Editore Demas Srl - anno III numero 4 - VIETATA LA VENDITA
Magazine
Gatti e farmaci
I trucchi per fargliela bere... la medicina!
PIA A O C TUIT A GR
“Gli esotici”
I consigli del veterinario per accoglierli in casa
Il pranzo è servito La salute del nostro cane inizia dalla ciotola
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Editoriale
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i ritroviamo per il nostro appuntamento di Settembre con PetNet Magazine, la rivista del mondo animale e non solo. è trascorsa un’altra estate che ci auguriamo sia stata serena per tutti i nostri amici a “due” e quattro zampe. Ci attende un altro lungo periodo di attività intensa ed impegnativa dopo una pausa dalle abitudini quotidiane. Molti di noi hanno trascorso questo periodo più o meno lungo di riposo insieme al proprio pet, decidendo quindi di non lasciarlo a casa o in una pensione, ma di condividere con lui anche questi momenti. Scelta pienamente da condividere in quanto anche i nostri piccoli amici soffrono per un distacco e lo manifestano in maniera evidente. Il ripiombare nella vita frenetica quotidiana ci deve però far ricordare coloro che sono sempre schierati al nostro fianco indipendentemente dai nostri problemi e che si accontentano solo di una nostra carezza. L’amore che dimostrano nei nostri confronti merita un giusto riconoscimento che deve tradursi nel loro benessere. Teniamo a mente che, anche in questi momenti non esaltanti sotto il profilo economico, prevenzione equivale a risparmio. Tiriamo fuori dal cassetto il libretto sanitario dell’animale e controlliamo le scadenze delle vaccinazioni, del trattamento antiparassitario e rechiamoci quindi dal nostro veterinario di fiducia per un controllo generale prima della lunga stagione autunnale ed invernale. Tale precauzione vale in particolar modo se ci siamo recati in zone del nostro Paese come il sud o le isole o in Pianura Padana, in quanto in queste zone i parassiti esterni possono essere il veicolo di pericolose infezioni. Curiamo l’alimentazione del nostro cane o gatto in quanto anche una nutrizione corretta e bilanciata contribuisce ad assicurare un loro buono stato di salute. Tenete sempre presente che Demas, la nostra azienda, è al servizio del medico veterinario e dei proprietari degli animali di qualsiasi specie ed è in grado di fornire un’ampia gamma di prodotti per ogni loro esigenza. Stando comodamente a casa potrete ordinare via computer quanto vi abbisogna per la salute e l’alimentazione del vostro animale. Potete in ogni momento della giornata consultare il nostro nuovo portale www.petnet.it, dove nell’area Pet Net potete trovare utili indicazioni, informazioni e suggerimenti. Fabrizio Foglietti, Managing Director Demas
EDITORE Demas Srl Cir.ne Orientale 4692 00178 - Roma - Tel. 06.41.79.05 info@demas.it - www.demas.it ANNO 3 - NUMERO 4 Settembre / Ottobre 2011 Tribunale civile di Roma N.363/2009 del 02.11.2009 DIRETTORE RESPONSABILE Carlo Liguori
COMITATO DI REDAZIONE Alessandro Ciorba Fabrizio Foglietti Francesco Foglietti Antonello Castelli Cristina Foglietti
GRAFICA IMPAGINAZIONE STAMPA DSE Srl Via Antonino Pagliaro, 58 00133 Roma Tel. 06-72630409
Demas Srl è titolare esclusiva di tutti i diritti di pubblicazione e diffusione. L’utilizzo anche parziale da parte di terzi è vietata. La Direzione non si assume la responsabilità per eventuali errori presenti negli articoli pubblicati nè delle conseguenze dirette e indirette che possono causare. Alcune delle foto presenti su PetNet Magazine sono state prese da Internet. Chiunque abbia legittimi diritti di copyright sulle immagini, può contattare l’indirizzo: petnetmagazine@gmail.com
Sommario 40
Gelatina di arance amare
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Demas per lo sport
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Usiamo bene spazzola e pettine sul nostro cane
6 Nutrizione
La mancanza di pelo nel cane
Cane grande: pasto grande? 18 L’angolo del toelettatore 8 Animali Domestici
Usiamo bene spazzola e pettine sul nostro cane
Somministrazione di medicine 20 Omeopatia 10 Età dell’uomo e del cane:
A proposito di epilessia
è possibile una comparazione? 21 Pet Sport 12 Segnali nel cane: il leccamento
Demas per lo sport
13 A proposito di conigli
23 Il fumetto Tutti a scuola
16 L’angolo dell’esperto
4
10
Età dell’uomo e del cane
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Comacchio
6
Cane grande: pasto grande?
31 L’angolo della fitoterapia
Comacchio
Melissa 40 A tavola con la veterinaria 32 Comportamento
Gelatina di arance amare
Possibili cause dell’aumento dell’aggressività nel cane
41 info Utili L’animale nel condominio
34 Animali Esotici Perchè recarsi dal medico veterinario?
42 Curiosità
32 Cavalli
47 Pet Oroscopo
I cavalli più belli del mondo 48 Pet Quiz 38 Viaggiando
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Nutrizione
Cane grande: pasto grande?
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i ritiene che circa il 25% della popolazione canina sia costituita da soggetti di taglia grande o gigante. La loro potenziale predisposizione a problemi di natura scheletrica ed articolare sta ad indicare come con particolare attenzione deve essere considerato anche l’aspetto nutrizionale. Il ruolo centrale dell’alimentazione, soprattutto l’apporto di calcio e di energia e di contro l’aspetto negativo di una sovralimentazione e di una conseguente obesità, sono stati messi in luce nel corso degli ultimi anni da numerosi studi. D’altra parte tale affermazione non deve far dimenticare come nell’insorgenza dei problemi scheletrici ed articolari che possono affliggere i cani di grossa taglia non sia assolutamente da trascurare la componente genetica. Il cane domestico è caratterizzato da una propria specificità per quanto concerne il grado di accrescimento. è infatti da tenere in attenta considerazione la dimensione del corpo raggiunta da adulto, che è certamente caratteristica e la maggiore di qualsiasi altro mammifero, dal momento che si possono constatare aumenti sino a 100 volte l’iniziale peso corporeo, a seconda delle diverse razze. Ad esempio, durante il periodo che va dallo svezzamento (6 settimane di età) all’età di sei mesi, un alano può aumentare di circa 1,5 Kg alla settimana, mentre un barboncino nano solo 100 g alla settimana. Gli animali in accrescimento hanno fabbisogni elevati di calcio, che è uno dei più importanti costituenti dell’osso, per cui l’apporto con l’alimentazione di calcio ed un suo corretto rapporto con altri minerali come il fosforo sono di primaria importanza per uno sviluppo scheletrico ottimale. Uno squilibrio alimentare del calcio può portare all’insorgenza di anomalie dello scheletro con gravi conseguenze per l’animale come un ritardato accrescimento, degenerazioni ossee od uno stato simile al rachitismo nel caso di un’elevata somministrazione di calcio senza un’adeguata assunzione di fosforo. è necessario tenere presente come nel metabolismo del calcio siano coinvolti più organi come l’intestino, il rene ed una piccola ghiandola, situata in corrispondenza della tiroide, la paratiroide, che funge da controllore del calcio, cioè della sua fissazione nello scheletro o della sua eliminazione con le urine dato che secerne un ormone in grado di modificarne il livello nel sangue. Nel campo dell’alimentazione di questo particolare tipo di cani esistono comuni preconcetti certamente errati, come ad esempio ritenere che un mangime premium/energia contenga una percentuale troppo elevata di proteine, che a sua volta può avere un effetto nocivo sulle razze di cani di grossa taglia. In questi cani è certamente rilevante che un mangime contenga proteine di alto valore biologico e facilmente assimilabili. Il vantaggio di un tale mangime è quello di concentrare
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Prof. Alessandro Ciorba in una quantità relativamente modesta di crocchette il quantitativo di energia che il cane necessita durante l’arco della giornata. è implicito che il livello di proteine deve essere in un giusto rapporto con altri principi nutritivi, come ad esempio quello dei grassi o dei carboidrati. Tutto ciò ha l’indiscutibile vantaggio che l’animale si nutrirà di una quantità di cibo non rilevante ed il costo per il suo mantenimento diminuirà, dal momento che consumerà quotidianamente una minore quantità di cibo. Da tenere sempre in considerazione è il fatto che nel pasto di cani di grossa taglia siano presenti corretti quantitativi di vitamina D, la quale è in grado anch’essa di influire sull’assorbimento del calcio. Da raccomandare è anche un adeguato contenuto di vitamina C, A, vitamine del complesso B. I mangimi sono formulati in maniera tale da contenere percentuali di vitamine e minerali in funzione del momento fisiologico o del tipo di attività svolta dall’animale, scongiurando così la possibilità che insorgano pericolosi fenomeni negativi legati ad un’eventuale carenza di principi nutrizionali così importanti. Altrettanto non si può dire per il pasto fatto in casa, che, se non sapientemente realizzato, può in certi casi come nei cani di grossa taglia non essere correttamente supplementato con il complesso di queste essenziali vitamine e minerali. Altra anomalia è rappresentata dal fatto che talvolta i proprietari di un cane, credendo di fare il bene del loro animale, specie se di grossa taglia, aggiungono integratori in eccesso all’alimento provocando con il tempo gravi squilibri, che si manifestano con un accrescimento alterato della componente scheletrica. Un‘azione positiva nei riguardi di un corretto accrescimento è stata dimostrata con la somministrazione di determinate sostanze in grado di aiutare lo sviluppo e l’attività delle articolazioni, che costituiscono una parte rilevante della struttura ossea. Negli ultimi tempi particolare attenzione si è posta in medicina umana ed in campo animale all’utilizzazione dei così detti condroprotettori (prodotti a base di glucosamina, condroitinsolfato, ecc.). Queste sostanze possono essere somministrate mescolate all’alimento od incorporate nello stesso e consentono di contribuire a migliorare lo stato funzionale dell’articolazione ed anche aiutare a superare eventuali danni causati da fenomeni infiammatori o degenerativi. Ricordiamoci, infine, di non alimentare a piacere queste razze di cani sia da cuccioli sia da adulti, di non lasciare cioè loro a disposizione durante tutto il giorno il pasto, ma di condizionarli a mangiare due volte al dì. Una tale pratica potrebbe avere un effetto profondamente negativo sia sull’apparato scheletrico sia portare ad una situazione di obesità.
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Animali Domestici
Somministrazione di medicine
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on è certamente semplice per un proprietario somministrare un farmaco ad un gatto sia che si voglia dargli una pillola sia un cucchiaio di un determinato sciroppo o praticargli un ‘iniezione. Per prima cosa ci si pone il problema di imparare a bloccare l’animale e tutto ciò richiede una certa dose soprattutto di decisione per evitare di far sì che non morda o graffi e poi naturalmente per non provocare danni al nostro piccolo amico, se usiamo troppa energia. Per quanto riguarda le compresse non sempre con il gatto si può ricorrere al vecchio sistema di frantumarle in una polpettina di carne fresca sia perché il gatto è dotato di un ottimo olfatto sia perché la malattia di cui è affetto lo rende disappetente. Dovremo allora pensare di aprirgli la bocca e mettergliela in gola, ma ciò è più facile a scriversi che a farsi. Istruzioni pratiche: Dobbiamo porre correttamente il gatto su una superficie piana, quindi bloccargli la testa e farla ruotare delicatamente verso l’alto. Ciò fatto, è necessario aprirgli la bocca ponendo l’indice sugli incisivi inferiori e con fare delicato e deciso spingere verso il basso. A questo punto potremo posizionare la compressa alla base della lingua e chiudere rapidamente la bocca, cercando di mantenere il gatto con la testa alta. Per favorire l’ingestione sarà opportuno massaggiare lievemente la gola. Se poi dobbiamo procedere all’inoculazione di un farmaco per via sottocutanea, avremo necessità di procurarci un aiutante che ci consenta di tenere ben fermo il gatto. Una volta immobilizzato l’animale, con una mano dobbiamo sollevare la pelle all’altezza del fianco o della nuca con decisione e infilare l’ago nella porzione di pelle sopraelevata procedendo ad iniettare lentamente il farmaco. Per favorire la penetrazione del medicinale ed in qualche misura tranquillizzare l’animale è buona norma massaggiare delicatamente il punto di inoculo. A.C.
