e 12,00
05
Settembre Ottobre 2019
anno VIII n.05
ESTRATTO FOTO
IMAGING
VIDEO
FINE ART
STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA
IMAGE MAG SETTEMBRE n OTTOBRE 2019
Nisian
Hughes
La bellezza senza maschere Ci ha lasciato Peter Lindbergh. L’ha fatto in punta di piedi, con eleganza potremmo dire, all’età di settantaquattro anni. La notizia ci ha indotto a riflettere: su di noi, sulla vita, sulla fotografia. Si può misurare un’esistenza senza le ore e i minuti? Forse, perché spesso sono le “ultime volte” a essere importanti, e non solo gli anni o i mesi. L’esistenza scorre tra abitudini e consuetudini, poi arrivano quegli istanti che tornano di rado, alle volte mai più. Quando abbiamo visto l’ultima mostra di Peter? Quando abbiamo sfogliato un suo libro? Forse avremmo dovuto dedicare maggiore attenzione a un fotografo che ha reso immortali le top model degli anni Novanta, da Linda Evangelista a Kate Moss, da
Christy Turlington a Tatjana Patitz. La dipartita di Peter Lindbergh rappresenta una perdita immensa per la fotografia di moda e per l’arte in generale. Lui ci ha insegnato a guardare, regalandoci un’impronta solida da dedicare all’immaginario che ci appartiene. Il nostro fotografo ha anche ridefinito l’immagine femminile dei suoi tempi, abbattendo falsità, veli d’ipocrisia; restituendoci una bellezza spogliata dai veli inutili, priva di costruzioni: senza maschere appunto. Una grande lezione di fotografia ed eleganza da ripassare più volte, ricordando Peter con la stima che merita.
COVER STORY
EDITORIALE
Mosè Franchi
1. LA BELLEZZA SENZA MASCHERE Il ricordo di Peter Lindbergh e la sua fotografia.
CAFÉ FOTOGRAFICO 14. PERSONE, FATTI, CURIOSITÀ Notizie da non perdere.
CONOSCIAMOLI MEGLIO 60. LA NATURA, LA MUSICA, L’IMPEGNO
Nisian Hughes
Di Ansel Adams occorre seguire l’esempio, che vuol dire rigore, impegno, intensità. Le sue immagini vivono di precisione, dove il soggetto preferito (e ricercato) s’ingigantisce sempre più col passare degli anni.
4. LA DANZA: DEDIZIONE, TALENTO, ETICA
L’ALTRA COVER STORY
COMUNITÀ FOTOGRAFICA 62. ANDREELLA PHOTO
Nuovo negozio, nuove idee.
64. 1° RAVE FOTOGRAFICO
Tre giorni per fotografare, per 24 ore. Anche di notte.
QUESTIONE DI LIBRI
Antonio Perrone
68. LA BIBLIOTECA CHE VORREI
I testi che non dovrebbero mai mancare nei nostri scaffali.
16. ROMBO DI PASSIONE
Progetto grafico Visiva S.r.l. - www.visiva-adv.it
www.imagemag.it
Realizzazione grafica Gino Durso, Davide Lanzino, Ilaria Nigro
Direttore responsabile Mosè Franchi
Stampa Cortona Moduli Cherubini S.r.l.
Direzione artistica Massimo Reggia
Image Mag è una pubblicazione Consorzio Gruppo Immagine
Redazione Consorzio Gruppo Immagine Viale Andrea Doria, 35 20124 Milano Tel. 02/23167863 e-mail: info@imagemag.it
Prezzo copia 12,00 euro. Arretrati 20,00 euro.
Distributore esclusivo per l’Italia Consorzio Gruppo Immagine
Image Mag è una testata registrata presso il Tribunale di Milano con autorizzazione n. 237 del 1 Giugno 2012
Periodicità bimestrale
Abbonamento a 6 numeri: ritiro in negozio Photop 42,00 euro, spedizione postale 62,00 euro
EVENTI&MOSTRE
70. DA VEDERE & PER PARTECIPARE
Mostre, eventi, manifestazioni, fiere, workshop e seminari.
UNO DI NOI
72. BRIAN MAY
Brian May ha prodotto un libro fotografico sui Queen in 3D. Oggi Brian possiede una delle collezioni di foto stereografiche più grandi al mondo e gestisce la London Stereoscopic Company.
