e 12,00
04
Luglio Agosto 2019
anno VIII n.04
FOTO
IMAGING
VIDEO
ESTRATTO
FINE ART
STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA
IMAGE MAG LUGLIO n AGOSTO 2019
Bob
Krieger
Cinquant’anni addietro... Cinquant’anni addietro, l’uomo camminava sulla luna. Oggi se ne fa un gran parlare: sui giornali, in internet, alla TV. Cosa ci ha restituito la conquista del satellite terrestre? Scoperte scientifiche a parte, siamo cambiati noi: qui, sulla terra. I saltelli di Armstrong vicino al LEM hanno rappresentato uno spettacolo planetario, ma la luna, quella da toccare con un dito, si è rivelata arida, asciutta, dal freddo intenso (all’ombra) e dal caldo insopportabile (al sole): una delusione quasi. Le vere rivoluzioni accadevano tra noi, proprio nell’anno di Abbey Road, di Woodstock, con le code di un ’68 ormai finito. La tecnologia, quella roboante dei missili, è diventata piccola, numerica, digitale. La luna è stata
un po’ dimenticata e anche le missioni su Marte passavano in secondo piano. Cambiava la società, il modo di intendere, lo stesso sguardo offerto al pensiero e alle idee. Oggi, mentre si rievocano i primi passi di Armstrong, la luna diventa un’occasione per ricordare: dove eravamo, con chi, a fare cosa. Spunta fuori qualche fotografia: degli astronauti e anche nostra. Ci riconosciamo e capiamo dove siamo andati. Meglio continuare così, fotografando e generando ricordi: sapranno guidarci. La luna? Lasciamola dov’è: con lo sguardo al cielo e alla fantasia.
COVER STORY
EDITORIALE
Mosè Franchi
1. CINQUANT’ANNI ADDIETRO
La memoria, i ricordi, i cambiamenti avvenuti.
QUESTIONE DI LIBRI
68. LA BIBLIOTECA CHE VORREI I testi che non dovrebbero mai mancare nei nostri scaffali.
CAFÉ FOTOGRAFICO EVENTI&MOSTRE 14. PERSONE, FATTI, CURIOSITÀ Notizie da non perdere.
CONOSCIAMOLI MEGLIO 60. IL RITRATTO, I DETTAGLI, I SIMBOLI
Bob Krieger
Arnold Newman può essere considerato, a buon diritto, il più grande ritrattista di artisti e personalità della seconda metà del ‘900.
4. LO SGUARDO DELLA CURIOSITÀ
L’ALTRA COVER STORY
Realizzazione grafica Gino Durso, Davide Lanzino, Ilaria Nigro
Direttore responsabile Mosè Franchi
Stampa Cortona Moduli Cherubini S.r.l.
Direzione artistica Massimo Reggia
Image Mag è una pubblicazione Consorzio Gruppo Immagine
HI-END 66. SONY
Tre nuove lenti G Master.
Redazione Consorzio Gruppo Immagine Viale Andrea Doria, 35 20124 Milano Tel. 02/23167863 e-mail: info@imagemag.it
Prezzo copia 12,00 euro. Arretrati 20,00 euro.
Distributore esclusivo per l’Italia Consorzio Gruppo Immagine
Image Mag è una testata registrata presso il Tribunale di Milano con autorizzazione n. 237 del 1 Giugno 2012
Periodicità bimestrale
Neil Armstrong, l’uomo che per primo poggiò i piedi sulla luna, cinquant’anni addietro.
FESTIVAL D’ABRIVADO
Ci occupiamo della food photography per la prima volta con Sara e Paolo Castiglioni.
www.imagemag.it
72. SALUTI DALLA LUNA
Un ultimo saluto al collega e all’amico.
64. FOOD PHOTOGRAPHY
Progetto grafico Visiva S.r.l. - www.visiva-adv.it
UNO DI NOI
PORTFOLIO
ORIZZONTI FOTOGRAFICI
16. UNA FANTASIA EMANCIPATA
Mostre, eventi, manifestazioni, fiere, workshop e seminari.
