e 12,00
Maggio Giugno 2015
anno IV n.03
ESTRATTO
FOTO
IMAGING
VIDEO
FINE ART
STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA
Elliott
Erwitt
L’ultimo click di Lanfranco Colombo Ci ha lasciato in un click, il mese scorso. La sua è stata una vita dedicata alla fotografia: nei modi, nelle idee, nella signorilità, in quella passione fertile e mai venuta meno.
Di Lanfranco Colombo dobbiamo conservare l’esempio, oltre al ricordo: per quello che ha fatto, con dedizione. Prima autore, poi gallerista, editore, critico, collezionista, negli anni sessanta ha aperto uno dei primi spazi d’Europa interamente dedicato alla fotografia. In essa si sono susseguiti i grandi del tempo, le firme delle copertine di Life o Time; ma anche quei giovani che sarebbero diventati famosi, dopo. Lanfranco ha restituito all’immagine scattata una dimensione artistica spesso negata o sottaciuta; e dalle sue parole comprendiamo l’importanza che lui le ha sempre attribuito: “La fotografia per me ha voluto dire investire emozioni e denaro non attendendo ritorni, questo mi dà gioia ancora oggi; un modo sicuro di leggere le persone, quindi la vita”. “Investire un patrimonio per darlo ed essere felice”. Mancherà a noi, ma soprattutto alla fotografia. Grazie Lanfranco
(
Mosè Franchi “Nei momenti più tristi e invernali della vita, quando una nube ti avvolge da settimane improvvisamente la visione di qualcosa di meraviglioso può cambiare l’aspetto delle cose, il tuo stato d’animo. Il tipo di fotografia che piace a me, quella in cui viene colto l’istante, è molto simile a questo squarcio nelle nuvole. In un lampo, una foto meravigliosa sembra uscire fuori dal nulla”. Elliott Erwitt
(
Dove trovare Image Mag 2 EMME FOTO Via Sorio, 19 A - PADOVA (PD) www.2emmefoto.com
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HI-END
Lytro
64. LYTRO ILLUM
24. ADELIO BAJARDI LA MILANO CHE CAMBIA
I raggi di luce della realtà.
30. STEFANO FRATTINI
Pentax
36. GIANCARLO BERGAMASCO
66. PENTAX K3 II
COVER STORY
PORTFOLIO
Il sensore che si muove.
Nikon
67. NIKON D7200
L’eccelenza a portata di mano.
E-Q-O, IL PROGETTO
ELEGANZE CONTRAPPOSTE
42. SELENA CHINNICI LO SGUARDO DAL CIELO
48. STEFANO MALLUS CORTESIE PER GLI OSPITI
54. FRANCK-ALEXANDRE ROZET LE TRAIN DES PIGNES
Elliott Erwitt 4. SCATTI PERSONALI L’uscita in libreria di “Scatti Personali” ci offre l’opportunità di riflettere sull’opera del famoso fotografo. Di lui conosciamo tante icone; ma affrontare una sua pubblicazione è cosa ben diversa, perché la fotografia che ci restituisce è tutt’altro che semplice, solo nel momento in cui ci mettiamo a guardarla.
L’ALTRA COVER STORY
Progetto grafico Visiva S.r.l. - www.visiva-adv.it
www.imagemag.it Direttore responsabile Mosè Franchi Comitato editoriale Mosè Franchi, Roberto Mazzonzelli, Stefano Messina, Massimo Reggia, Lido Andreella
pagina due
Realizzazione grafica Gino Durso Davide Lanzino Ilaria Nigro Stampa Cortona Moduli Cherubini S.r.l. Image Mag è una pubblicazione Consorzio Gruppo Immagine
HI-PHOTO 60. DE RERUM NATURA
PHOTOPGURU 68. IMPARIAMO DAI GRANDI
Dove, come e quando della fotografia naturalistica.
Richard Avedon.
PARLO DI ME
UNO DI NOI
62. FRANCESCO CITO
Il solo peccato di presunzione è che quella foto non cambierà mai il corso della storia.
Fulvio Roiter
72. DENNIS HOPPER
Dennis Hopper, regista e interprete di Easy Rider, amava molto la fotografia.
16. CON LO SGUARDO DA RAGAZZO
1. EDITORIALE
Incontriamo Fulvio Roiter al Lido di Venezia, dove abita con la moglie Lou Embo (fotografa anch’essa), conosciuta in Belgio nel 1959. Da subito ci colpisce l’entusiasmo, persino una “prepotenza” antica e simpatica: nel lessico e nella gestualità. Ci affascina il racconto che ci dedica, a volte spezzettato da aneddoti; dove la vita (la sua) scorre come in un film.
