2019 - 2017 3 anni di mostre
Edizioni photoSHOWall www.photoshowall.com
Seconda edizione - settembre 2020
2019 - 2017 3 anni di mostre
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Sommario Contributi.....................................................................................................................9 2017-2019. 3 anni di mostre photoSHOWall....................................................... 19 Rassegna stampa..................................................................................................... 171 La mostra in cartolina............................................................................................ 177 La mostra in cartolina. Backstage........................................................................ 189 I materiali................................................................................................................. 193 Progetti scelti.......................................................................................................... 197 Il sistema.................................................................................................................. 205 La galleria................................................................................................................ 221 Il laboratorio........................................................................................................... 225 Le collezioni............................................................................................................ 231
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photoSHOWall Il sistema photoSHOWall è pensato per avvicinare e incontrare un pubblico nuovo, al di fuori dei canali istituzionali, a cui proporre una visione gratuita, partecipata e diffusa di immagini e contenuti. La parete fotografica photoSHOWall è lo strumento alla base di questa idea costruita con un sistema a capsule che permette alle mostre, una volta realizzate, di essere riutilizzate presso la propria rete di gallerie, temporanee e permanenti, allestite in spazi pubblici e privati. Il circuito photoSHOWall sono le gallerie fotografiche temporanee, realizzate utilizzando le pareti fotografiche. Il formato “iGIGANTI” photoSHOWall è realizzato utilizzando la parete fotografica attraverso la tecnica della scomposizione, permette la costruzione di installazioni di grande scala, site specific. La collezione di arredi e dettagli architettonici photoSHOWall è firmata da importanti autori, non solo italiani, realizzata utilizzando gli strumenti del sistema.
photoSHOWall è un progetto di Davide Tremolada Intraversato ed è prodotto a Pavia da mtp arredamenti (utilizzando pannelli in MDF di legno riciclato). Hanno firmato installazioni photoSHOWall: Erminio Annunzi, Olivo Barbieri, Monika Bulaj, Gianni Berengo Gardin, Francesco Cito, Harry De Zitter, Roberto Kusterle, Joey Lawrence, Gianni Maffi, Jo-Anne McArthur, Darcy Padilla, Pedro Pardo, Graziano Perotti, Giulio Piscitelli, Pio Tarantini, Zeng Yi. www.photoshowall.com 7
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Contributi
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photoSHOWall, oltre l’allestimento Tutte le cose nuove creano spiazzamenti psicologici e, come in questo caso, visivi. Ciò è dovuto al fatto che ci siamo abituati a particolari modalità che abbiamo finito per considerare inamovibili e indiscutibili. Quando prendiamo in considerazione una mostra fotografica, per esempio, ci scatta in automatico un progetto molto preciso che prevede stampe inserite in passepartout e contenute in cornici che vanno appese in parete accompagnate da didascalie e un testo di presentazione. Poche le variabili previste: stampe di più o meno elevata qualità, fotografie al vivo senza passepartout, strutture cui appendere le fotografie quando muri di pregio non consentono di utilizzare chiodi. La proposta di photoSHOWall cambia molto e, proprio per le sue caratteristiche innovative, necessita di una più attenta valutazione e di una precisa descrizione. Dal punto di vista tecnico si tratta di una struttura modulare costituita da una serie di elementi accostati fra di loro ognuno dei quali funge da cornice che contiene al suo interno uno spazio da utilizzare in molti modi, il più semplice dei quali è quello di ospitare una lastra quadrata di forex su cui è stata stampata direttamente una fotografia. Poiché queste sono in genere rettangolari, la stampa prevede un bordo esterno bianco o nero che funge da passepartout su cui si può anche stampare se lo si crede opportuno il nome dell’autore o una intera didascalia. Una o più cornici possono contenere, invece, titolo, dati e/o un testo critico introduttivo. photoSHOWall può essere realizzato in versione a isola autoportante che consente ai visitatori di girarle attorno: in tal modo si possono utilizzare sia le due pareti parallele fronte/retro sia quelle più piccole laterali. Esiste anche la possibilità di realizzare una sola facciata da addossare a una parete. Una importante variabile introdotta dall’uso di queste strutture è quella di prendere una fotografia, ingrandirla e stamparne le singole parti così da avere un particolare effetto molto spettacolare di scomposizione. Ovviamente in questo caso occorre scegliere una fotografia che si presti a essere scomposta. Questo consente di muoversi su due piani mettendo in sintonia mondi che stranamente si ignorano, quello delle mostre esposte in musei e gallerie e quello dell’arredamento e dell’architettura di interni. Perché gli stessi autori che vengono spesso ammirati 10
ma quando deve parlare della fotografia valorizza quei particolari che, emergendo, fanno in modo che l’immagine sia più viva e faccia immaginare racconti, testimonianze, notazioni. Quelle capaci di vivificare una parete e non renderla mai statica agli occhi di chi la osserva.
in un luogo espositivo possono nobilitare uno spazio privato, un salotto, una sala riunioni, un ufficio. L’elemento di connessione, oltre alla struttura che lo rende possibile, è il compito svolto da un critico che sappia scegliere i fotografi e proporre immagini che siano in sintonia con le richieste dei clienti. Per questo motivo è giusto accompagnare ogni proposta da un breve testo critico che racconti, nobilitandola, la scelta delle fotografie proposte.
Tutte queste considerazioni portano a ribadire che non siamo semplicemente di fronte a una o più strutture espositive: fermarsi a questo aspetto significherebbe, infatti, sottovalutare le potenzialità del progetto che apre a nuove prospettive sia dal punto di vista estetico sia da quello del concetto stesso di utilizzo e valorizzazione dell’immagine fotografica che non esclude di accostare alla realizzazione fisica una sua variabile virtuale. È a questo punto evidente il valore di una regia complessiva e qui emerge l’importanza cruciale della figura del critico.
Ovviamente, come sempre succede in questi casi, il nuovo non cancella mai quanto lo precede come il presente si accosta ma non elimina il passato, almeno per chi ha l’intelligenza per capirlo. Quindi photoSHOWall non è in contrasto con una mostra classica né la sostituisce, ma la affianca e l’accompagna. Allo stesso modo le fotografie che inserisce nella sua struttura sono multipli diversi per finalità e intenti dalle stampe fine art firmate e numerate destinate al mondo del collezionismo.
Alcuni di questi limitano il loro campo d’azione alla pura analisi dei lavori dei fotografi, alla stesura di testi, alla supervisione degli allestimenti, mentre altri - e sono quelli che ci interessano - assumono un ruolo assai più complesso che implica la conoscenza dell’ambiente, la ricerca e valorizzazione di nuovi autori, la curiosità che spinge a cercare soluzioni innovative, una competenza che si estende anche a tutti gli aspetti tecnici che molti colpevolmente ignorano, come se la scelta di un supporto, di una cornice, di un tipo di illuminazione fossero qualità secondarie. In sintesi un critico dovrebbe dotarsi di quella sensibilità generale che risulta indispensabile a chi è chiamato a essere una vera guida per tutti i soggetti in campo, cominciando dai fotografi per concludere con i fruitori e i collezionisti.
Anche qui c’è da battere qualche convenzione ormai radicata perché, se fino a qualche anno fa erano in pochi a tenere nella giusta considerazione la fotografia d’autore, ora si è passati a uno strano atteggiamento opposto che induce ad avvolgere ogni immagine di una sorta di sacralità che guarda con sospetto a ogni utilizzo che non sia considerato artistico. Gli interlocutori fra i fotografi per i quali è stato pensato questo progetto sono quindi coloro che considereranno le loro opere da diversi e non contrapposti punti di vista che consentano loro di venderle come stampe da collezione, ma anche come elementi da inserire in un arredamento.
In questo caso il critico diventa così un vero e proprio regista che deve essere capace di comprendere quali e quanti sono i fotografi che possono essere coinvolti, che genere di opere valorizzare visto che non tutte si prestano a una scomposizione, in quali strade tradizionali ribadire la propria presenza, in quali nuove tracciare un percorso innovativo. Perché in questa fase storica in cui la fotografia compare in una quantità così massiccia da rischiare una sorta di bulimia della visione - quella che Joan Fontuberta chiama postfotografia - è necessario mettere in comunicazione il passato con il futuro. Per recuperare in un dialogo costruttivo la qualità e la passione ereditate dalla storia con le nuove esigenze di una contemporaneità che vuole confrontarsi nella stessa misura con la fisicità di un allestimento reale e con l’immaginifico di uno virtuale.
Una ulteriore considerazione riguarda, infine, le potenzialità espressive di photoSHOWall. Da un lato questo concerne l’estrema varietà di supporti di stampa perché, oltre al citato forex, possono essere utilizzati il laminato metallico, il perspex che consente anche la possibile retroilluminazione e altri materiali (senza escludere anche la classica stampa su carta di pregio con relativo passepartout che può appoggiare sul fondo rigido della struttura). Dall’altro introduce una singolare variazione sul tema: poiché ogni elemento può essere impostato all’interno delle cornici a profondità diverse, è possibile fare in modo che alcuni elementi dell’immagine scomposta emergano rispetto agli altri che restano sullo sfondo, creando un originale effetto di profondità. In tal modo lo sguardo, spostandosi dal centro dell’immagine ai suoi lati, può vedere l’immagine “animarsi”.
Roberto Mutti
È quanto succede al critico che analizza l’insieme e apprezza la composizione, 11
La mostra in cartolina photoSHOWall (scritto per Voghera Fotografia 2018) Se la fotografia esce dai luoghi di esposizione (musei, gallerie) e di fruizione (carta stampata) e si diffonde nella città, diventa una forma di arte popolare e, se non vogliamo recuperare questo termine, legato ad esperienze artistiche degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, possiamo dire una forma di visione partecipata. Si crea una sinergia con l’ambiente urbano circostante e l’immagine vive una nuova vitalità, quella della partecipazione alla vita pubblica, agli scorci cittadini. Una nuova visione della fotografia d’autore, la cui fruizione, se la struttura ideata da photoSHOWall trovasse adeguata collocazione in ambienti urbani, potrebbe diventare diffusa. Alla base del progetto di photoSHOWall si può individuare una visione dinamica dell’immagine, non più univoca e uniforme, ma articolata e molteplice. La scomposizione delle singole fotografie è solo l’aspetto più evidente di queste immagini ricreate, dove la variabilità della combinazione consente una quasi infinita articolazione nel formulare nuovi spazi, nuovi campi visivi dove i dettagli possono assumere rilevanza rispetto all’insieme; ma è la stessa unità formale a subire una trasformazione intrinseca e strutturale per dare dinamismo alla fotografia che, per sua natura, è statica, assoluta e definitiva. Una gabbia visiva che moltiplica le possibilità del saper vedere. Per questa esposizione, virtuale, eppure concreta nella sua realizzazione con immagini vere degli autori presenti in Voghera Fotografia accostate a scorci, altrettanto realistici, della città ripresi per l’occasione, si è realizzata una formula di commistione fra più immagini; un’articolazione che propone una nuova cartolina: una doppia lettura delle opere originali dei sette fotografi. Si è voluto realizzare questo progetto speciale per evidenziare le infinite possibilità creative delle strutture di PhotoSHOWall e per verificare come la fruizione delle immagini può variare in base al contesto in cui vengono collocate e alla cornice con cui vengono presentate. Una riflessione sulla contemporaneità dove il cosa è stato sostituito dal come.
Renzo Basora 12
Pavia Foto Festival 2019 Quando si organizza una manifestazione, e nello specifico un festival fotografico, i contenuti che vengono trasmessi e il modo di comunicarli attraverso le esposizioni sono elementi complementari ugualmente importanti nell’elaborazione del progetto. La struttura photoSHOWall non è quindi soltanto un modo diverso di pensare una “cornice” delle fotografie ma un ulteriore elemento di riflessione che per un verso aiuta a comunicare in modo originale la creatività dell’autore e per l’altro induce a riflettere sugli elementi costitutivi della fotografia ora scomposta e quindi oggetto di una più attenta analisi. Il festival ha come obiettivo di diffondere in città la fruizione delle mostre che ne fanno parte promuovendone una visione partecipata dei contenuti e al tempo stesso la scoperta degli spazi che li accolgono. Ai luoghi di esposizione canonici (musei, gallerie) si affiancano spazi di prestigio dell’università, di enti, associazioni e aziende che rappresentano l’eccellenza del nostro territorio per permettere una visione diffusa della fotografia d’autore. La sinergia tra progetti fotografici e spazi che li ospitano colloca le immagini in mostra al centro di una nuova vitalità, quella della partecipazione alla vita pubblica, siano essi scorci cittadini o interni di collegio, di circoli, di spazi universitari, luoghi d’incontro e di lavoro. L’idea di fondo del festival è che la fruizione delle immagini può variare in base al contesto in cui vengono collocate e alla cornice con cui vengono presentate proponendo di fatto una riflessione su come questi trasformino l’oggetto della mostra. Oltre alla contaminazione con i luoghi, il festival propone una versione inedita di un’immagine per mostra, attraverso la sua scomposizione in un’installazione della serie “iGIGANTI” photoSHOWall che ne rompe l’univocità, articolandola in un insieme di singole fotografie, dividendola per campi visivi dove i dettagli possono assumere rilevanza rispetto all’insieme.
I due esperimenti, la contaminazione con i contesti e la scomposizione delle immagini, daranno infine luogo ad un’esposizione in cartolina virtuale, eppure concreta nella sua realizzazione, dove le immagini vere degli autori presenti in Pavia Foto Festival saranno immerse in scorci della città ripresi per l’occasione.
In ogni scomposizione è la stessa unità formale a subire una trasformazione intrinseca e strutturale operata al fine di dare dinamismo ad ogni singola fotografia che, per sua natura, è statica, assoluta e definitiva. Una gabbia visiva che moltiplica le possibilità del saper vedere.
Davide Tremolada Intraversato 13
Un festival diffuso (scritto per Pavia Foto Festival 2019) Esiste un costante incremento d’interesse, sia culturale sia sociale, per la fotografia che ne fa, ogni giorno di più, linguaggio comune eppure ancora poco studiato e catalogato. Appare chiaro che questa domanda debba essere soddisfatta con manifestazioni adeguate come qualità e varietà di proposte, con una diffusione territoriale capillare e comprensiva di nuovi spazi espositivi. Anche Pavia risponde a queste esigenze e per iniziativa di Davide Tremolada e della sua struttura photoSHOWall e con il coinvolgimento, come direttore scientifico, di Roberto Mutti, ecco che si realizza questa prima edizione di Pavia Foto Festival, come propaggine del più longevo Milano Photofestival. Si viene a creare una linea ideale che congiunge Milano, Pavia e Voghera (che da un anno ha il suo Voghera Fotografia), per trasferire competenze, conoscenze e occasioni per realizzare mostre, ma soprattutto avvicinarsi alle immagini con occhio nuovo, attento e critico: una visione che diventa sempre più articolata e ricercata nel desiderio di confronto con immagini che siano in grado di trasmettere messaggi e linguaggi contemporanei. Proposte che arrivano attraverso un’attenta selezione di autori, di temi e di sensibilità sociale. Le strutture di photoSHOWall si prestano, con la loro duttile articolazione, a portare le mostre in luoghi diversi e a creare spazi non contemplati nella classica mappa espositiva.
A questo punto i luoghi per esporre non mancano e i contenuti sono appannaggio di un gruppo di fotografi particolarmente attenti alle nuove forme dell’immagine fotografica.
La fotografia trova in questa occasione nuova vitalità, non solo per la capillare diffusione territoriale, ma nel nuovo linguaggio che queste strutture riescono a creare, con una visione diversa e articolata dello spazio visivo: un nuovo modo di vedere la fotografia.
Pavia diventa un tratto di quel percorso destinato a creare, con la fotografia, sempre nuovi momenti di avvicinamento e confronto.
Renzo Basora 14
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PAVIA PER LA FOTOGRAFIA (scritto per Pavia foto festival 2019) L’approdo quest’anno a Pavia di una manifestazione di livello nazionale quale Milano Photofestival è segno di come la città voglia “dire la sua”, dare un suo contributo di idee e di proposte in questo campo dell’espressione artistica: un campo relativamente giovane -la fotografia non ha ancora compiuto 200 anni- che appassiona soprattutto i giovani, che si manifesta in forme e stili molto differenti e innovativi: esattamente come tutti gli altri generi dell’arte, ma con un’ attenzione speciale sia all’evoluzione tecnica sia al veloce cambiamento della realtà che rappresenta. Per questo il medium fotografico appare oggi lo strumento più idoneo a trattenere (a stento) immagini, impressioni e sensazioni di una realtà che appare sempre più liquida, mutevole, provvisoria. Pavia vanta una buona tradizione fotografica nel ‘900 dai fratelli Nazzari a Guglielmo Chiolini, solo per citare i professionisti più noti, di cui conserva con rispetto e grande cura gli archivi storici: quelle sono immagini che raccontano di un mondo di (apparente) perfezione, di stabilità, dove tutto è ordinato, dalle architetture geometriche alla composizione dei gruppi sociali, dove la tecnica è controllata, le inquadrature sono nitide, stagliate dalla luce incisa, la messa a fuoco è perfetta.
