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Apparteniamo del tutto solo all’attimo presente (Charles de Foucauld)

Angelus

preghiera della presenza

Carissimi, nel deserto quaresimale spunta un fiore inatteso, la Solennità dell’Annunciazione del Signore. La Parola, luce purissima dell’amore di Dio per l’umanità avvolge una giovane donna e il suo “Sì” cambia la storia, l’incontenibile per la mente umana diventa realtà e il Verbo si fa carne, uomo, nel grembo di Maria.

Aurora di salvezza, canto di vita nuova, apre i passi ad un cammino di speranza.

Il racconto dell’Annunciazione narrato nel Vangelo di Luca (1,26-38) è uno dei più rappresentati nella storia dell’arte attraverso: affreschi, mosaici e dipinti su tavola e su tela. Un esempio in cui la Scrittura trova nella plasticità della raffigurazione un forte carattere simbolico, coinvolgente sguardo, mente, cuore aprendo al silenzio della trascendenza.

Esperienza vissuta quotidianamente dai cristiani attraverso la preghiera dell’Angelus al mattino, a mezzogiorno e alla sera.

In un famoso olio su tela di Jean Francois Millet del 1858, intitolato Angelus , oggi a Parigi al Musée d’Orsay, l’autore ricorda un momento quotidiano vissuto nei campi con la nonna.

Due contadini si trovano nel campo per raccogliere patate. Poi, al suono della campana del villaggio interrompono il lavoro per recitare la preghiera dell’Angelus.

Questa immagine mi è molto cara non certamente perchè può suscitare un aspetto nostalgico, nei riguardi di un mondo rurale oggi così distante da noi, ma per il lavoro impastato dalla fede incarnata nel quotidiano, pagina del Vangelo che diviene storia vissuta nel trittico dell’orazione: annuncio – ascolto, fiat, incarnazione.

L’itinerario di Maria dalle

JesusCaritasQ 3/20231 Q Q Q Q Q
di ordinaria quotidianità
JesusCaritas Mensile
anno XVI/ numero 3 / 15 marzo 2023
Jean-François MilletAngelus (Musèè d’Orsay, 1857-1859)Google Art Project HomePublic domain

orecchie, alle labbra, alla vita riguarda ciascuno di noi ed è proprio da riscoprire nel cammino quaresimale come tempo di astinenza dall’ascolto di parole, di quel vociare di cui le nostre giornate sono piene ad immagine del televisore sempre acceso nelle nostre case, per non parlare dei social, inutile ronzio, sottofondo per anestetizzare il silenzio così assordante per le nostre coscienze; astinenza dal parlare vuoto, senza costrutto, privo di riflessione, incapace di decisioni chiare, durevoli nel tempo; astinenza da un lasciarsi vivere mettendo il cervello all’ammasso, omologati dalla globalizzazione, incapaci di dare le giuste priorità.

Una preghiera quella dell’Angelus semplice e bella. Semplice perché evangelica, bella perché ci narra di un Dio che si fa uomo per amore lasciandosi accogliere, Lui, il creatore nel grembo della creatura. L’intrecciarsi del divino e dell’umano trasforma il tempo, facendo dello stesso non uno scorrere cronologico ma il vivere della presenza di Gesù, il Cristo, il Risorto, il Signore della storia. L’Angelus è la preghiera che cadenzando le nostre giornate al mattino, a mezzogiorno e alla sera diviene memoria della presenza di Gesù per orientare i nostri passi nel vivere il quotidiano accompagnati da Maria, immagine della Chiesa pellegrina sulle strade del mondo.

