Image mag anno VII numero 06 - Estratto

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e 12,00

06

Novembre Dicembre 2018 anno VII n.06

ESTRATTO FOTO

IMAGING

VIDEO

FINE ART

STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA

IMAGE MAG NOVEMBRE n DICEMBRE 2018

Marino

Parisotto


Grazie Dario Il 31 ottobre scorso, Photo Discount ha chiuso i battenti. L’annuncio era stato dato giorni prima, con rispetto e dignità, dal Dott. Dario Bossi, il titolare. Cinquantun anni di storia imponevano un saluto e non la sorpresa di un negozio che sarebbe rimasto chiuso anche di giorno. Ora un po’ di polvere coprirà le vetrine di Piazza De Angeli, almeno per un po’; e cercherà di nascondere il buio del silenzio e della cecità. Da quel negozio sono passati decenni di ricordi e documenti di tempo: cerimonie, festività, vacanze, figli; con anche gli strumenti per produrli. Tutta roba per il cassetto buono, quello delle cose belle. Si tratta di un valore che nessuno potrà mai misconoscere. Ora inizieranno i commenti di sempre, tra “io lo

sapevo” e “perché”; ma a noi piace pensare che certi avvenimenti accadano un po’ per forza. Milano ha perso un negozio storico, la fotografia una casa, dei clienti un rapporto di fiducia, gli appassionati i tanti consigli. Col tempo ci verranno a mancare anche i valori personali, la gentilezza di Dario, il suo coraggio. È subentrato al padre, che proprio dietro al banco aveva perso la vita; e l’ha fatto da par suo, senza mai dimenticare dipendenti e colleghi. Grazie. A noi piace sperare che qualcosa di Photo Discount possa rimanere, e anche di Dario, magari nei valori che altri negozi potranno continuare a trasmettere, proprio come lui avrebbe voluto.

COVER STORY

EDITORIALE

Mosè Franchi

1.GRAZIE DARIO

Milano ha perso un negozio storico, la forografia una casa.

QUESTIONE DI LIBRI

68. LA BIBLIOTECA CHE VORREI I testi che non dovrebbero mai mancare nei nostri scaffali.

EVENTI&MOSTRE CAFÉ FOTOGRAFICO 70. DA VEDERE & 14. PERSONE, FATTI, CURIOSITÀ Notizie da non perdere.

Marino Parisotto 4. MOTION CREATES EMOTION

L’ALTRA COVER STORY

HI-END

60. BENTORNATA POLAROID

Il marchio torna con vigore sul mercato.

CONOSCIAMOLI MEGLIO 62. HENRI CARTIER BRESSON

Con i suoi scatti è riuscito a cogliere la vera essenza della vita, mentre la sua esistenza è stata tutta dedicata a trasformare la fotografia in un mezzo di comunicazione moderno, influenzando intere generazioni di fotografi.

Stefano Torrione

16. ALLA RICERCA DELL’UOMO

Comitato editoriale Mosè Franchi, Roberto Mazzonzelli, Francesco Cito, Stefano Messina, Massimo Reggia, Lido Andreella

­­www.imagemag.it Direttore responsabile Mosè Franchi Direzione artistica Massimo Reggia

Progetto grafico Visiva S.r.l. - www.visiva-adv.it Realizzazione grafica Gino Durso Davide Lanzino, Ilaria Nigro

COMUNITÀ FOTOGRAFICA 66. GIOVANNA CALVENZI

Quello che dico è sempre e solo il mio punto di vista.

Stampa Cortona Moduli Cherubini S.r.l.

Distributore esclusivo per l’Italia Consorzio Gruppo Immagine

Image Mag è una pubblicazione Consorzio Gruppo Immagine

Periodicità bimestrale

Redazione Consorzio Gruppo Immagine Viale Andrea Doria, 35 - 20124 Milano Tel. 02/23167863 e-mail: info@imagemag.it

PER PARTECIPARE

Mostre, eventi, manifestazioni, fiere, workshop e seminari.

UNO DI NOI

72. TIZIANO TERZANI

Colui, che scrive (e fotografa) ciò che vede, raccontando il mondo agli altri, ma prima al suo “io narrante”.

PORTFOLIO 24. GLORIA GHIANI DIAFRAMMA ZERO

30. MAURIZIO GRANDI IL TEMPO SI ALLUNGA

36. BRUNA INNAMORATI RADICI

42. PIERO OTTAVIANO BELLEZZA INVISIBILE

48. ROBERTO MANETTA IL SOGNO DIVENTA FIABA

54. ALEX MEZZENGA QUESTIONI DI LUCE

Image Mag è una testata registrata presso il Tribunale di Milano con autorizzazione n. 237 del 1 Giugno 2012

Prezzo copia 12,00 euro. Arretrati 20,00 euro. Abbonamento a 6 numeri: ritiro in negozio Photop 42,00 euro, spedizione postale 62,00 euro

È proibita la riproduzione di tutto o parte del contenuto sen­za l’autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore è a disposizione per regolare i diritti delle immagini i cui titolari non siano stati reperiti.