PORTFOLIO
24. MATTEO CHINELLATO LA LAGUNA CHE NON VEDI
30. BENEDETTA DE BIASE MELANCHOLIA
36. CLAUDIO CIARDI APPUNTI DI VIAGGIO
42. PAOLA VALLI VITA DA GEMELLA
48. SIMONE CHIOLA SGUARDO LARGO E VERTICALE
54. LA BAMBINA CHE GUARDA LA BAMBINA CHE GUARDA
È proibita la riproduzione di tutto o parte del contenuto senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore è a disposizione per regolare i diritti delle immagini i cui titolari non siano stati reperiti.
pagina uno
Image Mag è la prestigiosa rivista bimestrale interamente dedicata alla fotografia e ai suoi interpreti. È l’espressione del desiderio di parlare ad appassionati di fotografia usando la lingua degli appassionati di fotografia. Una rivista che presenta immagini stupefacenti realizzate da celebri professionisti e lavori di appassionati che compongono gli epici portfolio, cuore e anima di questo straordinario magazine.
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VENEZIA LIBRERIA LT2 TOLETTA Dorsoduro/Toletta, 1214 Tel. 041.5229481
LA DANZA: DEDIZIONE, TALENTO, ETICA
HUGHES
pagina quattro
Š foto di Nisian Hughes - Modella: Isabella Boylston
paginacinque
COVER STORY I GRANDI PROTAGONISTI DEL PALCOSCENICO FOTOGRAFICO
C
onosciamo Nisian Hughes quasi per caso, complici i social. Il fotografo d’oltreoceano ci ha colpito per come ha voluto interpretare la danza classica, nei suoi attori più famosi. Le immagini sono tutte in movimento, il più delle volte con lo stesso sfondo; ma da esse emerge forza, muscolo, forse atletismo. C’è una certa nudità, in quanto vediamo; ma è palesemente indirizzata a mostrare il rigore e la dedizione che occorrono per calcare i palcoscenici del mondo. Ecco quindi i salti, le aperture degli arti, persino una grazia difficile a ottenersi senza un lavoro continuo e abnegato: Nisian ci mostra questo. La passione? Certo, è importante: anche da parte di chi scatta. Occorre intuire l’apice dello sforzo, l’istante “di stallo”, quando l’espressività della ballerina è massima, con la grazia dovuta. Siamo ai bordi della fotografia sportiva, dove il gesto diventa sostanziale. Qui, però, è importante immaginare la musica, il ritmo; e poi un sipario aperto e tanta gente a guardare. Oppure, semplicemente, un pianoforte e una grande sala, dove lei (la ballerina), da sola, interpreta, assimila, fa sue le note di un contrappunto personale e ricercato. Non ci sentiamo di magnificare le immagini che vediamo: parlano da sole; piuttosto ci piace sottolineare il coraggio di chi ha voluto mettere in mostra l’essenziale, l’anima della disciplina, il tenore artistico sul quale poggerà lo spettacolo di domani. Forse sarebbe stato più semplice ritrarre scene e costumi, perseguendo un linguaggio di maniera, teatrale appunto; avremmo però colto il lato più esteriore di una pratica che, come la fotografia, nasce da dentro, come una mancanza compulsiva: quella che impone sempre di confrontarsi con se stessi e con le possibilità del proprio corpo. Nisian, quando hai iniziato a fotografare e perché? Ho iniziato a scattare fotografie alle scuole superiori. I miei genitori avevano aperto uno studio di fotografia a noleggio. Amavo fotografare le persone che passavano di lì. Per me è stato un modo di avvicinarmi alla gente e di imparare a conoscermi. La tua è stata passione per la fotografia? Sì lo è stata ed è tuttora una passione, penso sempre alla fotografia. Non appena inizio a scattare mi perdo nel momento. La passione è stata importante per la tua carriera? La passione è una delle componenti più importanti della mia carriera. Mi ha tenuto concentrato nel corso degli anni di cambiamenti e sfide.