Comprendiamo quanto detto andando all’origine di questa pratica

devozionale che è da collocarsi, probabilmente, nei monasteri medievali. Mentre i monaci coristi cantavano le ore liturgiche, composte essenzialmente di salmi e di antifone , i conversi, spesso illetterati, interrompevano le loro occupazioni manuali e si univano alla preghiera. Le antifone variabili dell’ufficiatura erano sostituite da quelle fisse che commemoravano l’Incarnazione, mentre i tre salmi delle ore minori erano sostituiti dall’Ave Maria. Un versetto e un’orazione concludevano la breve ufficiatura. Nella tradizione monastica si è codificato un detto tanto breve quanto significativo a proposito del vivere il tempo: Ora et labora. Nel labora stanno il lavoro e il riposo, il tempo del compito e il tempo della ricreazione; nell’ora sta invece la ricostruzione del senso di quella alternanza tra lavoro e riposo. Ci vuole un “terzo” perché quel binomio “funzioni”.

Così i tempi della festa e i ritmi della preghiera sono memoria della presenza di Dio che ricompone il tempo nella sua verità. Abbiamo un grande bisogno di vivere le nostre giornate come dono di Dio da vivere nella sua volontà passando dalla frammentarietà al-

l’unità del nostro esistere.

Papa Paolo VI nell’esortazione apostolica Marialis cultus , sulla devozione alla Madonna, al n. 41, presenta una mirabile sintesi dell’ Angelus : “Tale preghiera non ha bisogno di restauro: la struttura semplice, il carattere biblico, l’origine storica, che la collega alla invocazione dell’incolumità nella pace, il ritmo quasi liturgico, che santifica momenti diversi della giornata, l’apertura verso il mistero pasquale, per cui, mentre commemoriamo l’Incarnazione del Figlio di Dio, chiediamo di essere condotti per la sua passione e la sua croce alla gloria della risurrezione, fanno sì che essa, a distanza di secoli, conservi inalterato il suo valore e intatta la sua freschezza”.

Carissimi facciamoci prendere per mano da Maria per abitare il silenzio, grembo fecondo dell’ascolto e seguire, con la fiducia dei piccoli, Gesù per ritrovare la bellezza del tempo, arte giocosa del dono.

Basta poco: “Ave Maria. . .”

Un abbraccione, Paolo Maria fratello priore

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CRONACHE ROMANE

Di tanto in tanto ricevevo una telefonata o una mail di fratel Oswaldo che mi chiedeva: “Ci scrivi due o tre cavolate per il Q?”. Nel settore “cavolate” non mi manca mai la materia prima. Del resto, la vita che conduco non è certo definibile come avventurosa e tantomeno eroica… per cui se togli le cavolate resta poco da dire!

Ora che il Q è passato di mano a fratel Giovanni Marco, è stato con una maggiore delicatezza che ho ricevuto la richiesta.

Eccomi allora per raccontarvi qualche cavolata. Per non smentirmi stavolta mi concentro su qualche “fioretto” della vita in seminario.

doti relativi ai compagni con i quali erano diventati preti. All’ennesima stranezza, un seminarista esclama: “Ma a voi chi v’ha messo le mani in testa… Bocelli?”.

La no-fly zone

La segretaria Agnese, ha imparato subito che io, da dopo pranzo alle tre, sono molto impegnato e non è bene disturbarmi. Mentre nel tempo alcuni dicono che io mi dedichi a scrivere libri, a studiare russo, a collaudare materassi e via dicendo, Agnese ha coniato l’espressione che in quell’ora c’è la no-fly zone attorno alla mia camera.

poi, fanno il vino: vendemmiano in Puglia, portano l’uva qui, dove nella vecchia cantina la lavorano e producono ogni anno molto vino. Altri ancora hanno cominciato a coltivare un pezzetto di terra come orto. Insomma, hobby poco consueti! Ma davvero simpatici e interessanti. Il mio hobby invece è la no-fly zone.

Le imitazioni

Una particolarità di tanti seminaristi è quella delle imitazioni: papa Francesco, papa Benedetto, il cardinale Angelo, i superiori del seminario, le suore, i dipendenti, alcuni seminaristi. Molte sono davvero spassose e allietano anche momenti di festa comunitaria. Ma posso dire con certezza che l’imitazione che va di più è l’imitazione di Cristo.