14. CAFÉ FOTOGRAFICO
Redazione Consorzio Gruppo Immagine Viale Andrea Doria, 35 20124 Milano Tel. 02/23167863 e-mail: info@imagemag.it
Notizie, anticipazioni e libri da non perdere.
70. EVENTI & MOSTRE
Mostre, eventi, manifestazioni, fiere, workshop e seminari. I principali appuntamenti per i prossimi due mesi.
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pagina quattro
SCATTI PERSONALI
ERWITT
© foto di Elliott Erwitt
paginacinque
COVER STORY I GRANDI PROTAGONISTI DEL PALCOSCENICO FOTOGRAFICO
L
’uscita in libreria di “Scatti Personali” (Elliott Erwitt, Ed. Electa) ci offre la gradita opportunità di riflettere sull’opera del famoso fotografo di Magnum. Di lui conosciamo tante icone e spesso ne parliamo con amici e appassionati; ma affrontare una sua pubblicazione è cosa ben diversa, perché la fotografia che ci restituisce è tutt’altro che semplice, solo nel momento in cui ci mettiamo a guardarla. Troppo spesso ci siamo soffermati sul lato ironico e umoristico dell’autore, così abbiamo tralasciato quella parte sentimentale ed emozionale che le immagini avrebbero lasciato trasparire solo a uno sguardo più attento e rigoroso. C’è poi da considerare l’aspetto tecnico, assolutamente da non sottovalutare nel caso di Erwitt. Lui è stato in grado di catturare senza sforzo le ironie della vita con una facilità solo apparentemente casuale. E l’umorismo, che tanto siamo in grado di vedere nei lavori del nostro, non riguarda solamente le situazioni che gli si sono parate davanti, è una struttura estetica, formale, una visione del mondo complessa. Le fotografie di Elliott sono strepitose per questo motivo e sin dall’aspetto formale, sempre perfetto: tracciano una linea netta tra il nostro sguardo e quanto gli occhi del fotografo ci fanno vedere. Tempo addietro, in una cena con amici, ci siamo detti come sarebbe stato bello poterci curare la biblioteca a vicenda: tra letteratura, saggi e fotografia. Si è parlato di Lev Nikolaevic Tolstoj e altri classici, di Calvino assieme a molti autori; ma in fotografia, l’eco è stato unanime: in una biblioteca non può mancare una pubblicazione di Elliott Erwitt. È una questione culturale, ma anche di sopravvivenza. Il nostro riavvicina alla fotografia chiunque voglia affrontarla: l’appassionato, come l’agnostico; e non si tratta di una facilità alla lettura, bensì di quella leggerezza profonda che guida a comprendere, restituendo anche il gusto di guardare, di voltare pagina, per arrivare fino in fondo: all’ultima immagine. Il risultato non è da poco: per raggiungerlo occorre umiltà e ironia nei confronti di se stessi, tanta simpatia, generosità e indulgenza nei confronti degli altri; ma soprattutto un’intelligenza infinita, quella che permette di sovvertire l’ordine delle cose. Erwitt ha pubblicato e mostrato centinaia di sue fotografie; e noi le abbiamo sempre guardate con golosità. Alla fine di una sua mostra, avremmo voluto ricominciare; così all’ultima immagine di un suo libro. I suoi scatti ci mancano sempre, perché ci portano altrove, lontano, dove l’umorismo va a braccetto con la malinconia e l’umanità. Conoscere Erwitt significa entrare in una sindrome di astinenza, difficile da curare se non con la sua guida e lo sforzo che ci comporta. Il nostro ci avvicina al significato delle sue icone, ma alla fine siamo soli: in un ultimo chilometro dove spesso ci guardiamo indietro, alla ricerca del fotografo, ma soprattutto dell’amico e, quindi, dell’uomo.