La scommessa della fotografia, su cui da qualche anno Pavia ha puntato -con la creazione del SID (Spazio Immagine e Design) in Broletto, con l’eccellente serie di mostre nelle Scuderie del Castello, con il recente scambio artistico con la Cina-, trova nell’ampio programma espositivo del Foto Festival 2019, pensato e prodotto da photoSHOWall, un ulteriore, significativo tassello lungo un percorso di scambi e rapporti qualificanti tra la città, le sue istituzioni culturali e la creatività artistica. Come a dire che la fotografia può essere il trait d’union per esperienze di rinnovamento sia internamente, sia entro la rete dei rapporti internazionali che Pavia vanta dal suo lontano passato.
Le fotografie oggi in mostra a Pavia registrano invece un mondo fluido, di continuo movimento e di trasformazione, dove le persone più diverse si mescolano tra loro, dove forme ed elementi si scompongono e si riassemblano e nel loro modificarsi svelano messaggi nascosti, dove i punti di vista variano facendo variare e rinnovando la loro espressione, dove le imperfezioni e gli sfocati non tolgono valore all’immagine ma le conferiscono inedite suggestioni.
Susanna Zatti
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Jazz Photo Festival 2019 Proprio come nei migliori brani jazz, una mostra pensata per essere itinerante comporta contaminazioni, improvvisazioni, spirito di adattamento, capacità di dialogo, mantenimento di un obiettivo finale, un tema intorno al quale il viaggio nasce, si sviluppa, a volte in modo inaspettato, e a cui inevitabilmente torna per dirsi concluso. Il jazz è contaminazione di culture, capacità di ascoltare suoni e ritmi diversi, dialogo tra musicisti e strumenti che viaggiando si incontrano e creano territori comuni, musica e ritmo, dialogando e improvvisando, ascoltando e accogliendo, unendo radici lontane tra loro (blues, spiritual, ritmi africani, musica classica, sonorità nordiche, pause, silenzi) per creare un nuovo, emozionante e imprevedibile linguaggio: per chi lo crea e per chi lo ascolta. In Jazz Photo Festival di photoSHOWall musica e fotografia si incontrano nei ritratti realizzati da fotografi appassionati di musica jazz, dando vita a una mostra affascinante e intensa, che testimonia quanto questo genere musicale sia vivo, multiforme e in continua evoluzione: un viaggio continuo, un susseguirsi di variazioni e improvvisazioni, che pur allontanandosi dal tema originale non perdono mai le proprie radici e si arricchiscono ogni volta di nuova linfa. Buona visione.
Luca Cortese 17
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ph.credits Antonio Delluzio
2019-2017 3 anni di mostre
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17 graffi Piazza Fontana 50° a cura di Stefano Porfirio promossa da Associazione Piazza Fontana 12 dicembre 1969 e Casa della Memoria progetto speciale iGIGANTI photoshowall a cura di Roberto Mutti con Francesco Cito, Gianni Berengo Gardin, Antonio Grassi, Graziano Perotti, Paolo Scarano, Angelo Raffaele Turetta Diciassette fotografie e diciassette poesie in ricordo di ognuna delle diciassette vittime della Strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Promossa dall’Associazione Piazza Fontana 12 dicembre 1969 e da Casa della Memoria, ideata e curata da Stefano Porfirio, realizzata da photoSHOWall di Davide Tremolada Intraversato, la mostra presenta 18 fotografie, ognuna delle quali corredata da un componimento poetico, per onorare le vittime e ricordare che i parenti non hanno smesso di contare e dimenticare i 18.262 giorni trascorsi da quel tragico pomeriggio del 1969. Diciassette delle fotografie, una per ogni vittima, sono la rappresentazione e una interpretazione di chi allora perse la vita e, a fine mostra, saranno donate all’Associazione Piazza Fontana 12 dicembre 1969, stampate in fine art da CILAB.
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Casa della Memoria, Milano dicembre 2019 21
Looking for Monna Lisa (presso Cupola Arnaboldi Pavia) Fotografie di Gianni Cella e Riccardo Cocchi progetto speciale iGIGANTI photoshowall Una mostra diffusa e immersiva “Looking for Monna Lisa. Misteri e ironie attorno alla più celebre icona pop”, a cura di Valerio Dehò, esposta dal 24 novembre 2019 al 29 marzo 2020 nelle più importanti sedi dedicate all’arte di Pavia, celebra il quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci, approfondisce il legame del genio fiorentino con la città e indaga sui misteri e sulle leggende che riguardano la celebre figura della Monna Lisa. Gli scenari dell’esposizione - promossa e organizzata dal Comune di Pavia con il sostegno della Fondazione Banca del Monte di Lombardia e di Confindustria Pavia e con il patrocinio della Camera di Commercio di Pavia - saranno Santa Maria Gualtieri, Spazio Arti Contemporanee del Broletto, Castello Visconteo e Piazza del Municipio con opere d’arte contemporanea, installazioni multimediali e realtà virtuale site specific, il tutto accomunato dal rapporto imprescindibile con il passato, con la storia e con il grande Maestro.
(fonte vivipavia.it)
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Cupola Arnaboldi, Pavia dicembre 2019 23
Looking for Monna Lisa (presso Castello Visconteo, Broletto Pavia) Fotografie di Riccardo Cocchi progetto speciale iGIGANTI photoshowall Una mostra diffusa e immersiva “Looking for Monna Lisa. Misteri e ironie attorno alla più celebre icona pop”, a cura di Valerio Dehò, esposta dal 24 novembre 2019 al 29 marzo 2020 nelle più importanti sedi dedicate all’arte di Pavia, celebra il quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci, approfondisce il legame del genio fiorentino con la città e indaga sui misteri e sulle leggende che riguardano la celebre figura della Monna Lisa. Gli scenari dell’esposizione - promossa e organizzata dal Comune di Pavia con il sostegno della Fondazione Banca del Monte di Lombardia e di Confindustria Pavia e con il patrocinio della Camera di Commercio di Pavia - saranno Santa Maria Gualtieri, Spazio Arti Contemporanee del Broletto, Castello Visconteo e Piazza del Municipio con opere d’arte contemporanea, installazioni multimediali e realtà virtuale site specific, il tutto accomunato dal rapporto imprescindibile con il passato, con la storia e con il grande Maestro.
(fonte vivipavia.it)
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Castello Visconteo, Broletto, Pavia dicembre 2019 25
Lady Be Mosaici contemporanei Letizia Lanzarotti, in arte Lady Be, vive e lavora a Roma. Frequenta il Liceo Artistico A. Volta di Pavia e, successivamente, l’Accademia di Belle Arti di Sanremo. Dal 2008 inizia l’interesse per l’utilizzo artistico di materiali di recupero. Dal 2010 espone in importanti collettive in Italia e all’estero (Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Malta, Barcellona). In Italia espone in occasione di importanti eventi d’Arte a Milano, Rho, Sanremo, Roma, Brindisi, Lecce, Palermo. Nel giugno del 2013, Lady Be realizza una curiosa Performance d’Arte Contemporanea, a Brescia, all’Interno del «Beatles Day», in cui tutti gli spettatori sono chiamati a staccare un pezzettino dell’opera (4 sagome dei Beatles a dimensioni naturali), lasciando i soggetti completamente «nudi». Nel 2014 due importanti esposizioni estere: una a New York e una a Parigi, sulla Torre Eiffel. Su richiesta della Fondazione, un’opera di Lady Be entra nella collezione permanente della Fondazione Maimeri di Milano. Nel 2015 espone al Meam, Museo d’Arte Moderna di Barcellona. E’ presente in diverse Fiere d’Arte in Italia e all’estero. Tra quelle Italiane: a Bergamo, Genova, Milano, Pavia, Lucca. Tra quelle estere, il Carrousel du Louvre di Parigi, sotto la piramide del Louvre. Espone inoltre ad Edimburgo, all’interno della Dundas Street Gallery. Nel 2015 a «Contemporary Paradise» all’interno dell’evento «Isola che c’è» a Palermo e al Premio Marco Polo a Palazzo Marin a Venezia.
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Atrio San Felice, UniversitĂ di Pavia dicembre 2019 27
Alessandra Fuccillo Mario Biondi. Best of Soul in Moscow nell’ambito di Jazz Foto Festival - Pavia in Jazz Jazz Foto Festival è una mostra itinerante, ideata e prodotta da photoSHOWall, che toccherà diversi luoghi, superando il concetto statico della mostra abbinata ad una determinata sede espositiva. La fotografia e la musica jazz Esiste un rapporto molto stretto fra la musica e la fotografia – basterebbe al proposito pensare al ritmo narrativo che accomuna i due linguaggi – che si fa particolarmente intenso quando si parla di jazz. Le ragioni sono molte, ma sta di fatto che, negli anni, fra chi suona e chi lo riprende si è stabilito un rapporto di reciproca complicità perché entrambi sanno benissimo di esprimersi soprattutto per loro stessi ma di avere anche un interlocutore neppure troppo sottinteso, il pubblico. Se in altri settori dello spettacolo il fotografo è considerato un intruso (è sempre lì cercare un punto di ripresa, si muove, fa sentire fruscii, movimenti, scatti che turbano la “sacralità” del suono, della voce, del movimento) e ci si dimentica che è lui a fermare in immagine quanto scorre su un palcoscenico per poi sparire, nel mondo del jazz è quasi sempre il benvenuto. Il musicista e il fotografo, infatti, si somigliano: si esprimono attraverso l’uso di uno strumento di cui conoscono a fondo le potenzialità, alternano un modo di operare attentamente studiato a momenti di improvvisazione, entrano ed escono dall’ombra, si fanno ora comprimari ora protagonisti, sono alla ricerca di qualcosa di nuovo senza dimenticare di rimanere sempre se stessi. Basta guardarli un attimo prima che abbraccino il loro strumento o che portino all’occhio la loro fotocamera per cogliere l’intensità del ricercare, basta osservarli poco dopo quando per un attimo si distaccano da una tromba, da un sax o da una reflex per vedere la soddisfazione che li accomuna. Già, perché fotografare il jazz significa condividerne il ritmo, farlo proprio e trasformarlo in immagini: non è facile, ma quando riesce quelle sono riprese che vibrano come suoni. Roberto Mutti
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ICS Maugeri, Pavia dicembre 2019 29
Galleria Temporanea Alessandro Borghese - Il lusso della semplicità Natura a nudo mostra fotografica di Gianluca Rona Dal 28 novembre 2019 al 29 febbraio 2020 presso il ristorante milanese di Alessandro Borghese AB - Il lusso della semplicità a CityLife, è stata allestita la mostra Natura a nudo, nell’ambito della rassegna “La ricetta dell’Universalismo” promossa dalla Fondazione Rodolfo Viola, semplici ingredienti per una visione del mondo attraverso gli occhi dell’arte. Gianluca Rona, con la rappresentazione contrapposta del corpo umano, nudo nella sua perfezione e purezza, si rapporta a luoghi inanimati con armonia ed equilibrio in uno sguardo di umana consapevolezza. Le opere esprimono forza e delicatezza allo stesso tempo, mostrando corpi che si sfiorano e uniscono sinuosamente.
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Ristorante AB - il lusso della semplicitĂ , Milano novembre 2019 31
Galleria Temporanea Alessandro Borghese - Il lusso della semplicità Natura a nudo mostra fotografica di Francesco Falciola Dal 28 novembre 2019 al 29 febbraio 2020 presso il ristorante milanese di Alessandro Borghese “AB - Il lusso della semplicità” a CityLife, è stata allestita la mostra Natura a nudo, nell’ambito della rassegna “La ricetta dell’Universalismo” promossa dalla Fondazione Rodolfo Viola, semplici ingredienti per una visione del mondo attraverso gli occhi dell’arte. Le immagini di Francesco Falciola, tra i cieli e gli alberi di Milano catturati in una visione prospettica inconsueta, con uno sguardo rivolto verso l’alto fanno riflettere sull’essenza del nostro mondo e della nostra natura. Il Parco Lambro, il Forlanini, i giardini di Porta Venezia, Parco Sempione e gli altri luoghi, immortalati negli scatti di Francesco Falciola, mostrano la potenza della natura, che non si arrende e trova il modo di emergere anche in una città piena di cemento come Milano.
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Ristorante AB - il lusso della semplicitĂ , Milano novembre 2019 33
Graziano Perotti Oltre il confine E’ difficile raccontare la quotidianità di chi vive in una continua attesa con il tempo che si dilata nel nulla, ma Graziano Perotti riesce a farlo con immagini dotate di una profondità insieme fisica e metaforica: entra in un edificio piastrellato al cui interno è sistemata una tenda, sottolinea le forme essenziali di case tirate su alla buona in mezzo alle pozzanghere, buca il buio della notte inseguendo i tanti sguardi di uomini e donne riuniti intorno ai fuochi improvvisati con cui cucinano. Pur difronte a situazioni estreme dove la presenza delle tende sottolinea il senso generale di precarietà, il fotografo lancia qualche segnale di fiducia come quando coglie, in una spettacolare immagine, l’inventiva di chi ha creato una distesa di bottigliette di plastica destinate al pasto dei neonati lasciate a scaldarsi al sole, quando si sofferma sulle manine appoggiate forse per gioco a una finestra o quando ci accompagna all’interno di una tenda-scuola al cui ingresso sono poste in bell’ordine le scarpe degli allievi. E mentre un ragazzino posa davanti a un ricovero improvvisato dove spicca un cartello con la scritta “I don’t want to be a refugee”, sono ancora una volta i bambini a farla da protagonisti. Graziano Perotti li riprende frontalmente mentre ridono felici di fronte allo spettacolo del clown Mahmood e in quelle loro espressioni, solo in quelle, si può ancora trovare la speranza di un diverso futuro. Roberto Mutti
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Villa Visconti d’Aragona, Sesto San Giovanni novembre 2019 35
Festival della Fotografia Etica 2019 Lodi Per le installazioni temporanee realizzate a Lodi, in due location di prestigio come Piazza Broletto e via Polenghi Lombardo (Bipielle Arte), sono state scelte nove opere di otto progetti di altrettanti autori: Pedro Pardo (1 foto): progetto La Carovana – realizzato insieme a Guillermo Arias in collaborazione con AFP – sui migranti centroamericani che cercano da sempre di raggiungere gli Stati Uniti; Joey Lawrence (2 foto): progetto Guerrilla Fighters of Kurdistan, sguardo nelle vite dei guerriglieri curdi che hanno combattuto le forze dell’ISIS. Monika Bulaj (1 foto): progetto Broken Songlines, un viaggio all’interno delle minoranze religiose. Darcy Padilla (1 foto): progetto Dreamers, sulla riserva indiana di Pine Ridge, South Dakota, uno dei luoghi più poveri degli Stati Uniti, dove c’è un altissimo consumo di alcol e metanfetamine e dove si registra la seconda aspettativa di vita più bassa nell’emisfero occidentale. Giulia Frigieri (1 foto): vincitrice sezione “Single Shot Award 2019” con una foto realizzata nella regione del Baluchistan, la zona più povera e remota dell’Iran. Shahla Yasini è la prima donna iraniana a praticare surf in Iran. Jo-Anne McArthur (1 foto): menzione speciale sezione “Single Shot Award 2019” con la fotografia Raabia & Puppi. Raabia Hawa, impiegata presso il Kenyan Wildlife Service, è la prima donna di religione musulmana a diventare ranger onoraria. Giulio Piscitelli (1 foto): progetto Zakhem – la guerra in casa sui Centri chirurgici per vittime di guerra di Emergency a Kabul e Lashkar-gah, in Afghanistan. La fotografia ha permesso a Emergency di essere il primo Ente No Profit vincitore della sezione “No Profit Awards”. Renée C. Byer (1 foto), con una fotografia del reportage Living on a Dollar a Day: The Lives and Faces of the World’s Poor, che pone l’attenzione sui volti e sulle vite di quelle persone che ancora oggi nel mondo vivono in estrema povertà. La fotografia ha permesso a Positive Change Can Happen di essere il terzo Ente No Profit vincitore della sezione “No Profit Awards”.
