3 minute read
Lo Spid: utile ma non facile
Il sistema pubblico di identità digitale permette di accedere ai portali della Pubblica amministrazione usando una sola username e password: un nuovo sistema di riconoscimento ancora di difficile comprensione per molti cittadini
Chi fa parte degli oltre 14 milioni di cittadini che posseggono lo Spid avrà apprezzato la possibilità di accedere direttamente on line alla moltitudine di servizi offerti dalla Pa. Non parliamo solamente dell’applicazione ‘Io’, che ha dato il via al ‘cashback’ lo scorso autunno, ma di un vero e proprio ‘filo diretto’ tra cittadini e sistema amministrativo, senza l’ausilio di professionisti e relativi costi. Per molti, infatti, è diventata una normale prassi consultare il proprio fascicolo sanitario, per richiedere un’esenzione, modificare il medico di base, prenotare una visita, o accedere al portale dell’Ufficio delle entrate per inviare la propria dichiarazione dei redditi in piena autonomia. Ma la burocrazia, è risaputo, non è semplice neanche per gli addetti ai lavori. E, se da una parte molti servizi sono direttamente fruibili, dall’altra non è detto che il cittadino da solo sappia realmente muoversi in autonomia sulle diverse piattaforme. Parliamo soprattutto di quell’ampia fetta di popolazione che non è altamente digitalizzata, senza contare l’alto numero di over 60 che proprio fa fatica anche a usare un normale smartphone. Ecco quindi, che la grande opportunità data dal nuovo sistema di identificazione Spid, soprattutto quando va a sostituire servizi ‘di sportello’ ai quali l’utente poteva accedere, rischia di trasformarsi in un vero e proprio boomerang che ricade sui cittadini, che ne restano esclusi. Certamente, con la pandemia i disservizi sarebbero comunque stati tantissimi. Ma il ritorno alla ‘normalità’, con l’obbligatorietà dell’uso dello Spid, di fatto non aiuta. Il segnale evidente di tanta difficoltà si vede già con la richiesta iniziale dello Spid, a partire dal sistema più semplice ed economico: quello delle Poste italiane, ad oggi, l’unico provider che eroga il servizio gratuitamente se ci si reca direttamente in un ufficio postale. Compilati i moduli e ottenute le password, però, i passaggi successivi richiedono: 1) un cellulare di nuova generazione sul quale scaricare la app PosteId; 2) registrare con vari passaggi la propria identità nella app scaricata; 3) capire come funziona l’accesso ai diversi portali attraverso l’app. Stiamo parlando di una procedura che per moltissime persone è tutt’altro che semplice (figurarsi per le persone anziane). A tutto ciò si aggiunge il problema delle autenticazioni a doppio fattore: un muro contro il quale tutti, più o meno, ci siamo schiantati, con la consultazione dei servizi web-banking. Infatti, per accedere al proprio conto on line, si dispone di una password (che per molti istituti bancari cambia ogni 3 mesi), occorre un cellulare sul quale si riceve un messaggio con numero di accesso (da inserire on line) e, se tutto fila per il verso giusto, finalmente si accede al proprio conto. In tutto questo, però, sorge spontaneo porsi la domanda: «Siamo sicuri che la digitalizzazione e l’accesso on line per il 97% dei servizi che ci riguardano, debba sostituire in modo così capillare (come abbiamo visto finora) i servizi al cittadino direttamente allo sportello?». Sulla questione, le perplessità sono molte. Alcune risposte le abbiamo già avute con la didattica a distanza, che ha visto penalizzati molti studenti privi di connessione internet o computer per seguire on line le lezioni. Sappiamo che il futuro dei servizi è nelle tecnologie 4.0, ma il presente è ben altra cosa e un minimo di consapevolezza del reale stato delle cose non guasterebbe.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay