambientale in quanto la Terra, svolgendo un ruolo di filtraggio e inglobamento dell’acqua, riduce il rischio di alluvioni, straripamento dei fiumi e siccità. E poiché, ad essere erose, sono spesso aree verdi o boschive, una delle più gravi conseguenze è anche il riscaldamento climatico che mette a repentaglio la biodiversità. Si parla anche di contaminazione puntuale o diffusa, ovvero l’apporto ai suoli di sostanze esogene inquinanti di cui non sempre se ne individua l’origine3. Attraverso attività di ripristino e bonifica dei terreni, o attività di mitigazione del danno (qualora non sia possibile eliminarlo) si potrebbero combattere i fenomeni di RUNOFF urbano che affliggono non solo le città ma anche i bacini lacustri e i corsi d’acqua limitrofi che vengono inquinati dalle “acque di prima pioggia” che dilavano le città e non vengono correttamente assorbite dal terreno. Sono tre le azioni proposte per combattere questo degrado: limitare, mitigare e compensare. Impermeabilizzare il suolo con metodi aggressivi e poco intelligenti non è l’unico modo per edificare una città.

vedi SUOLO/RUNOFF/BARRIERA

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INCERTEZZA “L'incertezza è l'habitat naturale della vita umana, sebbene la speranza di sfuggire ad essa sia il motore delle attività umane.” 1

Z. Bauman, L’arte della vita, Bari, 2009 1

S. Marini, PostProduzioni o del problema della scelta in Recycland, Roma 2

R. Piano, La responsabilità dell’architetto, 2010 3

C.Nava, Laboratorio Re-Wind.Esperienza di progetto e cantierwe di autocostruzione in People meet in the Re-Cycled City, 2014 4

Se progettare è il pensiero lungo di proiettarsi in avanti, l’incertezza ne è motore. Avere la consapevolezza di vivere, lavorare e pensare in un società che negli ultimi anni ha esponenzialmente contratto tempi e distanze seppur nell’immutabilità delle dimensioni fisiche crea il sano bisogno di costruire un nuovo approccio al progetto, in cui “il progetto non coincide più e soltanto con il segno più, con un incremento di cubatura, ma a monte torna a coincidere con una scelta”. 2 Vivere quotidianamente nello scarto della società della sicurezza che si è disgregata lasciando nelle nostre città e nei nostri territori segni indelebili di un mondo che non funziona più rafforza la necessità di amplificare la complessità dei pensieri e delle conoscenze e la responsabilità “di farsi costantemente provocare da tutto ciò che è vero, ha ragione di essere”. 3 La scelta è quindi un processo etico per il quale l’architettura non è più cosa progettare o come progettarlo ma è il bisogno di migliorare le città in cui viviamo ed è la consapevolezza che ogni progetto, sia esso materiale o immateriale, ha un proprio ciclo di vita che è legato a doppio filo al tempo in cui esso viene realizzato sia in termini di contemporaneità sia in termini di relazione al tempo e alle risorse messe in campo ma soprattutto a ciò che il progetto stesso lascia nel proprio processo, assumendo cosi non più una forma iconica ma la sua forma più compiuta, quella del trasferimento della conoscenza. Il tema dell’incerto è quindi il ”tema della permanenza e della temporaneità, delle trasformazioni urbane da mare a monte, della vocazione dei luoghi e del loro essere abitati da comunità insediate e da comunità provvisorie e pone la questione della sostenibilità degli impatti sui paesaggi e sulle strutture ambientali sempre più compromesse” 4. Progettare l’incertezza non significa perciò non conoscere gli obiettivi finali, significa piuttosto non delegare la misura dei risultati a un tempo futuro ma valutare e riconoscere step progressivi e modificabili accettando l’imprevisto e l’insuccesso come componenti sempre presenti in un percorso costante di capacity building.

vedi ETICA/CONTEMPORANEITA’/TRASFORMAZIONE

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I incertezza

Emo Danilo

INCERTEZZA

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INNOVAZIONE Innovazione è un termine mediante il quale noi pensiamo a un qualcosa di nuovo: un prodotto, un processo, una situazione ecc… Detto così sembra semplice definire questo concetto, ma noi in realtà quando capiamo che siamo difronte a un qualcosa di innovativo? Innanzitutto esistono diversi tipi di innovazione: tecnologica, culturale, sociale ecc… ma tutti questi tipi di innovazione necessitano di un senso di valore. Quelle che sono le risorse che stanno alla base dell’innovazione sono principalmente la conoscenza e il potere di seduzione. Infatti se noi pensiamo a qualcosa di davvero innovativo che viene messo sul mercato tutti lo vogliono. Ciò cosa vuol dire? Che ha un potere di seduzione molto alto, siamo di fronte a un qualcosa di attrattivo. Questa cosa ci dovrebbe far pensare e ci dovrebbe far capire che un’innovazione la si riconosce nel momento in cui soddisfa un bisogno. Quindi tutti quei processi che sono legati all’innovazione devono essere in grado di essere attrattivi. Questa attrattività deve avere un impatto sulla società soprattutto quando parliamo della nostra società che possiamo definire in transizione, cioè una società in continuo cambiamento. Introdurre nella società, nel mercato un determinato prodotto, che ha un elevato quantitativo di innovazione, vuol dire trasferire alla società un determinato quantitativo di conoscenza relativo a quel prodotto. Un esempio pratico potrebbe essere l’università, il cui scopo dovrebbe essere quello di essere innovativa e trasferire conoscenza (come ben sappiamo spesso non è così). Tuttavia avviare un processo di innovazione non è così semplice come può sembrare, nel senso il primo passo è quello di mettersi in gioco, pensare a un’idea, un prodotto, un progetto, bisogna valutare quanto quest’idea sia innovativa, conveniente, quanto risponda a determinate esigenze alla fine si può arrivare ad attuare quest’idea. Spesso però non accade sempre così, nel senso che se si mette in campo un’idea o un prodotto che non produce nulla di nuovo rispetto alla situazione precedente, l’idea non è innovativa per cui non serve. Un progetto o un processo per essere innovativo deve anche essere radicale, un’idea assolutamente nuova, deve essere in qualche modo un dispositivo sociale. Se, ad esempio, in un progetto dovessimo inserire uno spazio che non sia richiesto dalla committenza ma comunque uno spazio molto interessante che va ad aumentare il valore dell’intero progetto, questo si configurerebbe con un atto si radicale ma soprattutto innovativo. Quindi in un progetto spesso un atto radicale, creativo si può tradurre in un’innovazione. Per cui spesso quella paura di andare oltre ci impedisce di essere innovativi, quella paura deve essere trasformata in creatività.

Vedi ATTRATTIVITA’ /TRANSIZIONE/CREATIVITA’

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I innovazione

Ruffo Sergio

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METABOLISMO URBANO Il metabolismo urbano è lo studio di materiali, un progetto di città che ricompone e rende collaborativi i cicli dell’edilizia, di energia, dell’acqua, dei rifiuti, dei servizi, della mobilità e informazione derivanti dalle attività socio-economiche urbane e dal suo ambiente naturale o contesto geografico. Questa teoria si basa su un'analisi bottom-up, da parte del pubblico, sta prendendo forma utilizzando il concetto che la città o il quartiere sia in armonia con la natura. Il metabolismo urbano è quindi un settore di ricerca fortemente multidisciplinare il cui scopo principale è quello di fornire importanti informazioni sul comportamento delle città al fine di avanzare proposte efficaci per un futuro più umano ed ecologicamente responsabile. Bibliografia e sitografia -The encyclopedia of Earth http://www.eoearth.o rg -Gli alberi e il metabolismo urbano http://www.aboutpla nts.eu -L'energia nel metabolismo urbano www.barcelona.cat -metabolismo urbano http://www.urbanmet abolism.org/

L’ecologia ha una particolare attenzione per l'applicazione del significato di metabolismo alle aree antropizzate. L'idea che le aree urbane dovrebbero emulare la natura ciclica degli ecosistemi naturali è adesso usata nelle teorie normative di pianificazione urbanistica e di sviluppo sostenibile. È indubbio che gli alberi e le foreste urbane siano al centro dei processi di metabolismo: contribuiscono a mitigare l'inquinamento atmosferico, regolano il deflusso delle piogge, mitigano l’isola di calore e forniscono supporto psicosociale o mentale per le persone che interagiscono con loro. Una città può essere concepita come un sistema al cui interno energia e sostanze diverse scorrono come in un flusso dentro la città stessa e un ambiente più ampio, comparabile con un ecosistema naturale. Affrontare i problemi della città intervenendo sull’economia di scala e sulla resilienza è alla base dello sviluppo urbano e considera la città un organismo vivente il cui tessuto può espandersi senza minacciare la biodiversità e garantendo lo sviluppo sostenibile del pianeta. Il metabolismo urbano è un modello dirompente per l’urbanistica e la pianificazione, è un potente selettore di strategie e di progetti è quindi incrementale, reticolare, fondato sul riciclo e sulla resilienza. Si ha bisogno prima di tutto di nuovi sguardi che facciano emergere le preziose riserve di resilienza dello schema delle città che si trovano ad affrontare le crisi in cui siamo immersi, agendo attraverso progetti acceleratori. Il Metabolismo, è capace di generare nuova energia a partire dai cicli territoriali ancora attivi, di riattivare quelli interrotti e di farne nascere di nuovi dalla metamorfosi metropolitana che stiamo vivendo, in cui i cicli urbani si fondono con quelli rurali, i flussi di servizi sono supportati dalle reti di cittadinanza attiva, i cicli produttivi tornano ad alimentare la vitalità delle città, lo spazio fisico si illumina della intelligenza digitale.

vedi RIGENERAZIONE/RINATURALIZZAZIONE/MITIGAZIONE

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M De Simone Dario

Metabolismo urbano

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NATURA

(Renzo Piano, Giornale di bordo, Passigli, Firenze 1997).

http://www.rpbw.co m/project/68/californi a-academy-ofsciences/

“La sostenibilità consiste nel costruire pensando al futuro, non solo tenendo conto della resistenza fisica di un edificio, ma pensando anche alla sua resistenza stilistica, negli usi del futuro e nella resistenza del pianeta stesso e delle sue risorse energetiche”. Non c’è modo migliore che esordire con una citazione di Renzo Piano quando si trattano tematiche di questo calibro, essendo, lui stesso, insieme alle sue opere il simbolo nel mondo. E’ impossibile spiegare in poche righe le mille sfaccettature del tema che potrebbero essere intraprese, ma pensando alle ipotetiche città del futuro è imminente allacciarsi alla natura e al tentativo di ricondursi ad essa, sfruttandone le immense possibilità e i benefici, nel massimo rispetto, affiancandogli nuove tecnologie e materiali innovativi; in modo da rendere i nostri edifici dei veri e propri organismi, anzi intere città che respirano, che traggono le loro forze dagli elementi naturali. Tra le molteplici espressioni di questo concetto vi sono molti progetti già realizzati tra i quali il “California Academy of Science” (Il Landmark del progetto è appunto il giardino ondulato che, estendendosi per circa 50 mila metri quadri, occupa gran parte della copertura, essa è un frammento vivo ed animato di natura che interagisce con quella circostante del Golden Gate Park; questo strato vegetale, unito alla massa di terra, accumula umidità durante le ore notturne per poi fungere da isolante termico in quelle diurne), l’impiego di tetti verdi comporta numerosi benefici quali l’aumento della biodiversità in ambito urbano, la riduzione dell’inquinamento sonoro, dello smog; diversi anche i vantaggi funzionali ed economici: un tetto verde protegge la copertura assicurandole una vita più lunga e, isolando termicamente l’edificio, consente un risparmio sui costi energetici. Madre Natura nelle sue molteplici forme fa da protagonista a questa nuova scena che si è aperta nel modo dell’architettura contemporanea, non soltanto attraverso il suo utilizzo diretto, ma anche tramite lo sfruttamento delle cosiddette “energie rinnovabili”, nella pluralità delle sue forme (Bioenergia, Solare, Termica, Eolica, Geotermia, Biogas,…), e l’utilizzo di materiali naturali quali legno, rocce, resine o lapidei che, grazie alle loro caratteristiche intrinseche, da moltissimo tempo contribuiscono a migliorare notevolmente le prestazione energetiche degli edifici, oggi affiancati all’utilizzo di nuove tecnologie all’avanguardia. La Natura vista nello stesso tempo come punto di partenza e di arrivo nell’attività di ricerca e innovazione in architettura, dove da elementi fondamentali si è giunti a soluzioni che sono in grado di dare benefici economici, ambientali, sociali; perché essa è contemporaneamente secolare e moderna. La sfida che i giovani architetti si pongono è quella di cercare di naturalizzare l’architettura con metodi sempre più innovativi cercando di trarvi quanti più benefici possibili per il benessere dell’umanità; concetto estendibile alle intere città in modo da rendere i luoghi più vivibili e a portata d“uomo”. vedi SOSTENIBILITA’/TECNOLOGIE /ENERGIE

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N Aresco Chiara

Natura

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ORGANISMO

Elinor Ostrom, Premio Nobel Economia 2009

1

Luca De Biase, Homo Pluralis. Essere umani nell’era tecnologica

2

Cino Zucchi, intervento sul tema “Una Citta Sostenibile”, cit. in Casabella, rivista n°844 di dicembre 2014, dossier 3