pagina sei
ERWITT È STATO IN GRADO DI CATTURARE SENZA SFORZO LE IRONIE DELLA VITA CON UNA FACILITÀ SOLO APPARENTEMENTE CASUALE
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STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA
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pagina sedici
L’ALTRA COVER STORY NUOVE TENDENZE ALLA RIBALTA DELLA FOTOGRAFIA
CON LO SGUARDO DA RAGAZZO Incontriamo Fulvio Roiter al Lido di Venezia, dove abita con la moglie Lou Embo (fotografa anch’essa), conosciuta in Belgio nel 1959. Da subito ci colpisce l’entusiasmo, persino una “prepotenza” antica e simpatica: nel lessico e nella gestualità. Ci affascina il racconto che ci dedica, a volte spezzettato da aneddoti; dove la vita (la sua) scorre come in un film. La carriera di Roiter inizia nel dopoguerra: nell’Italia che ancora non telefona e che continua ad andare in treno. Siamo prima del boom, per intenderci, e lui va a Venezia (da Meolo, il paese natio), spinto da un ritaglio di giornale, per partecipare alle riunioni della “Gondola”. Da lì sarà un’ascesa continua, per un fotografo sempre in viaggio: dalla Sardegna all’Andalusia, dal Brasile al Belgio, e poi in Portogallo, in Persia, in Turchia, Messico, Libano, Spagna, Irlanda, e pure altrove. Roiter è anche diventato l’emblema del fotografo di Venezia, soprattutto dopo aver pubblicato “Essere Venezia”, il libro che rappresenta il più grande successo editoriale da quando esiste la storia della fotografia: 700.000 copie. “Con quel nome diventerà famoso”, gli avevano predetto alla “Gondola”, forse per via dell’assonanza con la nota agenzia; e lui porterà la propria gioventù in giro per il mondo, senza mai voltarsi. Le sue immagini, di gusto italico, avranno un rispetto particolare per i lavori umili, senza però avere mai un atteggiamento sociale o retorico. Probabilmente, oltre se stesso, ha fatto viaggiare la sua Venezia, quella delle barche (quante ne ha ritratte nella sua carriera!) e del treno che lo ripotava a Meolo. Fulvio Roiter è ancora oggi il ragazzo di allora, ecco tutto; quello che convinceva i genitori a farlo partire per la Sicilia. Soprattutto non è cambiato il suo sguardo, quello che cerca e pretende: senza voltarsi mai a cercare conferme o consapevolezze. Forse è solo più esperto, ma nulla più: “Perché l’età”, ci dice, “Non sono gli anni che abbiamo, ma quelli che ci restano da vivere”.
© foto di Fulvio Roiter
paginadiciassette
PORTFOLIO Adelio Bajardi
LA
MILANO CHE CAMBIA “Milano vicina all’Europa”, così debutta la canzone di Lucio Dalla che porta il nome del capoluogo lombardo. Più avanti dirà: “Ti fa una domanda in tedesco e ti risponde in siciliano”. Sì, perché quella città è sempre stata globale, in perenne metamorfosi, senza rimpianti sul proprio divenire: mai uguale e sempre diversa. Molti, vivendola, ne provano un senso d’angoscia, alle volte d’oppressione; ma la responsabilità non è dell’urbe, tantomeno del lavoro che lì vive per vocazione. Sono i tempi a spaventare, forse anche i modi; per cui alle volte è difficile riconoscersi tanto il cambiamento è stato celere e battente. Oggi Milano ha cambiato prospettiva, generando un nuovo orizzonte. Per apprezzarlo, dobbiamo guardare all’insù, verso il cielo. Non è solo una questione costruttiva, ma principalmente d’idee; forse motivate da una fierezza antica. Adelio Bajardi, che tanto ha narrato la città meneghina, non si è lasciato sfuggire l’occasione, quella di tessere un racconto nuovo, con le regole di sempre: un’attenta composizione, sommata alla sapiente scelta dell’inquadratura. Ne resta fuori il superfluo, l’orpello che non serve. Geometrie e prospettive si dipanano schiette: ora compresse, in altre occasioni allargate. Adelio e Milano quasi si danno del “tu”, in un rapporto che è più che vicendevole. La città rinnova la propria magia e il fotografo ne traduce la pozione. È sempre stato così e oggi non poteva essere diversamente.
pagina ventiquattro
Š foto di Adelio Bajardi
paginaventicinque
PORTFOLIO Stefano Frattini
E-Q-O il PROGETTO Quando siamo sporchi, ci laviamo;
alludono al nostro quotidiano,
riflessione libera e onesta su chi
e talvolta lo facciamo anche
ci prendono in giro e a noi non
e cosa siamo, ma soprattutto su
quando siamo puliti. Il progetto
rimane che fare una “equa”
dove stiamo andando: con un
E-Q-O diventa la metafora di
riflessione. Alla base di questo
pizzico di libertà in più dai nostri
un gesto, attraverso la scoperta
progetto c’è l’ironia, in una
pregiudizi e dalle regole che ci
di un micro mondo parallelo,
miscellanea di colori. La speranza
pervadono. Del resto: “Di ogni
dove regna l’ironia. Gli oggetti
dell’autore è che, passando per
cosa può essere vero anche il suo
diventano
un sorriso, possa nascere una
esatto contrario”.