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Bipielle Arte, Lodi ottobre 2019 37
Jazz foto festival Festival fotografico itinerante nell’ambito di Voghera Fotografia 2019 Incontro Nazionale di Fotografia - II^ Edizione Castello Visconteo di Voghera Fotografie di Roberto Cifarelli, Alessandra Fucillo e Pino Ninfa Esiste un rapporto molto stretto fra la musica e la fotografia - basterebbe al proposito pensare al ritmo narrativo che accomuna i due linguaggi - che si fa particolarmente intenso quando si parla di jazz. Le ragioni sono molte ma sta di fatto che negli anni fra chi suona echi lo riprende si è stabilito un rapporto di reciproca complicità perché entrambi sanno benissimo di esprimersi soprattutto per se stessi ma diavere anche un interlocutore neppure troppo sottinteso, il pubblico. Se in altri settori dello spettacolo il fotografo è considerato unintruso (è sempre lì cercare un punto di ripresa, si muove, fa sentire fruscii, movimenti, scatti che turbano la “sacralità” del suono, della voce, del movimento) e ci si dimentica che è lui a fermare in immagine quanto scorre su un palcoscenico per poi sparire, nel mondo del jazz è quasi sempre il benvenuto. Il musicista e il fotografo, infatti, si somigliano: si esprimono attraverso l’uso di uno strumento di cui conoscono a fondo le potenzialità, alternano un modo di operare attentamente studiato a momenti di improvvisazione, entrano ed escono dall’ombra, si fanno ora comprimari ora protagonisti, sono alla ricerca di qualcosa di nuovo senza dimenticare di rimanere sempre se stessi. Basta guardarli un attimo prima che abbraccino il loro strumento o che portino all’occhio la loro fotocamera per cogliere l’intensità del ricercare, basta osservarli poco dopo quando per un attimo si distaccano da una tromba, da un sax o da una reflex per vedere la soddisfazione che li accomuna. Già, perché fotografare il jazz significa condividerne il ritmo, farlo proprio e trasformarlo in immagini: non è facile, ma quando riesce quelle sono riprese che vibrano come suoni. Roberto Mutti
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OTOGRAFIA 2019 di Fotografia - II^ Edizione
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Harry De Zitter The Himba Collection nell’ambito di Voghera Fotografia 2019 Incontro Nazionale di Fotografia - II^ Edizione Castello Visconteo di Voghera La mostra racconta attraverso 20 immagini in bianco e nero gli Himba, popolazione indigena che vive nel nord della Namibia, considerata l’ultima semi-nomade del Paese. Il progetto, realizzato nel 1997, esplora i volti, gli usi e la vita di questa tribù che vive principalmente di pastorizia, attraverso l’obiettivo del fotografo belga cresciuto Port Elizabeth, in Sudafrica, che ha firmato celebri campagne pubblicitarie e che in questo lavoro fa emergere la sua capacità di sondare la profondità dell’essere umano. Alcune foto di questa serie sono state donate al presidente Sam Nujoma e sono parte della collezione permanente della Namibian National Gallery di Windhoek (NAGN).
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OTOGRAFIA 2019 di Fotografia - II^ Edizione
(fonte Voghera Fotografia)
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Olivo Barbieri Adriatic Sea (staged) Dancing People 2015 nell’ambito di Voghera Fotografia 2019 Incontro Nazionale di Fotografia - II^ Edizione Castello Visconteo di Voghera Dopo The Waterfall Project 2006/2007, su quattro delle cascate più significative del mondo, The Dolomites project 2010 e ALPS, GEOGRAPHIES AND PEOPLE 2012 sulle montagne italiane, con Adriatic Sea (staged) Dancing People 2015 continuo a rintracciare il comportamento dell’uomo in luoghi considerati naturali. Sorvolando con elicotteri la costa Adriatica, ho scoperto che a certe ore della giornata il bagnasciuga e il mare si trasformavano sincronicamente in una specie di set teatrale o cinematografico, dove la gente in vacanza ballava inserita in coreografie immaginarie progettate da istruttori di ginnastica o di danza. In alcune fotografie ho tentato di immaginare lo stadio progettuale delle coreografie, rappresentandole come fossero dei rendering, delle sagome di persone disposte nello spazio. Adriatic Sea (staged) Dancing People 2015, è un progetto che ha per soggetto la veridicità del ricordo. Paradossalmente il ricordo è l’unica verità obbiettiva che abbiamo. In queste immagini tutto è vero, il paesaggio, le coreografie e le persone sono reali. Il blu è il blu paradigmatico che vediamo nella nostra mente quando ricordiamo un giorno trascorso al mare. Le danze sulla battigia sono una manifestazione del genius loci di questi luoghi. A Rimini e in tutta la Romagna il ballo popolare (liscio) è estremamente condiviso e storicamente apprezzato sia dalle vecchie che dalle nuove generazioni. Qui aleggia il fantasma delle grandi discoteche che si stagliano come cattedrali nel deserto. La danza forse è un rito liberatorio nel blu del mare, come in un quadro di Matisse. Forse per rimuovere o dimenticare le spaventose immagini degli innumerevoli sbarchi mortali in tutta l’area del Mediterraneo.
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(fonte Voghera Fotografia)
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Sara Munari Vanishing Shepherds nell’ambito di Voghera Fotografia 2019 Incontro Nazionale di Fotografia - II^ Edizione Castello Visconteo di Voghera Un reportage in bianco e nerosulla progressiva scomparsa di una delleultimeculture nomadi rimanential mondo a causa dei forti e repentini cambiamenti climatici che hanno colpito le steppe della Mongolia, della crescente urbanizzazione e dei mutamentipolitico-sociali dopo la fine del regime comunistanel 1992. Vanishing Shepherdsnon vuole essere una denuncia, ma la presa di coscienza di come uno dei paesi più affascinanti e incontaminati del nostro pianeta stia lentamente ma irrimediabilmente soffocando, dove il fascino di luoghi e tradizioni leggendarie rischiano seriamente di scomparire.InMongolia, grande circa cinque volte l’Italia, dove la pastorizia è stata per secoli la principale fonte di reddito del Paese, la globalizzazione, i cambiamenti climatici e quelli politico-sociali hanno man mano trasformato il futuro di un intero paese, e oggisu tre milioni di abitantimeno del 40% è nomadee vive di pastorizia. Gli scatti di Sara Munari raccontano tutto questopartendo dal lento movimento che la pastorizia sta facendo verso le città, non solo alla volta della capitaleUlan Bator. Momenti di vitaquotidiana di chi ancora cerca disostenersiquasi esclusivamente di pastorizia: dalla mungitura al pascolo, dal reperimento dell’acqua alle faccende domestiche, dalla creazione dei recinti alla tosatura del bestiame.
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(fonte Voghera Fotografia)
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Cacciatori d’ombra Appia work in progress nell’ambito di Voghera Fotografia 2019 Incontro Nazionale di Fotografia - II^ Edizione Castello Visconteo di Voghera Un viaggio per immagini sullo stato di abbandono della via Appia, la prima strada programmata e realizzata in Italia al tempo dell’antica Roma che, partendo dal centro della Capitale, attraversa la parte meridionale dell’Italia e arriva a Brindisi, capolinea dei viaggi in Oriente via mare. “Appia, Work in progress” nasce da un’idea di Francesco Mezzina, che si è in parte ispirato all’esperienza di Paolo Rumiz, giornalista e scrittore, il quale qualche anno fa ha percorso a piedi in numerose tappe questa storica via. Seguendo questa traccia iCacciatori d’Ombrasi sono avvicendati lungo la parte terminale del percorso, quella che riguarda la Puglia: il risultato è una selezione di fotografie che,prendendo spunto dall’esperienza e dalle indicazioni di Rumiz, molto critico verso lo stato di abbandonoin cui versa una così importante via storica, si interroga più in generale sullo stato delle cosesulla storia del Meridione e del nostro Paese in generale.
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(fonte Voghera Fotografia)
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Collettiva Transiti nell’ambito di Voghera Fotografia 2019 Incontro Nazionale di Fotografia - II^ Edizione Castello Visconteo di Voghera Transiti fotografie di Isabella Balena, Giancarlo Carnieli, Francesco Cianciotta, Pier Paolo Fassetta, Gianni Maffi, Stefano Parisi, Graziano Perotti, Nino Romeo, Sebastiano Vianello, Daniele Vita Dieci punti di vista per raccontare gli spostamenti nel mondo contemporaneo. Dieci differenti riflessioni per mettere a fuoco ciò che spinge uomini e donne a viaggiare, a lasciare un luogo, per diletto o per bisogno e raggiungerne un altro.
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Belle Bolchi Città senza tempo nell’ambito di Voghera Fotografia 2019 Incontro Nazionale di Fotografia - II^ Edizione Castello Visconteo di Voghera Il progetto fotografico, legato a filo doppio con la prima “Camera Obscura” stabile in Italia, realizzata da Spazio53 nella torre nord-ovest del Castello Visconteo di Voghera, affronta il tema del paesaggio urbano con la fotocamera a foro stenopeico. Le “Città senza Tempo” di Beppe Bolchi sono paesaggi urbani di un racconto autobiografico tra Europa e Stati Uniti caratterizzati dall’assenza quasi totale delle persone, delle quali se ne percepisce tuttavia la presenza, il passaggio, ma senza che quest’ultime, date le lunghe esposizioni, quasi mai rimangano impressionate. Le fotografie in mostra - realizzate tutte con i lunghi tempi di posa per impressionare la pellicola caratteristici della fotocamera a foro stenopeico riflettono una città che viene rappresentata nella sua realtà, con prospettive naturali che rendono l’atmosfera quasi onirica ma assolutamente leggibile nei luoghi, in quanto non falsati da sistemi ottici che in qualche modo ne “modificano” la percezione. Quello che viene impressionato sulla pellicola sono gli edifici che l’uomo ha costruito nel tempo e che, quasi sempre, gli sopravvivono, testimoni di vite passate, presenti e future, contenitori di esistenze e di vissuti che poco alla volta si dissolvono nel tempo lasciando spazio ai ricordi,che a volte si sovrappongono alle stesse architetture urbane.
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Castello Visconteo, Voghera settembre/ottobre 2019 51
Roberto Cifarelli Paolo Fresu. Il musicista e il suo strumento Umberto Petrin. Petrin e i suoi amori nell’ambito di Jazz Foto Festival La fotografia e la musica jazz Esiste un rapporto molto stretto fra la musica e la fotografia – basterebbe al proposito pensare al ritmo narrativo che accomuna i due linguaggi – che si fa particolarmente intenso quando si parla di jazz. Le ragioni sono molte, ma sta di fatto che, negli anni, fra chi suona e chi lo riprende si è stabilito un rapporto di reciproca complicità perché entrambi sanno benissimo di esprimersi soprattutto per loro stessi ma di avere anche un interlocutore neppure troppo sottinteso, il pubblico. Se in altri settori dello spettacolo il fotografo è considerato un intruso (è sempre lì cercare un punto di ripresa, si muove, fa sentire fruscii, movimenti, scatti che turbano la “sacralità” del suono, della voce, del movimento) e ci si dimentica che è lui a fermare in immagine quanto scorre su un palcoscenico per poi sparire, nel mondo del jazz è quasi sempre il benvenuto. Il musicista e il fotografo, infatti, si somigliano: si esprimono attraverso l’uso di uno strumento di cui conoscono a fondo le potenzialità, alternano un modo di operare attentamente studiato a momenti di improvvisazione, entrano ed escono dall’ombra, si fanno ora comprimari ora protagonisti, sono alla ricerca di qualcosa di nuovo senza dimenticare di rimanere sempre se stessi. Basta guardarli un attimo prima che abbraccino il loro strumento o che portino all’occhio la loro fotocamera per cogliere l’intensità del ricercare, basta osservarli poco dopo quando per un attimo si distaccano da una tromba, da un sax o da una reflex per vedere la soddisfazione che li accomuna. Già, perché fotografare il jazz significa condividerne il ritmo, farlo proprio e trasformarlo in immagini: non è facile, ma quando riesce quelle sono riprese che vibrano come suoni. Roberto Mutti
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Studio fotografico Cifarelli, Voghera settembre/ottobre 2019 53
Pavia Art Talent 2019 Galleria temporanea 1 - La Provincia Pavese La vita sul Naviglio concorso fotografico dedicato ai 200 anni del Naviglio Pavese a cura di La Provincia Pavese e Associazione Fotografica CittĂ Giardino Galleria temporanea 2 Da Barriere a Ponti Riqualificazione dei Jersey antiterrorismo Istituto Superiore Volta con Volpi Scapigliate odv a cura di Valeria Papetti, Sandra Mandaglio, Martina Jelo Galleria temporanea 3 Exit Progetto fotografico di Marcella Milani Galleria temporanea 4 Cesare Martinotti a cura di Susanna Zatti
Pavia Art Talent 2019
Volpi Scapigliate odv
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Palazzo Esposizioni, Pavia novembre 2019 55
AA.VV. Facce da pugni
Pavia, Voghera, Vigevano Nella galleria temporanea photoSHOWall alla Provincia Pavese, la mostra fotografica “Facce da pugni� in collaborazione con phoSHOWall racconta, e non solo per immagini, la storia della boxe pavese. Da Parisi a Campari, da Fragomeni a Sconfietti. E poi fino ai campioni e alle campionesse dei giorni nostri.
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Sede La Provincia Pavese, Pavia ottobre 2019 57
Jazz Foto Festival - Pavia in Jazz Jazz Foto Festival è una mostra itinerante, ideata e prodotta da photoSHOWall, che toccherà diversi luoghi, superando il concetto statico della mostra abbinata ad una determinata sede espositiva. La fotografia e la musica jazz Esiste un rapporto molto stretto fra la musica e la fotografia – basterebbe al proposito pensare al ritmo narrativo che accomuna i due linguaggi – che si fa particolarmente intenso quando si parla di jazz. Le ragioni sono molte, ma sta di fatto che, negli anni, fra chi suona e chi lo riprende si è stabilito un rapporto di reciproca complicità perché entrambi sanno benissimo di esprimersi soprattutto per loro stessi ma di avere anche un interlocutore neppure troppo sottinteso, il pubblico. Se in altri settori dello spettacolo il fotografo è considerato un intruso (è sempre lì cercare un punto di ripresa, si muove, fa sentire fruscii, movimenti, scatti che turbano la “sacralità” del suono, della voce, del movimento) e ci si dimentica che è lui a fermare in immagine quanto scorre su un palcoscenico per poi sparire, nel mondo del jazz è quasi sempre il benvenuto. Il musicista e il fotografo, infatti, si somigliano: si esprimono attraverso l’uso di uno strumento di cui conoscono a fondo le potenzialità, alternano un modo di operare attentamente studiato a momenti di improvvisazione, entrano ed escono dall’ombra, si fanno ora comprimari ora protagonisti, sono alla ricerca di qualcosa di nuovo senza dimenticare di rimanere sempre se stessi. Basta guardarli un attimo prima che abbraccino il loro strumento o che portino all’occhio la loro fotocamera per cogliere l’intensità del ricercare, basta osservarli poco dopo quando per un attimo si distaccano da una tromba, da un sax o da una reflex per vedere la soddisfazione che li accomuna. Già, perché fotografare il jazz significa condividerne il ritmo, farlo proprio e trasformarlo in immagini: non è facile, ma quando riesce quelle sono riprese che vibrano come suoni. Roberto Mutti
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Sede La Provincia Pavese, Pavia ottobre 2019 59
Roberto Cifarelli Umberto Petrin. Petrin e i suoi amori nell’ambito di Jazz Foto Festival - Pavia in Jazz Jazz Foto Festival è una mostra itinerante, ideata e prodotta da photoSHOWall, che toccherà diversi luoghi, superando il concetto statico della mostra abbinata ad una determinata sede espositiva. La fotografia e la musica jazz Esiste un rapporto molto stretto fra la musica e la fotografia – basterebbe al proposito pensare al ritmo narrativo che accomuna i due linguaggi – che si fa particolarmente intenso quando si parla di jazz. Le ragioni sono molte, ma sta di fatto che, negli anni, fra chi suona e chi lo riprende si è stabilito un rapporto di reciproca complicità perché entrambi sanno benissimo di esprimersi soprattutto per loro stessi ma di avere anche un interlocutore neppure troppo sottinteso, il pubblico. Se in altri settori dello spettacolo il fotografo è considerato un intruso (è sempre lì cercare un punto di ripresa, si muove, fa sentire fruscii, movimenti, scatti che turbano la “sacralità” del suono, della voce, del movimento) e ci si dimentica che è lui a fermare in immagine quanto scorre su un palcoscenico per poi sparire, nel mondo del jazz è quasi sempre il benvenuto. Il musicista e il fotografo, infatti, si somigliano: si esprimono attraverso l’uso di uno strumento di cui conoscono a fondo le potenzialità, alternano un modo di operare attentamente studiato a momenti di improvvisazione, entrano ed escono dall’ombra, si fanno ora comprimari ora protagonisti, sono alla ricerca di qualcosa di nuovo senza dimenticare di rimanere sempre se stessi. Basta guardarli un attimo prima che abbraccino il loro strumento o che portino all’occhio la loro fotocamera per cogliere l’intensità del ricercare, basta osservarli poco dopo quando per un attimo si distaccano da una tromba, da un sax o da una reflex per vedere la soddisfazione che li accomuna. Già, perché fotografare il jazz significa condividerne il ritmo, farlo proprio e trasformarlo in immagini: non è facile, ma quando riesce quelle sono riprese che vibrano come suoni. Roberto Mutti
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ICS Maugeri, Pavia ottobre 2019 - gennaio 2020 61
Carlo Ratti A dialogue with Massimo Sideri on smart cities, mobility, ambience Architetto e ingegnere, Carlo Ratti insegna al MIT di Boston, dove dirige il Senseable City Laboratory, ed è fondatore dello studio internazionale di design e innovazione Carlo Ratti Associati. Tra i protagonisti del dibattito sull’influenza delle nuove tecnologie in campo urbano, i suoi lavori sono stati esposti da istituzioni culturali tra cui la Biennale di Venezia, il Design Museum di Barcellona, il Science Museum di Londra e il MoMA di New York. Due dei suoi progetti - il Digital Water Pavillion e la Copenhagen Wheel - sono stati nominati “Best Inventions of the Year” dalla rivista Time. Inserito nella Smart List delle “50 persone che cambieranno il mondo” del magazine Wired, Carlo Ratti ricopre attualmente gli incarichi di copresidente del World Economic Forum Global Future Council su Città e Urbanizzazione, e di special advisor presso la Commissione Europea su Digitale e Smart Cities.