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Image Mag è la prestigiosa rivista bimestrale interamente dedicata alla fotografia e ai suoi interpreti. È l’espressione del desiderio di parlare ad appassionati di fotografia usando la lingua degli appassionati di fotografia. Una rivista che presenta immagini stupefacenti realizzate da celebri professionisti e lavori di appassionati che compongono gli epici portfolio, cuore e anima di questo straordinario magazine.

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DOVE TROVARE IMAGE MAG ANCONA FOTO DE ANGELIS - PHOTOP Via Maggini, 84 - Tel. 071.2801945 FOTO DE ANGELIS - PHOTOP Corso Mazzini, 42 Tel. 071.2074257 FOTO DE ANGELIS - PHOTOP C.C. AUCHAN - Via Scataglini, 6 Tel. 071.2868583 LIBRERIA GULLIVER Corso G. Mazzini, 31 Tel.071.53215 PAPIER Via degli Orefici, 14 Tel. 071.54270 BOLOGNA OTTICA PAOLETTI - PHOTOP Via Clavature, 9/D Tel. 051.267656 OTTICA PAOLETTI - PHOTOP Piazza Maggiore, 3/F Tel. 051.225530 BRESCIA IMAGE ACADEMY Corso Garibaldi, 16 - Tel. 030.42070 LIBRERIA LA FENICE Via Solferino, 10 - Tel. 030.43020 PHOTÒ 19 - PHOTOP Via Solferino, 23 - Tel. 030.42070

BUSTO ARSIZIO (VA) ANDREELLA PHOTO - PHOTOP Piazza XXV Aprile, 11/B Tel. 0331.679350 CALTANISSETTA ELMA Via E. De Nicola, 25 Tel. 0934.552386 FOTO CURATOLO - PHOTOP Via Malta, 49 - Tel. 0934.595480 FALCONARA M. (AN) DE CAROLIS MATTEO TABACCHI RIV. 27 C.C. LE VILLE - Via Puglie, 8 Tel. 071.9175942 FOTO DE ANGELIS - PHOTOP C.C. LE VILLE - Via Puglie, 8/D Tel. 071.9173765 FERRARA FOTO PANDINI - PHOTOP Via Garibaldi, 121 Tel. 0532.202821 FIRENZE BONGI - PHOTOP Via Por S. Maria, 82-84 Tel. 055.2398811 EDICOLA SORBI Piazza della Signoria Tel. 055.287844

MESTRE (VE) PHOTO MARKET VIDEO - PHOTOP Via Giustizia, 49 - Tel. 041.915444 MILANO ANTEO S.P.A. Via Milazzo, 9 - Tel. 02.6597732 EXPOWALL Via Curtatone, 4 Tel. 393.8759532 F.O.D. - PHOTOP Via Padova, 175 Tel. 02.27209152 GALLERIA CARLA SOZZANI Corso Como, 10 Tel. 02.653531 LIBRERIA HOEPLI Via Hoepli, 5 Tel. 02.86487264 LIBRERIA POPOLARE DI VIA TADINO Via Tadino, 18 Tel. 02.29513268 LUMI SOC. COOP. LIBR. UNIVERSITARIE Via Carlo Bo, 8 Tel. 02.89159313 PHOTO DISCOUNT - PHOTOP Piazza De Angeli, 3 Tel. 02.4690579

MODENA FOTO DOTTI - PHOTOP Viale G. Storchi, 281 Tel. 059.821000

EUROPHOTO - PHOTOP Piazza Carlo Felice, 29 Tel. 011.5629452

LIBRERIA MONDADORI Via Ramelli, 101 Tel. 059.454622

GRANDE MARVIN - PHOTOP Via Lagrange, 45 Tel. 011.5616411

LIBRERIE FELTRINELLI Via Cesare Battisti, 17 Tel. 059.222868

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PADOVA 2 EMME FOTO - PHOTOP Via Sorio, 19/A - Tel. 049.8716044 PANDINO (CR) FOTO ATTUALITÀ CESNI - PHOTOP Via Umberto I, 39 - Tel. 0373.90255 PORRETTA TERME (BO) FOTO OTTICA MARCHI Piazza della Libertà, 74 Tel. 0534.22150

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S. DONATO M.SE (MI) FOTOCOLOR MARIANI Via Matteotti, 1 - Tel. 02.36524798