IDEE & PERSONAGGI 62. CIAO STEFANO
Malena Mazza
70. DA VEDERE & PER PARTECIPARE
Abbonamento a 6 numeri: ritiro in negozio Photop 42,00 euro, spedizione postale 62,00 euro
24. LUIGI FAVARETTO
30. STEFANO MOLASCHI
THE DARK SIDE OF THE MOOD
36. RUDI TOSELLI
OGNI LEMBO DI CIELO
42. GIANCARLO BALLO
S.O.S. (SIDES OF SUMMER)
48. GIOVANNI FANUELE SGUARDO SULL’ACQUA
54. MASSIMO DE GENNARO L’ANIMA DI ROMA
È proibita la riproduzione di tutto o parte del contenuto senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore è a disposizione per regolare i diritti delle immagini i cui titolari non siano stati reperiti.
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LO SGUARDO DELLA CURIOSITÀ
pagina quattro
KRIEGER
Š foto di Bob Krieger
paginacinque
COVER STORY I GRANDI PROTAGONISTI DEL PALCOSCENICO FOTOGRAFICO
L
a casa è elegante, raffinata. Bob Krieger ci accoglie con gentilezza e disponibilità. Volgiamo lo sguardo intorno a noi, anche un po’ stupiti. Le opere del fotografo campeggiano ovunque, comprese quelle fatte rivivere con la rinnovata espressività della manipolazione. Il dialogo inizia e prosegue in armonia, mosso da una coerenza di fondo. Non ama parlare di sé, Bob, preferisce ascoltare, interagire, comprendere. Si definisce curioso, e non stentiamo a crederlo, soprattutto quando ci
pagina sei
racconta le immagini che vediamo. Sono i gesti a stimolarlo, le movenze dei soggetti. È lì che inizia l’interpretazione dell’immagine che sarà: sia nel caso di una fotografia di moda, che di un ritratto. Avedon l’ha stimolato in tal senso: è lui stesso a confermarcelo; ma crediamo che tanta ispirazione parta da lontano. Probabilmente la sua gioventù l’ha abituato a intravedere, a stringere gli occhi per guardare più in là; anche quando la guerra gli restituiva paura, incertezza e l’odore dei rifugi. Pensiamo poi a sua madre: bella, elegante, nobiliare, artista; e al tutore, che gli ripeteva come
la vita non comprendesse meriti. Bob continuava a guardare, per cercare ciò che comprendeva, ma anche quanto era di difficile spiegazione. “Ho spesso cambiato opinione”, ci dice; e noi crediamo rappresenti il massimo della coerenza, perché chi cerca non sa cosa trova. La curiosità, quindi, è la parola chiave della vita di Bob Krieger; ma lo sono anche ascolto e interpretazione. Non ha incontrato l’amore, il nostro fotografo; lo afferma quando meno ce lo aspettiamo. Ma è sempre la coerenza a vincere, almeno crediamo. Quel sentimento non prevede
Š foto di Malena Mazza
pagina sedici
L’ALTRA COVER STORY NUOVE TENDENZE ALLA RIBALTA DELLA FOTOGRAFIA
MALENA MAZZA
UNA FANTASIA EMANCIPATA Altro non sappiamo dire, mentre iniziamo a scrivere, se non ripeterci il titolo. Abbiamo guardato a lungo le immagini che la fotografa ci ha dedicato, senza riconoscere dei codici di lettura attuali e quindi scontati. I luoghi comuni non esistono, e occorre impegno: anche solo per guardare. Le tante donne che vediamo? Sono belle, sensuali, persino carnali e voluttuose; eppure distanti al tempo stesso, da conquistare con coraggio, qualora se ne trovasse il modo. È l’individualità di Malena a generare tutto questo, la stessa che cerca e trova nei soggetti che ha di fronte. Del resto, per Lei la persona non costituisce un centro d’attenzione, ma vive col contesto, all’interno dell’idea, dove abita la fantasia. E lì inizia l’emancipazione, forse anche quella femminile: non si possono separare i soggetti dagli oggetti, occorre “prendere” tutto, l’integrità dell’individuo. Inizia col cinema, Malena; ma non ci piace fare paralleli, che peraltro forse non esistono. Certo, tutto è utile, soprattutto a livello culturale; ma nel dialogo con lei ci è piaciuta la fantasia, la creatività, quell’orizzonte lontano al quale tendere senza inibizione alcuna. Ecco, sì; la sua fotografia è contaminata e continuamente contaminabile. Lei prende, cattura, assorbe; e quando fotografa non ha nulla da chiedere, se non operare per come sa fare. Fantasia emancipata è anche questo: non azzardare o creare forzature. È la semplicità che deve emergere, a partire dalla conoscenza e dal rispetto per gli individui: sia che scattino o che si facciano ritrarre.