pagina trenta
figure
retoriche
e
Š foto di Stefano Frattini
paginatrentuno
PORTFOLIO Giancarlo Bergamasco
Eleganze Contrapposte “Purché sia elegante”, questo pare dirci Giancarlo con le sue immagini. Quella che ci propone è una ricerca assidua (che immaginiamo gigantesca, nell’archivio) circa la femminilità, indagata a dovere: correndo su quel filo che ci permette di guardare senza dissenso, con piacere. È l’eleganza a vincere: dichiarata dall’autore e manifestata nelle immagini; fatta vivere, peraltro, col gioco delle ambientazioni, delle scene che divengono. In poche parole, noi che guardiamo siamo guidati al significato di ogni scatto perché connotato con
pagina trentasei
precisione, senza sbavature. I corpi nudi, vivono in quadri d’esposizione; e questo rappresenta un grande aiuto per la nostra curiosità, soddisfatta sin da subito da una scenografia alle volte filmica e in altre occasioni simbolica. Il lavoro di Giancarlo regge bene, ecco tutto. Quasi si trasforma in un racconto dai risvolti repentini e inimmaginabili. Il gioco delle contrapposizioni funziona e invita lo sguardo. Per il resto, l’eleganza vince sempre e su tutto e in ogni esposizione. Si tratta di un merito.
Š foto di Giancarlo Bergamasco
paginatrentasette
PORTFOLIO Selena Chinnici
LO SGUARDO DAL CIELO
Osservare il mondo dall’alto, non percepire più la fatica nelle gambe e nelle ossa, sentire l’aria gelida nei polmoni, la brezza di monte che ti accarezza il volto e che ti riempie il cuore e l’anima di uno spettacolo unico e irripetibile. Questa è la montagna vera, quella che ti entra nel sangue, che ti fa superare la fatica, la malavoglia; e che ti spinge sempre più su, per ammirarla nella sua forza. E dove l’immenso ti pervade, lassù, sulla vetta più alta, ti senti un eletto, perché puoi capire oltre che guardare. Selena, con le sue immagini, ci ha spiegato tutto.
pagina quarantadue
Š foto di Selena Chinnici
paginaquarantatre
PORTFOLIO Stefano Mallus
Cortesie per gli
ospiti
pagina quarantotto
A volte lascio alla luce del sole la magia di “disegnare” le mie foto, altre volte invece
mi piace creare ed allestire dei piccoli ambienti in cui posso dare sfogo alla creatività.
Ne è un esempio il mio progetto “Cortesie per gli ospiti”, nel quale i protagonisti sono piccoli animali trovati in giardino che diventano modelli per qualche minuto interagendo col nostro mondo. Ovviamente nessun piccolo ospite è stato maltrattato come in ogni buon
rapporto di vicinato che si rispetti. Questo è il mio amore per le bellezze della natura, la vera unica artista suprema.
Le meraviglie della natura sono lì, ma a volte ci vogliono gli occhi della passione per vederle.
Stefano Mallus
© foto di Stefano Mallus
paginaquarantanove
PORTFOLIO Franck-Alexandre Rozet
Le
Train Des
Pignes
Š foto di Franck-Alexandre Rozet
pagina cinquantaquattro
ranck- Alexandre, attraverso la fotografia, non cerca solo di dimostrare le proprie aspirazioni personali, ma piuttosto di cogliere il momento nel quale il suo “soggetto” raggiunge la più alta espressività. L’elemento primordiale scaturisce dall’incontro, dal rapporto umano. In seguito interviene l’insieme degli “attrezzi”, quelli che permettono di modellare l’immagine, l’inquadratura e soprattutto la luce. “La luce racconta la storia come il silenzio racconta la musica” (Alain Gerber). Questa metafora un po’ sibillina, e peraltro così giustificata, simbolizza la concezione che l’autore ha della fotografia: cogliere e mostrare il momento in cui l’immagine rappresenta “L’uomo e la macchina” prima ancora che se stessa. Il soggetto principale é sempre l’uomo, mentre il treno a vapore non é che il rivelatore; per i membri dell’equipaggio, la macchina é una parte importante della vita. Un tale impegno li porta a essere più di un gruppo, a costituire cioè un’autentica famiglia. Di quest’ultima fa parte anche la locomotiva! Si chiama “la Portoghese” (in ragione delle sue origini), mentre la precedente portava il nome “Lulù”. Manovratori e meccanici sono al servizio di questo mostro di acciaio (60 tonellate, 700 cavalli). Carico del carbone, accensione e mantenimento del fuoco, ingrassaggio, pulizia e smaltimento della fuliggine: ogni viaggio richiede numerose ore di lavoro. Le fotografie che vediamo vogliono mostrare dal “didentro” la densità dell’attività e la forza delle relazioni generate da questo lavoro condiviso. Nessuna foto é posata.
F
Materiale utilizzato Per un’immersione in un soggetto senza tempo, si è imposta la scelta del bianco e nero e di un semplice materiale a pellicola. Contax Aria 28 mm e 50 mm, raramente uno zoom 80-200mm. Film Kodak Tri-x e T-MAX 3200.
paginacinquantacinque
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STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA
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