Modella: Hanna Bass
pagina sei
ANTONIO PERRONE
ROMBO DI PASSIONE Conosciamo Antonio Perrone presso Grande Marvin, il negozio di Torino. Il ragazzo è giovane, simpatico, entusiasta. Porta con sé una grande scatola, con dentro le sue fotografie: vuole mostrarcele. Indossa i guanti bianchi e le sfoglia lentamente, spiegandoci luoghi, auto, aneddoti. Rimaniamo sorpresi da come Antonio tratti lo sport del motore. Le sue prospettive sono inusuali, ricercate, frutto di una sperimentazione lunga e attenta. Il soggetto alle volte diventa piccolo, in armonia con le geometrie dei circuiti. Le immagini guidano il nostro sguardo in un limbo privato e personale, dov’è l’equilibrio a vincere, persino l’eleganza. Non troviamo la velocità, perché noi per primi (da guardanti) non la stiamo cercando. Ci piace percepire i battiti, gli istanti, le suggestioni di un rombo che viene dal cuore, dove pulsa più forte, fermandosi a volte. Ecco, sì: delle corse intuiamo la tensione, l’impatto emotivo, la forza di quel momento che può cambiare destini e risultati. La velocità ne risulterebbe solo l’aspetto esteriore, obbligato se vogliamo; ma chi guarda le corse ne è abituato. È meglio che emergano le pulsazioni che spalancano gli occhi e accendono la meraviglia. Antonio ha finito di sfogliare le sue immagini. Con lo sguardo cerca il nostro assenso, che però tarda a venire. Vogliamo rivedere, comprendere a fondo, fare la conta (una volta di più) di quegli istanti nei quali abbiamo trattenuto il respiro, per quell’auto che scappa tra righe, nero e asfalto. Lo guardiamo soddisfatti: Antonio lo comprende. Con delicatezza pone le sue opere nella scatola e intanto ci racconta la storia della sua vita: una tappa d’avvicinamento alla fotografia che parte da lontano, da dove le corse poteva solo sognarle. Eppure noi crediamo che proprio lì sia maturata la sua capacità: immaginando il rombo davanti al nulla e coltivando la passione con la forza delle idee. Rombo di passione, appunto.
© foto di Antonio Perrone
pagina sedici
L’ALTRA COVER STORY NUOVE TENDENZE ALLA RIBALTA DELLA FOTOGRAFIA
paginadiciassette
PORTFOLIO Matteo Chinellato
La laguna che non vedi
pagina ventiquattro
Š foto di Matteo Chinellato
paginaventicinque
PORTFOLIO Benedetta De Biase
MELANCHOLIA pagina trenta
Š foto di Benedetta De Biase
paginatrentuno
PORTFOLIO Claudio Ciardi
Appunti di viaggio
pagina trentasei
Š foto di Claudio Ciardi
paginatrentasette
PORTFOLIO Paola Valli
pagina quarantadue
Š foto di Paola Valli
paginaquarantatre
Š foto di Simone Chiola
pagina quarantotto
PORTFOLIO Simone Chiola
SGUARDO LARGO e VERTICALE paginaquarantanove
PORTFOLIO Alessia Ambrosini
LA BAMBINA CHE GUARDA
© foto di Alessia Ambrosini
pagina cinquantaquattro
È difficile descrivere una passione, perché è sempre lei a cercare il suo possessore, senza che questi possa decidere. Quando se ne parla, vengono tirate in ballo circostanze, inizi, cause, motivazioni; eppure si tratta sempre di pretesti, di scuse giustificanti: la passione ci ha pervaso, senza che noi potessimo farci nulla. Alessia è consapevole di questo e lo confessa. Per lei era solo importante indirizzare il suo sentimento, fornirgli una strada maestra. Con la fotografia ha messo in atto vari tentativi, anche su generi molto popolari; ma qualcosa le diceva sempre che il suo lavoro sarebbe stato altrove, dove in realtà soggetti e sensazioni la stavano aspettando. Così si è messa a guardare, a fondo: nella vita di tutti i giorni. Come ai tempi dell’infanzia, la sua mente ha iniziato a produrre tagli di presente, frammenti di storie, inizi di racconti da suggerire a chi guarderà. Quello dl Alessia è stato uno sguardo a ritroso, lo stesso che ha ripercorso una vita già intensa e appagante. Lei voleva quell’occhio, forse anche un’ingenuità antica; ma più cercava nel tempo, maggiormente cresceva la pulsazione della sua passione. Forse nella fotografia ha trovato una sorella, più probabilmente un’amica. Di certo una bambina che è riuscita a riconoscere. Ed è quella che guarda, aspettando che abbia la fotocamera tra le mani.
