Image Mag anno VI numero 06 - Estratto

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e 12,00

06

Novembre Dicembre 2017 anno VI n.06

ESTRATTO FOTO

IMAGING

VIDEO

FINE ART

STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA

IMAGE MAG NOVEMBRE n DICEMBRE 2017

Backhaus Maria Vittoria


Chi l’avrebbe mai detto L’Italia del calcio non parteciperà ai prossimi mondiali: chi l’avrebbe mai detto? A eliminarci è la solita Svezia, quella del “biscotto” portoghese. Proviamo un po’ d’amaro in bocca, dettato da ragioni storiche. Ci vengono in mente ricordi di amici felici, di bandiere per le strade. E sono tutte fotografie: “scaglie” di tempo che si mescolano di continuo, facendoci gioire, commuovere o comunque meravigliare. In fin dei conti, molto del fascino della fotografia sta nella sua capacità di riproporsi, anche a nostra insaputa. C’è una novità, però. In tanti stanno maturando una coscienza nuova, proprio per quel che concerne l’immagine in generale. Nell’era del telefonino (chi l’avrebbe mai detto?), per seguire

le mostre degli autori più noti occorre fare la fila, e tante altre esposizioni vengono proposte ovunque. C’è, da parte di molti, il desiderio di raccontarsi con la fotografia: chi l’avrebbe mai detto? Image Mag se ne era accorta da tempo. Dalla prima uscita, ha iniziato a chiedere portfoli, pubblicandoli poi; riscontrando un desiderio crescente. L’ultimo numero, ne è stato la conseguenza: una rivista “open”, aperta a tutti. Come scrivemmo, c’è caso che a “una prima volta” ne segua un’altra; pertanto, prepariamoci. Buon Natale e Felice Anno nuovo da tutto il comitato editoriale.

COVER STORY

EDITORIALE

Mosè Franchi

1. CHI L’AVREBBE MAI DETTO

C’è il desiderio di raccontarsi, da parte di molti. Image Mag è qui per questo.

CAFÉ FOTOGRAFICO 14. PERSONE, FATTI, CURIOSITÀ Notizie da non perdere.

UNO DI NOI

72. CIAO AMORE, CIAO

Si tratta di una scoperta: Luigi Tenco con al collo svariate fotocamere. Siamo orientati a chiederci su dove potesse indirizzarsi il suo pensiero prima del click, quando ancora l’immagine è un’idea e si stanno caricando i rullini.

HI-END

Maria Vittoria Backhaus 4. AL DI LÀ DEL TEMPO

L’ALTRA COVER STORY

60. NIKON D850 L’altra ammiraglia.

COMUNITÀ FOTOGRAFICA

64. ESPRIMI UN DESIDERIO

Un progetto itinerante a favore della disabilità diventa uno spettacolo teatrale sempre in movimento. Alla fine incontriamo anche la fotografia.

QUESTIONE DI LIBRI 68. LA BIBLIOTECA CHE VORREI I testi che non dovrebbero mai mancare nei nostri scaffali.

EVENTI&MOSTRE 70. DA VEDERE & PER PARTECIPARE

Gabriele Rigon

16. LA FOTOGRAFIA, LA PASSIONE, IL SOGNO Progetto grafico Visiva S.r.l. - www.visiva-adv.it

­­www.imagemag.it Direttore responsabile Mosè Franchi Comitato editoriale Mosè Franchi, Roberto Mazzonzelli, Francesco Cito, Stefano Messina, Massimo Reggia, Lido Andreella

Realizzazione grafica Gino Durso Davide Lanzino, Ilaria Nigro Stampa Cortona Moduli Cherubini S.r.l. Image Mag è una pubblicazione Consorzio Gruppo Immagine

Mostre, eventi, manifestazioni, fiere, workshop e seminari.

Redazione Consorzio Gruppo Immagine Viale Andrea Doria, 35 - 20124 Milano Tel. 02/23167863 - e-mail: info@imagemag.it Distributore esclusivo per l’Italia Consorzio Gruppo Immagine Periodicità Bimestrale Prezzo copia 12,00 euro. Arretrati 20,00 euro.

