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Novembre Dicembre 2019 anno VIII n.06
FOTO
IMAGING
VIDEO
ESTRATTO
FINE ART
STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA
IMAGE MAG NOVEMBRE n DICEMBRE 2019
Elio Leonardo
Carchidi
Buone feste A metà ottobre 2019 si è tenuto, a Montisola (Lago d’Iseo), il primo Rave fotografico: una “tre giorni” di sola fotografia, con tanti ospiti e numerose occasioni per fotografare. Nonostante la pioggia (quest’anno una persecuzione per molte città) è stato bello incontrare nel medesimo posto tanti appassionati. Si è così potuto misurare come la motivazione nei confronti dello scatto sia effettivamente alta. Occorrono delle opportunità, questo è certo; e alle volte vanno anche create: questo per uscire dalla logica quotidiana di un’immagine ridondante, fruibile, ma destinata a essere dimenticata solo pochi minuti dopo. Colpa dei social? No, non volevamo dire questo: anzi! Di certo oggi le potenzialità
espressive sono più facili da raggiungere. Occorrono idee, progetti, persino volontà. Fateci dire, però: trovarsi di fianco a tanti “amatori” che, sotto la pioggia battente, si dedicavano allo scatto notturno ci ha fatto piacere; così come incontrare numerosi autori a mostrare le loro stampe. È la fotografia. Aspettando il prossimo Rave, non ci resta che augurare a tutti i lettori delle festività serene e un 2020 ricco di soddisfazioni: anche fotografiche, perché no. Buona lettura.
COVER STORY
EDITORIALE
Mosè Franchi
1. BUONE FESTE
Ripensando al RAVE, alla “tre giorni” di fotografia sul lago d’Iseo.
QUESTIONE DI LIBRI
68. LA BIBLIOTECA CHE VORREI I testi che non dovrebbero mai mancare nei nostri scaffali.
CAFÉ FOTOGRAFICO EVENTI&MOSTRE 14. PERSONE, FATTI, CURIOSITÀ Notizie da non perdere.
CONOSCIAMOLI MEGLIO 60. EDWARD WESTON. L’IPERREALISMO E LA VERITÀ
Elio Leonardo Carchidi 4. INSEGUENDO LA CURIOSITÀ
Weston entra a buon diritto tra i grandi della fotografia americana. Famosi sono divenuti i suoi nudi, ma anche i paesaggi e gli still life.
L’ALTRA COVER STORY
COMUNITÀ FOTOGRAFICA
64. LA PAROLA ALL’EDITORE
La nostra comunità fotografica riceverà questa volta un punto di vista importante: quello dell’editore. Abbiamo intervistato Stefano Peccatori, del gruppo Mondadori.
HI-END
66. NOVITÀ DI VERTICE
Andrea Boccalini
Canon e Sony propongono due rivisitazioni di modelli precedenti. Nikon ci mostra un’ottica dal sapore antico tra prestigio e qualità.
16. CULTURA, IDEA, PROGETTO
Progetto grafico Visiva S.r.l. - www.visiva-adv.it
www.imagemag.it
Realizzazione grafica Gino Durso, Davide Lanzino, Ilaria Nigro
Direttore responsabile Mosè Franchi
Stampa Cortona Moduli Cherubini S.r.l.
Direzione artistica Massimo Reggia
Image Mag è una pubblicazione Consorzio Gruppo Immagine
Redazione Consorzio Gruppo Immagine Viale Andrea Doria, 35 20124 Milano Tel. 02/23167863 e-mail: info@imagemag.it
Prezzo copia 12,00 euro. Arretrati 20,00 euro.
Distributore esclusivo per l’Italia Consorzio Gruppo Immagine
Image Mag è una testata registrata presso il Tribunale di Milano con autorizzazione n. 237 del 1 Giugno 2012
Periodicità bimestrale
Abbonamento a 6 numeri: ritiro in negozio Photop 42,00 euro, spedizione postale 62,00 euro
70. DA VEDERE & PER PARTECIPARE
Mostre, eventi, manifestazioni, fiere, workshop e seminari.
