Image Mag anno V numero 01 - Estratto

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e 12,00

Gennaio Febbraio 2016

anno V n.01

ESTRATTO

FOTO

IMAGING

VIDEO

FINE ART

STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA

Frank

Horvat


Sfogliando alcune riviste, ci siamo imbattuti in un dato sorprendente: il 25% della Generazione Z, nel 2014, ha abbandonato Facebook. Si tratta d’individui giovani, tra i 13 e i 17 anni, che comunque hanno giudicato “da vecchi” il social dei “Like”. Roba da non credere! Noi, come “migranti digitali”, ci siamo visti catapultare direttamente nella preistoria. Pensare che tanto avevamo fatto per ricercare amici e parenti nella rete, evitando anche di telefonare! Niente, una comunità è stata rinnegata in un attimo, peraltro con delle motivazioni profonde: una privacy non rispettata e altre cose del genere; all’orizzonte altri social e numerose “App”, alla ricerca del meglio, del mondo perfetto. Sempre da “migranti digitali” (se non peggio) ci siamo chiesti

ARRIVEDERCI CESARE

quale futuro si possa costruire se non si accetta il bene e il male di quanto si sta vivendo. La stessa nostra vita ci ha insegnato come solo dal contrasto possa nascere il nuovo, persino col conflitto. Non s’innova modificando lo strumento, bensì vivendolo e migliorandolo. In realtà, siamo noi a doverci modificare, proprio per essere “social”. Facebook viene dopo. La fotografia? È aggregante e può aiutarci: qui, come in tante altre cose. Sicuramente può creare presupposti e memoria storica, evitando che opinioni e pensieri s’inviluppino in un mare enorme e non più consultabile, al primo cambiamento di metodo.

Mosè Franchi

Sono in tanti ad avvisarci: Cesare Colombo ha chiuso gli occhi da fotografo, lasciandoci soli. Ora vigila sulla sua Milano da dove guarda chi non c’è più. In tanti lo avranno aspettato là, e molti lo stanno già rimpiangendo, quaggiù: tra noi; amici che come lui hanno abitato la scena delle immagini per decenni. Mancherà a molti, comunque, anche alla fotografia tutta, che si accorgerà di aver perso un interprete mosso da una curiosità sempre attenta. A lui il nostro saluto.

editoriale

Per un nuovo mondo social


COVER STORY

L’ALTRA COVER STORY

Frank Horvat

Fabio Lovino

Incontrare Horvat è stato un privilegio. Novantenne, alto, quasi atletico, ci ha risposto con voce ferma e sicura. Una mentalità lucida l’ha reso sempre pronto a cavalcare il cambiamento, senza adattarsi. La sua vita è coincisa con l’evolversi della fotografia, che lui ha affrontato con entusiasmo, semplicemente cogliendo un futuro subito percorribile, a portata di mano.

Fabio è un ritrattista nato, di talento. Crediamo che la sua bravura nasca dal riuscire a dedicare uno spazio a ciascuno dei suoi soggetti: “de localizzando” (psicologicamente) il momento del click, l’istante della fotografia. È come se coloro che posano per lui si liberassero di qualcosa che non appartiene a quel tempo, diventando più veri, comunque protagonisti di ciò che stanno facendo.

EDITORIALE

PARLO DI ME

PHOTOPGURU

PORTFOLIO

Il lato social della fotografia.

Il campione, l’impresa, la leggenda.

Robert Mapplethorpe.

COL PIEDE GIUSTO

4. L’ENTUSISMO CONTAGIOSO

1. PER UN NUOVO MONDO SOCIAL

CAFÉ FOTOGRAFICO

14. PERSONE, FATTI, CURIOSITÀ Notizie da non perdere.

HI-PHOTO

60. IL RITRATTO OGGI

Il ritratto in casa va rivisitato. Sovvertiremo un po’ le regole, o comunque abbatteremo qualche pregiudizio: uno studio fotografico casalingo non è un ripiego, bensì un’opportunità.

­­

62. ALESSANDRO TROVATI

ORIZZONTI FOTOGRAFICI 64. A MARIO DONDERO...

Il saluto di Francesco Cito.

66. FOTOGRAFIE DEL 2015

Direttore responsabile Mosè Franchi Comitato editoriale Mosè Franchi, Roberto Mazzonzelli, Stefano Messina, Massimo Reggia, Lido Andreella

pagina due

68. IMPARIAMO DAI GRANDI

EVENTI&MOSTRE

70. DA VEDERE & PER PARTECIPARE

Mostre, eventi, manifestazioni, fiere, workshop e seminari.

Voglia di reportage.