TRIESTE ATTUALFOTO - PHOTOP Via dell’Istria, 8 Tel. 040.771326

TORINO EUROPHOTO - PHOTOP Corso Siracusa, 196/C Tel. 011.3115111

VENEZIA LIBRERIA LT2 TOLETTA Dorsoduro/Toletta, 1214 Tel. 041.5229481


MOTION CREATES EMOTION

PARISOTTO

pagina quattro


Š foto di Marino Parisotto

paginacinque


C

onosciamo Marino Parisotto dopo un anno di attesa, un periodo nel quale aumentava costantemente la nostra curiosità circa le sue fotografie. Che in esse vincesse la bellezza era palese, doveva comunque esservi dell’altro: i soggetti parevano “galleggiare” in uno spazio privo di tempo, dove era la nostra fantasia a pretendere un finale, un atto conclusivo. Ci eravamo ripromessi di parlarne con l’autore, e così abbiamo fatto alla fine dell’intervista. Marino con voce consapevole e decisa ci ha descritto il

pagina sei

suo motto: il movimento crea l’emozione. Nell’istante (quello decisivo di Bresson?) deve distinguersi un “adesso”, un “prima” e un “dopo”, quasi che il tempo possa allargarsi come per deformarsi, inglobando contenuti, suggerimenti, indicazioni, sussurri, sensazioni e aspettative. La realtà fotografata sembra muoversi, divenire trasformandosi. Il tempo, così elaborato, rappresenterà l’unità di misura del racconto, quello che dovrebbe essere contenuto in ogni immagine scattata. È interessante osservare come questa visione della fotografia sia stata applicata su dei lavori assegnati,

dove vendere un prodotto risultava sostanziale. Qui è venuta fuori la complessa competenza artistica di Marino. Lui non ha mai fotografato un’esigenza soddisfatta, preferendo crearne un desiderio per immagini. Ci ha detto: “Io non vendo una bevanda, faccio emergere la sete”. Da qui comprendiamo come il racconto, nei suoi lavori, risulti essenziale. Un’aspettativa sommersa o un semplice desiderio non possono essere trattati con un linguaggio sintetico: vanno narrati, portati in superfice con garbo; sarà il “guardante” a costruirsi la sua storia, attribuendogli un finale.



L’ALTRA COVER STORY NUOVE TENDENZE ALLA RIBALTA DELLA FOTOGRAFIA

ALLA RICERCA DELL’UOMO Il viaggio spesso ha rappresentato un desiderio, che potesse portarci lontano dalle abitudini e dagli scenari consueti; di base, però, c’era sempre la ricerca: di qualcosa o di qualcuno, ma anche di una vita possibile. Bruce Chatwin si mosse sulle tracce di un suo antenato (In Patagonia), Ulisse solcò i mari “per seguir virtude e conoscenza” (Dante, Inferno, canto XXVI, vv.112-120). Alle volte il percorso è diventato interiore: a ritroso, verso l’infanzia (G. Pascoli, “L’Ultimo Viaggio”); o anche oltre se stessi (Friedrich Nietzsche). Molti poi hanno viaggiato per fuggire, cercando quindi un’altra vita: un po’ come Johann Wolfgang Goethe (Viaggio in Italia, 1829) che qui da noi si calò nell’esistenza ed anche nell’amore. Altri tempi, perché poi venne il turismo. Non c’è più niente da cercare e neanche qualcuno. Ciò che riguarda se stessi è nella fuga, temporanea: d’altra dimensione. Si guarda, si ascolta, si capisce: ma il tutto rimane in una vita parallela, a portata di mano, da saltarci su per esigenza e non per ricerca (“L’importante è sentire che va”, Luciano Ligabue). Meglio? Peggio? Non sta a noi dirlo: ma è lo sguardo che si accorcia, persino la dimensione dell’uomo. La ricerca di quest’ultimo è cosa di pochi: per quelli che sanno ricostruire il contesto, gli elementi aggreganti, l’ambiente. Occorre uno sguardo che si avvicina allargandosi, senza la paura per quanti potrebbero entrare: all’improvviso. Ci sono tanti sentieri nel mondo e molti portano all’uomo. A Stefano Torrione piace percorrerli. L’ha fatto a lungo per il mondo e adesso anche sulle Alpi di casa nostra. Ci propone due lavori: il Nepal e la Guerra Bianca. Lo spirito che lo anima però è sempre quello: quello di un ambulante che vuole incontrare persone e raccontare la loro storia.