PORTFOLIO

24. ALESSANDRO DIDONI DINIEGO

30. SIMONE CHIOLA

RIFLESSI & RIFLESSIONI MADE IN JAPAN

36. LUCA PACCUSSE

IL MOMENTO PRENDE VITA

42. IRENE VITRANO #USCITA

48. GIANCARLO CAZZIN PALACESCAPE

54. CRISTIAN GELPI THIS CLUB IS CLOSED FOREVER

Abbonamento a 6 numeri: ritiro in negozio Photop 42,00 euro / spedizione postale 62,00 euro Image Mag è una testata registrata presso il Tribunale di Milano con autorizzazione n. 237 del 1 Giugno 2012 È proibita la riproduzione di tutto o parte del contenuto sen­za l’autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore è a disposizione per regolare i diritti delle immagini i cui titolari non siano stati reperiti.

pagina uno


Image Mag è la prestigiosa rivista bimestrale interamente dedicata alla fotografia e ai suoi interpreti. È l’espressione del desiderio di parlare ad appassionati di fotografia usando la lingua degli appassionati di fotografia. Una rivista che presenta immagini stupefacenti realizzate da celebri professionisti e lavori di appassionati che compongono gli epici portfolio, cuore e anima di questo straordinario magazine.

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BUSTO ARSIZIO (VA) ANDREELLA PHOTO - PHOTOP Piazza XXV Aprile, 11/B Tel. 0331.679350 CALTANISSETTA ELMA Via E. De Nicola, 25 Tel. 0934.552386 FOTO CURATOLO - PHOTOP Via Malta, 49 - Tel. 0934.595480 FALCONARA M. (AN) DE CAROLIS MATTEO TABACCHI RIV. 27 C.C. LE VILLE - Via Puglie, 8 Tel. 071.9175942 FOTO DE ANGELIS - PHOTOP C.C. LE VILLE - Via Puglie, 8/D Tel. 071.9173765 FERRARA FOTO PANDINI - PHOTOP Via Garibaldi, 121 Tel. 0532.202821 FIRENZE BONGI - PHOTOP Via Por S. Maria, 82-84 Tel. 055.2398811 EDICOLA SORBI Piazza della Signoria Tel. 055.287844

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MODENA FOTO DOTTI - PHOTOP Viale G. Storchi, 281 Tel. 059.821000

EUROPHOTO - PHOTOP Piazza Carlo Felice, 29 Tel. 011.5629452

LIBRERIA MONDADORI Via Ramelli, 101 Tel. 059.454622

GRANDE MARVIN - PHOTOP Via Lagrange, 45 Tel. 011.5616411

LIBRERIE FELTRINELLI Via Cesare Battisti, 17 Tel. 059.222868

LIBRERIA FOGOLA Piazza C. Felice, 15 Tel. 011.535897

PADOVA 2 EMME FOTO - PHOTOP Via Sorio, 19/A - Tel. 049.8716044 PANDINO (CR) FOTO ATTUALITÀ CESNI - PHOTOP Via Umberto I, 39 - Tel. 0373.90255 PORRETTA TERME (BO) FOTO OTTICA MARCHI Piazza della Libertà, 74 Tel. 0534.22150

TRENTO ALLA ROTONDA - PHOTOP Via San Vigilio, 7 Tel. 0461.985317 TABACCHI-GIORNALI FEDRIZZI GEMA Via Mazzini, 8 - Tel. 0461.236436 TREVIGLIO (BG) FOTO ATTUALITÀ CESNI - PHOTOP Piazza Setti, 3 - Tel. 0363.49740

S. DONATO M.SE (MI) FOTOCOLOR MARIANI Via Matteotti, 1 - Tel. 02.36524798

TRIESTE ATTUALFOTO - PHOTOP Via dell’Istria, 8 Tel. 040.771326

TORINO EUROPHOTO - PHOTOP Corso Siracusa, 196/C Tel. 011.3115111

VENEZIA LIBRERIA LT2 TOLETTA Dorsoduro/Toletta, 1214 Tel. 041.5229481


Š foto di Maria Vittoria Backhaus

pagina quattro


AL DI LÀ DEL TEMPO

BACKHAUS

paginacinque


COVER STORY I GRANDI PROTAGONISTI DEL PALCOSCENICO FOTOGRAFICO

I

ncontriamo Maria Vittoria nel suo studio, vicino ai Navigli; e subito ci rendiamo conto di essere di fronte a tante storie in una. Perché questa è stata la sua vita, o almeno crediamo: un incrocio complesso di esigenze, desideri, volontà, costruzioni, progetti. È una Milano straordinaria, quella che ha dovuto affrontare. Tra gli spazi metropolitani esplodevano creatività e design, moda e made in Italy. Al fermento culturale si affiancava l’ideologia, su un terreno nel quale imperversavano i conflitti sociali più accesi. Maria Vittoria combatte per la propria vita impugnando la fotografia, impedendo che a ogni lavoro possa seguirne un altro simile, già visto. A vincere in lei è l’idea notturna, quella del giorno prima. È da lì che nasce il progetto per domani, quando, come una regista, imposta e dirige la sua scena. Alla fine ne esce sempre un racconto, quello che supera le idee preconcette, le tendenze, il rischio di un modello preformato. Nelle sue immagini (o scene?) vivono modelle che abitano scenari infiniti, alle volte enormi, immobili ma pur sempre in divenire. Nel guardarle, è il nostro pensiero ad adeguarsi: ieri, come oggi. E lo stesso accadrà domani. È