paginadiciassette
PORTFOLIO Luigi Favaretto
Festival
d’Abrivado La Camargue si presenta con immense distese di campi e paludi, attraversati solo da sentieri. È una terra difficile, umida e ventosa, con inverni rigidi ed estati infestate da insetti. I cavalli “camarghesi” nascono neri e poi via via si schiariscono fino a diventare quasi bianchi. Vivono in libertà e per il primo anno imparano a muoversi fra gli acquitrini, senza mai vedere l’uomo. La marchiatura arriva dopo, ma solo quando sono adulti i “GUARDIANS” li catturano domandoli. Non vengono mai rinchiusi in una stalla, ma continuano a correre e pascolare (quasi) liberi, tra stagni e prati, per tutta la vita e, nonostante il freddo Mistral e le torride estati, arrivano alla rispettosa età di circa 30 anni. Ogni 10-11 novembre, oltre 200 ”GUARDIANS” e 1000 cavalli accorrono da tutta la Provenza a Saintes Maries de la Mere per partecipare al “Festival d’Abrivado”. Squadre di “GUARDIANS” a cavallo (ABRIVADOS) mettono a dura prova il proprio savoir-faire, conducendo un gruppo di tori lungo un percorso di circa 6 chilometri sulla spiaggia di Saintes Maries de la Mere fino all’arena. La difficoltà sta nel guidare i tori, specialmente se il tutto è complicato dalla presenza di disturbatori che, con drappi e petardi, cercano di far spaventare i cavalli affinché i tori si disperdano.
pagina ventiquattro
Š foto di Luigi Favaretto
paginaventicinque
PORTFOLIO Stefano Molaschi
THE DARK SIDE OF THE MOOD pagina trenta
Il lato oscuro dell’umore
Š foto di Stefano Molaschi
paginatrentuno
PORTFOLIO Rudi Toselli
OGNI LEMBO DI CIELO Se mi desti t’ascolto, e ogni pausa e cielo in cui mi perdo, serenita d’alberi a chiaro della notte. Salvatore Quasimodo
pagina trentasei
Š foto di Rudi Toselli
paginatrentasette
PORTFOLIO Giancarlo Ballo
S.O.S.
(SIDES OF SUMMER)
pagina quarantadue
Š foto di Giancarlo Ballo
paginaquarantatre
PORTFOLIO Giovanni Fanuele
Sguardo sull’Acqua “Osservando l’acqua”, così avremmo potuto intitolare il lavoro di Giovanni Fanuele. Le immagini vivono di una forte coerenza, quella di un velo traslucido che scorre, avvolge, accarezza, travolge. Il centro d’attenzione di chi guarda cerca subito cosa sta abitando fiumi, ruscelli, stagni, laghi; oppure comprende il mosso che irrompe tra gole e sassi. È una ricerca assidua, quella di Giovanni: attenta, rigorosa, ben formulata. Vengono rispettate le regole della composizione, e anche l’esposizione è ben curata. C’è comunque un rapporto soggettivo da scorgere: l’individuo che guarda lo scorrere dell’acqua e, con essa, il divenire del tempo e della vita. Fermarsi per scattare una fotografia vuol dire anche nutrire rispetto per l’esistenza, partendo dall’elemento più basico. Ci viene in mente Herman Hesse. È l’acqua a chiamare Giovanni e lui non può disobbedire: l’ascolterà, rispondendo con attenzione; solo con un click.