pagina sedici


Š foto di Stefano Torrione - Nepal

paginadiciassette


Š foto di Gloria Ghiani

pagina ventiquattro


PORTFOLIO Gloria Ghiani

diaframmazero Diaframmazero è il progetto al quale sto lavorando da circa quattro anni. Il lavoro è nato dalla difficoltà ad accettare il mio corpo; ho sofferto di disfunzioni alimentari, mi pesavo cinque volte al giorno: una di queste durante la notte, subito dopo essere stata in bagno. Per ogni grammo che perdevo sentivo un’esaltazione enorme, per ogni grammo che acquistavo mi sentivo una perdente, come se non avessi fatto abbastanza per raggiungere il mio obiettivo. Diaframmazero è il momento in cui tutto si ferma, è la consapevolezza silenziosa. È stata/è una sorta di auto-terapia, che spinge a guardarci per quello che siamo, senza vergogna, senza disagio, senza paura e soprattutto senza nessun giudizio. L’immagine corporea è quella che abbiamo nella nostra mente e i sentimenti che proviamo rispetto alla percezione: consapevolezza ed emozione rispetto alle singole parti del nostro corpo; queste scaturiscono dentro di noi emozioni, ricordi e sensazioni. Da qui la rappresentazione nella nostra mente, quella che ci condiziona a tal punto da poter agire sull’autostima che riflette in noi stessi. Ho iniziato facendo una serie di auto scatti, ma poi ho iniziato a cercare delle persone che potessero rappresentarmi, mettere in atto la mia idea; persone dalle quali alcune volte mi sentivo attratta fisicamente, ma anche mentalmente e a livello empatico. Persone che sentivo. Ho sentito l’esigenza di raccontare l’identità di queste attraverso le loro storie, i loro racconti, il modo col quale riuscivano a essere se stessi. Tutto si basa sull’istinto, sulla mia percezione, su quello che vedo io, dalle parti del corpo dalle quali sono profondamente attratta, dai gesti di ognuna delle persone che hanno fatto parte del mio racconto e ovviamente dalla mia esperienza. Cerco sempre di entrare in contatto con chi ho di fronte. La maggior parte delle persone che hanno fatto parte di Diaframmazero non erano nemmeno dei modelli/e, ma persone che avevano voglia di scoprirsi, di vedersi con gli occhi di qualcun altro: completamente nude, senza barriere, assolutamente libere. Il lavoro non è stato solo mio: io ho offerto solo gli occhi, le persone mi hanno prestato il loro corpo e le loro sensazioni. Insieme abbiamo creato Diaframmazero. Si è trattato di uno scambio. paginaventicinque


PORTFOLIO Maurizio Grandi

il TEMPO si

ALLUNGA

pagina trenta


© foto di Maurizio Grandi

Il tempo è discontinuo, non procede in maniera lineare; così Maurizio ne cerca gli istanti più lunghi, quelli che si possono ripetere in vicinanza e per contiguità. Come in un fumetto, l’immagine si muove, ma avanti e indietro. Se la fotografia moderna si è mossa alla ricerca “dell’istante decisivo”, qui quasi ne troviamo una scelta; dove ogni scatto, però, non può vivere in solitudine: occorre lasciare a chi guarda il tempo che si ripete per istanti e in prossimità. Cosa abbiamo di fronte? Stile o linguaggio? Creatività o presunzione? Nulla di tutto questo, solo un formalismo nuovo nel quale differenti centri di attenzione si affiancano, stimolandosi tra loro. È bello vedere i soggetti assomigliarsi in ogni immagine, modificandosi subito dopo. È il tempo a comportarsi così, quello che di solito non siamo capaci a vedere. La realtà non è sempre uguale, però; non si comporta cioè nella stessa maniera man mano che diviene. Maurizio riesce a scegliere ciò che può distendersi: alla vista di chi guarderà, ma soprattutto nelle sensazioni di chi sta scattando (lui). È una questione di tempo: quello che si allunga.