QUESTIONE DI LIBRI

67. LA BIBLIOTECA CHE VORREI I testi che non dovrebbero mai mancare nei nostri scaffali.

Progetto grafico Visiva S.r.l. - www.visiva-adv.it

www.imagemag.it

16. LO SGUARDO DELL’ANIMA

Realizzazione grafica Gino Durso Davide Lanzino Ilaria Nigro Stampa Cortona Moduli Cherubini S.r.l. Image Mag è una pubblicazione Consorzio Gruppo Immagine

UNO DI NOI 72. WIM WENDERS

Esponente di spicco del Cinema Tedesco, si è dedicato alla fotografia intensamente, quale mezzo espressivo, dimostrandosi fotografo di grande talento.

Redazione Consorzio Gruppo Immagine Viale Andrea Doria, 35 20124 Milano Tel. 02/23167863 e-mail: info@imagemag.it

24. VALENTINO TONINI 30. THILINI GAMALATH PASSIONE MODA

36. ENZO MISTRETTA BIRMANIA RISCOPERTA

42. MARCO ESPERTINI

LA REGOLA DEI CONTRASTI

48. LUCA ROSSATO VITA DA CIRCO

54. STEFANO MOLASCHI I SETTE VIZI CAPITALI

Prezzo copia 12,00 euro. Arretrati 20,00 euro. Abbonamento a 6 numeri: ritiro in negozio Photop 42,00 euro / spedizione postale 62,00 euro Image Mag è una testata registrata presso il Tribunale di Milano con autorizzazione n. 237 del 1 Giugno 2012

Distributore esclusivo per l’Italia Consorzio Gruppo Immagine Periodicità Bimestrale

È proibita la riproduzione di tutto o parte del contenuto sen­za l’autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore è a disposizione per regolare i diritti delle immagini i cui titolari non siano stati reperiti.


L’ENTUSIASMO CONTAGIOSO

pagina quattro

HORVAT


Š foto di Frank Horvat

paginacinque


COVER STORY I GRANDI PROTAGONISTI DEL PALCOSCENICO FOTOGRAFICO

N

e è valsa la pena. L’estate scorsa Frank Horvat ci ha proposto di fargli visita a Cotignac, in bassa Provenza. Abbiamo accettato l’invito. Ricorderemo molto di quell’incontro: la luce dei luoghi, il verde, le vigne, l’emozione; anche quella strada sterrata difficile a guidarsi. Frank, dopo averci accompagnato al telefono, ci aspetta nell’aia. Entriamo in casa: ne è valsa la pena. Un gatto ci passa tra le gambe, sulle scale; e arriviamo al suo studio. Sulla scrivania, un computer e tanta tecnologia. Frank Horvat non tradisce l’età. Alto, quasi atletico, risponde con voce ferma e sicura, guardandoti negli occhi. Ci si rende conto, però, che è la sua mente a essere lucida e agile, pronta com’è a cavalcare il cambiamento, e non ad adattarsi a esso. Lui ci spiega che la sua vita è coincisa con l’evolversi della fotografia, che lui ha affrontato con entusiasmo. Ci rendiamo così

pagina sei

conto di aver perso tanto tempo nel considerare il passato e il presente, dimenticando che il futuro percorribile era già lì, come Horvat aveva intuito. Ne è valsa la pena, quindi; anche solo per capire. La fotografia non è più facile, perché una buona immagine rappresenta pur sempre un piccolo miracolo; che poi sia l’istante decisivo, poco importa: alle volte occorre il coraggio per non premere il bottone e aspettare che l’energia cresca dentro di noi. Ne è valsa la pena. Ci è piaciuta anche la sincerità, quella franchezza elegante con la quale il fotografo ci ha mostrato i suoi progetti di modernità. Quanto diceva in un certo senso era già stato e la sfida ripartiva, tra desiderio e curiosità. Ne è valsa la pena, e ricorderemo a lungo quel gigante che ci salutava allo specchietto. Dopo, la Provenza ci ha accompagnato per un po’, con l’emozione che è arrivata fino a casa nostra, assieme alla voglia di fotografia. L’entusiasmo è contagioso: ne è valsa la pena.

Horvat, quando ha iniziato a fotografare? Nel ’45, avevo diciassette anni. Non ho mai conosciuto la passione, però. In una mia autobiografia ho scritto che se, alle porte del paradiso o dell’inferno, mi avessero chiesto cosa ho fatto nella vita, l’ultima risposta che avrei dato sarebbe stata “fotografo”. Perché negare un passato professionale? Mi piace essere un fotografo, ne sono contento; ma non mi sembra essenziale. Ci sono altre cose più importanti? Ciò che accade attorno a me; e poi avrei voluto scrivere. Oggi comincio a riuscirci, un tempo non ero sicuro. Come ha curato la sua formazione? Da solo, come autodidatta. Del resto non so a cosa possa servire una scuola di fotografia. Lì s’impara la tecnica, che rischia di appiattire i risultati.