© foto di Giovanni Fanuele
pagina quarantotto
paginaquarantanove
PORTFOLIO Massimo De Gennaro
L’anima di
ROMA
© foto di Massimo De Gennaro
pagina cinquantaquattro
[...] “... E da quest’immensità emana su di noi un senso di pace mentre corriamo da un capo all’altro di Roma, per conoscere i massimi monumenti. In altri luoghi bisogna andare a cercare le cose importanti: qui se n’è schiacciati, riempiti a sazietà. Si cammini o ci si fermi, ecco che appaiono panorami d’ogni specie...” [...] Johann Wolfgang Goethe, “Viaggio in Italia” 1816
La Bellezza rappresenta sempre un’insidia per il fotografo e, nel caso di Roma, questa può risultare fatale. Come evitare i luoghi comuni delle immagini già codificate? Questo lavoro, già realizzato nel 2019, era nato per una mostra da esporre a Roma. Allora mi era stato chiesto di fotografare “L’anima di Roma”. Ho scelto di confrontarmi con la parte più conosciuta e rappresentata della città, frequentando alcuni dei luoghi della storia, i più difficili da interpretare. Ho percorso le rive del Tevere inseguendo un’idea, scoprendo, alla fine, come quel fiume rappresentasse in realtà solo un pretesto. Un lungo percorso mi ha portato a immaginare la città che avevo visto sui libri d’arte, quella che avevo dentro come un’idea e che, in una visione contemporanea, poteva prendere le forme astratte dei disegni di Piranesi, o della pittura dei Vedutisti. Roma non ha una sola anima, ne ha mille; sedimentate nella sovrapposizione dei monumenti, delle architetture. È difficile trovare in altri luoghi una mescolanza così complessa di spazi e volumi, e su tutto questo la Luce, quella romana: nitida, precisa, che lega il passato con il presente. È proprio questa luce che ho voluto tradurre, “disegnando”, è il caso di dirlo, cieli immaginari che non appartengono alla città, ma che portano il pensiero oltre la realtà, in un mondo di Visioni surreali, alla stregua dei pittori del ‘700.
La SCELTA
Franco Fontana
di
Da anni Franco Fontana tiene workshop in ogni angolo de mondo: delle avventure “tutta in salita”, dove gli studenti vengono spinti a essere liberi, a “rendere visibile l’invisibile che è dentro di loro”. È l’identità di ciascuno a saltar fuori, l’autonomia creativa che appartiene a tutti. Sono nati così “Quellzi di Franco Fontana”; che sicuramente rappresentano un movimento nuovo, un’ondata d’energia nel panorama della fotografia. Hanno seguito i Workshop del Maestro: alcuni di loro compiendo i primi passi, altri affermandosi; di sicuro tutti prendendo coscienza di se stessi. Il progetto parte da lontano, ma il proselitismo ha convinto il Maestro, ed anche tanti alunni, a rischiare; perché senza una posta in gioco non si arriva a nulla. Sono così nate tante mostre, tenute su tutto il territorio nazionale. Da questa volta, e per ogni uscita di Image Mag, Franco Fontana ci proporrà un autore tra “Quelli di …”. I fotografi che impareremo a conoscere hanno cercato di mostrare un loro mondo, viaggiando fuori e dentro loro stessi. Da parte nostra rimarrà la sensazione nell’aver allungato un viaggio, testimoni a nostra volta di quando gli autori erano lì, di fronte al loro “vedere”, col tempo che si è fermato per le ragioni dell’anima.
paginacinquantacinque
CONOSCIAMOLI MEGLIO GLI AUTORI, IL LINGUAGGIO, LO STILE
ARNOLD NEWMAN
IL RITRATTO, I DETTAGLI, I SIMBOLI PREMESSA, NEWMAN IN ITALIA Arnold Newman può essere considerato, a buon diritto, il più grande ritrattista di artisti e personalità della seconda metà del ‘900. Ha fotografato molti dei più importanti esponenti del XX secolo nell’arte, nella letteratura, nel cinema, nella musica, nella politica americana e internazionale, scrivendo la storia con la sua macchina fotografica. Il suo ritratto più celebre, scattato a New York nel 1946, è quello del compositore e direttore d’orchestra Igor Stravinsky. Il musicista, seduto, nell’angolo sinistro inferiore della fotografia, occupa uno spazio limitato rispetto al grande coperchio di un pianoforte a coda. Ne risulta una composizione musicale (la vedremo dopo), dove il compositore è trattato alla stregua di un “dettaglio” di un grande spazio. Come dire: i rapporti tra soggetto e contesto si sovvertono, ma l’immagine acquista un’incredibile forza visiva. Newman di fatto ha “inventato” il “ritratto ambientato”, un approccio al soggetto nel quale il contorno risulta essere essenziale: l’artista nel suo studio; il politico nel suo ufficio o davanti a un edificio governativo; lo scienziato nel suo laboratorio. “Le persone esistono nello spazio”, dice Arnold Newman, che unifica il ritratto di studio alla foto documentaria, già appartenenti alla tradizione della fotografia americana. I lavori di Arnold Newman (150 fotografie) sono state esposti in una grande mostra, tenutasi a Reggio Emilia, a Palazzo Magnani, nell’autunno del 2003. Nel catalogo che ha accompagnato l’evento, Pierre Borhan afferma: “è degno di nota che nella maggior parte delle sue opere, in cui l’interiorità del modello è inseparabile dal suo posto nella storia, Newman sarebbe riuscito a dare espressione visuale a un conciso e penetrante giudizio, o significato, e che questo giudizio, in virtù delle sue qualità artistiche, sarebbe stato convincente”. “Ecco perché, sebbene la maggior parte delle sue fotografie siano state commissionate dalla stampa, Newman è un maestro del ritratto”.