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Sede RTA, Pavia settembre 2019 63
Giuseppe Dezza Si passa e si va. I luoghi della felicità Qualche tempo fa, quando abbiamo pensato di dar visibilità, voce e presenza a quei cittadini a cui, nei nostri frettolosi percorsi, non riserviamo se non uno sguardo superficiale e sfuggente, non li riconosciamo come individui meritevoli né di un nome nè di una parola solidale – i progetti “10 X PV” e “Nominare il mondo. Senza tetto né legge a Pavia”- ci eravamo ripromessi, con gli amici di “In & Out”, di riservare una costante attenzione agli “invisibili” e restituire loro evidenza e dignità. Oggi è il progetto di AINS, e sono gli scatti fotografici di Giuseppe Dezza, a cogliere le situazioni di disagio e difficoltà di alcune donne e uomini che abitano transitoriamente i “non luoghi” e, vivendo in spazi della città degradati e abbandonati, sono anch’essi trasformati in parvenze anonime, sempre più sole ed emarginate dalla comunità. A tal punto, che l’obiettivo per lo più non percepisce e cattura la loro presenza, se non attraverso il riflesso della loro immagine sbiadita dentro a uno specchio. Strade e ambienti squallidi e disadorni, con oggetti casuali sparsi alla rinfusa, spazi di cui ci si può appropriare solamente grazie ad una scritta sui muri, come a dire : vivo qui, esisto anch’io, anche per me conta l’amore, anch’io voglio essere bella. Perché l’umanità non è diversa, non mutano i sentimenti e i sogni: cambiano le condizioni morali e materiali che possono, in un clic, far passare dallo stare bene allo stare male, da una vita solida e protetta a una vita di estrema fragilità e precarietà. Attenzione: in quello specchio, potremmo riconoscere il nostro volto. Susanna Zatti
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Sede La Provincia Pavese, Pavia settembre 2019 65
Massimo Battaini Dalla moschea Jama Masjid di New Delhi al Golden Temple di Amritsar Un viaggio tra colori, sapori, incontri e spiritualità, in una terra dal fascino incredibile Massimo Battaini fotografa per passione, quegli attimi che soddisfano la sua curiosità e che colpiscono la sua anima. Per questo motivo cerca di interagire con le persone che incontra nei suoi viaggi, instaurando un minimo rapporto che gli permetta di cogliere la spontaneità dei loro gesti. Tutto ciò che suscita emozione, viene fermato non solo sul sensore della macchina fotografica ma anche e soprattutto nella mente e nel cuore. Queste diciassette fotografie sono la sintesi di un percorso abbastanza lungo che da New Delhi è arrivato fino all’estremo nord/est dell’India nella cittadina di Amritsar, passando per Jaipur, Agra e Orcha.
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Canottieri Ticino, Pavia settembre 2019 67
Lady Be Mosaici contemporanei Letizia Lanzarotti, in arte Lady Be, vive e lavora a Roma. Frequenta il Liceo Artistico A. Volta di Pavia e, successivamente, l’Accademia di Belle Arti di Sanremo. Dal 2008 inizia l’interesse per l’utilizzo artistico di materiali di recupero. Dal 2010 espone in importanti collettive in Italia e all’estero (Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Malta, Barcellona). In Italia espone in occasione di importanti eventi d’Arte a Milano, Rho, Sanremo, Roma, Brindisi, Lecce, Palermo. Nel giugno del 2013, Lady Be realizza una curiosa Performance d’Arte Contemporanea, a Brescia, all’Interno del «Beatles Day», in cui tutti gli spettatori sono chiamati a staccare un pezzettino dell’opera (4 sagome dei Beatles a dimensioni naturali), lasciando i soggetti completamente «nudi». Nel 2014 due importanti esposizioni estere: una a New York e una a Parigi, sulla Torre Eiffel. Su richiesta della Fondazione, un’opera di Lady Be entra nella collezione permanente della Fondazione Maimeri di Milano. Nel 2015 espone al Meam, Museo d’Arte Moderna di Barcellona. E’ presente in diverse Fiere d’Arte in Italia e all’estero. Tra quelle Italiane: a Bergamo, Genova, Milano, Pavia, Lucca. Tra quelle estere, il Carrousel du Louvre di Parigi, sotto la piramide del Louvre. Espone inoltre ad Edimburgo, all’interno della Dundas Street Gallery. Nel 2015 a «Contemporary Paradise» all’interno dell’evento «Isola che c’è» a Palermo e al Premio Marco Polo a Palazzo Marin a Venezia.
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Lungomare Matteotti, Borghetto Santo Spirito (SV) luglio/agosto 2019 69
Anna Bussolotto Adolescenza Impavida. Storie di battaglie e vittorie Le impavide raccontate da Anna Bussolotto sono le giovani dei reparti di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale di Padova che mostrano le loro cicatrici. Si fanno ritrarre mostrando segni fisici ed emotivi e dimostrando, specialmente ai loro coetanei, la forza e il coraggio che hanno saputo tirare fuori. Ritratte con eleganza e con mistero, le ragazze di Anna Bussolotto sono raffigurate come personaggi a metà tra le principesse e le guerriere, ma ciò che realmente le fotografie dimostrano è che ognuna di loro è semplicemente unica. Roberto Mutti
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Ospedale San Gerardo, Monza luglio 2019 71
Salone Satellite 2019 Volti di design al SaloneSatellite Studenti dell’Istituto Italiano di Fotografia e dell’Accademia Teatro alla Scala In occasione di Milano Photofestival 2019 e in concomitanza con la 3ª edizione di Milano Photo Week, il Centro Culturale di Milano ospita la mostra fotografica “Volti di design al SaloneSatellite”. Il progetto, ideato da Photofestival in collaborazione con il SaloneSatellite – l’appuntamento internazionale del design dedicato agli under 35 che si svolge nell’ambito del Salone del Mobile.Milano – ha visto impegnati alcuni studenti dell’Istituto Italiano di Fotografia e del Corso di fotografia e video di scena dell’Accademia Teatro alla Scala in un reportage video e fotografico realizzato nel corso del SaloneSatellite 2019 e incentrato sui giovani protagonisti del più prestigioso palcoscenico del design emergente mondiale. Un’iniziativa promossa da Photofestival e AIFoto per sostenere e mettere a confronto le potenzialità creative delle nuove generazioni. I giovani progettisti, ripresi in un apposito set fotografico targato Photofestival allestito nei padiglioni del SaloneSatellite, sono stati ‘messi in posa’ in un’atmosfera spiritosa e informale, ma anche ritratti nel pieno dell’attività di proposta della loro ricerca creativa a confronto con i visitatori. La mostra si apre con una parete fotografica photoSHOWall con 20 immagini di backstage sul fronte e il volto di uno dei giovani designer sul verso. Completano la mostra 40 stampe su pannello PVC in formato 50x70 con i ritratti dei designer coinvolti nel progetto e, per la parte video, 30 video clip con le interviste ai protagonisti.
(fonte milanophotofestival.it)
ISTITUTO ITALIANO DI FOTOGRAFIA
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Salone Satellite, Milano giugno 2019 73
Stefania Ricci Vasi cinesi nell’ambito di EXTRA Vercelli 2019 In occasione della terza edizione di EXTRA, Pavia Foto Festival ha presentato due installazioni fotografiche di Stefania Ricci, “Ritratti Still” e “Vasi cinesi”. “Vasi cinesi” (DiQui, Padiglione ex 18) invece un lavoro che parte dall’ammirazione per oggetti antichi e misteriosi come i vasi cinesi, da sempre custodi di simboli e storie millenarie. Decorazioni floreali e animali vengono ridisegnate e rifotografate dall’artista, l’oggetto vaso perde la sua peculiarità di puro contenitore statico e assume un effetto di micromovimento, chiamando in causa anche qui l’osservatore e il suo libero arbitrio di leggervi ulteriori arcani e vedere nei fumi che fuoriescono nuove storie. L’opera fotografica di Stefania Ricci appare dunque come una raffinata ricerca estetica che si caratterizza per un voler semplicemente affidare a dei segni o a delle tracce la propria personale e privata interpretazione della realtà, senza tuttavia mai imporsi. Una ricerca romantica in bianconero voluta appositamente dall’artista, così da lasciare gli eventuali cromatismi alla fantasia e alla spiritualità di chi vorrà fermarsi a osservare le sue opere fotografiche. Non si può guardare un vaso senza girargli intorno per coglierne tutti i particolari, figurarsi fotografarlo. Questo se si vuole limitarsi alla dimensione puramente descrittiva, ma che cosa succede se la cretività viene lasciata agire senza limiti? La figura di un drago allora si anima come scossa da un tremito che smuove le foglie, l’imboccatura sputa fuori un fumo nero che forse libera l’anima imprigionata di un genio antico. Allora ci si accorge che un vaso è qualcosa di molto diverso da quello che si pensava, nascondendo una complessità che solo la fantasia può forse cogliere. Roberto Mutti
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DiQui Padiglione ex18, Vercelli maggio/giugno 2019 75
Stefania Ricci Ritratti Still nell’ambito di EXTRA Vercelli 2019 In occasione della terza edizione di EXTRA, Pavia Foto Festival ha presentato due installazioni fotografiche di Stefania Ricci, “Ritratti Still” e “Vasi cinesi”. “Ritratti Still” (Mueo Leone) presenta due volti nascosti e avvolti da drappeggi, che assumono così una dimensione scultorea e astratta nello stesso tempo. Lo scatto fotografico rivela l’atmosfera di mistero intorno all’opera e chiama direttamente in causa l’immaginazione dello spettatore, che può o meno dare un’identità a quei volti velati, che non sappiamo se piangono o ridono, se nascondono pudicizia o spudoratezza, vergogna o decenza. A dominare è il bianco che tutto circonda ma che ha una precisa funzione, quella di indurre chi osserva a concentrare l’attenzione sulle forme, sulle pieghe del tessuto e sull’atmosfera misteriosa in cui ci si sente calati. Ma Stefania Ricci compie un’operazione raffinatissima (citando lo spirito di alcuni lavori di Man Ray) da un lato nascondendo tutti i suoi soggetti e dall’altro facendo in modo che proprio coprendoli sia possibile svelarli e renderli comunque riconoscibili. Ma il bello è che l’operazione riesce anche quando ad essere nascosti/svelati sono anche uomini e donne che reggono sorprendentemente la prova del ritratto. Roberto Mutti
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Museo Leone, Vercelli maggio/giugno 2019 77
Pavia Foto Festival 2019 Festival Fotografico diffuso Pavia Foto Festival, festival fotografico nato da un’idea di Davide Tremolada Intraversato, è anche una sfida culturale, quella di coinvolgere soggetti diversi all’interno di un progetto di ampio respiro capace di stabilire una sinergia che valorizzi le tante energie esistenti che spesso non hanno occasione di mettere in luce le loro potenzialità. Realizzata con la mia direzione artistica, con la direzione scientifica di Susanna Zatti e Renzo Basora, la manifestazione si caratterizza per la sua filosofia inclusiva che tiene conto sia dei contenuti proposti in autonomia dagli autori che fanno parte del progetto sia dei luoghi espositivi che possono essere quelli dove è comune trovare mostre fotografiche ma anche quelli dove la fotografia non è mai finora entrata. Tutto nasce dalla convinzione che esista la necessità di avvicinare un pubblico nuovo da cercare quindi in luoghi non deputati. Per farlo, occorre creare un vero e proprio circuito più o meno permanente utilizzando le potenzialità delle pareti fotografiche a scomposizione di photoSHOWall dando così vita a nuovi palcoscenici. Pavia Foto Festival è anche un modello di festival diffuso capace di grandi potenzialità in parte già realizzate (con Voghera Fotografia e con Milano Photofestival 2019 al cui interno è ospitato) e in parte ancora da sviluppare. Infatti la duttilità del sistema photoSHOWall con cui sono stati realizzati tutti gli allestimenti delle mostre del festival razionalizza i tempi, si propone come modello espositivo originale e indica a spazi pubblici e privati che lo volessero acquisire la possibilità di usufruire di una struttura da utilizzare nel tempo per adattarla a quante nuove mostre si vuole. Roberto Mutti
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Collegio Fratelli Cairoli, Pavia aprile/giugno 2019 79
Sara Munari Be the bee body be boom (bidibibodibibu) nell’ambito di Pavia Foto Festival Sara Munari è una fotografa che sa raccontare storie, che osserva le scintille che si creano quando la sua percezione si accende. Le storie di questo progetto si sono accese quando la fotografa ha incontrato le favole del folklore dell’Est Europa. Fascino, superstizione, tradizione: tutti gli elementi adatti a un racconto che narra l’incontro tra sacro e profano, che ha la voce di suoni sordi che ‘dialogano’ tra loro lasciando all’interpretazione la voce degli spiriti dei luoghi. Ogni immagine è una piccola storia indipendente che tenta di esprimere rituali, bugie, malinconia e segreti.
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Collegio Castiglioni-Brugnatelli, Pavia aprile/giugno 2019 81
Luca Cortese Laguna Onirica nell’ambito di Pavia Foto Festival a cura di Voghera Fotografia e Spazio53 Laguna è impasto di terra, acqua e silenzio. Tra Marghera e Chioggia si allarga un territorio unico, meno urbanizzato rispetto all’area veneziana, dove acque basse e piane di marea appaiono e scompaiono nell’arco di poche ore. Luca Cortese
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Canottieri Ticino, Pavia aprile/giugno 2019 83
Alessandra Fuccillo Carvani Minetti: “Fatto con i piedi”. Storia del campione paralimpico nell’ambito di Pavia Foto Festival Nel 2003 Alessandro è vittima di un grave incidente in moto, dopo il quale perde quasi completamente l’uso delle braccia. Dopo un primo periodo di grande depressione inizia la sua nuova vita, fatta di nuove soluzioni, nuove speranze, nuova quotidianità e soprattutto molto sport. Quest’ultimo lo ha salvato ed è diventato nel 2015 Campione del Mondo di paraduathlon ai Mondiali di Adelaide. Alessandro corre, va in bici, lavora e vive una quotidianità sviluppando le altre parti del corpo che lo rendono indipendente. I piedi sono diventate le sue mani e riesce a compiere gesti complessi e articolati. La sua quotidianità ha stimolato l’occhio fotografico della fotografa Alessandra Fuccillo che lo segue in questo progetto intitolato “Fatto con i piedi”.
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Campus Aquae, Pavia aprile/giugno 2019 85
Anna Bussolotto Adolescenza Impavida. Storie di battaglie e vittorie nell’ambito di Pavia Foto Festival Nel novembre 2017 Chiara Azzena (Presidente di Team for Children) propone ad Anna Bussolotto di ritrarre le giovani pazienti in cura presso il reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale di Padova. Le ragazze, 11 adolescenti, sentono il desiderio di mostrare le loro cicatrici, sia fisiche che emotive, per comunicare a tutti - soprattutto ai loro coetanei- quanta forza e coraggio mettono nella loro battaglia quotidiana contro il tumore. Anna accoglie con entusiasmo la proposta e inizia così un percorso che dura 9 mesi, nei quali approfondisce la conoscenza con ognuna di loro e immagina per ciascuna un personaggio a metà tra una principessa e una guerriera. Le ragazze offrono molti spunti e con il supporto stilistico di Nazareno Pol ed Egidio Veronese (Arabesque) le adolescenti impavide prendono forma. Ognuna di loro ha una propria unicità, un punto di forza e una debolezza, ma soprattutto un’attitudine. Ed è proprio questa caratteristica che Anna coglie nei ritratti individuali delle ragazze. Eleganti, misteriose, coraggiose ma pur sempre adolescenti.
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ICS Maugeri, Pavia aprile/giugno 2019 87
Enrico Doria Dreary Town nell’ambito di Pavia Foto Festival Questo lavoro è ispirato alle “Città Invisibili” di Italo Calvino: “Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti”. In questa serie voglio mostrare l’impersonalità della città, mostrando la fredda regolarità di alcune architetture urbane e dei piccoli luoghi in cui molti di noi vivono, a volte in contrasto con gli spazi circostanti.