paginatrentuno


PORTFOLIO Bruna Innamorati

Š foto di Bruna Innamorati

pagina trentasei


paginatrentasette


PORTFOLIO Piero Ottaviano

BELLEZZA pagina quarantadue


© foto di Piero Ottaviano - Corso Vittorio Emanuele, Torino

INVISIBILE paginaquarantatre


La SCELTA

Franco Fontana

di

Da anni Franco Fontana tiene workshop in ogni angolo de mondo: delle avventure “tutta in salita”, dove gli studenti vengono spinti a essere liberi, a “rendere visibile l’invisibile che è dentro di loro”. È l’identità di ciascuno a saltar fuori, l’autonomia creativa che appartiene a tutti. Sono nati così “Quellzi di Franco Fontana”; che sicuramente rappresentano un movimento nuovo, un’ondata d’energia nel panorama della fotografia. Hanno seguito i Workshop del Maestro: alcuni di loro compiendo i primi passi, altri affermandosi; di sicuro tutti prendendo coscienza di se stessi. Il progetto parte da lontano, ma il proselitismo ha convinto il Maestro, ed anche tanti alunni, a rischiare; perché senza una posta in gioco non si arriva a nulla. Sono così nate tante mostre, tenute su tutto il territorio nazionale. Da questa volta, e per ogni uscita di Image Mag, Franco Fontana ci proporrà un autore tra “Quelli di …”. I fotografi che impareremo a conoscere hanno cercato di mostrare un loro mondo, viaggiando fuori e dentro loro stessi. Da parte nostra rimarrà la sensazione nell’aver allungato un viaggio, testimoni a nostra volta di quando gli autori erano lì, di fronte al loro “vedere”, col tempo che si è fermato per le ragioni dell’anima.

pagina cinquantaquattro


PORTFOLIO Alex Mezzenga

Questioni di

Luce © foto di Alex Mezzenga

paginacinquantacinque


HI-END

MACCHINE, MAGIE TECNOLOGICHE E OGGETTI DEL DESIDERIO

BENTORNATA POLAROID

Lo scorso anno si festeggiava l’ottantesimo anniversario della nascita

di Polaroid, l’azienda fondata da Edwin Land nel 1937 e, dopo numerose vicissitudini, il marchio torna con vigore sul mercato. Lo fa attraverso “The Impossible Project” che, con l’acquisto del marchio da parte del suo maggiore azionista, cambia nome, trasformandosi in “Polaroid Originals”. Sempre lo scorso anno, veniva lanciata OneStep 2, una versione rinnovata

Sembrava una storia finita, invece, ormai da un anno, ci rallegriamo per un gradito ritorno. Qualcosa rimane ed è giusto che sia così. Tante sono le cose che il tempo ha portato via (troppe) e, con esse, i gesti, gli atteggiamenti, i comportamenti. Chi si ricorda come si carica una fotocamera con il rullino? O come si fa partire un LP? O come si cerca la sintonia su una radio con la manopola? Fatti di ieri, ma

della macchina fotografica che ha reso celebre Polaroid nel mondo.

anche di oggi: perché la gestualità è maturata attraverso le manualità che si trasformavano, mantenendo alle volte il processo mentale di quanto avveniva prima. Il termine SLR esiste (ancora oggi) perché vi erano

UNA FOTOCAMERA PER PENSARE

le reflex con due obiettivi e il “lato B” (sì, quello delle veline!) nasce dal “side

La fotocamera a sviluppo immediato è dedicata a chi preferisce ancora

B” dei 45 giri: l’altro lato, appunto. Si potrebbe andare avanti col “fine tuning”,

aspettare e scoprire la foto che si sviluppa pian piano, amando anche

quello che intendiamo per perfezionare un progetto; una volta lo eseguivamo per

il contatto con la stampa fisica, rinunciando quindi alle immagini destinate a

sintonizzare meglio la radio ed eliminare i fischi. Non si deve dimenticare, perché

vivere a malapena su un display.
Chi deciderà di usare Polaroid dovrà abituarsi

non si può. Il nuovo, quello che vogliamo, poggia su dati solidi e già avvenuti

a pochi scatti, il che vuol dire prestare particolare attenzione prima di

premere l’otturatore. Il risultato sarà una fotografia reale e unica. Ogni

scatto verrà stampato. È la bellezza delle Polaroid.
Uno sguardo al passato?

tra le cose perdute. È la nostra mente a volerlo. Se ciò non fosse, Photoshop (quello delle modelle più belle) non avrebbe “maschera” e “brucia”, termini e operazioni da camera oscura. Insomma, Polaroid rimane: nei gesti e nei

Probabile. Preferiamo pensare che si tratti del desiderio di mantenere viva

fatti oggettivi; non si perde nulla. Tutto è conservato come un tempo: lo scatto

un’eredità importante. Non a caso Polaroid Originals commercializzerà anche

unico e anche l’idea che l’accompagna. Un pezzo di fotografia rimane attaccato

macchine d’epoca completamente ricondizionate.

alla storia di sempre, e questo non può che farci piacere.

UN PO’ DI STORIA E ALCUNE RIFLESSIONI

I SUGGERIMENTI DI UNA FIGLIA

Il 21 febbraio 2018 la fotografia a sviluppo immediato ha compiuto 71 anni.

Torniamo alla sera del 21 febbraio 1947. Presso Hotel Pennsylvania, a New

paginasessanta


HI-END

MACCHINE, MAGIE TECNOLOGICHE E OGGETTI DEL DESIDERIO

piace a noi, mostrò un altro lato di sé. Chi scrive non ha mai posseduto una fotocamera a sviluppo immediato; ma una “Pola” l’ha “spellicolata”, esposta con un banco ottico 10X12. L’emozione è stata subitanea, come con il digitale, un’opera unica, indelebile: ancora viva nel tempo, e pure nel gesto.