UNO DI NOI
72. HELENA CHRISTENSEN
Una top model con la passione per la fotografia.
PORTFOLIO
24. GIACOMO ALBERTINI DIVERSAMENTE DANZA
30. FILENA FORTINGUERRA TENEREZZE METROPOLITANE
36. ALESSIA MORELLINI SCHEGGE DI REALTÀ
42. TIZIANO PUCCI PALPITI DI PALIO
48. JERRY MAGRO DONNE MUTANTI
54. FAUSTO CORSINI INVISIBILI
È proibita la riproduzione di tutto o parte del contenuto senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore è a disposizione per regolare i diritti delle immagini i cui titolari non siano stati reperiti.
pagina uno
Image Mag è la prestigiosa rivista bimestrale interamente dedicata alla fotografia e ai suoi interpreti. È l’espressione del desiderio di parlare ad appassionati di fotografia usando la lingua degli appassionati di fotografia. Una rivista che presenta immagini stupefacenti realizzate da celebri professionisti e lavori di appassionati che compongono gli epici portfolio, cuore e anima di questo straordinario magazine.
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BUSTO ARSIZIO (VA) ANDREELLA PHOTO - PHOTOP Piazza XXV Aprile, 11/B Tel. 0331.679350 CALTANISSETTA ELMA Via E. De Nicola, 25 Tel. 0934.552386 FOTO CURATOLO - PHOTOP Via Malta, 49 - Tel. 0934.595480 FALCONARA M. (AN) DE CAROLIS MATTEO TABACCHI RIV. 27 C.C. LE VILLE - Via Puglie, 8 Tel. 071.9175942 FOTO DE ANGELIS - PHOTOP C.C. LE VILLE - Via Puglie, 8/D Tel. 071.9173765 FERRARA FOTO PANDINI - PHOTOP Via Garibaldi, 121 Tel. 0532.202821 FIRENZE BONGI - PHOTOP Via Por S. Maria, 82-84 Tel. 055.2398811 EDICOLA SORBI Piazza della Signoria Tel. 055.287844
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GRANDE MARVIN - PHOTOP Via Lagrange, 45 Tel. 011.5616411
LIBRERIE FELTRINELLI Via Cesare Battisti, 17 Tel. 059.222868
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PADOVA 2 EMME FOTO - PHOTOP Via Sorio, 19/A - Tel. 049.8716044 PANDINO (CR) FOTO ATTUALITÀ CESNI - PHOTOP Via Umberto I, 39 - Tel. 0373.90255 PORRETTA TERME (BO) FOTO OTTICA MARCHI Piazza della Libertà, 74 Tel. 0534.22150
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TRIESTE ATTUALFOTO - PHOTOP Via dell’Istria, 8 Tel. 040.771326
TORINO EUROPHOTO - PHOTOP Corso Siracusa, 196/C Tel. 011.3115111
VENEZIA LIBRERIA LT2 TOLETTA Dorsoduro/Toletta, 1214 Tel. 041.5229481
Š foto di Elio Leonardo Carchidi
pagina quattro
INSEGUENDO LA CURIOSITÀ
CARCHIDI
paginacinque
COVER STORY I GRANDI PROTAGONISTI DEL PALCOSCENICO FOTOGRAFICO
B
ella la storia di Elio Leonardo Carchidi: la sua passione inizia in un attimo, preparata da una giovinezza trascorsa di fianco ad un padre hobbista. Da ragazzo vola a Roma per gli studi e trova ancora la fotografia, che studia con assiduità. Poi le speranze: il reportage, il sociale; con la vita che offre moda e beauty. È come se Elio e la fotografia inseguissero a tratti due rotte divergenti, in una regata che vive di strategie diverse. Forse è lui a inseguire lo scatto, probabilmente ne è anche inseguito. Sta di fatto che a guidare è sempre la curiosità: quella vera, che quando si ferma esegue tutto con cura. Ma una mente fertile alle volte strappa, crea una discontinuità col lavoro precedente: questo perché per imparare occorre anche rinunciare. Lui ci parla di vuoti: di un operato che difficilmente potrebbe approdare in un progetto editoriale. Noi che abbiamo visto (e forse capito) siamo in grado di coagulare un lavoro con un altro, consapevoli che di mezzo (e in mezzo) c’era il pensiero, la ricerca, il vero operare in continuità. Noi siamo convinti che, col passare del tempo, tutto l’operato di Elio potrà essere interpretato con più aree di coerenza. Oggi forse non è possibile, o anche semplicemente faticoso. La curiosità, quando sincera, vola veloce; e l’errore, da spettatori, sta nel tentare di inseguirla, di
pagina sei