FOTO

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STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA

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L’ALTRA COVER STORY NUOVE TENDENZE ALLA RIBALTA DELLA FOTOGRAFIA

LO SGUARDO DELL’ANIMA

Purtroppo incontriamo Fabio Lovino di sfuggita. Avremmo voluto essere a Roma, nel suo studio, magari durante lo “shooting” di un’attrice. Sì, ci ricordiamo tutte le trasmissioni dedicate a lui: quelle andate in onda, anni addietro, su FOX Life (“Photo Call”), dove Fabio era appunto al lavoro. Ci piacquero, quegli istanti televisivi, perché abbiamo conosciuto (e riconosciuto) quanto discusso durante l’incontro. Fabio è un ritrattista nato, di talento potremmo dire: è il clima che instaura a dircelo, anche il senso di agio che traspare dal suo loft romano. Tutte le attrici parlano di loro stesse, anche sollecitate dal fotografo; Laura Chiatti dice di puntare sempre tutto sullo scherzo, quasi a svelare un lato della propria intimità, come dal medico o di fronte all’analista. Crediamo che la bravura di Fabio nasca da questo, dal riuscire cioè a dedicare uno spazio a ciascuno: “de localizzando” (psicologicamente) il momento del click, l’istante della fotografia. È come se i soggetti ritratti si liberassero di qualcosa che non appartiene a quel tempo, diventando più veri: comunque protagonisti di ciò che stanno facendo. E Fabio? Sempre lui, uguale, coerente; in grado di saltare da una fotocamera all’altra a seconda di quello che vuole. C’è dell’altro, quindi: che non è solo abilità o competenza. Fabio ha saputo contaminarsi con dell’altro, culturalmente intendiamo: trattenendo tutto. La musica stessa (altra sua passione “attiva”) non è avulsa dalle immagini o, almeno, dal modo di ottenerle. Un musicista (e lui lo è) ha forze anche centripete, capaci di attirare ascolto e sguardo. Forse qui sta il segreto di Fabio: l’immagine che costruisce non è una recita di un soggetto, ma l’interpretazione di colui che sta guardando. Magari solo se stesso.

pagina sedici


Š foto di Fabio Lovino

paginadiciassette


PORTFOLIO Valentino Tonini

Š foto di Valentino Tonini

pagina ventiquattro


paginaventicinque


PORTFOLIO Thilini Gamalath

PASSIONE MODA Abbiamo sempre nutrito una forte considerazione per la fotografia “di moda”, per più ragioni. Innanzitutto, quello tra immagine e stile, rappresenta da sempre un sodalizio che si è alimentato da solo, restituendoci poi autori entrati a pieno titolo (e con merito) nella storia della fotografia. Siamo altresì convinti che non esista una sola fotografia “di moda”, ma diversi modi per interpretare lo stile e i gusti. Del resto il fashion (un sinonimo) muta in continuazione, in parallelo con la società, mettendo alla frusta gli autori che lì desiderano operare. Abbiamo compiuto un’analisi fugace dei generi “moda”, per arrivare alla domanda: le fotografie di Thilini? Imprevedibili, per forma e contenuto. Meravigliano per ragioni diverse, a seconda degli scatti. In alcuni di questi è riconoscibile una teatralità (alla Cecil Beaton?), in altri la provocazione, in diversi la perizia della ritrattistica; da tutti emerge cura e dettaglio, passione potremmo dire: come lei stessa ci suggerisce. Thilini osserva un mondo che avrebbe voluto far suo e che oggi raggiunge tramite la fotografia, con impeto e pulsione. Lei è di casa nella moda, e lo si intuisce facilmente.

pagina trenta


Š foto di Thilini Gamalath

paginatrentuno


PORTFOLIO Enzo Mistretta

Birmania Riscoperta

pagina trentasei


Enzo si è recato in Birmania poche settimane prima delle storiche elezioni dell’8 Novembre 2015. Al suo fianco vi era, come sempre, la compagna Elena: un valido aiuto col quale condivide i pesi dell’attrezzatura fotografica, ma anche emozioni e stanchezze. Il viaggio, zaino in spalla, è durato venti giorni, tra piogge, Monaci, estenuanti spostamenti in treno e pulmino, scuole e orfanotrofi. Durante il viaggio, Enzo ed Elena hanno suddiviso il lavoro fotografico in vari reportage differenti, i principali dei quali riguardavano la vita dei Monaci, elemento essenziale e pregnante della vita birmana, e “la via del thè”. Quest’ultimo, dal racconto che ci hanno restituito, è risultato molto impegnativo. Per riuscire a fotografare le donne che raccolgono il thè hanno preso un treno da Mandalay a Hsipaw, con uno spostamento della durata di 12 ore. Da lì si sono spostati a piedi, addentrandosi nella Giungla per quasi 30 km fino a raggiungere un villaggio a 1500 metri di altezza, dove era più di un anno che non vedevano turisti o stranieri. Le parole dei due non nascondono l’entusiasmo: “Viaggiare è il modo più bello per conoscere il mondo; e la fotografia aiuta a trasmettere al meglio ciò che gli occhi sono in grado di vedere”.