L’organismo è un sistema organizzato, costituito di varie parti fra loro connesse e interdipendenti. Tale termine può assumere due sfaccettature, una a carattere strettamente scientifico e una a carattere simbolico. Esempio per eccellenza di organismo è il suolo, essendo esso composto da tanti microrganismi complementari tra loro, in poche manciate di terra possono esserne presenti migliaia; esso infatti fornisce l’habitat a più o meno un quarto delle specie viventi. Il suolo costituisce negli ecosistemi terrestri la più grande riserva di carbonio organico esistente ed è una risorsa vitale, non meno di acqua ed aria, per gli equilibri ambientali e per lo stesso benessere dell’umanità. Il “consumo di suolo” e l’impermeabilizzazione delle superfici non si limitano a modificare i rapporti tra spazi costruiti e spazi aperti ma alterano anche gli equilibri ecosistemici del territorio. Il suolo non è quindi esclusivamente un substrato inerte per costruzioni residenziali, industriali o infrastrutture di vario tipo, in quanto svolge molte altre funzioni vitali per l’ambiente: è determinante per la produzione agricola e la crescita della vegetazione, filtra e modera il flusso delle acque riducendo la frequenza e il rischio di alluvioni. Il “consumo di suolo” distrugge e frammenta la struttura degli habitat, privando i microorganismi dei suoli di acqua, di ossigeno e di energia, introducendovi sostanze inquinanti che danneggiano la loro funzionalità e capacità di purificazione e di rigenerazione della fertilità. Lo sviluppo delle infrastrutture lineari e la crescita delle aree antropizzate oltre certi limiti può ridurre eccessivamente gli ambienti di vita di numerose specie animali e vegetali, incidendo negativamente sulla loro possibilità di sopravvivenza. Ma il termine organismo è inteso anche come metafora della cooperazione nei gruppi e tra gruppi diversi, che non è sempre presente ma è possibile, favorendo lo scambio di conoscenze.1 L’uomo diventa quindi un "uomo plurale", secondo Luca De Biase, quello che aumenta il suo essere uomo interagendo con le altre persone. Il piccolo gruppo di persone può risultare più intelligente dell'individuo migliore del gruppo stesso: ma questo capita solo se all'interno del gruppo c'è diversità di opinioni, oltre che ovviamente propensione all'ascolto.2 Per concludere, “Il paesaggio del nuovo millennio non potrà che essere uno strano ibrido di ambienti naturali e artificiali in relazione simbiotica. Dobbiamo riconsiderare i nostri comportamenti progettuali, “innestando” nuovi spazi urbani su quelli esistenti piuttosto che vagheggiare mondi utopici.”3 Una sostenibilità che va interpretata non solo come attenzione al risparmio energetico, ma anche come interesse verso la capacità di generare ambienti significativi, pieni di vita, capaci di adattarsi nel tempo a ruoli e funzioni oggi sconosciute. vedi SOSTENIBILITA’/VULNERABILITA’/RESILIENZA

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O organismo

Debora Barresi

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PERIFERIA

Derek W. Urwin, “Centro e periferia” Renzo Piano, Paolo Crepet, “Il Piano delle Periferie”

La periferia è ciò che sta ai margini di una città: l’insieme dei suoi quartieri più lontani dal centro. Spesso non ha i vantaggi della centralità ed è individuabile solo per elementi negativi: edilizia monotona e fatiscente, alta densità, scomodità nei collegamenti e nei servizi, decadenza degli spazi, nessuno spazio pubblico con "personalità" o manutenzione. Nel migliore dei casi controlla le proprie risorse, tende a essere isolata da altre aree; in genere presenta una specifica fisionomia culturale ed ha una certa consapevolezza della propria identità, tuttavia non dispone di risorse adeguate per difendere la propria specificità. La perifericità di un’area non è data semplicemente dalla sua posizione geografica, bisogna tener conto della quotidianità della vita delle persone e della natura dei loro legami con i gruppi del centro. Nella maggior parte dei casi la periferia non fa altro che sintetizzare e condensare tutta una serie di elementi di “città incompiuta”, presenti anche nel centro città, solo che qui si trovano in maniera più netta ed enfatizzata. « […] Raramente si parla di periferie con un aggettivo gioioso e positivo, tuttavia il destino delle città nostre sono proprio le periferie. Le periferie sono la città che sarà o che non sarà ma se non sarà saranno guai grossi. » E’ possibile individuare differenti tipi di periferie: una periferia esterna, in genere geograficamente lontana dal centro ed è esposta all'influenza di un solo centro, tendono a essere arretrate economicamente, meno vitali o non sviluppate affatto. Diametralmente opposte alle periferie esterne vi sono le periferie interfaccia. Si tratta di territori marginali che si trovano in mezzo a due o più centri dominanti appartenenti a Stati diversi ma tuttavia queste periferie non sono mai pienamente integrate in nessuno di essi. La situazione economica delle periferie interfaccia varia caso per caso. La periferia oggi non presenta però sempre le stesse caratteristiche formali, di composizione sociale o tipologiche dell'edilizia. Esistono dunque quei luoghi di emarginazione con case economico-popolari (vecchie e nuove) o luoghi appartati, separati e nel verde con ville e villette a schiera. La periferia è mobilità. Mentre si può pensare ad un centro fermo, la periferia per sua definizione è mobile e ,idealmente, tutto ciò che è mobile è innovativo. « […] In questi luoghi di mancamento della nostra contemporaneità la parola d’ordine non è recuperare ma rispettare e restituire, qui soprattutto bisogna restituire la bellezza. »

vedi CENTRO/CITTADINANZA/MANUTENZIONE

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P periferia

Bonaccorsi Simona

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PERMEABILITA’ Permeabilità: s.f.  der. di permeabile Permeabile1: agg.  dal lat. tardo permeabilis, der. di permeare «permeare, passare». - Detto di corpo che si lascia penetrare o attraversare da altro corpo liquido o aeriforme. La permeabilità del suolo contribuisce a far svolgere innumerevoli funzioni utili al benessere del terreno stesso e di conseguenza di chi lo vive. Basti pensare che un terreno permeabile è la base produttiva della quasi totalità degli alimenti umani ed animali, o è fonte di materie prime come l’argilla, ghiaia, sabbia e minerali. Cosa altrettanto importante è la funzione che possiede di “mantenimento dell’assetto territoriale”2 essendo determinante nella circolazione idrica sotterranea e superficiale. Ovviamente la cementificazione, che negli anni è aumentata notevolmente specialmente nelle zone costiere, “diminuisce la velocità di ricarica delle falde”3 e “diminuisce l’efficienza di autodepurazione dei suoli”.4

1

(treccani.it) http://www.treccani.it /vocabolario/tag/perm eabilit%C3%A0/; 2-3-4

V. Coletta, «ciclo seminari #OPEN, I suoli forestali come serbatoi di carbonio e regolatori dei processi idrologici», 16.03.2016, Reggio Calabria;

5

A. Procopio, «ciclo seminari #OPEN, Recycle in/of urban landscapes», 16.03.2016, Reggio Calabria;

6

L. Nucci, Reti verdi e disegni della città contemporanea, 2004, Gangemi editore.

L’impermeabilizzazione rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa, in quanto comporta rischio di inondazioni, contribuisce al riscaldamento globale, minaccia la biodiversità e ricopre terreni agricoli fertili e aree naturali, contribuendo alla progressiva e sistematica distruzione del paesaggio, soprattutto rurale. Negli ultimi anni si è cercato di sopperire al problema dei suoli impermeabili all’interno delle città mediante l’ideazione dei cosiddetti “Rain Garden”, i quali mirano a limitare l’allagamento delle strade costruendo spazi permeabili ai margini delle stesse, con sistemi che permettono di incanalarne l’acqua piovana proveniente dai tetti e dall’asfalto. L’acqua intercettata in questo sistema permeabile, riduce l’effetto “run-off” filtrandola lentamente. Oltretutto il Rain Garden facilita l’evapotraspirazione ed aumenta di conseguenza le superfici permeabili in aree densamente urbanizzate.5 Il corso degli anni e degli eventi porta con se una maggiore sensibilizzazione riguardante i temi dell’ambiente e del benessere collettivo. A tal proposito sono state introdotte strategie di riqualificazione del patrimonio verde. Difatti per potenziare la dotazione di verde a cittadini che vivono in spazi densamente urbanizzati sono previsti interventi di rinaturalizzazione puntando sull’aumento della permeabilità dei suoli.6 “continueremo a rimuovere porzioni di asfalto e a strappare pezzi di parcheggio per lasciare spazio al giardino che verrà”. Incontri del Terzo Luogo, Workshop con G. Clement e Coloco, 09-12.04.2014, Lecce

vedi SUOLO/RUN-OFF/IMPERMEABILITA’

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PROCESSO

Riferimenti di note e fonti bibliografiche di citazioni riportate nel testo 1

http://www.treccani.i t 2

Nicola Emery, Progettare, costruire, curare. Per una deontologia dell’architettura, Casagrande, 2007, p.14; 3

http://www.professio nearchitetto.it

Procèsso [Der. dal lat processus -us "avanzamento, progresso"1.Rispetto all’ambito in cui viene utilizzato assume diversi significati. Indica una serie di eventi che servono per raggiungere un obiettivo finale, questi sono collegati tra loro. Il processo è il mezzo con il quale si vuole raggiungere un fine. Si parla di progetto come processo e non come prodotto, ossia un risultato che si raggiunge raccogliendo una serie di dati e di pareri complessivi che aiutano ad aver chiaro il quadro della situazione; questo processo fornisce una serie di informazioni che rendono più semplice e ed efficace l’obiettivo che si vorrà raggiungere. Si parla quindi di processo partecipativo. Questo è necessario per avere il parere della popolazione nel momento in cui si effettua un cambiamento all’interno della loro città e quindi della loro vita. Ci si collega al processo di trasformazione cioè qualcosa che muta il suo aspetto originario e quindi processo come una serie di cambiamenti. “La salute dell’intera città è il fine del progetto filosofico-politico complessivo… lo spazio e il territorio sono un bene comune e la loro cura dovrebbe costituire una preoccupazione essenziale. A questo fine occorre l’acquisizione di una seria deontologia”2. La deontologia di cui parla Nicola Emery è da considerare come un processo attraverso il quale si arriva alla definizione di un comportamento etico da assumere per raggiungere un obiettivo prefissato. Il processo è strettamente connesso al progresso poiché quest’ultimo indica un processo attraverso il quale si mira al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. Si parla ancora di processo nell’ambito della progettazione; questo si avvia dapprima cercando metodi efficaci per raggiungere un fine, poi tramite la definizione di un’idea ed infine con il raggiungimento dell’obiettivo. Sinteticamente il processo passa attraverso tre fasi: metodo-idea-risultato. “Imparare a progettare considerando l'intero processo vitale dei manufatti, dall'estrazione e fornitura delle materie prime, alla loro trasformazione, sino alla gestione, manutenzione e successiva dismissione”3. Dunque qualsiasi cosa è connessa al processo, dai gesti quotidiani che compiamo ogni giorno fino alla progettazione di uno spazio; questo perché ogni atto che si compie è costituito da una serie di eventi e di informazioni che si devono acquisire e questa raccolta dati scaturisce sempre da un processo.

vedi AMBIENTE/PROGETTO/PROGRESSO

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REAZIONE “In gen.: Azione che si contrappone ad un’altra azione (…) una forza che si desti in funzione di un’altra forza (…). In biol.: movimento o modificazione con cui la sostanza vivente risponde all’azione di uno stimolo”1. La parola reazione trova posto nel campo semantico di numerose discipline, da sempre indicativa della “volontà” di qualcosa o qualcuno di trovare un equilibrio a seguito di un’azione o situazione (intesa come risultato di un insieme di azioni). La reazione esiste perché esiste una precedente azione e può concretizzarsi solo con un’azione ulteriore: azione > reazione. Una reazione può essere positiva o negativa: dal tipo di reazione (che una volta compiuta sarà divenuta azione) ne deriverà l’insieme di situazioni a catena.

1.

Enciclopedia Treccani

ReactionCity, Sudinnovation.it 2.

Sud innovation, Distribuzione Moderna 3.