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Un aiuto in più nella scelta del veterinario di fiducia: le strutture certificate. Districarsi nelle offerte di servizi è sempre piu’ difficile, piu’ che mai se in gioco non c’è un oggetto ma la salute di un essere vivente, del nostro compagno di vita a 4 zampe. Ecco perché chi ha un pet deve essere messo in grado di avere degli strumenti di giudizio comprensibili ed immediati senza dover necessariamente essere esperto conoscitore del settore e delle questioni tecniche. Oggi proprietari hanno un aiuto in più nella difficile scelta di chi dovrà prendersi cura dei loro amici pelosi! Quale? Cercare quelle strutture che si sono messe in gioco e hanno chiamato un ente terzo “super partes” a dichiarare che il lavoro vene svolto nel rispetto di specifici requisiti, in spazi adeguati e con strumentazioni adeguate! Questo è il meccanismo su cui si basano le certificazioni volontarie, come la ISO 9001, una certificazione “di sistema” che attesta che la struttura ha individuato e gestisce in modo ottimale tutti i processi aziendali, o la certificazione “Buone Pratiche veterinarie” basata sul manuale di Buone Pratiche Veterinarie, redatto da ANMVI (Associazione Nazionale medici veterinari Italiani) con il patrocinio della FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani) e dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Secondo questo schema certificativo i servizi erogati dalla struttura vengono suddivisi in varie aree (area medica, area chirurgica, diagnostica per immagini, pronto soccorso e medicina d’urgenza, ricovero e degenza, laboratorio) e la struttura ottiene la certificazione solo per le aree che sono totalmente conformi, sia strutturalmente che organizzativamente al manuale BPV…..una bella garanziLe strutture certificate mettono a disposizione della clientela una carta dei servizi, che illustra in modo completo e trasparente quali sono i servizi erogati e le specie curate, in funzione delle reali competenze dei veterinari e della tipologia di strumentazione posseduta. noltre la carta dei servizi fornisce informazioni sullo staff della struttura, sulla gestione dei pazienti durante visite e ricovero, modalità di accesso alla struttura e alle prestazioni, richiesta di preventivi e tutto quello che può essere utile sapere della struttura.
Obbiettivo fondamentale delle strutture che selgono di certificarsi è il rapporto trasparente con la clientela, che prevede l’impegno dei veterinari nell’informare i proprietari in modo completo e dettagliato rispetto ad ogni procedura eseguita. Il Cliente ha a disposizione cartella cliniche ,refertazioni ed esami eseguiti, inoltre le strutture predispongono un sistema di archivio delle cure prestate ai piccoli pazienti. Le certificazioni danno garanzia circa l’adeguatezza della struttura rispetto ai servizi erogati…..perchè non basta essere “belli e puliti” per lavorare bene, occorre avere adeguata preparazione, procedure stabilite, organizzazione precisa, compiti assegnati e srumenti e macchinari sempre efficienti. Questo è quello che l’ente di certificazione attesta al rilascio dei certificati! Cercando strutture certificate ISO 9001 e Buone Pratiche Veterinarie i proprietari potranno trovare l’eccellenza nella medicina veterinaria, e dunque il meglio per i loro amati pelosi! Seguendo il motto “la loro salute la nostra missione” un gruppo di veterinari Italiani ha fondato un network di strutture, Gruppocvit, che oggi è presente su scala nazionale con un centinaio di affiliati. Tutte le strutture veterinarie affiliate a Gruppocvit hanno scelto di rispettare i requisiti delle norma ISO 9001 e del manuale Buone Pratiche Veterinarie, preferendo così l’eccellenza delle certificazioni nella Medicina Veterinaria. Il Gruppo è sottoposto a verifiche e controlli de parte dell’ente di certificazione, riconosciuto a livello nazionale e internazionale, che verifica l’adeguatezza dei servizi, delle prestazioni, delle strutture e del personale. Un modo in più per garantire tranquillità e serenità ai proprietari che affidano alle cure di questi professionisti i loro beniamini. Gruppocvit è formato da realtà diverse tra loro, che vanno dall’ambulatorio, alla clinica, all’ospedale veterinario.
Per trovare la struttura più vicina visitate il sito www.gruppocvit.it 9
Animali Domestici
Età dell’uomo e del cane: è possibile una comparazione?
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l cane è ormai a tutti gli effetti un membro effettivo della famiglia e quindi sottoposto alle regole ed ai ritmi di vita della casa, ma meno a quelle della sua animalità. Spesso nelle conversazioni tra proprietari di cani o nel parco o mentre si attende il proprio turno nell’ambulatorio del veterinario si parla del proprio cane, dei suoi problemi, di cosa mangia e del fatto che sta invecchiando insieme a noi. Quella dell’età è una fissazione ricorrente nella mente del proprietario di un cane, nel tentativo di volere a tutti i costi modellare la sua esistenza a nostra immagine e somiglianza. è così sorta tutta una serie di ipotesi varie, fondate su considerazioni che poco hanno di scientifico o utile ai
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fini pratici. Ma si sa che la curiosità è figlia dell’uomo. Si sente molto parlare della regola del sette: un anno dell’uomo = sette anni del cane. Questo modo di comparare in questo senso l’età è certamente non privo di molti dubbi e soggetto a numerose variabili. Prima di tutto prendiamo in considerazione la taglia che il cane raggiungerà da adulto, la quale condiziona notevolmente età media e massima che potrà raggiungere il nostro amico peloso. Un cane di taglia piccola vive mediamente 14/15 anni con punte di 19/20 anni, un cane di taglia media supera difficilmente i 14/15 anni, uno di taglia grande vive mediamente sino a 12/13 anni.
Animali Domestici
Età di inizio dell’invecchiamento Peso
A partire dall’età
cani di taglia piccola
da 0 a 9 kg
11 anni
cani di taglia media
da 10 a 22 kg
10 anni
cani di grossa taglia
da 23 a 40 kg
9 anni
cani di taglia gigante
oltre i 40 kg
7.5 anni
Le eccezioni naturalmente non mancano. La regola dei 7 anni trova una difficile applicazione nei primi periodi di vita dell’animale: se collochiamo la pubertà del cane tra il 7° ed il 13° mese e quella dell’uomo tra l’11° ed il 17° anno i conti non tornano. Dovremmo quindi introdurre una variabile dando un valore più elevato ai primi due anni di vita del cane per portarlo a valori sovrapponibili a quelli dell’uomo. Lo stesso discorso vale per la determinazione dell’età adulta, allorché si ritenga che un cane diventi adulto intorno ai due
anni, ma ciò non può ritenersi assolutamente valido per un uomo di 14 che dovrà per definirsi adulto almeno arrivare ai 21 anni. Maggiore affinità con la regola del sette la possiamo trovare nella fascia di età che va dai 3 ai 6 anni del cane e ai 21 - 42 dell’uomo. Un periodo generalmente caratterizzato da buona fisicità, piena attività riproduttiva, vita intensa . Se vogliamo proprio avere un termine di raffronto più vicino alla realtà dell’esistenza di un uomo ed un cane possiamo tenere presente i valori espressi in questa tabella.
Tabella di comparazione età uomo - cane Età cane
Età uomo
6 mesi
10 anni
8 mesi
13 anni
12 mesi
15 anni
18 mesi
20 anni
2 anni
22 anni
4 anni
32 anni
8 anni
48 anni
10 anni
56 anni
14 anni
72 anni
18 anni
88 anni
20 anni
96 anni
22 anni
100 anni
In conclusione è limitativo affidarci ad un mero calcolo matematico, perché ogni specie animale, uomo compreso, ha le sue intrinseche caratteristiche basate su uno specifico codice genetico. I progressi dell’ingegneria genetica ci fanno ritenere che saremo anche in grado di
modificare le aspettative di vita del cane visto anche che nel tentativo di renderli immortali in determinati paesi si tenta la via della clonazione per far in qualche modo sopravvivere vicino a noi il nostro amico a quattro zampe. A.C.
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Animali Domestici
Segnali nel cane:
il leccamento
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umerosi sono i segnali che i nostri amici a quattro zampe ci inviano. è vero non possono parlare, ma certamente si fanno intendere se minimamente prestiamo attenzione al loro comportamento quotidiano. Tramite posture, abbaio, movimenti della coda, ecc. il cane manifesta una serie di sensazioni che vanno dal dolore all’affetto, da ansie di varia natura alla gioia. Il leccamento rientra a tutti gli effetti tra i comportamenti che possiamo definire del tutto naturali del cane da mettere in relazione sia con eventi fisiologici sia patologici. Possiamo a tale proposito fare alcuni esempi: • Prima ancora di avere terminato il parto, dopo la nascita di ogni cucciolo, la madre si prende cura del nuovo nato, leccandolo, allo scopo di liberarlo dagli invogli fetali, di ripulirlo e soprattutto di stimolarlo a respirare in quanto il leccamento rappresenta una vera e propria sorta di messaggio. Durante tutto il periodo dell’allattamento la madre continuerà a leccare i suoi cuccioli per mantenerli puliti, ma soprattutto per stimolarne le funzioni escretorie, così facendo mamma cane previene l’insorgenza di possibili costipazioni e prov-
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vede ad allontanare gli escrementi. • Nell’animale ormai non più cucciolo il leccamento costituisce una sorta di meccanismo attraverso cui provvedere alla propria igiene personale. Può stimolare l’atto del leccamento anche la presenza di secreti vedi ad esempio nel maschio la secrezione prostatica o nella femmina quella utero vaginale. • “Leccamento terapeutico”. In caso di zampe dolenti o addirittura in via di congelamento il leccamento rappresenta un vero e proprio massaggio che ha il fine di favorire la circolazione sanguigna. Se nella dieta sono carenti dei minerali il cane tende a leccare il muro. • Azione socializzante del leccamento anche nei confronti dell’uomo. • Non vi sono delle regole precise che stabiliscano, invece, quando il leccamento debba considerarsi un segnale negativo, debba essere interpretato come il sintomo di una malattia. In linea di massima quando il leccamento non è occasionale, ma si presenta con una ripetitività quasi ossessiva, possiamo sospettare che vi sia un problema. Così se un cane sente prurito, oltre a grattarsi, strofinarsi, mordicchiarsi, si lecca. In corso di allergia ( da contatto o da pulci, ecc.) , di parassitosi, di infezioni della pelle per procurarsi un tem-
poraneo sollievo, si lecca. Lo stesso avviene se sente dolore: ad esempio un dolore articolare, una ferita cutanea, un corpo estraneo penetrato attraverso la cute o la presenza di un nodulo. • Questo atto fisico può essere dettato da motivazioni di natura psicologica. Quello che è chiamato in medicina veterinaria granuloma da leccamento, altro non è che una zona della pelle sopraelevata, ispessita, localizzata a livello della parte dorsale della zampa, provocata dal continuo leccamento da parte del cane. Fattori stressanti che creano ansia nell’animale o più semplicemente noia sono le cause da ricercare se si vuole comprendere questo problema dermatologico. • Esistono nel cane delle vere e proprie deviazioni del comportamento, dovute a lesioni anatomiche o a deficit funzionali a carico del cervello. Un danno cerebrale di natura traumatica, metabolica, infettiva può portare all’insorgenza di comportamenti aberranti come ad esempio ingerire sostanze che non sono alimenti, assumere atteggiamenti inusuali come restare immobili, fissando una parete o, come nel caso di cui si parla, leccare con esagerata insistenza oggetti inanimati. A.C.
Animali Domestici
A proposito di conigli
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a conoscenza del comportamento del coniglio da compagnia costituisce un elemento importante per una sua corretta gestione in ambito familiare. Il coniglio è un animale crepuscolare: i suoi periodi di più intensa attività coincidono con le prime ore del mattino e del tardo pomeriggio, che sono anche il periodo più adatto per l’assunzione del cibo. Grazie alle caratteristiche del suo campo visivo quando si alimenta tiene sotto controllo l’ambiente circostante. L’addomesticamento e la vita casalinga tendono a favorire l’insorgenza dell’obesità. Nel suo ambito naturale è un animale particolarmente pulito per cui tende a non sporcare all’interno del proprio ambiente. Per cercare di non sporcare la gabbia tende a fare i propri bisogni negli angoli della stessa. è questo uno dei motivi per i quali non sono consigliabili le gabbie di piccole dimensioni, in quanto il coniglio può sentirsi in qualche modo inibito a non sporcare con possibile insorgenza di problemi di natura sanitaria. è possibile insegnargli ad usare una cassetta per lettiera. Il coniglio è un animale agile, si dedica durante la giornata ad un’attenta toelettatura. Leccandosi in ogni parte del corpo per distribuire il sebo su tutto il mantello. La vita in cattività può favorire la formazione di palle di pelo in sede gastroenterica. Esso tende a riposare a
lungo e, quando si addormenta, può assumere posizioni curiose. La sedentarietà porta il coniglio a permanere a lungo sugli arti posteriori e ciò può portare alla formazione di lesioni a carico dei cuscinetti plantari. I suoi sensi sono molto sviluppati, ha un eccellente udito e un campo visivo superiore a 300° con un angolo morto in corrispondenza del naso e ciò fa sì che non gradisca essere toccato in corrispondenza del muso e delle labbra. Per aumentare il proprio campo visivo tende a sollevarsi sulle zampe posteriori, per cui si dovrà avere l’avvertenza di procurargli una gabbia relativamente alta. La marcatura del territorio è effettuata attraverso gli escrementi e le urine ed anche attraverso determinate ghiandole situate in corrispondenza del mento e dell’inguine. Quando la coniglia è in calore marca il territorio in maniera più accentuata e l’incontro tra maschio e femmina avviene di preferenza nel territorio del maschio. Prima del parto la coniglia si strappa i peli dall’addome per costruire il nido e questo atteggiamento si può osservare anche in caso di pseudogravidanza. Dopo il parto, la femmina non si occupa molto dei coniglietti, che sono allattati una - due volte al giorno. Per favorire la convivenza tra due conigli che non si conoscono è consigliabile porli in due gabbie differenti, una vicina all’altra, e di scambiarli. A.C.