interpretarla. Guardiamo le immagini; non sono del nostro tempo: inseguendo la curiosità, ci hanno preceduto. Elio, quando inizi? E perché? Ho iniziato prestissimo (15 anni), con però un’occasione scatenante. Nel mio paese ci fu un’alluvione devastante: andai sul posto con un mio amico e feci delle fotografie. Ebbero un grande successo e con una di esse vinsi anche un concorso. Da lì partì la passione. Tieni conto che anche in famiglia godevo di buona compagnia. Mio padre (medico) aveva l’hobby per la fotografia. Mi iscrissi anche alla scuola Radio Electra di Torino: ti mandavano tutto, bacinelle ed ingranditore compresi. Parliamo di 40 anni addietro.
senza una lira. La speranza era per il futuro. Una passione che è nata “di botto”, quindi... Che dire: forse con la rincorsa. Mio padre mi portava con sé in campagna, a fotografare le piante. Il suo sogno era quello di redigere un libro di botanica. Quelle ore passate con lui erano piene di fascino. Poi è avvenuto quell’episodio che ti ho raccontato, e tutto si è acceso. C’è stato dell’altro, comunque...
Beh, era l’Italia di “Non è mai troppo tardi”: quella da scolarizzare... Bravo. Al mio paese (siamo nella montagna calabra) a quei tempi fotografavi la povertà vera. Esisteva peraltro la cultura dell’artigianato: i ragazzini andavano dal “maestro” ad imparare un mestiere, lavorando; come dire: ci si passava il testimone.
Cioè? Io sono miope: il che mi offriva un ulteriore stimolo. Fotografando, io vedevo “dopo” quanto non riuscivo a scorgere “prima”. Nel senso della visione, la fotocamera era (ed è) più brava di me. Non ti nego che anche l’uso intenso delle focali lunghe (tele o medio - tele) nasce dal mio difetto diottrico. Con loro posso avvicinarmi di più. Per le stesse ragioni, lavoro con maggiori difficoltà a figura intera, anche se non mi mancano i mezzi tecnici. Tutto si riflette sui tempi di produzione: pochi minuti per uno “stretto”, ore per un campo più largo. Le foto dell’ex arbitro Collina le abbiamo ottenute in pochissimi minuti.
Un po’ di nostalgia? Non so. Quella gente aveva delle motivazioni, pur
Un padre appassionato e l’episodio scatenante: dopo?
L’ALTRA COVER STORY NUOVE TENDENZE ALLA RIBALTA DELLA FOTOGRAFIA
ANDREA BOCCALINI
CULTURA, IDEA, PROGETTO Conosciamo Andrea Boccalini al Festival di Orbetello, tra cene, mostre, convegni. Il vizio comune per il fumo ci ha permesso di scambiare qualche parola al di fuori degli spazi chiusi: tra il sollievo e un pizzico di vergogna. Abbiamo parlato di fotografia, a lungo, partendo sempre da lontano: dai fotografi, prendendo spunto dalla loro esistenza. Finalmente, come capita di rado, si è aperto un mondo, dove la conoscenza non risulta essere l’elemento fondamentale, ma la disponibilità ad accoglierla. Con Andrea abbiamo capito come alla fotografia debba essere offerta la nostra fiducia, perché potrà indicarci la strada, facendoci in primis decidere se percorrerla o meno. Il gesto tecnico e la competenza tecnologica poco contano di fronte alle storie da cercare e raccontare. Meglio leggere, dedicando tempo e risorse alla letteratura, ai romanzi. Come in fotografia, tra i libri possiamo comprendere il rapporto tra soggetto e contesto, la base del racconto. Un’altra sigaretta ci permette di andare maggiormente a fondo, facendoci capire come la fotografia di Andrea viva di un’anima progettuale. La stessa, però, non è disgiunta dal resto: perché la cultura ci rende fertili nei confronti delle storie, le vere basi del progetto. L’idea, poi, vive anche d’istinto: può mutare, sterzare all’improvviso, aprire scenari nuovi. Non importa, la coerenza fotografica è comunque salva, perché la cultura ci viene in soccorso con un progetto rinnovato. Alla fine, di Andrea ci è piaciuta l’umiltà, l’atteggiamento che dedica alla sua passione. Non chiede nulla, e nemmeno pretende. Ecco, sì: lui si fida; di se stesso e della fotografia. Cultura, idea e progetto chiuderanno i cerchi. L’importante è sapere aspettare.