© foto di Maria Vittoria Backhaus

pagina sei

per questa ragione che i suoi lavori perdono il connotato temporale, diventando eterni: non nella storia, ma nell’idea che ci faremo di loro. Per finire, Maria Vittoria è una donna, una di quelle che vorresti incontrare sempre. Lontana dai modelli estetici, rigorosa, pugnace, ha sempre lottato per il suo lavoro: un’esigenza fattiva e non il viatico di un’emancipazione forzata. La immaginiamo in quella Milano, nebbiosa e senza le polveri sottili, mentre frequenta sfilate e mostre d’arte, sempre tesa a comprendere, capire, assorbire. La creatività non è solo una dote, ma anche il frutto terminale della conoscenza; da mettere in pratica, poi. Per Maria Vittoria è così: ieri, oggi, domani. Al di là del tempo, appunto. Maria Vittoria, come e quando ti sei avvicinata alla fotografia? Avevo ventuno anni. Studiavo scenografia a Brera ed ero sposata con un giornalista (divorziai tre anni dopo). Seguendo il marito, iniziai a scattare fotografie. Ricordo che mi facevo prestare le fotocamere. Cominciai a lavorare. Erano i tempi del Bar Giamaica, dove incontravi Dondero, Mulas, Alfa Castoldi. Si respirava un’altra aria,

allora; come se tutto dovesse cambiare da un momento all’altro. Ricordo che andai a Parigi, durante il ’68. M’interessava anche la politica. La tua è stata passione per la fotografia? Per tutti noi fotografi allora la fotografia era un lavoro. Ovviamente scattavo per me. Preferivo chiamarmi “fotografo” (al maschile) e non artista. Avevo vent’anni, ero donna e mi si presentava un mondo pieno di difficoltà. Alla fine sono rimasta in studio, rappresentando un’unicità, occupandomi di moda e interni. Non sei stata attratta dal reportage? Avrei potuto indirizzare la mia carriera nel sociale, ma sarebbe stato difficile sopravvivere col mestiere del reporter; ed io ero obbligata a lavorare. Ho fotografato di fianco a Guido Vergani, per alcuni reportage in Sardegna. Erano i tempi nei quali i giornali non assumevano le donne, non disponendo neanche delle risorse per una camera d’albergo in più. Poi arrivò la moda... Siamo negli anni ’80. Flavio Lucchini e


FOTO

IMAGING

VIDEO

FINE ART

STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA

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L’ALTRA COVER STORY NUOVE TENDENZE ALLA RIBALTA DELLA FOTOGRAFIA

LA FOTOGRAFIA, LA PASSIONE, IL SOGNO

pagina sedici


Š foto di Gabriele Rigon

paginadiciassette


PORTFOLIO Alessandro Didoni

DINIEGO La buona riuscita di un’immagine dipende spesso dall’empatia che il fotografo è in grado di instaurare col soggetto, dalla capacità di metterlo a proprio agio, coinvolgendolo e convincendolo a farsi fotografare. Il rifiuto rappresenta un fallimento, a meno che non si decida di raccontarlo. Il soggetto, catturato contro la sua volontà, reagisce negativamente e dimostra davanti all’obiettivo la propria contrarietà, il suo fastidio. Nell’era del selfie, siamo abituati a fotografarci da soli, controllando l’immagine prima ancora che venga scattata. Forse anche per questo non gradiamo che lo faccia qualcun altro, all’improvviso, senza darci il tempo di reazione e preparazione. Subire lo scatto di un’altra persona è un salto nel buio, una condizione che mette a nudo noi stessi. Stanno cambiando i costumi. Nell’era della privacy, la propria immagine è diventata, per certi aspetti giustamente, un diritto proprio. Sta di fatto che non siamo nostri, e nemmeno soli. Tutti possiamo contribuire a un racconto, anche inconsapevolmente. Di “Diniego” ci è piaciuta la spontaneità, il realismo, la consistenza assidua, il rapporto stretto tra fotografo e soggetto. Che poi si riconoscano dei gestacci, poco importa. La verità, assieme al sentire comune, emergono con lucidità.

