Image mag anno VIII numero 03 - Estratto

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e 12,00

03

Maggio Giugno 2019

anno VIII n.03

FOTO

IMAGING

VIDEO

FINE ART

STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA

IMAGE MAG MAGGIO n GIUGNO 2019

Antonio

Guccione

ESTRATTO


Il pianto della bambina La tradizione si rinnova: è una bambina la testimonial della sofferenza, questa volta riferita agli eventi migratori tra Messico e USA. L’immagine è di John Moore (USA) e porta il titolo: “Crying Girl on the Border”. Ha vinto il World Press Photo of the Year. La piccola si chiama Yanela Sanchez: un poliziotto di confine sta perquisendo sua madre. Le sue lacrime rappresentano il centro d’attenzione della fotografia, il resto è contorno, ben dettagliato peraltro: le scarpe senza lacci delle persone fermate, i guanti che perquisiscono la mamma di lei. Avevamo bisogno di questa fotografia? La comunicazione su certi avvenimenti, per avere efficacia, deve per forza indugiare sui bambini? È una domanda

che vogliamo porci, e che riguarda la nostra sensibilità: non ci basta il resto? Occorre rifletterci sopra, in profondità. Anche questa volta, però, un’immagine ha influito sull’opinione pubblica e pare anche sulla politica statunitense. Da parte nostra, auguriamo alla piccola Yanela un futuro senza lacrime, se non quelle di commozione. Auspichiamo che lei possa divenire la testimonial di una vita possibile per altri bambini, dei quali non “riusciamo” a vedere il pianto. Buona lettura.

COVER STORY

EDITORIALE

Mosè Franchi

1. IL PIANTO DELLA BAMBINA

Quando le lacrime fanno riflettere.

QUESTIONE DI LIBRI

68. LA BIBLIOTECA CHE VORREI I testi che non dovrebbero mai mancare nei nostri scaffali.

CAFÉ FOTOGRAFICO EVENTI&MOSTRE 14. PERSONE, FATTI, CURIOSITÀ Notizie da non perdere.

Antonio Guccione 4. COME IN UN FILM...

L’ALTRA COVER STORY

CONOSCIAMOLI MEGLIO 60. CAMBIAMENTO & PROGRESSO

Una mostra ci offre l’opportunità di occuparci della fotografa Berenice Abbott, un’artista in perenne mutamento.

ORIZZONTI FOTOGRAFICI

62. WORLD PRESS PHOTO 2018 La 62ª edizione del più importante premio fotogiornalistico al mondo ha espresso i propri verdetti.

Franco Turcati

16. CREATIVITÀ & COMUNICAZIONE

Comitato editoriale Mosè Franchi, Roberto Mazzonzelli, Francesco Cito, Stefano Messina, Massimo Reggia, Lido Andreella

­­www.imagemag.it Direttore responsabile Mosè Franchi Direzione artistica Massimo Reggia

Progetto grafico Visiva S.r.l. - www.visiva-adv.it Realizzazione grafica Gino Durso Davide Lanzino, Ilaria Nigro

COMUNITÀ FOTOGRAFICA

65. IN GITA A CASA FONTANA

Una gita, una mostra, l’incontro col maestro.

Stampa Cortona Moduli Cherubini S.r.l.

Distributore esclusivo per l’Italia Consorzio Gruppo Immagine

Image Mag è una pubblicazione Consorzio Gruppo Immagine

Periodicità bimestrale

Redazione Consorzio Gruppo Immagine Viale Andrea Doria, 35 - 20124 Milano Tel. 02/23167863 e-mail: info@imagemag.it

70. DA VEDERE & PER PARTECIPARE

Mostre, eventi, manifestazioni, fiere, workshop e seminari.

UNO DI NOI

72. FIORELLA MANNOIA COME NOI Fiorella Mannoia si è appassionata alla fotografia, così: quasi per caso.

PORTFOLIO 24. GIANCARLO FABBI QUELLO CHE NON C’È...

30. GIANNI OLIVA

LA VITA E L’EMOZIONE

36. VINCENZO MINEO I GIOSTRAI

42. ERMINIO VANZAN THE PEACE OF MIND

48. FRANCO PELOSI

PROTAGONISTI DI UN ISTANTE

54. ANDREA MARCHESIN IL POSTO SICURO

Image Mag è una testata registrata presso il Tribunale di Milano con autorizzazione n. 237 del 1 Giugno 2012

Prezzo copia 12,00 euro. Arretrati 20,00 euro. Abbonamento a 6 numeri: ritiro in negozio Photop 42,00 euro, spedizione postale 62,00 euro

È proibita la riproduzione di tutto o parte del contenuto sen­za l’autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore è a disposizione per regolare i diritti delle immagini i cui titolari non siano stati reperiti.