La SCELTA
Franco Fontana
di
Da anni Franco Fontana tiene workshop in ogni angolo de mondo: delle avventure “tutta in salita”, dove gli studenti vengono spinti a essere liberi, a “rendere visibile l’invisibile che è dentro di loro”. È l’identità di ciascuno a saltar fuori, l’autonomia creativa che appartiene a tutti. Sono nati così “Quellzi di Franco Fontana”; che sicuramente rappresentano un movimento nuovo, un’ondata d’energia nel panorama della fotografia. Hanno seguito i Workshop del Maestro: alcuni di loro compiendo i primi passi, altri affermandosi; di sicuro tutti prendendo coscienza di se stessi. Il progetto parte da lontano, ma il proselitismo ha convinto il Maestro, ed anche tanti alunni, a rischiare; perché senza una posta in gioco non si arriva a nulla. Sono così nate tante mostre, tenute su tutto il territorio nazionale. Da questa volta, e per ogni uscita di Image Mag, Franco Fontana ci proporrà un autore tra “Quelli di …”. I fotografi che impareremo a conoscere hanno cercato di mostrare un loro mondo, viaggiando fuori e dentro loro stessi. Da parte nostra rimarrà la sensazione nell’aver allungato un viaggio, testimoni a nostra volta di quando gli autori erano lì, di fronte al loro “vedere”, col tempo che si è fermato per le ragioni dell’anima.
paginacinquantacinque
CONOSCIAMOLI MEGLIO GLI AUTORI, IL LINGUAGGIO, LO STILE
ANSEL ADAMS
LA NATURA, LA MUSICA, L’IMPEGNO PREMESSA Tutti gli appassionati di fotografia conoscono Ansel Adams, molti imitandone lo stile. Le pubblicazioni tecniche lo citano spesso, riferendosi al “sistema zonale”. Tra l’altro, il rinnovato interesse per l’analogico, e nei confronti del gande formato, ha riportato sugli scudi il fotografo americano. In molti si sono emozionati di fronte ai suoi paesaggi, alle immagini dei parchi. Parecchi di noi, poi, hanno in biblioteca (quella fotografica) “Il Negativo”, quale bibbia del proprio sapere. È giusto conoscere Ansel Adams a fondo, anche e soprattutto saltando l’aspetto eminentemente tecnico. La fotografia parla di chi la scatta (o la prende?), quasi come in un auto ritratto. È quindi la vita a parlare di un autore, tra esperienze e incontri; ma è importante ricercare le attitudini, quelle che partono da lontano. Scopriremo così come Ansel si sia distinto per il suo rigore, per l’impegno, per l’amore dedicato ai suoi soggetti. Rimane un esempio da imitare: in fotografia e non solo. L’INFANZIA E IL RICORSO ALLA NATURA Adams Ansel (20 febbraio 1902 - 22 aprile 1984), fotografo e ambientalista, è nato a San Francisco, in California. È cresciuto in una casa immersa tra le dune di sabbia del Golden Gate. All’età di quattro anni, una scossa di assestamento del grande terremoto del 1906 lo gettò a terra rompendogli il naso, segnandolo distintamente per la vita. Figlio unico, Adams è nato quando sua madre aveva quasi quarant’anni. I suoi genitori
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relativamente anziani, la ricca storia familiare (poi crollata) e la presenza vivente della sorella nubile di sua madre, hanno rappresentato fattori che si sono uniti per creare un ambiente decisamente vittoriano ed emotivamente conservatore. Una timidezza naturale ha causato ad Adams problemi di adattamento a scuola. C’è anche la netta possibilità che possa aver sofferto di dislessia. Non ebbe successo nelle varie scuole verso le quali lo indirizzarono i suoi genitori; di conseguenza, suo padre e sua zia lo istruirono a casa. Alla fine, è riuscito a raggiungere un “diploma di legittimazione”, forse equivalente al completamento della terza media. Il risultato più importante di un’infanzia un po’ solitaria è stata la gioia che ha trovato nella natura, come dimostrato dalle sue lunghe passeggiate nelle zone ancora selvagge del Golden Gate. ANSEL ADAMS E LA MUSICA A dodici anni iniziò a suonare il pianoforte e a leggere musica. Prese lezioni e la ricerca della musica divenne un sostituto dell’istruzione formale. Per la successiva dozzina d’anni il piano fu l’occupazione principale di Adams e, nel 1920, la sua professione prevista. Sebbene alla fine abbia rinunciato alla musica per la fotografia, il pianoforte ha apportato sostanza, disciplina e rigore alla sua gioventù irregolare. Inoltre, la formazione attenta e la precisione richieste a un musicista hanno formato profondamente la sua abilità visiva. ANCORA LA NATURA, IL MATRIMONIO