Nel sociale: un processo di reazione comprende dopo l’azione un secondo momento precedente alla reazione (coscienza) e si proietta quasi meccanicisticamente nel processo di coesione. Quando la società (dal basso) reagisce con interventi “connessi alle comunità che abitano i luoghi, i paesaggi ed i territori della città (…) promuovendo una diretta reazione attraverso progetti locali, con “azioni brevi per cambiamenti lunghi”2 (perché si tratta di motivazioni culturali) inevitabilmente la reazione diviene azione che con ogni diritto porterà ad un’ulteriore reazione. La r. in un pendolo: la reazione sarà uguale e contraria; una r. sociale: ciò che la società offre, la società avrà indietro (in altri termini). Allo stesso modo una reazione può interessare tutti i campi dell’applicazione sociale (culturale, produttiva, urbana, ecc.) e da essa possono derivare trasformazioni positive o negative. Essa infatti deriva necessariamente da una presa di coscienza che pone le basi su cultura e conoscenza dell’individuo e si rende responsabile nella sua presenza (e forse ancor più nella sua assenza) delle trasformazioni dei luoghi dove la società si sviluppa. Così “via via che si accresce la coscienza -e la reazione sociale- (…) e si afferma la necessità di essere autori di cultura, la terra è riconquistata non solo in termini agricoli e produttivi, ma mentali e creativi. Restituendo diritto di cittadinanza ai propri luoghi, creando per essi nuove forme di condivisione”3. La reazione di un insieme di individui potrebbe significare ritorno a un equilibrio voluto, riscatto sociale e futuro migliore della società. La capacità di reazione dei componenti di una società ne decide la grandezza e la resilienza.

vedi PROCESSO/RESILIENZA/TRASFORMAZIONE

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R reazione

Leuzzo Alessia

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“Riciclare vuol dire creare nuovo valore e nuovo senso” ¹. Oggi l’uomo cerca di riciclare in qualsiasi contesto si trovi, utilizza materiali diversi già esistenti per reintegrarli in modo creativo ed innovativo nel territorio. Da semplici oggetti, modificandone la forma ed il contenuto se ne possono ottenere altri originali e funzionali. Ma riciclare è solo questo? Non vi sono regole fisse che disciplinano il Riciclo, esso può estendersi anche in ambito territoriale e paesaggistico. Riciclare non è soltanto il riproporre cose passate nel futuro, ma il pensiero di un nuovo progetto trasformato consapevolmente, tenendo conto dell’ambiente e della sostenibilità. Forma di riciclo è anche la rinaturalizzazione delle aree degradate, ¹ http://recycleitaly.net /estratto/re-cycledpaper/

attraverso operazioni che siano in grado di creare relazioni tra l’uomo, gli spazi e i tessuti urbani. Occorre quindi tenere in considerazione il rapporto tra edificio e territorio, il consumo energetico prodotto e immesso nel contesto, ed il valore estetico del manufatto che deve dialogare con il paesaggio circostante. La nostra società deve essere dunque l’artefice principale per la riqualificazione territoriale ad impatto minimo e sviluppo 0, partendo dal singolo per giungere al collettivo.

Ambiente/sostenibilità/ riqualificazione

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R Bilotta Adriana

Recycle

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RESIDUO

1.Treccani: Dizionario delle Scienze Fisiche, s.v. “residuo” 2. Gilles Clément, Manifesto del Terzo Paesaggio, Macerata, Quodlibet, 2005, pp. 7-13 3. Gilles Clément, Manifesto del Terzo Paesaggio, Macerata, Quodlibet, 2005, pp. 20 4. Gilles Clément, Manifesto del Terzo Paesaggio, Macerata, Quodlibet, 2005, pp. 21

Residuo, dal latino “residuus”, deriva da “residere” ovvero “rimanere indietro”.1 E’ per sua stessa definizione un qualcosa, un territorio abbandonato, che non riesce ad essere al passo con le trasformazioni che lo circondano o che non ricopre lo stesso ruolo d’interesse manifestato dai restanti oggetti presi in considerazione in un ragionamento. Il residuo deriva dall’abbandono di un terreno precedentemente sfruttato ed è tributario di un modo di gestione anche se deriva più in generale dal principio di organizzazione razionale del territorio […] Ogni organizzazione razionale produce un residuo.2 Più le trasformazioni avvengono in modo spontaneo tanto più in quel luogo, dove piuttosto che l’ordine umano agisce la naturalità, vi sarà una sempre minore presenza di spazi residuali. La condizione di residuità non deve però essere vista esclusivamente come una condizione di scarsa importanza nè come un’assenza di valore perché, proprio nel suo essere slegata dalle regole risiede la sua potenziale libertà ad assolvere compiti e funzioni normalmente preclusi a spazi pre-organizzati. Essendo infatti escluso da ogni aspettativa, lo spazio residuale sfocia nel campo della sperimentazione diventando, di fatto, il luogo più interessante, dal punto di vista innovativo ed evolutivo, che meglio racchiude in sè le probabilità di progresso e di scoperta nonché le possibilità di sviluppo. I residui accolgono specie pioniere a cicli rapidi, ognuna delle quali prepara l’arrivo delle successive, i cui cicli si allungano fino all’installarsi di una permanenza […] occorre un terreno nudo, privo di concorrenza, perché le specie pioniere possano installarsi.3Questa condizione permette l’esistenza della più variegata forma di organismi tipologici che possano manifestarsi in un determinato spazio e prende forza dalla temporaneità della sua condizione per arrogarsi la facoltà di osare, lì dove, in uno spazio destinato ad assolvere una determinata aspettativa, ciò non accadrebbe. La somma dei residui rappresenta il territorio per eccellenza della mescolanza planetaria4, mescolanza resa possibile anche dalla sua funzione di connessione e mediazione tra tessuti differenti che lo rendono non solo il luogo maggiormente vario ma anche quello che favorisce al meglio lo scambio, su ogni scala.

vedi TERRITORIO/TRASFORMAZIONE/TEMPORANEO

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RESILIENZA Il termine resilienza viene utilizzato in molte discipline, quali biologia, psicologia, scienza, informatica, economia, ecologia e anche nel campo dello studio della città e della/e comunità che la abita/abitano. In quest’ultimo caso, l’utilizzo di questo termine nasce dalla consapevolezza delle comunità della vulnerabilità sia dei sistemi ambientali che di quelli urbani in cui vivono. Essi possono essere soggetti a cambiamenti che non riguardano solo la crisi ambientale, comprendente il cambiamento climatico, la riduzione delle risorse, il rischio ambientale, ma anche riguardanti le difficoltà legate a crisi economiche, decrescita o crescita della popolazione, forte densità edilizia ecc. Ecco quindi che si presenta la necessità, prima, di resistere alle varie difficoltà incontrate, cercando di riorganizzarsi, dopo, di riuscire a far fronte a questi cambiamenti, ritrovando, ristabilendo, un equilibrio iniziale, momentaneamente perso, oppure ricostruendone uno nuovo, adattato. Se le comunità riescono in questo, allora esse vengono definite resilienti. Grazie a questa capacità, le comunità e quindi le città, riusciranno ad imparare dai propri sbagli, a superare i propri limiti, a salvaguardarsi. 1.

Homo Pluralis – Essere umani nell’era tecnologica, Luca De Biase, Codice Edizioni, 2015

Un esempio di cambiamento ormai ampiamente discusso è quello legato alla deindustrializzazione di molte città e società, che si ritrovano ad ospitare “carcasse” industriali ormai inutilizzate. È stato questo un processo lento, che però ha portato le città a confrontarsi con una nuova situazione, con il cercare di riadattare le vecchie fabbriche ormai abbandonate a delle nuove funzioni. Il concetto di resilienza è fortemente legata al concetto di comunità o, anche società, in transizione. Quando l’equilibrio iniziale non può essere ripristinato, e si deve quindi raggiungere un nuovo equilibrio, allora le comunità dovranno guidare un processo di sviluppo che riguarderà loro stesse e la composizione delle città. Luca De Biase scrive infatti: “…siamo una società <<crisalide>>, entrata nella condizione attuale con una forma e destinata a uscirne quando ne avrà assunta un’altra…”. 1 È così quindi che le comunità, attraverso l’evoluzione, la sperimentazione e l’innovazione, quest’ultima guidata dalla sostenibilità, saranno capaci di adattarsi e cambiare anche se stesse se necessario, e quindi, in una particolare accezione del termine, di essere resilienti.

vedi TRANSIZIONE/EVOLUZIONE/METABOLISMO

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R resilienza

Arena Giuseppina

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RESILIENZA

Smartinnovation.it ec.europa.eu ambiente.regione.emi lia-romagna.it

La resilienza è la capacità di adattarsi ai cambiamenti. Oggi è diventata anche una caratteristica delle città moderne, infatti possiamo definire città resiliente una città che ha la capacità di adattarsi ad agenti esterni, o meglio ha la capacità di ripristinare il suo equilibrio. “Una città poco resiliente è una città con un certo grado di vulnerabilità, che esprime dunque difficoltà a incorporare cambiamenti sociali, economici e ambientali senza subirne gli attriti”. Una città può essere influenzata da diversi fattori: da quelli economici, ambientali e sociali. Tra i fattori che influenzano maggiormente le città moderne , oltre la crescita demografica, ci sono i fenomeni di cambiamento climatico che hanno influenzato molto le nostre città negli ultimi anni, “risulta quindi evidente la necessità di adottare una strategia locale clima-smart che incorpori l’analisi dei mutamenti climatici in atto nella definizione di politiche e azioni di mitigazione e adattamento e preveda l’adozione di soluzioni e tecnologie intelligenti per affrontare i cambiamenti climatici”. Grazie ai nuovi sviluppi tecnologici, la città resiliente riesce a reagire a tutte le sollecitazioni esterne attraverso l’ innovazione, cercando di massimizzare l’efficacia nell’impiego delle limitate risorse economiche disponibili. La città deve essere in grado non solo di adattarsi al contesto attuale, ma anche di essere pronta a futuri cambiamenti. Le città resilienti che funzionano bene iniziano la loro trasformazione a livello locale. Per far si che la città resiliente possa resistere alle continue sollecitazioni esterne è necessaria anche una collaborazione attiva da parte della cittadinanza. La resilienza coinvolge tantissimi ambiti della città e non riguarda soltanto gli edifici, ma anche le strade e gli spazi pubblici, infatti, tra i principali ambiti di intervento troviamo: la pianificazione territoriale; la prevenzione, la riduzione e la gestione della vulnerabilità del territorio; la pianificazione urbanistica, il verde urbano tutti i servizi della città. Oggi la resilienza delle città è fondamentale per uno sviluppo sostenibile, infatti tra le sfide più difficili della città resiliente vi è quella connessa alla riduzione della domanda energetica, e soprattutto al consumo delle grandi quantità di combustibili fossili e le conseguenti emissioni di anidride carbonica. Questo campo è diventato anche un campo di ricerca per la Pubblica Amministrazione per lo studio e l’attivazione di nuove strategie di recupero urbano, volte a trovare nuovi sviluppi per le città e far aumentare le città resilienti nel mondo. Molti paesi europei come la Danimarca, la Spagna e la Gran Bretagna che hanno investito sullo sviluppo di una strategia nazionale per la rigenerazione urbana, mentre altri si trovano nella fase di preparazione e sviluppo. In Italia tra i comuni che hanno attuato una politica di riqualificazione urbana troviamo: Ancona, Torino, Faenza e Trento, mosse soprattutto a causa del loro territorio vulnerabile.

vedi RIGENERAZIONE / TRASFORMAZIONE / ADATTAMENTO

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R Madonna Silvia

resilienza

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RESILIENZA Dopo l’alluvione del 2011, per resistere all’acqua, Copenhagen inaugura dune verdi, piste ciclabili, prati, mini parchi urbani e cortili verdi. Il primo quartiere trasformato è opera degli architetti Thomsen e Schrøder, di studio Tredje Natur.

Corriere della sera Speciale dossier ABITARE since1961

Copenhagen sfida il cambiamento climatico e il quartiere di San Kjeld, antica zona operaia vicina al porto della città, sarà la prima area urbana resiliente al mondo. Dopo la bomba d’acqua che la mise in ginocchio il 2 luglio del 2011 (1 miliardo e 400 milioni di danni), la capitale danese, da sempre in prima linea sui temi dello sviluppo sostenibile, fa i conti con alluvioni e isole di calore. Dopo il varo, nel 2012, del piano di adattamento al clima (“Copenhagen Climate Plan”), è ora la volta degli interventi nei quartieri. Il progetto dello studio di architettura Tredje Natur, degli architetti Flemming Rafn Thomsen e Ole Schrøder, prevede infatti una profonda trasformazione delle vie e delle piazze del quartiere, con la creazione di zone piantumate, dune verdi, piste ciclabili, sostituzione di pavimentazioni impermeabili con prati e mini parchi urbani, oltre alla sopraelevazione dei marciapiedi per la raccolta e il deflusso delle acque, grazie ad un nuovo sistema di tubazioni, le piazze saranno in grado di raccogliere l'acqua dai tetti degli edifici circostanti, mentre le strade circostanti funzioneranno da speciali "canali di scolo" favorendo il deflusso verso il porto di milioni di litri di acqua. Nel progetto si è pensato anche alle ondate di calore: nelle giornate più calde infatti, nella piazza principale del quartiere uno speciale dispositivo ad anello spruzzerà nell'aria una nebbiolina rinfrescante. L’idea progettuale nasce da un masterplan che riconsidera gli spazi urbani in chiave ambientale e come occasione di governo delle acque in eccesso. Il progetto avviato dalla municipalità di Copenhagen è ambizioso e si estende su 105 ettari. Con la creazione dei percorsi verdi e delle opere di adattamento al clima, si prevede di ridurre del 20 per cento il totale delle aree dedicate al traffico veicolare della zona: da 270 a 220 mila mq. A Copenhagen si assiste insomma a una sorta di rovesciamento del problema: il “climate change” è un’opportunità per migliorare la città, puntando al verde (della vegetazione) e al blu (dell’acqua) e non più al grigio (del cemento). Nello stesso tempo si abbellisce la città, con un rapporto qualitàcosti inferiore a quello di interventi di tipo infrastrutturale. Più in generale, la municipalità di Copenhagen intende trasformare i quartieri della città in luoghi dimostrativi delle migliori soluzioni tecnologiche per l’adattamento delle città ai cambiamenti del clima.