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Image Mag è la prestigiosa rivista bimestrale interamente dedicata alla fotografia e ai suoi interpreti. È l’espressione del desiderio di parlare ad appassionati di fotografia usando la lingua degli appassionati di fotografia. Una rivista che presenta immagini stupefacenti realizzate da celebri professionisti e lavori di appassionati che compongono gli epici portfolio, cuore e anima di questo straordinario magazine.

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BUSTO ARSIZIO (VA) ANDREELLA PHOTO - PHOTOP Piazza XXV Aprile, 11/B Tel. 0331.679350 CALTANISSETTA ELMA Via E. De Nicola, 25 Tel. 0934.552386 FOTO CURATOLO - PHOTOP Via Malta, 49 - Tel. 0934.595480 FALCONARA M. (AN) DE CAROLIS MATTEO TABACCHI RIV. 27 C.C. LE VILLE - Via Puglie, 8 Tel. 071.9175942 FOTO DE ANGELIS - PHOTOP C.C. LE VILLE - Via Puglie, 8/D Tel. 071.9173765 FERRARA FOTO PANDINI - PHOTOP Via Garibaldi, 121 Tel. 0532.202821 FIRENZE BONGI - PHOTOP Via Por S. Maria, 82-84 Tel. 055.2398811 EDICOLA SORBI Piazza della Signoria Tel. 055.287844

MESTRE (VE) PHOTO MARKET VIDEO - PHOTOP Via Giustizia, 49 - Tel. 041.915444 MILANO ANTEO S.P.A. Via Milazzo, 9 - Tel. 02.6597732 EXPOWALL Via Curtatone, 4 Tel. 393.8759532 F.O.D. - PHOTOP Via Padova, 175 Tel. 02.27209152 GALLERIA CARLA SOZZANI Corso Como, 10 Tel. 02.653531 LIBRERIA HOEPLI Via Hoepli, 5 Tel. 02.86487264 LIBRERIA POPOLARE DI VIA TADINO Via Tadino, 18 Tel. 02.29513268 LUMI SOC. COOP. LIBR. UNIVERSITARIE Via Carlo Bo, 8 Tel. 02.89159313 PHOTO DISCOUNT - PHOTOP Piazza De Angeli, 3 Tel. 02.4690579

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LIBRERIA MONDADORI Via Ramelli, 101 Tel. 059.454622

GRANDE MARVIN - PHOTOP Via Lagrange, 45 Tel. 011.5616411

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VENEZIA LIBRERIA LT2 TOLETTA Dorsoduro/Toletta, 1214 Tel. 041.5229481