York, venne presentato lo sviluppo immediato. Aveva un nome, Polaroid, e un inventore, Edwin H. Land. Le cronache parlano di una giornata nevosa.

Dopo lo scatto, bastava aspettare per 50 secondi e l’immagine era pronta. Chissà se i giornalisti presenti ebbero modo di valutare appieno ciò che stava accadendo? Non era solo l’immediatezza a nascere, ma anche uno dei tanti linguaggi che popolano la fotografia. Chi avesse scattato con Polaroid avrebbe comunque compiuto un atto singolare: per risultato ed emotività. Forse allora i fotografi non erano ancora pronti a vivere l’emozione al momento (come invece facciamo oggi), maggiormente impegnati a dare un senso al tempo proprio, delegando poi al futuro i sentimenti; ma la fotografia immediata (pur sempre scheggia di eternità) era differente: più materica, scolpita, reale, solida. Molte sono le leggende che si accompagnano all’ispirazione che animò l’inventore. Si disse che la figlia Jennifer, dopo uno scatto del padre, ebbe modo di chiedere: “Perché non posso vederla subito?”. Era il Natale del 1943.

LA GAMMA POLAROID La proposta Polaroid si presenta completa. Abbiamo la OneStep+ i-Type Camera. Si tratta di una nuova fotocamera istantanea Polaroid con più modalità di riproduzione. Rappresenta l’evoluzione di OneStep 2 e ha la possibilità di collegarsi all’app Polaroid Originals tramite la tecnologia wireless Bluetooth®, sbloccando sei strumenti creativi. Un obiettivo verticale secondario consente di avvicinarsi ancora di più ai soggetti. Sempre in gamma è presente One Step 2 con mirino (bianca o nera), che unisce il design classico allo stile contemporaneo. È ispirata all’originale OneStep di Polaroid. Un nuovo modello di mirino migliora ulteriormente l’inquadratura delle fotografie. I modelli ricondizionati sono: Polaroid Serie SX-70 e Polaroid Serie 600, tutte in varie versioni. C’è poi Impossible I-1, probabilmente una delle fotocamere istantanee più avanzate mai realizzate finora, per via della sua connettività Bluetooth e dell’app per smartphone integrata. Grazie ai controlli manuali tramite l’App è possibile realizzare una doppia esposizione, creare quadri luminosi, controllare ogni piccolo dettaglio in modalità manuale. La tecnologia digitale la riconosciamo nella Polaroid Snap Touch, con Stampa Istantanea ZINK Zero e Schermo LCD. CONCLUSIONI La rinascita di Polaroid parla di un effetto vintage, ma a noi piace pensare che rappresenti una tradizione che continua. Ne hanno bisogno la fotografia e i fotografi, visto anche il rinnovato interesse per la pellicola tra le giovani generazioni. Le apparecchiature costano poco (almeno in relazione alle fotocamere digitali) e con esse si scatterà con parsimonia, riflettendo persino circa il soggetto da ritrarre. Insomma, ci sarà da divertirsi. Chi vorrà, viste le prossime festività natalizie, potrà decidere di regalare Polaroid. Il presente sarà gradito e forse auspicato, un po’ come avrebbe voluto Jennifer.

EDWIN H. LAND, UN GENIO Leggende a parte, Edwin H. Land era veramente un genio, con anche un grosso fiuto per gli affari. Per brevetti depositati è secondo solo a Edison. Steve Jobs era un grande ammiratore dell’inventore; del resto, entrambi (Steve e Edwin) avevano la capacità di scoprire ciò che già esisteva, ma che nessuno aveva visto; un po’ come faceva Michelangelo, quando diceva: “Ogni blocco di pietra ha una statua al suo interno, scoprirla è il compito dello scultore”. ACCADDE NEL 1947, IN FOTOGRAFIA E NON SOLO Parlando di Polaroid, ci sembra giusto allargare lo sguardo su quel 1947, per restituire la dimensione adeguata alla stessa invenzione. In Italia si sognava la Freccia d’Oro dell’Alfa Romeo (2500 cc), mentre nell’estetica al femminile era il tempo delle “maggiorate”. Sempre a casa nostra, c’è qualche novità anche in fotografia, con Ferrania che lancia Tanit, una “mezzo medio formato”. Nel calcio nostrano è il Torino a farla da padrone. Coca Cola, negli USA, continua il suo mito puntando sulla qualità; ma, sempre nel 1947, la storia lascerà i suoi segni importanti: quelli destinati a durare. In un’Italia che inizia a volare (maggio, primo volo Alitalia), viene promulgata la Costituzione della Repubblica Italiana (dicembre). Negli USA (sempre in dicembre) viene inventato il transistor, padre sui generis della moderna elettronica. A noi piace comunque pensare a quell’hotel newyorkese, dove la fotografia, quella che