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Almo Collegio Borromeo, Pavia aprile/giugno 2019 89
Enrico Bedolo Alfabeto delle pianure nell’ambito di Pavia Foto Festival a cura di Voghera Fotografia e Spazio53 La pianura è uno spazio in cui lo sguardo gode dell’illimitato. Non vi sono ostacoli. La linea dell’orizzonte è il limite oltre il quale si può solo immaginare di vedere. Stare nella pianura significa ergersi sulla sua superficie, camminare, attraversarla. Ridisegnarla. Pensarla come un luogo in cui cercare nuove forme. La pianura è come una pagina. “Mi sembra che dietro a quello che vedo ci sia un altro paesaggio, che è il vero paesaggio, ma non so dire quale o immaginarmelo”, scriveva Luigi Ghirri. Per la pianura è lo stesso, bisogna saperla inventare, lasciarsi sorprendere da ciò che di inaspettato si incontra sulla sua superficie. Permettere a ciò che la abita di affiorare lentamente, di sorgere da una nuova luce, come se apparisse per la prima volta. L’Alfabeto delle Pianure di Enrico Bedolo ci mostra la pianura fra Bergamo e Parma come un tessuto colmo di lettere, di segni, di simboli. Silvia Mazzucchelli
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Almo Collegio Borromeo, Pavia aprile/giugno 2019 91
Bruna Rotunno Another Earth nell’ambito di Pavia Foto Festival a cura di a cura di Gigliola Foschi per Red Lab Gallery/Miele Milano Una fotografia essenziale e vibrante, che non descrive la natura ma la vive da vicino lasciandosi assorbire. Bruna Rotunno nel fotografare il mare, i tronchi, la terra è come se cercasse una sinergia, un approccio magico-rivelatorio che si trasforma in un incontro intimo. Queste immagini, pervase da un senso di ineffabile mistero, sono la risposta al richiamo di una natura vista e sentita come un mondo potente, ancora capace di stupire e di offrire esperienze profonde, nelle quali immergersi e rigenerarsi.
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Cascine Orsine, Bereguardo (PV) giugno 2019 93
AA.VV. Istituto Italiano di Fotografia Progetti speciali iGIGANTI photoSHOWall di: Claudete Alves Federica Bologna Karymava Hulnaza Mauro Mercandelli Camilla Pozza
ISTITUTO ITALIANO DI FOTOGRAFIA
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IIF, Milano giugno 2019 95
Necchi, un sogno pavese 1919-2019 in collaborazione con Musei Civici - Fondo Chiolini Istituto Pavese per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea Giovanni Giovannetti Mostra permanente Macchine per cucire Robbio Gianfranco Bagarotti Nel 1919 la fonderia Necchi produce la prima macchina per cucire. In pochi anni sarà un successo mondiale. Vittorio Necchi parte da un piccolo stabilimento alla Torretta, sulla via Vigentina, con una quarantina di operai. All’apice della sua avventura diventeranno seimila.
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Sede La Provincia Pavese, Pavia maggio/settembre 2019 97
Marcella Milani Urbex Pavia Urbex Pavia è il progetto fotografico-editoriale che racconta il patrimonio architettonico del passato industriale, commerciale e sociale di Pavia. Nel pieno spirito del movimento culturale “Urban Exploration”, l’esplorazione di sedici aree dismesse della città svela l’incontro tra il degrado dell’abbandono e la natura che riconquista i propri spazi, dotandolo di profondi significati estetici. Le immagini - rigorosamente in bianco e nero - narrano la bellezza nascosta e spesso dimenticata di questi luoghi, per riscoprirne la storia e individuarne potenzialità future. L’omaggio di Marcella Milani alla città di Pavia ne racconta molteplici aspetti: la bellezza nascosta e dimenticata, la potenzialità del futuro, il passato industriale ravvisabile nel patrimonio architettonico. Un viaggio che si snoda tra 16 aree dismesse e che racconta degrado e natura, abbandono e rinascita. photoSHOWall al Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università degli Studi di Pavia Ospitando mostre fotografiche nell’Atrio di S. Felice, e partecipando in questo modo al circuito photoSHOWall, l’Università di Pavia e il Dipartimento di Scienze economiche e aziendali intendono accogliere i suoi visitatori - siano essi studenti, docenti, dipendenti dell’ateneo ma anche cittadini e turisti - con opere di arte contemporanea che rendono più attraente ed accogliente la gli spazi di acceso a Palazzo S. Felice. Lo spazio “Atrio di S. Felice” è stato quindi ristrutturato in modo tale da permette la collocazione di mostre fotografiche che si alterneranno nel corso dell’anno.
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FacoltĂ di Economia. Atrio San Felice, UniversitĂ di Pavia maggio 2019 99
Milo Ramella Bianco evanescente Mostra parte del progetto Oasi 2030 in accordo tra WWF e Università di Pavia Bianco evanescente: tundre innevate, foreste boreali e cieli vitrei fanno da cornice ad incontri fiabeschi fatti nel silenzio della natura, dove ogni sguardo e ogni sussulto nascondono un attimo di vita rubato agli abitanti di luoghi nascosti. Bianco evanescente è solo una piccola parte di un progetto molto piÚ ampio che va a visitare e a raccontare la vita quotidiana degli animali selvatici nel loro habitat naturale, raccontando con una visione personale quello che crea il pensiero di un viaggiatore innamorato di questi luoghi remoti.
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Oasi WWF, Milano maggio 2019 101
AA.VV. Dal dagherrotipo al digitale. La fotografia e le sue tecniche a cura di Roberto Mutti Si può scrivere una storia della fotografia anche parlando delle innumerevoli tecniche oggi dimenticate che l’hanno caratterizzata. La mostra racconta questa evoluzione dalla metà dell’Ottocento ad oggi accostando, in un affascinante susseguirsi, esemplari originali di dagherrotipi, ambrotipi, ferrotipie, carte de visite, stampe all’albumina alle stampe analogiche e digitali contemporanee e approdare infine a installazioni originali come photoshowall. Accanto alle opere del passato sono esposte quelle di autori contemporanei - Erminio Annunzi, Beppe Bolchi, Fabrizio Garghetti, Gianni Maffi, Giancarlo Maiocchi / Occhiomagico, Paolo Marcolongo, Roberto Montanari, Federico Patrocinio, Mara Pepe, Stefania Ricci, Edoardo Romagnoli, Dino Silingardi, Beniamino Terraneo - che hanno ripreso le tecniche antiche per riproporle in chiave moderna.
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Museo della Tecnica Elettrica (MTE), UniversitĂ di Pavia maggio 2019 103
Erminio Annunzi Nel buio si cela la luce “Per questo viaggio attraverso le immagini ho usato l’ambiente di natura in quanto simbolo delle difficoltà, icona di vita e morte e continua lotta tra il buio e la luce” Erminio Annunzi Il bosco come spazio vivente, gli alberi come protagonisti assoluti e testimoni del tempo, la fotografia come espressione intima e poetica di un racconto autobiografico. Nel Buio si cela la Luce è il cammino interiore che l’autore compie in punta di piedi dentro se stesso attraverso i paesaggi notturni di una natura a lui molto vicina e cara, i boschi presso il fiume Ticino. L’oscurità che diviene metafora delle oscurità di ognuno di noi, e che, per Erminio Annunzi, rappresenta la caducità dell’esistenza, la fragile dimensione umana, quello “oscuro sprofondamento” di fronte al quale si è trovato all’improvviso costringendolo a trovare la luce, speranza e fuga magica, come nelle fiabe.
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Red Lab Gallery, Milano maggio 2019 105
Ulderico Tramacere Nylon La personale di Ulderico Tramacere alla Red Lab Gallery/Miele si inserisce all’interno del tema “Ascoltare la Terra” – è il secondo di quattro appuntamenti – proponendo un racconto fotografico dedicato alla fase che precede l’espianto degli ulivi nel Salento per far posto al Gasdotto Trans Adriatico. Dieci fotografie raccontano la sofferenza di una natura secolare.
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Red Lab Gallery, Milano aprile 2019 107
Gianni Maffi Nel paese dei non lettori Avete presente quando si è così totalmente immersi nella lettura che nulla di quello che capita attorno viene davvero recepito, né il rumore del traffico né il chiacchiericcio della gente? Ecco, le fotografie di Gianni Maffi riescono a cogliere esattamente questa situazione a tal punto che noi stessi ci sorprendiamo del fatto di osservarle in silenzio, come non volessimo disturbare. Realizzato raccogliendo immagini scattate in tempi e luoghi diversi, questo lavoro più che una valenza antropologica (in tal caso sarebbe stata sottolineata la distinzione fra modi diversi di leggere a seconda dei luoghi in cui lo si fa) ne assume una psicologica perché i veri protagonisti sono le persone che conosciamo attraverso i loro sguardi negati perché assorti nella lettura. Roberto Mutti
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Urban Center, Milano marzo 2019 109
Pio Tarantini Trittico MT#2016 dal lavoro Imago in collaborazione con MIA Photo Fair 2019 L’opera esposta di Pio Tarantini è tratta da un suo importante lavoro, Imago, basato sulla figura umana mossa, ripresa all’interno di spazi fortemente caratterizzati o su fondi neutri, con l’intento di riflettere sulla precarietà della nostra esistenza nel mondo. Si tratta di un lavoro cominciato negli anni Settanta attraverso primi studi sporadici e approdato nel primo decennio degli anni Duemila a una complessa e organica struttura. Su questo lavoro hanno scritto diversi studiosi – tra i quali Gigliola Foschi, Sergio Giusti e Roberto Mutti – e su di esso sono stati pubblicati, per le Edizioni Massimo Fiameni Design, due preziosi cataloghi in limitata edizione numerata.
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MIA Photo Fair, Milano marzo 2019 111
Eugenio Marchesi Sezioni L ’idea è scaturita osservando una cipolla fresca di taglio mentre mi accingevo a cucinare. La curiosità di provare quali immagini si potevano ottenere sezionando verdure e frutti è stata la spinta iniziale. Fatte le prime prove ho optato per la scelta di un modo inusuale di rappresentazione lavorando, già in fase di ripresa, sulla manipolazione delle cromie per ottenere una rappresentazione quanto più possibile equivoca dei soggetti. Non volevo rendere immediatamente riconoscibili i soggetti ripresi, interessanti ma sostanzialmente banali nella loro veste arcinota e strausata in pubblicità, quindi la scelta del fondo nero assoluto e la ripresa zenitale che li accomuna tutti sono stati il passo successivo. L’intento che mi sono prefissato è stato di stimolare nell’osservatore la formulazione di ipotesi interpretative anche molto lontane dall’effettivo soggetto fotografato che, isolato da qualsiasi contesto e rappresentato con colori decisamente inusuali e lontani dal vero, difficilmente poteva apparire per quello che in realtà era. Solo leggendo il titolo e con uno sforzo interpretativo si poteva poi ricondurre il percorso visivo da un soggetto illusorio, frutto della capacità di immaginazione di ciascuno, al soggetto reale ritratto. Eugenio Marchesi
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Puro Slow Burger, Vigevano gennaio 2019 113
Di che collegio sei? Vita nei Collegi EDiSU Pavia I collegi universitari una eredità per il futuro: il ruolo e l’importanza del sistema collegiale per le Università e per l’alta formazione. Racconti fotografici di: Jill DobKin Luca Negri Lorenzo Sacchi Natallia Khenkina
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Fondazione RCS, Milano febbraio 2019 115
Diego Bardone Street Life Milano.Viaggio fotografico dentro la città Il mio è un diario quotidiano, un perenne omaggio a coloro che, inconsapevoli attori, ho la ventura/fortuna di incontrare nel mio peregrinare per le strade della mia città. È come se osservassi me stesso in una sorta di specchio virtuale che trova la sua dimensione nel nostro reale quotidiano. Abbiamo tutti gli stessi volti, le stesse gioie, le stesse speranze: io sono loro, loro la trasposizione in immagini della mia allegria vagabonda. Vorrei dimostrare che la semplicità è sinonimo di bellezza, vorrei mostrare, come era solito dire Doisneau, un mondo ‘gentile’, un mondo che amo e che mi renda in qualche modo felice. Diego Bardone
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Urban Center, Milano gennaio/febbraio 2019 117
Bruna Rotunno Another Earth Another Earth è una nuova ricerca, creata da Bruna Rotunno durante numerosi viaggi in molti luoghi del nostro pianeta. Ciò che emerge da queste immagini non è però una documentazione geografica o paesaggistica: l’autrice anzi nega qualsiasi visione d’insieme. Lo sguardo corre vicino alle roccie o sulla superficie scintillante e cangiante del mare, poi entra nel tronco vuoto di un ulivo contorto, quasi volesse immedesimarsi con la sua sofferenza e il suo slancio verso il cielo. Quella di Bruna Rotunno è una fotografia essenziale e vibrante, che si lascia assorbire dalla natura e che, proprio per questo, non la descrive. E’ una fotografia nata da un incontro intimo e appassionato con la Madre Terra, con la sua energia primigenia, i suoi colori che si accendono di una cromia magica. Queste immagini, pervase da un senso di ineffabile mistero, sono la risposta al richiamo di una natura vista e sentita come un mondo potente, ancora capace di stupire e di offrire esperienze profonde, nelle quali immergersi e rigenerarsi. L’approccio visivo di Bruna Rotunno è infatti magico-rivelatorio, proteso a evocare l’intensità di un legame emozionale e quasi corporeo, tanto da far emergere la forza potente di un universo naturale non piegato ai voleri dell’uomo. Lo spazio avvolgente e innovativo della Red Lab Gallery/Miele (composto da un sistema di moduli-cornice che possono ospitare immagini intere o scomposizioni inedite) ha offerto inoltre all’autrice l’opportunità di progettare un ambiente immersivo, dove i visitatori possano entrare nella sua opera e “sentire” l’energia della natura: quella potenza oltreumana che le sue opere riescono a comunicare.
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Red Lab Gallery, Milano gennaio 2019 119
Fotografare gli archivi Lo studio De Pas, D’Urbino Lomazzi all’archivio CASVA Il ”CASVA gli archivi del progetto a Milano” conserva gli archivi degli architetti e designer del novecento, che hanno operato essenzialmente sul territorio lombardo. Tra i materiali più preziosi conservati all’interno di alcuni spazi celati negli interrati del Castello Sforzesco c’è l’archivio dello studio degli architetti Jonathan De Pas, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi, che, per la qualità e l’innovazione della ricerca nei loro lavori, proprio quest’anno sono stati insigniti del premio Compasso d’Oro alla carriera, conferitogli dall’ADI, l’Associazione per il Disegno Industriale, che dal 1958 ne cura l’organizzazione. La prima donazione dell’archivio DDL risale al 2009 integrata poi da una seconda donazione avvenuta prima della definitiva dismissione dello Studio di Corso XXII Marzo. La direzione del CASVA ha quindi attivato una campagna fotografica per documentare questo luogo, affidando a Alberto Lagomaggiore il compito di realizzare un progetto fotografico che accompagni il visitatore all’interno degli spazi di lavoro dello Studio DDL. Alberto Lagomaggiore ha usato la fotografia come dice lui stesso - “come una delle più attente forme di trascrizione delle attività dell’uomo e della natura”. Da questo progetto è nata questa mostra che condivide con il visitatore “il senso di meraviglia e una incontenibile curiosità” che, come dice la curatrice Mariella Brenna “si attivano nel poter trovare, attraverso i suoi scatti, una puntuale testimonianza del luogo dell’ingegno creativo dei progettisti che vi hanno operato dal 1966 fino al 2017 e che ancora permeava gli ambienti dello studio all’atto della seconda donazione: i grandi piani di lavoro collettivo, un laboratorio/officina con un tavolo da falegname, le scrivanie attrezzate da PC che dagli anni ’90 entrano nell’iter pratico dei progetti, un’infinita serie di utensili e di materiali (legni, tubi, cartone, pongo, lamierino, rete metallica, polistirolo), disposti lungo tutte le superfici dello studio (pareti, soffitti e suolo), attrezzate per rendere individuabile e utilizzabile all’occorenza ogni cosa, in modo da permettere la verifica costante attraverso i modelli dell’esattezza delle loro intuizioni”.
casva gli archivi del progetto a Milano
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Urban Center, Milano novembre 2018 121
AA.VV. Tra luoghi e persone Fotografie di: Enrico Bedolo - “Alfabeto delle pianure” Mario Capriotti - “Aprile 2009: 42.334 Nord, 13.334 Est. Terremoto all’Aquila” Francesco Cito - “Neapolitan wedding“ Luca Cortese - “Laguna onirica” Gianni Maffi - “7458 Km” Pio Meledandri - “SIGNA - Storie di donne” Pio Tarantini - “Sere a Sud-Est”
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Museo della Tecnica Elettrica, Pavia novembre 2018 123
Marco Morandotti D’acqua e di sogni Ingegnere, docente presso l’Università di Pavia, si occupa di conservazione del patrimonio storico e di progettazione sostenibile nei paesi in via di sviluppo e nel global south, in particolare in Costa d’Avorio, Kenia e Colombia. Fotografo autodidatta, ha al suo attivo alcune mostre personali e collettive, tra le quali “the untold beauty” (Milano, 1/12/2017 – 28/2/2018), un viaggio alla ricerca della bellezza perduta tra le piccole cose; “diaframmi” all’interno della collettiva “fuoriporta” (Pavia, 2017), una serie di paesaggi urbani ripresi attraverso il margine di altrettante architetture; “opere prime” (Pavia, 2012) un reportage nell’entroterra di Malindi (Kenia).Sue opere sono state esposte alla Biennale di Shanghai (2014) e alla collettiva “MaxArtis - Frammenti d’Italia” nell’ambito del festival Citerna Fortografia (2012).