pagina sedici
Š foto di Andrea Boccalini
paginadiciassette
PORTFOLIO Giacomo Albertini
DIVERSAMENTE
DANZA
Ci vorrebbe più spazio, forse più tempo; di sicuro, un cambio di mentalità, solo per leggere (e ascoltare) la storia di Giacomo e della sua ricerca fotografica. Lo abbiamo conosciuto al Rave di Montisola e ne siamo rimasti commossi. “Sono nato sordo dalla nascita”, ci dice. “Per via della rosolia”. “Mi sono chiesto: come sentono i sordi?”. “Ho voluto spiegarlo con la fotografia, con un B/N correttamente sfocato”. Tutto, intuiamo, è iniziato da lì, anche l’indagine sui gesti (dei sordi) e il reportage circa i non udenti con impianti cocleari. Successivamente, col medesimo impegno, si è dedicato ad altre disabilità (i down, ad esempio) e anche alle malattie rare: il tutto affrontato con ottimismo, all’insegna delle possibilità risolutive. “Un disabile”, ci dice, “Può vivere anche senza genitori: ha una malattia”. La sua ricerca è proseguita sul versante dell’acalasia esofagea, con un reportage condotto a Milano e Verona, dove viene diagnosticata. Ci dice: “Si tratta di una malattia che, se sottovalutata, può portare a danni enormi”. “Ho affrontato il lavoro con uno smartphone”, aggiunge, “Per vincere la paura”. Le sue fotografie sono tutte artistiche: devono offrire un messaggio che possa essere d’aiuto. Oggi Giacomo si sta dedicando alla Sindrome Chimica Multipla. Chi ne è affetto risulta sensibile all’elettrosmog, ai detersivi, a varie sostanze; e rischia di continuo lo shock anafilattico. Naturalmente non poteva dimenticare la sordità, con una denuncia fotografica circa la discriminazione degli ipoudenti nel mondo del lavoro. Ma poi, Giacomo propone altri lavori, come i “Disabili nella Danza”, e tanti progetti, uno addirittura da svolgersi in Palestina. “Là la sordità è molto diffusa”, ci racconta, “Perché si sposano tra consanguinei”. Il finale vogliamo lasciarlo a un progetto circa il ritratto, “I volti della sordità”. Lì il cerchio tende a chiudersi, per una vita dedicata ai deboli. Lo ringraziamo per la storia che ci ha raccontato e per i lavori che ci ha mostrato. Pubblicheremo solo “Diversamente Danza”, per questioni di coerenza; ma incontreremo ancora Giacomo: è una promessa.