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CONOSCIAMOLI MEGLIO GLI AUTORI, IL LINGUAGGIO, LO STILE

HENRI CARTIERBRESSON

“LE FOTOGRAFIE POSSONO RAGGIUNGERE L’ETERNITÀ ATTRAVERSO IL MOMENTO” L’OCCHIO DEL SECOLO Henri Cartier-Bresson (Chanteloup-en-Brie, 22 agosto 1908 – L’Isle-sur-la-Sorgue, 3 agosto 2004) è uno dei fotografi più importanti del ‘900, avendone intuito lo spirito. Per questo motivo è passato alla storia come “L’Occhio del Secolo”. Con i suoi scatti è riuscito a cogliere la vera essenza della vita, mentre la sua esistenza è stata tutta dedicata a trasformare la fotografia in un mezzo di comunicazione moderno, influenzando intere generazioni di fotografi. Ha documentato la Guerra Civile Spagnola, quella Cinese, l’Occupazione Nazista in Francia, la costruzione del muro di Berlino, i funerali di Gandhi. Fu l’unico fotografo occidentale al quale venne permesso di fotografare in Unione Sovietica ai tempi della Guerra Fredda. Durante la II^ Guerra Mondiale, si arruolò nell’Esercito Francese. Fu fatto prigioniero per trentacinque mesi, riuscendo poi a fuggire al terzo tentativo. Si aggrega poi nelle file della Resistenza francese, documentando la liberazione di Parigi nel 1944. SPECIALISTA IN EVASIONI Relativamente alla sua prigionia, Ferdinando Scianna nel suo libro “Obiettivo Ambiguo” (Edizioni Contrasto) conia una definizione originale del fotografo francese: “Specialista in evasioni”. Ecco cosa dice: “Non c’è prigione, fisica o intellettuale, nella quale abbiano cercato di rinchiuderlo dalla quale non sia riuscito a fuggire”. “Anche dal campo nazista, nel quale era prigioniero, evase”. “Lo ripresero due volte; alla terza riuscì”. FOTOGRAFIA E VITA Le fotografie di Henri Cartier-Bresson e la sua vita sono strettamente legate. Non si possono osservare le sue opere, perché di capolavori si tratta, se non si conoscono alcuni eventi fondamentali della sua esistenza. I due momenti più importanti accadono nel 1946,

paginasessantadue

quando Henri Cartier-Bresson viene a sapere che il MoMA di New York, credendolo morto in guerra, intende dedicargli una mostra “postuma” e quando si mette in contatto con i curatori, per chiarire la situazione, nasce una collaborazione che lo impegnerà per oltre un anno alla preparazione dell’esposizione, inaugurata nel 1947. Cartier-Bresson sceglie le fotografie che vorrebbe esporre. Seleziona e stampa circa 300 immagini, molte delle quali mai pubblicate prima e nel 1946 parte per New York con le stampe in una valigia. Al suo arrivo compra un grosso album, uno Scrap Book, appunto, dove incolla tutte le stampe prima di presentarle al MoMA. La mostra viene inaugurata il 4 febbraio 1947. Nello stesso anno, inoltre, nella caffetteria del MoMA, fonda la famosa agenzia Magnum Photos, insieme a Robert Capa, George Rodger, David (Chim) Seymour e William Vandivert. L’ARTE DI HENRI CARTIER-BRESSON Non si deve pensare che le sue fotografie siano frutto di fortunate casualità, infatti, oltre alla naturalezza, l’altro aspetto importante della sua ricerca è la composizione e la creazione di un ordine geometrico. Integrava nelle sue foto linee, curve e tutto ciò che potesse contribuire a rendere uno scatto poetico. D’altronde se Henri Cartier-Bresson non fosse diventato un fotografo probabilmente avrebbe fatto il pittore, dato che aveva frequentato lo studio dell’artista André Lhole proprio per studiare pittura. L’INCONTRO CON LA FOTOGRAFIA L’incontro con la fotografia avvenne nel 1931, quando sfogliando una rivista vide una foto di Martin Munkacsi e ne rimase affascinato. L’anno dopo acquista la sua prima macchina fotografica Leica e inizia a viaggiare per l’Europa scattando fotografie. Le sue immagini iniziano a comparire sulle riviste e vengono anche esposte, ma la sua creatività