pagina ventiquattro


Š foto di Alessandro Didoni

paginaventicinque


pagina trenta


PORTFOLIO Simone Chiola

RIFLESSI & RIFLESSIONI

MADE IN JAPAN

© foto di Simone Chiola

paginatrentuno


pagina trentasei


PORTFOLIO Luca Paccusse

Momenti, espressioni, situazioni da catturare: con queste parole Luca Paccusse definisce la propria fotografia di strada. Tra l’altro, lui ci dice di incarnarne il ruolo, perché è nelle vie del mondo che dimora la sua ricerca: attenta, lucida, prolifica. Ama viaggiare, Luca: possibilmente, racconta. E nelle sue immagini riconosciamo il peregrinare: non tanto per i luoghi fotografati (Cuba, in questo portfolio), quanto per il contenuto. Osservando questo lavoro si ha quasi la sensazione che a un momento debba seguirne un altro, subito dopo, all’improvviso. A noi che guardiamo si apre un ventaglio di sensazioni tutte figlie di un unico scatto: perché potrebbe accadere dell’altro, solo riflettendo sull’attimo che verrà. Il merito di ciò va anche ricercato nell’ambientazione, nella connotazione, nella messa in relazione tra il centro dell’attenzione e quanto gli sta attorno. Non sappiamo se Luca ami aspettare o, viceversa, tenda a catturare gli istanti preziosi; ma nel lavoro che abbiamo di fronte scorgiamo tanta coerenza, raccontata e non costruita tra le regole di un formalismo di circostanza. Questo ci è piaciuto maggiormente, ed è un merito.

© foto di Luca Paccusse

paginatrentasette


PORTFOLIO Irene Vitrano

#Uscita

Uscire, una coniugazione irregolare e intransitiva attraverso la quale, invece, transita una moltitudine di concetti significantemente profondi: dal superamento di un momento difficile, al compimento di un percorso; dall’emergere, all’accompagnarsi. Il concetto di uscita mette in scena un palcoscenico di situazioni intimamente articolate. L’idea del progetto è arrivata per caso, dopo che per anni sono passata dallo stesso posto, sotto a quel lucernario, davanti alla poltrona in pelle rossa, inseguendo la direzione imposta dal cartello che ogni sera segnava la fine delle mie giornate in ufficio. La costruzione è diventata via via sempre più complessa e il set si è arricchito non solo delle persone e delle loro storie, ma anche dei loro oggetti, dei loro strumenti, della loro vita. Il progetto è “full opening”, un continuo cantiere, ed è destinato a crescere. O almeno così mi auguro. Il mio è un invito a tutti coloro che vorranno parteciparvi, indistintamente; un modo diverso per rappresentare se stessi, raccontandosi attraverso la meravigliosa poesia dello scatto.

pagina quarantadue


#Uscita di strada

Gaia ha 10 anni e, come molti bambini della sua generazione, ha la passione per i videogiochi. Non sa, però, quanto ci si potrebbe divertire con poco, come facevo io da piccola. Un vecchio volante recuperato, una cuffia, occhiali da pilota ed il gioco è fatto! #Uscire di strada è il distacco dallo stile di gioco dei nostri giorni in cui la simulazione è solo virtuale, in cui la traccia è già scritta ed il bambino ne è solo l’interprete, lontano dal contatto con gli oggetti reali e con la fantasia individuale.

#Uscita dal campo

Josè Altafini, personaggio di spicco del calcio italiano negli anni ‘60/’70 ed attualmente commentatore e moderatore per una rete privata. Ancora attivo e presente sulla scena calcistica, la sua #uscita non è più quella del gioco in campo e dell’azione diretta; quelle performance Josè le ha trasformate in racconto, in telecronaca ed in esperienza per chi lo vede e lo ascolta.

© foto di Irene Vitrano

paginaquarantatre


PORTFOLIO Giancarlo Cazzin

PALACESCAPE

pagina quarantotto


Š foto di Giancarlo Cazzin

paginaquarantanove


PORTFOLIO Cristian Gelpi

this club is

CLOSED FOREVER Cristian entra in un luogo sconosciuto. Si tratta di un club chiuso da quarant’anni. Ne percepisce ancora la forza, con anche quella vita che tempo addietro ne popolava gli ambienti disposti a cerchio, in una superficie fin troppo vasta. Inizia a immaginare le persone, i loro incontri, le chiacchiere profuse, il desiderio di un bagno pulito e confortevole. Il pensiero, però, contrasta con la realtà; così l’immaginazione si trasforma in un ricordo consumato dal tempo e dall'umidità. Resta poco di ciò che è stato: la ruggine, lo sporco, le crepe; frammenti congelati nelle fotografie che inizia a scattare in silenzio e con rispetto, solo sfiorando la vitalità di un tempo, ma ugualmente percepita. Si avvia verso l'uscita e prova una malinconia che ormai non gli appartiene più. L’ha raccolta nelle immagini, accuratamente dai toni scuri; le stesse gli suggeriranno che quel "club" rimarrà chiuso per sempre.