COVER STORY I GRANDI PROTAGONISTI DEL PALCOSCENICO FOTOGRAFICO

L

ei è bella, svedese, giovanissima. Lui la incontra in aeroporto: ne nasce un amore, quello importante, per la vita. Ci piace iniziare così, da un episodio che ci è stato raccontato con garbo ed eleganza. Con la fotografia pare non esservi alcun legame e invece non è così. Da Antonio abbiamo imparato il rispetto per la vita e per il sentiero che t’invita a percorrere. Di mezzo c’è anche il mestiere, e non potrebbe essere altrimenti. Ha immortalato le star più famose al mondo, ma non abbiamo percepito il senso della conquista e nemmeno quell’orgoglio che potrebbe essere naturale. Antonio, mentre parla di sé, rimane al suo posto: quello del fotografo. Ci fa immaginare quella folding che ha maneggiato spesso e anche le circostanze da affrontare sul lavoro. Del resto, abbiamo capito come lui si sia sempre interrogato, cercando (col rischio) quel limite da valicare in continuazione: per essere vero, migliore, o anche semplicemente fotografo. Come in un film? Certo, una vita affascinante. Crediamo però che Antonio l’abbia meritata a iniziare dall’atteggiamento, dal comportamento, da un’eleganza innata già manifesta in giovane età: quella dell’ingenuità con i capelli lunghi. Londra, Parigi, Milano, New York, non sono solo le tappe di una carriera (fulgida, peraltro), ma ambiti già pronti ad accogliere la sua fotografia, la visione sulle cose e sul mondo che si costruiva pian piano. Per la vita di Antonio, non occorre chiamare in causa il destino e nemmeno vanno prese in considerazione episodi fortuiti e occasionali. C’era un “copione” già scritto ad anticipare il suo percorso professionale, voluto con l’atteggiamento prima ancora che con le scelte. Il Ciak c’è stato, a dodici anni: con dei ritratti dove lui tagliava le teste. Da lì in poi le luci della sala si sono abbassate ed è iniziata la proiezione di una vita. Come in un film, appunto. Antonio, quando hai iniziato a fotografare? A undici anni: dei parenti mi avevano regalato una fotocamera. Nei ritratti tagliavo spesso le teste. Poi, venticinque anni dopo a Parigi, mi accorsi che Guy Bourdin su Harper's Bazaar faceva lo stesso. Un piccolo aneddoto per dire che nulla viene per caso. Il primo studio lo apro a Milano, in via Cellini 2. Perché la fotografia? All’epoca la fotografia non godeva gli stessi favori di oggi: rappresentava un lavoro come un altro. Con esso si poteva vivere. Del resto, il mondo della moda mi attirava, e lì m’indirizzai: tra belle donne ed emozioni. La realtà, ovviamente, nascondeva le sue difficoltà. Il caso volle che Guccio Gucci mi consegnasse quattro oggetti da fotografare. Io non sapevo neanche chi fosse. Lui mi disse: “Consegni tutto tra un mese; faccia quello che vuole”. Andai a Firenze col mio lavoro: rimase sorpreso. Mi offrì un compenso di un

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© foto di Antonio Guccione - Legs, Milano 1981


” LA MODA MI HA FATTO NASCERE, MA DI BASE SONO UN RITRATTISTA; CON UN RIFERIMENTO PRECISO: LA FIGURA UMANA. TUTTE LE PERSONE HANNO QUALCOSA DI BELLO. IL MIO LAVORO NON È LEZIOSO: IO COLGO QUALCOSA CHE È PRESENTE NELL’ESSERE UMANO."

© foto di Antonio Guccione - Andy Warhol jellow, New York 1987

© foto di Antonio Guccione - Andy Warhol violet, New York 1987

© foto di Antonio Guccione - Andy Warhol, New York 1987

© foto di Antonio Guccione - Andy Wharol green, New York 1987

paginasette


COVER STORY I GRANDI PROTAGONISTI DEL PALCOSCENICO FOTOGRAFICO

© foto di Antonio Guccione - Naked Cross, Norrkoping 1990

milione di lire: stentavo a crederci. Subito un cliente importante, quindi... Sì. Dopo arrivarono Gianni Versace e Miuccia Prada. Feci le loro campagne. Un giorno, tra un lavoro e l’altro, inventai i ritratti con la proiezione. I galleristi rimasero basiti: la fotografia è tecnica e dopo diventa arte. Organizzai così la prima esposizione, “Facce”, a Milano. Era il 1986. Si diceva: “Guccione è partito”. Andai a Parigi (per sette anni), lavorando per la redazione di Harper's Bazaar. Le cose in Francia andavano bene. Mi dedicarono anche una copertina su Zoom. Tornavo a Milano solo ogni tanto. Avevo uno studio in Rue de l'Université, che era stato di Mimmo Rotella. Ricordo che, in quel periodo, davanti a me avevo Helmut Newton e Guy Bourdin. Scattavo per strada con una Speed Graphic: ero lento; un ragazzo ingenuo, dai capelli lunghi. Parigi poi New York, dico male? Sì, passando per Milano; perché nel frattempo ero tornato. Amica mi manda a Santo Domingo. Durante il viaggio, in aeroporto incontro mia