paginasessanta
sguardo nella foto. Il signor Krupp sembra demoniaco: il bianco dei suoi occhi attraversa il suo viso ombroso. “Si è rivelata essere una delle mie migliori fotografie”, ha detto Newman in un’intervista. “Ho rivelato la mia impressione per un nazista che è riuscito a sopravvivere, che ha ucciso milioni di persone” “E la considero una delle mie foto più importanti”. BIOGRAFIA Arnold Newman è nato il 3 marzo 1918 a New York City. È cresciuto e ha frequentato le scuole ad Atlantic City, nel New Jersey, e a Miami Beach, in Florida. Ha studiato arte con una borsa di studio presso l’Università di Miami, Coral Gables, dal 1936 al 1938. È morto a New York il 6 giugno 2006. Generalmente riconosciuto come il pioniere del ritratto ambientato, è anche noto per la sua fotografia astratta. Viene considerato uno dei fotografi più influenti del XX secolo.
ESAMINANDO I RITRATTI AMBIENTATI DI ARNOLD NEWMAN Quando eseguiva i suoi ritratti, Arnold Newman era meno interessato ai dettagli di contorno, preferendo i simboli che poteva creare con loro. Newman ha fotografato molti personaggi famosi: Eleanor Roosevelt, Pablo Picasso, Frank Lloyd Wright, Golda Meir, Andy Warhol, Marilyn Monroe, Salvador Dalí e l’ex presidente Bill Clinton; tutti alle sue condizioni. Non ci sarebbero stati costumi stravaganti o studi rigidi. I suoi ritratti l’hanno portato a essere conosciuto come il “padre del ritratto ambientale”. Come abbiamo detto, Newman sosteneva di non essere interessato ai dettagli di contorno del suo soggetto, ma ai simboli che poteva creare con loro. Il libro della Radius Books, “Arnold Newman: One Hundred”, pubblicato in collaborazione con la Howard Greenberg Gallery in onore del centenario della sua nascita, mostra i dettami del suo approccio simbolico. Uno dei personaggi più famosi ritratti dal fotografo, il musicista Igor Stravinsky (scattato a metà degli anni quaranta per Harper’s Bazaar) mostra il compositore all’angolo di un grande pianoforte. L’immagine, spiegò Newman, non riguardava lo strumento, ma il simbolo che lo stesso rappresentava. La rivista lo respinse. “È stato uno dei miei primi lavori per Harper’s Bazaar”, ha dichiarato Newman. “Ho incontrato Stravinsky in una stanza d’albergo”. “Gli alberghi facevano parte della sua vita, naturalmente, perché viaggiava molto; ma in qualche modo sentivo che non lo rappresentassero”. “Ho visto un pianoforte nell’appartamento di un editore e con esso ho ritratto il compositore”. “Il piano è simbolico, perché Stravinsky componeva con la mente, non sullo strumento”. “Anche la forma mi pareva bella, assomigliando a una mezza nota”. “Il piano era forte come la sua musica e anche lineare, aspro; lirico e bello”. Anche se è discutibile che quel piano assomigli
a una mezza nota o anche a un quarto di nota rovesciata, il simbolismo è particolarmente evidente in uno dei provini a contatto della sessione di scatto, anch’esso incluso nel libro. Newman respinse le altre immagini di Stravinsky, quelle con la panca del pianoforte. Invece scelse quella più composta e formale. In essa, la composizione della foto pone Stravinsky alla base del puntello del coperchio, che funge anche da cima a un’altra nota da un quarto. Questo era l’approccio di Arnold: usare la fotocamera per creare una composizione formale, adattandosi al soggetto. Nel 1979, Newman ha fotografato l’artista spagnolo Joan Miró in abiti scuri davanti a un dipinto. Posizionò la testa e la mano del pittore