RESISTENZA/SOLIDITA’/ROBUSTEZZA

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R Messina Marco

resilienza

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Infante, C. (2013), “(Ri)generazioni urbane”, in La nuova ecologia. ilnuovocantiere.it/rige nerare le citta con la resilienza. Andrea Canevaro (2001) “Bambini che sopravvivono alla guerra” A.Picerno Caraso (2014) “Il valore della resilienza e l’innovazione come motore del cambiamento delle città”

RESILIENZA “Non è più forte la specie che sopravvive e neanche la più intelligente, è quella che più si adatta al cambiamento”. Charles Darwin Resilienza, termine preso in prestito dalla fisica e dalla psicologia, e che indica la resistenza che un individuo o un materiale oppone al cambiamento esterno, è entrato a far parte del lessico degli urbanisti, che individuano proprio nella capacità di continuare a esistere, incorporando il cambiamento, uno dei principali indicatori per segnare la ripresa di una comunità, toccata da stravolgimenti significativi. Canevaro definisce la resilienza“la capacità non tanto di resistere alle deformazioni, quanto di capire come possano essere ripristinate le proprie condizioni di conoscenza ampia, scoprendo uno spazio al di là di quello delle invasioni, una dimensione che renda possibile la propria struttura”. Resilienza urbana dunque, diventa la capacità di un sistema ecologico di resistere, adattarsi e rispondere positivamente in forme innovative alle sollecitazioni a cui i cambiamenti climatici e storici lo sottopongono, alla ricerca di un nuovo equilibrio sempre dinamico e mai statico. La resilienza è associata a “un’idea particolare d’intelligenza capace di rimodellarsi rispetto alla complessità degli eventi che stanno destrutturando le città.”(Infante, 2013) Per trasformare le città e renderle meno vulnerabili la resilienza sembra essere l’unica risposta possibile in termini urbanistici e socio-economici. Una città resiliente è una comunità del buon senso, una città “durevole” ed equilibrata, poco energivora, in quanto i cittadini stessi sfruttando fonti energetiche alternative diventano produttori e consumatori di energia , e non prevede gli sprechi della città progettate male.

vedi SOSTENIBILITA’/RIGENERAZIONE/TECNOLOGIA

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R Palagruti Elisabetta

resilienza

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RESILIENZA

Pietro Trabucchi, Resisto dunque sono, Corbaccio, 2007. Nava C. Gioffrè V. Con_testi sostenibili, List, 2012. RE- CYCLE 15, URBAN HYPER-METABOLISM, Aracne, 2015

Il termine resilienza deriva dal latino “resalio”, iterativo del verbo “salio”, che in una delle sue accezioni originali indicava l’azione di risalire sulla barca capovolta dalle onde del mare. In ambito architettonico - urbano: è la capacità di chi resiste ad un’azione con una controreazione, adattandosi a quell’azione senza mandare in crisi un sistema, la capacità di rispondere ad un processo che è in corso. E’ un dinamismo che ha il ricevente rispetto all’azione. “La capacità della città di evolvere e adattarsi nel tempo, (…) definendo la capacità di sistemi complessi di assorbire un disturbo ed organizzarsi mentre ha luogo il cambiamento, in modo tale da mantenere essenzialmente le stesse funzioni, la stessa struttura, la stessa identità e gli stessi meccanismi di controllo retroattivo. Un sistema-ambiente, come lo è la città, è caratterizzato da alcuni elementi di controllo e stabilità, presenti nell’idea di resilienza.” Le città resilienti che attivano processi di rigenerazione hanno una dimensione urbana che non è solo collettiva ma è anche un bene comune. Paradigma della resilienza è il metabolismo urbano, ed in particolare l’iper-metabolismo urbano, fondato sulla resilienza, agisce sui fattori vitali delle aree in declino, non per ricucire i rammendi di tessuti ormai in necrosi, ma rigenerando il tessuto come nuove potenti cellule staminali coltivate in una soluzione di qualità, di identità, di sensibilità, di etica dello sviluppo. RE-SILIENCE è il paradigma della resilienza e della sostenibilità ambientale che ci spinge ad adottare un atteggiamento elastico e dialogico in cui la flessibilità delle funzioni, la permeabilità degli spazi e l’adattabilità degli insediamenti non vengano più affrontati come problemi puramente concettuali e spaziali, ma vengano messi in relazione con il portato sociale, economico e tecnologico che oggi entra a far parte della costruzione della città, diventando temi/strumenti/norme del progetto della “resilienza” urbana. (..) Il paradigma della resilienza produce pratiche, genera quartieri o intere città con un nuovo metabolismo urbano, capaci di gestire meglio i cambiamenti climatici o mutamenti idrogeologici, capaci di assorbire le inondazioni producendo nuove forme urbane liquide, soprattutto degli spazi pubblici. L’acqua, ad esempio, anche quando alluvionale o inondante, diventa materia di progetto per essere assorbita da parchi, strade e piazze permeabili, sia per alleviare il sistema fognario sia per creare nuovi spazi collettivi legati all’acqua e che respirano con essa. (..) I nuovi spazi che riadattano le aree e gli edifici dismessi della città in transizione concorrono anche a fornire risposte a una potente domanda di resilienza sociale che produce la realizzazione nei quartieri, nelle comunità di veri e propri centri di innovazione sociale che agevolano la condivisione di spazi e competenze per incrementare la responsabilizzazione nei confronti delle nuove sfide del futuro, nonché la nascita di vere e proprie fattorie urbane che riportano l’agricoltura in città oltre la retorica degli orti urbani facendone un poderoso motore di nuova socialità e un alimentatore di rinnovate economie urbane. Così come avviene nella natura, anche nella città sopravvive ciò che si riesce ad adattare ai cambiamenti ambientali, sociali, economici e culturali del contesto in cui si trova(…) E’ fondamentale la capacità di cambiare, d’innescare meccanismi responsivi che portino nuovi ed importanti risultati nella città esistente.

vedi METABOLISMO/ADATTABILITA’/REAZIONE

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R resilienza

Prochilo Mariarosaria

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RESILIENZA

Il nuovo cantiere Smart innovation

Resilienza è un termine preso in prestito dalla tecnologia dei materiali che significa saltare indietro, rimbalzare. Possiamo dunque dire che la resilienza è la capacità che un sistema ha di rispondere in maniera elastica a delle sollecitazioni esterne. Può essere ben compresa paragonando un acrobata sulla corda a un sistema urbano in evoluzione: l'acrobata deve avere una grande flessibilità e agilità per gestire velocemente i cambi di peso durante il suo avanzamento sulla corda per cercare di non cadere; allo stesso modo anche le città hanno bisogno di una certa flessibilità ben distribuita al loro interno per gestire al meglio i cambiamenti e rispondere in modo positivo alle forti pressioni esterne. Queste pressioni esterne possono essere di vario tipo, oltre al "Global Warming" (ormai presente da molto tempo), si possono presentare in una città dei cambiamenti improvvisi che possono causare gravi danni a cose e persone, come delle catastrofi naturali (maremoti, terremoti, uragani, esondazioni di fiumi, alluvioni, ecc...), o anche, oltre ai rischi ambientali, si possono presentare dei rischi sociali come attacchi terroristici e carenze alimentari. La città resiliente deve essere pronta a combattere tutto ciò con la sua intelligenza tecnologica (deve appunto essere una "Smart City") cercando di prevenire e riuscire così a far recare i minori danni possibili. "Le perdite economiche per le catastrofi sono state in media negli ultimo 20 anni di almeno 100 miliardi di dollari all'anno. La maggior parte di questi danni possono essere evitati attraverso una migliore gestione dei rischi e degli investimenti in infrastrutture sociali e abitative” (da un osservazione del rappresentante speciale dell’ONU per la Riduzione dei Rischi da Disastri ). Dunque rendere una città resiliente ha un riscontro anche economico oltre che la possibilità di risparmiare vite umane. Le città resilienti non si limitano semplicemente ad adattarsi ma cambiano costruendo risposte sociali, economiche e ambientali nuove, per resistere nel lungo periodo alle sollecitazioni dell’ambiente e della storia. Una città capace di costruire visioni positive strategiche, di creare opportunità sempre grazie alla innovazione ed alla ricerca del continuo miglioramento di se stessa. Servono collaborazione e condivisione, competenze, innovazione e finanziamenti, per opere strutturali da tempo trascurate e per tecnologie innovative. L’Ue ha stanziato 14 milioni di euro (Settimo Programma Quadro per la ricerca – FP7) per il progetto INACHUS (2015 – 2018), dedicato al potenziamento della resilienza urbana, alla smart city security, alla protezione delle infrastrutture critiche (energia, acqua, comunicazioni, viabilità, difesa) e alla nascita della Protezione civile europea. Sta a noi adesso, ma sopratutto a chi ci governa, riuscire a mettere in atto questo sviluppo resiliente. La resilienza è una componente imprescindibile per lo sviluppo sostenibile: non può esserci sostenibilità se non c’è resilienza, Resilient city is a Smart city!!

vedi SOSTENIBILITA’/INNOVAZIONE TECNOLOGICA/PREVENZIONE

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R resilienza

Randò Basiliana Maria

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RICICLO Il termine riciclo indica il recupero ed il riutilizzo di materiali di scarto e di rifiuto in termini più generali. La pratica del riciclaggio è stata introdotta già nel 400 a.C. legata inizialmente al riciclo dei rifiuti domestici (legno, strumenti rotti, ceramiche ecc…). Dal 1970 in poi, la visione del riciclaggio cambiò a causa dell’aumento dei costi energetici; la crescita dei consumi e dell’urbanizzazione hanno aumentato la produzione dei rifiuti e ridotto le zone disabitate in cui trattare o depositare i rifiuti. Il sistema del riciclaggio "non" esclude la presenza delle discariche o dei termovalorizzatori bensì ne limita il loro ricorso. Si parla di "sistema" di riciclaggio perché questo approccio deve necessariamente operare sull'intero processo produttivo e non soltanto sulla fase finale di smaltimento dei rifiuti: l'uso dei materiali biodegradabili per la produzione dei beni facilitano lo smaltimento "naturale" della materia nel momento in cui il prodotto si trasforma in rifiuto. l'uso di materiali riciclabili come il vetro, i metalli o i polimeri naturali permette un riutilizzo della materia nel ciclo produttivo.

(1) Fonte (legambiente.it)

Per facilitare il riciclaggio dei materiali è fondamentale la "raccolta differenziata" dei rifiuti. In questo modo la separazione dei materiali riduce i costi di ritrattamento. Per realizzare una raccolta differenziata efficace è di grande importanza il processo di differenziazione attuato dai singoli utenti. “Dalla buona conservazione del Pianeta dipendono i servizi vitali alla nostra stessa sopravvivenza. L’acqua, l’aria, il cibo e le materie prime che la natura ci offre sono, infatti, strettamente legati allo stato di salute dell’ambiente. Ma poco e nulla è stato fatto per fermare la perdita di biodiversità, che prosegue a ritmi allarmanti, con conseguenze gravi anche dal punto di vista economico. Non intervenire subito potrebbe costarci addirittura il 7% del PIL globale entro il 2050”.(1) In architettura quando si parla di sostenibilità, il riciclo è legato sia al singolo materiale che all’intero manufatto. Il termine riciclo in questo caso è fortemente legato al termine riuso, riuso di materiali, delle strutture e degli edifici evitando il consumo del suolo e di materie prime.

Vedi SOSTENIBILITA’/AMBIENTE/BIOARCHITETTURA

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R Denise Cirillo

riciclo

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RIGENERAZIONE Generare, ricostruire, restituire a nuova vita, rendere di nuovo efficiente. Per rigenerazione si intende quel processo tecnologico finalizzato a recuperare le proprietà originarie di un materiale, una sostanza o un elemento in generale. In particolare, in ambito urbano, è quel processo attraverso il quale si agisce sulla città per darle un aspetto nuovo e migliore. La rigenerazione urbana mira ad una riqualificazione fisica affiancata da interventi in ambito culturale, economico, sociale e ambientale, finalizzati ad un incremento della qualità della vita, nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale e utilità sociale. Essa è quindi un punto di partenza per uno sviluppo sostenibile delle città. Recuperare aree abbandonate, edifici dismessi, quartieri degradati è lo sviluppo delle città, che oggi dipende dalla capacità di reinventare l’uso degli spazi basandosi su interessi e opportunità di diversa natura. Di fronte ai cambiamenti sociali, economici e culturali in corso, le città sono chiamate a modificarsi e riorganizzare le

zone abitate in base a nuovi principi e a nuove logiche di sviluppo: da questo punto di vista i “vuoti urbani” e gli spazi non più utilizzati si offrono come opportunità per ripensare le funzioni del territorio sviluppando nuove sinergie tra pubblico, privato e sociale.

vedi SOSTENIBILITA’/RE/EVOLUTION/RESILIENZA

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R rigenerazione

Di Chio Daria

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RIGENERAZIONE La parola rigenerazione, attribuita ad un elemento o ad uno spazio specifico, indica il processo che tende a ricostruire le qualità originarie di esso e riesce quindi a generarlo di nuovo in modo efficiente; quando un manufatto, un’area o un materiale si logora a causa di un cattivo o eccessivo utilizzo, mediante un particolare trattamento rigenerativo si riesce a rinnovare il suo utilizzo, solitamente fino alla propria condizione iniziale.