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incontra anche il mondo del cinema e nel 1936 lavora come assistente alla regia di Jean Renoir (assieme a Luchino Visconti) per i film “La scampagnata” e ” La vita è nostra”. Inoltre, diventa lui stesso regista per due documentari sugli ospedali nella Spagna repubblicana e sulla vita dei soldati americani durante la guerra civile spagnola. Quando inizia a scattare, quindi, Henri CartierBresson ha appena 24 anni ed è ancora alla ricerca del suo futuro professionale. È incerto e tentato da molte strade: dalla pittura, dal cinema. “Per quanto riguarda la fotografia, non ci capisco nulla” affermava. Non capire nulla di fotografia significa, tra l’altro, non sviluppare personalmente i propri scatti: è un lavoro che lascia agli specialisti del settore. Non vuole apportare alcun miglioramento al negativo, non vuole rivedere le inquadrature, perché lo scatto deve essere giudicato secondo quanto fatto nel qui e ora, nella risposta immediata del soggetto. LA TECNICA PER HENRI CARTIERBRESSON Per Cartier-Bresson la tecnica rappresenta solo un mezzo che non deve prevaricare e sconvolgere l’esperienza iniziale, reale momento nel quale si decide il significato e la qualità di un’opera. Lui non torna mai a inquadrare le sue fotografie, non opera alcuna scelta, le accetta o le scarta. Nient’altro. Ha quindi pienamente ragione nell’affermare di non capire nulla di fotografia, in un mondo, invece, che ha elevato quest’arte a strumento dell’illusione per eccellenza. Ecco cosa dice: “Per me, la macchina fotografica è come un block notes, uno strumento a supporto dell’intuito e della spontaneità, il padrone del momento che, in termini visivi, domanda e decide nello stesso tempo. Per “dare un senso” al mondo, bisogna sentirsi coinvolti in ciò che si inquadra nel mirino. Tale atteggiamento richiede concentrazione, disciplina mentale, sensibilità e un senso della geometria. Solo tramite un utilizzo minimale dei mezzi si può arrivare alla semplicità di espressione”. Lo scatto rappresenta per lui il passaggio dall’immaginario al reale. Dirà: “Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge”. “In quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale”. Egli compone geometricamente solo nel breve istante tra la sorpresa e lo scatto. La composizione deriva da una percezione subitanea e afferrata al volo, priva di qualsiasi analisi; quella di Henri Cartier-Bresson è il riflesso che gli consente di cogliere appieno quel che viene offerto dalle cose esistenti, che non sempre e non da tutti vengono accolte, se non da un occhio disponibile come il suo. IL PROFESSIONISMO E L’IMMAGINE PERFETTA La vita di Henri Cartier-Bresson è una costante ricerca dell’immagine perfetta e dopo un

periodo di sperimentazione diventa un fotografo professionista intorno agli anni ’40. Sono questi gli anni in cui realizza una serie di ritratti di scrittori e artisti come Henri Matisse, Pablo Picasso, Georges Braque; ma sono anche gli anni di un’intensa collaborazione con la rivista Harper’s Bazaar e poi della creazione dell’agenzia Magnum photos. A partire dagli anni ’70 la pittura torna ad entrare nella vita di Bresson, ma continua l’impegno per la fotografia istituendo una Fondazione per conservare la memoria del suo lavoro e per alimentare continuamente la ricerca e l’evoluzione della fotografia. IMAGES À LA SAUVETTE, IL MOMENTO DECISIVO Bresson è stato eletto il pioniere del fotogiornalismo e ha immortalato alcuni degli eventi più importanti del ‘900. Ha fondato la scuola dell’immediatezza fotografica ed era convinto che l’immagine scattata dovesse riassumere una storia intera.

Per Henri Cartier-Bresson una foto non può essere spiegata perché deve contenere tutti gli elementi necessari per comprenderla. IL CARDINALE DE RETZ Cogliere il momento perfetto è tutto nelle foto di Bresson, che ha descritto lo stile dell’immediatezza nel suo libro Images à la Sauvette, pubblicato nel 1952. Henri Cartier-Bresson non metteva in posa i protagonisti dei suoi ritratti ma li fotografava nei momenti più inaspettati per cogliere la loro naturalezza. Images à la Sauvette si traduce approssimativamente come “immagini in fuga” o “immagini rubate”. Il titolo inglese del libro, The Decisive Moment, fu scelto dall’editore. Nella sua prefazione al libro di 126 fotografie di tutto il mondo, Cartier-Bresson cita il Cardinale de Retz del XVII secolo che disse: - “Non c’è niente in questo mondo che non abbia un momento decisivo”. Subito dopo adatta quest’affermazione

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