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Puro Slow Burger, Pavia novembre 2018 125
Voghera Fotografia 2018 Incontro Nazionale di Fotografia - I Edizione “Tra luoghi e persone” Castello Visconteo di Voghera Fotografie di: Enrico Bedolo - “Alfabeto delle pianure” Mario Capriotti - “Aprile 2009: 42.334 Nord, 13.334 Est. Terremoto all’Aquila” Francesco Cito - “Neapolitan wedding“ Luca Cortese - “Laguna onirica” Gianni Maffi - “7458 Km” Pio Meledandri - “SIGNA - Storie di donne” Pio Tarantini - “Sere a Sud-Est” Voghera Fotografia è un incontro nazionale dedicato all’immagine voluto e promosso da Spazio 53 in collaborazione con il Comune di Voghera - Assessorato alla cultura Dottoressa Marina Azzaretti, con la direzione scientifica di Renzo Basora, Luca Cortese, Gigliola Foschi, Gianni Maffi, Pio Tarantini. La manifestazione ha visto la partecipazione di importanti professionisti del settore e una serie di eventi collaterali dedicati al grande pubblico di appassionati della fotografia.
OTOGRAFIA 2019 FOTOGRAFIA 2019
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Castello Visconteo, Voghera settembre/ottobre 2018 127
Roberto Kusterle Cronache da un altro mondo
Roberto Kusterle è un autore che emerge nel panorama della fotografia italiana per la sua originalità e per la capacità di affrontare temi di grande rilevanza facendo ricorso a un’estetica carica di un simbolismo lirico. Ogni sua immagine è il frutto di un complesso lavoro di progettazione e realizzazione perché, al contrario di altri che fanno ricorso alla postproduzione digitale, Kusterle preferisce costruire fisicamente i mondi che poi riprende. Questa mostra raccoglie opere provenienti da diverse serie da lui realizzate tutte però accomunate da un’attenta e spesso dolente riflessione sul rapporto malato che l’uomo contemporaneo stabilisce con la natura. Questa così si trasforma, oscura un cielo attraversato da nuvole cupe, mostra una pianura su cui si aprono crepe e improvvise, scure voragini, obbliga gli abitanti a graffiarla, cucirla in un misterioso inseguirsi di gesti chissà se speranzosi o disperati. Da queste immagini visionarie emergono frammenti di un altro mondo abitato da animali che si muovono come nelle fiabe, uomini pesce, donne volanti, figure che si ergono ieratiche come antichi guerrieri. Con il suo lavoro Roberto Kusterle vuole lanciarci un monito e lo fa mostrandoci fotografie cariche di una intensa, inquietante bellezza. Roberto Mutti
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Spazio SID Broletto, Pavia luglio 2018 129
Marcella Milani Sopravvento
Quando ci si lascia la città alle spalle non è raro imbattersi in immagini evocative dell’incontro tra natura e ciò che l’uomo ha creato. Con tenacia e lavoro paziente, il verde conquista spazi. Sembra quasi approfittare della disattenzione umana per riprendersi la sua rivincita, restituendoci una bellezza nuova e silenziosa dentro la quale è facile perdersi
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Punto vendita NaturaSĂŹ, Voghera giugno 2018 131
Francesca Moscheni I segni di Dio Il lavoro che Francesca Moscheni ha realizzato con il titolo “I segni di Dio” nasce apparentemente ai margini della sua professione, dato che queste fotografie sono state scattate durante alcuni reportage di viaggio quando l’esigenza di non fermarsi alla conclusione dei lavori commissionati, l’ha spinta a cercare altre vie. L’idea era quella di cogliere quanto di simbolicamente significativo emerge nei segni delle civiltà, di accostare, fondendoli, elementi di una spiritualità che caratterizza le tre grandi religioni monoteiste nate nell’area del Mediterraneo, facendo emergere una bellezza del sacro che va ben oltre la sola dimensione della devozione. Sarebbe stato fin troppo semplice rifarsi all’iconografia classica e inutilmente dissacratorio non tenerne conto: Francesca Moscheni, facendosi guidare da una rigorosa visione laica, ha voluto realizzare una ricerca dove le immagini sono legate dal filo sottile e tenace delle analogie, dalla forza dei segni, dal rigore dei rimandi geometrici. Così gli sguardi più ancora che i volti, le mani nelle loro molte posture, compaiono con una certa inevitabile insistenza e non importa se gli uni e le altre appartengano a uomini o statue, esattamente come non importano molto i luoghi in cui questi frammenti di sacro sono stati individuati. Perfino negli equilibri architettonici è possibile cogliere la bellezza creata da artisti spesso anonimi per alludere all’armonia, al rapporto fra vuoto e pieno, alla simmetria o al modo con cui si sceglie che la luce illumini lo spazio. Di fronte alla banalità del senso comune, alla stupidità che caratterizza ogni forma di odio e di intolleranza, tutti elementi che in questi ultimi tempi dividono coloro che si sentono superiori – e proprio per questo non lo sono – o credono alla superiorità di una solo civiltà o di una sola credenza sulle altre, queste fotografie rappresentano una lezione culturale di alto profilo perché indicano, con i mezzi espressivi che le caratterizzano, la possibilità di osservare la vita seguendo la strada che porta a cogliere il senso struggente della bellezza. Roberto Mutti
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Spazio SID Broletto, Pavia maggio/giugno 2018 133
CASVA satellite 1 CASVA SATELLITE/1 è un’iniziativa nata dalla collaborazione tra l’URBAN CENTER del Comune di Milano e il “CASVA gli archivi del progetto a Milano” realizzata nell’ambito del progetto “I fantasmi del Novecento”. La mostra CASVA SATELLITE/1 gli archivi del progetto al QT8, interpellando il materiale d’archivio, è stata l’occasione per riflettere sul futuro dell’istituto al QT8, quartiere sperimentale della città moderna che è oggi diventato una pagina della storia dell’architettura e del presente di Milano, quella stessa pagina di cui trattano gli archivi del progetto conservati al CASVA. Partendo dalla sua concezione, per opera dell’architetto Piero Bottoni, e la sua realizzazione sulle macerie della seconda guerra mondiale, la mostra ci conduce all’oggi, al progetto in fieri di insediare il CASVA nell’ex mercato del QT8. Il CASVA, Centro di Alti Studi sulle Arti Visive, attualmente ospitato all’interno del Castello Sforzesco, è un Istituto culturale del Comune di Milano che accoglie gli archivi degli architetti e dei designer che hanno operato essenzialmente sul suolo lombardo. Nel tempo si è andato configurando come “archivio del progetto a Milano” diventando un centro di studi inerenti l’architettura, il design, la grafica, le arti figurative e le arti visive nel loro complesso, con particolare attenzione ai fenomeni culturali che a partire dai primi anni del Novecento hanno progressivamente formato la nostra società.
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Urban Center, Milano maggio 2018 135
Fabio Maremmani I colori dell’iride Scivolano nelle curve che percorrono incollate all’asfalto come a seguire binari immaginari, si tallonano in testa a testa entusiasmanti fino alla linea del traguardo, serpeggiano scattanti fra le balle di paglia dei circuiti cittadini, percorrono i rettilinei delle piste sfrecciando a velocità che solo lo scatto fotografico sa fermare in immagini spettacolari. Fabio Maremmani ama nello stesso modo le automobili da corsa e la fotografia e gli è stato quindi facile coniugare le due passioni per dar vita a una sequenza di scatti capaci di trasmettere intense emozioni. Guardando queste fotografie realizzate con professionale abilità sembra di ascoltare il rumore ora pieno ora sibilante degli scarichi aperti dei motori da competizione, sembra di sentire quell’odore misto di olio, benzina e gomma bruciata che si respira nei box dove si sovrappongono comandi secchi, ronzio di avvitatori, suoni di attrezzi che sbattono fra di loro. Perfino quando Fabio Maremmani si sofferma sulla fiancata di un prototipo di un bel rosso fiammante ancora immobile nel camion che lo ha trasportato, si ha l’impressione da un momento all’altro di vederlo vibrare facendo esplodere la potenza del motore. Quando poi il fotografo riprende più da vicino le automobili in corsa che si ha l’impressione di vivere in soggettiva con il pilota, provando come lui la forza della concentrazione, il calcolo del rischio, la consapevolezza di essere sempre al limite. Eppure, riguardando queste opere, altri aspetti emergono come il design raffinato delle forme di questi mezzi e la varietà dei colori che li caratterizzano andando oltre la gamma dell’iride: il rosso intenso, l’arancione vivido, il giallo brillante, il verde iridescente, il blu scintillante, l’indaco lucente, il violetto sfacciato ma anche il grigio metallico, il bianco rassicurante, il nero aggressivo. Perché i bolidi da corsa, si sa, non passano certo inosservati. Roberto Mutti
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Red Lab Gallery, Milano maggio 2018 137
Marco Morandotti Je suis ici. Sguardi e luoghi della Costa d’Avorio In Costa d’Avorio, nella regione del Sud-Comoe, tra il mare e le paludi, sulle rive di un grande lago solcato da piroghe scavate da tronchi d’albero, trovi il piccolo centro di Ayamè. Sulla cima di una delle colline ai bordi del paese, una donna appassionata e coraggiosa da più di dieci anni ospita, cura e protegge una cinquantina di bambini, alcuni appena nati, per lo più orfani o comunque soli. Nei loro occhi vedrai il dolore e la speranza e, a volte, un sorriso che li illumina come il sole alla fine della stagione delle piogge. Se poi lasci il paese e ti inoltri lungo la strada che porta a nord, non lontano dal confine col Ghana, troverai, come stazioni di una via crucis, nove dispensari, in altrettanti villaggi, alcuni così piccoli da non essere segnati sulle mappe. Ogni giorno lì si raccoglie, attraverso piste e sentieri che si perdono nella foresta, una folla di persone, adulti e bambini, che tra quelle mura, spesso cadenti, attendono, silenziosi, un medico, se mai arriverà; una medicina, se mai l’avrà. Queste immagini raccontano quegli sguardi e quei luoghi, in una giornata qualunque, perché ogni giornata è uguale alle altre, se nulla cambia mai. Ogni istante è adesso, se il futuro si perde nella foschia dell’alba. Quei muri azzurri, cotti dal sole, sono testimoni quotidiani di storie insieme individuali e collettive. Quegli sguardi silenziosi ti interrogano anche senza voce. Tu cercali, quegli sguardi, e forse, incrociandoli, ti troverai.
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Castello di Belgioioso, Sala degli Affreschi aprile 2018 139
AA.VV. “A me gli occhi!” ritratti d’anima Fotografie di: Antonio Delluzio, Diego Di Guardo, Pablo Peron, Thomas Conti, Elena Senti Gli occhi, in maniera misteriosa ci lasciano percepire verità che altrimenti il linguaggio umano non saprebbe tradurre né comprendere. Ipnotici, ammaliatori, struggenti, a colori o in bianco e nero questi occhi, indiscussi protagonisti, ci consegnano la propria storia, intrinsecamente soggettiva, ma non per questo meno vera. Impossibile non guardarli, o restare indifferenti, hanno una sorta di capacità seduttiva che inchioda, che blocca e la loro presenza mette quasi a disagio e imbarazza.
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Red Lab Gallery, Milano marzo 2018 141
Marcella Milani Urbex Pavia Urbex Pavia è il progetto fotografico-editoriale che racconta il patrimonio architettonico del passato industriale, commerciale e sociale di Pavia. Nel pieno spirito del movimento culturale “Urban Exploration”, l’esplorazione di sedici aree dismesse della città svela l’incontro tra il degrado dell’abbandono e la natura che riconquista i propri spazi, dotandolo di profondi significati estetici. Le immagini - rigorosamente in bianco e nero - narrano la bellezza nascosta e spesso dimenticata di questi luoghi, per riscoprirne la storia e individuarne potenzialità future. L’omaggio di Marcella Milani alla città di Pavia ne racconta molteplici aspetti: la bellezza nascosta e dimenticata, la potenzialità del futuro, il passato industriale ravvisabile nel patrimonio architettonico. Un viaggio che si snoda tra 16 aree dismesse e che racconta degrado e natura, abbandono e rinascita.
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Castello Visconteo, Pavia aprile/giugno 2018 143
Ettore Gualandi, Ivan Uccelli Ferro, Elettricità, Città. Il Tram. Milano C’è chi lo ama e chi lo odia. Chi è indifferente e chi prova emozioni. Chi lo usa tutti i giorni e chi, timoroso, ci sale per la prima volta. Utilizzare il tram a Milano equivale a farne a parte, una parte infinitesimale di un sistema che funziona in simbiosi con la città, che si adatta o ne plasma la forma e gli usi da oltre 130 anni. Il progetto fotografico, attraverso immagini e didascalie, racconta il passato e il presente dei luoghi, dei dettagli, dei comportamenti, della tecnica che legano in maniera tangibile il sistema tranviario alla città e la città al suo sistema tranviario. AIM è un’associazione nata nel 1987 grazie all’impegno di un gruppo di imprese e banche milanesi con l’obiettivo di sostenere Milano nel suo sviluppo culturale, sociale ed economico attraverso la promozione di progetti, ricerche, dibattiti, eventi e oltre 80 pubblicazioni. Tra i suoi progetti degli ultimi anni troviamo gli itinerari guidati di “Conoscere Milano”, le infrastrutture ecologiche “Raggi Verdi”, gli itinerari cicloturistici “LET”, lo studio “Habito. La ricerca per il futuro dell’abitare” e i corsi di alfabetizzazione digitale. Negli ultimi anni ha sviluppato alcune iniziative legate alla fotografia tra cui le mostre presso la propria sede, in collaborazione con Fondazione 3M e Fondazione AEM, e “Milano Buzz”, un racconto per immagini di Milano vista attraverso i mezzi di superficie.
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Urban Center, Milano febbraio 2018 145
P. Costantino Ruggeri Era Pavia Il decimo anniversario dalla morte di Padre Costantino Ruggeri (Adro 1925 – Merate 2007) è l’occasione, per la Fondazione Frate Sole, per poterLo ricordare con un’esposizione che documenti sia l’amore tributato a Pavia, sia la passione per l’arte fotografica. “Pavia ieri” o “Era Pavia” si sarebbe dovuta intitolare la mostra (e la pubblicazione ad essa collegata) che il frate-artista aveva in animo di inaugurare nel 1984 negli spazi espositivi del castello visconteo e che, per motivi sconosciuti, non riuscì a realizzare. Per concretizzare questo ambizioso progetto di rilettura iconografica della città l’amico fraterno Guglielmo Chiolini gli aveva fatto dono di un corpus di 200 positivi in bianco e nero della cosiddetta “Vecchia Pavia”, scatti suoi e di altri fotografi (Tollini, Nazzari, Valli, Moisello, Trentani, …), a partire dalla fine dell’Ottocento, di quella città che non esiste più, immagini che Costantino definiva “impressionanti per la loro dolcezza, quasi appartenenti ai sogni”. Il recente ritrovamento del corpus di immagini della “Vecchia Pavia” (in occasione del riordino dell’archivio della Fondazione) ha suggerito lo spunto per questo progetto espositivo che, allestito nello spazio comunale SID del Broletto, percorre due binari paralleli: nasce in primis dalla volontà di concretizzare i desiderata del frate francescano nel decennale della morte, ma anche di mostrare, attraverso la selezione di suoi scatti inediti, un ulteriore aspetto di questa poliedrica personalità: il Costantino fotografo, arte che praticò in prima persona, dalla fine degli anni Sessanta del Novecento, raggiungendo risultati straordinari con immagini riflessive, accattivanti e spesso misteriose.
(fonte vivipavia.it)
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Spazio SID Broletto, Pavia dicembre 2017/gennaio 2018 147
Roberto Figazzolo Contempora Langobardorum mostra a cura di Chiara Argenteri e Francesca Porreca Pittura, scultura, fotografia, videoarte, grafica e incisione, i linguaggi artistici, declinati nelle loro diverse sfaccettature, sono in transito nelle sale archeologiche dei Musei Civici, per esplorare il passato con uno sguardo attuale e contemporaneo, e indagare su chi siano stati e dove possano trovarsi oggi i Longobardi. Gli artisti si addentrano nel complesso tema del recupero della memoria storica della città di Pavia, divenuta capitale del Regno longobardo in seguito alla migrazione del ‘popolo dalle lunghe barbe’ proveniente da nord, con un inevitabile parallelismo con l’attuale ondata migratoria da sud. L’incontro-scontro con l’altro, le invasioni barbariche, la stratificazione di saperi e saper fare, il rapporto col diverso attinge tanto dalla storia passata quanto dal nostro mondo globalizzato, teso al multiculturalismo. Il percorso a ritroso verso l’epoca longobarda permette così di gettare ponti e stabilire connessioni, ma anche di evidenziare fratture, segni, distanze.