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© foto di Antonio Guccione - Red Cross, Norrkoping 1989

moglie. Un ultimo dell’anno, passiamo alcuni giorni a New York. Scoppia la guerra del Golfo. Furio Colombo mi suggerisce: “Non tornare in Italia”. Rimanemmo là, nella “Grande Mela”: io, il fotografo, e una modella. Iniziai a vendere i miei ritratti, poi nacque “Faces of New York”. Ne nacque una mostra: “Foto gigantesche di star, da Richard Gere a Anthony Quinn; all’inaugurazione parteciparono 10 mila persone”. Dall’Italia arrivavano le committenze per fotografare le top model. In USA mi trovai bene. Là sono nati i miei figli. La tua vita pare un film: è affascinante... Non so. Ti ho raccontato i miei inizi. Oggi continuo a lavorare su progetti e la mia attenzione si è spostata sull’arte, come con i lavori sui teschi. Produco anche delle sculture, che poi fotografo e distruggo. La tua è stata passione per la fotografia? Sì, una vera, autentica passione: un amore. Posso dirti che è facile fotografare su commissione: altri ti dicono cosa fare. Quando sei da solo, tutto è

diverso: terrificante. Si vive in un profondo stato d’angoscia. L’artista è consapevole della propria precarietà. Fotograficamente come ti definiresti: ritrattista? La moda mi ha fatto nascere, ma di base sono un ritrattista; con un riferimento preciso: la figura umana. Tutte le persone hanno qualcosa di bello. Il mio lavoro non è lezioso: io colgo qualcosa che è presente nell’essere umano. Il ritratto è un incontro? Un incontro importante. Col mio modo di fare ho sedotto tutti i soggetti che hanno posato davanti al mio obiettivo. Fellini impazzì di gioia con le mie Polaroid in mano. Qual è la qualità più importante per un ritrattista come te? Non esserci, in umiltà. Quando le persone vengono in studio per farsi ritrarre, affrontano una seduta: come da un medico. Succede che spesso non mi riconoscano. A loro resta ciò



Š foto di Franco Turcati

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L’ALTRA COVER STORY NUOVE TENDENZE ALLA RIBALTA DELLA FOTOGRAFIA

FRANCO TURCATI

CREATIVITÀ & COMUNICAZIONE Conosciamo da tempo Franco Turcati, avendolo incontrato spesso: il più delle volte presso Grande Marvin di Torino. Ci è sempre apparso come una persona solida, gentile, giovanile, sorridente, attenta, capace di contribuire, ma anche (soprattutto) d’ascoltare. Parlare di fotografia con lui in ogni occasione ha sempre significato allargare gli ambiti del discorso. Certo, non ha mai disatteso il nostro interesse per gli strumenti, le fotocamere di un tempo; nel dialogo, però, si è sempre proiettato altrove: dove ai “quando” e ai “come” ha sempre aggiunto un valido “perché”. C’è un “prima” e un “dopo” nella fotografia di Franco, e anche un durante: un filo rosso che lega tutta l’esistenza che gli appartiene. Non riconosciamo nella sua vita sterzate repentine e improvvise, anche quando ci dice di essersi dimesso dalla Perugina. Della propria esperienza lui non ha buttato via nulla: se si è rivolto alla comunicazione lo si deve al suo trascorso commerciale; a quel gioco di ieri e oggi integrato, funzionale, sviluppabile. E la fotografia? È sempre rimasta al centro, anzi: forse ha funto da collante tra le tante qualità che Franco sviluppava e accantonava, senza buttare via nulla. A osservare le immagini che ci propone, ne emerge uno stile; che non è quello omologabile, bensì un altro: riconoscibile nella ricerca estetica e pure nel rigore, nello sguardo allargato a cogliere i contesti, in una contaminazione continua che viene dall’arte, nonché da un’osservazione attenta degli ambiti sociali, comportamentali, del tempo che si sta vivendo. Franco Turcati fotografa, crea e comunica; ma dedica al tutto una preparazione vasta, che arriva fino al respiro della vita. L’assonanza delle idee produce consapevolezza e volontà ben oltre lo scatto, perché nel percorso sin lì lui ha fatto tesoro di tutto: tra creatività e comunicazione, appunto.

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PORTFOLIO Giancarlo Fabbi

Quello che non c’è...