Francesco Musco(2009),’’Rigener azione urbana e sostenibilità’’

Entrando nello specifico nel tema della rigenerazione urbana, si procede recuperando degli spazi abbandonati restituendo nuova qualità all’ambiente anche sotto il punto di vista economico e sociale a quartieri degradati, in questo modo si tende a ridurre la dispersione urbana e a non effettuare degli interventi di nuova costruzione sul suolo, limitando di certo gli impatti sull’ambiente in modo non indifferente, avvicinandosi sempre di più al concetto di città sostenibile. La partecipazione dei cittadini al rinnovamento e alla rigenerazione della propria città è fondamentale,da una parte per individuare, appoggiare, sviluppare e sostenere politiche di sostenibilità, dall'altra come strumento per giungere a soluzioni condivise. La partecipazione per essere efficace ed efficiente però ha necessità di essere una pratica continua e ricorrente.Difronte ai cambiamenti sociali, economici e culturali le città sono chiamate a riorganizzare lo spazio abitato e a modificarsi in base a nuove logiche di sviluppo, sfruttando i ‘’vuoti urbani’’ come opportunità per ripensare le funzioni del territorio. Rigenerazione, significa quindi ridare vita a un manufatto o a un pezzo di città, restituendole la propria energia e potenzialità primaria, intervenendo quindi con gli strumenti giusti dettati dalla consapevolezza dell’intervento e dall’ottimizzazione di esso. Rigenerare vuol dire trasmettere anche un grande segnale sotto il punto di vista sociale e culturale, vuol dire che si può ridare importanza in modo efficace ad alcuni elementi, vuol dire che si è in grado di adattarsi e di rivitalizzare migliorando anche uno spazio grazie all’uso del suolo e al riutilizzo di edifici dismessi.

vedi DENSIFICAZIONE/RIUTILIZZO/RESILIENZA

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R Larosa Pasquale

rigenerazione

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RIGENERAZIONE /ri·ge·ne·ra·zió·ne/ s. f. [dal lat. tardo regeneratio -onis]. – L’azione di rigenerare, il fatto di rigenerarsi e di venire rigenerato1. Rigenerazione urbana Processo attraverso cui si agisce sulla città per darle un aspetto nuovo e competitivo. La rigenerazione della città è un’attività mirante non solo ad una riqualificazione fisica, necessaria per rilanciare l’immagine urbana, a livello estetico, ma è affiancata da interventi di natura culturale, sociale, economica ed ambientale, finalizzati ad un incremento della qualità della vita, nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale e di partecipazione sociale2. In un mondo sempre più urbanizzato dove le periferie si estendono a macchia d’olio, il controllo del territorio è ormai impossibile senza delle politiche mirate. Il consumo del suolo è ormai ai massimi storici, per aspirare a delle città “sane” bisogna attivare dei processi di rigenerazione urbana. Le città contemporanee sono oramai in buona parte porose e discontinue, costituite da sistemi costruiti, semi costruiti e aperti, con una grande offerta di aree che nel passato avremmo giudicato potenzialmente trasformabili – aree dismesse, sottoutilizzate, abbandonate, vuoti urbani di varia natura. L’insieme di queste aree formano un’offerta di gran lunga superiore a qualsiasi ragionevole domanda immobiliare, non solo pubblica ma soprattutto privata. Un aspetto, quest’ultimo, che pone il problema dei possibili usi temporanei con funzione anche di presidio e sicurezza contro il degrado urbano. Di fronte ai cambiamenti sociali, economici e culturali in corso, le città sono chiamate a modificarsi e riorganizzare lo spazio abitato in base a nuovi principi e a nuove logiche di sviluppo: da questo punto di vista i “vuoti urbani” e gli spazi non più utilizzati si offrono come opportunità per ripensare le funzioni del territorio sviluppando nuove sinergie tra pubblico, privato e sociale. Innovazione per la qualità urbana. Nella competizione crescente tra aree e attori della trasformazione urbana e per migliorare la qualità della vita nella città, l’innovazione nel disegno dei servizi, la qualificazione dei modelli di sviluppo e la cura del rapporto con il territorio sono obiettivi strategici verso cui diviene prioritario orientare ogni intervento. Sostenibilità è utilità sociale In condizioni di scarsità di risorse l’ottica della sostenibilità porta a scommettere sulla relazione positiva che si può instaurare tra iniziative che perseguono interessi particolari (e che possono riguardare un’area, un gruppo sociale, un business) e obiettivi più generali (che riguardano la collettività e il bene comune). Una risposta adeguata ai cambiamenti epocali che stanno vivendo le città dev’essere la rigenerazione urbana come resilienza. 1- Vocabolario online Treccani 2- tesionline.it 3- Kcity.it

vedi SOSTENIBILITA’/INNOVAZIONE/RESILIENZA

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R rigenerazione

Mazzei Venturangelo

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RIGENERAZIONE Vittima della cementificazione, la realtà che mi circonda sta contribuendo a segnare negativamente il pianeta. Volumi, anzi container, città o forse porti: siamo immersi in grigie realtà progettate, anzi sorte, badando esclusivamente all’interesse di costruttori e amministratori. Certo è che nessuno ha pensato né all’uomo e nemmeno all’ambiente; così, il primo non ha luoghi dove relazionarsi; o forse no? Già, a pensarci bene oggi, oltre ai posteggi, si interloquisce tra le grigie vie accanto ai bar oppure nelle piazze create con pavimentazioni zigzagate. Il mio intendo è quello di promuovere il <<vuoto>> fatto di suolo, di terra! Oltre al fatto che le nostre realtà sono anonime, cupe, sono convinto che non è più possibile demandare ai boschi -presenti ma lontani kilometri dai centri- l’immagazinamento della CO2. E’ evidente che le nostre comunità hanno urgente bisogno di alberi e di suolo: i primi, con il loro naturale potere refrigerante, possono abbattere l’uso di climatizzatori; il suolo, fungerà da spugna per l’acqua piovana, tenendo a bada l’effetto runoff che, tra l’altro, mette in ginocchio i cittadini, vittime di città vulnerabili sotto il profilo idrogeologico. Per le nostre città propugno una politica rigenerativa fatta di <<verde urbano>>; se le fasce tampone e le zolle di terreno filtranti scongiureranno il rischio dell’ormai noto fenomeno dell’allagamento stradale, limitando e annullando danni agli edifici, i giardini urbani daranno un enorme contributo al “sociale”. Per la realizzazione di orti urbani, aiuole e, in presenza di aree sottoutilizzate, di giardini atti ad accogliere servizi per il pubblico, è bene coinvolgere la comunità: istituire atelier preventivi alla realizzazione e avviare processi di autocostruzione, avvalendosi del riciclo dei materiali, faranno finalmente sentire “proprie” le città, le quali sicuramente si evolveranno nel tempo ma saranno sempre pronte ad adattarsi al cambiamento ed essere palcoscenico di eventi socio-culturali. vedi PARTECIPAZIONE/INNOVAZIONE SOSTENIBILE/RESILIENZA/AUTOCOSTRUZIONE

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R Passamonte Salvatore Gabriele

rigenerazione

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RIGENERAZIONE Insieme di azioni e processi diretti a dare nuova vita a un sistema urbano problematico, trasformandolo in un sistema idoneo a rispondere, in modo efficiente, alle esigenze della comunità. Inoltre gli interventi di rigenerazione urbana devono rispettare i principi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, in quanto sono finalizzati al miglioramento della qualità della vita. Oggi la rigenerazione urbana non riguarda più esclusivamente la riqualificazione fisica degli edifici, delle strade o degli spazi aperti, poichè viene affiancata anche da azioni che partono direttamente dal basso, cioè dalla compartecipazione di attori e cittadini, che mettono le proprie conoscenze e competenze al servizio del cambiamento. Infatti laddove non sia possibile agire con interventi di una certa rilevanza, si può intervenire con azioni minori, di tipo sociale, culturale, finalizzati all’aggregazione sociale. Questi posso riguardare la realizzazione di un orto urbano del quartiere, piuttosto che spazi ludici, e ancora valorizzazione di attività sportive, culturali e didattiche svolte nelle strutture pubbliche e negli spazi aperti. In questo modo si va ad instaurare una catena di iniziative che ne generano altre, coinvolgendo sempre più soggetti e facendo in modo, che le stesse comunità del luogo, continuino ad incrementare quei processi innescati, prendendosi cura dei loro spazi. (1) Numero 1 del magazine PERIFERIE dedicato al primo anno di lavoro del gruppo G124. http://renzopianog1 24.com/

Forme innovative di rigenerazione urbana come quelle esposte, sono state sperimentate, ad esempio, dal Progetto BAL “Buone Azioni per Librino”, che si è incentrato su una piccola porzione di questo difficile quartiere. Il progetto includeva infatti l’area del campo di Rugby di San Teodoro, e prevedeva l’ attivazione di una serie di iniziative di tipo culturale, sociale e didattico. Gli interventi che potevano essere resi possibili riguardavano l’apertura della scuola al quartiere, la realizzazione di orti sociali e didattici, le strutture per lo sport, la riprogettazione di sezioni stradali, microinterventi sugli elementi urbani, creazione di luoghi per il gioco, una nuova visione per la Piazza Moncada, il verde e il paesaggio. Il tutto si è tradotto nella realizzazione di un percorso sostenibile. (1) vedi SOSTENIBILITA’/ RESILIENZA / TRANSITION

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R rigenerazione

Seminara Jessica

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S.U.D.S. (Sustainable Urban Drainage Systems) Tipologie di intervento, che consentendo la gestione delle acque meteoriche in loco, rendono possibile lo sviluppo della sostenibilità del processo di urbanizzazione. Si tratta di un sistema che auspica a ristabilire le condizioni naturali del ciclo dell’acqua e con esso la gestione di quelle di run off stradale che sono responsabili del dilavamento degli inquinanti (come particolati e metalli) presenti sulle superfici di strade, zone industriali, piazzali etc. Si tratta dello studio di nuove soluzioni in grado di minimizzare l’influsso negativo dell’impermeabilizzazione del territorio, generata dalla cementificazione, e di permettere il drenaggio e quindi il filtraggio delle acque nel terreno. L'idea alla base S.U.D.S. è quello di cercare di riprodurre i sistemi naturali e di utilizzare soluzioni a basso impatto ambientale in maniera tale da contrastare gli effetti dei sistemi di drenaggio convenzionali, che spesso sono causa di inondazioni, dell’inquinamento dell'ambiente e della contaminazione delle acque sotterranee (fonti utilizzate per fornire acqua potabile). Negli ultimi anni quello del runoff è diventato un grave problema in quanto causa di danni economici, ambientali ed ancora come minaccia alla salute dei cittadini. Il paradigma di soluzioni Suds dovrebbe essere quella di un sistema facile da gestire, che richiede poco o nessun input di energia, resiliente, ed esteticamente gradevole. Gli interventi S.U.D.S. contro gli allagamenti sono: Gli ammendanti (Soil amendants); I bacini di bioritenzione (Bioretention); I bacini di detenzione (Detention basins); I pozzi aridi (Dry wells); I box filtro ad albero (Tree box filter); I tetti e i muri verdi (green roof); Le fasce tampone (Vegetated buffers); Le depressioni inerbite (Grassed swales); Le trincee d’infiltrazione (Infiltration trenches). Sono tutti sistemi, che grazie alla presenza della vegetazione e dei loro effetti biologici, migliorano la qualità delle acque e permettono il loro filtraggio nel terreno. Alcuni di essi sono situati vicino ai corsi idrici in maniera tale da servire da riserva d’acqua piovana e da evitare il sovraccarico del loro corpo. Alcuni completamente inerbiti aiutano a rallentare lo scorrimento superficiale. Altri costituiti da sistemi di tessuti idrofili in superficie, fossi di scolo riempiti di inerti e tubi drenanti, sono adatti alla fitodepurazione. Ognuno di essi con le proprie peculiarità fanno in modo che i deflussi meteorici degli eventi piovosi vengano filtrati dagli inquinanti, rilasciati lentamente ai sistemi fognari e soprattutto consentono il loro naturale ritorno all’atmosfera.

vedi RUNOFF URBANO/RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE/FITODEPURAZIONE

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匀甀猀琀愀椀渀愀戀氀攀

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SISTEMA

Etimologia: sistèma s. m. [dal lat. tardo systema, propr. «riunione, complesso»] 1. Estens. Porre insieme, riunire. 2. In anatomia: complesso di strutture e di organi affini per origine embriologica o coordinati per una funzione specifica. 3. In ambito scientifico: qualsiasi oggetto di studio che, pur essendo costituito da diversi elementi reciprocamente interconnessi e interagenti tra loro o con l’ambiente esterno, reagisce o evolve come un tutto, con proprie leggi generali. 4. In Urbanistica : sistema città caratterizzato da sistema funzionale e sistema fisico e in particolare da insieme di parti in relazione fra loro.