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L’angolo dell’esperto
La mancanza di pelo nel cane
Prof. Alessandro Ciorba Università degli Studi di Perugia
Gent.mo Professore, sono affezionatissima al mio cocker di 3 anni, che mi fa una immensa compagnia. Il cane sta bene, è controllato regolarmente dal mio veterinario di fiducia. Da qualche tempo, però, combatto con un piccolo problema la mancanze di pelo, a chiazzette, sul dorso. Un consiglio. Grazie Barbara C. (Pescara) L’alopecia, cioè la mancanza totale o parziale di pelo, è una situazione clinica che si può manifestare nel corso di numerose malattie e rappresenta una delle condizioni patologiche più frequentemente riscontrate nel cane e nel gatto. Può comparire improvvisamente o progressivamente. La caduta del pelo può essere reversibile o permanente. La cute in corrispondenza delle zone alopeciche può presentarsi in maniera diversa a seconda delle cause: normale (disfunzioni ormonali) oppure arrossata con papule, erosioni, scaglie croste (infiammazioni) o liscia, lucida, depigmentata (esito di cicatrici). Le cause più comuni di mancanza di pelo sono: • la rimozione meccanica esercitata dall’animale con il grattamento, il mordicchiamento od il leccamento in seguito alla presenza di prurito, • la comparsa di malattie infiammatorie del follicolo pilifero, • la mancata crescita del pelo a motivo di affezioni sistemiche. Le alopecie possono differenziarsi in forme localizzate o diffuse. Le prime sono generalmente da mettere in relazione con malattie di natura parassitaria, fungina, batterica; le seconde sono da correlare con affezioni del follicolo pilifero, spesso congenite od ereditarie, o sistemiche da alterazioni del metabolismo ed ormonali. Cause dell’alopecia diffusa L’alopecia diffusa può comparire alla nascita o nei primi mesi di vita, in età adulta o in soggetti anziani. Le alopecie congenite sono normali in alcune razze nude, mentre sono rare nelle razze a pelo normale e molte volte si accompagnano ad altri difetti come anomalie della dentizione o delle ghiandole lacrimali.
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In età adulta la mancanza di pelo si può manifestare come conseguenza di una malattia sistemica generalmente da ricollegare ad una disfunzione ormonale (come l’ipotiroidismo, l’iperadrenocorticismo, l’iperestrogenismo), a situazioni di stress (gravidanza, lattazione, trattamenti chemioterapici), ad un difetto acquisito della crescita del pelo. L’alopecia può manifestarsi, a seconda delle condizioni morbose, in corrispondenza dei fianchi o del tronco oppure sul naso e la coda o nei punti di frizione ad esempio nelle vicinanze del collare. Il pelo può apparire secco, opaco, a volte sbiadito. Numerosi sono anche i difetti del follicolo pilifero che provocano un diradamento del mantello ed hanno nomi particolari come l’alopecia da diluizione del colore, ricorrente dei fianchi, displasia follicolare, ecc. Per queste malattie la causa è ancora non nota o solo in parte. Cause dell’alopecia localizzata Le principali cause della mancanza di pelo a chiazze sono rappresentate dalle infezioni batteriche, parassitarie, fungine del follicolo pilifero. L’infezione batterica, detta piodermite, si osserva più comunemente in animali affetti da allergie, da malattie che colpiscono il sistema immunitario. Sulla pelle si possono riscontrare pustole, chiazze, croste. Le cure si basano sulla somministrazione di antibiotici, ma l’ideale sarebbe identificare la causa dell’allergia o dell’immunodeficienza. L’infezione da funghi si osserva più frequentemente nel cucciolo, in animali a contatto con gatti ed in soggetti con malattie immunodepressive. Queste forme si curano con farmaci antimicotici, ma è anche necessario intervenire sull’ambiente con un’accurata disinfezione.
L’infezione parassitaria del follicolo pilifero, detta rogna rossa o demodicosi, si osserva con una perdita di pelo a piccole chiazze e può anche guarire spontaneamente. Purtroppo può anche interessare ampie aree del corpo e comparire nell’animale adulto. La cura si basa sull’impiego di spugnature antiparassitarie, farmaci chemioterapici per via sistemica, ma non sempre si ha la guarigione totale dell’animale che può andare incontro a ricadute in caso di eventi stressanti. Diagnosi In caso di alopecia è importante che il veterinario esegua inizialmente esami di laboratorio con lo scopo di individuare eventuali infezioni parassitarie, batteriche, fungine del follicolo pilifero. Questi esami sono rappresentati da un raschiato cutaneo, l’esame microscopico del pelo, del pus se presente. Allorché si sia esclusa la causa infettiva si procederà all’effettuazione di successive analisi del sangue per cercare di individuare possibili alterazioni ormonali od a prelievi bioptici della cute. Trattamento Per un’efficace terapia delle alopecie è necessario individuarne l’eziologia. Nel caso delle alopecie da infezioni del follicolo pilifero o da malattie ormonali sarà necessario istituire una terapia mirata. Per le forme congenite od ereditarie si consiglia di non impiegare gli animali colpiti per la riproduzione. Per i difetti acquisiti del follicolo piliferi, qualora non si conosca la causa, non si ha a disposizione una cura risolutiva. Si potrà curare in particolar modo l’alimentazione o somministrare particolari integratori/nutraceutici contenenti principi attivi benefici per il mantello.
L’angolo dell’esperto
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L’angolo del toelettatore
Usiamo bene spazzola e pettine sul nostro cane di Umberto Lehmann
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n utilizzo corretto di spazzola e pettine consente di mantenere in condizioni ottimali il mantello del nostro cane. L’importanza di questa pratica, molto spesso sottovalutata, evita nei cani a pelo lungo la formazione di nodi e feltri, dal momento che una loro presenza comporta come conseguenza la rasatura del pelo. Oltre ai vari tipi di spazzola e di pettini, sono molto importanti i vari tipi di condizionatori che aiutano nella manutenzione quotidiana del pelo. Antistatici: aiutano nella pettinabilità e rendono i peli lisci e aderenti. Volumizzanti: Aiutano la pettinabilità e danno sostegno al mantello. Nutrienti: A base di oli, aiutano nella pettinabilità ed apportano un’integrazione minerale al pelo. Nei soggetti a pelo raso, corto e liscio l’uso regolare di spazzola e pettine evita il fastidioso problema dei peli svolazzanti per tutta la casa. Ecco alcune informazioni per i proprietari di cani per una loro migliore ed approfondita conoscenza in merito agli oggetti impiegati per la toeletta. Il cardatore è una spazzola con piccoli denti metallici ricurvi, molto usata dagli addetti ai lavori per la sua duttilità. Ne viene fatto un uso costante su vari tipi di pelo. Usata con dovuta cautela ci permetterà di eliminare il pelo morto e il sottopelo in eccesso, che altrimenti creerebbe problemi al mantello del nostro cane. Questa
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spazzola si differenzia solamente nelle dimensioni in modo da essere funzionale alla taglia del cane. Molti sono i tipi di pelo che devono essere trattati con il cardatore, dai semilunghi ai lunghi, dai corti ai lisci. Per esempio un pastore tedesco deve essere spazzolato due volte la settimana per evitare la perdita di pelo e la formazione di feltri. Si completa poi la toelettatura mediante l’utilizzo di un pettine a denti larghi nelle zone più folte e di uno a denti fitti nelle zone più rade. Se invece il cane da accudire è un barbone dovremo prima di iniziare l’uso del cardatore inumidire il pelo con un condizionatore antistatico. Questa pratica eviterà che l’azione della spazzolatura sia troppo aggressiva e spezzi il pelo. Dopo aver cardato nel verso del pelo passeremo un pettine a denti larghi e ciò permetterà di verificare che non siano presenti dei nodi. Parlando quindi di soggetti con pelo lungo, tipo cane di razza maltese, oltre all’uso di un condizionatore che renda la spazzolatura meno aggressiva è consigliabile l’uso di una spazzola con denti metallici diritti. In questo modo saremo sicuri di proteggere il mantello del nostro cane. Altro tipo di spazzola è rappresentata da quella a denti di gomma, che si usa principalmente su cani a pelo raso tipo Boxer. Viene passata seguendo il verso del pelo e permette di togliere il sottopelo in eccesso che altrimenti verrebbe eliminato per casa.
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Omeopatia
A proposito di epilessia
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na delle patologie che crea grandi preoccupazioni nei proprietari degli animali da compagnia è l’epilessia: sindrome caratterizzata da attacchi convulsivi ricorrenti. Solitamente tra un episodio e l’altro i soggetti colpiti sono pressoché normali, ma con tale problematica bisogna convivere per tutta la vita dell’animale. Gli attacchi convulsivi, possono essere semplici o complessi, con tremori e rigidità muscolare, altre volte si hanno movimenti incontrollati degli arti. Si può avere o meno perdita di coscienza, così come è variabile da soggetto a soggetto la durata della crisi, la frequenza e la gravità della stessa. L’epilessia può essere riconducibile ad una malattia congenita od acquisita del soggetto. In questo ultimo caso si dovrà curare la patologia responsabile delle crisi stesse, quali problemi endocranici, tumori, malattie infettive e metaboliche ecc. Altre volte si parla di epilessia idiopatica, in quanto i riscontri di una visita clinica completa, neurologica, oftalmologica, ed i risultati delle analisi di routine sono nella norma. Se gli episodi con cui si manifestano le crisi sono frequenti, ravvicinati ed intensi, si deve instaurare una terapia con farmaci anticonvulsivi, i proprietari devono essere istruiti sullo scopo e sulla modalità di somministrazione della terapia, che ha l’intento di controllare la malattia. Spesso è necessario tenere un diario per annotare la frequenza delle crisi e monitorare gli esiti del trattamento. Si possono avere effetti avversi ai farmaci stessi così come un controllo parziale della patologia, con scarsa diminuzione di frequenza e gravità degli attacchi. Anche in questo caso ci può aiutare la medicina omeopatica. Il caso che desideravo presentare è quello di Clever, razza Labrador, maschio, di tre anni e mezzo di età. è un cane preso dai proprietari da cucciolo, non è aggressivo, vuole giocare, ma spesso appare stanco ed imbronciato. Ha paura dell’aspirapolvere o di oggetti che cadono per terra, si spaventa facilmente, vuole compagnia, ma è permaloso se viene sgridato, non sopporta di essere toccato specie in corrispondenza delle zampe, tutto ciò che non è sotto il suo controllo lo spaventa, vuole fare sempre lo stesso percorso per uscire. Preferisce il cibo cucinato, ha gastriti ed a volte vomita cibo intero come se non lo digerisse, presenta a volte borborigmi intestinali, con evacuazione di feci voluminose. Dall’età di un anno soffre di crisi epilettiche, che si
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Dott. Luca Pecchia
Medico Veterinario Omeopata Scuola di Medicina veterinaria omeopatica “Rita Zanchi” Cortona
manifestano con rigidità degli arti, perdita dell’equilibrio, sguardo sbarrato, l’animale rimane vigile con respiro veloce e frequente. Gli episodi iniziano nell’aprile 2008 ed hanno una durata media di tre quattro minuti, il cane è trattato con farmaci anticonvulsivi, ma non risponde alle cure in modo adeguato, a volte è troppo intontito altre volte sembra che i farmaci non abbiano effetto. Tale situazione si protrae per due anni con fasi alterne, è effettuato anche un cambio di dieta per escludere un’intolleranza alimentare, le analisi sono tutte nella norma. Sono contattato nel maggio 2010 e dopo aver effettuato la repertorizzazione omeopatica prescrivo kalium carbonicum lm1 , quattro granuli sciolti in poca acqua due volte al dì, ogni mese si aumenta di potenza nella scala lm. Già dopo trenta giorni le crisi sono attenuate, la situazione è andata migliorando sempre di più fino alla scomparsa delle stesse. A distanza di un anno le crisi non si sono più ripresentate, il cane gode di ottima salute, gli esami del sangue sono nella norma, Clever ha seguito solo la terapia omeopatica, i proprietari sono contenti di aver recuperato il loro cane ad una vita normale. Il KALIUM CARBONICUM è un rimedio del regno minerale (carbonato di potassio), il suo tema principale è la paura di trovarsi da solo e il desiderio di compagnia quando perde il supporto del gruppo a cui appartiene. Il rimedio contraddistingue un soggetto rigido di carattere, con un forte senso del dovere, che è incapace di esprimere i propri sentimenti e difficilmente si lascia andare. L’individuo kali carbonicum è ostinato, irrequieto, altezzoso, bastian contrario, è un soggetto capace di sentimenti profondi, razionale, dignitoso, con forte senso del dovere. Desidera la compagnia, ma poi litiga con chi gli è vicino, non vuole essere toccato soprattutto in corrispondenza dei piedi. Ha paura del buio perché pensa di perdere il controllo , è intollerante verso i cambiamenti, tutto ciò che non è sotto il suo controllo lo spaventa. Soffre di patologie renali, in particolare calcoli, di disturbi respiratori: asma che si presenta di notte. Può manifestare disturbi reumatici con dolori alla schiena e sciatalgia, sintomatologia gastrica come gastriti e ulcere. I sintomi peggiorano con i cambiamenti di stagione, con il buio, con il freddo, il trasporto passivo e l’accoppiamento. Migliorano con il caldo e le applicazioni calde, stando piegati sulle ginocchia e con il movimento.