pagina cinquantaquattro


Š foto di Cristian Gelpi

paginacinquantacinque


COMUNITÀ FOTOGRAFICA L’IMMAGINE DIVENTA PROGETTO

ESPRIMI UN DESIDERIO

Un progetto itinerante a favore della disabilità diventa uno spettacolo teatrale sempre in movimento, montato nelle piazze della bassa bresciana. Attori professionisti hanno recitato a fianco di altri diversamente abili. Nell’idea c’è il viaggio, la piazza, la gente, ma soprattutto il rispetto che il palcoscenico riesce a restituire a individui troppo spesso relegati in ambienti chiusi. Alla fine incontriamo anche la fotografia.

I

niziamo dalla fine: “Interpretando il pensiero di tutti i disabili del mondo, grazie mille per la disponibilità a ospitarci sulla Vostra rivista”. È il testo di una mail ricevuta a risposta di una nostra richiesta d’informazioni, perché ne volevamo sapere di più. Ci era piaciuto il progetto e, a conti fatti, siamo noi a dover esprimere gratitudine. La scorsa estate, un carrozzone aveva portato

paginasessantaquattro

per le piazze, dalla Bassa Bresciana fino a Ponte di Legno, uno spettacolo teatrale condotto da ragazzi disabili e attori professionisti. Straordinario. La nostra fantasia, spesso poca a dire il vero, ha iniziato a immaginare. Da subito ha intuito il viaggio, quello degli zingari felici, lento come si conviene quando occorre riflettere e capire, almeno per una volta. Poi abbiamo visto le piazze, quelle degli incontri: dove il paese si

raduna per riconoscere, commentare, divertirsi, gioire persino; alla fine, ecco apparire la gente, tanta, con gli occhi rivolti lassù, dalle poche luci sino al cielo, ad ammirare le stelle. Sì perché la vicenda narrata sul palco è quella di un bimbo che va a caccia di astri: un modo singolare e curioso per indurre stupore, desiderio, meraviglia. Tutto questo è straordinario: due cavalli, un carro di legno, quasi un circo col cielo come tendone.


Tra l’altro c’erano anche gli animali: caprette e galline, anche loro parte dello spettacolo. E poi ecco i bambini, da coinvolgere di pomeriggio nei laboratori. Anche loro avrebbero recitato la sera, tra i professionisti e i disabili; quest’ultimi mai indicati come tali nelle locandine. Integrazione? Molto di più. Percepiamo barriere che si abbattono, muri antichi e umidi che lasciano il posto all’aria, al respiro, alla libertà nella diversità. Siamo finalmente noi per come dovremmo essere: più veri, consapevoli, sereni. PER SAPERNE DI PIÙ Volevamo saperne di più. Ecco cosa ci hanno detto: “Spesso agire supera ogni parola e concetto e da questi presupposti, da questa spinta emozionale, è nato lo spettacolo teatrale Esprimi un Desiderio”. In effetti, l’aver portato nelle piazze una manifestazione di teatro integrato ha voluto dire entrare in relazione con la disabilità. Alla fine, lo spettacolo ha rappresentato un’esperienza per tutti, venendo a cadere la barriera tra normalità e diversità. Il teatro non è altro che una palestra, si gioca molto perché attraverso il gioco si arriva al rispetto e alla fiducia dell’altro. Si fa tutto questo per un reciproco completamento, per accorciare le distanze e scoprire che i limiti sono solo opportunità. DALL’IDEA AL PROGETTO Tutto ha avuto inizio grazie ad un regista eccentrico, eclettico, fantasioso, che crede nel valore del teatro e vede la disabilità come risorsa e non come limite. Lui non percepisce l’uguaglianza tramite complicati concetti filosofici, ma la mette in pratica: perché è l’unico modo per abbattere le barriere. Non differenziando più il “normale” dal “diverso”, i confini vengono a cadere. Molto spesso ci si perde in tante bellissime parole, si crede di fare integrazione e sensibilizzazione sottolineando quanto la persona diversamente abile possa “essere utile” alla società. Nulla di più sbagliato.

© foto di Adriano Treccani

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