1. Von Bertalanffy L., 1969, Teoria Generale dei Sistemi, Oscar Saggi Mondatori, Milano. Introduzione, Il significato della Teoria Generale dei Sistemi (pgg.25‐94). 2. A. Milanaccio, M.I.MO.S.A., ed. Sonda,pp.82‐84

La politica che promuove la realizzazione della Smart City o Città intelligente, prevede l’articolazione su quattro strati (infrastruttura, sensoristica, service delivery platform, applicazione e servizi). Quello base e fondamentale su cui si sviluppano i rimanenti tre è rappresentato dall’Infrastruttura o Sistema di elementi, quindi insieme di reti e dotazioni tecnologiche abilitanti per la costruzione intelligente che, solo se integrati e connessi tra di loro, pongono le basi per creare servizi smart di valore ai cittadini contribuendo così a migliorare la qualità della vita. “…bisogna tener conto del sistema funzionale che è costituito dall'insieme delle funzioni urbane e dalle relazioni intercorrenti fra queste e del sistema fisico che è costituito dall'insieme degli spazi costruiti, dalla tridimensionalità materica della realtà urbana, la cosiddetta "città fisica", e dai canali materiali di collegamento fra questi…” per poter giungere all’obiettivo (di soddisfare le esigenze del singolo cittadino che coincidono con l’intera collettività ) promosso dalla Smart City . “…I rapporti fra sistema e ambiente sono concettualizzati in tal modo : se e quando una qualsiasi entità raggiunge un grado minimo di stabilità nella propria organizzazione i rapporti con l’ambiente sono caratterizzati dal continuo scambio di materia, flussi di energia e informazione, vale a dire che i rapporti sistema/ambiente sono rapporti di interazione…” vedi RETE/ CONNESSIONE / FLUSSO

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SMART CITY

Riferimenti: "Smart Cities- Gestire la complessità urbana nell'era di internet"_ Michele Vianello " Smart City e Sostenibiità"_ Marco Ferrarato

Con il termine "Smart City" vengono definite quelle città tese ad ottimizzare ed innovare servizi pubblici attraverso un insieme di strategie così da mettere in relazione le infrastrutture materiali delle città grazie all'impiego diffuso di nuove tecnologie della comunicazione, della mobilità, dell'ambiente e dell'efficienza energetica al fine di migliorare la qualità della vita e soddisfare le esigenze di cittadini, imprese e istituzioni. La Smart City è innanzitutto definita da sei parametri: Smart Economy, Smart Mobility, Smart Environment, Smart People, Smart Living e Smart Governance. Questi si collegano alle tradizionali teorie regionali per quanto riguarda la crescita urbana e lo sviluppo di una città. L'intelligenza sta nella capacità di risolvere problemi e tale caratteristica è intrinseca di ogni territorio in cui i processi di innovazione sono facilitati dalle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. La definizione di "città intelligente" tuttavia è un concetto utilizzato per contesti non sempre coerenti a ciò che in realtà rappresenta. Il progetto delle Smart Cities nasce a livello mondiale con la città di Rio de Janeiro che svolge un ruolo fondamentale, rappresentando uno dei primi esempi di città intelligente. I progetti delle città europee che ambiscono a diventare "smart cities" sono rivolti all'ecosostenbilità dello sviluppo urbano, alla diminuzione degli sprechi energetici ed alla riduzione dell'inquinamento grazie anche ad un miglioramento della pianificazione urbanistica e dei trasporti. L'UE ha dedicato vari sforzi per elaborare una strategia che renda le sue città-regioni metropolitane "smart". Si chiama Sharing Cities il progetto europeo che funzionerà da incubatore di idee per il connubio tra applicazioni digitali e smart city. Capofila sono le città di Milano, Londra e Lisbona, con Varsavia, Bordeaux e Burgas. Lo scopo è quello di far decollare il mercato europeo delle città intelligenti, dimostrando che accurate soluzioni che sfruttano l'Information Technology, basate sui bisogni comuni, possono essere integrate anche in ambienti molto complessi. Le città suddette condivideranno idee, know-how, risorse ed infrastrutture. Tra gli ambiti prefigurati nel progetto spiccano quello delle soluzioni per la e-mobility sostenibile, per la riduzione delle emissioni, per la promozione di un cambio di abitudini rispetto al consumo di energia attraverso misure di efficienza e conservazione. Vediamo Milano, del cui sviluppo ci si è occupati il 16 Dicembre con il convegno " Milano 2030: una città eco positiva", intesa come organismo vivente che insieme ai suoi cittadini si trasforma e si evolve. Si parla di aspetti immateriali ai quali si fa riferimento per il futuro della città. Sono le "social network" (reti sociali), la digitalizzazione delle informazioni in tempo reale ed altri aspetti che rendono intelligente una città e funzionano grazie al coinvolgimento dei cittadini, sempre più consapevoli del loro ruolo in questo cambiamento. Il progetto quindi abbraccia tutti i livelli della vita urbana per la realizzazione di una "piattaforma dell'innovazione". GREEN CITY/ECOSOSTENIBILITA'/TIC

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SMART!LIVING!!

!!!!-Smart!City!(G.! Dall’ò,!ed!Il!Mulino)! !!!-!Convenzione! europea!del!Paesaggio! !!!!-!Glossario!della! smart!city! (http://www.smartcit yexhibition.it/it/news/ il-glossario-dellasmart-city)! !

Lo! Smart! Living! è! uno! dei! sei! domini! delle! Smart! Cities,! insieme! a! Smart! Economy,! Smart!People,!Smart!Environment!e!Smart!Governance,!individuati!dal!Politecnico!di! Vienna! nel! “Ranking! of! European! medium@sized! city”! con! la! volontà! di! definire! dei! parametri!di!valutazione!della”!smartness”!!delle!città.! Esso!rappresenta!un!modello!di!città!che!garantisce!al!meglio!tutti!gli!aspetti!della! qualità! dell’abitare:! salute,! luoghi! che! stimolino! la! coesione! sociale,! accesso! alla! cultura! e! all’informazione! attraverso! le! sempre! nuove! tecnologie.! Smartness,! che! facendo! tesoro! dell’innovazione,! ha! come! ulteriore! (ma! non! meno! importante)! obiettivo!quello!di!valorizzare!le!ricchezze!del!proprio!patrimonio!storico,!culturale,! architettonico! e! paesaggistico,! innescando! dinamiche! sempre! nuove! e! sempre! attraenti! per! gli! smart! tourists,! attraverso! app,! connessioni,! servizi! tecnologicamente!avanzati!offerti!dalla!città!ecc.! Per! comprendere! il! ruolo! ed! il! significato! di! Smart! Living,! bisogna! prima! fare! riferimento!al!paradigma!centrale!che!lo!racchiude,!insieme!alle!altre!dimensioni!che! valutano!la!“smartness”!di!una!città,!ossia!il!concetto!di!Smart!City.!Esso!indica!una! città,!secondo!la!definizione!contenuta!sul!glossario!redatto!da!SmartCity!Exhibition,! “caratterizzata! dall’integrazione! tra! saperi,! strutture! e! mezzi! tecnologicamente! avanzati,! propri! della! società! della! comunicazione! e! dell’informazione,! finalizzati! a! una!crescita!sostenibile!e!al!miglioramento!della!qualità!della!vita”.! Ma!la!cosa!che!innanzitutto!è!importante!sottolineare!è!che!la!Smart!City!e!quindi! anche! lo! Smart! Living! “è! innanzitutto! un! processo! e! non! un! obiettivo! (G.! Dall’ò,! Smart!City,!ed.!Il!Mulino).! Processo,! ritornando! al! concetto! di! Smart! Living,! che! attraverso! l’uso! della! tecnologia!più!innovativa!porta!ad!una!perdita!di!consistenza!della!caverna,!che!nel! mito!platonico,!scherma!la!realtà,!percepibile!solo!attraverso!ombre!di!copie!e!mai! accessibile,! se! non! per! i! pochi! che! riescono! a! trovare! l’uscita.! Ma! la! smartness! in! questione!offre!conoscenze,!servizi!e!informazioni!orizzontali,!aperti!a!tutti!i!cittadini! che!decidono!di!mettersi!in!gioco!con!estrema!facilità.!Smartness!che!abbraccia!nella! totalità! le! istanze! esposte! dalla! convenzione! europea! del! paesaggio,! sottoscritta! dalla! maggior! parte! degli! stati! membri! a! Firenze! nel! 2000,! la! quale! evidenzia! la! necessità!di!“riconoscere!giuridicamente!il!paesaggio!quale!componente!essenziale! dell’ambiente! di! vita! delle! popolazioni,! espressione! della! diversità! del! loro! patrimonio!comune!culturale!e!naturale,!e!fondamento!della!loro!identità”.!! Lo! Smart! Living! opera! in! tal! senso,! e! lo! fa! rendendo! i! cittadini! parte! attiva! e! intelligente! della! città,! che! partecipa! costantemente! ai! processi! dinamici! che! essa! offre.! ! ! vedi!SMART!CITY/FLOWING!KNOWLEDGE/SMART!GOVERNANCE!

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SMOG

1http://www.treccani.i t/vocabolario/tag/SM OG/

E’ l‘incrocio di smoke «fumo» e fog «nebbia. Si manifesta sotto forma di una nebbia scura e pesante, che si crea mediante l’unione di minutissime particelle provenienti da varie fonti quali: traffico veicolare, impianti di riscaldamento domestico, attività industriali, che agiscono sia come centri di condensazione per l’umidità atmosferica sia come superfici catalitiche per reazioni tra i gas presenti nell’atmosfera. Si forma a bassa quota per lo più nei grandi concentramenti urbani o in prossimità di complessi industriali, allorché le condizioni meteorologiche sono tali da rendere l’aria molto stabile, impedendone il mescolamento verticale, in parti. Quando è presente nell’atmosfera una inversione di temperatura e lo strato di aria calda impedisce il movimento verso l’alto dello strato di aria più fredda sottostante, in tale situazione si possono avere effetti dannosi sulla popolazione, sugli animali e sulle piante, sui manufatti e sulle opere d’arte. Una soluzione potrebbe essere quella di pensare alla città non soltanto come un ammasso di cemento, dove l’unico mezzo di trasporto è “l’automobile” ma pensare un sistema più efficace che lega la natura alla città, in quanto la natura in se con i suoi elementi se curata e presente in buona percentuale, riesce ad accumulare e smaltire una buona quantità di Co2 elemento che combinato ad altre strategie potrebbe abbattere lo Smog e suoi derivati.

[Consultato il 29/03/2016]

vedi SOSTENIBILITA’/INQUINAMENTO/CO2

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SUOLO

Bibliografia e sitografia: - Ecoprospettive.com http://ecoprospettive. com/il-runoff-urbanocome-evitarlo-conuna-buonaprogettazione; -Centerforfoodsafety http://www.centerfor foodsafety.org/ -Video: Soil Solutions to Climate Problems

Il Suolo rappresenta una risorsa inestimabile per la vita dell’uomo e di tutto l’ecosistema terrestre. In una manciata di terreno sono presenti più organismi viventi di quanti esseri umani presenti sull’intero pianeta. E’ una delle risorse più vulnerabili e al contempo maggiormente impattate dall’attività dell’uomo. Il Suolo ci nutre e noi ne siamo responsabili, è nostro dovere e interesse mantenerlo sano in quanto è questo che ci fornisce il 95% degli alimenti che ogni giorno consumiamo. Questo è un sistema dinamico complesso, capace di auto-generarsi attraverso l’erosione dei minerali, sostanze organiche decomposte, organismi viventi e agenti atmosferici: per ottenere 10 cm di suolo fertile sono necessari due millenni, mentre i processi di consumo del suolo sono estremamente più rapidi, per questo motivo non può essere considerabile fonte rinnovabile. Migliaia di anni di aratura, deforestazione ed erosione hanno lasciato il suolo in condizioni terribili, tuttavia l’attività dell’uomo continua imperterrita nell’opera di distruzione di una delle sue più importanti risorse. Quando il suolo è danneggiato rilascia anidride carbonica nell’atmosfera con conseguenze devastanti per l’intero pianeta come il surriscaldamento globale. L’obiettivo è quello di riportare l’anidride carbonica (CO2) presente nell’atmosfera, nel suolo dove trasformandosi in Carbonio nutre i micro-organismi. Questo è possibile mediante la folta vegetazione e l’incremento della biodiversità. Il Suolo è spesso utilizzato- volontariamente e non- come deposito di sostanze inquinanti, le quali a contatto con esso entrano a far parte dei cicli naturali diventando pericolosi per gli organismi viventi. Nelle zone urbanizzate è fondamentale cercare di capovolgere quest’attitudine, rendendo permeabili più zone possibili, eliminando l’asfalto e la cementificazione in eccesso. Questo consentirebbe di evitare fenomeni come il Run-Off urbano: “ tutta la porzione di pioggia che, non potendo filtrare nel terreno, scorre in superficie su strade e pavimentazioni causando la contaminazione dell’acqua con detriti e inquinanti pericolosi come i particolati e i metalli pesanti depositati sull’asfalto”. Gran parte dei danni apportati dall’incoscienza dell’uomo sono irreparabili, è compito degli architetti contemporanei e futuri cercare di restituire al pianeta parte di ciò che gli è stato tolto mediante una progettazione attenta e rispettosa che metta al primo posto l’importanza del suolo e della resilienza, ossia la capacità del territorio di adattarsi ai cambiamenti in modo tale da evitare le grandi catastrofi naturali che troppo spesso devastano le nostre città. vedi RUN-OFF/RESILIENZA/SVILUPPO SOSTENIBILE

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S Suolo

Cosco Danilo

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SUOLO

https://www.architett uraecosostenibile.it/ar chitettura/criteriprogettuali/consumosuolo-riqualificazionecostruitopianificazioneurbanistica-584/