Nel segreto del presbiterio

Bocelli

Spero sappiate tutti che quando si viene ordinati preti, ciò avviene attraverso il gesto dell’imposizione delle mani del Vescovo e la preghiera consacratoria. Premessa necessaria.

Una volta don Renzo e don Francesco, rispettivamente padre spirituale ed economo, stessa classe di ordinazione, stavano raccontando un po’ di aned-

Lo psicologo

Il terapeuta di fiducia al quale ci rivolgiamo nella maggior parte dei casi, è un tipo a dir poco originale. Il suo studio è di un disordine spaventoso, con libri e giornali ammucchiati dovunque. Un giorno, parlando ad alcuni di noi preti diceva: “Quando uno entra nel mio studio per la psicoterapia, io mi chiedo subito cosa posso fare per il mio paziente”. Non ho resistito e gli ho detto: “Quando io sono entrato nel tuo studio mi sono chiesto cosa potevo fare per il mio psicologo…”. Si è persa, per un attimo, la serietà del momento…

Gli hobby

Non credo di avervi mai detto che in seminario ci sono alcuni che si dedicano a fare la birra (addirittura finito il lock-down, per la festa di inizio vacanze l’hanno prodotta con tanto di etichetta “seminarium”). Altri,

Ogni mercoledì c’è la riunione di presbiterio, nella quale noi preti ci incontriamo per tutta la mattinata e organizziamo la vita del seminario e riflettiamo insieme sul cammino di ogni ragazzo. Se non ci fosse un po’ di allegria, sarebbero riunioni pesantissime. Invece una battuta, un sorriso e una barzelletta non mancano mai. Ma soprattutto, le suore non ci fanno mai mancare una buona merenda, che allieta la pausa di metà mattinata.

Direi che per stavolta può bastare: le cavolate sono state addirittura sei!

fratel Gabriele jc

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Fratelli, sorelle e amici carissimi, buon per voi: mi “dimenticherò” volutamente alcuni incontri di questo periodo, perché i pellegrini sono ritornati in massa… E siamo ancora in inverno!

Roberto, insieme alle Piccole sorelle, ha partecipato alla festa al Santuario delle Beatitudini che Charles de Foucauld, come molti di voi ricorderanno, cadendo in un imbroglio, aveva tentato di comprare con i soldi dei parenti. E… se anche i santi prendono delle cantonate, c’è davvero speranza per tutti. Alla festa, molti fedeli provenienti dalla Galilea, forse perché per due anni non si è potuto festeggiare: c’era folla, proprio come duemila anni fa, quando la gente faceva ressa intorno a Gesù, per ascoltare il Discorso della Montagna.

Il Patriarca ha ricordato che «solo attraverso e con Gesù possiamo comprendere veramente le Beatitudini» e che, in riferimento all’essere beati in quanto miti, « come esseri umani, soprattutto ora, e soprattutto qui in Terra Santa, questo passaggio sembra molto lontano. Oggi è più facile per noi maledire che benedire! […] Perciò preghiamo affinché lo Spirito Santo cambi i nostri cuori per essere cristiani veri e vivi, qui in Terra Santa, e per diventare benedizione per tutti coloro che incontriamo nella nostra vita».

Il 12 febbraio, siamo saliti dai Maroniti per la grande festa di San Marone (Mar Marun): un appuntamento caro, sia per l’amicizia con il parroco Jusef e alcuni parrocchiani, sia per il legame storico tra Sassovivo e quest’antica Chiesa Libanese-Siriana, attraverso le reliquie del santo monaco, che furono custodite in Abbazia. L’Eucaristia è stata presieduta dal saggio vescovo maronita Musa alHajj, libanese, il cui nome è tutto un programma di dialogo interreligioso: cristiano con un nome ebraico, Mosè, e un cognome musulmano, Il pellegrinaggio (sottinteso: alla Mecca). Si è pregato molto per il recente terremoto in Turchia e nel nord della Siria, con un pensiero particolare per Aleppo, che aggiunge alle distruzioni e alla povertà, frutti della guerra ancora in corso, ulteriore devastazione. In proposito, sono diverse le iniziative e le attività di sostegno e aiuto alla popolazione; ci permettiamo di segnalarne una sicura, che porta sollievo immediato e propone progetti concreti in Siria, quella della Custodia:

https://www.francescaniterrasanta.org/ all-causes/emergenza-siria/ Cambiando discorso, prima della quaresima abbiamo preso la ferma decisione di “accettare tutto”… soprattutto le torte e i dolci per i compleanni! O meglio, nel caso della cara Janette, è lei che, per la sua festa, ha deciso di regalarci un po’ di calorie extra e si è ripetuta, lieto bis, per il compleanno di Roberto: così la piccola comunità domenicale, che celebra con noi, è rimasta più che soddisfatta dall’agape post-Messa. È arrivato addirittura un dolce light “quaresimale”, dalla famiglia di George Abu Hani, perché ormai erano passate “le Ceneri”... Comunque, l’occasione del compleanno è stata buona per un’uscita fraterna, che ha unito l’utile al dilettevole. La visita al nostro amico Osama – che dopo un lungo periodo in ospedale cominciato il giorno di Natale, si trova in una struttura di riabilitazione nei pressi di Haifa – e una camminata al vicino sito archeologico di Meghiddo, dove trovò morte il re Giosia nella battaglia contro il faraone Necao (2 Re 23,29-30), che è anche “l’Armagheddon” del raduno dei re malvagi alleati della Bestia (secondo Apocalisse 16,16). Scavi che non vedevamo da tempo e che abbiamo piacevolmente riscoperto interessanti e ben curati.

Fra i tanti passaggi, il vescovo di Lucca, mons.

Paolo Giulietti (che ha curato una guida per il pellegrinaggio a piedi verso Gerusalemme); un gruppetto di studenti gesuiti di varie nazionalità, che si sono fermati a lungo con noi sia per approfondire alcuni aspetti della vita di frère Charles e di chi l’ha seguito nel tempo, sia per celebrare l’Eucaristia; diversi e a volte numericamente grandi gruppi dalla Francia; tra cui anche quello di accoliti e lettori della diocesi di Lugano, e quelli di Milano con don Paolo Zago. Quest’ultimo, appassionato di san Charles, sta portando in scena, insieme a don Carlo Josè Seno, per la diocesi ambrosiana, uno spettacolo musicale dedicato proprio al Fratello Universale, dal titolo « Per fare della vita un amore».

I nostri «amici dell’adorazione» Rima ed Essam, hanno chiesto la benedizione della loro nuova auto, che è così arrivata direttamente dal concessionario alla fraternità. Hanno poi passato alcuni giorni con noi un pellegrino tedesco, Tomas , e

piccola sorella Annamà. A proposito, vi avevamo parlato in un precedente diario, di piccola sorella Hani, che versava in gravissime condizioni, dopo un incidente del 2 dicembre scorso: c’è stato un piccolo grande miracolo, perché è in netto miglioramento, può camminare e verrà prossimamente accompagnata in Francia per il proseguimento delle cure.

Infine, per il Mercoledì delle Ceneri, ci siamo divisi per aiutare i parroci nelle diverse celebrazioni: io sono andato alla scuola delle suore di san Giuseppe, dove ci aspettavano più di cinquecento ragazzi dai nove ai diciassette anni. Nonostante si notasse che la maggioranza non era avvezza alle liturgie, sono rimasto sorpreso della loro pazienza e attenzione. Roberto e Alvaro, invece, hanno partecipato alla Messa parrocchiale della sera nella basilica dell’Annunciazione.

Una preghiera, perché questa quaresima sia tempo favorevole alla pace, e perché possiamo tutti essere operatori di quella pace che solo Gesù può dare, perché lo shalom si estenda su questa Terra Santa e in tutti i luoghi dove esplodono conflitti.

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