pagina ventiquattro


Š foto di Giancarlo Fabbi

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Š foto di Gianni Oliva

pagina trenta


PORTFOLIO Gianni Oliva

LA VITA E L’EMOZIONE

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PORTFOLIO Vincenzo Mineo

I GIOSTRAI Arrivano all’improvviso, quando non te lo aspetti; e sono roulotte, camion, telai, ferro. Ne nasce un villaggio metallico, apparentemente disabitato, che verso sera s’illumina di luci e musica. Fino a notte sarà gente, tanta, lì per divertirsi in modo diverso; ma gli abitanti del luogo rimarranno distanti, quasi invisibili, confinati nelle biglietterie o tra gli ingranaggi delle macchine. Stiamo parlando dei giostrai e dei loro marchingegni: un mondo a parte, girovago e nomade. Vincenzo ha deciso di dedicare a quell’ambiente le proprie attenzioni, ricercando innanzitutto le persone e i loro atteggiamenti: un “invisibile” da portare alla luce con cura e dedizione, per arrivare al dialogo, alla conoscenza; in un incontro finalmente intimo e personale. Quello dei giostrai è un mondo fatto di sacrificio e impegno. Quando loro parlano della propria giostra lo fanno con orgoglio. Si prendono cura dei meccanismi con attenzione, usando una perizia antica, consumata negli anni, con la propria vita. Come d’incanto, in un momento del giorno la giostra prenderà vita; e saranno ancora luci, colori, risa e divertimento. Poi tutto finirà, quando meno te lo aspetti. La carovana migrerà altrove, a riaccendere la gioia di un divertimento inatteso.

pagina trentasei


Š foto di Vincenzo Mineo

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PORTFOLIO Erminio Vanzan

The peace of mind L’uomo ama perdersi, disperdersi di fronte al paesaggio: distruggersi struggendosi. Quale occhio rende testimonianza, giustizia, alla solitudine che nasce e cresce? L’infinito si guarda a distanza, e lui ci vede da lontano. L’uomo è parte della Natura. L’esistenza stessa degli esseri umani sulla terra dipende dalla Natura. Le nostre vite sono inestricabilmente dipendenti da essa. Il tema Natura e Uomo è uno dei più trattati fra i banchi di scuola. Almeno una volta nella vita fin dalle scuole elementari ci siamo ritrovati a dover parlare o scrivere sul meraviglioso rapporto che si crea fin dalla nascita dell’uomo con la natura. È come se camminassero insieme, è come se fossero una cosa sola. Cos'è l’uomo di fronte all’immensità? La fotografia paesaggistica ha il potere di rappresentare la bellezza della natura e di collocare la figura umana in una prospettiva decisamente ridimensionata rispetto al ruolo che tutti noi pensiamo di ricoprire. Gli scatti sono stati eseguiti per lo più in Irlanda e Scozia: luoghi emozionanti grandiosi e solitari, dove si riscopre il proprio animo, intimo e profondo. Erminio Vanzan

pagina quarantadue


Š foto di Erminio Vanzan

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PORTFOLIO Franco Pelosi

PROTAGONISTI DI UN ISTANTE

© foto di Franco Pelosi

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PORTFOLIO Andrea Marchesin

IL POSTO

SICURO

© foto di Andrea Marchesin

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La SCELTA

Franco Fontana

di

Il rifugio, quello personale, il più delle volte non è un luogo, ma un ambito intimo e privato nel quale rileggere con attenzione i propri pensieri. Forse è una ricerca di solitudine, più probabilmente il tentativo è quello di replicare il proprio racconto, senza contaminazioni esterne o suggerimenti fuori luogo. La vita, quella di ognuno, brilla per la propria singolarità, come dire: siamo diversi, splendidamente. Tutto ciò va conservato, alla stregua di un genoma biologico racchiuso in un nucleo cellulare: non devono avvenire mutazioni, tantomeno “scritture” patogene del DNA. Ecco che Andrea cerca e trova tante aree di “confort zone”, momenti di riflessione “protetta” pur tra la moltitudine della gente. E sono volti assorti, persone che leggono; ma anche sguardi stretti su dettagli inconsapevoli, dove l’occhio cade quasi per caso. C’è quasi un sonoro, nelle immagini che vediamo: il rumore di fondo della civiltà, del nostro “occidente”. Anche da quello l’uomo cerca di proteggersi, così il suono diventa ovattato, tenue, quasi lontano. L’uso del colore aiuta questa interpretazione e Andrea lo fa con maestria. Un’ultima considerazione: le “aree protette” non vengono invase, appaiono cioè per quello che sono. Chissà, in questa ricerca anche Andrea cercava una propria salvezza, un modo per rileggersi attentamente, proteggendosi: il suo posto sicuro.