Il suolo è una risorsa finita e non rinnovabile, è un bene comune primario e limitato; il suo consumo non è reversibile, se non nell’arco di ere geologiche. Molteplici sono le funzioni naturalmente svolte da questa fondamentale risorsa: alcune strettamente ambientali, quali la salvaguardia di condizioni idrogeologiche adeguate e la regolazione e tutela degli ecosistemi; altre impattanti sulla qualità della vita dell’uomo, come la realizzazione di aree verdi per il tempo libero o l’incremento di flussi turistici per importanza delle condizioni paesaggistiche. L’espressione “consumo di suolo” indica una serie di processi di trasformazione di parti del territorio che comportano un’alterazione delle funzioni ivi svolte naturalmente, realizzando così condizioni artificiali ed artificiose delle quali l’impermeabilizzazione è l’ultima fase. Grazie all’urbanizzazione del territorio, ad esso viene attribuita una funzione preponderante che diviene in grado da pregiudicarne irrimediabilmente tutti gli altri possibili usi. Da alcuni anni il consumo di suolo cresce in maniera molto più rapida di quanto non accada per il fabbisogno abitativo e produttivo, soprattutto nelle aree agricole, ed in questo modo vengono ridotte le superfici a disposizione della produzione alimentare. La causa principale dell’aumento del consumo di suolo è l’espansione delle città, con nuove aree che si affiancano alle zone esterne delle esistenti periferie, e la popolazione urbana corrisponde a quasi il 65% di quella totale. In molti Paesi il motivo principale di questo fenomeno viene individuata nello sprawl, ovvero la dispersione abitativa, industriale e produttiva: lasciare ovvero che abitazioni ed industrie non siano concentrate sul territorio, ma in esso si disperdano, con la conseguente necessità di espandere il sistema infrastrutturale a servizio di esse.

vedi CONSUMO/ESPANSIONE/IMPERMEABILIZZAZIONE

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S suolo

Mafrici Fiorella

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SUOLO Il suolo è una riserva di biodiversità, una risorsa naturale essenziale per il nostro pianeta, non rinnovabile, alla base della produzione di cibo, foraggio, carburante e fibre, oltre che di molti servizi ecosistemici. Nella catena dei fattori naturali di un ecosistema, il suolo è un tassello fondamentale a cui si lega il benessere di tante altre funzioni ambientali ma anche economiche, sociali ed umane.

1- Il suolo: una soluzione per il cambiamento climatico, https://www. youtube.com /watch?v=g2 MiZCw6-3ce [consultato il 29/03/2016]. 2- Progetti FAO, Il suolo è una risorsa non rinnovabile, 2015. 3- USDA United State Department of Agriculture, 2010.

Il suolo è la pelle viva della Terra, una rete vivente che sta sotto ai nostri piedi: “in una manciata di terreno ci sono più organismi viventi di quanti esseri umani sul pianeta”1 e proprio da questo l’uomo dovrebbe partire per avviare un processo primordiale di rigenesi e rinascita. “Senza terra non ci può essere né agricoltura né cibo”. (…) E senza cibo non può esistere l’uomo. Con le città, l’uomo ha rubato al suolo la propria essenza e funzionalità: con l’uso del bitume ha incentivato la sostenibilità e le comodità dei propri edifici, danneggiando e impedendo alle acque di compiere il loro naturale corso verso le falde acquifere. Con la costruzione incontrollata di manufatti lo ha privato della propria natura nascondendolo. Il suolo non è solo il terreno su cui poggiamo i piedi, è un organismo vivente e pulsate. Il suolo è alla base del 95% della produzione alimentare mondiale. I suoli fertili, adatti ad una produzione agricola sostenibile, rappresentano solo una porzione limitata (13-18%) della superficie della Terra. Proprio in queste aree sono concentrate la maggior parte delle attività umane che determinano crescenti pressioni e processi di degradazione del suolo. Con la cattiva agricoltura, appunto, risulta affetto da erosione, salinizzazione, compattazione, acidificazione e inquinamento chimico. Nonostante tanta responsabilità legata a questo elemento, l’uomo ne ha fatto e ne fa un cattivo uso, sfruttandolo, sottovalutandolo e provocando problemi anche a scala ambientale: un suolo danneggiato rilascia dei quantitativi di anidride carbonica che, assorbiti dall’atmosfera, provocano ripercussioni climatiche/ ambientali rilevanti. Gli organismi che vivono nel suolo si nutrono di anidride carbonica assorbita e trasportata dagli alberi ma, a causa della deforestazione, anche questa catena viene alterata ed interrotta. Ed è proprio dalla componente biologica e dalle normali funzioni svolte dal suolo che si dovrebbe trovare il punto chiave della strategia per raggiungere la sostenibilità: mantenere il suolo sempre coperto dalla vegetazione, favorire la biodiversità, praticare un’agricoltura sana potrebbero essere delle soluzioni verso la salute del suolo. E, oltre questo, si potrebbero risolvere molti aspetti dello sviluppo sostenibile: riduzione della povertà, eliminazione della fame, favorire la crescita economica e la tutela ambientale delle nazioni. Per cui, attraverso semplici accorgimenti, ci si impegnerebbe a debellare la fame, garantire la sicurezza alimentare e mantenere ecosistemi stabili. E trattandosi di una questione di continuo scambio, cielo – terra – acqua, ma anche e soprattutto terra – uomo, è appropriato sostenere che “the soil works for you…if you work for soil”3.

vedi TERRA/IMPERMEABILIZZARE/BIODIVERSITA’

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SUOLO

“Rigenerazione urbana integrata e Strategie di gestione del suolo: modelli innovativi e sostenibili per le aree dismesserifiuto”, Nava Consuelo “I consumi di suolo”, Reho Matelda e Santacroce Paolo “Opere per la conservazione e la restaurazione del suolo”, Rogliano Giuseppe

E’ lo strato più superficiale della crosta terrestre costituito da componenti minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi. Ad esso sono dovute le principale funzioni che garantiscono la sopravvivenza degli essere viventi : fornisce cibo e materie prime, è il supporto fisico per la costruzione di edifici e infrastrutture, ha un ruolo importante come habitat e pool genico, ad esso è dovuto l’immagazzinamento, la filtrazione e la trasformazione di sostanze nutritive, acqua e carbonio, fa parte del paesaggio e del patrimonio culturale. Poiché la formazione di un suolo avviene in tempi estremamente lunghi, esso è considerato una risorsa sostanzialmente non rinnovabile e, in quanto tale, il suo consumo e il suo degrado ad opera delle attività dell’uomo hanno ingenti conseguenze a livello globale, conseguentemente lo stato di salute di un suolo e in particolar modo la sua tutela diventano un tema di estrema attualità se prediamo in considerazione la condizione di emergenza nella quale ci troviamo a causa dei repentini cambiamenti climatici, di fenomeni di erosione e compattazione dovuti a pratiche agricole intensive, di fenomeni di dissesto idrogeologico, di avanzamento delle aree desertiche nelle regioni tropicali, di fenomeni di inquinamento chimico dovuto ad un errato smaltimento dei rifiuti, della sua impermeabilizzazione a causa del crescente processo di cementificazione, di arretramento delle spiagge nelle zone costiere, di processi di acidificazione. Un ruolo di particolare importanza è assunto dal suolo forestale in quanto, oltre ad essere di vitale importanza per la crescita e l’ancoraggio degli alberi e delle piante, è un regolatore dei processi idrogeologici in quanto interviene nel ciclo dell’acqua attraverso l’infiltrazione e l’evapotraspirazione sia al livello del soprassuolo che a livello del suolo, contribuendo inoltre a ritardare il deflusso delle acque in caso di precipitazioni abbondanti o dilagamenti (processo di run-off) ed è soprattutto fondamentale per la sua funzione di assorbimento e contenimento di anidride carbonica presente in atmosfera grazie all’attività di fotosintesi clorofilliana svolta dalla vegetazione. Quest’ultima funzione del suolo forestale è in particolar modo ostacolata dai continui processi di disboscamento con conseguente bitumazione dovuti sostanzialmente alla crescita economica e demografica con conseguente aumento del fabbisogno di aree urbanizzate ed infrastrutture che ne causano quindi l’impermeabilizzazione. Tutto ciò, insieme ad una smisurata trasformazione e consumo di energia ad opera dall’uomo, produce un enorme aumento di CO2 nell’atmosfera che è la causa del devastante fenomeno di riscaldamento climatico e quindi dell’aumento dell’effetto serra . Questo processo potrebbe essere rallentato promuovendo i boschi e le foreste attraverso azioni di de-impermeabilizzazione, piantumazione e creazione di aree protette e istituendo appropriate leggi sulla pianificazione del territorio. vedi SOSTENIBILITA’/RIGENERAZIONE/RESILIENZA

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S Verna Gina

suolo

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SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE “Il pianeta funziona come una straordinaria infrastruttura al servizio dell’equilibrio ambientale, come infrastruttura riproduce le condizioni che consentono la nostra vita”1.

1 http://recycleitaly.net/ estratto/progetto-erifiuti/

2 http://greenbuilding.it/architettura -sostenibile/

Costruire un ambiente sano, che sviluppi benessere, vuol dire prestare attenzione ai molti fattori che investono l’abitare. Una verifica completa, di queste condizioni deve quindi entrare nelle diverse fasi della costruzione e dell’uso di un edificio: nella progettazione, nella realizzazione e nella gestione dell’edificio. La sensazione di benessere dipende dalle condizioni ambientali interne, e queste sono in gran parte prevedibili e pianificabili. L’attenzione a tutti gli aspetti della costruzione genera il benessere, che si sviluppa quindi dalla costruzione di rapporti equilibrati tra uomo, edificio e ambiente. Costruendo abitazioni, noi trasformiamo l’ambiente, creiamo un ecosistema nuovo, costruiamo la relazione uomo-edificio-ambiente creando molteplici connessioni che alterano le preesistenti componenti dell’ambiente: territorio, acqua, aria, energia, materiali e risorse. Per costruire e per abitare si impiegano le risorse che il pianeta ci mette a disposizione, risorse che sono destinate a finire o risorse che si rinnovano; tra queste ultime dobbiamo cercare materie ed energie da utilizzare. Abitare è quindi un atto di equilibrio, di uso corretto di ciò che la natura ci offre. L’ottimizzazione delle risorse fa diminuire in maniera notevole sprechi e danni economici e ambientali. Anche la sola attenzione alle prestazioni energetiche degli edifici può contribuire in modo notevole, ma questa attenzione deve essere solo un primo passo. Un passo significativo ma non esaustivo per arrivare a completare il percorso della qualità globale dell’edificio. Per arrivare alla sostenibilità. Per sostenibilità si intende la capacità di rispondere alle esigenze del presente senza pregiudicare la capacità delle future generazioni di rispondere alle loro necessità. Questo concetto di “sviluppo sostenibile” sottolinea così l’importanza delle relazioni e dei rapporti che legano tra loro sviluppo economico, equità sociale e rispetto dell’ambiente. In architettura, l’aggettivo sostenibile si riferisce ai processi e ai prodotti capaci di integrarsi con l’ambiente in cui vive l’uomo. Dunque l’Architettura Sostenibile ha lo scopo di progettare e realizzare edifici con il minimo impatto ambientale, senza impoverire risorse necessarie alle future generazioni. “La sostenibilità ambientale è l’unico gesto d’altruismo verso le generazioni future”2.

#paesaggio #recycle #processo

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SA Federica Gresti

SostenibilitĂ Ambientale

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SMART CITY

http://www.slideshar e.net/marcobaldocchi /convegno-smart-city

Il termine Smart city è ormai di “moda”. Ricercando sui motori di ricerca il termine “smart city” lo si trova principalmemte collegato al resoconto di conferenze, ad annunci di bandi europei e nazionali, ai proclami delle pubbliche amministrazioni e ai prodotti tecnologici. Tutto corretto, ma questo è un modo limitativo di interpretare il tema. Preferisco usare il termine Città intelligente: ma perché “intelligente”? Cosa si intende per intelligenza “in” una città? E, meglio “di” una città? Una smart city è un territorio urbano che, grazie all’uso di tecnologie evolute, è in grado di affrontare in modo innovativo una serie di problematiche utilizzando come risorsa principale il cittadino, rendendolo partecipe. Quali sono le caratteristiche che contribuiscono a rendere una città “intelligente”? Parteciazione, risparmio energetico, attività culturali, sicurezza, mobilità, informazione, opportunità economiche. È necessaria una visione coerente e complessiva dello sviluppo della città, con un impegno coeso di tutti gli attori presenti sul territorio. Le città (e i territori che attorno a esse si sviluppano) soffrono del fenomeno del congestionamento del traffico e necessitano nuovi modelli di gestione della mobilità che valorizzino il trasporto pubblico, introducano tipologie e modelli di trasporto (per esempio, lo sharing del mezzo), introducenti servizi innovativi di monitoraggio, ananlisi, pianificazione e gestione dei flussi dei cittadini e dei mezzi. Una città è smart quando è capace di generare e promuovere attività culturali e ricreative che qualificano il territorio, attirano talenti, arricchiscono il tessuto urbano e ne stimolano creatività e crescita sociale. Una città smart è capace di inventare nuove forme di partecipazione che, anche sfruttando le nuove tecnologie e le nuove forme sociali di incontro, siano in grado di ricreare il tessuto dei rapporti umani e le opportunità di confronto e dialogo. In questa procedura è fondamentale rendere il cittadino parte attiva, responsabilizzandolo e coinvolgendolo. Una città intelligente lo è solo quando abbia nuove forme di governo in grado sia di monitorare e gestire il territorio, sia di valorizzare il rapporto continuo e bidirezionale con i cittadini, le imprese, le entità vive che su di esso operano. In sintesi, una smart city è un luogo dove tutti i processi vitali e nevralgici del vivere sociale vengono rivisti, grazie anche all’uso delle tecnologie, con il fine di migliorare la qualità della vita, le opportunità, il benessere, lo sviluppo sociale ed economico. Una città può diventare Smart realizzando alcuni passi fondamentali: definire una vision degli obiettivi a medio-lungo periodo; sviluppare le infrastrutture abilitanti quali, ad esempio, le reti in banda larga wireless e fisse, le reti di sensori ambientali, etc; abilitare lo scambio intelligente e diffuso di informazioni e servizi, grazie alla creazione di standard di cooperazione applicativa tra soggetti pubblici e privati; promuovere lo sviluppo di applicazioni e servizi che siano coerenti e sinergici con la vision e la governance della città intelligente. Anche se passi apparentemente semplici la loro implementazione richiede una matura consapevolezza da parte di tutti gli attori presenti sul territorio che spinga ciascuno a “fare la propria parte” in modo coordinato e coerente. vedi INNOVAZIONE/RESILIENZA/TRASFORMAZIONE