pagina ventiquattro
Š foto di Giacomo Albertini
paginaventicinque
PORTFOLIO Filena Fortinguerra
Tenerezze Metropolitane pagina trenta
Š foto di Filena Fortinguerra
paginatrentuno
PORTFOLIO
Alessia Morellini
Schegge di RealtĂ
pagina trentasei
Š foto di Alessia Morellini
paginatrentasette
PORTFOLIO Tiziano Pucci
Palpiti di Palio pagina quarantadue
Tiziano Pucci ci dedica un regalo. Lui, che è un fotografo sportivo, riesce a regalarci un lavoro sul Palio di Siena. Non vive le contrade, Tiziano; nasce a Firenze e nemmeno potrebbe. Conosce però le logiche dell’appuntamento senese, quelle che vanno oltre la competizione, al di là dei tre giri di piazza. Guarda quindi da “sportivo”, ma cerca oltre; perché si comprenda come sotto la Torre del Mangia vivano altri valori oltre la gara. Non sono momenti “ippici”, quelli che vediamo, ma istanti estremi, pulsioni improvvise, battiti e palpiti che si mescolano al respiro, rivalità di sempre che durano per
anni, da generazioni. Che dire di più su questo portfolio? Ci è piaciuto per cosa Tiziano ha cercato, ma anche per il fatto che ci ha concesso di riconoscere quella piazza. Il resto, forse, lo abbiamo aggiunto noi, da guardanti; il che rappresenta il massimo. Il fotografo, quello bravo, deve accompagnare chi guarda fino all’ultimo chilometro, per poi lasciarlo da solo, anche per comprendere. Noi non abbiamo fatto fatica, desiderando di scorrere le immagini più volte. Alla fine ci è rimasto il senso del racconto, la ragione degli scatti. I palpiti di palio si sono fissati nelle fotografie. Bene. © foto di Tiziano Pucci
paginaquarantatre
PORTFOLIO Jerry Magro
DONNE MUTANTI
“Ho avuto un ictus a venticinque anni”, esordisce Jerry Magro. “Ragiono con metà cervello”, continua. Ci parla anche di pensiero divergente, che poi risulta essere la capacità di produrre soluzioni differenti in relazione a un dato problema. Possiamo essere d’accordo, perché una simile attitudine può avere un ruolo nell’atto creativo. Del resto, l’artista ha spesso bisogno di esplorare una serie di possibili modi per portare a termine il proprio lavoro; questo prima di decidersi per quello che pare essere il migliore. Ovviamente più ampia sarà la gamma di possibilità vagliate, più alta sarà la probabilità che una di esse dimostri originalità. Fin qui, tutto regolare: accettiamo di buon grado il fatto che Jerry si riconosca un pensiero divergente. Rimane il fatto che le sue donne sono “mutanti”. Che sia da chiamare in causa il Duca di Mantova? In Rigoletto (atto III): “La donna è mobile, qual piuma al vento, muta d’accento e di pensiero”. No, qui c’è di più. La figura femminile di Jerry non mente, tantomeno si adatta; muta biologicamente, potremmo dire; con un senso estetico che esprime una funzione nella vita, meccanica addirittura. Che tutto sia frutto di un pensiero divergente ci trova d’accordo, ma prima di chiamare in causa correnti artistiche similari siamo propensi a verificare una mutazione logica, futuribile, esteticamente percorribile, se non addirittura da attendersi. Il pensiero divergente? Ben venga, ma è molto meglio lascar libera tanta originalità, prima che venga incapsulata in un filone artistico di comodo. Godiamoci questo lavoro.
