arte
La Post Internet Art propone una grande varietà di ricerche che fanno da specch
L’obiettivo è quello di ‘sdoganare’ definitivamente la rete e portarla nella vita reale, attraverso operazioni artistiche molto discusse nel panorama curatoriale, ma di grande impatto estetico-critico nel panorama culturale dell’arte contemporanea. Alcuni esempi? Random Darknet Shopper di Mediegruppe Bitnik svela la mostruosità del deep web (il mercato ‘nero’ on line), attraverso un bot programmato per acquisti random per poi esibirli in galleria: una sorta di ‘horror vacui’ telematico, o meglio una ‘wunderkammer’ in versione 4.0. Un altro contributo interessante per spostare il dibattito sull’off line è l’opera ‘The Jogging’ di Brad Troemel e Lauren Christiansen del 2009, incentrata attorno all’uso di un blog Tumblr (piattaforma microblogging, ndr). Su questo ‘portale’, molti artisti hanno ‘lanciato’ le loro immagini, che sono
diventate ‘collage digitali’, oppure composizioni di oggetti tradotte in particolari sculture. Insomma, la Post Internet Art propone una grande varietà di ricerche, che fa da specchio all’immensità e alle potenzialità di internet. Il merito forse più evidente di queste indagini è di far emergere realtà davvero impensabili: dalla manipolazione dei motori di ricerca per l’impatto politico e sociale, alla diffusione dei Bitcoin e delle realtà di ‘Second Life’ per i videogame, fino ai fenomeni di isolamento totale come gli ‘Hikikomori’. Il viaggio nella Post Internet Art è un frullato ottico elettrizzante e ipnotizzante, che mette a nudo, in loop, il video della nostra vita digitale dalla quale non vogliamo e non riusciamo più a staccarci. E queste opere vogliono svelarci qualcosa su di noi e sul mondo on line e off line. Silvia Mattina
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