di fronte a uno spazio geometrico e nero in modo che gli abiti dell’artista si fondessero con la sua pittura. “Quando fotografo le persone, cerco di avvicinarmi a quello che ho definito il denominatore comune di quelle personalità”, ha affermato Newman in un’intervista del 1992. “Se una persona piange perché un caro amico è morto, ritrarne l’espressione - se è vera e onesta emozione rappresenta un atto di buon fotogiornalismo, ma non è quello che sto cercando”. “Desidero spiegare quella persona a un livello per il quale tutti siano in grado di comprenderla in quel momento particolare”. Quella ricerca di sentimento emerge evidente nel suo ritratto dell’industriale tedesco Alfred Krupp (1963). Era un rampollo di una delle più grandi dinastie europee: i suoi antenati sopravvissero alla Morte Nera, alla Guerra dei Trent’anni, a entrambe le guerre mondiali e, in qualche modo, persino ai processi di Norimberga, che condannarono Krupp a soli 12 anni (bastandone solo tre). Il signor Krupp era interessato al lavoro di Newman, anche perché ebreo, nonostante le sue opinioni razziali. Illuminandolo dai lati, Newman esaltò il suo
Newman ha iniziato la sua carriera in campo fotografico nel 1938, lavorando negli studi di ritrattistica a Philadelphia, Baltimora e West Palm Beach. Sin da subito si è dedicato autonomamente alla fotografia astratta e documentaria. Nel giugno del 1941, Beaumont Newhall del Museum of Modern Art (MoMA) e Alfred Stieglitz lo “scoprirono”, e a settembre espose le sue opere alla A.D. Gallery. Lì ha iniziato a lavorare sulla ritrattistica sperimentale, sviluppando un approccio che è ancora ampiamente influente nella fotografia ritrattistica di oggi. Nel giugno del 1942, tornò a casa a Miami Beach, in Florida, a causa della guerra. Nel 1945, la mostra personale presso il Philadelphia Museum of Art, “Artists Look Like This”, attirò l’attenzione di tutta la nazione. Ben affermato, si è trasferito a New York nel 1946 dove ha aperto il suo studio, diventando anche un membro dell’American Society of Magazine Photographers (ASMP). L’approccio di Newman alla ritrattistica iniziò a influenzare la fotografia del tempo mediante pubblicazioni in America e all’estero. Seguirono rapidamente innumerevoli mostre e le sue opere vennero acquistate da parte dei principali musei. Nel 1949 sposò Augusta Rubenstein, dalla quale ricevette due figli: Eric, nato nel 1950; e David, nel 1952. La moglie è deceduta nel 2009. Gli sopravvivono due figli e quattro nipoti. IMPARARE DA ARNOLD NEWMAN È difficile suggerire cosa si può imparare al cospetto di un fotografo quale Arnold Newman. Si rischia di essere selettivi, se non addirittura limitanti. Un fotografo, come ogni artista, vive in un contesto storico dal quale non si può prescindere. Eppure qui siamo di fronte a un personaggio che ha aperto una visione nuova del ritratto, affiancandosi ai grandi di sempre. Di certo vengono sovvertite le “usanze” fotografiche più tipiche tra soggetto e contesto. Il contorno, con Newman, diventa simbolo, elemento che suggerisce e rafforza la suggestione della fotografia. Siamo anche oltre la composizione (la forma non manca nelle opere del nostro), arrivando alla fusione di generi e stili. Le fotografie di Arnold Newman vanno viste più volte e per questo abbiamo riportato alcuni testi. Guardandole, si acquista vigore per la propria passione, nella bellezza misteriosa della fotografia.
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