Da anni Franco Fontana tiene workshop in ogni angolo de mondo: delle avventure “tutta in salita”, dove gli studenti vengono spinti a essere liberi, a “rendere visibile l’invisibile che è dentro di loro”. È l’identità di ciascuno a saltar fuori, l’autonomia creativa che appartiene a tutti. Sono nati così “Quellzi di Franco Fontana”; che sicuramente rappresentano un movimento nuovo, un’ondata d’energia nel panorama della fotografia. Hanno seguito i Workshop del Maestro: alcuni di loro compiendo i primi passi, altri affermandosi; di sicuro tutti prendendo coscienza di se stessi. Il progetto parte da lontano, ma il proselitismo ha convinto il Maestro, ed anche tanti alunni, a rischiare; perché senza una posta in gioco non si arriva a nulla. Sono così nate tante mostre, tenute su tutto il territorio nazionale. Da questa volta, e per ogni uscita di Image Mag, Franco Fontana ci proporrà un autore tra “Quelli di …”. I fotografi che impareremo a conoscere hanno cercato di mostrare un loro mondo, viaggiando fuori e dentro loro stessi. Da parte nostra rimarrà la sensazione nell’aver allungato un viaggio, testimoni a nostra volta di quando gli autori erano lì, di fronte al loro “vedere”, col tempo che si è fermato per le ragioni dell’anima.

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ORIZZONTI FOTOGRAFICI OCCASIONI E LUOGHI PER LO SCATTO IDEALE

IL VINCITORE DEL WORLD PRESS PHOTO 2018

L

E GLI ITALIANI

a 62ª edizione del più importante premio fotogiornalistico al mondo (organizzato dall’omonima fondazione olandese dal 1955) ha espresso i propri verdetti. Come già lo scorso anno, i nomi dei finalisti erano stati annunciati in anticipo, il 20 febbraio; mentre i vincitori sono stati premiati ad Amsterdam l’11 aprile. Quest’anno la giuria era presieduta da Whitney C. Johnson, del National Geographic. I giurati hanno esaminato 78.801 immagini, scattate da 4.738 fotografi. Le nomination sono state 43 (14 delle quali erano donne), provenienti da 25 paesi. WORLD PRESS PHOTO OF THE YEAR La giuria del concorso 2019 ha selezionato l’immagine di John Moore (USA) “Crying Girl on the Border” come World Press Photo of the Year. La bimba dell’Honduras, Yanela Sanchez, piange mentre lei e sua madre, Sandra Sanchez, vengono prese in custodia dai funzionari del confine USA, a McAllen in Texas, il 12 giugno 2018. Sandra Sanchez ha detto che lei e sua figlia avevano viaggiato per un mese attraverso l’America Centrale e il Messico prima di raggiungere gli Stati Uniti per chiedere asilo. L’amministrazione Trump aveva annunciato una politica di “tolleranza zero” al confine, secondo la quale gli immigrati catturati negli Stati Uniti sarebbero stati perseguiti penalmente. Di conseguenza, molti genitori arrestati furono separati dai loro figli, spesso inviati in diverse strutture di detenzione. Dopo che questa foto è stata pubblicata in tutto il mondo, la dogana e la protezione delle frontiere degli Stati Uniti hanno confermato che Yanela e sua madre non erano tra le migliaia di persone separate dai Funzionari degli Stati Uniti. Tuttavia, la protesta pubblica sulla controversa pratica ha portato il presidente Donald Trump a invertire la politica il 20 giugno. John Moore è un fotografo corrispondente per Getty Images. Ha fotografato in 65 paesi, in sei continenti, ed è stato pubblicato a livello internazionale per 17 anni. Da quando è tornato

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©John Moore, Getty Images

negli Stati Uniti, nel 2008, si è concentrato sull’immigrazione e sui problemi di frontiera. Whitney C. Johnson, presidente della giuria 2019, ha detto: “Idealmente una foto dell’anno dovrebbe essere sorprendente, unica, pertinente, memorabile”. Con questi presupposti, lei descrive così la fotografia vincitrice: “I dettagli nella foto sono interessanti”. “Dai guanti che sta indossando l’ufficiale di pattuglia di frontiera e per il fatto che i lacci delle scarpe sono stati rimossi”. Alice Martins, fotoreporter e membro della giuria, ha aggiunto: “Ti dice subito molto sulla storia”. “Questa foto mostra un diverso tipo di violenza, quella psicologica”.

al WPP. Si tratta di professionisti “globali”, dal carattere internazionale. Gente che viaggia e che ha fatto della fotografia un proprio stile di vita.