Pet Sport
Demas per lo sport L
a splendida struttura del Cassia Antica Country Club ha ospitato, dal 24 al 26 giugno, il suo primo concorso internazionale CSI. Tre i giorni di gara nel rinnovato impianto della famiglia Canonici, il quale è stato campo di battaglia dei 250 binomi accorsi per questo evento. Francia, Gran Bretagna, Grecia e Repubblica Ceca: queste le nazioni, oltre ovviamente all’Italia, che si sono scontrate per aggiudicarsi l’importante montepremi offerto dal comitato organizzatore. Il concorso si è aperto e concluso nel segno del cavaliere romano Antonio Alfonso; con la vittoria nella gara più importante del venerdì e di nuovo e soprattutto nel gran premio della domenica. è stata la piccola SNAI Boa Vista a regalargli il primo posto nella gara 145, nella classica formula “a 2 manches”, con un percorso indenne da errori nell’ottimo tempo di 42,76. Alle sue spalle il cavaliere pugliese Francesco Franco, da molti anni in pianta stabile a Roma che, con il suo Persifal, si è piazzato al secondo posto. Terza posizione per il cavaliere che “giocava in casa” Emiliano Liberati e Randal; dopo la vittoria nella gara 135 del sabato con Verron,
Emiliano conclude il suo concorso completando il podio della gara più importante del concorso. Molti i cavalieri giunti a Roma dal nord Italia come Paolo Adamo Zuvadelli, Davide Cainich, Paolo Paini, Licinio Grossi e l’attuale medaglia d’argento al campionato d’Italia, Lucia Vizzini. La loro partecipazione ha entusiasmato il pubblico e reso ancora più avvincenti i percorsi disegnati e costruiti dallo show director Elio Travagliati. Organizzazione impeccabile dell’evento da parte dei padroni di casa, supportata dalla partecipazione di un gran numero di sponsor tra cui le aziende Carr & Day & Martin, la Scandinavia e la FM Italia. Queste società hanno gentilmente offerto gli oggetti premio, che hanno accompagnato le coccarde e le coppe dei primi tre classificati di ogni categoria. Su tutti la sponsorizzazione della DEMAS srl, distributore di prodotti veterinari di proprietà della famiglia Foglietti, che ha donato al Cassia Antica Country Club un meraviglioso ostacolo, che, con gli altri, è andato a comporre il parco ostacoli del concorso. Massimiliano Menegon
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L’angolo della fitoterapia
Nome Scientifico: Melissa officinalis Descrizione: La Melissa officinalis o Melissa è una pianta erbacea spontanea, perenne e rustica, molto ricercata dalle api ed è questo il motivo per cui prende il nome dal greco mélissa. Erba perenne dal caratteristico odore di limone, alta fino a circa 1 m, è ampiamente coltivata nel Mediterraneo, nell’Asia occidentale, nella Siberia sudoccidentale e nel Nord Africa. Il principio attivo è costituito dalle foglie essiccate spesso accompagnate dalle sommità fiorite; da essa si ottiene un olio essenziale mediante distillazione in corrente di vapore. Nell’uso popolare, la melissa è utilizzata come erba aromatica: le sue foglie fresche sono impiegate per insaporire insalate, minestre, carni ecc. I fiori, una volta essiccati, sono usati in erboristeria; uniti ad altre piante aromatiche servono a preparare decotti o infusi che possono servire come cordiale o tonico. è molto usata anche da frati e monaci nella preparazione di ricette medicamentose e aromatiche. La melissa si può facilmente coltivare in giardino in un qualsiasi tipo di terreno, preferibilmente su un terreno fresco in una zona ombrosa. Della melissa si utilizzano le foglie (raccolte in giugno) e la sommità fiorale (all’inizio della fioritura). Deve essere essiccata molto rapidamente in un luogo ombroso e ben ventilato affinché non perda le sue proprietà. Composizione chimica: Gli estratti della pianta contengono: triterpeni, acido caffeico, acido rosmarinico e vari flavonoidi (luteolina, quercetina, apigenina, chemferolo). È inoltre ottenibile un olio essenziale composto principalmente da citrale, citronellale e cariofillene. Proprietà terapeutiche: Gli estratti in acqua calda della melissa evidenzierebbero sperimentalmente proprietà antivirali da attribuire alla presenza di polifenoli e tannini. L’essenza di melissa risulta avere proprietà antibatteriche ed antifungine. Manifesta inoltre attività antistaminica ed antispasmodica. I componenti fenolici (ac.rosmarinico) dell’estratto di Melissa esercitano proprietà antiossidanti.. Usi: Medicinali, farmaceutici e cosmetici. è usata occasionalmente in alcune preparazioni farmaceutiche come blando tranquillante e carminativo (favorente cioè l’espulsione dei gas intestinali). La Melissa, grazie alle sue proprietà spasmolitiche favorenti il rilassamento della muscolatura bronchiale è consigliata nel trattamento dell’asma. è presente infatti in formulazioni di sciroppi decongestionanti ed antiallergici. La Melissa è considerata un riequilibrante del sistema nervoso dalle proprietà toniche e rilassanti. Il medico Avicenna già nell’XI secolo attribuiva alla specie “la meravigliosa proprietà di rallegrare e confortare il cuore”. L’essenza è più spesso impiegata come componente di profumi. Alimentari. L’estratto e l’essenza di melissa sono utilizzati in molti tipi di prodotti alimentari, quali bevande alcoliche (amari, vermouth, ecc.) e analcoliche, dolci, gelatine e pudding, prodotti da forno. Prodotti erboristici. La melissa tagliata e setacciata, oppure sotto forma di polvere, estratti liquidi o secchi ottenuti per infusione, tinture, ecc. è usata come blando sedativo per aiutare il sonno e come stimolante le funzioni gastriche. Le foglie essiccate trovano utilizzo come tisana. A.C.
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Comportamento
Possibili cause dell’aumento dell’aggressività nel cane Dr. Sergio Canello Medico Veterinario - Responsabile Ricerca e sviluppo Sanypet Premessa
Non sono un etologo ma, dall’alto di 30 anni di esperienza clinica e avendo avuto la possibilità di vivere tutto il film dall’inizio (quando i cani non erano aggressivi e il Fioroni, autore di una famosa enciclopedia del cane, alla descrizione di ogni singola razza, ripeteva con serenità che era composta da soggetti di buon carattere, ovviamente più o meno forte, ma sempre equilibrato) posso permettermi di dire la mia sul grave problema dell’aggressività canina. Quando quest’animale era ancora “normale”, un amico dell’uomo, tutti i cani erano fondamentalmente buoni e affettuosi, anche quelli da guardia e da difesa. Nella mia clinica potevo visitare tranquillamente soggetti di settanta od ottanta chili senza la museruola e senza la minima traccia di aggressività anche di fronte a manualità dolorose. Oltretutto, a quei tempi, il numero delle visite giornaliere di un veterinario era elevatissimo, si poteva avere una casistica assolutamente imponente: i cani mordaci erano pochissimi; spiccavano, fra questi, i cocker fulvi, molti dei quali erano veramente imprevedibili e ti potevano “ammollare” dei morsi veramente dolorosi. Quindi, il povero Fioroni, che ho sentito descrivere, non molto tempo fa, come un “povero imbecille” secondo il quale tutti i cani erano buoni, aveva perfettamente ragione: quando i cani erano “normali”, la percentuale di soggetti “cattivi” era obiettivamente bassissima. Purtroppo, per ragioni comunque dipendenti dal cambiamento della componente umana e di quanto ha combinato nell’ambiente, la situazione è cambiata in pochissimi anni (fra il 1978 e il 1990), con la comparsa di un numero esagerato di soggetti capobranco e con il progressivo aumento dell’aggressività in determinate razze, determinando, in molti tecnici, la convinzione che esistano razze pericolose. La diatriba sulle razze considerate pericolose continua e quasi tutti i tecnici sono convinti che esse non esistano e che il problema siano solo i proprietari, senza minimamente mettere in discussione la premessa. Eppure, andando a vedere proprio le premesse (il filosofo Parmenide asseriva che …se le premesse sono errate, tutte le conseguenze sono errate), possiamo accorgerci che partiamo proprio da convinzioni errate. Se si valutasse tutto attentamente PRIMA d’iniziare qualsiasi lavoro o tema, si eviterebbe una serie incredibile di insuccessi, interpretazioni sbagliate ed errori clamorosi. Uno dei problemi fondamentali, in campo canino, nasce proprio dal fatto, sopra descritto, che tali animali sono cambiati in modo impressionante negli ultimi 35 anni, con l’apice del fenomeno fra il 1975 e il 1990, sia nel comportamento, sia nelle patologie da cui sono afflitti. Questi cambiamenti, oltretutto molto rapidi, o si sono vissuti di persona o si possono percepire solo attraverso esperti del settore più anziani o da libri “datati”. Chi nasce in un certo
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periodo storico è portato a credere che quello che vede sia la normalità e ovviamente, si comporta di conseguenza. Chiunque, come me, abbia vissuto quegli anni, avendo a che fare quotidianamente con tanti animali (noi veterinari per piccoli animali eravamo pochissimi e, per il contemporaneo boom del settore, i clienti tantissimi), può tranquillamente confermare che i cani erano mansueti (a parte le ovvie ma poche eccezioni), docilissimi con i bambini e assolutamente affidabili, pronti, comunque, a diventare feroci in presenza di un pericolo, di una minaccia o in caso di assenza dei padroni da casa. Semplicemente, facevano la guardia e difendevano il padrone o i bambini solo quando era necessario. Posso ricordare le innumerevoli visite a domicilio durante le quali, anche in caso di un capobranco, i cani, se presente il padrone, venivano solo a farti le feste. La situazione, come premesso, si è modificata sorprendentemente nello spazio di pochi anni, e ha evidenziato i seguenti cambiamenti: cucciolate che, all’età di 20 giorni, magari ancora con gli occhi semichiusi, presentavano oltre il 60/70% di soggetti insofferenti alla manipolazione, specie nell’aprirgli la bocca e addirittura, ovviamente nel modo ridicolo che poteva attuare un cane quasi appena nato, minacciosamente ringhianti. In breve tempo, ci siamo trovavi con cucciolate di due mesi sospettose, iperattive e che non si avvicinavano ai visitatori. Nello spazio di alcuni anni, ho dovuto rovesciare, nel consigliare il proprietario sulla scelta del cucciolo, quello che era la regola del periodo: scegliere quello più vivace. Seguendo questo criterio, il proprietario si trovava pressoché matematicamente ad avere un bel capo branco estremamente difficile da trattare. Meglio optare sul più “tonto”, che sarebbe diventato, nella maggior parte dei casi, un cane normale. Esiste un vecchio proverbio che dice “cane non mangia cane”, ma, in quegli anni, è diventato comune assistere a cuccioli massacrati da cani adulti, litigi feroci e spesso mortali fra soggetti adulti, cani grandi che “facevano fuori” cagnolini totalmente innocui. A tal proposito, era comunissimo, prima di tale cambiamento, assistere ad “aggressioni” di cani di piccolissima taglia a cani di taglia anche molto grande senza che il gigante lo degnasse della minima considerazione. Inutile rilevare che i cani non si sognavano di mordere i bambini e che essi sopportavano stoicamente ogni vessazione, consci di avere a che fare con un “cucciolo di uomo”. Ovviamente, ho sempre insistito sulla necessità di educare i bambini a rispettare gli animali senza torturarli ma, in ogni caso, leggi ancestrali stampate dentro ogni cane impedivano (logicamente) questo tipo di reazione. Queste leggi non funzionano più, e qualsiasi esperto è costretto a mettere in guardia i proprietari di quasi qualsiasi razza sul rischio di possibili aggressioni,
Comportamento
spesso per futili motivi.
Aggressività, definizione
L’aggressività si può definire come l’insieme dei comportamenti che il soggetto utilizza per intimidire o danneggiare, un altro soggetto in varie situazioni ed è regolato sia dalla genetica sia dall’adattamento all’ambiente. L’aggressività non deve essere confusa con la mancanza di docilità. La docilità è una caratteristica che rende il cane atto all’obbedienza: se il soggetto ne è privo, tenderà a mostrarsi dominante, anche se non necessariamente aggressivo. L’aggressività è, invece, connessa intimamente con precisi meccanismi ormonali che influenzano il metabolismo.