Se l’amore di Adams per la natura era nato nel Golden Gate, questo venne rafforzato dalla Sierra Yosemite. Trascorreva lì un periodo considerevole ogni anno, dal 1916 alla sua morte. Dalla sua prima visita, Adams fu colpito e trasformato. Là ha camminato, scalato ed esplorato, acquisendo autostima e fiducia in se stesso. Incontrò sua moglie, Virginia Best, a Yosemite. Si sposarono nel 1928. La coppia ebbe due figli. UN MECENATE, GLI INCONTRI IMPORTANTI Il 1927 fu l’anno cardine nella vita di Adams. Incontrò Albert M. Bender, magnate delle assicurazioni di San Francisco e mecenate delle arti e degli artisti. La sua amicizia, l’incoraggiamento e il supporto finanziario hanno cambiato radicalmente la vita di Adams. Le sue energie creative sono aumentate. Il benevolo patrocinio di Bender ha innescato la trasformazione di un pianista concertista in un artista. Sebbene questa non sia avvenuta subito, la sua passione è cambiata rapidamente dopo che Bender è entrato nella sua vita. I progetti e le possibilità si sono moltiplicati. Nel 1930 Adams incontra il fotografo Paul Strand, le cui immagini ebbero un forte impatto su di lui, aiutandolo ad allontanarsi dallo stile “pittorico” che aveva prediletto negli anni ‘20. Adams iniziò a perseguire la “straight photography”, che si opponeva a ogni forma di manipolazione dell’immagine, estranea alle specificità linguistiche del mezzo fotografico. Nel 1927 Adams incontra il fotografo Edward Weston. Divennero sempre più importanti
CONOSCIAMOLI MEGLIO GLI AUTORI, IL LINGUAGGIO, LO STILE
l’uno per l’altro: come amici e colleghi. Il rinomato gruppo f/64, fondato nel 1932, poggia sulla riconosciuta grandezza di Weston, accompagnata dall’energia di Adams. Il Gruppo f/64 ha portato la “fotografia diretta” all’attenzione di tutta la nazione. ADAMS A NEW YORK, ALFRED STIEGLITZ Adams ha fatto la sua prima visita a New York nel 1933, per incontrare il fotografo Alfred Stieglitz. La loro relazione divenne intensa e la corrispondenza frequente, ricca e profonda. Tra gli anni ‘30 e ‘40, il circolo Stieglitz ebbe un ruolo vitale nella sua vita artistica. La situazione economica di Adams non si presentava come delle migliori ed era costretto a dedicarsi quasi esclusivamente alla fotografia commerciale. Il lavoro però non era continuativo e le pressioni monetarie aumentavano e tali rimasero fino a tarda età. LA COMPETENZA TECNICA La padronanza tecnica di Adams è indiscutibile. Weston e Strand lo consultarono spesso per dei consigli tecnici. È stato consulente fotografico per Polaroid e Hasselblad. Adams ha sviluppato il famoso e complesso “sistema zonale”, per controllare e correlare l’esposizione e lo sviluppo, consentendo ai fotografi di visualizzare in modo creativo un’immagine e produrre una fotografia che corrispondesse alla loro visione. Ha prodotto decine di manuali tecnici sulla