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Castello Visconteo - Museo Archeologico, Pavia dicembre 2017 149
Gianluca Rona UPSIDEDOWNtOWN Dall’America all’Asia, vedute metropolitane, panoramiche e dettagli di due grandi centri e icone del mondo occidentale e orientale: New York e Hong Kong rivivono negli scatti del fotografo Gianluca Rona, virtuoso sperimentatore di tecniche e poetiche. UPSIDEDOWNtOWN è il risultato di un progetto cominciato nel 2015, quando Rona si trasferisce per un lungo periodo a New York, come corrispondente di stampa estera. Il giovane fotografo si lascia catturare dalla grande mela e sceglie di darne una visione alternativa, trasfigurata attraverso elaborazioni dal sapore fortemente grafico. Nasce così la serie UPSIDEDOWNtOWN – di cui verrà anche pubblicato un libro – che si arricchisce nel 2016 con le immagini scattate a Hong Kong. Si tratta di fotografie che creano un forte spiazzamento visivo nello spettatore, sospendono, neutralizzano e invertono i rapporti, destabilizzandone la visione. Sono vere e proprie composizioni grafico-pittoriche in cui i colori sono spesso monocromi, e alternano le luminose luci del giorno a quelle più crepuscolari o notturne. Il modulo stilistico che attraversa gran parte delle immagini è quello del rispecchiamento: la fotografia iniziale viene replicata su uno dei lati, orizzontale o verticale, ma non secondo le regole ottiche che duplicano l’immagine nello stesso senso, ma in modo arbitrario, invertendo i lati delle stesse. Si tratta dunque di un finto rispecchiamento che, alterando l’“effetto specchio”, destabilizza la visione dello spettatore. Le vedute metropolitane sono inoltre il risultato di esposizioni multiple che trasformano il realismo della ripresa fotografica in visioni grafico-geometriche, dove forme e colori sono trasformati in campi tonali senza sfumature. Chiara Argenteri
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Polo Tecnologico, Pavia dicembre 2017 151
Ordine dei Medici di Pavia Nuova sede progetto 78 studio Associato allestimento photoSHOWall fotografie allestimento Archivio Chiolini
Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Pavia
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Ordine dei medici, Pavia dicembre 2017 153
Marcella Milani Mente Captus spazi e silenzi dell’ex manicomio di Voghera Il progetto fotografico si concentra sul vasto insieme di strutture che compongono l’ex manicomio di Voghera, edificato nel 1876 su una superficie totale di circa 83.000 metri quadrati, e che giace in stato di abbandono ormai dal 1998. Si tratta di un patrimonio di significativo valore per la storia della città e della nostra provincia, sia quale mirabile esempio di architettura sanitaria ottocentesca, sia sotto il profilo culturale, per ciò che questo luogo di accoglienza e contenimento del disagio psichico ha rappresentato. La mostra è organizzata dal Settore Cultura del Comune di Pavia con il contributo di Fondazione Banca del Monte di Lombardia in collaborazione con la Scuola Civica d’Arte AR.VI.MA, con il Patrocinio della Provincia di Pavia e dell’ Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Pavia e con il sostegno di Fondazione Mondino e ASST Pavia.
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Spazio per le Arti contemporanee del Broletto, Pavia settembre 2017 155
Gianluca Rona con photoSHOWall Alice Alice è una collezione di immagini e di oggetti nata dall’idea che la fusione tra design e fotografia d’autore possa permettere nuovi usi di entrambe queste arti minori. Le immagini del set del sogno di Alice rendono unici tavoli luminosi, librerie, cornici integrate a boiserie, pareti divisorie trasparenti photoSHOWall® . Il fotoprogetto di plano racconta come attraverso questi oggetti le immagini possono popolare i nostri spazi in modo diverso.
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Castello di Belgioioso settembre 2017 157
Stefania Ricci Natura Cosciente Un fiore delicatissimo si fa attraversare dalla luce e ci si presenta nella purezza delle sue forme, un altro si piega su se stesso creando ombre che insegue in un gioco raffinato di intrecci e rimandi. Bisogna confessare di essere un po’ spiazzati da questo raffinato gioco di richiami anche perché qui la fotografia non assume l’aspetto piacevole ma prevedibile della descrizione minuziosa, non si sofferma sulla limpida bellezza che caratterizzava le riprese floreali di Ansel Adams, non insegue le originali prospettive con cui Irving Penn rivelava nei petali appena sfioriti di una rosa la caducità della vita, non rivela l’inaspettata prorompente carnalità messa in luce da Robert Mapplethorpe che ha definitivamente cambiato il nostro modo un tempo innocente di osservare una calla. Stefania Ricci queste immagini le ha studiate con attenzione, ne è stata affascinata come tutti ma ha anche capito di voler andare oltre alla ricerca di una visione più personale che fosse vicina non a un astratto ideale di bellezza ma a una sensazione più profonda sgorgata dal suo rapporto empatico con la natura per un verso e con l’arte per l’altro. Da tutto ciò nasce un progetto dotato di una forte consapevolezza – come già si intuisce nel titolo “Natura cosciente” – quella di essere di fronte a una precisa e tenace forma di coscienza attraverso cui ci arrivano messaggi che sta a noi e alla nostra sensibilità decodificare. La vitalità che attraversa la natura, infatti, sa essere quasi sempre sorprendente, le soluzioni per sopravvivere ingegnose mentre la capacità di modificarsi in relazione con quanto la circonda stanno a indicare qualcosa che potremmo definire come una raffinata e un po’ misteriosa forma di intelligenza. Per questa ragione Stefania Ricci non riprende i fiori come fossero oggetti ma li rende protagonisti appoggiandoli direttamente a contatto della carta fotografica sui cui lasciano il segno della loro presenza. Con le sue opere lievi, delicate ma anche sensuali, la fotografa ci invita a percepire il linguaggio con cui la natura sussurra ed è osservando queste immagini che ci possiamo accorgere di guardare contemporaneamente anche in noi stessi con una nuova, felice consapevolezza.
Roberto Mutti
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Spazio SID Broletto, Pavia agosto 2017 159
Lorenzo Terraneo Le meraviglie del mondo sommerso Da tempo immemorabile sono in molti a interrogarsi sulle possibili forme di vita extraterrestre e su questo tema la scienza e la fantasia hanno trovato uno dei rari punti di convergenza facendo nascere una nuova disciplina quale è, appunto, la fantascienza. Quando ha immaginato l’esistenza di ominidi ha finito per scadere nel banale iscrivendoli nella generica categoria di “marziani” e colorandoli chissà perché quasi sempre di verde, ma quando si è rivolta al mondo animale ne sono nate creature dalle mirabolanti caratteristiche insieme seducenti e paurose come certi mostri che hanno animato l’antica mitologia. Eppure, basterebbe guardare con più attenzione il mondo in cui viviamo per accorgerci di quali meraviglie sia popolato anche se, per farlo, dobbiamo fare qualche sforzo dedicando tempo e attenzione anche ai particolari più minuti. Da questo punto di vista la fotografia è uno strumento prezioso che può fare da guida in un percorso capace di farci riscoprire il piacere di un sentimento non sempre considerato come meriterebbe: la meraviglia. Lorenzo Terraneo diventa così la nostra guida per avvicinare quella realtà inafferrabile anche se a noi vicinissima che è quella del mondo sommerso. Non va alla ricerca di luoghi lontani, non insegue forme di vita esotiche ma più semplicemente ci mostra la bellezza di una quotidianità tutta da scoprire. Grazie a una tecnica raffinatissima e a una grande conoscenza del mondo animale, insegue minuscoli esseri nelle loro stupefacenti movenze, attende con pazienza che allarghino branchie, distendano tentacoli, si chiudano su se stessi o sviluppino il corpo, tendano trappole e cerchino di sfuggirle. Usando la tecnica della macrofotografia, Terraneo evidenzia minuscoli particolari mostrando così la bellezza straordinaria di esseri che assumono l’aspetto di fiori, i movimenti cauti di alcuni, le caratteristiche cromatiche in un inseguirsi di gialli, arancioni, blu di altri. Sott’acqua c’è un mondo pieno di incanto: il movimento sussultorio di una stella marina che espelle le sue uova, l’occhio interrogativo di uno scorfano che ci osserva, l’elegante sinuosità di uno spirografo aspettano solo di essere ammirati e le raffinatissime fotografie di Lorenzo Terraneo ci aiutano a farlo.
Roberto Mutti
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Spazio SID Broletto, Pavia agosto 2017 161
30 anni AIM 1987 - 2017 AIM è un’Associazione culturale no profit che promuove attività di ricerca e progetti a sostegno della crescita culturale, economica e sociale di Milano e della sua area Metropolitana. AIM è sostenuta dai suoi soci (aziende, enti e banche) e collabora con le più importanti istituzioni pubbliche e private attive sul territorio. Nei suoi 30 anni di attività AIM ha prodotto centinaia di ricerche, dibattiti, incontri, visite di studio, progetti e pubblicazioni per registrare e promuovere i cambiamenti di Milano. Dal 2016 AIM ha una nuova sede aperta al pubblico dove è possibile consultare i suoi studi e ricerche e promuovere corsi, incontri e mostre. i soci attuali di AIM sono: A2A, Credito Valtellinese, Fondazione 3M, Intesa Sanpaolo, MM e Scenari Immobiliari.
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Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, Milano giugno 2017 163
Frate Sole P. Costantino Ruggeri a Palazzo Borromeo P. Costantino Ruggeri, nato ad Adro (BS) nel 1925, compie gli studi classici nei conventi di Saiano e di Sabbioncello e quelli teologici a Busto Arsizio. Da sempre incline all’arte e alla ricerca della bellezza, “colei che sola salverà il mondo”, si concentra alle sue più svariate forme. Alla pittura dedica soprattutto la sua giovinezza, sotto la guida e la stima del pittore Mario Sironi, che in Lui riconobbe il talento e ne ammirò la dedizione. Si accosta alla scultura alla ne degli anni 50. La sua osservazione e il suo lavoro sono interamente svolti sullo studio dell’arredo sacro, via che lo porterà a collaborare con alcuni dei maggiori architetti italiani per la realizzazione di nuove chiese. Appassionatosi ormai all’architettura sacra, si cimentò, assieme all’architetto Luigi Leoni, per la realizzazione dei propri progetti. Nel ventennio tra il 70 e il 90 ha realizzato ventidue nuove chiese. Ricordiamo Santa Maria della Gioia a Varese, le chiese del Tabernacolo e della Provvidenza a Genova, la Chiesa di San Paolo a Rho, di Santo Spirito a Pavia, di San Bernardo a Roma e tre chiese nel Burundi. Nel 1986 è stato incaricato dei lavori alla Cappella Feriale nel Duomo di Milano. Nel 1987 riceve la commissione della costruzione del nuovo santuario del Divino Amore a Roma, consacrato il 4 luglio del 1999 da Papa Giovanni Paolo II. Nel 1993, dopo alcuni viaggi di studio in Giappone, progetta, per la città giapponese di Yamaguchi, la chiesa di San Francesco Saverio, solennemente inaugurata il 29 aprile 1998. Dal 1993 ha promosso, grazie alla Fondazione Frate Sole da lui creata, la valorizzazione dell’arte sacra istituendo il premio quadriennale “Frate Sole”. Dal 1993 ad oggi sono stati assegnati i tre premi internazionali che hanno riconosciuto i meriti di Ando, Siza, Meier, Pawson e Undurraga. Nell 2006 è stata inaugurata la nuova Chiesa dedicata alla Madonna del Latte a Betlemme. Il progetto gli era stato adato dalla Custodia di Terra Santa nel 2002. Il 24 giugno 2007, ad Adro, suo paese di origine, è stata inaugurata l’ultima sua opera scultorea ragurante il “volto della Franciacorta”. Il giorno seguente, 25 giugno 2007, Padre Costantino si spegne all’ospedale di Merate, nei pressi del Convento di Sabbioncello dove ha trascorso le sue ultime settimane.
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Palazzo Bellisomi - Vistarino, Pavia giugno 2017 165
Gianluca Rona con photoSHOWall Alice Alice è una collezione di immagini e di oggetti nata dall’idea che la fusione tra design e fotografia d’autore possa permettere nuovi usi di entrambe queste arti minori. Le immagini del set del sogno di Alice rendono unici tavoli luminosi, librerie, cornici integrate a boiserie, pareti divisorie trasparenti photoSHOWall® . Il fotoprogetto di plano racconta come attraverso questi oggetti le immagini possono popolare i nostri spazi in modo diverso.
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Interno, Pavia aprile 2017 167
Allestimento teatrale “il bandolo della matassa” con Alessandro Chieregato L’allestimento del monologo teatrale “Il bandolo della matassa”, è stato realizzato con il sistema photoSHOWall utilizzando i contenuti della mostra “Nominare il mondo. Senza tetto né legge a Pavia” del Comune di Pavia, Settore Cultura
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Museo della Tecnica Elettrica MTE, Pavia maggio 2017 169
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Estratto rassegna stampa
in collaborazione con De Angelis Press, Milano
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MERCOLEDÌ 25 SETTEMBRE 2019 LA PROVINCIA PAVESE
LA PIAZZA
MERCOLEDÌ 25 SETTEMBRE 2019 LA PROVINCIA PAVESE
LA PIAZZA
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I nostri eventi a ottobre
Spazio Provincia Pavese Quattro mostre, dibattiti e tanti incontri per tutti
La nobile arte e le sfide sul ring Immagini e oggetti della boxe pavese
Dopo l’esposizione per i 100 anni della Necchi (sabato l’ultima visita guidata) iniziative in collaborazione con associazioni, società sportive e le foto dei lettori
C
ompito di un giornale non è solo quello di informare, ma di stare in mezzo alla realtà locale. Mantenendo legami e relazioni nella società civile, collaborando con associazioni, gruppi sportivi, organizzazioni di volontariato, sindacali e di categoria. Questo abbiamo fatto nella primavera scorsa inaugurando la prima mostra allo Spazio Provincia Pavese. Una mostra dedicata ai cento anni della Necchi. Sabato si svolge l’ultima visita guidata (alle 17, prenotazioni sul sito www.laprovinciapavese.it). Poi resterà aperta solo per le scuole. Ma dalla prossima settimana la Provincia Pavese inizia a proporre alcune mostre con una lunga serie di eventi (dibattiti, presentazioni, confronti). La prima mostra sarà quella dedicata a jazz e fotografia che sarà inaugurata alle ore 18 del 3 ottobre. Nella nostra sala, grazie alla collaborazione ormai collaudata con PhotoSHOWall, si potranno vedere non solo le immagini della fotografa Alessandra Fuccillo, reduce dal tour di Mario Biondi, ma anche quelle dedicate al jazz e scattate dai fotoamatori dell’associazione Fiaf Città Giardino di Pavia e infine quelle realizzate in occasione dei concerti jazz di Dialoghi per due, sempre a Pavia. Non mancherà la performance di uno dei nostri più noti musicisti pop e jazz, Marco Scipione, che da anni è il sassofonista della band di Mario Biondi. Per un giorno, il 9 ottobre, usciremo dalla nostra redazione per raggiungere l’Isti-
tuto Maugeri. Nella sala lounge, come ormai avviene da un paio d’anni, si parlerà di fotografia e musica jazz. Sarà presente il fotografo Roberto Covi, autore di una delle più celebri fotografie mai scattate a Jeff Buckley, la cover dell’album “Mystery White Boy Tour”. Ad accompagnare musicalmente l’evento saranno la cantante Francesca Ajmar e il contrabbassista Tito Mangialajo Rantzer, a cui si aggiungerà la chitarra di Alberto Graziani. Segue la mostra sul pugilato in provincia di Pavia. Inaugurazione il 18 ottobre. Foto d’epoca e attuali. Da Giordano Campari, alla speranza
Musica, jazz, pugilato i luoghi della fragilità Un lungo racconto con il nostro giornale olimpica Rebecca Nicoli, ricordando il faro “Flash” Parisi, campione olimpico e mondiale. Con le immagini scattate a Pavia da Giuseppe Dezza (fotografo italiano che vive negli Stati Uniti) sarà allestita una mostra sulla fragilità. «Abbiamo deciso di far conoscere alla cittadinanza i tanti luoghi del dolore e della sofferenza che sfioriamo tutti i giorni senza riflettere - spiega Ruggero Rizzini, presidente di Ains –. Dormitori, mense, la Casa del giovane, l’arsenale. Ci passiamo davanti e non pensiamo a chi vive lì. Dimenticandoci che il confine tra stare bene e stare male, tra pover-
tà e benessere è molto sottile. Basta un nulla, come la perdita del posto di lavoro, che le persone sono costrette a rivolgersi alla Caritas, a chiedere il pacco di pasta. Noi con la Provincia Pavese vogliamo raccontare questi luoghi. E il nostro racconto passa attraverso le testimonianza di casi o soluzioni anche positive. Così, dopo l’inaugurazione con il fondatore della Casa della Carità di Milano don Colmegna e con don Franco Tassone, vogliamo proporre le esperienze di cooperazione di Ayamè e Italia Uganda. Per tornare a riflettere sul senso della cooperazione. Con Giorgio Casagranda, di Trentino solidale, vogliamo raccontare un’esperienza positiva. Partendo dalla distribuzione dei pacchi alimentari è nata un’autentica multinazionale della bontà». Lo Spazio Provincia Pavese darà poi ospitalità a due eventi organizzati nell’ambito del Festival dei diritti. Il 22 novembre (alle 17.30) ci sarà un incontro sulla Pavia del futuro (modello europeo di città sostenibile?). Un confronto tra il sindaco Fracassi e i consiglieri d’opposizione (ed ex candidati sindaci) Ilaria Cristiani, Massimo Depaoli, Vincenzo Nicolaio e i ragazzi di Friday for Future Pavia. Il 10 dicembre, (dalle 20.30 alle 22.30) si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti Umani presentando il progetti di Funky Tomato, la filiera responsabile della raccolta dei pomodori. L’evento è organizzato in collaborazione con C.A.F.E. Costruire Adesso un Futuro Equo ed Emergency di Pavia. —
il progetto espositivo
Le “pareti” di photoSHOWall per avere uno sguardo diverso La società pavese di Davide Tremolada collabora con i festival di fotografia tra cui quelli Lodi, Voghera e Pavia insieme alla nostra testata PAVIA. Come ha ben spiegato
Roberto Mutti, critico fotografico, giornalista e curatore indipendente durante una serata del festival della fotografia di Voghera, «ci sono modi diversi di guardare la fotogra-
fia, e questo che avete davanti vi apre due possibilità: avere di fronte, nello stesso tempo, più immagini, oppure scoprirne dei particolari che vi erano sempre sfuggiti». Mutti parlava delle installazioni di phoSHOWall, la società di Pavia che collabora con la Provincia Pavese (ma non solo, ovviamente, nella realizzazione delle nostre mostre fotografiche. «La sfida di coinvolgere soggetti diversi all’interno di
un progetto fotografico di ampio respiro capace di stabilire una sinergia che valorizzi progetti, temi e contesti coinvolti, lanciata con Pavia Foto Festival – sottolinea Davide Tremolada, di photoSHOWall – continua in questi mesi attraverso eventi creati in collaborazione con la Provincia Pavese oltre che con gallerie, musei, enti e aziende. Segnaliamo la collaborazione con importanti festival e incontri na-
In collaborazione con l’Associazione pugilistica di Pavia ripercorreremo la storia di questa disciplina: partendo dal grande Giovanni Parisi PAVIA. Giovanni Parisi è il no-
le date
JAZZ E FOTO Giovedì 3 ottobre inaugurazione della mostra dedicata al jazz con le fotografie di Alessandra Fuccillo, quelle dell’associazione fotografica Città Giardino, con la performance musicale del sassofonista Marco Scipione.