Situazioni che scatenano l’aggressività Dominanza. Il cane è un animale sociale che vive in
branco, ma, per la sopravvivenza dello stesso, è strettamente necessaria la presenza di un capobranco, poiché in natura è inserito in un branco di simili: la sua sopravvivenza è strettamente connessa con la vita del gruppo. I presupposti perché sussista un branco sono le regole gerarchiche e l’esistenza di un capobranco. La gerarchia passa attraverso le lotte, anche sanguinose, ma mai mortali, di chi ambisce a questo ruolo. In un branco vi saranno due o al massimo tre membri con un istinto alla dominanza che li porterà a lottare per tale ruolo. Il più forte di essi diverrà capobranco e la sua autorità sarà estesa a tutto il branco. Sarà lui a montare le femmine, a guidare la ricerca del cibo e l’esplorazione del territorio. Tutti seguiranno le sue regole fino a quando, per l’età, malattie o altro, qualcun altro riuscirà a occupare il suo posto. Il comportamento del cane sarà identico anche quando entra a far parte del branco costituito da una famiglia. Se ha l’indole del gregario, troverà perfettamente normale che siano i membri della famiglia a provvedere a tutte le sue necessità, accettando con facilità un ruolo gerarchico superiore da parte dei vari componenti della famiglia, anche i bambini. Se ha l’istinto alla dominanza, solo se il proprietario sarà in grado di non commettere errori di comunicazioni iniziali, dimostrandosi autoritario e leader, il cane accetterà un ruolo subordinato. Se il messaggio non è chiaro, sarà l’inizio di una lotta quotidiana per stabilire chi comanda veramente. Molto spesso la situazione non è chiarita e si instaura una situazione nella quale l’animale assumerà il ruolo di capobranco.
I vari tipi di aggressività
Vanno suddivisi in due gruppi: quello riguardante le interazioni fra cani e quello relativo all’interazione con l’uomo, anche se alcuni riguardano entrambi. Aggressività da dolore fisico: tale forma di aggressività nasce come risposta a uno stimolo doloroso provocato volontariamente o involontariamente. Tale risposta sarà diversa secondo il temperamento del cane: se Molto dominante (MD) sarà molto violenta con morsi diretti al viso o al collo (aree vitali), Se Dominante (D), sarà violenta, con morsi alle braccia o alle gambe; se il soggetto è Sottomesso (S), guairà cercando di divincolarsi, se è Molto sottomesso (MS), guairà leccando la mano. Aggressività da competizione per la femmina: questa forma di aggressività è completamente naturale e si manifesterà solo quando due o più maschi si troveranno
a contatto con una cagna il calore. In tali situazioni, è consigliabile non intervenire, poiché i maschi “se la vedranno fra loro” senza particolari conseguenze fisiche.
L’aggressività da competizione per il cibo e quella per la difesa della prole, sempreché siano contenute nei
limiti della fisiologia, sono forme di aggressività etologicamente motivate e naturali, ed esulano da queste considerazioni. L’aggressività per la difesa del territorio, invece, può creare molti problemi in quanto il territorio è rappresentato dal giardino, dalla casa o dall’ambiente in cui vive il cane: se il cane è Molto dominante (MD) o Dominante (D), difenderà il territorio indipendentemente dalla volontà dei proprietari, creando quotidianamente delle situazioni ad alto rischio. I soggetti Sottomessi (S) tenderanno correttamente a difendere il territorio solo in situazioni di pericolo o quando i padroni non sono a casa, mentre quelli Sottomessi, Molto sottomessi (MS) o Inibiti (I) non creeranno certamente problemi legati all’aggressività, ma potranno crearne di opposti, accogliendo festosamente ladri o persone sgradite! Non è la prima volta che i ladri portano via refurtiva e anche il cane di casa! L’aggressività da paura: un cane, dotato di scarso equilibrio psichico, in presenza di stimoli percepiti come stressanti (persone, rumori sconosciuti) può avere una reazione aggressiva, che sarà proporzionale al livello di squilibrio caratteriale. Nello standard ufficiale di ogni razza canina sono esplicitate, accanto ai parametri fisici, anche le caratteristiche comportamentali e l’utilizzo. In nessuna razza canina figura, come dote richiesta, l’aggressività. L’optimum per qualunque razza, dal barboncino al rottweiler, è sempre l’equilibrio psichico, mentre l’aggressività, manifestata durante le esposizioni cinofile, comporta la squalifica dalla gara. Ciò significa che nessuna razza canina è aggressiva di per sé, ma che all’interno di ciascuna singola razza possono nascere individui esageratamente dominanti, che, a causa di ciò, siano inidonei a svolgere il compito per cui sono stati selezionati o che li rendono inadatti per qualsiasi utilizzo (paure o aggressività ingiustificate). Negli anni ’70, la nascita di soggetti esageratamente dominanti (MD) era molto limitata e i cani veramente ingestibili erano un’eccezione. Negli anni ’80 e ‘90, il loro numero è aumentato in modo esponenziale, interessando la maggioranza dei soggetti di una cucciolata. In tale periodo, la probabilità di avere nella famiglia un cane-problema era, conseguentemente, molto elevata, con le relative conseguenze: il cane era bravo, buono e affettuoso finché faceva quello che voleva, ma prendeva il controllo della famiglia e del territorio, mordendo chiunque lo contrariava o lo obbligava a qualcosa sgradito. Come ulteriore conseguenza, impediva l’accesso in casa a chiunque riteneva sgradito. I bambini erano, per forza di cose, i primi a subire la situazione, trovandosi a fortissimo rischio di morsicature. Fortunatamente, la situazione descritta è progressivamente diminuita negli ultimi dieci anni, restando, tuttavia, lontana dalla numerica fisiologica: i cani dominanti sono sempre troppi, ed è come se un esercito avesse più generali di soldati semplici!
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Animali Esotici
Perché recarsi dal Medico Veterinario?
Dott. Gianluca Deli Medico Veterinario
C
ome cani e gatti, anche gli animali così detti non convenzionali necessitano di visite periodiche da parte di un Medico Veterinario specializzato nella loro cura. L’animale, dopo alcuni giorni dall’acquisto, dovrebbe essere portato presso un ambulatorio od una clinica veterinaria per la sua prima visita, durante la quale ci si potrà sincerare del buono stato di salute dell’animale, evidenziando l’eventuale presenza di parassiti esterni, lesioni, o alterazioni di altro genere. In questa occasione sarà importante effettuare un esame delle feci per valutare la presenza o meno di parassiti intestinali che, in particolar modo nei giovani soggetti, rappresentano uno dei fattori di maggiore rischio per la loro salute e corretto sviluppo. Questo primo incontro sarà inoltre utile per il proprietario per poter impostare con l’aiuto del Medico Veterinario la corretta alimentazione e gestione del suo nuovo animale, che sarà ovviamente differente in base alla specie: dall’organizzazione della gabbia e dell’ambiente casalingo se si tratterà di un roditore o di un coniglio, o del terrario se invece ad essere ospitato dovrà essere un rettile. A questa prima visita dovranno ovviamente seguire dei controlli periodici dell’animale, la cui frequenza sarà influenzata dalla specie e da eventuali problemi che si potranno incontrare durante la sua vita in cattività. Nel presente articolo non verranno presi in considerazione i volatili, nello specifico i pappagalli, per i quali è consigliato rivolgersi ad un Medico Veterinario specializzato prima ancora dell’acquisto, in modo tale da rendersi conto di cosa comporterà accudire e gestire questo tipo di animali. Piccoli mammiferi Per un coniglietto o per un roditore sono consigliate almeno due
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visite l’anno in cui si effettuerà la visita generale, con un occhio di riguardo nei confronti di denti e zampe: i primi, essendo a crescita continua, potrebbero presentare, a causa di predisposizioni genetiche o per una alimentazione scorretta, una crescita errata, con formazioni di punte dentarie, fonte di dolore per l’animale e conseguentemente causa di mancata alimentazione. Per quanto riguarda le zampe, se ad esempio l’animale viene relegato all’interno della gabbia per troppe ore al giorno, con una lettiera “fastidiosa” (ad esempio la lettiera per gatti) ed una ridotta igiene, si potrebbe andare incontro alle così dette pododermatiti, ovvero lesioni della porzione plantare delle zampe, più frequentemente di quelle posteriori, che infettandosi potranno anch’esse essere causa di profondo disagio per l’animale. La visita semestrale del coniglietto sarà poi l’occasione per effettuare le vaccinazioni contro la Mixomatosi e la Malattia Emorragica Virale (MEV), patologie virali trasmissibili oltre che per contatto tra conigli, anche attraverso la puntura delle zanzare, ormai diffuse in città durante tutto l’arco dell’anno. Sempre per quanto riguarda il coniglio, essendo un animale estremamente prolifico, nel caso in cui si decidesse di acquistare una coppia potrà essere presa in considerazione la possibilità della sterilizzazione. Medesima scelta potrà essere consigliata nel caso in cui si decida di prendere un singolo individuo, sia esso maschio che femmina, per evitare inutili stress all’animale (e al proprietario stesso) e per la prevenzione di patologie di varia entità che potranno interessare l’apparato riproduttore nel corso degli anni. A beneficiarne saranno quindi sia l’animale sia il proprietario, che non dovrà, o quanto meno lo dovrà fare in maniera molto ridotta, pulire casa da eventuali marcature con feci ed urine. Nell’ambito della prevenzione, anche il furetto, se non sottopo-
Animali Esotici
sto a visite periodiche da parte del Medico Veterinario, ambisce ad essere un assiduo frequentatore delle sale operatorie di ambulatori e cliniche. Infatti, l’elevata selezione genetica effettuata mediante ripetuti accoppiamenti tra consanguinei per ottenere un animale mansueto (con qualche eccezione), associata alla sterilizzazione precoce, hanno avuto come risvolto negativo una maggiore incidenza di patologie, rappresentate per la maggior parte da tumori. Questi controlli, che dovranno essere almeno annuali, nella maggior parte dei casi permetteranno di evidenziare eventuali “sintomi”, offrendo così il tempo per poter intervenire tempestivamente, diminuendo in questo modo i rischi per la salute del nostro furetto pet. Rettili Sotto il nome “rettili” sono raccolte numerosissime specie di animali che spaziano dai serpenti alle lucertole fino alle tartarughe. Ovviamente ognuna di queste richiederà parametri di gestione differenti, legati all’habitat di origine e all’alimentazione (erbivori, onnivori, carnivori). Prima dell’acquisto è quindi consigliato informarsi bene sulle abitudini (diurni/notturni) e di conseguenza sulla necessità o meno di disporre di una lampada che emetta raggi UVB (essenziali per il metabolismo del calcio e quindi per un corretto accrescimento), sul tipo di arredamento più adeguato e sul range di temperatura preferito. Altro parametro fondamentale per una corretta gestione sarà il controllo dei valori dell’umidità; avremo ad esempio testuggini che richiederanno tassi di umidità piuttosto bassi, come Testudo horsfieldi, o molto elevati, come per Geochelone carbonaria, legati alla loro provenienza: dalle regioni “secche” della Russia e Cina Occidentale la prima, da zone tropicali dell’America Latina la seconda. Sempre nell’ambito delle testuggini, caratteristica che dovrebbe far molto riflettere prima dell’acquisto di uno di questi animali sarà la necessità o meno da parte di questi di dover effettuare il letargo durante la stagione fredda, anch’essa dipendente della zona climatica di origine. Se per animali provenienti da climi simili ai nostri generalmente sarà sufficiente lasciare a loro disposizione un giardino dove potersi interrare e trascorrere i mesi più freddi al riparo dalle basse temperature, discorso ben diverso andrà fatto per quegli animali, quali ad esempio Geochelone elegans, G. radiata e G. sulcata, che durante la stagione fredda non potranno essere lasciati all’esterno. Per questi si dovrà provvedere quindi all’allestimento di un “ricovero caldo” proporzionato alla taglia dell’animale, che dovrà essere piuttosto grande viste le dimensioni ragguardevoli che questi posso-
no raggiungere. Da tutto questo si deduce come sia fondamentale per questi animali poter esser seguiti fin dall’inizio da un Medico Veterinario specializzato nella loro cura. Compito del proprietario sarà quello di cercare di garantire all’animale le condizioni che più si avvicinino a quelle dell’habitat di origine, essendo gli errori correlati alla gestione la prima causa di malessere e di patologie che possono compromettere anche seriamente lo stato di salute dell’animale. Vista l’assenza di chiare manifestazioni di disagio insieme alla loro estrema lentezza nel palesarsi, il proprietario dovrà porre particolare attenzione a quei sintomi che, più o meno precocemente, possono segnalare una modificazione in atto. Sarà poi compito del Veterinario, attraverso la visita e con l’ausilio di esami collaterali specifici, capire se questi siano conseguenza di un evento fisiologico o patologico. Alcuni dei segni di più facile riscontro sono modificazioni di colore e consistenza delle deiezioni, abbattimento e mancata assunzione di cibo, eccessivo dimagramento, occhi chiusi o infossati. Consigli terapeutici: Senza dubbio internet rappresenta oggi una fonte notevole di informazioni alle quali è possibile accedere con estrema facilità, ma dalle quali si potrà trarre lo spunto per eventuali domande da porre al Veterinario e non estrapolare terapie improvvisate che potranno, nella maggioranza dei casi, risultare più dannose che altro. Pertanto anche le richieste di aiuto attraverso email, messaggi e tanto meno telefono sono da evitare, a meno che non si tratti di un’emergenza, in quanto il Veterinario solo dopo aver visitato l’animale e valutato le sue condizioni sarà in grado di poter impostare una terapia mirata al problema, se presente. Quello che potrebbe sembrare un impegno a tempo pieno, in realtà richiede solo un po’ di attenzione da parte del proprietario che potrà in tal modo garantire all’animale condizioni di vita che si avvicinano il più possibile a quelle naturali evitando di dover ricorrere (e correre) al Medico Veterinario solo quando purtroppo è ormai troppo tardi.