pagina quarantotto
Š foto di Jerry Magro
paginaquarantanove
PORTFOLIO Fausto Corsini
© foto di Fausto Corsini
pagina cinquantaquattro
“INVISIBILI”, CI DICE FAUSTO; MA QUALCOSA POSSIAMO SENTIRE. FORSE SONO PASSI, PIÙ PROBABILMENTE SUSSURRI. SONO I FANTASMI CREATI DAL NOSTRO: QUELLI CHE ESCONO DA UN COLORE “DIVERSO”, EPPURE COERENTE. C’È SEMPRE UNA PORTA,
La SCELTA
Franco Fontana
di
NELLE INQUADRATURE CHE VEDIAMO; OPPURE UNA FINESTRA. DA LÌ ESCE L’ECO CHE CI INVITA A ENTRARE, PER CERCARE CIÒ CHE NON VEDREMO E CHE PURE POSSIAMO PERCEPIRE. ABITIAMO UN “NON LUOGO”, MA NON È QUELLO IL CENTRO D’ATTENZIONE, CHE PERALTRO CI SFUGGE, COME DEVE ESSERE. CERCHIAMO, A LUNGO; IL CHE VUOL DIRE ASCOLTARE, PERCEPIRE, FORSE COMPRENDERE IL SENSO DEL TEMPO, DI CHI È STATO: STORIE D’INDIVIDUI, PASSIONI, MOMENTI D’INSIEME; TUTTI RELEGATI A SPAZI INGHIOTTITI DA UNA VEGETAZIONE CHE ARRESTA, DISTINGUE, COLORA; QUASI A SEGNARE IL MOMENTO CHE NON C’È PIÙ, PERCHÉ È IMPOSSIBILE CHE VI SIA. RINGRAZIAMO FAUSTO PER AVERCI REGALATO UNA FOTOGRAFIA CHE “SI ASCOLTA”, DOV’È LO SPAZIO A DIVENTARE RACCONTO, IL SOLO CONTESTO. FORMALISMO CORRETTO E STUDIO CROMATICO CONTRIBUISCONO AL RISULTATO: GRADEVOLE, SUGGESTIVO, FORIERO DI PERPLESSITÀ. DOPO LA VITA, UN LUOGO DESERTO: ECCO COSA RIMANE. E LE RISPOSTE SONO TUTTE LÌ: INVISIBILI E CIECHE, TUTTE DA ASCOLTARE.
Da anni Franco Fontana tiene workshop in ogni angolo de mondo: delle avventure “tutta in salita”, dove gli studenti vengono spinti a essere liberi, a “rendere visibile l’invisibile che è dentro di loro”. È l’identità di ciascuno a saltar fuori, l’autonomia creativa che appartiene a tutti. Sono nati così “Quellzi di Franco Fontana”; che sicuramente rappresentano un movimento nuovo, un’ondata d’energia nel panorama della fotografia. Hanno seguito i Workshop del Maestro: alcuni di loro compiendo i primi passi, altri affermandosi; di sicuro tutti prendendo coscienza di se stessi. Il progetto parte da lontano, ma il proselitismo ha convinto il Maestro, ed anche tanti alunni, a rischiare; perché senza una posta in gioco non si arriva a nulla. Sono così nate tante mostre, tenute su tutto il territorio nazionale. Da questa volta, e per ogni uscita di Image Mag, Franco Fontana ci proporrà un autore tra “Quelli di …”. I fotografi che impareremo a conoscere hanno cercato di mostrare un loro mondo, viaggiando fuori e dentro loro stessi. Da parte nostra rimarrà la sensazione nell’aver allungato un viaggio, testimoni a nostra volta di quando gli autori erano lì, di fronte al loro “vedere”, col tempo che si è fermato per le ragioni dell’anima.
paginacinquantacinque
CONOSCIAMOLI MEGLIO GLI AUTORI, IL LINGUAGGIO, LO STILE
EDWARD WESTON
L’IPERREALISMO E LA VERITÀ paginasessanta
CONOSCIAMOLI MEGLIO GLI AUTORI, IL LINGUAGGIO, LO STILE
PREMESSA Weston entra a buon diritto tra i grandi della fotografia americana, alla quale ha restituito alcune immagini divenute icone. Famosi sono divenuti i suoi nudi, ma anche i paesaggi e gli still life. Nei suoi lavori si riconosce una forte ossessione per la purezza della forma. In Italia la sua fama è legata anche alla lunga storia sentimentale con Tina Modotti, fotografa e attrice, che ne fu compagna, modella e allieva. Siamo in Messico, nella metà degli anni ’20. LA VITA, GLI INIZI Weston nasce in Illinois il 24 marzo 1886, figlio di un medico e di una professoressa di lettere. Nonostante la caratura dei genitori (o forse per questo) abbandona la scuola molto presto, il che non gli impedisce di costruirsi autonomamente una notevole cultura, alla base della sua ambizione e dei suoi successi artistici. A sedici anni riceve in regalo dal padre la prima macchina fotografica: un incontro fatale con lo strumento, visto che non smetterà mai più di dedicarsi alla fotografia. I suoi primi scatti li esegue nei parchi pubblici di Chicago. La passione è forte e decide di intraprendere