© foto di Enzo Mistretta

paginatrentasette


PORTFOLIO Marco Espertini

REGOLA DEI CONTRASTI LA

Indaga, Marco: scava, scruta, osserva. Lo fa, crediamo, quasi naturalmente. È un suo atteggiamento nei confronti della realtà, subito filtrata dal pensiero fotografico che gli appartiene. Proprio questo ci è piaciuto, perché se è vero (come ci dice) che ama i contrasti, va comunque sottolineata la continua ricerca, attraverso un reportage assiduo. Ci viene da chiedere: quante immagini passano nella mente di Marco? Quante ne lascia lì, dove le ha viste? Con quale regola seleziona, coglie, scarta e separa? Si tratta di domande difficili, per le quali non vogliamo neanche una risposta. Ci è piaciuto osservare le fotografie proposte, spesso alternate da generi diversi; tutte imperniate però su un significato preciso: raccontare meravigliando. Ecco quindi il reportage classico, ma anche lo studio delle ombre; e poi quelle prospettive che si tagliano in due. L’occhio di chi guarda non ha nulla da cercare, se non vivere di quell’ambiguità che guida, dirige, accompagna all’idea di partenza. È una regola nuova, quella applicata da Marco; portata avanti con assiduità e coerenza. Mette insieme complessità e contrasti. Ottimo.

pagina quarantadue


Š foto di Marco Espertini

paginaquarantatre


PORTFOLIO Luca Rossato

VITA DA

“Effetto Mosso”, questo sarebbe potuto essere il sottotitolo del lavoro di Luca Rossato. Crediamo però che la sua ricerca non volesse enfatizzare il movimento, bensì dare valore ai tempi: quelli che, come ci dice, scandiscono la vita sotto il tendone; tra l’incalzare della musica e il divenire delle scene. Cambiano le letture, non c’è che dire. Quello che per tanti poteva rappresentare uno spettacolo felice, anche se ricco di nostalgia; nelle fotografie che vediamo si trasforma in un palcoscenico dal battito rallentato, dove gli interpreti, finalmente, possono mettere in mostra muscoli, sudore, atletismo, mestiere. Luca, col suo bianco-nero, restituisce al tondo del circo connotati mai visti, perché spesso sottaciuti dalla stessa vita nomade dei circensi. Il tendone arriva, ma poi riparte quando meno te lo aspetti; e il tempo non lascia spazio neanche alla memoria. Le fotografie di Luca invece diluiscono i gesti e le movenze, così il miraggio diventa realtà: nostalgia da ricordare o anche aspettare, già dall’anno successivo.

pagina quarantotto


Š foto di Luca Rossato

paginaquarantanove


PORTFOLIO Stefano Molaschi

I SETTE VIZI CAPITALI I sette Vizi Capitali sono le principali inclinazioni che distolgono l’anima dal Bene Sommo, e ai quali tutti gli altri peccati si riconducono. Dante ce ne offre una visione allegorica, arguta, geniale, dedicando ad essi i primi cerchi infernali (II, III, IV e V), anche se l’invidia e la superbia non hanno collocazione ben definita. Nella Commedia, però, c’è il senso del percorso, una via per la redenzione: modello e metafora del tragitto che ogni essere umano può compiere per uscire dalla “selva oscura” del “male” e conquistare la salvezza. Le immagini di Stefano ci propongono un “peccato” ancora in vita, mentre si compie; con la figura allegorica che s’immedesima nell’azione, conservando però

pagina cinquantaquattro

il medesimo aspetto nelle sette alternative; del resto, sempre di vizio si tratta. Oltre alla somiglianza dei soggetti, ci è piaciuta l’uscita dal nero degli stessi, quasi a offrire loro un ruolo centrale, volto a coprire tutto. Senza peccato non c’è prova di vita e nemmeno una via redentiva. Per una volta s’illumina il male e tutto il resto è buio. Il peccato si mostra per quello che è, quasi con orgoglio; non riservandosi nemmeno la strada per il perdono. Si tratta di una visione originale, che trova nel formalismo estetico la sua capacità espressiva. Ne è venuto fuori un lavoro tenebroso, ma interessante: dove i versi (danteschi?) sono lasciati a chi vuole vedere; e comunque può farlo.


Š foto di Stefano Molaschi

paginacinquantacinque


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