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I cavalli più belli del Mondo Una chiacchierata con Giuseppe Palumbo, proprietario dell’allevamento Aretusa Arabians
S
e qualcuno di noi, con l’intenzione di scoprire quale sia davvero il concetto di Bellezza autentica, riunisse e mettesse a confronto un gruppo di filosofi, esteti, poeti, artisti, musicisti, architetti e intellettuali esortandoli a creare una definizione completa di tale astrazione, penso che non arriverebbe ad alcun traguardo. L’idea di Bellezza evaporerebbe in una nuvola di chiacchiere interminabile e senza fine. Però, se all’improvviso provasse a mostrare alla comitiva di sapienti un cavallo arabo, li lascerebbe senza fiato e senza parole, sconfitti di fronte all’incarnazione terrestre della Bellezza. Perché è così. Non si può evitare di percepire un brivido nella schiena di fronte a un cavallo arabo. E di rimanere sopraffatti dall’incanto che esercita su di noi la somma delle sue perfezioni, data dall’armonia ineffabile dei movimenti, l’equilibrio inconcepibile delle simmetrie, il tuffo in un mondo selvaggio e inafferrabile dello sguardo. E la cosa sconvolgente è che questo cavallo non è un’Idea astratta, proveniente da un universo a noi negato, bensì un animale reale, e basta allungare una mano per toccarlo e percepire la vita che scorre impetuosa sotto il suo mantello di peli lucidi e serici. Chi è rimasto talmente ammaliato da arrendersi e dedicarsi anima e corpo a loro, ai cavalli arabi, è Giuseppe Palumbo, ideatore di uno degli allevamenti più importanti e premiati d’Italia, l’Aretusa Arabians, sito nella ricca campagna siracusana, tra oliveti e mandorleti, dove i cavalli possono vivere quasi allo stato naturale, ma con il confort che meritano.
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Chi è Pippo Palumbo e come è arrivato ai cavalli purosangue arabi da morfologia? Pippo Palumbo è il fondatore dell’allevamento Aretusa Arabians, il resto non conta. Bisogna tornare un bel po’ indietro nel tempo, per arrivare al momento fatale del mio incontro con i cavalli arabi. Io ero appassionato di cavalli, di tutti i tipi di cavallo, fin da piccolo. Però è stato negli anni ottanta che, per caso, sfogliando una rivista americana specializzata, ho visto la foto di un cavallo arabo da morfologia e sono rimasto talmente colpito dalla bellezza di quell’animale che non me ne sono più liberato. La curiosità mi ha spinto a indagare l’universo che circonda i cavalli arabi. Ho cominciato a girare l’Italia, frequentando mostre, show, fiere e allevamenti. La prima gara di morfologia l’ho vista nell’88 ed è stato in quel preciso momento che da semplice appassionato, sono diventato uno dei cosiddetti “malati di arabite”, come noi stessi amiamo definirci in gergo. Ho cominciato a inserirmi nel settore acquistando la prima cavalla nel ’94. Il mio primo puledro è nato nel ’96. Che differenza c’è tra un soggetto da morfologia e gli altri? Il cavallo purosangue arabo è un animale talmente eclettico che si presta a tutte le discipline equestri. A seconda delle linee di sangue, abbiamo soggetti da endurance, che sono competizioni di fondo con gare che arrivano anche a 190 chilometri, che bisogna effettuare sottostando a un
Cavalli
regolamento severissimo. Poi ci sono gli arabi da corsa, velocissimi, che si disimpegnano negli ippodromi in categorie a loro riservate, perché non potrebbero competere con i purosangue inglesi, selezionati solo per la velocità. Ma gli arabi si possono montare anche nel salto ostacoli, nel dressage e in tutte le competizioni western. Inoltre sono capaci di fare ottime figure anche con le redini lunghe. Del resto sono nati in un ambiente molto selettivo, quindi hanno caratteristiche di grande rusticità e enorme spirito di adattamento, altrimenti come avrebbero potuto sopravvivere nel deserto? La morfologia, per me, è la vera anima del purosangue arabo. Alleviamo animali in cui il fenotipo rispecchia quasi alla perfezione lo standard di razza. Cioè che si avvicinano all’ideale che noi uomini abbiamo creato. Sono un’Idea dotata di vita. Tutti i purosangue arabi sono belli, ma quelli da morfologia hanno quel qualcosa in più che non possiamo definire con le parole, ma che si capisce in una frazione di secondo quando ce li vediamo. Cerchiamo di descrivere brevemente queste caratteristiche Occhi grandi, scuri ed espressivi. Orecchie piccole. Testa piccola, corta e ben cesellata. Collo in armonia con il corpo. Proporzioni ottimali tra le varie parti del corpo. Appiombi perfetti, coda folta e portata alta, con fierezza. I movimenti devono essere fluidi e coordinati. L’insieme deve impressionare per l’eleganza e la raffinatezza. Da semplice “malato di arabite”, come sei diventato un allevatore famoso in tutto il mondo? Nel 2004 ho messo in pratica quanto con gli anni e l’esperienza avevo appreso: ho fondato l’allevamento Aretusa Arabians. Ho una bella scuderia dotata di box ampi in cui soggiornano le fattrici con i foal, cioè i puledrini piccoli. Altri box per i puledri più grandi e altri ancora, un po’ distanti, per gli stalloni. Poi i paddock, cioè i recinti adatti a far crescere i puledri e quelli per le fattrici. I primi acquisti, quelli che hanno dato la svolta all’allevamento, sia dal punto di vista riproduttivo che, in seguito, agonistico, sono stati: PWA Asifa, MB Satina, SA Teehna, ZT Magbilt, Lumiar Bacchian per le femmine, e poi, con mia grande soddisfazione, TS Apolo e RF Farid per i maschi. Grazie
a loro e ai puledri che mi hanno donato sono diventato famoso nell’universo dei cavalli arabi. Parliamo ora di risultati ottenuti… Questa domanda mi mette in imbarazzo. Infatti non vorei essere considerato presuntuoso, ma l’elenco dei risultati che i miei cavalli hanno conseguito in tutto il mondo è impressionante, sia per numero sia per valore. Horse Class TV ha perfino fatto un piccolo documentario su di me e i miei cavalli. Farò solo un piccolo estratto delle vittorie più prestigiose e recenti: nel 2008 TS Apolo è stato Campione Nazionale, nel 2009 è stata la volta di RF Farid, poi Aretusa Malik Shah Campione Regionale sia nel 2008 che nel 2009. Alziamo il tiro: medaglia di bronzo ad Aachen, medaglia d’oro ai campionati di Verona 2010, Best in Show sempre a Verona 2010, medaglia d’oro a Kauberplatz e medaglia di bronzo ai Campionati del mondo a Parigi 2010, tutto vinto dal RF Farid. Per inciso, davanti a Farid c’erano solo cavalli di emiri arabi, praticamente imbattibili. Da restare a bocca aperta! Certo, per un piccolo allevatore che arriva dalla Sicilia, la soddisfazione di vedere il proprio puledro che a Parigi, nel salotto buono dell’aristocrazia degli allevatori di arabi di tutto il mondo, si aggiudica il terzo posto nella sua categoria, è veramente incommensurabile. Pensare che sono diventato un punto di riferimento per quanto concerne l’arabo da morfologia è davvero la realizzazione di un sogno. Inoltre sono riuscito anche a far sì che intorno al mio allevamento si sia formato un vero e proprio team di altri piccoli allevatori che si avvalgono della mia esperienza per portare avanti e migliorare i propri programmi. Parliamo del futuro Vorrei continuare il mio lavoro cercando di selezionare soggetti sempre più belli. E di allevarli nel modo migliore possibile, cercando di unire il loro benessere alla qualità delle linee di sangue. Alimentazione, paddock, scuderie, tutto deve essere perfetto. Solo così i puledri potranno temprare il fisico e la mente, in modo da crescere come delle vere star. www.aretusa-arabians.it
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Comacchio
Viaggiando
La città di Comacchio e le sue valli rappresentano il “cuore” del Delta del Po, sono di fatto il polmone verde dell’intera costa adriatica da Chioggia a Cattolica. Le Valli di Comacchio sono un vero museo e costituiscono uno dei più importanti complessi lagunari esistenti in Italia ed in Europa. Si estendono nelle province di Ferrara e in parte di Ravenna, per più di 11.000 ettari, tra Comacchio e il fiume Reno, e sono collegate al mare tramite una serie di canali. Formati da acqua salmastra dalla salinità molto accentuata: rappresentano un importante biotopo di zona umida ad acqua salmastra, dichiarato di interesse internazionale. Intorno alle valli si è incentrata e svilup-
CENNI STORICI I primi insediamenti risalgono al VI sec. a. C., quando in loco si stabilì una popolazione etrusca, fondando la città di Spina. All’epoca Comacchio non esisteva ancora e la linea di costa era a soli 3 km. Le forti influenze greche, dovute a contatti commerciali via mare, hanno fatto riscoprire numerosi manufatti ellenici, oltre che etruschi. Dopo il declino di Spina nel III sec a. C., non ci sono testimonianze di abitati, fino all’età tardo-romana, alla quale risalgono alcune ville riscoperte nelle valli bonificate. Recentemente è stata rinvenuta a Valle Ponti un’imbarcazione romana, la Fortuna Maris, di epoca augustea, con tutto il carico a bordo, fra cui diverso materiale in laterizio, prodotto proprio dalla popolazione romana. Comacchio ebbe origine da un insediamento fortificato, eretto lungo
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pata la vicenda storica ed economica del territorio di Comacchio; si tratta di un esempio pressoché unico di integrazione tra l’ambiente naturale e l’attività dell’uomo, dove la produzione del sale e la pesca hanno sempre rappresentato le basi economiche primarie, alle quali era prevalentemente legato l’artigianato locale, essendo quasi assente l’agricoltura e mancando completamente il turismo. Queste ultime componenti economiche si sono sviluppate quasi contemporaneamente con l’affermarsi della bonifica ed il prosciugamento di migliaia di ettari di valle, lasciandone inalterata quella parte dove ancora oggi si pratica soprattutto la pesca tipica all’anguilla.
il fiume a protezione dall’area di influsso longobardo. La ricchezza e l’autonomia di Comacchio ha poi costituito un forte interesse da parte di potentati limitrofi, interessati al dominio sulle sue grandi risorse naturali: le valli ricchissime di pesce, il mare, le saline. Con la caduta dell’ Impero Romano d’Occidente, Comacchio entrò a far parte dell’Esarcato di Ravenna e poi del Regno Longobardo. In questo periodo la municipalità ha periodi di alternanza sotto l’influsso di Ravenna o sotto quello di Ferrara. Sarà poi destinata a confluire nell’ambito estense come parte del Ducato di Ferrara, ma la città non conserva quasi traccia del periodo della dominazione estense, del Rinascimento. Era infatti una città di canna e di legno. Sconfitti e cacciati i Longobardi, Carlo Magno donò la città lagunare alla Chiesa. L’importanza strategica di Comacchio nella produzione e
commercio del sale, fece scoppiare la guerra contro Venezia (866), che durò per secoli: nel 932 le armate della Serenissima rasero al suolo il paese. Divenuto libero comune, nel 1325 gli abitanti fecero un atto di dedizione ai Duchi d’Este, che da quel momento governarono e gestirono i profitti delle valli, mentre la produzione del sale continuava ad essere ostacolata da Venezia. Dopo la devoluzione estense del 1598, Comacchio appartenne allo Stato Pontificio, nonostante le ribellioni dei cittadini. La forma attuale la città l’assunse a partire dal 1630 circa, per iniziativa della Santa Sede, che valorizzò lo sbocco a mare del ducato con ambizioni commerciali. La quasi totalità dei ponti di pietra risale a questo periodo e così altri edifici in pietra, tra cui la loggia in cui si immagazzinava il grano, il colonnato dei Cappuccini, ecc.
Viaggiando Le valli di Comacchio hanno sempre rappresentato la risorsa principale dell’economia locale e la loro gestione fu sempre al centro delle vicende storiche. Quando nel 1797 Napoleone si impadronì del paese e delle valli, i cittadini si ribellarono finché ottennero la vendita da parte della repubblica Francese alla cittadinanza di tutte le valli. La gestione si dimostrò difficoltosa: fenomeni di salsedine e morie di pesci costrinsero il comune a rivolgersi alla Camera Apostolica, la quale, nel 1853 la affida al Ministero delle Finanze. è poi da rammentare la vicenda di Garibaldi, che nel 1849 sbarcò a Magnavacca, chiamato poi Porto Garibaldi, con la moglie in fin di vita. I comacchiesi diedero loro rifugio (al Lido delle Nazioni c’è ancora il Capanno di Garibaldi), finché Anita morì in località Mandriole. Con la rotta del fiume Reno e la riduzione del pescato, il Governo cedette le valli al Comune, che dovette accollarsi i lavori di riassetto idrografico. Furono nel tempo intraprese varie opere di bonifica, già a partire dalla fine dell’800. Oggi sono 11.000 gli ettari allagati, mentre più di 60.000 sono stati strappati alle acque. Da questo momento l’economia cambia radicalmente: accanto alla pesca come fonte principale di guadagno si inseriscono l’agricoltura e il turismo balneare, sui sette lidi di Comacchio. A partire dagli Anni ‘80 la cittadina lagunare è meta anche di un turismo naturalistico, legato al Parco del Delta del Po, di cui Comacchio è il cuore. Ponti, canali, strade e case vivacemente colorate le conferiscono i connotati di vera città lagunare, quasi una piccola Venezia.