GLI ITALIANI WORLD PRESS PHOTO Anche quest’anno gli italiani si sono distinti

Storia: Una crisi umanitaria è in corso nel bacino del

Marco Gualazzini (Contrasto) era tra le sei nomination per la WPP of the Year e pure tra le tre della Story of the Year; ha però primeggiato nella categoria Environment - Stories, con “The Lake Chad Crisis” Un ragazzo orfano supera un muro con disegni raffiguranti lanciagranate a razzo, a Bol, nel Ciad. Molti bambini orfani, compresi i rifugiati nigeriani, vivono a Madrasa e vengono mandati a mendicare per una parte del giorno.


WORLD PRESS PHOTO IN MOSTRA Una mostra con le fotografie premiate verrà esposta in tutto il mondo: in 100 città e 45 paesi, raggiungendo un pubblico di oltre 4 milioni di persone. In Italia la mostra del WPP 2018 potrà essere visitata a: - Roma, Palazzo delle Esposizioni. Fino al 26 maggio 2019 - Bari, Teatro Margherita. Dal 18 maggio al 23 giugno 2019 - Milano, Fondazione Sozzani. Dall’11 maggio al 2 giugno 2019

- Lucca, Chiesa Di San Cristoforo. Dal 16 novembre all’8 dicembre 2019 - Gavoi, Ex Caserma. Dal 26 ottobre al 24 novembre 2019 - Valle d’Aosta, Forte di Bard. Dal 6 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020

Ciad, causata da una complessa combinazione di conflitti politici e fattori ambientali. Il Lago Chad - uno dei più grandi laghi dell’Africa e un’ancora di salvezza per 40 milioni di persone - sta vivendo una massiccia desertificazione. A causa dell’irrigazione non pianificata, della siccità estesa, della deforestazione e della cattiva gestione delle risorse, la dimensione del lago è diminuita del 90 percento negli ultimi 60 anni. I mezzi di sostentamento tradizionali, come la pesca, sono inariditi e la scarsità d’acqua sta causando conflitti tra agricoltori e allevatori di bestiame. Il gruppo jihadista Boko Haram, che è attivo nell’area, beneficia delle difficoltà e della fame diffusa e contribuisce a questo. Il gruppo utilizza i villaggi locali come terreno di reclutamento e il conflitto protratto ha sradicato 2,5 milioni di persone, esacerbando l’insicurezza alimentare.

Lorenzo Tugnoli, Contrasto, per il Washington Post, ha vinto il primo premio nella categoria General News Stories.

©Marco Gualazzini, Contrasto

Una donna implora fuori da un negozio di alimentari ad Azzan, una città crocevia del sud che aveva oscillato avanti e indietro tra il governo e le forze ribelli nello Yemen, il 22 maggio 2018. Storia: Dopo quasi quattro anni di conflitto nello Yemen, almeno 8,4 milioni di persone sono a rischio di fame e 22 milioni di persone - il 75% della popolazione - hanno bisogno di assistenza umanitaria, secondo le Nazioni Unite. Nel 2014, i ribelli musulmani di Houthi Shia hanno conquistato le aree settentrionali del paese, costringendo il presidente, Abdrabbuh Mansour Hadi, all’esilio. Il conflitto si è intensificato quando l’Arabia Saudita, in coalizione con altri otto stati arabi prevalentemente sunniti, ha iniziato ad attaccare dal cielo gli Houthi. Nel 2018, la guerra aveva portato a ciò che l’ONU ha definito il peggior disastro umanitario creato dall’uomo.

Daniele Volpe vince il secondo premio nella categoria General News - Singles.

©Lorenzo Tugnoli, Contrasto for The Washington Post

Il soggiorno di una casa abbandonata a San Miguel Los Lotes, in Guatemala, giace coperto di cenere dopo l’eruzione del Volcán de Fuego il 3 giugno. Storia: Fuego, a circa 40 km a sud-ovest della capitale, Città del Guatemala, è uno dei vulcani più attivi dell’America Latina e ha eruttato periodicamente dal 2002. Viene monitorato continuamente dai vulcanologi, ma questa eruzione è arrivata senza preavviso. La gente che viveva intorno al vulcano, molti al pranzo della domenica, è stata sorpresa dalla repentinità dell’evento, quando Fuego sputò lava incandescente, cenere, gas velenosi e detriti fiammeggianti sui villaggi sottostanti. L’eruzione è stata una delle più mortali in Guatemala da oltre un secolo. L’Istituto nazionale di scienze forensi del Guatemala ha segnalato il recupero di 318 corpi, di cui oltre un terzo non identificati.

©Daniele Volpe, Online

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