fotografia, che sono i libri più influenti mai scritti sull’argomento. L’IMPEGNO PROFUSO L’energia e l’impegno di Adams erano enormi. Lavorava per diciotto e più ore al giorno, anche per settimane. Per lui non esistevano vacanze o domeniche. La sua esistenza ipercinetica era anche alimentata dall’alcool. Adams si descriveva come fotografo - docente scrittore. Sarebbe stato forse più esatto dire che era un comunicatore. Ha viaggiato all’infinito nel paese alla ricerca della bellezza naturale che riveriva e fotografava e del pubblico di cui aveva bisogno. Adams ha avuto un intenso impegno nel promuovere la fotografia come arte e ha svolto un ruolo chiave nella creazione del primo dipartimento di fotografia al Museum of Modern Art di New York. Il lavoro al museo ha favorito le relazioni più strette della vita di Adams, rispettivamente con Beaumont e Nancy Newhall, il primo storico e amministratore del museo. La loro collaborazione fu probabilmente la più intensa nella fotografia del ventesimo secolo. ANSEL ADAMS ATTIVISTA Adams era un attivista incessante per la causa della natura selvaggia e dell’ambiente. La sua grande influenza derivava dalla fotografia. Le sue immagini sono diventate i simboli, le vere icone, dell’America selvaggia. Quando
la gente pensava ai parchi nazionali, spesso li immaginava nei termini di una fotografia di Ansel Adams. Le sue immagini in bianco e nero non rappresentavano documenti “realistici” della natura, cercavano viceversa di intensificare l’esperienza psicologica della bellezza naturale. Per Adams, le questioni ambientali di particolare importanza erano il Parco Nazionale di Yosemite, il sistema dei parchi nazionali e, soprattutto, la conservazione della natura selvaggia. Si concentrò su ciò che definiva gli aspetti emotivo-spirituali dei parchi. Sostenitore dell’uso equilibrato e limitato delle risorse, Adams ha anche combattuto incessantemente contro le autostrade, i cartelloni pubblicitari e ogni sorta di torto nei confronti dell’ambiente. Sebbene la natura selvaggia e l’ambiente fossero le sue grandi passioni, la fotografia era la sua vocazione, il suo metro, la sua ragion d’essere. Adams è stato spesso criticato per non aver incluso umani o prove di “umanità” nelle sue fotografie di paesaggi. I recensori spesso caratterizzavano Adams come un fotografo di un deserto idealizzato che non esiste più. Al contrario, i luoghi fotografati da Adams sono, con poche eccezioni, proprio quelle aree selvagge e parchi che sono state preservate per sempre. C’è una grande quantità di terre selvagge vere e veramente protette in America, molte delle quali salvate grazie agli sforzi di Adams e dei suoi colleghi. ANSEL ADAMS ARTISTA Visto in un contesto di storia dell’arte più tradizionale, Adams è stato l’ultimo personaggio della tradizione romantica della pittura e della fotografia americana del diciannovesimo secolo. Oltre a ciò, i soggetti di Adams, come la bellezza naturale dell’Occidente, erano inconfondibilmente americani; e lo strumento scelto, la macchina fotografica, rappresentava un elemento tipico per la cultura del XX secolo. Adams manifestò una personalità insolitamente generosa e carismatica. La sua grande fiducia nelle persone e nella natura umana fu ampiamente ricompensata. Più di ogni altro influente americano della sua epoca, Adams credeva sia nella possibilità, che nella probabilità dell’umanità, di vivere in armonia ed equilibrio col proprio ambiente. È difficile immaginare un artista più completamente americano: sia nell’arte, che nella personalità. IMPARARE DA ANSEL ADAMS È difficile suggerire cosa si può imparare al cospetto di un fotografo quale Ansel Adams. Lo abbiamo ripetuto spesso: un fotografo, come ogni artista, vive in un contesto storico dal quale non si può prescindere; in più percorre la propria vita in relazione a quanto gli viene offerto. Di Ansel Adams occorre seguire l’esempio, che vuol dire rigore, impegno, intensità. Le sue immagini vivono di precisione, dove il soggetto preferito (e ricercato) s’ingigantisce sempre più col passare degli anni. E qui occorre fare riferimento a un’altra vocazione del nostro autore: la natura e la sua difesa. Noi dobbiamo ricercare la nostra attitudine, il soggetto amato, perseguirlo con dedizione. Resta poi la fotografia: Ansel ne ha avuto fiducia, dedicandole tutto se stesso, con coraggio. Anche qui possiamo seguire le sue orme.
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