DA VEDERE
Il simbolo di Comacchio è il com-
plesso architettonico dei Trepponti, creato nel 1634 dall’architetto Luca Danesi, è costituito da cinque ampie scalinate (tre anteriori e due posteriori), culminanti in un piano in pietra d’Istria. Il Duomo di Comacchio, intitolato a San Cassiano, risalente all’VIII secolo d.C., comprendeva, in origine, tre navate, mentre oggi ha un’unica navata con dodici cappelle laterali. Al suo fianco si erge la torre campanaria. I ponti sono l’elemento qualificante del centro storico di Comacchio, dato che il centro abitato antico sorgeva su piccole isole collegate le une alle altre. Oltre ai Trepponti, un altro ponte notevole è il seicentesco “Ponte degli Sbirri”. L’ottocentesco Palazzo Bellini ospita la Galleria d’Arte Contemporanea, l’Archivio Storico, la biblioteca, e gli uffici dell’assessorato alle istituzioni culturali. Il Museo del Carico della Nave Romana ospita il relitto di una nave commerciale di epoca imperiale, riemersa nel 1989 durante i lavori di drenaggio di un canale. La nave, in eccezionale stato di conservazione, conteneva ancora tutto il carico (anfore con derrate alimentari, lingotti di piombo, alcuni tempietti votivi in piombo). L’intero carico nonché le attrezzature e l’abbigliamento dell’equipaggio sono esposti nel museo, insieme a una ricostruzione della nave. Tra i numerosi edifici storici di Comacchio si segnalano: i monasteri di Santa Maria in Padovetere (nella Valle Pega) e Santa Maria in Aula Regia (X secolo), la Torre dell’Orologio (risalente al Trecento), la Loggia dei Mercanti o del Grano, il vecchio Ospedale San Camillo, e il Loggiato dei Cappuccini, formato da 142 archi sostenuti da altrettante colonne di
marmo. Il Centro Visite del Parco del Delta del Po organizza escursioni nelle Valli di Comacchio, per mostrare le antiche pratiche di gestione della valle, pesca e marinatura delle anguille.
DA GUSTARE
Comacchio è ormai famosa in tutto il mondo grazie alle sue anguille marinate, che per secoli, assieme alla pesca e all’allevamento estensivo di numerose specie ittiche pregiate, hanno costituito il sostentamento dei comacchiesi. Ai primi del novecento nacque la Manifattura dei Marinati, struttura nella quale le famiglie di Comacchio lavoravano l’anguilla, cuocendo il pescato prima di immergerlo nella salamoia di aceto, sale e acqua, che ne assicurava la conservazione. A causa di un dissesto economico negli anni novanta la “Manifattura” fu chiusa per poi riprendere l’attività nel 2004 grazie all’istituzione di un Presidio Slow Food. Ogni anno sono prodotti numerosi quintali di anguille marinate, secondo la tecnica tradizionale delle valli, nella Sala dei Fuochi della Manifattura dei Marinati dove nel periodo autunnale - invernale è possibile assistere all’intero ciclo di preparazione dell’anguilla. La procedura tradizionale prevede quattro fasi principali di lavorazione: il taglio, la spiediatura, la cottura e il confezionamento. La cottura è il momento più importante di tutto il processo: l’arte di governare il fuoco e lo spiedo influisce sull’efficacia dell’intera lavorazione. L’anguilla così lavorata mantiene inalterate le proprie caratteristiche organolettiche per diversi mesi e l’abbinamento territoriale d’elezione è con un Fortana vivace del Bosco Eliceo.
Dove alloggiare con il tuo amico cane o gatto A testimonianza dell’amore e del rispetto per gli animali è possibile soggiornare nelle località menzionate con i nostri amici a quattro zampe. Su Internet potete facilmente trovare gli indirizzi utili. Buon Week-end Ciorba
da Alessandro
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A tavola con la veterinaria
Gelatina di arance amare
Barbara Becheroni Medico veterinario
Ingredienti • 1,5 Kg. di arance amare • 3,5 litri di acqua • 2,7 Kg di zucchero • il succo di 2 limoni
L
e arance amare sono i frutti della pianta di arancio priva di innesto, cioè selvatica. Non sono di facile reperibilità perché non sono in commercio. Si trovano negli aranceti poco curati, in cui qualche ramo selvatico è sfuggito alla potatura. Le arance amare sono molto belle da vedersi, di un arancione più carico delle sorelle provenienti da innesto, con la buccia più irregolare e lucida. Sono profumatissime, piene di noccioli, ma di gusto pessimo. Però, se trattate adeguatamente, si trasformano in una gelatina ottima, con un raffinatissimo retrogusto amaro, che sprigiona un aroma intenso e non comune.
Preparazione
L
avate le arance amare, quindi dividetele a metà e spremetele. Prendere i rimasugli della spremitura e i noccioli e porli in un sacchettino di mussola. Tagliate a fettine sottilissime tutte le bucce. Versare il succo e l’acqua in una pentola, unire le bucce tagliate a fettine e il
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sacchettino con i rimasugli di spremitura legato al manico della pentola. Fare sobbollire per circa due ore, finché le bucce diventano tenere e il liquido si è ridotto della metà. Togliere il sacchetto e spremerlo con cura tra due piatti, in modo da aumentare la quota di pectina. Unire lo zucchero e mescolare finché si
scioglie. Fare bollire a fuoco vivo per 15 minuti circa. Controllare la densità, fare intiepidire, versare nei vasi e coprire. La fatica di trovare le arance amare e di preparare in seguito la gelatina sarà premiata dalla prelibatezza rinchiusa in ogni vaso.
Info Utili
L’animale nel condominio N
egli ultimi anni il numero degli animali domestici che vivono nelle nostre case è aumentato considerevolmente. Ormai i pet fanno parte della nostra vita, ma questo legame affettivo che si instaura col proprio animale, se da un lato è espressione del livello di integrazione sociale raggiunto, dall’altro può rappresentare motivo di liti e controversie all’interno del condominio, nonché oggetto di esposti alla Polizia Municipale ed ai Servizi Veterinari delle ASL. La normativa che regolamenta questa materia, visti la forte sensibilizzazione ed il crescente coinvolgimento dell’opinione pubblica, deve necessariamente tutelare sia l’animale, la sua incolumità ed il suo benessere sia la persona che non desideri questa stretta convivenza. All’interno del condominio, la detenzione degli animali domestici è disciplinata dal Codice Civile, che detta regole nel Libro III “Della proprietà”, Titolo VII “Della comunione”, integrate dai regolamenti condominiali, la cui adozione diviene obbligatoria, ai sensi dell’art. 1138 c.c., se in un edificio vi sono più di dieci condomini. Il nostro ordinamento giuridico considera l’animale un oggetto (una “res”) e lo inquadra come un bene mobile. Per tale motivazione non si può impedire a nessun condomino di esercitare il suo diritto di proprietà, quindi di detenere un animale, a meno che ciò non sia espressamente vietato dal regolamento condominiale. Innanzitutto occorre precisare che esistono due tipi di regolamenti condominiali: quelli aventi natura contrattuale e quelli non aventi natura contrattuale (assembleari). I primi sono stabiliti ed approvati all’unanimità da tutti i condomini che, come decreta la Corte di Cassazione, possono infatti decidere di autolimitare il proprio diritto reale. Tuttavia, una volta accettata tale limitazione (appunto con il consenso di tutti), se un condomino decidesse, in seguito, di voler adottare un animale, non ha più titolo ad invocare la pienezza del suo diritto di proprietà, definitivamente compromessa dall’unanime accordo. In questo caso, al momento del rogito notarile l’acquirente sottoscrive di accettare il regolamento condominiale che diviene parte integrante dell’atto di compravendita. I regolamenti condominiali non aventi natura contrattuale, invece, non possono vietare la detenzione di animali domestici in quanto, essendo approvati a maggioranza e non all’unanimità, secondo la Corte di Cassazione risultano invalidabili, perché limitano il diritto di proprietà del detentore dell’animale che,
Dott.ssa Alessia Liverini Dott.ssa Francesca Bellini Medico Veterinario Dirigente Veterinario SUMAI ASL RMF ASL RMA
ovviamente, non ha approvato tale deliberazione assembleare (così Cass. Civ. 18.02.2011, n. 3705). La detenzione di un animale domestico all’interno del condominio presenta diversi vincoli: quelli relativi al disturbo acustico o ambientale, ma anche quelli relativi al divieto di uso improprio delle parti comuni. Infatti, in una sentenza, la Corte di Cassazione “(Cassazione civile, sez. II, 03 novembre 2000, n. 14353) stabilisce che il diritto di ogni condomino di usare e godere delle cose di proprietà comune a suo piacimento trova limite nel pari diritto di uso e di godimento degli altri condomini. Pertanto, non si può far circolare il proprio cane negli spazi comuni di un edificio in condominio senza le cautele richieste dall’ordinario criterio di prudenza e se risulta che la mancata adozione delle suddette cautele impedisce agli altri condomini di usare e godere liberamente di tali spazi comuni. è anche vero, tuttavia, che nessuna deliberazione assembleare può dettare regole che vadano a danneggiare l’animale, come per esempio il divieto di utilizzo dell’ascensore o delle scale: tali deliberazioni possono essere annullate presentando ricorso al Giudice di Pace. Infatti, come prevede l’art. 1117 del Codice Civile, si tratta, appunto, di parti comuni ed ogni condomino ha il diritto di usufruirne, nel rispetto delle norme di igiene e del decoro. Il detentore di un animale domestico in un condominio ha l’obbligo di non cagionare disturbo. I rumori molesti causati dagli animali, come l’emissione di odori sgradevoli, possono rappresentare fonti di disagio. L’inquinamento acustico è regolamentato dalla Legge 447/1995, che considera intollerabile il rumore che superi i cinque decibel durante il giorno e i tre decibel durante la notte. Ovviamente, il disturbo della quiete pubblica deve essere lamentato da più condomini, non da uno soltanto e deve essere sempre dimostrato da perizie tecniche di privati o di personale qualificato (es. della ASL). Durante il giorno, abbaiare è ritenuto un “diritto esistenziale” dei cani, per es. per segnalare al proprietario l’arrivo di estranei. Diverso, invece, è il rumore notturno, che impedisce alle persone di riposare e che prevede il risarcimento del danno subito, anche se a denunciarlo è una sola persona. La materia è disciplinata dall’art. 659 del Codice Penale e può divenire oggetto di provvedimenti giudiziari: sarà il giudice a valutare, caso per caso, il limite di tollerabilità del rumore lamentato, avvalendosi anche di consulenti tecnici, considerando gli orari e le caratteristiche della zona.
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Curiosità
Una difesa “ecologica” dalle zanzare
I
l periodo delle zanzare non è oggi limitato ai classici due mesi estivi ma, complici i mutamenti climatici, si allunga comprendendo parte dei mesi autunnali, soprattutto in città dove le temperature, a causa anche all’inquinamento urbano, sono spesso superiori alla media stagionale. Oggi buona parte della popolazione nutre timore verso un uso eccessivo della chimica nella nostra vita quotidiana. E così contro le zanzare non sono più necessari fornelletti elettrici, zampironi, ma killer volanti, i pipistrelli. Duemila zanzare sterminate in una notte. Questi mammiferi in Italia sono a rischio di estinzione per colpa di inquinamento, uso dei pesticidi e scomparsa, nelle città, dei luoghi in cui amano nascondersi. Per salvarli si può dare loro una casa, cioè approntando una casetta di legno, da appendere sul muro di un edificio o su un albero. Un luogo dove i pipistrelli andranno a riposare durante il giorno. Un progetto partito dal Museo di Storia naturale di Firenze, che è stato seguito da migliaia di persone, che hanno acquistato queste casette lasciandosi alle spalle tutti i pregiudizi che ancora circolano riguardanti questi animali e la loro potenziale pericolosità, soprattutto in qualità di vampiri. In Italia sono presenti circa 35 specie di chirotteri e purtroppo anche a livello europeo sono tra i mammiferi più minacciati. Le casette per pipistrelli che si trovano in vendita
sono il modello più adatto per gli ambienti urbani e sono disegnate in modo da non attirare altri animali, ad esempio grossi insetti. Durante le ore diurne le zanzare sono cacciate dalle rondini, da altri tipi di uccelli, dai rospi. Durante la notte questo compito spetta ai pipistrelli. Un chirottero medio di 20 grammi può predare in una sola notte da 50 grossi insetti a 10 mila moscerini. Duemila, invece, il numero di zanzare che potrebbe mangiare. In Italia questi animali ancora fanno paura, ma ricordiamo ancora come negli U.S.A. nella città di Austin, in Texas, nelle fessure di un ponte, il Congress Avenue Bridge, si è stabilita una colonia che oggi consta di 1 milione e mezzo di esemplari. Si tratta di una specie messicana di pipistrelli. Nelle notti d’estate migliaia di persone ogni sera si radunano attorno al ponte per ammirarne il volo. La colonia ha cominciato a formarsi negli anni ‘80 ed ha richiamato nuove presenze. La maggior parte degli esemplari è rappresentato da femmine, che ogni anno danno vita ad un solo cucciolo. Secondo un’indagine effettuata dai naturalisti locali, grazie alla presenza di questa colonia di animali gli agricoltori del posto non devono fare i conti con i danni alle colture provocati dagli insetti. Il risparmio per l’acquisto di pesticidi è di circa 103 mila dollari l’anno. L’introito per l’arrivo in città di circa 100 mila turisti supera annualmente i 10 milioni di dollari. A.C.