la professione di fotografo. Studierà per qualche tempo al College of Photofray dell’Illinois e nel 1911 si trasferisce in California, dove trascorrerà gran parte della sua vita, e dove apre il primo studio fotografico nella città di Tropico. Sarà durante un viaggio in Ohio (1922) che Weston inizierà a trovare lo stile che lo contraddistinse in futuro: abbandona lo stile pittorialista e inizia a sperimentare una fotografia più chiara e definita, concentrando la sua attenzione sulle forme astratte di oggetti industriali e di elementi organici. Come ebbe modo di dire, cercherà la vera sostanza, la quintessenza delle cose in sé, sia si tratti di acciaio lucido o di carne palpitante. Sempre nel 1922, effettuerà un viaggio a New York, dove ebbe modo di incontrare fotografi del calibro di Alfred Stieglitz e Paul Strand. IL RINASCIMENTO MESSICANO NEl 1923, insieme all’assistente e amante Tina Modotti, si trasferisce a Città del Messico, dove aprirà uno studio. I due vivranno il Rinascimento Messicano, entrando in contatto con l’ambiente artistico del tempo, di cui facevano parte Diego Rivera, Frida Khalo, David Siqueiros e Jose’ Orozco. Il soggiorno messicano definisce un periodo di transizione e autoanalisi, sul piano stilistico e concettuale, spostando l’interesse del fotografo sui meccanismi intrinsechi dell’apparecchio fotografico. Dirà: “Se non riesco a ottenere un negativo tecnicamente perfetto, il valore emotivo o intellettuale della fotografia per me è quasi nullo”. EDWARD E TINA I due s’incontrano a Los Angeles, in un’officina artistica che la donna aveva aperto con il compagno del tempo. Tina diviene la modella preferita di Weston e, molto presto, l’amante. Fra i due nasce una passione vertiginosa, nella quale la sperimentazione (Tina inizia ad assisterlo in
camera oscura, nell’arte che fu di suo zio) si unisce all’attrazione fisica. Weston è sposato con quattro figli ed è legato sentimentalmente (e sessualmente!) con Margrethe Mather, singolare figura di artista, ex prostituta bohemiènne, bisessuale e libertina, anche lei dedita alla sperimentazione formale con la fotografia. La moglie di Weston è sicuramente a conoscenza della relazione fra Tina e Edward; e lo è anche Mather, con cui Weston produce ancora lavori di prorompente e innovativa forza erotica. Nell’aprile del ’21 il fotografo confiderà a un amico: “La mia vita è assai ricca - forse anche troppo - non solo credo di aver prodotto del buon lavoro ultimamente, ma ho anche avuto una storia squisita… Le foto che credo siano fra le mie migliori, sono di una certa Tina De Richey, una dolcissima ragazza italiana…”. IL RITORNO IN CALIFORNIA, LA FAMA Nel 1932 Weston torna in California, dove fonda, insieme ad Ansel Adams ed altri fotografi, il celebre gruppo f/64, un associazione di fotografi dedita alla sperimentazione ed alla ricerca sull’utilizzo
del mezzo fotografico. Col passare degli anni, i consensi nei confronti del lavoro di Weston crescono di molto: nel ‘36 è il primo fotografo a vincere un assegno di ricerca dalla Fondazione Guggenheim e 10 anni dopo il MoMa di New York gli dedica una retrospettiva che lo consacra come uno dei più grandi artisti del ‘900. Tra gli ani ‘30 e ‘40 le sue immagini riguarderanno ancora i paesaggi, oltre che il nudo. Il suo soggetto sarà Charis Wilson, la sua compagna. Abbandona la fotografia due anni dopo, nel 1948, provato dai sintomi del morbo di Parkinson. Scatterà la sua ultima fotografia a Point Lobos. Gli anni successivi saranno dedicati all’archivio. Supervisionerà personalmente le stampe realizzate dai figli Brett e Cole. Morirà a Carmel, in California, l’1 gennaio 1958. Ricordiamo le sue ultime parole: “Ho fatto la mia parte nel rivelare agli altri il mondo vivente intorno a loro”. IL VERBO DI EDWARD WESTON Sentiamo le sue parole: “Il potere
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