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Youtubers ‘mangioni’ davanti alla webcam
Essere pagati per ‘abbuarsi’ è il nuovo incredibile fenomeno che sta letteralmente invadendo i social media di tutto il mondo, permettendo a tanti giovani coreani di diventare delle vere e proprie ‘star’ della rete
Il voyerismo alimentare è ormai diventato così diffuso da sopperire una richiesta sempre maggiore e costante, come dimostrano i numeri mostruosi, più di cento milioni di fotografie con l’hashtag #foodporn, tanto da diventare una dipendenza per tanti e una necessità per molti. Il Mukbang, mukbang o meokbang (in coreano: ) costituisce l’apice di questa ossessione. Una vera e propria mania sociale connessa alla solitudine collettiva e concentrata in sessioni video in streaming, dove a essere protagonista è proprio lui: il cibo. In pochi minuti, lo ‘youtuber’ del momento si mostra davanti a grandi quantità di cibo e interagisce con il pubblico tramite chiacchiere, o semplicemente rumori legati all’azione del mangiare, da qui la crasi del nome, tra mangiare e trasmettere. Negli anni duemila, alcuni giovani della Corea del sud decisero di condividere il loro pasto con sconosciuti al di là della telecamera, passando così dalla solitudine alla moltitudine, nell’interazione con l’esperienza sinestetica e multisensoriale del mangiare. Durante i ‘live’, infatti, sono frequenti le donazioni da parte di chi osserva e le sponsorizzazioni di aziende che monitorano i dati del fenomeno. Un ‘social eating’ globale, che denuncia in sé come lo sguardo sul cibo sia cambiato nel tempo, tanto da superare il concetto del vetusto “guardare e non toccare”, tipico di molti famosi ‘influencer’, in favore
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del “consumare” grandi quantità di pietanze senza alterare peso e forma del mangiatore. Non si può parlare più della “cucina ornamentale” del critico francese Roland Barthes: l’estetica è ora finalizzata all’appagamento di chi guarda, mediante la bocca e le sensazioni di chi partecipa all’abbuffata. Fin dall’antichità, la natura conviviale del mangiare fa parte della storia dell’uomo. Ma con i social media, si è amplificato – e di molto - il concetto di globalizzazione alimentare, tanto da diffondere sempre più un interesse per le culture locali. Dalla connessione reale a quella virtuale, il passo è breve. E anche trasformare la solitudine in una situazione di vantaggio è oggi possibile, grazie a una piccola webcam e a grandi quantità di cibo. Nel canale ‘AfreecaTV’, Bj Patoo e Park Seo-Yeon sono solo due casi delle 3500 persone che tentano di cambiar vita, aspirando a guadagni stellari, tra i 9 mila euro al mese e i 1400 a sera. Ogni video di mukbang che si rispecchi deve offrire anche un’esperienza sensoriale, con risucchi e mandibole che ‘ruminano’ come segno dell’apprezzamento del cibo. I brividi sono altri, soprattutto se si guarda ai dati legati alle calorie prese con un’unica seduta, dove si può arrivare anche alla soglia di 4 mila, con evidenti conseguenze per il fisico, sacrificato in nome del dio denaro. L’ASMR, acronimo inglese di ‘Autonomous Sensory Meridian Response’, rappresenta una comunicazione di piacevoli sensazioni, legate alla ricezione di attenzioni empatiche da parte di una persona sconosciuta e seduta davanti a grandi piatti. Oltre a sconfiggere la solitudine dei pasti, c’è anche una componente psicologica importante: attraverso la bocca e lo stomaco degli altri, posso assaggiare pietanze che non posso permettermi per tempo, soldi e dieta. Gli effetti collaterali sono molti. E sull’ago della bilancia non si pone solamente il problema dell’aumento di peso, ma soprattutto dei valori ‘sballati’ per quanto riguarda il sangue e quello degli attacchi di diarrea, mandando spesso in tilt il sistema del corpo. In più, c’è il carattere diseducativo di questi video, in un mondo in cui l’obesità cresce in modo esponenziale. I divoratori stimolano la fame, diminuiscono stress ed eccitano le fantasie degli uomini, che legano questo fenomeno alle sensazioni provocate da un film porno. Per alcuni che lo praticano, c’è anche una forte componente terapeutica. È il caso della giovane Chiara Paradisi, che ha iniziato ad accostarsi al ‘mukbang’ da ex bulimica, per poter esorcizzare il proprio difficile rapporto con il cibo e inviare un messaggio positivo per chi, come lei, affronta ogni giorno la stessa problematica. D’altronde anche la storia dell’arte ci ha messo davanti a un cambiamento nel rapporto visivo con il cibo: una ricerca della Cornell University di qualche anno fa, ha infatti evidenziato che le porzioni dei pasti e anche le dimensioni dei piatti sono aumentate nel corso degli anni, in particolar modo nelle opere estremamente simboliche come ‘l’Ultima cena’. L’incremento progressivo è avvenuto nell’ultimo millennio, in relazione all’aumento di produzione, di disponibilità e all’abbattimento dei costi. Sicuramente, queste star del web non hanno la stessa forza dei concetti espressi da un Andy Warhol, quando mangiò un hamburger nel film ‘66 scenes from America’ del 1982. Ma, a loro modo, portano avanti una narrazione del cibo che tende a sacralizzare il semplice e convenzionale gesto quotidiano del mangiare, mediante un linguaggio quanto mai immediato, democratico e gratuito. In due parole: un ‘Pop food’.
SILVIA MATTINA
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