PUGNI A PAVIA La storia del pugilato a Pavia dal periodo eroico al futuro, la speranza olimpica della boxe femminile Rebecca Nicoli. La mostra fotografica viene inaugurata il 18 ottobre. Seguiranno incontri su sport e salute e con Giacobbe Fragomeni, mondiale dei pesi massimi e vincitore dell’Isola dei famosi 2016.
SI PASSA E SI VA In occasione del Festival dei Diritti l’associazione Ains propone la mostra “Si passa e si va, i luoghi della fragilità” con fotografie di Giuseppe Dezza e 5 incontri. Inaugurazione il 9 novembre don Virginio Colmegna e don Franco Tassone.
IL NAVIGLIO OGGI Compie duecento anni il Naviglio pavese. Il 7 dicembre apre la mostra sulla sua storia e con le foto dei lettori (vedi articolo sotto).
zionali di fotografia. Manifestazioni che si caratterizzano per la filosofia inclusiva e che cercano, oltre alla contaminazione dei contenuti, quella con i luoghi espositivi. Per questo la produzione di mostre pensate per il circuito di gallerie fotografiche, più o meno temporanee, realizzato attraverso l’utilizzo delle pareti fotografiche photoSHOWall, ideate e prodotte a Pavia, nasce prima di tutto per essere ospitata dalla rete di installazioni e trovare nuovi palcoscenici. Più che il singolo evento espositivo l’obiettivo è di diffonde la fruizione delle mostre attraverso un tour che promuova una visione partecipata e diffusa dei contenuti e al tempo stesso la scoperta degli spazi che li accolgono». —
Tanto pubblico come sempre nello Spazio Provincia Pavese, qui nella foto in occasione di una visita guidata con i giornalisti alla mostra dedicata ai 100 anni della Necchi di Pavia
a dicembre
I duecento anni del Naviglio fotografie d’epoca e concorso PAVIA. Il Naviglio pavese com-
Davide Tremolada di fronte a una delle pareti di photoSHOWall
pie duecento anni: il 16 agosto era il giorno del suo anniversario, ricordando quel lontano 16 agosto 1819, quando l’arciduca Ranieri Giuseppe d’Asburgo Lorena, vicerè del regno Lombardo-Veneto, lo inaugurò con grandi festeggiamenti. La Provincia Pavese, in collaborazione con l’associazione fotografica Città Giardino, organizza una mostra nel-
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lo spazio di viale Canton Ticino (inaugurazione il 7 dicembre) e ha già promosso un concorso fotografico dal titolo “La vita sul Naviglio”, che ha preso il via il 20 agosto e si concluderà il 10 ottobre. Possono partecipare tutti, amatori e professionisti, a titolo gratuito. Le fotografie possono essere scattate con qualsiasi strumento fotografico, sia esso un cellulare o una macchina fotografica.
Ogni partecipante può inviare fino a massimo di 3 fotografie a colori o in bianco e nero, ognuna riguardante un soggetto diverso dall’altro. Una giuria selezionerà 13 fotografie che entreranno di diritto a far parte delle foto del calendario 2020 della Provincia Pavese (copertina e 12 mesi dell’anno). Altre 10 foto selezionate verranno inserite nel progetto come “segnalate dalla giuria”.
Il Naviglio potrebbe raccontare seicento anni di storia pavese. L’ultimo magano, o barca pavese, ha solcato le sue acque pigre nel 1965. Da allora, lungo i 33,1 chilometri del canale che unisce Milano a Pavia, è calato l’oblio. Sospesa definitivamente per legge nel 1978 la navigazione, il Naviglio pavese è tornato ad essere un semplice canale di irrigazione. Eppure le sue acque che scendono placide verso il Ticino e il Po, in un paziente viaggio verso il mare Adriatico, ne avrebbero di storie da raccontare. Sei secoli di un sogno, accarezzato per la prima volta dai Visconti, a metà del 1300, e consegnato alla città dagli Asburgo. Esattamente duecento anni fa. —
me del pugile italiano fra i più conosciuti nel mondo. Di umili origini, il vogherese Parisi trovò nella boxe il riscatto personale e umano, arrivando a vincere la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Seul 1988, il massimo per un atleta. La storia del pugilato è la storia degli uomini, ripercorrendola si rivive il senso e la determinazione di persone salite su di un ring che sembra sconfinato, finché non ci si trova sopra. L'avversario però non è (quasi) mai un nemico da abbattere, è solo un altro pugile che ha avuto a sua volta il coraggio di misurare se stesso su quel quadrato. Il pugilato è conosciuto come la noble art, perché insegna il rispetto, l'educazione e il senso del lavoro e dei sacrifici. Attraverso immagini ed oggetti la Provincia Pavese ha voluto ricostruire la storia della boxe pavese che è anche la storia della boxe italiana e nel mondo, perché le motivazioni che spingono a boxare si assomigliano tutte. La mostra che sarà inaugurata ad ottobre è il risultato finale di una attenta analisi dei pugili pavesi che sono passati professionisti, che hanno vinto o nei dilettanti o nei pro o, pur perdendo, hanno scritto pagine epiche. Libri, guantoni, fotografie, premi partendo dai primi del Novecento fino ad arrivare a scoprire che oggi sono le donne e coloro che sono figli dell'immigrazione a rappresentare il futuro di questa disciplina, dura, fatta di istanti che sembrano infiniti.
Giovanni Parisi
«E' un modo per ricostruire – spiega il presidente della Pugilistica Pavia Maurizio Niutta, fra i più attivi collaboratori della mostra – uno spaccato sociale che ripercorre la nostra società. Ricordare i tanti protagonisti della boxe pavese è un modo per ricordare la società che si è evoluta, ma trascurando aspetti che la boxe può proporre come di grande attualità, poiché la storia della boxe è fatta di umanità, solidarietà, educazione e compartecipazione». Giancarlo Mezzadra, anche lui un passato sul ring, è oggi fra coloro che più hanno fatto e seguito gli eventi della boxe pavese: «Mi fa molto piacere collaborare alla realizzazione della mostra, che ricorda i nostri pugili. Già oltre vent'anni fa scrissi un libro per lasciare un ricordo a chi verrà dopo di noi dei pugili di Pavia, segni tangibili come questa mostra aiutano a ricordare e mettono in luce aspetti e persone oggi quasi dimenticate». —
Il ponte del Naviglio pavese di fronte allo stadio comunale
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ph.credits Gianni Maffi 176
La mostra in cartolina
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La mostra in cartolina Roberto Kusterle Le foto di Roberto Kusterle vengono immerse nei paesaggi da cartolina in parte reali, in parte immaginati di photoSHOWall. Ogni immagine è frutto di un doppio lavoro di progettazione e realizzazione perchÊ, sia Kusterle che photoSHOWall, costruiscono fisicamente le scene che poi riprendono.
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Palazzo Bellisomi - Vistarino, Pavia la mostra in cartolina 179
La mostra in cartolina Roberto Kusterle Le foto di Roberto Kusterle vengono immerse nei paesaggi da cartolina in parte reali, in parte immaginati di photoSHOWall. Ogni immagine è frutto di un doppio lavoro di progettazione e realizzazione perchÊ, sia Kusterle che photoSHOWall, costruiscono fisicamente le scene che poi riprendono.
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Palazzo Borromeo, Pavia la mostra in cartolina 181
La mostra in cartolina We are here. Caroline Gavazzi Per realizzare queste immagini Caroline Gavazzi è partita da molto lontano, convinta che un ritratto è la sintesi di un lavoro complesso basato sulla sintonia che deve legare il fotografo e il suo soggetto. Per questa ragione ha prima visitato Riace con lo scopo di conoscere vecchi e nuovi abitanti e solo in un secondo tempo ha estratto la macchina fotografica coinvolgendo nella ricerca quelli che sono diventati i suoi modelli ma anche i protagonisti consapevoli di questo progetto seguito con attenzione e curiosità in tutte le fasi del suo svolgersi. Bisognava immaginarsele prima queste case ormai svuotate da chi se ne era allontanato, le finestre sprangate, le luci spente sugli unici rumori degli scricchiolii dei vecchi mobili. Sembrava impossibile far girare in altra direzione il senso della storia, eppure è bastato saper guardare oltre con coraggio e un briciolo di prospettiva visionaria per riempire quei luoghi, rianimare le vie, far nascere laboratori artigianali grazie ai quali rendere concreto e reale il detto che è il lavoro a dare dignità all’uomo.
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Pavia la mostra in cartolina 183
La mostra in cartolina Contempora Langobardorum Davide Tremolada con Roberto Figazzolo
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Musei Civici, Pavia la mostra in cartolina 185
AA.VV. Fuoriporta. La mostra in cartolina Fotografie di Andrea Belloni, Giusepper Brusa, Enrico Doria, Marcella Milani, Marco Morandotti
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Palazzo Bellisomi - Vistarino, Pavia la mostra in cartolina 187
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La mostra in cartolina. Backstage
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I materiali
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Progetti scelti
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ph. credits Graziano Perotti 198
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ph. credits Graziano Perotti per interno a Pavia
ph. credits Gianni Maffi per MIA 2019 con NaturaSì 200
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ph. credits Gianni Maffi per MIA 2019
ph. AA.VV per Casa della Memoria. Piazza Fontana 50°
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ph. AA.VV per Casa della Memoria. Piazza Fontana 50°
ph.credits Milo Ramella 204
Il sistema Una lamina, tanti formati
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ModularitĂ e versatilitĂ del sistema
Integrazione sistema a teca e sistema a riloga
Trasformazione in parete fotografica completa
riloga integrata
cornice
capsula
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LE INSTALLAZIONI “iGIGANTI”
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LA MOSTRA 208
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IL CIRCUITO
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IL SISTEMA PARETE 210
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IL SISTEMA CONTENITORE
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IL SISTEMA CORNICI 212
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IL SISTEMA LIGHTBOX
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LA GALLERIA TEMPORANEA 214
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IL PADIGLIONE TEMPORANEO
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BOOKS 216
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LA VIDEO MOSTRA
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LA MOSTRA IN CARTOLINA 218
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LA GALLERIA VIRTUALE
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La galleria presso mtp Arredamenti
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Il laboratorio
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le collezioni Installazioni, contenitori, light box firmati dalla fotografia d’autore
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Non le interessa se non si vede il volto di un suo soggetto perché nella postura del corpo, nel muovere appena di lato il capo non c’è già una forte espressività? E poi sono i particolari a diventare indizi: la ragazza ha ripulito dall’interno la condensa lasciando il segno della sua mano e forse l’ha fatto per l’impaziente attesa di qualcuno o solo per guardare la strada. Ora fissa il telefonino e chissà se è a quel qualcuno che manda un messaggio: lei non sa di essere osservata né di essere diventata la protagonista di un racconto fatto di sfumature. Il suo sguardo si perde nel vuoto e la fotografa ne coglie quell’accenno melanconico che in qualche modo condivide con uno strano, impalpabile piacere.
Giancarla Pancera Emozioni catturate a cura di Roberto Mutti per
Collezione
Più avanti di una ragazza coglie gli occhi e la bocca appena aperti in un’espressione stupita che ha un che di caravaggesco, di un’altra il giallo dell’abito, il rosso di una sciarpa, il rosa di mani che si muovono veloci sulla tastiera di un computer perché i bar sono anche luoghi dove si scrive, si lavora, si telefona, ci si incontra e ci si può perdere nei pensieri.
Parigi per un fotografo è speciale un po’ perché la città sembra mettersi in posa con la sua signorile monumentalità e un po’ perché sa mostrare luoghi teatro di immagini indimenticabili: l’Hotel de Ville del bacio di Robert Doisneau, la rue Mouffetard di Henri Cartier-Bresson, la Belleville brulicante di bambini di Willy Ronis, la Tour Eiffel di cui André Kertész coglie l’ombra e tutti gli incredibili notturni di Brassai. Ma chi la visita con una fotocamera sa di poter trovare mille altri spunti perché Parigi è un palcoscenico su cui si susseguono ogni genere di spettacoli che bisogna saper cogliere perché si nascondono fra le pieghe della quotidianità.
La fotografa osserva inosservata, usa la sensibilità per catturare emozioni, immagina che i suoi soggetti si stiano perdendo nello scorrere della vita e siano alla ricerca di un complice per evaderne. Ma sa anche che le sue opere sono materia fragile e che qualcosa nel tradurre in immagini quei sentimenti, andrà perduto.
Roberto Mutti
Giancarla Pancera, che dalle intuizioni si fa spesso guidare tanto da affermare che per lei un’immagine è come un amore a prima vista, queste cose le aveva immaginate mentre girava per la città coltivando quella sensazione piacevole che talvolta si prova quando si è da soli. La pioggia continua che costringe a tenere riparata la fotocamera, il freddo che induce a rifugiarsi ogni tanto in un bar, il poco tempo a disposizione quando se ne vorrebbe invece tanto sembravano congiurare per farla desistere da ogni progetto e sono invece diventate le condizioni per realizzarlo. Tutto è nato dalla curiosità perché è bastato scorgere oltre il vetro appannato della vetrina di un locale una figura femminile per farle venire voglia di sapere chi era. La fotografia non ha questo potere, al massimo può descrivere l’aspetto delle persone, non la loro realtà, eppure… Ora capisce che le vetrine non sono un ostacolo alla visione ma una cornice al cui interno si muove una realtà tutta da immaginare e quindi ancora più affascinante. 232
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iGIGANTI photoSHOWall per Collezione Kryptos 234
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photoSHOWall è stato sviluppato nell’ambito del progetto SHOWall finanziato a valere sul Bando “Smart Fashion and Design” promosso da Unione Europea e Regione Lombardia e cofinanziato dal POR FESR 2014-2020 in quanto progetto di sviluppo sperimentale legato alle innovazioni e alla disseminazione dei risultati nella filiera della moda, del design, delle industrie creative e culturali.
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ph. credits Giancarla Pancera
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