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Curiosità
Quando il gatto ama più il nostro vicino I
nostri amati gatti a volte sono anche fonte di piccole grandi dispute e controversie tra vicini. Non è infatti infrequente che un gatto, di per sé generalmente amante del girovagare, spesso accentuato nel periodo degli “amori”, esca da casa e venga ritrovato nella casa o nel giardino del nostro vicino. Un ricercatore inglese, esperto di comportamento animale, incuriosito da questo fenomeno e desideroso di comprenderne le ragioni, ha approntato uno studio ad hoc. Si è dotato di Gps e di minitelecamere ed ha messo sotto osservazione nove gatti per otto giorni, studiandone tutti i movimenti. Sono state sottoposte ad un’attenta analisi 150 ore di filmati e 768 ore di registrazioni Gps. Tutto questo materiale pazientemente ed accuratamente raccolto è stato poi messo a confronto con i resoconti di 300 proprietari di gatti. Alla fine di questa singolare e curiosa sperimentazione si è potuto comprendere che il gatto non si reca nel balcone o nel giardino del nostro dirimpettaio per fame o sete, ma perché è spinto dall’istinto di marcare il territorio. Questa indagine denominata “Le vite segrete dei gatti” e pubblicata da una rivista di salute animale della società Bayer mette in evidenza come i gatti che vivono in città sono più nervosi dei loro simili campagnoli e ciò è da porre in relazione con il fatto che il loro territorio è più ristretto e di conseguenza passano una maggiore quantità di tempo a proteggerlo da numerosi rivali. Si sottolinea inoltre come un gatto trascorra quasi 12 ore a
sonnecchiare, ma vigilando, in un luogo tranquillo, nel quale può tenere sotto controllo il proprio territorio. è stato constatato come la maggior parte dei felini, facenti parte della sperimentazione e che era libera di muoversi, evitasse il traffico e le strade rumorose. Negli otto giorni nei quali si è svolta la sperimentazione il 90% dei gatti monitorati non ha attraversato strade trafficate. Tale fatto ha contribuito in qualche modo a tranquillizzare i loro proprietari, che avevano espresso timori in merito al fatto che i gatti liberi potessero andare incontro ad incidenti. A.C.
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Curiosità
Il Gatto Blu di Cuba C uba non è solo una bella isola dei Caraibi, meta di numerosi turisti provenienti da tutto il mondo anche se afflitta da innumerevoli problemi di natura economica. è anche la patria di una particolare razza di gatti: il gatto «blu cubano», la sesta di questo genere in tutto il mondo. è stata presentata recentemente dall’Associazione amatoriale dei gatti di Cuba ed è caratterizzata dal possedere tratti somatici peculiari quali un pelo corto, un mantello colore grigio blu con riflessi argentati, notevole robustezza, taglia medio - grande. Gioca a suo svantaggio il fatto che la Federazione internazionale felina non la riconosce. Il presidente nazionale dell’ Associazione amatoriale dei gatti di Cuba e direttore del dipartimento di genetica dell’associazione parla in modo entusiastico di questa razza, affermando che si tratta di soggetti molto docili, socievoli, giocherelloni e che l’intervento dell’uomo per la sua realizzazione è stato molto modesto, rivolto cioè alla selezione dei migliori individui, ad ottimizzare l’accoppiamento negli incroci, mirando ad una differenzazione del potenziale genetico, in assenza di consanguineità e con elevata fertilità. L’Associazione amatoriale dei gatti di Cuba è sorta con l’obiettivo fondamentale di promuovere la conoscenza oltre a salute e benessere di questi animali, la diffusione e l’introduzione di nuovi esemplari e scopo non ultimo per importanza fornire consulenza agli allevatori. Ogni anno l’Associazione dà vita all’Avana alla popolare «Felina», un’esposizione internazionale frequentata da appassionati provenienti da tutto il mondo. Si deve anche sottolineare ad onor del vero che la parola blu è usata non del tutto correttamente per definire questi gatti. Ciò perché in pratica il colore è prevalentemente grigio. Le altre cinque razze conosciute come blu sono: il Korat originario
della Tailandia, il blu di Russia; il certosino; il Nebelung statunitense e il British blue. Per un certo tempo si è creduto che il gatto blu cubano piuttosto simile al gatto blu di Russia, di cui esistono non molti soggetti, fosse la stessa razza, ma l’Associazione cubana ha decisamente smentito che un qualche esemplare di tali gatti sia mai giunto dalla Russia a Cuba. Al momento attuale le “autorità” cubane riconoscono nove razze di gatti ed il presidente dell’Associazione felina citata a proposito del mancato riconoscimento di questa razza afferma di temere che tale situazione si inficiata da un’opposizione preconcetta soprattutto statunitense a motivo dei noti cattivi rapporti esistenti tra i due stati. A.C.
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Curiosità
E alla fine è arrivato anche il cane fluorescente G
li esperimenti scientifici non finiscono mai di stupirci. Tutti ricordiamo lo stupore e la sensazione suscitata nell’opinione pubblica mondiale dalla prima clonazione, la pecora Dolly. Molta acqua da allora è passata sotto i ponti. Ed oggi dal lontano, per così dire, Oriente ci giunge una notizia che ha veramente del sorprendente. Ricercatori sudcoreani hanno creato, sempre attraverso la tecnica della clonazione, Tegon, una cagnetta di razza Beagle, in grado di illuminarsi di verde fluorescente se esposta a luce ultravioletta. L’effetto si verifica allorché a Tegon è somministrato un particolare antibiotico a base di doxiciclina. Tegon è stata creata con gli stessi nuclei di cellule somatiche (ovvero le cellule che costituiscono il corpo di un organismo) utilizzate per dare vita a Snuppy, il primo cane clonato al mondo, nel 2005 sempre in Corea del Sud. Questo cucciolo era nato con parto cesareo, dopo una normale gravidanza, da una “mamma surrogato” di razza labrador. Il ricercatore che ha condotto la sperimentazione ha affermato alla stampa internazionale che la “creazione di Tegon apre nuovi orizzonti dal momento che il gene iniettato per far illuminare il cane può essere sostituito con altri responsabili di
malattie umane mortali”. Tra le affezioni di cui si parla dobbiamo annoverare malattie quali il Parkison e l’Alzheimer. Cani e uomini hanno in comune 268 geni e gli animali sono già stati usati come modelli per studiare la narcolessia (eccessiva sonnolenza diurna), particolari tipi di tumore come quello della mammella e la cecità. Gli animalisti italiani hanno reagito con allarme alle notizie giunte dalla Corea. Una portavoce della LAV ha infatti affermato che “Tegon è il simbolo dell’aberrazione mentale umana che propone inutili modelli sperimentali a spese di animali che non assomigliano più nemmeno a se stessi ma diventano mostruose marionette di un triste teatro”. Ha inoltre sottolineato come da parte dei ricercatori coreani “non viene menzionato il dato che i geni umani sono almeno 60 mila e i cromosomi 46 mentre nel cane ben 78, ottenendo una distanza genetica enorme che si traduce in diversità anatomiche, fisiologiche e comportamentali evidenti”. Per la Lav “è inaccettabile vedere autorizzati esperimenti inutili e immorali che utilizzano animali come semplici involucri smontabili e si allontanano irrimediabilmente dal lodevole fine della ricerca per la salute umana”. A.C.
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L’Oroscopo Capricorno PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Il vostro pet è rimasto ancora in vacanza, caldo o freddo non fa differenza. Lasciatelo libero e siate comprensivi, in fondo può permettersi ozio e comodità. …E PER GLI AMICI UMANI Grintosi e determinati. Saranno queste le caratteristiche necessarie per affrontare un periodo un po’ tormentato. Tranquilli però, i risultati alla fine si vedranno e sarete ricompensati.
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Acquario PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Vogliono sempre giocare, si circondano di amichetti e hanno paura a stare da soli. Non è che i cuccioli vi stanno chiedendo un
fratellino? …E PER GLI AMICI UMANI Si apre una fase propositiva e densa di spunti creativi. Lasciatevi tentare e osate soppesando sempre i pro e i contro delle scelte che farete. Le stelle suggeriscono novità in ambito lavorativo.
PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Quegli occhietti vispi e quel musetto tenerissimo diventano sempre più belli col passare del tempo. Avete mai pensato di iscriverlo ad un corso di bellezza? …E PER GLI AMICI UMANI L’egocentrismo non vi appartiene e preferite vivere con discrezione. In un paio di circostanze, però, sarete costretti a fare la “voce grossa” per raddrizzare situazioni spiacevoli.
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PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Ah... l’amore! Perchè sono così distratti? E quell’apatia quotidiana? Confusi, se ne vanno a spasso sospirando. La spiegazione è una: c’è chi gli fa battere il cuore. …E PER GLI AMICI UMANI Controllare i nervi sarà d’obbligo. In ufficio e a casa. al supermercato o in banca. Tante cose vi daranno fastidio ma dovrete mantenere la calma. Fate più attività fisica.
PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Un pelo liscio da fare invidia al vicino. È questo il desiderio nascosto del vanitoso amico a quattro zampe. Spazzolatelo con cura, non ve lo dirà mai ma gli piace da matti! …E PER GLI AMICI UMANI Mille progetti in cantiere e non sapete da dove cominciare. Fatto il primo passo, tutto il resto verrà da sé. Un consiglio: riallacciate i contatti con qualche vecchio amico che non sentite da tempo.
Cancro
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PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Non lo sgridate e banditi anche i rimproveri. Ha bisogno di imparare comportamenti e atteggiamenti con tanta pazienza. Aspettate e diverrà il cucciolo perfetto. …E PER GLI AMICI UMANI I pianeti sono allineati quindi, in teoria, è un periodo propizio. Finalmente vi metterete alle spalle ciò che avreste già dovuto dimenticare da un po’. La vostra rinascita può avere inizio.
PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Pasticcioni e maldestri. Mettete in preventivo e perdonate qualche marachella, in fondo non voleva rompere il vaso del salone e spaventare gli ospiti. …E PER GLI AMICI UMANI La strada è tortuosa e intricata ma non rinunciate proprio adesso. Continuate a perseguire l’obiettivo che avete in mente, costi quel che costi. E ricordate: una bugia a volte è detta a fin di bene.
PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Lui non dorme, medita. Lasciatelo pure filosofeggiare. Un po’ di sano relax non può che fargli bene e permettergli di recuperare tutte le energie. …E PER GLI AMICI UMANI Periodo buono per gli affari, va meno bene con le relazioni sociali e la vita famigliare. Però, nulla di cui preoccuparsi. Giove e Plutone sono dalla vostra parte, ve ne accorgerete.
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PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Ma quanto cresce il vostro amico peloso? Pensare che un attimo fa era ancora un cucciolo. Motivo per cui cambiargli cuccia e aumentare la portata delle pappe. …E PER GLI AMICI UMANI Dovrete stare sulla difensiva e, anche se malvolentieri, scendere a qualche compromesso. In tanti vi daranno consigli o vorranno decidere per voi. Darete nuovamente prova della vostra onestà.
PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Addio ai vecchi giochi e passatempi. Il piccolo vuole essere stimolato con nuove trovate, magari un cruciverba canino farebbe
al suo caso! …E PER GLI AMICI UMANI Dal punto di vista della salute tutto bene. Lavoro e amore nella norma. Non sono previsti grossi cambiamenti all’orizzonte. Attenzione però, cercate di movimentare mesi troppo piatti.
Sagittario PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… È inutile che tentiate di domare il suo carattere! Gli scorpioncini sono pet ribelli e anticonformisti. In una parola “unici”. E con un
cuore grande così. …E PER GLI AMICI UMANI Scoprirete un lato di voi che non conoscevate affatto e vi farà piacere scoprirvi “diversi”. Stanchezza e un pizzico di pigrizia vi accompagneranno nei prossimi giorni, reagite!
PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Anche il pet ha le sue esigenze: vuole la sua marca preferita di crocchette, il buongiorno mattutino e la passeggiata notturna nel viale. Non fatelo arrabbiare! …E PER GLI AMICI UMANI Siamo entrati in una fase scintillante grazie ad una complessa combinazione astrale. Non possiamo promettere soldi, successo e amore ma un po’ di serenità sì. Ed è ciò che serve di più.
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