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SC Smart City

Panetta Sara

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Self-Regulation and Innovation in the Peer-to-Peer Sharing Economy (A. Sundararajan)

"La sharing economy è la terza rivoluzione industriale" L’Espresso 17/08/2015) (Jeremy Rifkin)

Dal blog “La Nuovola del Lavoro” Corriere.it 10/12/2015 (Ivana Pais)

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vedi RESILIENZA, SMART CITY, COWWORKIN


Amantea Giorgio

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TRANSIZIONE Transizione è cambiamento, è un passo in avanti, è innovazione, è il futuro. Transizione è un termine mediante il quale noi siamo consapevoli dell’attuale situazione e mettiamo in campo ogni mezzo per far si che avvenga questo passo in avanti, nel futuro, per migliore l’attuale condizione. Noi siamo la comunità in transizione, la comunità che cambia, che guarda al futuro. Transizione è il cambiamento da una determinata situazione verso una migliore; cambiamento di una situazione attuale, contemporanea verso una futura. Tuttavia bisogna tenere in considerazione che il concetto di contemporaneo cambia col cambiare delle generazioni, della società, dei mezzi, delle tecnologie, cambiano di conseguenza i bisogni. Il contemporaneo di oggi non è quello di 30 anni fa. Anche questa è la transizione. Questo è un processo di transizione, un processo che interessa noi, la società, per cui noi siamo una “società crisalide”.

L’epoca della cridalide in Homo pluralis. Esseri umani nell’era tecnologica. Luca De Biase

Come afferma Luca De Biase “siamo una società <<crisalide>>, entrata nella condizione attuale con una forma e destinata a uscirne quando ne avrà assunta un’altra”. Una società che si trova in uno stato di metamorfosi. Parliamo quindi di una società in continuo movimento, il che è una cosa positiva. Transizione è anche questo. Ad esempio: come sappiamo nel corso dei prossimi anni la popolazione nel mondo aumenterà, da 7.000.000.000 a 9.000.000.000, questo aumento comporterà anche un cambiamento delle comunità: molti abitanti lasciano i loro paesi (dove per via del clima non c’è cibo e acqua) per recarsi in altri paesi con migliori condizioni di vita. La società crisalide della transizione è anche una società che è destinata ad accogliere diverse comunità, diverse culture, per cui pronta ad adattarsi a tutto ciò che succede nel mondo, un mondo in continua evoluzione. Questo è un fatto naturale. Come si può avviare questo processo di transizione? La transizione è un meccanismo che si attua partendo dal basso cioè da piccoli gruppi di persone che insieme individuano un problema o un bisogno e collaborano per rispondere a questi bisogni. È un meccanismo che trasmette fiducia proprio perché parte da piccoli gruppi e che è destinato a crescere mediante un trasferimento di conoscenza. Piccoli gruppi che diventano sempre più grandi. Quelle azioni che prima venivano fatte da piccoli gruppi ora vengono svolti da gruppi più grandi, per cui si ottengono dei risultati più importanti ed efficienti. Questa è transizione. Transizione è prendere coscienza dei quello che succede nel contemporaneo, di tutti i cambiamenti che esso comporta e intervenire sfruttando le opportunità e le difficoltà, preparandosi al futuro in modo continuo, questo processo può partire da noi stessi, dal nostro piccolo. vedi CAMBIAMENTO/CONTEMPORANEO/CRISALIDE

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T Fazzari Sabrina

transizione

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TRANSIZIONE ¹ da Vocabolario Treccani

² “L’epoca della Crisalide” Luca de Biase.

³ “Che cos’è il contemporaneo?” Giorgio Agamben

⁴ Trasferire i linguaggi e sovvertire i paradigmi (Donato Faruolo)

transizione s. f. [dal lat. transitio -onis, der. di transire "passare"]. - [il passare da un modo di essere o di vivere a un altro, da una situazione a una nuova e diversa: t. da un periodo a un altro; fase di t.] ≈ passaggio, trapasso. ‖ cambiamento, evoluzione, metamorfosi, modifica, mutazione, trasformazione.¹ Spogliarsi e restare nudi, liberarsi della larva che si era e diventare farfalla.² La transizione è saldamente associata al cambiamento. Evoca il passaggio, il movimento, il flusso, tutti stati portatori di dinamismo, di cui si vuole esaltare il valore positivo, la capacità di abbandonare le sponde di un passato esausto per dirigersi verso un futuro di acque incerte. Acque poco chete ma ricche di visuali, di visioni, di direzioni possibili: per questo il contemporaneo diventa una frattura, in cui si incontrano tempi e generazioni e intenti diversi.³ La sostenibilità è in tal senso un processo di transizione e in transizione, generato dal continuo flusso tra le persone. Da sempre le comunità cambiano, si trasferiscono, crescono, e questo è un fatto del tutto naturale. Anche le piante, quando trasferite, hanno mostrato di avere una capacità adattiva che consente loro di sopravvivere nel contesto nuovo in cui si trovano: quando affrontano un cambiamento devono avere il tempo necessario per “acclimatarsi”. Così anche l’uomo, ha bisogno di tempo per metabolizzare il cambiamento. Il cambiamento non può che essere un fatto positivo perché la caparbietà nell’aggrapparsi a stati ormai in via di decadimento porta, a lungo andare, ad una cecità di visioni e di intenti. È normale che alcune cose subiscano un processo di soggettivazione: non si tratta di cancellare o superare un’identità ma di disseminarla creando significati nuovi.⁴ Gli spazi vengono abitati in maniera diversa in base alle zone in cui ci troviamo e alle tradizioni della comunità che deve abitarli. Molto spesso le tradizioni e le necessità cambiano senza che noi possiamo rendercene conto, per questo i progetti innovatori sono quelli più radicali, quelli che anticipano la domanda. In tale ottica il progetto diventa un’esperienza culturale e sociale, che deve tenere conto del contesto in cui si trova, delle persone che lo abitano, capendo come vivevano, come stanno vivendo e come probabilmente vivranno. In questi casi il progetto assume il senso letterale di “previsione”.

⁵ Rob Hopkins

“La Transizione è un movimento culturale impegnato nel traghettare la nostra società industrializzata dall’attuale modello economico profondamente basato su una vasta disponibilità di petrolio a basso costo e sulla logica di consumo delle risorse a un nuovo modello sostenibile non dipendente dal petrolio e caratterizzato da un alto livello di resilienza.” ⁵ vedi FLOWING KNWOLEDGE / RESILIENZA / SOSTENIBILITÀ

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T transizione

Terranova Giusy

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TRASFORMAZIONE

-Antonio Sant’Elia, Manifesto dell’architettura futurista, luglio 1914

In campo architettonico il termine “trasformazione” può essere considerato un sinonimo di “innovazione”. L’immagine che racchiude in sé questa idea è l’edificio industriale concepito da Antonio Sant’Elia nei primi decenni degli anni ’90, nel periodo della rivoluzione industriale. Egli avverte la necessità del distacco dalla tradizione per utilizzare nuovi materiali offerti dall’industria ed esalta “l'architettura del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra tessile e di tutti quei surrogati del legno, della pietra e del mattone che permettono di ottenere il massimo della elasticità e della leggerezza”. Egli sostiene la concezione secondo cui le nuove realizzazioni architettoniche non debbano più essere legate al passato, anzi debbano opporsi ad esso; ed oggi spesso all’innovazione si associa proprio questa concezione. Dal manifesto risulta chiaro il legame che esiste tra i processi di trasformazione e i materiali, che devono confrontarsi con le esigenze della società contemporanea. Materiali innovativi rendono innovativi i processi. Il tema della trasformazione non include, però, solamente il campo dei materiali, ma anche quello delle tecnologie; la scelta di entrambi è dettata dalla possibilità di dare risposta alle richieste della sostenibilità. Ponendosi l’obiettivo della sostenibilità, la quale tiene conto dei cambiamenti ambientali, l’architetto cerca soluzioni innovative ovvero strategie e tecnologie capaci di far fronte proprio ai requisiti richiesti dall’ambiente. Architetti contemporanei ci permettono di comprendere il tema anche da un altro punto di vista: processo di trasformazione inteso come utilizzo dei materiali tradizionali in maniera insolita. Ne è un esempio il Centro Pompidou (1971-1977) di Renzo Piano. In questa architettura, oltre ad accentuare la differenza tra involucro e struttura, egli utilizza strutture in legno curvato; ciò dimostra la volontà di studiare le caratteristiche fisiche dei materiali e la loro capacità di resistere in condizioni anche estreme. Inoltre egli utilizza uno stesso materiale impiegando tecnologie diverse, sempre nel medesimo edificio; per esempio il vetro ha funzione sia di involucro, portato da una doppia struttura interna ed esterna, sia di elemento di brise-soleil. Si tratta di un edificio che esprime in primo luogo la ricerca di funzionalità. Il Centro Pompidou è uno dei più noti edifici di architettura high-tech. Questa espressione nasce per individuare una tendenza dell’architettura contemporanea che si era sviluppata in Gran Bretagna negli anni Sessanta.

SOSTENIBILITA’/TECNOLOGIE/MATERIALI

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T L’Episcopo Ester

trasformazione

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TRASFORMAZIONE

Masterplan. La trasformazione d i una parte d i città Oggi la città. Riflessione sui fenomeni d i trasformazione urbana

Dal latino transformatio, transformare, -­‐trans oltre e –forma aspetto. Si intende con tale parola, l’atto, l’azione o l’operazione del trasformare, che comporta un cambiamento per lo più definitivo di forma, aspetto, struttura, qualità e caratteristiche. Nonostante avvengano suddette modifiche la sostanza non cambia, descrivendo così non un’interruzione ma una continuità con cambiamenti lenti e graduali, seppur mantenendo tracce dell’esistente. Essa applica un meccanismo di confronto tra vincoli e risorse e si distingue dal generico cambiamento in quanto assume un connotato più specifico. A differenza del cambiamento, infatti la trasformazione produce un mutamento nella forma, cioè nell'aspetto esteriore lasciando inalterata la sostanza. La trasformazione avviene a diverse scale, dal territorio all’oggetto, passando per l’edificio, e presuppone, al di là delle variazioni di forma, la perdita o spesso l’acquisizione di nuovi valori significativi. Il concetto di trasformazione deve essere necessariamente accostato al concetto di temporalità, cioè modificazioni incrementali che prevedono un riuso continuo delle preesistenze, che successivamente viene sostituito dal concetto di stratificazione, intesa come accumulo e sovrapposizione di segni in cui ogni trasformazione non interagisce con quelle precedenti. Il concetto di trasformazione implica inoltre un processo di evoluzione, inteso come semplice modificazione di uno stato iniziale senza la connessione con alcuna forma di progresso, ciò conduce da uno stato fisico all’altro, presupponendo quindi un’alterazione fisica. Se, ad esempio, si considera un edifico come sistema composto da una serie di elementi dipendenti e relazionati, dove ogni edificio ha un valore e una funzione, la modificazione di un singolo elemento comporta la trasformazione dell’intero sistema che si conserva e si arricchisce. Tra le varie forme di trasformazione volendo richiamare temi di natura architettonica è possibile distinguere: T.AMBIENTALE, finalizzata a soddisfare una domanda di ospitalità espressa dagli utenti attraverso una molteplicità di interventi. Tali interventi possono essere descritti mediante un Programma di intervento (domanda) e un Programma edilizio (requisiti e caratteristiche dei manufatti). T.URBANA, costituisce modificazioni della forma, della configurazione o della destinazione di immobili dirette alla loro conservazione o modifica estetica o funzionale. Già nel XIX secolo si parla di trasformazione urbana e si affermano i primi modelli urbanistici, le cosiddette città industriali, superati nel XX secolo dall’ideale di “Città” in senso assoluto, che vuole celebrare il suo sviluppo e la sua maturità. T.ARCHITETTONICA rinnovamento attraverso progetti di rigenerazione di un contesto edilizio caratterizzato da un’ingente quantità di edifici inefficienti ed obsoleti, inadeguati alle esigenze spaziali e funzionali della comunità, con il fine di dare nuova vita al costruito e limitare l’utilizzo di nuovo suolo. vedi MUTAZIONE/EVOLUZIONE/CAMBIAMENTO

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T trasformazione

Sergi Fabiana

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